Cara Esistenza, caro Universo, caro Dio... chiunque tu sia e comunque ti chiami.... da qualche tempo ho come l'impressione che tu voglia dirmi qualcosa, ma non capisco che cosa. Io credo di aver fatto il primo passo che consiste nell'aver riconosciuto di non essere solamente un corpo, bensì anche mente, anima e spirito. Ora credo che tocchi a te spiegarti meglio: non capisco la tua lingua e vorrei tanto comprenderla per poter realizzare la missione che mi hai affidato. Che senso ha, infatti, che tu parli una lingua che non conosco, a dispetto della mia volontà di conoscerla? Ecco, quindi... chiunque tu sia, cerca di essere "a prova di tonto" come si direbbe in informatica! Ok? Attendo tue informazioni più precise per poter contribuire a realizzare quello che credo essere innanzitutto il tuo disegno, oltre che quello della mia anima, ovviamente. Grazie.
Cosa ne pensate?
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 16 Dicembre 2024, 20:04:47 PMIo credo di aver fatto il primo passo che consiste nell'aver riconosciuto di non essere solamente un corpo, bensì anche mente, anima e spirito. Ora credo che tocchi a te spiegarti meglio: non capisco la tua lingua e vorrei tanto comprenderla per poter realizzare la missione che mi hai affidato.
Digli anche quale missione preferisci, visto che te la canti e te la suoni...
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 16 Dicembre 2024, 20:04:47 PMCara Esistenza, caro Universo, caro Dio... chiunque tu sia e comunque ti chiami.... da qualche tempo ho come l'impressione che tu voglia dirmi qualcosa, ma non capisco che cosa. Io credo di aver fatto il primo passo che consiste nell'aver riconosciuto di non essere solamente un corpo, bensì anche mente, anima e spirito. Ora credo che tocchi a te spiegarti meglio: non capisco la tua lingua e vorrei tanto comprenderla per poter realizzare la missione che mi hai affidato. Che senso ha, infatti, che tu parli una lingua che non conosco, a dispetto della mia volontà di conoscerla? Ecco, quindi... chiunque tu sia, cerca di essere "a prova di tonto" come si direbbe in informatica! Ok? Attendo tue informazioni più precise per poter contribuire a realizzare quello che credo essere innanzitutto il tuo disegno, oltre che quello della mia anima, ovviamente. Grazie.
Cosa ne pensate?
Rispetto alle mie ultime indagini, devo dire che il mio viaggio spirituale finisce qui, oggi.
E infatti il Dio non solo non parla chiaro ma dice anche un sacco di inesattezze.
Credo che il problema sia proprio questa parola.
Ma la parola è soltanto uno strumento per esprimere qualcosa che ci abita dentro.
Dio non ha parola, è impossibile che ce l'abbia, come fa ad averla qualcosa che è informe.
Io invece credo che la parola sia quella da usare per noi stessi, per dare forma a quello spazio tra la nostra mortalità e quel senso ineffabile di trascendenza che ci porta per esempio a fare poesia.
E' dunque la poesia che ragiona con noi.
O i romanzi.
E' un pensiero talmente banale che mi stupisco che nessuno lo abbia mai pensato.
Sono deluso, molto deluso.
La parola siamo esattamente NOI, in quanto esseri imprigionati nell'altro mondo, quello dell'anima, noi sentiamo cose, spiriti, spettri.
Per questo quel luogo lo chiamiamo anima, ciò che è animato, ma non animale.
Ci inquieta sia l'animale che sta qua in terra, sia l'animale che sta su nel cielo.
Ma il cielo e la terra non parlano.
Siamo NOI a parlare, ossia noi ci distinguiamo attraverso la nostra parola, che attraversa cose reali, e che noi dobbiamo, a noi stessi prima di ogni cosa.
E poi per quel dono impossibile che è la comunicazione (cum muneo, dal latino con un dono) che diventa patrimonio, nel senso economico del termine, nel senso di capitale, si forma una merce che noi possiamo cominciare a chiamare umanità.
Purtroppo le toghe rosse e bianche, i giudici, allegoricamente parlando (non i professionisti, che semplicemente applicano delle norme) ci distruggono ogni capitale.
Mi pare veramente che siamo così poveri. Che mi viene triste pensarlo.
E allora l'inconscio che ci trapassa, e trapassandoci ci fa vedere figure, illuminazioni, ci da quelle forme di arricchimento, che ognuno di noi, lentamente, e intendo proprio a passettini che misurani però secoli, contribuisce a formare come capitale di parola.
La nostra di parola, non quella di entità inventate di sana pianta, e che capiamo che lo sono perchè....parlano....che roba triste!
Citazione di: Duc in altum! il 17 Dicembre 2024, 18:35:24 PMDigli anche quale missione preferisci, visto che te la canti e te la suoni...
In che senso?
Citazione di: green demetr il 17 Dicembre 2024, 19:08:29 PMRispetto alle mie ultime indagini, devo dire che il mio viaggio spirituale finisce qui, oggi.
E infatti il Dio non solo non parla chiaro ma dice anche un sacco di inesattezze.
Credo che il problema sia proprio questa parola.
Ma la parola è soltanto uno strumento per esprimere qualcosa che ci abita dentro.
Dio non ha parola, è impossibile che ce l'abbia, come fa ad averla qualcosa che è informe.
Io invece credo che la parola sia quella da usare per noi stessi, per dare forma a quello spazio tra la nostra mortalità e quel senso ineffabile di trascendenza che ci porta per esempio a fare poesia.
E' dunque la poesia che ragiona con noi.
O i romanzi.
E' un pensiero talmente banale che mi stupisco che nessuno lo abbia mai pensato.
Sono deluso, molto deluso.
La parola siamo esattamente NOI, in quanto esseri imprigionati nell'altro mondo, quello dell'anima, noi sentiamo cose, spiriti, spettri.
Per questo quel luogo lo chiamiamo anima, ciò che è animato, ma non animale.
Ci inquieta sia l'animale che sta qua in terra, sia l'animale che sta su nel cielo.
Ma il cielo e la terra non parlano.
Siamo NOI a parlare, ossia noi ci distinguiamo attraverso la nostra parola, che attraversa cose reali, e che noi dobbiamo, a noi stessi prima di ogni cosa.
E poi per quel dono impossibile che è la comunicazione (cum muneo, dal latino con un dono) che diventa patrimonio, nel senso economico del termine, nel senso di capitale, si forma una merce che noi possiamo cominciare a chiamare umanità.
Purtroppo le toghe rosse e bianche, i giudici, allegoricamente parlando (non i professionisti, che semplicemente applicano delle norme) ci distruggono ogni capitale.
Mi pare veramente che siamo così poveri. Che mi viene triste pensarlo.
E allora l'inconscio che ci trapassa, e trapassandoci ci fa vedere figure, illuminazioni, ci da quelle forme di arricchimento, che ognuno di noi, lentamente, e intendo proprio a passettini che misurani però secoli, contribuisce a formare come capitale di parola.
La nostra di parola, non quella di entità inventate di sana pianta, e che capiamo che lo sono perchè....parlano....che roba triste!
Ciao.... che cos'è alla fine la parola, se non un mezzo per comunicare con chi parla la stessa lingua? Faccio un esempio: una trentina di anni fa mi trovavo ad un corso organizzato dall'allora CEE (l'UE è arrivata dopo ;) ) che insegnava a chi ha una disabilità motoria o sensoriale il minimo indispensabile per potere essere peer counselor (tradotto mi pare che sua: consigliere alla pari). Tra noi c'era una ragazza colpita da una paralisi cerebrale ancor più forte della mia: i quattro (arti, per cui era inchiodata su una carrozzina) e l'uso della parola. Per comunicare col prossimo usava una piccola scrivente stile palmare, con cui stampava ciò che non poteva dire a voce. Era il suo unico modo per condividere le sue idee e per rispondere alle domande altrui. Quindi inprimis viene la comunicazione e la parola è uno dei sistemi di comunicazione, ma non l'unico. Dio non parla chiaro? Non parla? O siamo noi che non sappiamo ascoltarlo? Secondo me è più facile quest'ultima ipotesi. Poi, se ci chiediamo perché noi non siamo capaci di ascoltarlo, la risposta potrebbe essere che, in mondo in cui la velocità ha preso il sopravvento su tutto il resto (contano: i like, magari richiesti per avere più visibilità; il numero di risposte ai clienti al telefono, invece che la qualità delle risposte, perché i capi chiedono a quante telefonate rispondano i dipendenti, non quanti casi siano stati effettivamente risolti...ecc... ecc...). Ecco quindi che la parola di Dio, dell'Universo, dell'Esistenza, si può palesare unicamente mettendoci davanti a delle situazioni che, quanto poco, ci turbino, ci facciano riflettere. Anche qui occorre fare un distinguo: in un mondo sempre di corsa, può capitare chi, come me, non riesce a correre perché il suo sistema nervoso non è in grado di controllare i movimenti delle gambe, e allora, quel qualcuno, se non può andare di corsa, è obbligato a pensare, a riflettere, a capire. Ecco allora che quel qualcuno comprende che: caso, fortuna e sfortuna non esistano nella realtà, ma che siano solamente proiezioni mentali per giustificare il nostro comportamento ed evitarci sofferenze inutili.
Se poi fosse veramente come ho letto, ossia che le nostre anime si incarnano, dopo essersi accordate sui ruoli da tenere in questa o quella incarnazione (come gli attori che recitano la loro parte in un'opera teatrale o in un set cinematografico) allora molte cose sarebbero più facilmente spiegabili e comprensibili.
Ecco, checché ne dica @Duc in Altum io la penso così. ;)
e se Dio non sapesse leggere?
Non udisse parole?
Non fosse come noi vorremmo che fosse... al punto che,se lo vedessimo così com'è,la maggior parte di noi diventerebbe atea perchè "Oddio...ma Dio è davvero troppo buono per noi..."
Penso di essermi spiegato bene,naturalmente io non sono Dio e non pretendo di parlare in Suo Nome esista o meno.
Se lo fossi dovrei essere davvero molto...troppo buono...per non fare della Terra un meraviglioso Parco Naturale privo o quasi di esseri umani.
..
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 18 Dicembre 2024, 08:09:28 AMCiao.... che cos'è alla fine la parola, se non un mezzo per comunicare con chi parla la stessa lingua? Faccio un esempio: una trentina di anni fa mi trovavo ad un corso organizzato dall'allora CEE (l'UE è arrivata dopo ;) ) che insegnava a chi ha una disabilità motoria o sensoriale il minimo indispensabile per potere essere peer counselor (tradotto mi pare che sua: consigliere alla pari). Tra noi c'era una ragazza colpita da una paralisi cerebrale ancor più forte della mia: i quattro (arti, per cui era inchiodata su una carrozzina) e l'uso della parola. Per comunicare col prossimo usava una piccola scrivente stile palmare, con cui stampava ciò che non poteva dire a voce. Era il suo unico modo per condividere le sue idee e per rispondere alle domande altrui. Quindi inprimis viene la comunicazione e la parola è uno dei sistemi di comunicazione, ma non l'unico. Dio non parla chiaro? Non parla? O siamo noi che non sappiamo ascoltarlo? Secondo me è più facile quest'ultima ipotesi. Poi, se ci chiediamo perché noi non siamo capaci di ascoltarlo, la risposta potrebbe essere che, in mondo in cui la velocità ha preso il sopravvento su tutto il resto (contano: i like, magari richiesti per avere più visibilità; il numero di risposte ai clienti al telefono, invece che la qualità delle risposte, perché i capi chiedono a quante telefonate rispondano i dipendenti, non quanti casi siano stati effettivamente risolti...ecc... ecc...). Ecco quindi che la parola di Dio, dell'Universo, dell'Esistenza, si può palesare unicamente mettendoci davanti a delle situazioni che, quanto poco, ci turbino, ci facciano riflettere. Anche qui occorre fare un distinguo: in un mondo sempre di corsa, può capitare chi, come me, non riesce a correre perché il suo sistema nervoso non è in grado di controllare i movimenti delle gambe, e allora, quel qualcuno, se non può andare di corsa, è obbligato a pensare, a riflettere, a capire. Ecco allora che quel qualcuno comprende che: caso, fortuna e sfortuna non esistano nella realtà, ma che siano solamente proiezioni mentali per giustificare il nostro comportamento ed evitarci sofferenze inutili.
Se poi fosse veramente come ho letto, ossia che le nostre anime si incarnano, dopo essersi accordate sui ruoli da tenere in questa o quella incarnazione (come gli attori che recitano la loro parte in un'opera teatrale o in un set cinematografico) allora molte cose sarebbero più facilmente spiegabili e comprensibili.
Ecco, checché ne dica @Duc in Altum io la penso così. ;)
Naturalmente devono esistere le reincarnazioni.
Quando infatti ascoltiamo attentamente la voce della trascendenza, essa parla attraverso la natura, si impara più da soli in un sentiero di montagna, guardando un monte, stando di fronte al mare.
Il senso di profondità ci chiede di indagare la nostra anima, ciò che sentiamo giusto e nobile.
E sappiamo benissimo come a questo non può bastare una vita.
O almeno io lo so. Gli altri invece ci vedono leggi karmiche e altre cose della giustizia, ossia della volontà di dominare l'altro che io aborro.
Citazione di: misummi il 18 Dicembre 2024, 09:46:49 AMe se Dio non sapesse leggere?
Non udisse parole?
..
Considerato che la Bibbia narra che l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, il fatto che il nostro Creatore non sappia leggere o udire parole, mi parrebbe preoccupante.
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 16 Dicembre 2024, 20:04:47 PMCara Esistenza, caro Universo, caro Dio... chiunque tu sia e comunque ti chiami.... da qualche tempo ho come l'impressione che tu voglia dirmi qualcosa, ma non capisco che cosa. Io credo di aver fatto il primo passo che consiste nell'aver riconosciuto di non essere solamente un corpo, bensì anche mente, anima e spirito. Ora credo che tocchi a te spiegarti meglio: non capisco la tua lingua e vorrei tanto comprenderla per poter realizzare la missione che mi hai affidato. Che senso ha, infatti, che tu parli una lingua che non conosco, a dispetto della mia volontà di conoscerla? Ecco, quindi... chiunque tu sia, cerca di essere "a prova di tonto" come si direbbe in informatica! Ok? Attendo tue informazioni più precise per poter contribuire a realizzare quello che credo essere innanzitutto il tuo disegno, oltre che quello della mia anima, ovviamente. Grazie.
Cosa ne pensate?
Penso che in realtà tu ti rivolga a te stesso. Non capisci la TUA lingua illudendoti (fa comodo) che vi sia qualcuno con cui dialogare, un qualcuno a cui dare colpe od onori, qualcuno di diverso da te.
Per quanto mi riguarda... è un parlarsi allo specchio. Lo specchio parla e risponde se lo specchiato parla e risponde.
saluti
Citazione di: bluemax il 19 Dicembre 2024, 16:30:05 PMPenso che in realtà tu ti rivolga a te stesso. Non capisci la TUA lingua illudendoti (fa comodo) che vi sia qualcuno con cui dialogare, un qualcuno a cui dare colpe od onori, qualcuno di diverso da te.
Per quanto mi riguarda... è un parlarsi allo specchio. Lo specchio parla e risponde se lo specchiato parla e risponde.
saluti
Di quali colpe scrivi? Io non incolpo proprio alcuno, perché so che la mia Anima è la mia componente più importante. Soltanto ho voglia di conoscerne i piani per questa mia incarnazione, per poterli onorare. Tutto qui! :)
"La parola siamo esattamente NOI" (green demetr)
Scusa.. non vorrei farla troppo sempliciotta.. ma a volte alcuni scritti sono davvero illuminati e illuminanti..
"in principio era il verbo" o logos o ragione o parola.. insomma anche nella storia dell'antico testamento
la storiella inizia con l'incarico di dare un nome alle cose (animate e non).. come se la parola stessa forgiasse l'identita'..
Mica caramelle :-D
Penso che iniziato il percorso di ricerca quando siamo ben convinti di aver compreso qualcosa accediamo ad un altro piano di realta' interiore e le risposte alla ricerca trovate precedentemente obbligano ad una maggiore immersione (così come le avevamo trovate in un primo tempo restano ora a noi ancora parziali) nella consapevolezza (questo termine ultimamente mi fa schifo, troppo ab-usato ma è non me ne viene uno di migliore)..
Il punto che hai sottolineato è prezioso incredibilmente prezioso. La "parola" è esperire l'essere, insomma
fare esperienza totale.. comunicazione è tutt'uno con la scoperta dell'identita' (che ci accomuna)..
Ma il valore per essere goduto deve essere riconosciuto.. se i diamanti mi fanno schifo se non lascio che lo stupore della rifrazione mi faccia perdere l'equilibrio, la comunicazione è bloccata, nessuna esperienza totale è stata liberata.. Poi ritornano nuovamente i conti con la capacita' di concepire quell'insostenibile sconvolgimento di essere..
"Ma la parola è soltanto uno strumento per esprimere qualcosa che ci abita dentro." (green demetr)
Direi che la parola crea proprio.. creazione ed espressione di nuovo coincidono..
Torna alla tua infanzia.. il sentire è ancora con-fuso (fuso-con) si passa attraverso la distinzione per giungere ad un livello differente di 'fusione'.. meglio chiamarla vista, scoperta.
Cosa è reale? Seriamente: cos'è reale?
"Attendo tue informazioni più precise per poter contribuire a realizzare quello che credo essere" (Aspirante Filosofo58)
C'è una vecchia storiella di un tizio che aveva profonda fede nel dio krishna..racconta che questo tizio stava per essere investito da un elefante imbizzarrito e molti che assistono alla scena compreso chi è a cavalcioni sull'elefante gli urlano di spostarsi ma lui incrollabile se ne sta fermo. Investito in pieno dall'elefante si ritrova in paradiso e chiede a krishna perché non mi hai salvato? E krishna risponde.. "cribbio io ero l'elefante ma ero anche il tizio che lo cavalcava e continuava a gridarti, SPOSTATI DA LI' !!! :-D
Citazione di: green demetr il 17 Dicembre 2024, 19:08:29 PMRispetto alle mie ultime indagini, devo dire che il mio viaggio spirituale finisce qui, oggi.
E infatti il Dio non solo non parla chiaro ma dice anche un sacco di inesattezze.
Credo che il problema sia proprio questa parola.
Ma la parola è soltanto uno strumento per esprimere qualcosa che ci abita dentro.
Dio non ha parola, è impossibile che ce l'abbia, come fa ad averla qualcosa che è informe.
Io invece credo che la parola sia quella da usare per noi stessi, per dare forma a quello spazio tra la nostra mortalità e quel senso ineffabile di trascendenza che ci porta per esempio a fare poesia.
E' dunque la poesia che ragiona con noi.
O i romanzi.
E' un pensiero talmente banale che mi stupisco che nessuno lo abbia mai pensato.
Segno che non leggi i miei post, ma non te ne faccio una colpa.
La parola è uno dei tanti possibili prodotti dei nostri rapporti con una realtà che non ha forma. La forma che tendiamo a confondere con la realtà è appunto prodotto della nostra interazione con la realtà, dei quali per quanto con fatica ci arriviamo, è più facile smascherare la parola, perchè ultima arrivata, meno invece le immagini, con le quali abbiamo certamente più lunga intimità.
Perchè se è preferibile avere una laurea in lettere, non ci è mai servita una laurea in ''immaginazione'', per dar forma visiva alla realtà, mentre ci occorre per darne una letterariamente accettabile.
Citazione di: Gyta il 22 Febbraio 2025, 18:46:50 PM"Ma la parola è soltanto uno strumento per esprimere qualcosa che ci abita dentro." (green demetr)
Direi che la parola crea proprio.. creazione ed espressione di nuovo coincidono..
Torna alla tua infanzia.. il sentire è ancora con-fuso (fuso-con) si passa attraverso la distinzione per giungere ad un livello differente di 'fusione'.. meglio chiamarla vista, scoperta.
Cosa è reale? Seriamente: cos'è reale?
"Attendo tue informazioni più precise per poter contribuire a realizzare quello che credo essere" (Aspirante Filosofo58)
Reale è ciò nel rapporto col quale si producono immagini, parole, e altro di simile, che tendiamo a confondere con la realtà stessa.
Il mondo in cui viviamo , che media con la realtà, nasce dalla comunicazione interpersonale.
Se è più facile giungere alla conclusione che una descrizione della realtà non può essere la realtà, più difficile è giungere alla conclusione che la realtà non coincide con ciò che vediamo, per il motivo che non siamo noi a decidere cosa vedere quando apriamo gli occhi, o non abbiamo comunque coscienza di farlo, mentre coscienti sono le nostre descrizioni ''verbali'' della realtà.
Però se banale sembra questa conclusione, fino al punto che Green dice ''come mai nessuno ci ha pensato prima?'', non è banale il motivo per cui non ci si arriva con facilità (che è meglio non far sapere a Green), perchè viene messa in crisi la possibilità di continuare a ricercare la verità, cioè viene messa in crisi l'intera filosofia nella misura in cui ripudia i sofismi.
Il mondo in cui viviamo viene creato dalla comunicazione , non nel senso che il solipsismo non può farlo, ma nella misura in cui solo il primo ha un senso, anche se questo senso non è nella sua verità, per quanto sempre forte è la tentazione di barattare questa con l'intersoggettività.
Per poterci vivere in un mondo, che sia virtuale o meno, l'intersoggettività è richiesta.
Cosa diremo dunque al nostro Filosofo che ci chiede ...e voi cosa ne pensate?
Direi che il nostro corpo è parte della realtà virtuale in cui viviamo, mentre la realtà ''vera'' comprensiva di noi se ne rimane nascosta, non perchè inconoscibile, ma perchè è uno degli elementi la cui reazione produce conoscenza.
Non so quanto ciò possa consolarlo, ma in ogni caso non direi nulla solo per poterlo consolare.
Direi infine che si comunica col corpo e con le parole, ma che importante è comunicare e non come lo facciamo, e che di solito quando un modo viene a mancare ciò può essere l'occasione, per quanto non cercata, di fortificare i rimanenti in questa vita, fatte salve ulteriori altre delle quali non saprei dire nulla se non in termini consolatori, per cui, come detto sopra, da ciò mi astengo.
"[..] non è banale il motivo per cui non ci si arriva con facilità (che è meglio non far sapere a Green), perchè viene messa in crisi la possibilità di continuare a ricercare la verità, cioè viene messa in crisi l'intera filosofia nella misura in cui ripudia i sofismi." (Iano)
Cacchio.. :o perché inciampo anch'io al medesimo punto..? (domanda retorica)
[[ ..mollare..
deve avvenire senza forzatura alcuna però.. ]]
Citazione di: Gyta il 22 Febbraio 2025, 23:33:33 PM"[..] non è banale il motivo per cui non ci si arriva con facilità (che è meglio non far sapere a Green), perchè viene messa in crisi la possibilità di continuare a ricercare la verità, cioè viene messa in crisi l'intera filosofia nella misura in cui ripudia i sofismi." (Iano)
Cacchio.. :o perché inciampo anch'io al medesimo punto..? (domanda retorica)
[[ ..mollare..
deve avvenire senza forzatura alcuna però.. ]]
Non c'è da mollare, ma da aggiustare il tiro.
E' più facile capirlo se riduciamo la parola ad una tecnologia, che vogliamo dominare senza esserne dominati.
La verità è la tirannia che la parola esercita su di noi, ed è perciò che di queste verità i tiranni con loro profitto si possono appropriare.
Mettere in dubbio qualunque verità è esercizio di libertà dalla tecnologia parola, da intendere come strumento al nostro servizio, e non da usarsi contro di noi.
L'esercizio del dubbio è allenamento all'uso di questa tecnologia per farcene padroni , perchè nella misura in cui non la padroneggiamo ne diventiamo servi, come succede per qualunque tecnologia.
La filosofia è questa palestra, dove esercitarsi al tiro al bersaglio delle parole, prima di rivolgere l'arma contro il nostro prossimo, perchè le parole non uccidono meno della Beretta.
Per tacere di quanti tiranni nascano in buona fede, credendo in una qualunque verità.
Se poi a ciò si unisce il fatto che il mezzo possa giustificare i fini, ecco spiegata l'origine di tanta crudeltà, in nome se non di Dio che se non è morto, è passato un pò di moda, di una verità ancora viva e vegeta.
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 19 Dicembre 2024, 14:14:58 PMConsiderato che la Bibbia narra che l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio, il fatto che il nostro Creatore non sappia leggere o udire parole, mi parrebbe preoccupante.
Non frequento molto questa sezione e ti ho letto solo ieri.
Nelle tue parole trovo qualche attinenza con la storia di Giobbe e varrebbe la pena approfondirla, ma non praticando la Bibbia preferisco evitare di dire sciocchezze.
Nell'esordio del post fai la seguente domanda.
"Che senso ha, infatti, che tu parli una lingua che non conosco, a dispetto della mia volontà di conoscerla?"
Potrebbe esserti di chiarimento il punto di vista espresso da Rudolf Otto nel suo libro "il sacro" che riflette pure sul rapporto fra Giobbe ed Elohim.
Il sottotitolo del libro è indicativo: l'irrazionale nell'idea del divino e la relazione con il razionale.
Puoi facilmente trovare sul web una vecchia versione, anche se poi a leggerla ti viene qualche dubbio sulla qualità della traduzione, ma pazienza è gratis.
Rudolf Otto fa parte di quel filone di pensiero che suppongo accomuni parecchia gente, come Mircea Eliade, l'omonimo Walter Otto ed altri: tutti più o meno accomunati dal ritenere il sacro una epifania del meraviglioso e del sorprendente.
In particolare Rudolf Otto -che mi sembra il più fine dei tre- caratterizza questa esperienza prioritariamente come "mysterium trendendum et fascinans". Per tradurlo in senso moderno e profano pensa alla sindrome di Stendhal: ho l'impressione si tratti del medesimo vissuto osservato con mentalità diverse.
Si tratta di emozioni primordiali (e forse anche attuali) che con la loro traduzione in parole hanno costruito sistemi di pensiero simbolico con una loro razionalità. Non la condivido, ma trovo che questo processo abbia avuto un forte peso nell'evoluzione della mente umana.
PS
Da quando avevo quindici anni non vivo alcuna credenza religiosa, ma mi incuriosiscono le persone che sono in esperienze diverse dalla mia.
"Non c'è da mollare, ma da aggiustare il tiro. [..]
[..]L'esercizio del dubbio è allenamento all'uso di questa tecnologia per farcene padroni , perchè nella misura in cui non la padroneggiamo ne diventiamo servi, come succede per qualunque tecnologia.
La filosofia è questa palestra, dove esercitarsi al tiro al bersaglio delle[..] " (Iano)
Cercando di essere esaustiva è necessario ricollegarmi all'altra
discussione dove non posso che concordare con Green Demetr quando indica come una delle possibilita' quella della "pazzia sacra".. io francamente sino ad ora altre non ne ho viste, se si esclude la cecita' al mondo, serve una risposta in grado di accogliere
anche il dolore, qualunque dolore.
Il non fermarsi alle parole e l'esercizio del dubbio sono dati per scontati in un percorso di ricerca non superficiale, ovviamente. L'avere chiaro che ogni esperienza è filtrata dai nostri sensi, dalla cultura e dall'io (pure dal super io e dall'inconscio) è sottinteso e ben presente nel percorso di ricerca. Ma è altrettanto vero che se si vuole cercare di dare una risposta al senso dell'esperienza umana anche quando si fa esperienza del dolore (in ogni sua forma e intensita') o ci si astiene di fare filosofia o ne si deve tenere conto.
Quando ho scritto "mollare.. ma senza forzatura" mi riferivo all'importanza di passare oltre al dolore, nell'esercizio della consapevolezza che quel dolore * non siamo noi. Mollare inteso come accogliere, prenderne atto ma non fermarsi lì. Mollare la volonta' sottostante dell'io che vuole sempre dirigere. Prendere fiato. Osservare l'accadere, tutto, non solo la parte ferita.
Quando l'esperienza mistica incontra la filosofia, se coerenti, non si può (non si può=l'io) che abbracciare una di quelle due strade: "pazzia santa" o cecita' .
Escludo dal discorso (per ora o forse non solo per ora) altre risposte che non radichino espressamente nella diretta esperienza umana, ovvero tutte quelle costruzioni filosofiche che si basano perlopiù sull'esercizio della fantasia e delle probabilita' (non direttamente intuibili/deducibili).
*ovvio che non mi riferisco al "mal di denti" :-D
C'è stato un periodo che avrei dato fuoco volentieri ad alcuni scritti.. quegli stessi che tempo prima vivevo e condividevo con gioia.. la visione di ernesto cardenal ad esempio..
questa è la "pazzia santa"..
Citazione di: Gyta il 22 Febbraio 2025, 18:46:50 PM"Attendo tue informazioni più precise per poter contribuire a realizzare quello che credo essere" (Aspirante Filosofo58)
Ciao, scusa ma non ho capito: ti rivolgi a me con una tua domanda/richiesta o che altro? Grazie.
@Aspirante Filosofo58: Guarda che quella domanda l'hai posta tu come
apertura alla discussione.. :-D
Citazione di: Gyta il 22 Febbraio 2025, 18:46:50 PM"Ma la parola è soltanto uno strumento per esprimere qualcosa che ci abita dentro." (green demetr)
Direi che la parola crea proprio.. creazione ed espressione di nuovo coincidono..
Torna alla tua infanzia.. il sentire è ancora con-fuso (fuso-con) si passa attraverso la distinzione per giungere ad un livello differente di 'fusione'.. meglio chiamarla vista, scoperta.
Cosa è reale? Seriamente: cos'è reale?
La Bibbia non è una storiellina, è il deposito della saggezza orale degli antichi.
Una saggezza che sarebbe utile recuperare.
Anzitutto smettendo di dire che è una storiella per bambini.
Ma a parte questo, ragioniamo insieme.
Certo che bisogna tornare all'infanzia. Vedi solo ultimamente ho scoperto che ero un bambino genio.
Non sto parlando che comprendevo l'Edipo, putroppo l'Edipo l'ho scoperto tardi nella mia vita, quando la pigrizia mi aveva già tarpato le ali su cui volavo.
Tra le centinaia di intuizioni che mi venivano, all fine decisi che il pensiero della morte era quello più valido.
Per me bambino di 8 anni era già chiaro cosa ha valore e cosa no.
Scelsi l'interiorità e non l'esteriorità.
Scelsi l'anima e non il vestito.
Quello che non potevo saper è che queste banalità per gli altri che mi circondavano erano impossibili da capire già da allora.
Figuriamoci oggi nell'era di TIK TOK, del botolino e del cambio di sesso, se non proprio di forma umana (hai presenti quelli che si stanno dando forme aliene, gente che si fa le operazioni craniche per avere le corna etc...etc...il futuro economico è quello).
Appunto l'infanzia sa, e lo dimostro io. Ho impiegato anni per capire cosa c'è che non va nell'infanzia degli altri.
Che hanno preso la strada opposta alla mia, l'esteriorità.
Considerazione banalotta nell'era dei bambini idioti dell'oggi.
Molto più difficile capire il perchè di questa scelta.
La risposta è perchè i bambini copiano gli adulti.
I bambini sono idioti perchè gli adulti sono idioti.
Perchè gli adulti sono idioti?
Risposta molto difficile da dare.
Certo oggi mi è facile dire, perchè gli adulti copiano dagli altri adulti.
Ma non è stato un approdo facile.
Sopratutto per un bambino genio come me, che i valori sapeva già con esattezza cosa fossero.
Purtroppo il problema è che non tutti sono geni.
E' qui che irrompe il linguaggio.
Il linguaggio è quella comunione di esperienze valoriali da trasmettere.
Vogliamo dirlo patriottismo? si se capiamo che il valore che c'è dietro questa parola.
Comunità di amici, con LA STESSA LINGUA E CULTURA.
Cose banalotte.
Eppure non verranno capite mai, perchè ormai tutti copiano il vestito.
La FERRAGNI DOMINA nonostante le toghe rosse che la inseguono.
Come dire la FERRAGNI (il vestito) domina nonostante la FERRAGNI storica (di cui a a nessuno frega niente).
Anche questo è linguaggio, anche questo è dono.
Non capirlo è da idioti.
Il valore non è più di casa. La nostra è una società che sta per sparie sotto i soldi arabi.
E va bene.
Poi c'è il linguaggio dell'interiorità.
E' un altra cosa, non ragiona con la realtà, non è interessata ai vestiti cioè.
E' appunto la quella che ragiona con la verità.
Laddove la verità non essendo vestito è qualcosa d'altro.
Perchè ti fa schifo la parola coscienza? è la parola giusta, noi entrando a contatto con realtà interiori, quale quelle dei valori, conosciamo, e quella conoscenza ci determina. Noi siamo accopagnati (co-) da ciò che impariamo del mondo interiore (scienza).
Certo la coscienza della interiorità e del dialogo con Dio, non è coscienza con la natura, con i limiti del nostro essere biologico di cui si lamenta giustamente aspirante filosofo.
Lui ne cerca il filo rosso che le unisce la sua interiorità la ragazza sulla balena, e la sua realtà, quella dell'impossibilità a correre per esempio.
Aspirante cerca unità fra coscienza soprasensibile (interiorità) e coscienza sensibile (vestito).
Una strada interessante.
Tu dici "quale realtà per carita?!" ma certo! esistono diverse percezioni della realtà.
Ma non cadere nel trappolone definitivo di questa società, ossia che siccome ci sono diverse percezioni di realtà allora la realtà non esiste.
La realtà è sempre indagabile.
Non basta che qualcuno dica che una mela è una pera per fare di quella mela una pera!!!!
Purtroppo oggi gli adulti che copiano gli adulti, copiano il fatto che se lo dice lo scienziato che la mela è una pera, allora è vero.
Affidano cioè il proprio bias, a quello di un altro.....che probabilmente è stato pagato, o no? un dubbio non viene?
Ma sopratutto cristo di dio non vedi che quella cazzo di mela non è una pera????
Ecco una volta capita sta cosa, POI possiamo parlare della diversità di percezione della realtà, ossia di quale valore uno voglia seguire.
Ci piace essere in una Europa in guerra o in pace?
Ecco queste cose basilari, vanno recuperate.
Da filosofo dico: impossibile.
Non rimane che ragionare tra noi su ciò che rimane a margine.
Come fa la poesia.
La poesia si interroga sulle sfumature delle nostre vite.
E dunque anche un adulto copione, avrà sempre la possibilità di ragionare dopo una bella camminata in montagna, o contemplando il mare.
Ecco che il linguaggio si affaccia nel suo terzo aspetto, quello di significare sempre qualcosa, qualcuno.
L'arte salverà il mondo, in questo senso. Appunto effimero, a margine.
" L'arte salverà il mondo, in questo senso. Appunto effimero, a margine." (Green Demetr)
Non sono d'accordo. La comprensione è arte. Amare è arte. Vivere e non sopravvivere è arte.
E' la capacita' interiore dell'uomo, la sua sensibilita', la sua intelligenza che da sempre ha salvato il mondo.
L'idiozia c'è sempre stata. La superficialita' anche. La criminalita' intrinseca alle forme di potere, pure.
Ma se noi vediamo solo queste, allora siamo noi a scendere al medesimo livello, ad impoverirci.
La cosiddetta realta' per ognuno di noi, altro non è che il come ognuno di noi, nel proprio intimo, vede il mondo, il significato che da' alla sua propria esperienza, perché "il mondo" siamo, prima di tutto, noi, noi medesimi, nella nostra capacita' di abbracciare i nostri limiti, i nostri errori, la nostra fragilita', L'altro, da noi stessi recriminato, in ultima analisi non è che un riflesso tangibile di quella stessa debolezza non ancora vinta in noi stessi, quella debolezza che ci porta a vedere il male esterno come invincibile.
Hai ragione, un melo non è e mai sara' un pero. Ma noi non siamo frutti ma potenzialita' in perenne evoluzione, e seppure i periodi bui siano in grado di oscurare la bellezza, nessun buio giungera' mai ad essere totale se anche solo uno di noi terra' viva l'umana intelligenza.
Questo non è "marginale". Questo è centrale.
La consapevolezza (interiore, cosa senno' ?) a cui mi riferisco non è possesso di valori ma la scoperta, l'esperienza, della nostra identita' profonda, che ci accomuna tutti quanti, e che non conosce confini di differenti nature e biologie. Dici bene " Il linguaggio è quella comunione di esperienze" dalle quali emergono i "valori" che man mano vengono trasmessi. Perciò affermo che la parola crea la visione del reale. Esserne coscienti significa poter imparare a valutare le idee senza soggiacerne.
Ma su una cosa mi dissocio, non esiste un linguaggio dell'interiorita' ed uno di vestizione, il linguaggio è espressione stessa del nostro rapporto interiore con l'esperienza che facciamo del mondo "esterno", ed è il medesimo linguaggio che svela il nostro rapporto con la natura, col mondo esterno, con noi stessi.
"Aspirante cerca unità fra coscienza soprasensibile (interiorità) e coscienza sensibile (vestito).
Una strada interessante." penso sia inutile dividere ciò che gia' è unito. Anzi dividere non porta che a complicare il percorso di esperienza della scoperta dell'identita'. Seppure le strade per giungervi siano molteplici secondo carattere e inclinazioni personali.
Citazione di: Gyta il 26 Febbraio 2025, 00:53:52 AM@Aspirante Filosofo58: Guarda che quella domanda l'hai posta tu come apertura alla discussione.. :-D
Sì, questa: Attendo tue informazioni più precise per poter contribuire a realizzare quello che credo essere innanzitutto il tuo disegno, oltre che quello della mia anima, ovviamente. Grazie. Era una mia richiesta a chi muove i fili dell'umanità. Come l'hai scritta tu si capiva la mia richiesta. ;)
Citazione di: Gyta il 26 Febbraio 2025, 08:27:43 AMAnzi dividere non porta che a complicare il percorso di esperienza della scoperta dell'identita'.
Vedi per te la Ferragni e Cristo sono la stessa cosa.
E' il motivo per cui questa epoca è senza alcuna speranza.
L'indistinzione tra la pera e la mela serve solo a non distinguere la Ferragni da Cristo.
Tu dici sono la stessa cosa.
Non è così.
Esattamente come l'arte non è la morale.
C'è una grande confusione in te.
Ma non mi rammarico più. Tieniti pure le tue verità, a me paiono solo vestiti.
Questo è il classico esempio dove la riduzione all'assurdo non funziona.
La "ferragni" e "cristo" sono sì la stessa sostanza la cui differenza consta unicamente nella interiore consapevolezza
(e chiedo scusa alla "ferragni" visto che delle sue lotte interiori non ne so nulla).
D'altronde per riconoscere ciò che uno è non è sufficiente mirare a ciò che fa.
Il diamante grezzo pur avendo la medesima struttura chimica di quello lavorato è in grado solo potenzialmente di riflettere la luce.
Mai confuso l'arte con la morale.
Comunque non avevo intenzione alcuna di venderti la mia verita'.. non siamo qui per venderci e barattarci le nostre verita' ma per confrontarci ed arricchirci reciprocamente condividendo le nostre esperienze attraverso la discussione.
Per Aspirante Filosofo58: alla tua domanda ho cercato di rispondere raccontandoti
qui questa storiella, il cui significato è che dio ti/ci sta parlando eccome, a te/a noi la scelta di ascoltarlo in tutte le sue vesti e scegliere man mano quella che risponde alle nostre necessita'.
A sinistra le Ferragni, a destra il Cristo.
(https://www.bancodiamanti.com/wp-content/uploads/2018/06/diamanti-come-si-formano-768x561.jpg)
Eppure in questa altra discussione, scrivi:
CitazionePer superare le ombre bisogna diventare DEI.
Per questo mentre la sua mente corrosa dalla nevrosi lentamente scivolava nella psicosi, riuscì negli ultimi attimi del suo pensare in grande, di poter diventare S.PAOLO, solo lui aveva capito che NOI SIAMO IL CRISTO.
(scritto da green demetr qui)
"noi siamo il cristo":
"Noi", chi ?
Translator
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 26 Febbraio 2025, 13:05:51 PMAttendo tue informazioni più precise
Storicamente le divinità parlano per immagini, sono poi gli uomini che le decifrano e traducono in parole.
Tu dici di non capire la lingua divina.. per forza, più si osserva lo stato nascente del rapporto con il numinoso più ci si accorge che esso non viene articolato in parole, ma in immagini, segni da sentire e interpretare. Come dire: prima sentire, poi ragionare e non viceversa.
Non te lo dico per convincerti ( figurati non sono credente), ma perchè mi sembra che quella potrebbe essere la tua strata, quella che mi sembra tu stia già percorrendo. Non a caso nella tua lettera esordisci parlando di impressioni. Non si tratta di consigli non richiesti, li aborrisco, ma di una mia stupida impressione: forse non hai bisogno di parole e ragionamenti, ma di sentire un senso diverso per il tuo mondo.
Scusa l'intromissione, dovrei farmi i fatti miei, ma mi sentivo di dirtelo.
Citazione di: Adalberto il 27 Febbraio 2025, 19:18:04 PMStoricamente le divinità parlano per immagini, sono poi gli uomini che le decifrano e traducono in parole.
Detto da non credente a non credente....mi hai suscitato la seguente riflessione, forse O:T., ma nello spirito che condivido con te di crescere insieme nel dialogo:
Noi traduciamo le immagini in parole che a loro volta suscitano immagini, con l'imperfezione e/o ricchezza aggiuntiva che comporta ogni traduzione, non potendo comunicare direttamente per immagini.
Nella misura in cui la realtà comunica con noi per immagini le parole usate per comunicare col prossimo dovrebbero essere dissacranti per chi nell'evidenza vede la sola verità.
Si può tradurre , o meglio descrivere la realtà fino a porre questa descrizione in alternativa alle immagini, fino a non trovarvi più corrispondenza possibile, non potendosi più considerare cioè l'una come traduzione delle altre, per quanto ancora imperfetta.
Questo in breve è ciò che ha fatto la scienza, la quale produce simboli più che immagini, che non suscitano necessariamente immagini, rendendosi così le parole del tutto indipendenti, ponendosi in alternativa all'evidenza delle immagini nel nostro rapporto con la realtà, perdendosi però quella verità che deriva dall'evidenza, aprendosi così l'era del dubbio sistematico.
Ma prima ancora che la scienza producesse ciò, i testi religiosi l'avevano preceduta, affermando la loro sacralità , e quindi indirettamente la sacralità della parola, seppur dovendosi servire della fede per colmare quella evidenza che le parole non possono produrre.
Infatti non ho bisogno di credere in ciò che vedo stante la sua evidenza, mentre le parole per avere la stessa potenza veritativa bisogna porvi fede, ammettendo che la verità possa essere affermata, oltre alla semplice antinomia delle equivalenze logiche.
Infine, il nostro non capire la fisica moderna equivale al riuscire sempre meno a tradurre i suoi simboli in immagini, in un processo in cui le parole si rendono progressivamente indipendenti dalle immagini.
Non occorre comprendere la realtà quando questa si presenta nella sua evidenza, quando si presenta come ciò che è, e la comprendiamo ancora quando riusciamo a tradurre le parole in immagini, mentre non la comprendiamo quando ciò non ci è più possibile, quando le parole prendono del tutto il posto delle immagini, perdendo con esse ogni sovrapposizione, una comprensione che non si fa solo impossibile, ma anche non necessaria, per cui si arriva a dei punti che con Bohr possiamo dire che chi dice di aver compreso allora non ci ha capito nulla, cioè ha solo frainteso.
Citazione di: Gyta il 27 Febbraio 2025, 00:02:00 AMLa "ferragni" e "cristo" sono sì la stessa sostanza la cui differenza consta unicamente nella interiore consapevolezza
Be', l'importante è non trascurare o tralasciare questa differenza...
Citazione di: Gyta il 27 Febbraio 2025, 01:45:17 AM"noi siamo il cristo": "Noi", chi ?
Noi ricercatori della verità.
Chi cerca la verità conosce nel cammino le sue attribuzioni, la giustizia nel senso greco, ossia la morale, la vera morale, non questa giustizia, non questa morale del mondo moderno che non distingue tra verità e morale, tra dio e uomo, tra filosofia e ipocrisia.
Per essere Cristo dobbiamo diventare Cristo.
Nella visione ormai psicotica del filosofo nicce, il Cristo diventa così la sua catarsi.
Corregendo queste intuizioni finali, quelle di uno psicotico, e rileggendole alla luce della grande filosofia spirituale che ha indicato nei suoi libri, vuol dire semplicemente in chiave cattolica, che noi dobbiamo accettare la sofferenza come mezzo per la verità.
Questi temi sono già presenti nell'ebraismo, vedi Giobbe.
Questi temi sono intrinsecamente legati alla morale.
La ferragni è immorale come immorale è l'intera epoca moderna.
Non è semplicemente questione di coscienza, che comunque viene ottenuta con un percorso spirituale.
Aspirante filosofo è destinato non so se in questa vita o nelle prossime, se non si gioca l'anima col demonio, a trovare le stesse verità che ogni grande spiritualista ha trovato nel passato.
Che la verità è un percorso dell'uomo, fatto nei sentieri dell'uomo, lastricato dei valori che fanno la morale.
Questi valori sono dentro ognuno di noi, significa questo mangiare dall'albero del bene e del male.
L'uscita dal gan eden equivale alla scelta LIBERA che il serpente (il grande mito del serpente, del drago etc...che ogni religione del passato conosceva) ci ha donato.
Il discorso fra cristiani dovrebbe riguardare queste verità, non il contrario.
Questa epoca dice sciocchezze, proprio a partire dal fatto che non siamo liberi.
NOI SIAMO SEMPRE LIBERI.
Ma per capire DIO, ossia il DIO JEOVA in quanto ELOIM (Il padre), ossia la LEGGE, la LEGGE MORALE, non la legge edipica, bisogna guardare oltre gli DEI, all'unico vero DIO che come saggiamente dicono gli EBREI è pura trascendenza (infinità bla bla bla).
Non esistono tutti buoni, è infatti vero il contrario che gran parte delle anime di questo tempo si sono vendute al demonio, a satana, al nemico, chiamiamolo un pò come vogliamo.
Poichè non esiste l'inferno, è vero quello che dicono gli ebrei, che queste anime non si reincarneranno, polvere erano polvere torneranno.
Le loro anime sacro DONO del DIO sono state vendute.
Dio vi perdoni.
Saluti.
Translator
Citazione di: iano il 28 Febbraio 2025, 00:36:59 AMNoi traduciamo le immagini in parole che a loro volta suscitano immagini, con l'imperfezione e/o ricchezza aggiuntiva che comporta ogni traduzione, non potendo comunicare direttamente per immagini.
Ciao Iano, conoscevo l'internet delle cose, ma non OT , tecnologia operativa: mi sembrano imparentate, ma approfondirò meglio poi, che oggi è giornata intensa e confusa.
Desideravo però soffermarmi un attimo sulle immagini, che implicano un processo mentale simbolico, basato sulla somiglianza di una caratteristica che viene interpetata (confusamente o lucidamente secondo i soggetti) come una identità d'essenza.
In pratica è il processo onirico, ovvero quello che mi sembrava il "sistema operativo" di base che ipotizzavo fosse emerso per primo nella nostra mente o agli albori della nostra coscienza. Noi come umanità e anche noi nelle prime fasi della nostra esistenza più o meno attraversiamo questa fase iniziale.
Il processo mentale innescato dalla parola sonora e poi da quella scritta, mi sembra invece che giochi sull'ambiguità di un doppio binario. Da una parte subisce la medesima logica simbolica delle immagini (dopotutto la parola è suono immaginifico di una cosa) mentre dall'altra sviluppa un percorso più stretto in cui una parola non può essere anche l'altra solo per una qualche simpatia magica. E' un percorso che porta ad una logica razionale più vicina ai concetti della geometria o della matematica di cui so poco o nulla e quindi mi fermo qui.
Aggiungo però una cosa sostenuta da Temple Grandin, che non ho mai approfondito più di tanto anche se molto mi incuriosisce perchè mi spettina le idee e la cosa in genere mi piace.
Lei è una docente di una università americana ed è autistica .
Al pensare per parole e per immagini aggiunge una terza via: il pensiero cinestetico, ovvero il pensiero sviluppato durante l'azione. Si riferisce a quelle persone che sanno quello che pensano solo quando iniziano a fare, ad agire.
Mi chiedo se questo tipo di pensiero non preceda addirittura il pensiero per immagini.
In breve Temple Grandin sostiene che lei e il 10-15% della popolazione pensano cineticamente, il 60/65% per immagini, mentre il pensiero verbale si attesta sul 20-30%.
Citazione di: Adalberto il 01 Marzo 2025, 11:21:58 AMTranslator
Ciao Iano, conoscevo l'internet delle cose, ma non OT , tecnologia operativa: mi sembrano imparentate, ma approfondirò meglio poi, che oggi è giornata intensa e confusa.
Desideravo però soffermarmi un attimo sulle immagini, che implicano un processo mentale simbolico, basato sulla somiglianza di una caratteristica che viene interpetata (confusamente o lucidamente secondo i soggetti) come una identità d'essenza.
In pratica è il processo onirico, ovvero quello che mi sembrava il "sistema operativo" di base che ipotizzavo fosse emerso per primo nella nostra mente o agli albori della nostra coscienza. Noi come umanità e anche noi nelle prime fasi della nostra esistenza più o meno attraversiamo questa fase iniziale.
Il processo mentale innescato dalla parola sonora e poi da quella scritta, mi sembra invece che giochi sull'ambiguità di un doppio binario. Da una parte subisce la medesima logica simbolica delle immagini (dopotutto la parola è suono immaginifico di una cosa) mentre dall'altra sviluppa un percorso più stretto in cui una parola non può essere anche l'altra solo per una qualche simpatia magica. E' un percorso che porta ad una logica razionale più vicina ai concetti della geometria o della matematica di cui so poco o nulla e quindi mi fermo qui.
Non saprei cosa risponderti, ma leggendoti ho fatto la seguente riflessione:
- Il sogno sta alla visione come il pensiero sta al parlare, siccome che uno è cieco e l'altro è muto. -
In ogni caso tenderei a riferire il pensiero alle sole parole.
Vedere ,disegnare, parlare e scrivere, sono ''tecniche'', mentre tradurre una cosa nell'altra è arte.
La traduzione produce coscienza, e da qui in poi la traduzione diviene atto volontario.
Vedo sulla parete di una caverna ciò che non c'è, ricalcandolo, e ciò mi consentirà di segnare ciò che c'è.
La tecnica della visione che accidentalmente si esterna diventa l'arte di rappresentare la realtà.
Il disegno si stilizza diventando simbolo che sta per esso, e quindi indirettamente per la realtà a cui esso stava, in un processo di progressiva astrazione nel quale il simbolo acquista una indipendenza che gli consentirà di stare per qualunque altra cosa diversa da quella da cui è derivato.
Un operazione che ammette l'inverso.
Se il simbolo può stare per la realtà, con i simboli si possono creare realtà, dove si potrebbe pensare che uno dei due processi venga fondamentalmente prima, ma mi sembra più interessante non assegnare priorità preconcette, per quanto ovvie possano apparirci.
L'uovo non ha dubbi su chi sia venuto prima.
Il dubbio è della gallina.
L'uomo non è un animale intelligente.
Lo si capisce da come guarda le galline. :))
" [..]immorale è l'intera epoca moderna " (green demtr)
Io penso che dio si trovi attraverso la pace.
La strada verso dio, sempre a mio avviso, non è un percorso di sofferenza.
La sofferenza è una lotta interiore verso la comprensione.
La pace e la gioia autentica portano come frutto quei valori umani a cui presumo tu ti riferisca.
Chi comprende non ha bisogno di rispettare leggi morali perché vengono come semplice frutto della comprensione.
Che tu sia cristiano, musulmano, indù o buddista, non sono i riti ed il rispetto verso le leggi religiose che portano a dio
ma la comprensione che porta alla pace che inderogabilmente si traduce in quelle sue stesse leggi intrinseche,
per chi quella pace l'ha realizzata per davvero interiormente.
L' "epoca moderna" non è immorale o priva di virtù o leggi ma semplicemente estremamente confusa.
Ma non è solo un problema di questa epoca ma dell'essere umano.
La sofferenza può essere un mezzo per giungere alla comprensione ma anche la gioia. Anche la confusione.
Ogni situazione ogni esperienza può essere usata come mezzo per giungere alla comprensione ed alla pace.
Non esiste l'immoralita', esiste la sofferenza: c'è chi ne è cosciente e cerca una strada di liberazione e chi non ne è cosciente affatto
e spesso produce molto male al prossimo senza nemmeno rendersene veramente conto.
Ottundimento e la stupidita' che causa il male possono essere vinti se ognuno di noi li vince in se medesimo. Anche se appare più facile individuare tale stupidita' fuori di noi.
Citazione di: Gyta il 03 Marzo 2025, 15:45:37 PMOttundimento e la stupidita' che causa il male possono essere vinti se ognuno di noi li vince in se medesimo. Anche se appare più facile individuare tale stupidita' fuori di noi.
La stupidità è frutto dell'immoralità.
Infatti chi non pensa, e questa epoca non pensa, farà solo guerra, perchè non conosce la morale.
Tu affermi che solo la pace sia la morale.
Ma la pace non è una morale.
Ti faccio l'esempio evidente: anche gli ebrei aspettano il salvatore, ma essi ritengono che esso verrà solo quando vi sarà pace in tutto il mondo.
Che vorrebbe dire che l'intera umanità abbia studiato la bibbia.
In un epoca dove esiste ancora il corano la guerra sarà sempre presente.
Idem per le filofie-religioni orientali che non pensando, permattono la guerra.
La guerra è frutto della stupidità, e la stupidità è semplicemente mancanza di conoscenza.
La mancanza di conoscenza è dovuta alla mancanza di morale.
Vedi anche io ho lungamente pensato che la pace è dentro di tutti, ma è evidente che non è così.
Per poter produrre pace bisogna studiare la bibbia ebraica.
Va bene anche la versione cristiana.
Non vi sono altre vie.
(o meglio c'è anche quella cinese dei vari zhang qualcosa, non dico che non dovremo leggere pure quella in futuro, ma da occidentali cominciamo a studiare le nostre di radici).
Io ormai me ne sono convinto. Troppo poco fidarsi della bontà degli altri.
Sopratutto in questi tempi, dove satana trionfa.
Troppo poco anche far finta di niente e vivere nell'atarassia orientale.
In fin dei conti la GITA è uno degli esempi, dove la guerra è richiesta.
Dio vuole la guerra.
E' nel nostro karma DOVERLA affrontare, persino il grande Arjuna non voleva.
Ma poi la fece.
La guerra all'immoralità, e a chi la porta avanti. Ovviamente.
Non le guerre dei poveri per il puro piacere dei tiranni di ogni tempo.
Buongiorno, in questi giorni mi sono arrabbiato fortemente con chi muove i fili dell'Umanità (quindi anche i miei): secondo una numerologa io sarei destinato a fare ancora tanto (a 66 anni suonati faccio fatica a vedere cosa, come e quando farlo). Due sono le possibilità: o la numerologa ha sbagliato qualcosa nell'interpretare i miei numeri (e allora perché farmela incontrare, permetterle di illudermi, ecc..?); oppure l'interpretazione della numerologa è corretta (e allora perché, invece di dedicarmi a ciò che mi interessa, cercare di capire cosa creare, con quali mezzi e tempi, ecc... ogni giorno che passa io sono costretto ad affrontare un numero crescente di dolori e problemi fastidiosi che mi impediscono di riposare in modo adeguato, ad essere da essi distratto e quindi non potermi concentrare su ciò che credo di dover fare?). Non so se e quando Qualcuno lassù avrà la bontà di ascoltarmi e di darmi uno o più segni inequivocabili, che, finalmente, io posso dedicarmi a ciò per cui, stando alla numerologa, sarei stato mandato su questo Pianeta. Io sto facendo la mia parte per uscire da questa situazione e mi piacerebbe che anche chi muove i nostri fili facesse almeno altrettanto.