La vita spirituale al di là della disputa teismo-ateismo

Aperto da Koba, 01 Novembre 2025, 10:16:13 AM

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niko

#105
Citazione di: Alexander il 03 Dicembre 2025, 16:59:36 PMPer questo l'individualismo è in essenza anticristo.



Non sara' una religione dell'egoismo, ma certo il cristianesimo lo e' dell'individualismo.

L'anima, l'unita' di misura minima che in definitiva secondo questa religione (che per inciso e' passata come un tornado disintegrandl romanita' e grecita') si deve salvare, e' proprio l'individuo, la persona.

Socrate, il padre putativo della filosofia, aveva gia' perso, e donato, la sua vita per amore. Poteva essere superato solo da Gesu', il padre putativo del cristianesimo, che per amore, oltre alla vita, arriva a perdere pure la sua dignita'/regalita'. La sua condizione divina.

Pero' questo superamento e' anche la fine della morale delfica, quale morale del limite.

Socrate, la sua dignita', la sua condizione (piu' o meno metaforica) di creatore e sovrano, non la poteva donare a nessuno, perche' la "sua" dignita' non era sua, era dello stato. A lui affidata e non data. Si e' percio' limitato a dare (solo) la sua vita. Lavando i piedi, prima di morire, semmai alla legge, della citta', ma a nessuno degli uomini in particolare. Morale delfica, morale da greco, morale del limite. Superato, nel bene, ma soprattutto nel male, solo da Gesu' come tutti sappiamo. Che non sara' stato forse un egoista, ma certo un grande, grandissimo individualista. Che, perdendo in morte la dignita', la condizione esistenziale di sovrano, dimostra appunto di disporne e di possederla. A differenza di Socrate e di tutta la linea genealogica della, successiva, filosofia. E' sua, non e' dello Stato. La da' a chi vuole quando vuole e nessuno ci deve mettere becco, proprio come il suo sangue, sparso: per molti, ma non per tutti.

E cosi', dalla morte di Socrate non scaturisce, un facile discorso sulla salvezza, da quella del Cristo, si'. E' un supplizio, quello del Cristo, che non ha, non ammette spettatori: tutta l'umanita' e' colpevole, tutta l'umanita' e' ai piedi della croce, ad accaparrarsi l'ultimo sguardo, l'ultimo respiro: o capre o pecore. O si e' dentro o si e' fuori.

Insomma in definitiva, io ci andrei piano, a dire che l'individualismo sia anticristico. Secondo me, e' vero proprio il contrario. Se non ci credete, provate a ri-battere il record laddove adesso, questo, e' stato superato e spostato, provate cioe' ad essere piu' individualisti, di Gesu' Cristo.


Ci hanno detto che potevamo scegliere tra la pace e il climatizzatore, non abbiamo ottenuto nessuno dei due.

Koba

Citazione di: Kephas il 01 Dicembre 2025, 19:10:58 PMSalve!
Forse queste parole sotto riportate possono essere un valido strumento per capirsi!|
Ai nostri tempi, padre Pio di Pietrelcina, in una lettera a padre Bernardo di Apicella svelava in maniera straziante: "Sento il bisogno di una vera, sincera ed intima conversione a Dio, e non so da dove e come cominciare.
Questo è quanto assiduamente vado chiedendo a Gesù: la mia conversione; se sono in Sua disgrazia me lo faccia chiaramente intendere e non supporre ed intravedere, perché in questo modo io non comprenderò mai niente e molto meno risolvermi a fare qualche cosa".
Infatti, l'uomo carnale tende a riformarsi dal di fuori, con una religione volontaria; mentre il Signore comincia il lavoro di redenzione dal di dentro, in modo tale che il di fuori, si aggiusti spontaneamente da sé.
Per cui, se non è lo spirito dell'uomo ad esserne toccato, non vi è rinascita; vi è solo impressione. emozione religiosa.
Perché vi si sia vera conversione è necessario che lo spirito dell'uomo si arrenda al Signore, rinasca in Lui.
Sventuratamente, molte persone hanno una religione nell'anima, una religione che definiremmo 'psicologica', una religione di emozione; per mantenere questa è necessario commuovere l'anima dei soggetti con qualcosa che fa appello all'emozione dell'individuo.
Alcuni lavorano sopra le emozioni delle persone, hanno delle maniere abili per impressionare il popolo; e questo, momentaneamente impressionato, pare, ma non è convertito.
Molte di noi chiamano 'nuove nascite' non sono che immaginazioni, emozioni; ovvero solo impressioni d'animo.
Avviene dunque, che chi cerca la verità e spera di ottenerla per mezzo di rivelazioni esteriori, è rimandato da un porto all'altro come un nave sballottata senza timone, qua e là da venti ostili.
La Verità non la si trova né nei libri, né nell'esteriorità delle dottrine religiose, né nelle speculazioni intellettuali di qualsiasi genere.
Se noi vogliamo conoscerla, dobbiamo schiuderle le porte del nostro cuore, affinché diventi una parte di noi stessi.
Allora soltanto, grazie alla conoscenza di noi stessi, potremo contemplare la Verità nel suo intimo aspetto; potremo sentirla, vederla e sapere che essa E'." (....)
E' tratto dalla prima pagina, di una prefazione ad una importantissima opera mistica /spirtuale da un Mistico contemporaneo, questa importantissima prefazione è completamente pubblicata sul sito : www.legamedelcielo.it/lorber/pref_gvg_teofilo
Sì, naturalmente chi intraprende un percorso di conversione inizialmente prova forti emozioni positive. Sente di essere finalmente sul punto di cambiare, di diventare una persona nuova. Poi però, finito l'entusiasmo iniziale, ecco al posto delle "consolazioni" manifestarsi spesso delle terribili "desolazioni". In pratica, non sente più niente.
Certo, non sono le emozioni in sé a dover orientare un cammino spirituale.
Se prendiamo il cristianesimo possiamo dire che l'uomo spirituale è l'uomo nuovo, rinnovato.
Cosa avviene nella conversione? Il soggetto arriva a questa conclusione: la verità è Cristo.
Diciamo meglio: Dio, che è la verità per il credente, per quanto misterioso, assume la forma di Gesù. Quindi la verità per il cristiano è sostanzialmente l'umanità di Gesù così come è stata espressa nelle Scritture e incarnata dai santi. Ma da dove viene la forza per scegliere di conformarsi completamente all'immagine di Gesù? Cioè prendere Gesù a proprio modello al punto da dire: la verità è ciò che è conforme a lui, alla sua parola, non a ciò che la mia intelligenza crede di poter dire.
Da dove viene questa determinazione? Dalla fede. E in ultimo, da dove viene la fede? Da una nostra valutazione? No, non si tratta di scegliere soppesando tutte le possibilità esistenziali a portata di mano e infine concludere "mi sembra sia il caso di credere in questo Gesù, sì secondo me è affidabile...". No, è la grazia.
Per chi non è credente tutto ciò appare come un circolo vizioso: posso riconoscere la verità di Gesù e conformarmi ad essa solo tramite un atto di fede che in fondo non dipende da me ma che presuppone già l'esistenza di quel Dio che solo dopo la conversione mi appare come evidenza bellissima.
O forse non lo è. Ma si tratta comunque di un cammino misterioso di cui non si sceglie nulla, ma ciò che attira (le immagini evangeliche) va letto come il manifestarsi in sé di un'azione sovrannaturale ecc.
Mi rifiuto di continuare su questo piano perché restarci comporterebbe accettare tutta quella tradizione di esperienze psicofisiche di origine mistica che invece padre Pio, citato nel testo, riprende completamente – caso rarissimo nel Novecento – fino al punto estremo di manifestare le stigmate (ci sono alcune sue lettere che sembrano essere state scritte da un mistico spagnolo del '400...).
Questa strada è definitivamente sbarrata. Lo è anche negli ambienti religiosi. Anzi, forse di più, rispetto ai luoghi della devozione popolare più semplice.
Dunque?
Dunque proviamo a fare lo sforzo di andare veramente al di là di religione e ateismo, di indagare la spiritualità da questo punto di vista. Vediamo cosa succede.

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