Oh! Me misero...sono un essere inadeguato. Sono proprio totalmente inadeguato. Mia figlia ridendo me lo fa notare:-Guarda come si fa...-mi dice-Si deve premere qui e poi qui e poi...qui-. Pietà, figlia mia, perdona l'inadeguatezza di tuo padre. Non comprendo nulla. Tutto mi è estraneo. Mi parlano di Dio e...mi metto il berretto di traverso. Sono proprio un essere sbagliato. Penso di essere così sbagliato che sbaglio. A momenti ammazzavo una vecchietta sulle strisce pedonali. L'avevo pure vista ma...è che sono sbagliato e non mi è venuto di frenare. Ho pasticciato con i pedali e ho accelerato...Mamma che paura! C'è mancato un pelo. E' stato pure un pò emozionante...solo perchè sono sbagliato lo trovo emozionante. Gli amici ridono quando dico loro di essere così sballato. Le donne mi amano per questo. Solo se sei in tipo inadeguato le donne possono amarti. Come sono carine ad amarmi seppure del tutto sbagliato come sono...sono proprio grato che mi vogliono così bene. Ma che miseria si prova nell'essere inadeguato. Stavo meditando, ben nascosto dentro un'infima utilitaria, nel salone di una concessionaria, se mi servivano i cerchi in lega quando...è entrato un tipo totalmente adeguato. Con lui c'era una compagna assai adeguata e un figlio perfettamente adeguato. Con voce adeguata ( la mia è così bassa e inadeguata per poter farmi rispettare...) ha proclamato :-Voglio quella...!- indicando la più gigantesca del salone. Io tenevo tra le mani un piccolo volante e mi sono rannicchiato in basso, per non farmi vedere...sì , lo so, non dovrei reagire così ma...è perchè sono quel tipo di essere venuto male, fatto con gli avanzi, sbagliato insomma. Anche adesso che sto raccontando, trovo la mia scrittura orribile, una baggianata, da tirar un riga sopra ma...è che devo proprio parlarvi del mio essere venuto al mondo in maniera inadeguata. Sono nato in una famiglia così povera e inadeguata per la società che il mio destino pareva già segnato da allora...è così è stato. Mia mamma mi insegnava a pregar la Madonna ma non ci credeva e la sentivo piangere da sola...e io facevo il buffone per farla ridere. Saltellavo di qua e di là facendo smorfiette e boccacce. Ahi, Ahi...non ho più smesso di saltellare. Saltella un giorno , saltella un altro e ti trovi ad essere un buffone inadeguato. Tale e quale sono ...poi...aspetta...il problema arriva quando ti dicono che c'è qualcuno di grande che ti ama, uno grande grande, uno che non si vede in giro ma dicono che è dappertutto, uno con la barba lunga che devi mangiare. Se è per mangiare sono sempre ben disposto ( vi confido che la mia pancia è l'unica cosa adeguata che mi ritrovo...no...aspetta...insiema ad un'altra su cui è meglio soprassedere) dissi allora e mi presentai dal prete a mezzogiorno...ma la perpetua, la megera avvizzita, mi scacciò in malo modo. Avevo sbagliato ancora! sono proprio un tipo impossibile...in chiesa dovevo andare per mangiare e invece...mi ero presentato in canonica! Capite adesso da quanto tempo sono così errato, così malfatto? Vi rendete conto , almeno un briciolo, di quel che ho vissuto messo in questo modo impossibile? Così un giorno ho visto, in una vecchia libreria che frequentavo per sfuggire ai miei compagni di scuola assai adeguati, un libro con in copertina un tizio che portava sopra la testa una grossa fascina legata. Al che, capitando di sentirmi anch'io, di solito, una grossa cesta al posto della mia testa sbagliata, ho provato un'immediata simpatia per l'uomo vestito di una specie di saio color zafferano. Parlava di un tipo, 'sto libro, che si chiamava Sariputra e che , dopo aver sbattuto la zucca in ogni dove come capitava a me, aveva incontrato un saggio che chiamavano il Buddha e aveva deciso di seguirlo. Ora...trovate adeguato che uno come me, così malmesso, possa infatuarsi di una cosa simile? E' totalmente assurdo, perchè sono un essere profondamente sbagliato. Me misero ! Me infelice! Ma perchè poi le mie donne mi amano ? Le donne sono esseri meravigliosi...se non fossero così infernali alle volte. Questo tipo strano, questo Buddha, diceva a tutti quelli che avevano voglia di ascoltarlo che la prima verità, la prima eh ragazzi, non la seconda, è quella del dolore. Ora, immaginate un tipo come me, malmesso, infelice e inadeguato che si sente dire che quello che già immaginava e viveva era proprio la prima verità...e che dovevo fare?...immedesimatevi, se riuscite, un pò...che avreste fatto? Per farla breve, che per voi adeguati è sicuramente un supplizio ascoltare quelli come noi, adesso mi capita di scrivere di roba profonda, tipo spiritualià per capirci, roba da gente con la zucca in testa, su internettezz...intranitidez...insomma ci siamo capiti...e mi faccio chiamare proprio Sariputra. Come gioisco in modo inadeguato per questo. Come siete carini a leggere le mie baggianate totalmente sbagliate, insignificanti ! Quasi mi raddrizzo il berretto.
Maddalena:
Buffone di un Sari. Ho letto sai quello che hai scritto. Ma credi davvero che ci sia ancora qualcuno che ti crede? Non ti è rimasto un pò di amor proprio? Non cambi mai eh ?...Vieni qua...eri lassù ieri mi hanno detto...è vero? Lascia stare chi me lo ha detto...lo so e basta...cos'è ? Scappi ...ah!ah!...ti incuto timore eh?..Ma dai...vieni qua. Sempre con 'sta storia dello scrivere...se almeno ti pagassero. Cosa ci facevi anche ieri lassù?...Sempre con quella baita e il Cimon della Pala....Da quando hai letto la vita di Alfredo Paluselli ti credi un montanaro. Vieni qua e fammi leggere quel foglio che ti dò il voto. Non passi mai la sufficienza...sei troppo retorico, quasi pomposo...sembra una scrittura dell'ottocento. Faresti l'eremita eh ?...non ti crede nessuno...non sai stare senza le donne...vieni qua dai...ti sono mancata vero?...Cosa dici?...Sì è vero sono state vacanze meravigliose sotto le Pale di San Martino, anche se...ah!ah!ah!Eri un pò perso...non sei un montanaro...mi fai morire dal ridere. Dammi ' sto foglio...ecco...lo leggo a voce alta se no...muoio...ah!ah!ah!
Le montagne incantate se ne stanno a lato,
silenziose e immobili nella sera.
Un tortuoso viottolo sale tra i pini scuri
e costeggia un piccolo ruscello rumoroso.
Nessun suono nell'aria, se non una
leggera brezza che scuote le cime.
All'improvviso, dolcemente, viene.
Sei lì e nessun'altro ti cerca.
Una dolcezza sconfinata e una forza
senza fine, che è creazione,
si posa su di te e su tutte le cose.
Ma non è te, né le cose.
Gira attorno agli alberi, si tuffa
col vento nell'acqua, canta con gli uccelli
nascosti nelle ombre e poi se ne va,
ad inseguire la notte tra le vette.
E tu rimani fermo, con una tranquillità
senza tempo, eterna, e una pace che
non è di questo bosco.
in questa immensità c'è creazione,
c'è inizio e c'è morte.
ma non quella morte orribile
creata dal cervello.
Solo una morte che è un'eterna nascita.
Una foglia appassita che si posa sul muschio
e senza dolore aspetta i nuovi fiori di primavera.
Umh!...sai che ti dico?...Domenica torniamo lassù ? Io e te da soli ?...Ti va?...Dove scappi...ah!ah!...che scemo che sei!
-... ti ho visto sai... hai lavorato poco oggi, che c'è, non stai bene?
-... no, no... è che non riesco a concentrarmi... ho dei pensieri che mi girano in testa da un po' di giorni...
- Quelli bisogna lasciarli fuori dalla palestra, mio caro... o la tua bella tartaruga (muscoli addominali) metterà su pancia! Uhmm... a dir la verità non ti avevo mai visto così, problemi in azienda... o con la nuova... farfallina..?
- No, l'azienda è ok e... si chiama Vania e lo sai, almeno il nome... anche da lei nessun problema, patti chiari... vuoi davvero ascoltarmi, hai un po' di tempo?
- Beh... devo passare dal sarto... ma sì dai, una mezzora... andiamo al bar, quello delle statue è qui vicino, intanto racconta...
- Anch'io ho giusto quel tempo... beh, è cominciato dal concessionario...
- Ahhh... lo sapevo, lo sapevo... il macchinone non piace alla f.. Vania!
- ... magari puoi ascoltare un po'... senza tirare sempre in ballo la Vania... il Mercedes è ok, l'ho preso in due minuti, tanto lo paga la ditta... e non è quella l'auto per la Vania... non esageriamo, eh...
- Scusa, continua...
- Nel salone mi son sentito strano... mi pareva d'essere osservato... in un modo particolare, era come se qualcosa mi si appiccicasse addosso... ma c'erano solo dei clienti che si interessavano alle auto... quella sensazione strana mi è rimasta addosso ed è cresciuta...
- - ah... qualcosa di psicologico?
- Mah, forse di più... ma veniamo al dunque, qualche giorno dopo, la sera... son andato a salutare mia moglie... lo sa della Vania, certo non il nome e i particolari... ma anche con lei patti chiari, la famiglia non la sfascio... ma carta bianca, ognuno la sua libertà...
- Così si fa... grande! Come vorrei farlo anch'io con la mia... ma l'azienda è sua...
- ... così si faceva... mia moglie stava leggendo qualcosa al pc e nell'avvicinarmi per salutarla ho dato un'occhiata... non che mi interessi quello che fa, m'è venuto... stava leggendo su un forum, un post dal titolo... sono un essere inadeguato... per carità, libri e scrittori mi hanno sempre dato l'orticaria... un saluto e son scappato, la Vania mi aspettava... dovevamo andare alla festa del suo amico buddista... non mi dire niente, erano tre mesi che mi assillava... ogni tanto devo pur accontentarla, no..? Dimmi, mi ci vedi, io, in mezzo agli spiritisti newage...?
- ... per nulla... comunque è una religione, mi pare, non proprio new age. E allora?
- E allora dovrai aspettare... la mezzora è passata, entrambi abbiamo un appuntamento...
- Già, peccato... non abbiamo mai parlato così... tu dove vai, dalla f.. Vania!?
- ... no, dal concessionario, per la Mercedes...
- ... di già problemi?
- ... affatto, un gioiello... ma la cambio...
- ...ehh..? Con quale... non ce ne sono di migliori... BMW..?
- ... non la scelgo io...
- ... non la scegli tu..? E chi, tuo figlio?
- ... mia moglie...
- Maddalena..?
- Che altre mogli ho..? Ma adesso devo andare...
- Anch'io... ci rivediamo dopodomani in palestra e mi racconti il seguito, eh...
- Non ci vengo dopodomani...
- Perché non vieni?
- ... ho letto un libro...
- Tu hai letto un libro... ma se ti hanno sempre dato l'orticaria..!!
- Già... eppure l'ho letto, anche se non tutto... strano vero?
- ... ma che ti sta succedendo..!?
- ... è tardi, davvero... ti chiamo quando ho un po' di tempo, anzi facciamo così, ci troviamo qui quando esci dalla palestra, va bene?
- Ok allora, qui al bar delle statue, dopodomani... ciao e...
- E..?
- ... non morire, eh... sei l'unico vero amico che ho...
- Beh, potevi scegliere di meglio..!
- Anche tu, eh...
- È vero, chi si somiglia si piglia... ciao...
- Ciao...
..................................................................
Cordialmente
Jean
Ecco...ecco...lasciatemi raccontare ancora qualcosa di me e della vita inadeguata che meno. Lo so che per voi, così alti, forti, sicuri di voi e della vostra vita, che forse passate pure il tempo a forgiare il vostro corpo in palestre adeguate, è un fastidio ascoltarmi e leggermi. Ma abbiate pietà per un pò...solo per un pò... potreste scoprire cose interessanti. Potreste scorgere qualcosa che non avevate mai intravisto in voi. Succede così a volte. Non dovete temere la mia inadeguatezza. Non dovete sentirvi minacciati. Sono un essere inadeguato ma non pericoloso...almeno lo credo. Le mie donne mai, e vi dico proprio mai, si sentono minacciate in mia compagnia. Anzi...mi fanno i complimenti...dicono che solo io le so ascoltare. E' buffo vero? Non sono adeguato a nulla e mi trovano così adeguato per ascoltare...
Pensano forse che sono innocuo? No...non lo sono...ah, come le desidero. Ci credereste che, così malmesso, così inutile, così basso a volte...mi sento come...beh, un pò mi vergogno a confessarlo...una specie di conquistatore? Sù, dai...adesso non mettetevi a ridere. Abbiate un pò di pietà per me e per la mia vita infelice. Cos'altro mi resta se non fare il buffone con le donne? E come piaccio alle femmine ( perchè ho usato il termine femmine? Dio, come sono sbagliato...)...si piegano dal ridere. Io divento tutto rosso e mi vergogno...ma non posso farne a meno, è più forte di me e...vi rivelo una cosa, che resti tra di noi...ho scoperto che le donne amano gli uomini che arrossiscono e un pò si vergognano. Quante carezze ( Dio...perchè racconto queste cose?) ti fanno allora. E non solo carezze...poi vogliono scoprire se sei proprio inadeguato come dici...e poi ti fanno i complimenti! Come sono carine a farmi tanti complimenti, poi...Sono sempre tanto grato per la loro cortesia e gentilezza verso di me. Ma ...devo rivelarlo se no non posso andare avanti così...credono che io sia una specie di illuminato, un guru, qualcosa di simile, usano termini difficili...bodhisattva roba simile...entrato nella loro vita per salvarle. Da chi, dite? ...Ma dai loro uomini, non lo capite ancora? Sono così tenere...ma sono tanto infelici con i loro uomini adeguati. Si sentono ...come dire...sole, tanto sole...E poi vedono che anch'io sono tanto solo e...ci capiamo e...ci facciamo le carezze. Mi scompigliano sempre i capelli ( Mi dà anche un pò fastidio a volte, devo confessarvi ma...lo accetto, lo accetto perchè sono tanto grato per la loro compagnia). E sapete quali sono le più infelici? Quelle sposate con uomini ricchi, che hanno aziende importanti, che lavorano dodici ore al giorno (io, vi confesso, ma temo che l'avevate già intuito, non lavoro e così sono sempre disponibile per aiutarle, per alleviare la loro solitudine). Da un pò si sono messe a leggere anche quello che scrivo sul forum, dove recito la parte del buddhista, ma se dico che recito non mi credono, perchè mi vedono tanto dolce e spirituale e così diverso dagli altri uomini...così interessante e sensibile. Ma io resto inadeguato e glielo dico ma...niente...loro ne capiscono certamente più di me di quello che sono. E adesso leggeranno anche queste righe e poi...mi telefoneranno, lo so...e vorranno il solito appuntamento...per ridere insieme, dicono; non ridono mai con i loro uomini, solo con me, che sono così inadeguato, possono ridere di gusto. Siete stanchi di sentire queste buffonate? State lavorando seriamente? Non avete tempo, vero, per esseri così infelici, esseri così scarsi? Non mi assumereste mai, vero, così inadeguato nella vostra opulente fabbrica ? Provate fastidio a leggere queste cose? Lo so...lo so...perdonate il mio sfogo puerile. E' che sono totalmente inadeguato, lo capite questo? Come soffro per questa cosa...anche se...a volte...
....
Sari?...Dove sei?...Che fai , ti nascondi da me?...Per me hai sbagliato avatar, dovevi farti chiamare Krshna...perchè ridi? Sei come krshna bambino...sei un biricchino. Sei tanto biricchino, non è vero?...Rubi il burro e lo nascondi...e noi chi siamo? ...Cosa dici?...No, lo sai, lo sai chi siamo per te...non è vero? Siamo le tue gopi , le tue pastorelle che ti accudiscono...Io però sono un pò speciale...perchè ridi adesso? Non prendermi in giro, dai...sì che te lo dico chi sono per te...sono la tua Radha...vieni qua che ti accarezzo i capelli...sei un monello, un pò troppo cresciuto ma sempre un monello...il mio monello, non è vero?« Bambino o adolescente, Kṛṣṇa è sempre un ladro, perché è un ladro del cuore. Persino Rādhā, la pastorella che la tradizione considera la sua favorita, patisce frequentemente e potentemente la sua assenza. Molta della poesia dedicata a Kṛṣṇa è un lamento (viraha). Le donne che parlano in queste poesie esprimono desideri inappagati del cuore umano"Lo sai Sari che ti voglio bene?...Ecco adesso ridi...ma perchè fai sempre così?...Andiamo lassù ancora? Dai Sari...ti prego...devo sempre pregarti...andiamo domenica...io e te? Quel posto mi prende tutta. Mi sembra di lasciare la mia anima e di prenderne un'altra...un'anima da gopi...ah!ah!ah!..sotto quella montagna...con quel vento da Nord...a giocare insieme. Dai Sari...lo sai che mi piace!...le stravaganze del dio incarnano chiaramente l'idea induista che la vita stessa sia un prodotto del gioco divino (līlā). Abbandonarsi al gioco, ai giochi e alla consapevolezza che tutta la vita è un gioco significa esperire il mondo come è realmente...Non vuoi mai essere condizionato da niente e da nessuno. E' una cosa che apprezzo di te...no,dai, lo dico sinceramente, è una cosa positiva ma...devi un pò sentirti condizionato dal mio amore. Sono la tua Radha, no?...Non ridere come al solito...non sei solo al mondo. Anche Krshna senza le Gopi aveva paura e io lo so che tu ne hai tanta...non è vero forse?...No basta, piccolino, vieni qua dalla tua Radha...vieni che ti abbraccio...su, adesso smetti di tremare...cosa ti fa paura? I cattivoni adeguati ? Il mondo ti fa paura vero Sari?...Ci sono io, ci sono io qua a proteggerti...non devi aver paura di niente.Sari! Sari! Ho la macchina nuova...ti porto io lassù, vedi? E' una figata Sari...piccolina ma moooolto carina...ci andiamo Sari, ci andiamo?...Hai detto sì, ho visto il cenno del capo...hai detto sì...Le persone riflettono troppo su quello che devono fare e troppo poco su quello che devono essere(Maestro Eckhart)Vengo a prenderti io, verso le sei...troppo presto? No...vediamo sorgere il sole dietro il Cimon...il meteo dà bello per domenica...cosa ? Sei triste?...Lassù ti passa vedrai...te la faccio passare io la tristezza...vedrai che giochi facciamo insieme e poi...andiamo a mangiare alla malga Crel ...dove ci sono i cavalli liberi, ti ricordi quest'estate?...Allora, siamo d'accordo?...Sono così felice che andiamo....Riflette...Che sia che lo diciamo anche a lei ?...Va bè...se proprio ti fa piacere...sì , lo so che sta passando un brutto periodo...va bene, dai...ma lo faccio solo per te, ricordati...Sì, è bello tutti insieme a giocare. Ci vorrebbe una grande altalena ricoperta di fiori, come in quel quadro lì...Krshna e le sue gopi...La posizione della montagna ci insegna, letteralmente, come stare sui nostri due piedi...ci insegna a radicarci nella terra...I nostri corpi diventano un collegamento tra cielo e terra.(Carol Krucoff)
- Oh, sei arrivato... se sapevo che tardavi avrei fatto la doccia con più calma...- Scusami davvero, ho avuto dei contrattempi. Prendiamo qualcosa... soliti tramezzini e birra, ti va?- Già ordinati, ho detto di portarli al tuo arrivo, eccoli infatti... (grazie, cameriere). Gianni, stavolta non mi scappi, devi raccontarmela tutta..!- ... io posso raccontarla... ma tu potrai capirla..?- Che parlare è questo, mi stai dando dello scemo?- Per niente... ma quello che ti dirò è... un po' strano, diverso dai nostri usuali argomenti, dove eravamo rimasti..?- Che sei andato con...Vania dal suo amico buddista... e che hai letto un po' di un libro... - Vero per il libro... ma dall'amico di Vania...- ... stavolta io sto ascoltando ... sei tu che t'interrompi... - Già, hai ragione... sai, ogni volta che ci penso mi sembra diversa da come la ricordavo... quasi mi pare che non siano davvero miei ricordi... è come se li stessi leggendo, le parole stesse... mi pare che provengano da qualche parte, che non siano le mie parole...- ... mi sa che quel pezzo di libro che hai letto ti ha infettato... forse vengono da lì le parole... comunque, cosa t'è accaduto?- I fatti, dunque... visto che ti accontenti, eccoli... son passato a prendere la Vania... beh, una piccola descrizione devo proprio farla... hai presente gli Hippy di una volta? Ecco, era vestita a quel modo... e visto che ha vent'anni meno di me e ben sai come mi vesto... quando l'ho vista... beh, mi è venuta l'immagine del papà che porta la figlia al concerto... ed è successa una cosa strana...- ... una cosa strana... che sarebbe, su...- ... il forum che stava leggendo Maddalena... avevo appena dato un'occhiata al titolo per dimenticarlo subito dopo... ed ecco che mi appare nella mente, quasi a commento della sensazione che provavo... sono un essere inadeguato... capisci quel che intendo?- mhmm... beh, se eri vestito da Hippy anche tu... o lei come si deve...- ... e magari avessi trent'anni e non cinquanta...- Non li dimostri, dieci di meno garantiti!! - ... ma li ho... comunque non era una questione di età quanto di... come potrei dire, collocazione... capisci?- Non chiedermelo sempre per favore... tu capisci che ti capisco?- ... scusa... Beh, si sale in auto e sai, la Vania è affettuosa, sempre a giocare con i miei capelli, a dirmi che mi vuole bene... a chiedermi di andare domani là e poi in un altro posto... al mare, in montagna... che gli interessa delle filosofie, del buddismo ad una come lei che par nata per godersi la vita e volar come una farfalla?- Uno si interessa a quello che è distante da lui, dai suoi interessi... può essere, no?- ... come te... e me..?- Eh no, noi no... noi presidiamo il territorio, come si dice... consolidiamo i risultati dei nostri sforzi..!! - È in questo modo, allora, che ci godiamo la vita?- Esattamente... su, avanti... che il tempo passa... stasera cena sulla terrazza di Natale!! ... ma insomma, che nome... e poi è appena maggio... ah, ah... - È appena maggio, già... insomma man mano guidando mi stavo rilassando, la sensazione di inadeguatezza evaporava e sentivo di essere al posto giusto, il mio... con la mia compagna... bella, giovane e affettuosa... e mi arriva una telefonata... rallento e vedo che è mia moglie...- Maddalena?- Che altre mogli ho..? Chissà perché me lo domandi ogni volta... non mi chiama mai, rallento ancora di più pensando sia accaduto qualcosa... e rispondo...- E dunque?- Mi ha chiesto un favore... è influenzata e deve star a casa, così mi ha domandato se potevo, all'occasione, passare in una libreria a ritirare un libro che ha ordinato... se c'è qualcosa che non mi sarei mai aspettato è questa....- ... mah, non mi pare niente di speciale... - Appunto, del tutto normale... una normalità che non esisteva più da anni tra noi riaffiora improvvisamente... mentre Vania mi sta accarezzando... ancora ritorna quella sensazione di essere inadeguato, fuor di posto... l'ho ascoltata, ho risposto che lo potevo fare, giusto quel giorno... il navigatore mi indicava una piccola deviazione di lì a breve, questione di poco tempo. Le ho domandato come le sia venuto in mente di chiamarmi... ha diverse amiche che l'avrebbero fatto ancor prima di me...- ... e che ti ha risposto?- Che pensava, appunto, di aver fatto il numero di una sua amica... e invece aveva fatto il mio... ci credi?- ...beh, sì... Maddalena non è capace di mentire, la conosco bene, sai... - ...io sì invece ne sono capace... e a che livelli... anche tu eh! Sì che ci credo anch'io... e pur sentendo la mia voce... sarà che aveva un po' di febbre... l'ha chiesto a me... e...- ...e?- Ci ha salvato la vita...- Vi ha salvato la vità? Ma che dici!?- Ho rallentato per rispondere e un'auto ci ha sorpassato... ed esattamente un minuto prima, il tempo perso a causa della telefonata... davanti a noi è accaduto un incidente terribile... un camion ha centrato in pieno, lateralmente, quell'auto che mi ha preceduto, di quel minuto...- ... ma... accidenti, davvero..? Scusa, certo che sì... adesso capisco perché sei così strano... ma la tua auto ha dieci airbag e una lamiera super... non credo che saresti morto... però feriti credo di sì...- Ti sbagli... saremmo sicuramente morti...- Come mai ne sei così certo?- ... non era la mia auto... non volevo mostrarla all'amico buddista, eravamo nell'auto di Vania... piccolina ma moooolto carina... come dice lei...- ... accidenti!!! Che c... !!!- ... non è stato solo quello... mi sono fermato, scioccato... mi sono visto dentro quell'auto accartocciata e istintivamente son andato per dar una mano, far qualcosa... c'erano già molte persone, curiosi... il conducente era stato estratto e messo per terra, l'ambulanza era appena arrivata e un carabiniere teneva in pugno la situazione, gridava: "... non lo toccate, allontanatevi, nessuno lo tocchi!..."...- Era ancora vivo? Si è salvato..?- ... sì, era vivo e dopo abbiamo saputo che si è salvato... l'ho guardato bene, prima che fosse portato dentro l'ambulanza... non l'avevo mai visto prima... ma ti giuro che mi pareva di conoscerlo... siamo rimasti là, ad aspettare... sembrava che il mondo si fosse fermato, Vania pregava per lui... e io... piangevo...- ... la tensione, capisco...- ... no, piangevo per lui, non volevo che morisse, non fosse stato per la telefonata sarebbe accaduto a noi... ti giuro, mi pareva che tutto fosse in quel modo perché il destino voleva mostrarmi qualcosa... - ... non ho parole... amico mio...- ... io non le ho da allora, ed era solo qualche giorno fa... non le ho più ritrovate, le parole... e la mia vita di prima... - Ah, sì... ci vuol tempo, eh... - ... vedremo... - E dopo, che avete fatto?- ... siamo andati a prendere il libro...- E dall'amico di Vania, il buddista, ci siete andati?- No... siamo andati in un giardino pubblico... e sotto un lampione ci siamo messi a sfogliare il libro... poi Vania mi ha abbracciato e si è addormentata sul mio petto... siamo rimasti ore così... mi pareva d'essere appena nato ed ero l'uomo più felice del mondo... la morte ci aveva risparmiato... e la vita, non l'ho mai sentita così bella...- ... accidenti, Gianni... che storia...- Già, una storia... forse.................................................................................
Cordialmente Jean
DUE DONNE ovvero le Gopi
-Maddi, sono contenta che sei venuta anche tu quassù. Avevo voglia di venire da sola con Sari, ma...adesso sono contenta che ci sei anche tu-
-Sari sta dormendo...è tanto stanco...che sia malato?-
-Si stanca facilmente...-
-Sei arrivata così presto che non mi sono nemmeno potuta pettinare decentemente...guarda che capelli!...-
-Ma se sei carinissima...-
-Sì...vent'anni fa...-
-Maddiiiiii!Guardaaa! lassù sul quel pino...uno scoiattolo!-
-Non vedo niente...dove?-
-Là...è fichissimo...mi sembra tutto nero...-
-Io vedo solo tante belle nuvole, mi sa che viene a piovere...-
-Al pomeriggio piove sempre quassù...mi piace ascoltare il suono della pioggia sugli aghi dei pini...tutta rannicchiata e in silenzio-
-io invece penso subito ai reumatismi...-
-Uffa...rovini sempre tutta la poesia...-
SILENZIO...
-Maddi?-
-Cosa c'è?-
-Io amo Sari e anche tu ami Sari...questo vuol dire che noi due ci amiamo?-
-Cosa ti salta in testa?-
-Non mi vuoi un pò di bene?...-
-Stai zitta scemetta...-
-Allora mi odi?-
-Non ti odio...potrei essere tua mamma!-
-No...la mia sorella maggiore...vuoi essere la mia sorella maggiore Maddi?-
-Ne ho già una e ci ho pure litigato per l'eredità...-
-Ma io sono la tua sorellina piccola...non vuoi bene alla tua sorellina piccola?-
-Che cretina...stai buona che svegli Sari...lascialo riposare...
A un tratto, col fragor d'arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rinfranto
e poi vanì ( G.Pascoli)
-Maddiii! Il tuono! ho paura del tuono...posso rannicchiarmi vicino a te?-
-Vieni bambinetta...che scene che fai...-
-Maddi...posso tenerti la mano?-
-Va bene...tienimi la mano...-
-Adesso metto le nostre mani sul mio cuore...così siamo sorelle per sempre...per sempre Maddi...perchè piangi adesso?
-Non lo so Vania...forse perchè sono felice...sono felice quessù con Sari e...anche con te...-
-Allora vuol dire che mi vuoi bene...-
-Ma sì scema che te ne voglio...-
-E' il nostro rifugio questo vero Maddi?-
-Sì...è meraviglioso quassù...-
-E' la nostra foresta Vrindavana...non ridere...ho detto a Sari che noi siamo come le sue gopi...-
-Che fantasie che hai...si vede che sei giovane...giovane e che spreca la sua vita con un uomo trent'anni più vecchio...-
-Non è cattivo...è anche un bell'uomo in fondo, pieno di soldi...non guardarmi così Maddi...ma non è per questo è che...mi fa un pò pena, ha tanti amici e si trova sempre nei bar, di qua e di là ma...io lo vedo tanto solo...Sari direbbe,,,come è saggio Sari...che il suo essere adeguato al mondo è come una gabbia...e ha ragione , è così...è un uomo in gabbia-
-Lascialo...-
-Me lo chiedi o me lo ordini?-
-E' un consiglio...non fare l'errore che ho fatto io una volta...-
-Se mi dici che mi vuoi bene ...lo faccio...lo lascio...-
-Sei impossibile...-
-Siiiiiiiiiiiiii...adesso sveglio Sari...ascolta Maddi cosa gli canto adesso...siamo le sue gopi no?...
VANIA CANTA IL CANTO DELLE GOPI
O Krshna, quando ritorni dai pascoli con le tue mandrie e noi c'incantiamo nel contemplare il Tuo volto dal dolce sorriso, circondato da riccioli incantevoli e velato dalla fine polvere sollevata dagli zoccoli delle mucche, il nostro desiderio di godere della Tua compagnia si fa ancora più intenso. O Krshna, amante supremo, Tu dai sempre rifugio alle anime sottomesse e soddisfi i desideri di tutti gli esseri; e a chiunque adori i Tuoi piedi di loto, prodighi senz'altro le Tue benedizioni. Per favore , non essere adirato con noi, ma posa i Tuoi piedi di loto sui nostri petti e allevia così il peso del dolore che ora ci opprime.
-Maddiiii...Sari si sta svegliando...vieni...
Caro Krshna, vogliamo i Tuoi baci, che tu offri persino al Tuo flauto, la cui melodia incanta il mondo intero e i nostri cuori.
Oh! Ritorna, per favore, e baciaci con le tue labbra di nettare.
-Sei sveglio Sari?...Dammi un bacio, un bacino solo...Maddii, vieni anche tu a baciare Sari...
Ora, anche ora, piccola mi rechi caprifogli
ed hai persino i seni profumati.
Mentre il vento triste galoppa uccidendo farfalle
io ti amo, e la mia gioia morde la tua bocca di susina
(P.Neruda)
Maddiii! Sarii... pioveeee...corriamo dentro...che giornata meravigliosa...insieme...stiamo sempre insieme... volete?
Perdonatemi l'ardire...vi prego, ascoltatemi solo una volta. Lo so che sono fastidioso come una mosca che vi ronza attorno d'estate. Ma...volevo solo chiedervi una cosa, a voi, che siete esseri adeguati per rispondermi. Non so se l'argomento vi interessa ma è che...beh! Voi sapete che le mie donne mi adorano. Non faccio nulla per meritarlo, ma succede così e ...meno faccio , più mi adorano. Ora , da un pò di giorni, una di loro mi ha regalato un libro e...mi ha fatto venire un dubbio, un grande interrogativo. Se potete seguirmi un solo istante, giusto per chiederlo a voi, che siete uomini di mondo, adeguati, sicuri. L'interrogativo che mi assilla ...è un interrogativo strano...ma è proprio quello che mi succede con le mie donne...è...può esistere un amore puro?...Io sono totalmente inadeguato per rispondere...ma mi sembra che non possa essere così... perchè vi confesso che quando sto con loro...ma veramente, da inadeguato come sono, non capisco...sembra che succeda proprio così.
E allora vi leggo questo brano che ho trovato in quel libro che mi ha regalato la più giovane di loro...come è fresca la gioventù e pieni di dolci sogni...ecco...
Senza amore non può esserci vita. Ecco un piccolo esempio che spiega ciò. Una madre aveva un figlio di vent'anni che, un certo giorno, morì. La madre piangeva sul corpo del figlio: "O figlio! Io sono stata in grado di vivere fintantochè tu eri in vita. Come posso vivere ora?" Questo tipo di dolore è il risultato dell'attaccamento che la madre aveva sviluppato verso la forma fisica del figlio. Questo non è vero amore. Ciò che è importante è l'amore , ma non l'amore per la forma fisica. Solo coloro che sono in grado di amare per amore dell'amore possono ottenere il vero amore. Chi ama il corpo fisico può farlo fintantochè il corpo è presente; in seguito, l'amore viene meno. Perciò amate per amore dell'amore. Tale amore è vita e quella vita è Dio.
Poi quell'ingenua giovinetta ha vergato a matita: amare Krshna come lo amano le gopi, amarlo per amore dell'amore. Amare Sari e Maddi come fossero Krsna. Che gioia in questo amore puro.
Ora...questo mi scombussola tutto...come si può amare per amore dell'amore? Io non comprendo queste cose filosofiche, spirituali e...chi accidenti è 'sto Kshna? No...capitemi bene...io so chi è Krshna ma...non è reale...sono cose di libri di poesia indiani. Però le cose che scrivono...paiono avere un senso.Mi sembra di poter veramente amare solo per amore dell'amore. Che sia per via del problema che mi porto dietro? Perchè sono un essere inadeguato?
Citazione di: Sariputra il 12 Maggio 2016, 14:28:52 PM
Perdonatemi l'ardire...vi prego, ascoltatemi solo una volta. Lo so che sono fastidioso come una mosca che vi ronza attorno d'estate. Ma...volevo solo chiedervi una cosa, a voi, che siete esseri adeguati per rispondermi. Non so se l'argomento vi interessa ma è che...beh! Voi sapete che le mie donne mi adorano. Non faccio nulla per meritarlo, ma succede così e ...meno faccio , più mi adorano. Ora , da un pò di giorni, una di loro mi ha regalato un libro e...mi ha fatto venire un dubbio, un grande interrogativo. Se potete seguirmi un solo istante, giusto per chiederlo a voi, che siete uomini di mondo, adeguati, sicuri. L'interrogativo che mi assilla ...è un interrogativo strano...ma è proprio quello che mi succede con le mie donne...è...può esistere un amore puro?...Io sono totalmente inadeguato per rispondere...ma mi sembra che non possa essere così... perchè vi confesso che quando sto con loro...ma veramente, da inadeguato come sono, non capisco...sembra che succeda proprio così.
E allora vi leggo questo brano che ho trovato in quel libro che mi ha regalato la più giovane di loro...come è fresca la gioventù e pieni di dolci sogni...ecco...
Senza amore non può esserci vita. Ecco un piccolo esempio che spiega ciò. Una madre aveva un figlio di vent'anni che, un certo giorno, morì. La madre piangeva sul corpo del figlio: "O figlio! Io sono stata in grado di vivere fintantochè tu eri in vita. Come posso vivere ora?" Questo tipo di dolore è il risultato dell'attaccamento che la madre aveva sviluppato verso la forma fisica del figlio. Questo non è vero amore. Ciò che è importante è l'amore , ma non l'amore per la forma fisica. Solo coloro che sono in grado di amare per amore dell'amore possono ottenere il vero amore. Chi ama il corpo fisico può farlo fintantochè il corpo è presente; in seguito, l'amore viene meno. Perciò amate per amore dell'amore. Tale amore è vita e quella vita è Dio.
Poi quell'ingenua giovinetta ha vergato a matita: amare Krshna come lo amano le gopi, amarlo per amore dell'amore. Amare Sari e Maddi come fossero Krsna. Che gioia in questo amore puro.
Ora...questo mi scombussola tutto...come si può amare per amore dell'amore? Io non comprendo queste cose filosofiche, spirituali e...chi accidenti è 'sto Kshna? No...capitemi bene...io so chi è Krshna ma...non è reale...sono cose di libri di poesia indiani. Però le cose che scrivono...paiono avere un senso.Mi sembra di poter veramente amare solo per amore dell'amore. Che sia per via del problema che mi porto dietro? Perchè sono un essere inadeguato?
"perciò amate per amore dell'amore"
"come si può amare per amore dell'amore?"
Penso che in queste frasi ci sia l'essenza della spiritualità
essendo Dio Stesso l'essenza del l'Amore stesso, amare Dio dovrebbe significare amare l'Amore nella sua essenza, che sarebbe poi l'Essenza stessa della nostra essenza
"Il Signore vidi io con l'occhio del cuore
io chiesi << chi sei tu>>
egli disse <<TU>>
O Essenza dell'essenza della mia esistenza..
o Tutto del mio tutto!"
Al-Hallaj
Signori...ascoltate...se vi ronzo fastidiosamente attorno non è per confondere le vostre riflessioni. Non voglio crearvi disagi. So bene quanto siete impegnati e quanto poco tempo avete per le mie stupidaggini e le mie fantasie. ..ma è come un bisogno, una necessità di conforto. Un essere inadeguato cerca sempre l'approvazione, la rassicurazione degli uomini di mondo. E quanto gioisce quando, distrattamente, volgono per un attimo il loro sguardo sulle sue buffonate, sulle sue smorfie...Oggi , questa mattina, sono solo perchè le mie donne si sono date appuntamento per cercarmi un regalo, dicono, per allietarmi e tirarmi un pò su il morale...il mio compleanno è lontano...non voglio nemmeno pensarci...non capisco il senso di donarmi qualcosa. Così devo bermi il caffè da solo. Ogni mattina loro passano per bere il caffè insieme. Dicono che lo so fare in maniera divina. Non capisco cosa ci trovino di magico, sono così inadeguato che uso ancora una vecchia moka napoletana, credo si chiami...forse la conoscete...è quella cosa che, quando l'acqua bolle...devi capovolgere!! E devi pure stare attento a non scottarti. Ho fatto una certa pratica con questo strumento di piacere e, con un gesto che mi viene ormai naturale, il caffè gorgoglia e un soave profumo riempie l'aria. Come è inebriante l'aroma del caffè al mattino presto, quando il mondo degli esseri adeguati ancora riposa e la terra sembra un luogo vivibile...
Perchè vi parlo di questa inezia, di questa buffa moka? Ecco...mi ha fatto riflettere, mi ha...fatto capovolgere il senso delle cose! E ho iniziato a pensare che...ma devo raccontarvi tutto perchè possiate capire, per non prendermi per il solito pedante buffone. Ora...voi forse non sapete che passo molto tempo a cercar di imboccare vecchi che non ci stanno più con le rotelle, ricoverati in quegli edifici orribili, con quelle luci artificiali, asettiche...una pena mi fanno e pure tanta paura...alcuni sono anche cattivi e ti prendono a male parole...alcuni arrivano a sputarti in faccia. Non apprezzo molto questa cosa e vi confesso...lo so che non dovrei dirlo...che mi vien da vomitare. Vorrei vedere voi , così forti e sicuri, a imboccare questi malati, sareste sicuramente in grado di farlo meglio del povero Sari...sì...non spazientitevi, ora vi racconto...C'è una donna che assiste la madre e con la quale scambio qualche convenevole,qualche cortesia, una battuta per sollevare la pesantezza del luogo. Ha degli occhi molto stanchi e tristi e...non si dovrebbe dire di una signora ancora piacente...molte rughe, una ragnatela sottile, una mappa degli anni vissuti. Trovo sempre affascinanti i volti dipinti dalle rughe; mi sembrano così reali, lontani dalle illusioni. Questa donna...si è trasformata in madre e la madre...si è trasformata in figlia! Lei vezzeggia la vecchia ammalata, completamente andata, perduta...la chiama per nome, le dà i bacini, la chiama "La mia bambina"...le dice di non aver paura che la sua mamma è lì con lei...e io rimango sconcertato... affascinato da questa cosa strana, da questa dolcezza capovolta. E la figlia che adesso è madre mi sorride e mi dice che le viene proprio naturale , d'istinto, che non ci ha mai pensato...è venuto da sé. Per questo vi parlo di moke capovolte e di esseri inadeguati che sono amati e...di esseri adeguati che sono odiati, ma...era forse adeguato quel nazareno che hanno appeso ad una croce?...Non so...spero che le mie giovani donne non spendano troppi soldi per farmi il regalino. Preferirei che passassero a salutarmi, a raccontarmi i loro sogni come fanno sempre. Ho bisogno di bere la loro giovinezza, la loro tenerezza...
Ho raccontato anche a loro questa piccola storia e la più giovane...non smetterò mai di cantare la bellezza della gioventù...con candore ultraterreno mi ha spiegato l'arcano: " Sari, ingenuo e meraviglioso Sari...il Signore Krshna, per poter essere amato, si fa figlio pur essendo padre, si fa misero pur essendo ricco, si fa padre pur essendo figlio..."
Al che, vedendo il mio sguardo inebetito e inadeguato, mi ha messo in mano quel libro che mi ha regalato e, ridendo come solo lei sa fare...come amo quel ridere che sa di primavera...mi ha ordinato ( e io obbedisco sempre agli ordini delle mie donne...): "Ecco qua...studia!".
Anche Maddalena rideva mentre si gustava il caffè napoletano e, per un attimo,,,quasi mi vergogno a dirlo...ero felice!
- Gianni... bentornato nel nostro bar... non ti si vede più in palestra e neppure rispondi al telefono... ma son passate due settimane dall'incidente... le cose son andate così, si va avanti... che hai fatto in questo tempo?- ... scusami, problemi in azienda e... bisogno di riflettere... - Che problemi hai in ditta?- ... beh, riguarda il personale... ho assunto un nuovo impiegato ma i suoi colleghi d'ufficio non sembrano, anzi... son proprio scontenti della mia scelta...- Strano, tu c'azzecchi sempre con i collaboratori... e riesci a pagarli anche meno di quel che valgono! Dove l'hai trovato, agenzia?- ... no... ospedale...- ... ospedale? Un amministrativo che cercava un nuovo lavoro? - no, non ce l'aveva proprio un lavoro... gliel'ho offerto io...- ma... mi spieghi?- ... ci provo ma è un po' difficile... sai bene che guardo alla sostanza: titoli, competenze, esperienze, obiettivi... beh, è andata in tutt'altro modo... c'era questa persona... che accudiva degli anziani... non autosufficienti, neppure per mangiare... lo guardavo e mi è venuto da chiedermi se avrei potuto fare quello che stava facendo... assolutamente no, mi dispiace... ma nel caso posso pagare chi lo faccia al mio posto... ognuno ha i suoi limiti, no?- eh sì, d'accordo... - d'accordo, certo... e un'altra volta è ritornata quella sensazione... d'inadeguatezza. Mi son subito risposto che le mie qualità son altre, in altri campi... ad esempio so capire, quasi al volo, chi sia adatto per un certo lavoro ... - ... Gianni... ne hai sistemati un bel po', e allora?- e allora ascolto questa persona rispondere a un'altra di non avercelo un lavoro e di sperare, son tempi difficili, che altro... - ... non mi dire... gli hai offerto un lavoro, così, senza screening...?- già... adesso tu rispondi a me, se cercassi una persona di cui fidarti, cosa guarderesti, il curriculum... se te lo manda chi sappiamo... insomma, cosa?- ... ma, le competenze... e beh, anche l'aspetto... insomma, un badante che cavolo può saper fare oltre a quello... è lui stavolta ad essere inadeguato... ognuno ha i suoi limiti, l'hai detto tu no?- sì, l'ho detto... e non l'avrei non dico assunto... ma neppur parlato assieme... se non fosse...- ... non fosse cosa..?- ... che la persona cui diceva d'esser senza lavoro era Maddi...- ... Maddalena, tua moglie?- che altre mogli ho..? Ero andato all'ospedale... per sapere delle condizioni dell'uomo dell'incidente... e fatalità là incontro mia moglie, pare buona amica di quest'altra persona, il badante... tu sai cosa vuol dire karma..?-... beh, solo che i conti van pareggiati, le azioni neutralizzate con altre azioni... poi ci son di mezzo le reincarnazioni...- quelle non mi interessano... ma mia moglie, involontariamente o meno... ha salvato la vita mia e di Vania... ho un nuovo capo magazziniere, adesso...- ... ma, purtroppo per te, ti sei accorto che non funziona... eh, la riconoscenza ha un prezzo, che ci vuoi fare...- ... oh, no, tutt'altro... ci sa fare davvero bene, ha una pazienza a prova di bomba... non molla sin che non è tutto a posto..!- ...ma hai detto che ti crea problemi con gli altri dell'ufficio... - ... già, ma non per il lavoro... diciamo per... l'hobby che ha... un po' eccentrico, ahimè...- ... quale hobby?- elastico... e mosche... un colpo, un morto... il suo motto..- ammazza le mosche con l'elastico in ufficio... come i bambini?!!- ... no, le mosche le ammazzava prima... adesso le disegna su dei foglietti che appende e posa qui e la... dice che non è ancora il tempo di smettere... ma i colleghi non lo sopportano... e si chiedono come abbia fatto ad avere una raccomandazione più alta della loro, capisci, no..?- ... certo che capisco... come pensi di risolvere la cosa?- ... risolvere? A dir il vero mi torna davvero comodo... tutti pensano che sia intoccabile... e ho messo in giro la voce che potrebbe presto diventar capo del personale... il rendimento è aumentato neanche facessero gli straordinari... e poi, quando lo vedo col suo elastico... e i suoi colleghi che sobbalzano... scusami, ma mi vien da ridere che non riesco quasi a trattenermi... comunque se esagera gli mando la Roberta... al vederla, chissà perché, smette subito... oh, devo andare adesso, ci sentiamo...- ... e in palestra... non ci torni? - eh, no per il momento... lì sì che ero adeguato... e come vedi sto camminando sulla cattiva strada... o no..?- ... take a walk of the wild side... quand'eravamo giovani...-... ehi, io preferivo quella di De Andrè, come cattiva strada...cordialmenteJean
Sari?...Ci sei ?...Sei qui ? Ah, eccoti finalmente...potevi anche rispondermi no?...Sempre a leggere e scrivere...ti fa male. Vieni al mercato con me? Ho dato appuntamento a Maddi per le dieci davanti alla fontana. Cosa dici? Minaccia di piovere...sì, ma se fai così non esci mai. Ho sentito che Maddi ti ha trovato un lavoro da...è per questo che sei triste? Non ti va vero?...Lo so che non ti va, lo capisco benissimo. Ma Maddi lo ha fatto per te...dici sempre che sei inadeguato, che sei senza soldi, che non ti piace dipendere dal nostro aiuto...io però lo faccio volentieri...se ti serve qualcosa non hai che da chiedere, lo sai vero? I soldi non sono un problema, l'importante è che tu sia felice. Ti voglio vedere felice...come i giorni meravigliosi passati nella foresta...non ridere adesso...tu sei come un tenero passerotto...se ti mettiamo in una gabbia...muori, me lo sento, lo sento veramente e...se tu muori...muoio anch'io. Vuoi vedermi morta? La tua Radha che giace senza vita?...A proposito...continuiamo il ritratto? Daiiii...anche se non ne hai voglia...poi ti viene. Tira fuori la tela dai, io intanto mi spoglio.
Il silenzio della solitudine mette a nudo il loro essere, ed essi vorrebbero fuggirlo (K.Gibran)
Lo sai che non mi vergogno a spogliarmi nuda davanti a te , vero Sari? E' una cosa strana ma mi sento come quand'ero piccola e la mamma e il papi mi lavavano nella vasca ed ero così felice...
Dici che sono bella ? ...Più bella di Maddi? Maddi è bellissima, è strafiga...Ops, scusa...lo so che non vuoi che parli così. Sei così...antiquato! Insopportabile! Adesso tutti parlano così...a parte te che sei...ottocentesco, ah!ah!ah!...adesso ridi anche tu eh? Cosa si può pretendere da uno che legge Jane Austin? Un maschio...ma non so se sei proprio un maschio...uh!che faccia che fai...che legge Jane Austin!...La più grande scrittrice mai esistita dici? Boh...Posso chiederti ...volevo chiedertelo già la volta scorsa...perchè metti così tanti elastici per tenere quelle tele arrotolate? Non le puoi lasciare sul telaio così che si possano vedere quando si ha voglia?
Sono tantissime tele , che tieni arrotolate, e con tutti quegli elastici...va bene in questa posizione? Faccio l'espressione languida? Ah!ah!ah!Sono bruttissima...guarda sono quasi senza seno...una Radha senza seno...che schifooo! Ma che ora è? Sbrigati che Maddi ci aspetta...Hai finito il ritratto di Maddi? Sì ? Me lo fai vedere dopo? Qual'è?...Daiiii, dimmelo. Guarda che ti prendo a colpi d'elastico.
Perchè adesso ti sei fermato e mi guardi così?...Sari? Perchè non mi dici niente?
Non c'era bisogno di sguardi, di parole, di gesti, di contatti: solamente il puro stare insieme (Goethe)
Che meraviglioso silenzio Sari! Stiamo così in eterno? Io nuda e tu che mi guardi e mi dipingi...
SILENZIO DI RADHA
Ascolta...inizia a piovere. Come si sentono le gocce che cadono sul tetto del tuo laboratorio, quasi si possono contare...
Pensi che quando uno è morto e sepolto...sente le gocce cadere sulla lapide? Mi dispiacerebbe non sentirle più. Sai che penso? Che prima del mondo ci fosse solo una grande pioggia, una pioggia eterna, infinita. Non è un pensiero fichissimo Sari? E' così bella la pioggia che lava tutte le cose...
Brrrrr!....Ho un pò di freddo Sari. Posso rivestirmi? ...Non guardarmi mentre mi vesto. Mi metto il vestito che aveva lasciato qua Maddi...che figo...wow. Sembro un pò Maddi?
Posso guardare il mio ritratto?...Uhmmmm...sì, sono io, anche il seno piccolo mi hai fatto, testina! Ma perchè hai fatto quel cielo così minaccioso?...E quei segni neri cosa sono? Sembrano corvi...
L'anima tua l'ha chiuso nel mio cuore
e ne sono rinato
E solitudine che fa spavento
offri il miracolo di giorni liberi.
redimi dall'età, piccola generosa.
(Ungaretti)
Corri Sari, che siamo in ritardissimo! Maddi sarà furiosa....
- ... se la montagna non va a Maometto... eccomi qua, son venuto io nella tua azienda... l'unico posto dove si può sperare di trovarti, visto che non frequenti più gli amici, la palestra... alle feste non si parla che di te... sapessi cosa si dice... vuoi saperlo?
-... accidenti...!!! Ora ricordo!
- Cosa ricordi, Gianni... che avevi un amico..?
- ... il sogno di questa notte... perbacco, adesso lo vedo come vedessi un film.. avevi pronunciato esattamente queste parole!
- come no... magari ti ricordi anche che ti avevo dato dello st... , vero?
- quello non lo ricordo... mi sa che me lo dici adesso, nel sogno mi informavi di quello che si dice di me nel nostro ambiente...
- ... dai, sentiamo, prova a dirlo...
- ... nuova compagna, problemi di salute, economici... e crisi religiosa...
- ... perbacco... proprio quello che stavo per dirti... come hai fatto, solo immaginazione?
- Te l'ho detto, l'ho visto nel sogno... e commentavo che sensualità, salute, soldi e spirito sono le quattro magiche "esse", poi chiedevo cosa tu avessi detto di me, il mio miglior amico...
- ... credimi, nulla... appena qualcosa...
- ... e rispondevi proprio con queste parole...
- ... mmh... adesso sono io a non credere a te... che sia stato un sogno... mi sa che un po' ci stai giocando visto che hai azzeccato le prime mosse, vero?
- ... ma come replicavo nel sogno replicherei ora... nutro fiducia che "appena qualcosa" non sia tutta la cosa, confidando nel tuo senso della privacy...
- Puoi contare su di me, Gianni... sono sempre stato dalla tua parte, anche l'ultima volta, davvero difficile, ci ho rimesso un bel pò...
- ... già, l'informazione non era giusta... ma ti sei ripreso, anzi, di più, eh... quella fu anche l'ultima volta che venisti qui, se ben ricordo...
- Esatto, ma è acqua passata... bella la stampa alle tue spalle...
- Modigliani... che strano, nel sogno era Van Gogh...
- ... attento ai sogni, Gianni... ritorna nella terra... e magari in palestra, così riprendiamo a frequentare i nostri bei posti... suppongo che neppure sai che hanno cambiato il gestore del nostro bar... un tipo strano...
- ...non lo sapevo... ha fatto dei cambiamenti... le statue..?
- ... ci sono ancora, anzi, son aumentate di numero e oltre quelle del Buddha ne ha portate di induiste: Siva, Ganesa... ma il pezzo forte, per modo di dire... è la composizione...
- Cioè..?
- ... cioè chi non viene non lo sa...
- ... ricattino..?
- ... oh, no... visto che sogni le cose...
- ... hai ragione, ritornerò presto... una piccola anticipazione..?
- ... mmh, che succedeva poi nel tuo sogno?
- ... il nuovo capo magazziniere, quello dell'elastico... era anche un bravo pittore e c'era una storia su un quadro falso che era un po' vero... ma lasciamo perdere, fantasie inconsce...
- ... è interessante quell'uomo, devo ammettere... volevo giusto chiederti come procede...
- Era...
- ...?
- ... non lavora più qui... c'ha provato per un po' e mi dispiace d'averlo perso... non solo per il rendimento... pian piano stava facendosi benvolere da tutti.
- ... ah, forse troppo impegnativo per lui... com'è andata?
- ... un giorno viene mia moglie...
- La Maddi?
- Che altre mogli ho... accidenti, me lo chiedi ogni volta ... e lo vede così indaffarato... insomma, non ha proprio un gran fisico e sai, non c'è un orario... fatto sta che la Maddi se l'è portato via... e mi pare d'averlo visto sollevato... forse aveva accettato per l'amicizia con lei.
- Capisco...
- Va beh... non si può avere tutto... il capo magazziniere che ti aumenta la produttività, armonizza i rapporti col personale e magari diventa anche amico... però mi dispiace... a proposito, non l'ho ancora aperto...!!
- Che cosa?
- Proprio lui, mi ha lasciato un pacco... come ricordo del suo lavoro qui da me... dove l'ho messo... ah, eccolo... non ho avuto un minuto per aprirlo, lo faccio adesso eh, così lo vediamo insieme...
- Speriamo che non sia una trappola per mosche, quelle elettriche... ah, ah...
- Già... ecco, adesso tagliamo col cutter tutto attorno che facciamo prima... ma quanto nastro ha messo... eh, qui è gratis... scherzo, eh...
- ... Gianni... è una stampa... ma sì, un quadro...
- ... è proprio un Van Gogh... campo di grano con volo di corvi... il quadro del sogno!!
- ... dai, dimmi che è uno scherzo... che hai preparato per farti due risate, vero?
- ... te lo giuro, no... guarda... è una stampa a rilevo...
- Sì, lo vedo... davvero realistica.
- ... nel sogno... c'era una parte dov'era stato pennellato del colore... gratta con l'unghia qui, appena un po' mi raccomando... bravo... vedi, ti è rimasto il giallo sul dito, la pittura è recente...
- Forse è una stampa con colori ad olio... una tecnologia che non conoscevo, chissà dove si ordinano.
- Caro amico... se gratti da qualsiasi altra parte, vedi... nessun colore... solo in questa zona è stato pennellato del vero colore...
- ... riprendi a dirmi del sogno che hai fatto...
- Adesso non ho tempo, ma lo scrivo e poi te lo do, d'accordo?
- D'accordo, Gianni... ma me lo devi portare tu, eh...
- Senz'altro, dove ci diamo appuntamento?
- Gianni... al nostro bar, naturalmente...
- ... a proposito, ha cambiato anche nome?
- ... ci pigli troppo spesso..! Sì, magari l'indovini...
- ... ha a che fare con le statue..?
- Già... ma non te lo dico... perché mi dà un pò fastidio ritrovarmi un amico chiaroveggente o giù di lì...
- ... e io non te lo chiedo, giusto?
- ... giusto, non serve sapere troppo...
- ... cosa serve sapere, secondo te?
- ... che siamo amici, che altro?
- ...hai ragione... è come un'arte...
- Cosa, l'amicizia?
- Eh sì... sei d'accordo?
- ... chi è venuto qui oggi..?
- Touchè...
Cordialmente
Jean
SULLE RIVE DELLO YAMUNA
- Dai Maddi un ultimo sforzo e ci sei...Ecco...guarda che meraviglia...ti presento lo Yamuna!
-Ma se è il....vabbeh, Vania, facciamo finta che sia sto Yacosa...-
-Yamuna Maddi, Ya-mu-na. E' il nostro fiume , il fiume sacro delle Gopi. Guardati intorno, guarda le acque luccicanti, argentine. Non senti in lontananza il suono dei flauti dei pastori ? Guarda che luce...
-...'sta storia delle Gopi, Vania...un altro pò e la prendi sul serio. Non hai altro a cui pensare? ...Come va con mio marito?
-Io amo solo il mio signore Krshna e le mie sorelle. Io lo adoro e adoro anche le mie sorelle ah!ah!ah!...Sariiiiii, forzaaa che ci sei anche tu. Mamma mia che fiacco che sei! V. spingi un pò tuo papà...
-Lo sai Maddi che questo fiume è una dea? Si chiama Sarasvati...
-Veramente si chiama ....
-Maddiii, ma seguimi qualche volta...sei così...così...prosaica...così italiana...
-See...non sai nemmeno quello che vuol dire...ormai leggi solo quelle cose indiane. Ecco che arrivano Sari e V. Non mi hai ancora risposto su mio marito...
-Non lo vedo da un pò...è un tantino strano ultimamente...non so...ogni tanto mi manda dei messaggi, ma io...non rispondo.
-Perchè poi?
-Mi hai detto di lasciarlo per amore tuo...
-Fai bene, Vania. Dobbiamo seguire e aiutare Sari adesso. Il nuovo lavoro al bar lo prende molto e ha così poca forza, poverino....Hai visto che carina sta diventando V.?
-Sì carinissima. Diventerà una gopi meravigliosa. Forse anche più bella di te...
-Non può fare la gopi di suo padre, Vania...
-Anzi...l'amore per un padre è un amore veramente puro...
-Io odiavo mio padre.
-Shhhhhh, Maddi...non è vero...lascia che ti abbracci....adesso vi leggo una poesia...Sari ascolta...adesso che siamo tutti uniti ve la leggo.
Finalmente trovo un senso al nascere dell'anima
A questo universo dolce e terribile,
Io che ho sentito il cuore affamato della terra
Aspirare ai piedi di Krishna oltre il cielo.
Ho visto la bellezza di occhi immortali
E udito la passione del flauto dell'Amante,
E conosciuto la meraviglia di un'estasi immortale
E il dolore nel mio cuore per sempre muto:
Sempre più vicina si fa la musica,
La vita ha un brivido di strana felicità;
Tutta la natura è un'ampia pausa d'amore
Nella speranza che il suo signore tocchi, afferri, esista.
Per questo solo istante sono vissute le età passate;
Finalmente ora il mondo compiuto pulsa in me.
-Di chi è Sari? Questa non la sai...non la sai...
-Di Aurobindo credo...
-Ma sai tutto! Non c'è gusto con te...uffah...Maddi, come hai fatto a convincere tuo marito a pagarci questo meraviglioso viaggio?
-Gli ho solo detto che avevo bisogno di fare questo viaggio, di prendermi qualche giorno. E' molto disponibile in questi ultimi tempi...
-E quando gli hai detto che eravamo in quattro?
-Non ha battuto ciglio.
-Non ti ha chiesto chi erano gli altri tre?
-No...non ha fatto storie, Quanto ti serve, mi ha detto. Stop. Penso che sappia tutto ormai...vorrei che mi parlasse, che si spiegasse ma...è fatto così. Siamo andati in crisi anche per questi silenzi.
-Fa il duro Maddi. Fa l'adeguato...ma adesso ha paura. Comincia ad intuire. Il dubbio si è insinuato in lui. Lo sta scavando. La goccia d'acqua che modella la roccia. Il debole che prevale sempre sul forte...alla fine....V. stai lontana dall'acqua, è pericoloso! La corrente è forte in questo punto!
-Vania suona qualcosa dai... finchè siamo seduti qui all'ombra ...
-Veramente dovrebbe suonare Sari...è lui Krshna....
-Dai Vania....
-Lo faccio se mi date un bacio...vieni V. non stare da sola, vieni con noi ...dai che suoniamo...
Al suono sublime del flauto di Krshna persino il fiume Yamuna, preso dal desiderio di abbracciare i Suoi piedi di loto, acquietò le sue onde rapide e prese a scorrere dolcemente con i fiori di loto tra le mani per offrirli a Mukunda in un sentimento profondo. Mosse da simpatia, le nuvole venivano a mitigare il caldo torrido e a volte insopportabile del sole.
- Buongiorno... vedo dei cambiamenti, nuove statue... è cambiata la gestione?- Buongiorno a lei... da non molto, da quanto non viene, se mi permette di chiederglielo?- Oh... tanto che potrei dire quasi una vita fa... nel senso che son accadute tante cose, purtroppo non ho potuto venir prima... il precedente gestore doveva consegnarmi un blocco notes, per caso, ha il numero di telefono?- ... ho di più... se mi dice il suo nome...- Andrea.- Dottor Andrea, giusto?- Giusto... - Ecco qui il notes, sono stato incaricato di darglielo se fosse ritornato a chiederlo... è suo, tenga.- Grazie mille, quasi non ci speravo... come vanno le cose? - Non c'è male, anche se devo abituarmi ai ritmi di questa attività, sa, non era il mio lavoro... ma oltre alla cameriera ho due amiche che mi aiutano... eccole là sedute... adesso non c'è granché da fare...- ... madre e figlia...?- Sembrano, eh... no, anche se qualcosa in comune ce l'hanno... mi scusi, ancora non l'ho servita, cosa desidera?- ... ho un po' di tempo e vorrei fermarmi per uno spuntino... dove posso sedermi?- ... al posto migliore, naturalmente, dove son sedute le mie signore che giusto ora si stan alzando per andarsene... ecco, han lasciato il tavolo libero, prego... - Andrea si siede e nel poggiare il notes sul tavolo si accorge di due elastici dimenticati dalle donne. Li prende in mano per darli al gestore all'arrivo della comanda e intanto apre la copertina del notes, leggendovi quello che pare un titolo: Perché spariscono gli elastici? Sorpreso dalla sincronicità decide di tenerli per sé, mettendoli proprio lì, e intanto comincia a leggere... http://www.riflessioni.it/forum/psicologia/14642-perche-spariscono-gli-elastici.html Quasi non si rende conto del gestore che lo serve e continua a leggere mangiando e quando arriva al termine di quelle due paginette, un po' disorientato, riflette... -"... mmh... questo Galvan sì è immaginato d'aver fatto cinque sedute con me... come abbia scelto la mia persona per quello che pare un tentativo di narrazione non riesco a immaginarlo... magari a caso sulle pagine gialle, ma... ci ha azzeccato su alcune cose che mi riguardano, come gli elastici che uso per tenere assieme le lettere... ma quello che mi lascia sgomento... sono i due elastici che ho trovato qui sul tavolo, come se ci trovassimo nella narrazione di quel momento... con il notes di Galvan al posto della sua persona..." - ... allora, signor Andrea... andava bene lo spuntino? Caffè?-... oh, mi scusi, ero assorto nei miei pensieri... certo, ottimo e sì, caffè lungo, grazie...- bene, sono contento... il caffè glielo faccio portare dalla mia "aiutante"... così conosce anche lei... - ah, bene... ancora grazie per il notes..!- di nulla, si figuri... se si può dar una mano... arrivederci, io smonto per un pò...- arrivederci... -signor Andrea, il suo caffè...-oh, grazie... anche per chiamarmi per nome... il suo?- Vania... permette una domanda?- certamente, dica...- mi scusi, è davvero stupida... non ci faccia troppo caso... ho qualche piccola, inoffensiva mania... per caso... ha trovato degli elastici sul tavolo..?-... degli elastici?- si, uno mi pareva blu e l'altro... rosso... non valgono nulla, mi scusi ancora della domanda... ma per me che ci gioco e li... rubo... per ridere, eh... sono interessanti e mi dispiace perderli...- ah... capisco... beh, anch'io ho un po' la sua, come giustamente ha detto, inoffensiva mania... sì, li ho trovati... e me li sarei tenuti se non fossero di una ragazza gentile qual è lei, eccoli qui... li ho messi tra le pagine del notes... ora lo apro...-... Perché spariscono gli elastici?... mi scusi signor Andrea... che strano... c'è quella frase proprio dove li ha messi...- ... assolutamente d'accordo con lei, davvero strano... sincronicità, vengono chiamate... le conosce..?- certo... accadono spesso... se le raccontassi l'ultima non mi crederebbe...- beh, per la mia professione son portato a credere oltre il credibile... sono psicologo, Dottor Andrea, mi presento...-... ah... questa è ancora più dell'altra...- ben due... perdoni la curiosità professionale... e umana... sarebbero...?- permette se mi siedo un po' con lei?- ops, mi scusi... certamente, prego...- beh... la prima riguarda un incidente d'auto evitato per una telefonata che non avrebbe dovuto esserci... mi creda, io e il mio compagno saremmo quasi sicuramente morti o invalidi. Quella di adesso... accidenti, mi rendo conto che forse la riguarda...-... mi riguarda... come cliente ladro d'elastici?-... sa bene stemperare la tensione che sto provando... come se n'è accorto?- beh, ci lavoro con queste cose, l'osservazione è la madre di tutto... ho capito che mi riguarda come psicologo, naturalmente... se vuole accennarmi qualcosa la ascolto... visto che il destino, a mezzo di un elastico, ci ha collegato... -... accidenti... mi sa che dovevo proprio trovare uno come lei... beh, son problemi affettivi, le solite cose per lei, suppongo... rapporti con le persone...- sono sempre le solite cose e sempre diverse... e sempre molto più profonde di quanto si possa immaginare... problemi col compagno?- ... oh, no... beh, ogni tanto, come tutti, poi passa... - ... ma stavolta qualcosa è rimasto, no..?-... eh, ci piglia lei... è che ci sono altre persone coinvolte... insomma è una situazione complicata...- ... molto più profonde, glielo avevo anticipato...-... ha ragione... ho proprio bisogno di chiarirmi un po'... posso prendere un appuntamento con lei?- certamente...- grazie... senta... vede quelle statue là nell'angolo?- la composizione..? Krshna con due Gopi... mi pare una pregevole esecuzione in legno dipinto...- sì... naturalmente sa cosa rappresentano...- un'allegoria dell'amore divino...- ... pensa che l'uomo può sperimentarlo... qui sulla terra..?- ... mmh... mai negare e mai dar nulla per scontato, occorre entrar nello specifico, nelle situazioni della vita reale... posso permettermi un suggerimento?- ... magari...-... ecco, mi affido a una certa intuizione professionale... attenda la nostra chiacchierata, non decida affrettatamente...-... d'accordo... ultimamente mi sento così... inadeguata... mi sa che non è stato solo il caso a farci incontrare... - ha ragione... è stato ben di più... un elastico, anzi un paio... ecco, posso darle quello rosso e tenere l'altro per me, in ricordo dell'evento?- oh... può tenerli entrambi...- no... quello indaco rappresenta per me la conoscenza e mi si addice... il rosso...- ... l'amore, vero..?- esatto... che può diventare anch'esso un problema... mentre si reputa che dovrebbe risolverli, i problemi...- ...vuol dire che non è vero amore?- ... no, non posso dir nulla... solo chi ama conosce l'amore... per gli altri è una parola come un'altra, di cinque lettere... troppo abusata e caricata d'aspettative... ma adesso devo proprio andare, mi telefoni per l'appuntamento, arrivederci...- grazie, lo farò... e seguirò il suo consiglio, arrivederci... ...................................
CordialmenteJean
Avrei proprio bisogno di una bella iniezione di fosforo. Sì signori...un'iniezione enorme di fosforo. E' che mi sento la testa sempre più pesante, attonita, sonnolenta. Un cerchio...ma non un'aureola...non ridete di me, come fate sempre...mi opprime, mi rende melanconico, intristito. Non rammento quasi chi sono, chi vorrei essere...certo non così inadeguato come mi vedo, vorrei sperare, ma...le vicissitudini mi angosciano. Questa tristezza, da poco riposo, mi fa dimentico di tutte le cose che conosco, mentre altre si affacciano tra la nebbia, mi inquietano, quasi mi ghermiscono...
Accettare sempre di compiacere gli altri...le mie donne...mi affatica, mi rende esausto. Da poco,per amor loro, solo per amore, ho accettato di prendere la gestione di un vecchio e derelitto bar sulla spiaggia. L'avevo visitato qualche tempo fa con mia figlia. Era davvero malridotto, quasi abbandonato. Ma aveva saputo risvegliare in me lontani ricordi ...amori giovanili verso le lettere e il meditare...cosa ridete? Cosa resta agli esseri inadeguati se non rifugiarsi nella poesia e nell'illusoria ricerca della verità? Voi certo non ne avete bisogno. Dall'alto dei vostri onorevoli impegni ed obblighi verso il mondo, al massimo gettate un occhio distratto ai compiti scolastici dei vostri figli adeguati, li incitate ad imparar per il loro bene, ma voi...che vi importa del vostro bene? Lo cercate forse?
Ora... questo bar mi aveva attratto per il suo nome che, naturalmente, la più giovane delle mie donne è stata lesta a convincermi di cambiare...Adesso è diventato il "Krishna bar"...non che il nome mi dispiaccia ma...molta gente non viene forse pensando si tratti di un ritrovo di quei mattacchioni che se ne vanno in giro con flauti e tamburelli...come si chiamano...ah!Sì...gli Hare Krishna...simpatici giovanotti invero ma un pò...folckloristici...sempre a cantare come ossessi...
hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare
La più giovane delle mie donne spesso intona per me questo canto imbarazzante, mentre l'altra, la più matura se così si può dire perchè...va beh lasciamo perdere...sorride e la guarda con amore misto a preoccupazione...che poi signori...diciamocela tutta...avete mai visto dell'amore privo di preoccupazioni?
Ma non è di questo che volevo parlarvi...che dite? Non vi importa nulla di quello che vi racconto? Ma aspettate un attimo...forse troverete motivo di diletto e sarcasmo che tanto vi compiace, che coltivate così risolutamente, che ritenete così vero...sarà cibo per il vostro sano cinismo...vi renderà saldi nella fiducia della vostra assoluta adeguatezza al mondo.
Il dubbio signori si è insinuato in me. Perchè se, fino a poco tempo fa, desideravo solo essere adeguato come voi...non prendetemi in giro adesso, forse avrei potuto riuscirci davvero a diventarlo ...ora...ora mi assilla il quesito...è meglio essere adeguato o non esserlo?...Ma c'è di più...mi sembra che questa domanda ne contenga nascosta un'altra, più grave, più terribile...una domanda che mi angoscia sempre più spesso...è meglio essere o sarebbe meglio non essere?
« Essere, o non essere, questo è il dilemma:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell'oltraggiosa fortuna
o prendere le armi contro un mare di affanni
e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire...
nient'altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. Morire, dormire.
Dormire, forse sognare. Sì, qui è l'ostacolo,
perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale
deve farci riflettere. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una vita così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo,
il torto dell'oppressore, la contumelia dell'uomo superbo,
gli spasimi dell'amore disprezzato, il ritardo della legge,
l'insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il merito paziente riceve dagli indegni,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i mali che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti codardi,
e così il colore naturale della risolutezza
è reso malsano dalla pallida cera del pensiero,
e imprese di grande altezza e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di azione. »
W.Shakespeare
Capite ora il mio dramma? Vi è qualcosa da salvare nella mia vita fatta di cagionevole salute e di ricordi dolorosi? O non è forse meglio abbracciare il sonno, sognare di diventare come quel pastore, quel Krshna che Vania nomina sempre, perduto in foreste incontaminate, a suonar di flauto...io così assolutamente negato, inadeguato fin da bambino a farlo...seduto sulla riva di un fiume d'acqua pura...circondato da tenere fanciulle adoranti? Perchè alla fine non cerchiamo forse solo quella dolcezza, quella libertà?
Che sogni mi tormentano...
Adesso vi lascio, devo trascinarmi al nuovo impegno, al mio bar. Forse non verrà nessuno nemmeno oggi. Me ne starò seduto all'ingresso...ad osservar mia figlia correre leggera sulla sabbia...ricordando un temporale che si forma all'orizzonte...
"Scegli la via di mezzo – disse la voce – e gli chiesi di cosa parlasse... non c'erano vie, solo un'indefinibile sensazione in uno spazio senza riferimenti... non ricordavo neppure come avevo fatto a ritrovarmici in quel non-luogo.""Le vie arrivano e si dipartono da te – replicò – e allora la sensazione roteò su se stessa... al provarla ne conseguì la bizzarra descrizione, appiccicata come l'etichetta del prezzo su un articolo, e ciò m'istruì di non trovarmi nell'ordinaria realtà. La sensazione divenne una sorta di vista, dapprima sfumata e poi più nitida. Vidi un lungo sentiero, ben diritto, e lo seguii sin che una fitta nebbia me l'ascose. Spostai lo sguardo e incontrai un altro sentiero... ed al cercar di seguir dove portasse man mano l'ombra che da principio ne cingea i fianchi divenne oscurità impenetrabile... provai paura e ancor mi volsi altrove ed ecco, in mezzo ai due palesarsi un terzo, che mi risolsi a percorrere. Pur se non lo conoscevo, come mi si presentò lo riconobbi a causa del suo mutar ad ogni passo... il luogo del sogno, che tanto m'ha affascinato ed insegnato nella mia vita... e come dal nulla, una porta con un piccolo cartello... ma ormai l'avevo aperta e accidenti... precipito... nel mentre una voce mi chiosa – ... il cartello, perché non l'hai letto prima d'aprire? – già... perché non avevo gli occhiali... li lascio sul comodino, la notte... che c'era scritto?– Mind the gap! - ... ah... grazie, eh!... in quello terminò il mio precipitare, nuovamente mi ritrovai davanti a quella porta col piccolo cartello... beh, adesso sapevo cosa c'era scritto e stavo per ritornar sui miei passi che mi ritrovai gli occhiali in mano... visto che potevo leggerlo mi rivolsi nuovamente al cartello, magari c'era dell'altro... ... ma adesso era tutt'altro, non quel Mind the gap! ma un'altra scritta, circondata di fiori e in lontana prospettiva quelle che parevan persone, o meglio contadini con il loro gregge... e ancor più lontano quasi un vortice multicolore che scendeva dal cielo... e sul cartello, c'era scritto... Krshna bar ... Esitai, con la man sulla maniglia... non volendo incorrere in un altro precipitar nel nulla... ma... udii un suono, un canto... ma sì, una litania che ben ricordavo: hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare haree mi rassicurò l'ipnotica dolcezza di quel salmodiare e aprii la porta... accidenti, altro che bar... mi ritrovai nella hall di un grande albergo, enorme... con scalinate a perdita d'occhio e un via vai di persone... e tavoli, camerieri... vassoi con bevande fumanti e dolci e buffet d'ogni sorta... ... e un'indescrivibile sensazione di felicità mi colse, quasi come quella di chi ritorni a casa dopo un lungo viaggio... e mi sovvenne Odisseo al ritrovar il suo cane, talmente pervaso dall'amore per il suo padrone d'aver costretto anche la nera morte ad attenderne il ritorno prima di coglierlo... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, confermando l'indissolubilità di quel legame... ricordo che Odisseo solo in quel frangente versò l'unica lacrima... Forse anch'io mi ritrovai una lagrima, per i miei cari... e per quello che potevo fare e non feci, anzi... ma una voce mi invita alla reception: "venga qui, dottor Andrea ".E nel recarmi a quel bancone si diffonde una musica... la mia musica preferita, La mer, di Trenèt... Il mareche lungo golfi chiari vediamo danzareha riflessi d'argento,il mare,riflessi cangiantisotto la pioggia. Il mareal cielo estivo confondei suoi cavalloni bianchicon i più puri angeli.Il mare, mandriano d'azzurroinfinito. Guardatenelle paludiquelle alte canne bagnate,guardatequegli uccelli bianchie quelle case arrugginite: il mareli ha cullatilungo golfi chiari.E con una canzone d'amoreil mareha cullato il mio cuore per tutta la vita. "il dottor Andrea..?" - sì, son io... che coincidenza, la mia musica preferita... ma prego, dite..."dottore... ben ritornato, grazie per la visita... a breve dovrà partire e qualcuno mi ha incaricato di riferirle alcune cose..." ... veramente non vorrei ripartire così presto... mi par d'esser a casa, qui... quante persone... e più ne distinguo e più ne scorgo... davvero non potrei star qui, almeno una settimana... qualche giorno?"c'è già stato, dottore, tante volte... anche se non le ricorda tuttavia il sentimento che prova, non solo lei... lo dicon quasi tutti... è quello che ha detto, di sentirsi a casa... anche se, come tutti gli hotel, pure questo è un luogo di passaggio... abbia fiducia, la conosciamo... non ci dimenticheremo mai di lei, ritornerà... ora le dico il messaggio, riguarda l'amore..." ... l'amore... stavo proprio pensando a quello, a Argo e Odisseo, ai miei cari... e alle mie colpe... un'altra coincidenza..."... qui, in una diversa prospettiva, le coincidenze son la regola... ma è un discorso che adesso non abbiamo il tempo di fare... dicevamo dell'amore... qualcuno la interrogherà su questo e lei, che ha compreso in questa breve visita più di quello che si potrebbe dire al riguardo, risponderà adeguatamente..." ... compreso, io..? lo vorrei, ma mi sfugge... "...sfugge quel che si guarda, resta quel che si vive... son parole sue, sa..?" ... se son mie com'è che non le ricordo e lei sì?"lo dicon proprio quelle parole... lei guarda e non trova, provi a viverle..."... mi par di cogliere qualcosa... potrebbe aiutarmi un pochino?"certamente, son qui per questo... ritorni col pensiero ad Argo..." ... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, confermando l'indissolubilità di quel legame... ricordo che Odisseo solo in quel frangente versò l'unica lacrima... sin qui, va bene?"va benissimo, è proprio il punto giusto... ora dica il seguito, quello che ha vissuto ma non ha espresso..."... ci provo... e compresi che l'amor non ha forma né criterio, alcuno n'è padrone e neppur la morte ne dispone... oddio, ma donde vengono, son davvero mie..?"son di tutti e perciò son anche sue... le ricorderà, tra poco... arrivederci..." ... arrivederci... hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare
hare rāma hare rāma
rāma rāma hare hare driiiin.... driiiinnnnnn.... driiiinnnn...
- ... accidenti, mi son addormentato... sì, eccomi, arrivo... oh, signorina Vania... son costernato, mi ha colto un sonno così profondo... la prego, mi perdoni... è tanto che attende, vero?- ... beh... venti minuti... per quello ho suonato così a lungo... ho pensato che forse non era nello studio...- ...non mi era mai accaduto... ma cos'è questa musica..?- Ah, ho dimenticato di spegnerla... le mie cuffiette... una musica per passare il tempo, mi rilassa... - hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa
kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare ... la conosco... chi non la conosce... e, non ci crederà, ma la stavo ascoltando anche nel sogno... bene, eccoci qui... parleremo dell'amore, vero? - Oh...sì! Lei al bar ha detto che... solo chi ama conosce l'amore... per gli altri è una parola come un'altra, di cinque lettere... può comprendermi se gliene parlerò..?- ... conosce la storia di Ulisse e del suo cane, Argo?- Perbacco, che combinazione!... sì, certo... - ... stavo sognando proprio quello... e ricordo i miei pensieri al riguardo:- ... uno scodinzolar di coda, l'abbassar d'orecchie e due cuori si toccarono, per l'ultima volta, e compresi che l'amor non ha forma né criterio, alcuno n'è padrone e neppur la morte ne dispone... pare meravigliata... beh, accade che in sogno s'abbiano, per così dire, dei suggerimenti...- ... dottore... intanto, posso chiamarla per nome?- Se lo desidera, a me non dispiace, ma devo farlo a mia volta, per reciprocità, va bene?- Oh, sì... Andrea... non son meravigliata per quel che hai detto... quando io e Gianni abbiamo scampato l'incidente d'auto... fu a causa di una telefonata...- ...ricordo...- ... la moglie di Gianni gli telefonò, per chiedergli di acquistare un libro... che la stessa sera siamo passati a prendere... ne acquistammo anche uno per conto nostro, attratti dal titolo... il primo, quello per Maddalena, la moglie di Gianni... era un'edizione illustrata dell'Odissea... che sfogliammo in un giardino pubblico seduti su una panchina, per stemperare la tensione e le emozioni... ricordo che mi addormentai sul petto di Gianni, mentre guardavo proprio la litografia di quella scena, Argo e Ulisse...- ... accidenti, una bella combinazione... e l'altro libro..?- Quello ci siamo solo promessi di leggerlo, lo faremo tra poco... abbiamo in programma una vacanza... comunque una storia sulla guerra, di un francese... rammento solo il nome, Jean... il titolo riguardava il mare...- ...ah, il mare... Jean Trènet, lo conosci..?- ... accidenti... ma come fai!!? ... quello della canzone preferita di Gianni, La mer...!- ... beh... se ti dicessi che è anche la mia..?- ...penserei che quello che stiamo vivendo è un romanzo, non la realtà... - E in un romanzo...secondo una diversa prospettiva... le coincidenze son la regola... ma è un discorso che adesso non abbiamo il tempo di fare... - ... spero lo faremo, Andrea, sono curiosa...- Certamente, comunque, Vania... oggi è andata un po' strana, diciamo... per questo incontro non mi devi nulla, non abbiamo neppur cominciato e ti ho fatto perdere tutto il tempo...- -...oh, no... abbiamo davvero cominciato bene!!- ... dici... perché?- Beh... mi par quasi d'esserti amica da tanto... e poi... ho sentito che potrai capirmi... quando parlerò d'amore...- ... spero d'essere adeguato al tuo sentire...- ... lo sei, lo sei... io queste cose le sento... quella parola, adeguato... sai, sbuca sempre fuori nella mia vita, guarda, ho ricopiato qui un pezzo del suo significato:... Pareggiato, disteso su uno stesso piano, riferito alle ali nel volo:... indirizzossi a l'ime Parti del mondo il messaggier celeste [l'arcangelo Gabriele]: Pria sul Libano monte ei si ritenne, e si librò su l'adeguate penne (T. Tasso).- ... la Gerusalemme liberata... riferito alle ali nel volo...bello... - Le ali dell'amore, vero?- Eh, già, che altre..? Vania, devo proprio chiudere, adesso, scusami ancora...- ... ma di niente, Andrea... si continua, eh... - Sì, la prossima volta... arriv... ciao...- Ciao... Andrea... hare kṛiṣhṇa...- hare kṛiṣhṇa, Vania... ..............................................
CordialmenteJean
DAL DIARIO DI V.
5 Giugno 2016
Caro Diario
E' stata la giornata più orribile della mia vita. Prima di tutto volevo mia mamma invece che Maddi e Vania. E cosa peggiore, non c'era campo vicino al fiume e così sono dovuta andare in cerca per tutto il bosco con il cellulare; dovevo assolutamente scaricare l'ultima canzone di Ariana Grande "Into you".
Poi Vania mi ha voluto insegnare le sue canzoni speciali che però erano noiosissime, continuava a ripetere: "Are Krishna, Are Krishna, Krishna Krishna, are are".
Ho cantato e ballato per tutto il giorno e ora sono completamente senza voce.
E pensare che credevo non potesse andar peggio, ma al pomeriggio mi è caduto il cell in acqua così sono dovuta andare a recuperarlo e poi è arrivato anche il vento e mi sono beccata una bronchite, perchè avevo tutti i vestiti bagnati.
Oggi ho capito che io e papà abbiamo pensieri completamente diversi su cos'è il divertimento.
Comunque ho deciso che non passerò mai più una giornata con Vania e Maddi.
Tua V.
Ho trovato pubblicata sul forum una pagina del diario di mia figlia V. La cosa , sulle prime, mi ha sconvolto...la ragazzina evidentemente, come fa sempre, ha voluto farmi uno scherzo, una burla...poi, pensandoci bene, ho capito che ha voluto farmi intendere qualcosa...una cosa seria, molto seria...come tutti i genitori io non la ascolto veramente, me la immagino solo mia figlia. Proietto su di lei la mia inadeguatezza, le mie aspettative, in ultima forse quella sorda tristezza che tentiamo tutti di nascondere.
Pensavo di farle un regalo, una cosa gradita, con questo viaggio da premio di fine anno scolastico...perchè dovete sapere, non per vantarmi ma solo per un pò di sano orgoglio paterno...concedetemi almeno questo...che la ragazzina è brava, molto brava e attenta a scuola e io ne sono oltremodo colpito perchè per lei non è facile tutto questo...le prove che si sforza di superare sono ben maggiori di quelle che io stesso ho vissuto in gioventù...ma questa è un'altra storia...
Questa mattina mi alzo e mi accingo a preparare il mio solito caffè napoletano e...cosa non trovo sul tavolo!...Un enorme mazzo di ortensie rosa.
Ora, dovete sapere che nel piccolo parco che circonda casa nostra, tra il muro ad est e la roggia che lo delimita, in quel fazzoletto di terreno coperto di muschio per l'umidità che il corso d'acqua insinua, cresce rigogliosa un'enorme magnolia. Il luogo è così fresco che, in questi giorni in cui fa capolino l'estate, il mio vecchio padre, trova giovamento alle sue difficoltà respiratorie e si rifugia per sfuggire l'afa delle ore più calde. Cosa c'entrano le ortensie, dite?...Un attimo di pazienza,signori...non siate sempre così ansiosi di tornare ai vostri impegni, ai vostri affari...ascoltate questa storia inutile. Spesso l'inutilità è una porta che apre il cuore...perchè sogghignate adesso?...
Tra la maestosa magnolia e il muro di casa trova l'ambiente ideale un grande cespuglio di ortensie. Lo chiamo impropriamente cespuglio perchè la mia inadeguatezza di potatore tale lo ha ridotto...
Il terreno umido gli è così propizio che , in questi giorni, un poema di fiori enormi lo sovrasta. Proprio enormi, più grandi della mia zucca vuota, un'esplosione di rosa tra il verde intenso delle grandi foglie.
I rami della magnolia stessa sembrano inchinarsi per proteggere queste meraviglie, per tenerle al fresco dell'ombra, per tentare di salvarle dal decadimento...
Come sapete, le ortensie sono fiori particolari. Sembrano un unico fiore quando in realtà sono composti da una moltitudine di piccoli fiorellini, che si abbracciano l'un l'altro. Trovo sempre commovente osservare questa loro amicizia, questo partecipare di un comune destino...
Una volta recisi questi fiori , lentamente, cambiano colore, prima un tenue viola li incornicia, poi un pallido azzurro sormontato di grigio...così che non rimangono mai uguali; ogni giorno ne potete ammirare come...un mazzo sempre nuovo...sempre fresco.
Così come l'ultimo verde nelle tavolozze dei colori
queste foglie sono vecchie, appiattite e ruvide,
dietro le ombrella dei fiori che non possiedono
un loro blu, ma lo riflettono solo da lontano.
Lo riflettono opaco ed impreciso,
come se volessero di nuovo perderlo,
e come nell'antica carta da lettere blu
in loro c'è il giallo, il viola e il griggio;
scolorito come un grembiule da bambino
non più portato, a cui non accade più niente:
come si percepisce la brevità di una piccola vita.
Ma all'improvviso il blu sembra rinnovarsi
in una delle ombrelle e si vede un blu
commuovente contento dinnanzi al verde.
Rainer Maria Rilke- Ortensia Blu
Dovete sapere che raramente, quando non deve andare a scuola, riesco ad alzare la mia figliola dal letto prima delle nove o delle dieci del mattino...è una cosa che mi fa contrariare molto. Capisco che non dovrei concederle quest'ozio vacanziero ma, come tutti i padri, sono particolarmente indulgente con lei, sbagliando...lo so che è sbagliato signori, non guardatemi con quell'aria di riprovazione...
Questa mattina invece, appena tornati dal lungo viaggio, senza far alcun rumore, si è alzata ed è uscita in giardino a raccogliere questo mazzo di ortensie. Ha trovato un vaso di vetro e ha disposto i grandi fiori rosa con molto gusto...quasi con vena artistica. Al risveglio me la sono trovata in cucina sorridente...il buon caffè era già pronto. Lei armeggiava, come al solito, con il suo cellulare...
-Finalmente c'è il sole questa mattina!- mi ha detto...
-Andiamo a passeggiare insieme...in valle?-
Osservavo il suo volto diviso in due dalla luce del sole che entrava dalla finestra spalancata e ...le ho detto di sì con tutto il cuore...quel poco di cuore che mi è rimasto...
-Lo sai papi che le ortensie si possono far seccare e poi possiamo colorarle con le bombolette spray? Potremmo spruzzarle tutte d'oro...ti va? E poi possiamo utilizzarle a Natale. Riempiamo tutta la cucina!-
Lo squillo del campanello mi ha sorpreso. Maddalena e Vania, come al solito, erano arrivate...ma non mi sono precipitato ad aprire...questa mattina di luce volevo solamente stare con mia figlia.
Chi scrive (narrativa) fa parlare dei personaggi e man mano che acquisisce una certa padronanza del mezzo essi diventano maggiormente credibili, convincenti.
Nel delinearne con accresciuta precisione i caratteri e le modalità espressive, nel lettore si forma più nitidamente l'immagine, a cui ha dato egli stesso forma, degli attori in commedia.
Accade a tutti e in questo sta una delle bellezze della lettura, del leggere delle storie.
Alcune sono a tal punto coinvolgenti da non riuscire quasi a separarsene, continuando a portarle con sé anche dopo la chiusura di un capitolo... o la fine della stessa.
Facendo delle semplici considerazioni, andiamo un passo oltre... c'è differenza tra lettore e scrittore, gli immaginari personaggi procurano le stesse emozioni – perché senza produrle nessuna storia passa il primo capitolo - a entrambi?
Posso dire dalla mia parte, di scrittore principiante, che una volta avviata la narrazione i personaggi appaiono nella mia mente... e man mano nel disporre quale sia il loro ruolo, quali le parole e l'impressione che devono stimolare nel lettore... divengono sempre più reali... sino a poter instaurare una "conversazione" con loro.
Ovvio che tutto procede da me... ma è un ben strano modo di procedere... par quasi che parta un film al quale assisto, si svolge l'azione e se non convince vien fatta ripartire, modificando qualcosa... sinché accade una sorta di risonanza col personaggio che par acconsentire all'ultima versione, quella che verrà trascritta.
Si può quasi venir risucchiati in questo mondo immaginario – molti scrittori di talento si isolano per potercisi dedicare completamente – dove quei personaggi ad un certo punto... acquistano una parvenza (?) di vita autonoma.
E più questo accade per lo scrittore più accadrà per il lettore, naturalmente per i lettori cui quella storia è destinata... perché ci son scrittori per tutti i lettori ma non viceversa... il mondo dell'editoria è una giungla altamente selettiva, non solo per meriti, purtroppo.
Questa potrebbe essere una prima domanda, per voi che avete letto sin qui questo tentativo di narrazione a due penne, se almeno in qualche passaggio le gesta degli esseri inadeguati e del loro entourage vi abbiano procurato una qualche emozione, che vi abbia ripagato del tempo speso per la lettura.
Successivamente viene il messaggio che la storia vuol veicolare che, riferita alla presente ancora da dispiegarsi del tutto, probabilmente non appare ancor chiaramente, oppure potrebbe non apparire a voi, soli giudici della storia letta. La domanda è se ritenete adeguata (beh, che altra parola usare...) la sua collocazione in questa sezione del forum.
Ma il motivo principale di questo intervento è di esprimere un ringraziamento per poter disporre di questo e degli altri spazi del forum dove riversare, in varie forme, una parte delle mie considerazioni sulla vita.
Così che mi par d'essere presente nella vostra, quando le leggete, per quello cerco di farlo bene secondo la mia misura... cos'altro è un ospite, se non qualcuno che vive, per un po', con voi?
In questo racconto il sottoscritto e maggiormente Sariputra che l'ha avviato, diventiamo vostri ospiti ogniqualvolta ci leggete e per un sentiero non segnato e non "imparabile", quello della reciprocità, leggendo il vostro pensiero, qui (magari...) o in altre sezioni giungiamo ad accogliervi quali nostri ospiti, in noi stessi.
Non è una romantica questione di buoni sentimenti, possiamo anche fermamente dissentire... ma finita la discussione ce ne andiamo a bere un buon caffè... al Krshna bar (caffè fatto divinamente, alla napoletana eh...).
cordialmente
Jean
Da quando ho preso la gestione del Krshna bar mi sembra che le mie motivazioni vadano a scendere inarrestabili. In questi giorni di sole , per l'arrivo dei turisti sulla spiaggia, qualche avventore in più fa capolino nel locale. Poca roba s'intende...sufficiente però a mettermi in agitazione. Ogni persona che entra è per me quasi motivo di terrore...non ridete!...Osservando le loro espressioni, immagino cosa vorranno ordinare e...io temo sempre di non poterli soddisfare. Cosa ordineranno ora quei due? Mi chiedo. Ecco due arcigne zitelle che pretenderanno il cappuccio bollente, solo bollente, da ustionarsi la lingua . La macchina del caffè , comprata usata, non riscalda molto l'acqua...e allora protesteranno e mi verrà di prenderle a male parole ma, in realtà, saranno loro a sfogare su di me tutto il loro rancore verso la vita. Poi entreranno le ragazze discinte, biondine e dall'aria tedesca, tutte risa e motteggi e allora, probabilmente, mi rovescerò addosso la coca cola ghiacciata...tra le risate generali...che goffaggine! Dio, come sono inadeguato...e sì che, con loro, vorrei sembrare un vero barman; un tipo deciso, sicuro, adeguato...invece , dall'agitazione di sbagliare e nel tentativo di ricordare le ordinazioni, la mano destra comincia a tremarmi leggermente...sempre per quel problema d'ansia...mentre la sinistra gesticola per i fatti suoi.
Ieri poi sono entrati due tipi, anzi ora che ci penso erano in tre, che si sono seduti su due tavoli distinti. Mentre li servivo respirando profondamente, per alleggerire la tensione che provavo, uno che mi sembra veniva chiamato Paul, un tipo serio , compito, direi adeguato, parlava di come certa gente butti via una vita passata insieme per il capriccio di mettersi con una ragazza, magari trent'anni più giovane. Trovava questa cosa incomprensibile, inaccettabile...e aveva ragione, ragione senz'altro...L'altro, un certo Phil, mi sembra, ma non ne sono sicuro, ascoltava distratto osservando il terzo avventore che, imbronciato, se ne stava seduto solo in un altro tavolo...Questi, dall'età indefinibile, ruotava torvo lo sguardo sulle statue che adornano il bar e, in particolare, sulla nuova che raffigura Krshna e le due gopi. Mi sembrava di scorgere come...un'insofferenza, uno scherno malcelato, un senso di fastidio.
Aveva posato sul tavolo un libro di poesie e un altro con in copertina proprio una statua, rossa mi pareva. Una statua indiana, ora ricordo.
Ora,,,dovete sapere che Vania ha come un sesto senso per queste cose. Tanto che quasi mi sto convincendo sia davvero una gopi, come si definisce lei, magari in una vita passata, lontana.
E' entrata sorridente per portarmi aiuto ed io...ho sentito come una brezza lieve che ripuliva lo specchio enorme appeso dietro il banco. La polvere, mista a sabbia leggera depositatasi, si dileguava così che, pensai, non c'era alcuna necessità di ripulirlo. Lo specchio riflette tutte le statue del locale, creando, specialmente alla sera, un gioco di prospettive incantevole.
La mia giovane aiutante si è avvicinata al tavolo dei due distinti signori e ha iniziato con loro una divertente discussione...non so di cosa parlassero invero, ma come sorridevano!...Quello chiamato Paul si era come illuminato e seguiva Vania con lo sguardo, uno sguardo pieno di tenerezza, ma non solo...Dovete sapere che la Vania è veramente affascinante. Difficile resisterle, soprattutto se ti senti molto solo, incompreso, inadeguato nell'amore. I suoi occhi penetranti ti scrutano fin dentro l'anima. Sembrano dirti: puoi dire quello che vuoi ma io so di che cosa hai veramente bisogno...
Nell'articolata simbologia teologica hindū, Rādhā rappresenta la totale devozione per Dio, Kṛṣṇa, e l'abbandono, amoroso e incondizionato, a lui (prema bhakti), sentimento che, nella visione viṣṇuita, rappresenta il più alto principio dell'intero universo. Tale forma di abbandono amoroso è governato dalla potenza del "piacere" (s.m.hlādinī) spirituale e trascendente. In questo senso, per alcune teologie la stessa Rādhā è una manifestazione di Dio, Kṛṣṇa, ovvero della sua potenza quando egli intende manifestare il "piacere", e tale manifestazione va intesa come atemporale.
L'amore spirituale di Rādhā verso Kṛṣṇa, ma adultero nei confronti del proprio marito terreno, viene reso come la metafora dell'amore più elevato, perché solo l'amore tra gli amanti che nulla si devono l'un l'altro, a differenza di quello coniugale mediato per mezzo di un accordo, è inteso come il più puro..
La natura di Vania la porta a sentirsi una crocerossina dell'amore. Questa cosa sconvolge di gelosia la Maddalena, divisa tra l'amore per il marito e quello per la giovane. La più grande delle mie gopi...ma cosa sto dicendo? Questa cosa mi sta facendo impazzire ...non trova pace. Solo quando siamo uniti, lontani dal mondo, una pace vera si insinua tra noi e allora ci divertiamo con i nostri giochi...
Tante volte ho tentato di dipingere gli occhi scuri di Vania. Ne sono anch'io come stregato...inutilmente. Nessuna pennellata può cogliere quella profondità che sembra venire da un passato insondabile...
Se lei, sorridente, ti guarda diritto negli occhi...tutte le tue certezze vacillano, le tue convinzioni arretrano, il tuo passato svanisce...
Anche quel tipo, quel Paul, ora lo sentiva. Sentiva quella magia, quell'incantesimo che solo la pura giovinezza può esercitare..
.« "Di nuvole soffice il cielo, le foreste scure d'alberi di tamāla
di notte lui ha paura: e tu Rādhā, accompagnalo a questa dimora!".
Così agli ordini di Nanda trionfano sulla riva della Yamunā gli amori segreti
di Rādhā e di Mādhava giunti all'albero della pergola lungo il sentiero. »
(Jayadeva, Gitāgovinda)
Sarei anch'io perduto per sempre se un amore ancora più grande non si ponesse come antidoto a questo inebriarsi. Se un amore forgiato nel dolore non mi ricordasse ogni ora la verità della mia inadeguatezza. Però signori...però...una profonda fitta al centro del petto mi ha assalito quando...ho visto quel tale annotarsi il numero di telefono della mia Vania...della mia piccola Radha...
E , dalle finestre spalancate, fine sabbiolina si posava sulle statue e sullo specchio...
;D ;D complimenti vivissimi Sariputra, una bellissima metafora: soave, leggera, come una brezza, in sospensione.
D''altra parte uno come me ,con una lampara in mano che se ne va per il periglio dell'esistenza, incontrare lo sguardo di Vania, la gopi Radha,....non posso che trascendere.
"Dai Paul, stavolta tocca a me offrire, non ti preoccupare... comunque, fammi capire, ti lamenti del gap generazionale in amore, poi prendi il numero di una giovane cameriera? Vecchio rubacuori... dai, scherzo! Anch'io l'ho notata quando è arrivata, sembrava quasi Alice uscita fuori da quell'enorme specchio... ammetto che aveva uno sguardo davvero ipnotico... si, non ci crederai ma l'ho guardata anche negli occhi... e, a proposito di sguardi, avresti dovuto vedere come t'ha fissato il barista mentre lei ti dava il numero! Secondo me è la figlia o lui è lo zio... insomma, stai attento... comunque, bel locale; magari ci torniamo... tu di sicuro, vero?"
...altrochè. Però Phil diglielo tu all'avventore, Sari...,Sari..., insomma un nome come Krishna bar che come il Buddha bar di un tal Jean ho frequentato. Dicevo, diglielo tu che ho consumato solo il bere e niente, niente di più.Vania no, no non era possibile. Come si fa a toccare un sogno? A rompere un incanto,a rendere migliore una perfezione.Sono un sognatore Phil, un romantico errabondo.Sono uscito dal bar,
ho respirato profondo l'aria di salsedine,e via con la lampara, di nuovo sulla strada. Quando ci vediamo offro io
.Ciao
Cari lettori, permettete di consigliarvi, prima d'avviare la lettura, di far partire il seguente sottofondo musicale:https://youtu.be/Xnpjm5ybOmICerte volte accadono dei piccoli miracoli e pur se dove ci troviamo sarebbe un luogo adeguato per discuterne, non mi riferisco a quelli di santi, mistici o profeti.Parlo dei piccoli miracoli che riguardano l'uomo, quando un qualche suo atto nel mondo, anche piccolo, rimanda ad un respiro che non potrebbe venir da lui, quello dell'ispirazione, che letteralmente significa "respirare su". Ma quando i piccoli miracoli coinvolgono più d'una persona allora entra in gioco un valore aggiunto potenzialmente senza confini, capace d'avviare una sorta di moto (o meglio di "vortice") capace di autosostenersi.Voi lettori, che avete sin qui seguito questo racconto, se è un racconto, avete avuto la ventura di partecipare a un evento straordinariamente raro.Assolutamente non preparato anche se auspicato, un puro atto creativo nella sua dimensione d'appartenenza. Così, visto che il frutto ha raggiunto la maturazione, metaforicamente lo colgo per offrirlo a voi, attraverso la mia interpretazione, augurandomi possa essere uno degli infiniti frutti dell'albero della Bodhi di cui sentirete il bisogno di nutrirvi. ........................................................................
Sono ritornato in quello che un tempo era il luogo da cui è partito tutto, ricordo quel giorno... La mia vita era del tutto cambiata, sempre più sprofondato in un precipizio solo il soffio dell'ispirazione mi aveva sin lì preservato dal caderci del tutto, senza possibilità di ritorno. Ma qualcosa ha avuto pietà di me, e pian piano con la colla dell'umiltà (chissà, forse la stessa ispirazione in altra veste) ho ricominciato a mettere assieme i pezzi della mia vita, gli innumerevoli frammenti scheggiati dello specchio che m'illudevo d'essere diventato e che m'è caduto dalle mani, quando mi riflesse per quel che davvero ero. Camminando per quei luoghi di mare vidi quel bar, davvero esistente, con tutte quelle statue del Buddha a grandezza d'uomo, e seppur iniziai prima di quell'incontro a scriver su questa rivista, l'ispirazione me la dette il delicato sorriso senza tempo del Risvegliato, che tentai di portare con me per incontrare i miei simili, come mai avevo mai sentito di tentare in precedenza.Io, Galvan, aprii dunque quel Buddha bar e cominciai a tessere la tela che l'ispirazione mi suggeriva, per render manifesta a me e a chi m'avesse seguito che l'umanità insita in ognuno di noi possa davvero collegarci gli uni agli altri almeno per un tratto del nostro cammino di vita. E in diverse occasioni, nel vecchio forum, ho sentito di "respirare su, assieme " a qualcuno di voi. Tanto che quando fu chiuso, per un pò ritenni il mio compito adempiuto, nel mio tempo libero sarei potuto ritornare a scrivere per me... perseguendo il progetto di una nuova narrazione.Tuttavia quello che avevo avviato, il momentum inglobato con quello, ha bussato alla mia porta... ma Mind the gap! ... c'era un buco, un varco da superare... le cose non potevano essere le stesse, qualcosa doveva morire perché il nuovo potesse essere... siamo proprio noi a dover morire, almeno simbolicamente, come il seme per produrre la pianta.Così uno ad un punto della sua storia, piccola o grande che sia, fa un sacrificio, non un azzardo o un calcolo... dona qualcosa di sé per un bene superiore. Questo nome, Galvan, non potete sapere quanto lo senta il nome della mia anima, se essa ne ha uno... è il nome di un pescatore (in un mio racconto) che ha perso tutto nella vita e gli son rimasti solo i ricordi, di quella che poteva essere la sua felicità, dissolta nello spazio di un giorno. Ma ad un punto, a causa della sua conoscenza del mare e dei pesci, incontra un uomo e tra i due si sviluppa un'amicizia oltre il tempo e lo spazio, oltre la vita. Per un amico puoi dare anche il tuo nome, così ho dismesso quello dell'anima e ho preso quello del mio cuore, Jean. La parola è la cosa. Così io, Galvan, sono ritornato, per l'ultima volta, in quello che un tempo era il luogo da cui è partito tutto, il mio bar... son qui ad un tavolino, quello stesso dov'era seduto quel tipo imbronciato eppure così pieno d'energia, attivo e fiducioso nei suoi mezzi... un po' com'ero io, da giovane. A cui auguro di non dover passare le prove che ho dovuto passar io prima di veder che non abbiamo un volto e che siamo vissuti da una narrazione più grande, immensamente più grande anche di tutta l'immaginazione che potremmo produrre, e che l'unica possibilità che abbiamo è quella d'adeguarcisi...Appartengo ad un al di là, all'altro forum che nel tempo presente esiste solo nella memoria, digitale o reale che sia (è uguale) e son qui con una parvenza di fantasma, nel nuovo bar che si sovrappone a quello mio d'un tempo come i templi cristiani si sovrappongono a quelli pagani e questi ad altri, come ben può spiegarvi l'amico paul. Non avendo invidia di nulla sono compiaciuto della nuova gestione dell'amico Sariputra, che mi auguro possa proseguire a lungo, e delle nuove statue introdotte.E dopo questo preambolo ho il compito di spiegarvi il piccolo miracolo cui Jean accennava all'inizio, rammentandovi che senza il passato, tutto quello che ognuno di noi ha prodotto, sperato e creduto nel passato, non avrebbe potuto esserci questo presente. Sul racconto degli esseri inadeguati è intervenuto Jean, non per la pietà verso l'amico senza interlocutori, ma per intrecciare la sua realtà con quella. Quando si cerca di far coesistere due realtà... guardate alle discussioni... occorre un'estrema sensibilità per mantenere l'equilibrio, introdurre i propri elementi in rispetto a quelli altrui... e lasciar respiro, attendere... senza tuttavia fermarsi, ma spingendosi ancor oltre.Un bravo all'amico Sariputra che ha retto da par suo il gioco, con encomiabile intuizione... così che s'è andati davvero oltre... ... c'è differenza tra lettore e scrittore, gli immaginari personaggi procurano le stesse emozioni? E più questo accade per lo scrittore più accadrà per il lettore, naturalmente per i lettori cui quella storia è destinata... ... ed i personaggi acquistano una parvenza (?) di vita autonoma. Vania, Maddi, Sari, Gianni, Andrea... li vedete nella vostra immaginazione? Non è una forma di vita anche questa? La vita possibile nel contesto di una narrazione...Ma l'apice del miracolo è nella partecipazione di paul e Phil ( :) P&P ::) ), che han colto entrambi l'attimo giusto per intervenire, proponendo i loro alter ego come due personaggi assolutamente inseriti nel contesto narrativo...Un'evenienza indicibilmente armonica, non sapete quanto mi sia commosso al vederla realizzarsi... ripagandomi oltre misura del mio modesto impegno e tempo dedicato. Può essere che io, Galvan, appartenendo ormai più al mondo dei sentimenti che a quello della realtà concreta, abbia ingigantito la cosa... come Vincent ingigantiva (esagerando) l'intensità colori, appartenendo egli all'accecante realtà della percezione in azione. Nel ricordare le sue parole: "A che sarei utile, a che potrei servire? C'è qualcosa dentro di me, ma cos'è?" Finalmente posso rispondere che quello che c'è è un piccolo pezzetto di cuore. E l'unica utilità è nel cercare di condividerlo. Son venuto qui per portar il mio ultimo contributo, uno dei miei dipinti preferiti, e la poesia che mi ha ispirato, sull'amicizia. Purtroppo non son riuscito, con mio gran rammarico, ad inserire l'immagine, da questo link: http://www.settemuse.it/pittori_opere_D/_altri/da_negroponte_antonio_001_vergine_e_bambino_in_trono_1455.jpg Non t'ho mai conosciuto se non per verbo scrittoe certo non ti chiesi di qual colore gli occhi,né qual fosse il lavoro o il prezzo dell'affitto,le strade del tuo cuore ed i maggiori acciacchi. Nessuno venne allora, eppure m'hai risposto,mischiando alle parole l'intimo sospirodi chi senza giudizio all'altro s'è dispostoe attende di saper se v'è valor o raggiro. Quel giorno con sorpresa mi colse l'emozioned'aver davvero accanto colui che m'accompagna, non per sfoggiar sapienza né dar la sua lezione,ma per soffiar qual vento da cui non si guadagna. Van l'anni sopra l'anni e l'uscita s'avvicinale fonde righe segnan la pelle secca e pesta,il roseo fior di maggio or legno di fascinaricopre giusto l'ossa al fine della festa. Le memorie della vita dipinte son nel quadro,tra foglie e tondi frutti s'insinua l'ombra scura a ricordar che un tempo il giusto fu anche ladro.La luce che t'è amica ha la miglior fattura,nel telo splende pura e invero sempre dura. Ai miei amici (in questa discussione): Sariputra, Paul, Phil e a quelli che avrò ancora la fortuna d'incontrare. GrazieGalvan(chi sa di sé non trova errori negli altri)
Sono stanco di vedere questa pioggia! Quasi ogni giorno , verso le due del pomeriggio, li vedo arrivare. All'inizio sembrano solo cumuli di nebbia bianca all'orizzonte, poi, man mano che avanzano, si ingrigiscono , per oscurare infine tutto il cielo. La gente allora se ne va dalla spiaggia, con i papà che scrutano preoccupati in alto e le mamme che trascinano nella sabbia passeggini stracarichi di merende non consumate. Anche i pochi avventori del bar , chi bofonchiando, chi brontolando, si alzano , vengono alla cassa e se ne escono. Raramente qualcuno si ferma a scambiare quattro chiacchere. Così me ne sto seduto all'ingresso, osservando il mare che scurisce seguendo il colore del cielo...Poi inizia , dapprima lenta, poi furiosa, la solita pioggia. Vania ridendo e bagnandosi tutta...ma lei ama inzupparsi di pioggia...trascina i pochi tavolini al coperto, chiude le sedie e le ammucchia, rigorosamente, appoggiandole al muro.
Osservando ad ovest, proprio nel punto dove il mare si frange sui rompiflutti con fragore sempre maggiore, quattro figure avanzano sotto la pioggia...
La figura davanti, alta e robusta, mi sembra di riconoscerla, ha un non so che di familiare...le altre tre non distinguo ancora se sono maschi oppure femmine...
MARA VISITA IL KRSHNA BAR
Ora sono quasi all'altezza della passerella in plastica che taglia in due la spiaggia e muore davanti al bar...
Quello in testa si ferma , guarda verso di me, mi indica...si muovono insieme lentamente, senza fretta, sicuri...
- Vania...vai a casa adesso!-
-Ma Sari, non ho ancora finito di pulire i...-
-Vania...vai a casa , veloce!-
-Non ti lascio Sari, credi di impaurirmi? Sei il solito buffone...-ma ora Vania li vede avanzare verso di noi.-Chi sono? Li conosci?...-
-Sono vecchi amici...vattene ! Non sto scherzando! Per il tuo bene Vania...-
Ora mi sono alzato e la guardo dall'alto. La guardo come un padre. Non sono più un essere inadeguato ora...anche i miei occhi sono cambiati.
Vania ora ha paura...ha capito, Se ne va piangendo...
Mi sono attorno ora , il vento sembra impazzito e la sabbia mi entra negli occhi, nelle narici, dappertutto.
-Namaste Upatissa- Il mio amico più alto, il capo, mi si para dinanzi...
-Mara!...E' un pò che non ti si vede.-
-Upatissa, Upatissa...o forse dovrei chiamarti Sariputra adesso? E' così che ti fai chiamare...il figlio di Sari...un nome importante vedo.-
-Sai per campare...poi Upatissa non mi piaceva molto. Non ho mai avuto un gran rapporto con mio padre...-
-Già, lo so...non mi fai vedere il locale? Sei diventato un barista ? Non ti vergogni neanche un pò?-
Ride adesso, una risata che sembra quasi bonaria, sembra...Entriamo, al riparo dal vento e dalla pioggia...
Adesso osservo gli altri tre che si sono seduti a un tavolino. Conosco anche loro...mentre li osservo iniziano a cambiare...sono donne ora, donne bellissime...sono Tanha, Arati e Raga, le tre figlie di Mara.
Il demone mi mette una mano sulla spalla...
-Upatissa, Upatissa...non ci offri niente da bere? Non hai dell'arsenico, o del cianuro per caso?- sorride e pare una smorfia.
Mentre vado al bancone le tre donne , completamente nude, hanno intrecciato tra loro le braccia sinuose, come serpenti in accoppiamento.
-Upatissa! Segui ancora l'insegnamento di quell'altro, del grande illuso, il tuo sedicente...maestro?!?- Un ghigno di disgusto gli contrae il volto bellissimo -Come si faceva chiamare? Ah...shiiiiii....il Buddha, l'illuminato-
-Ti è scappato per sempre eh...caro Mara?-
Forse non dovevo dirlo ...i suoi occhi ora sono neri come l'abisso e i suoi capelli si stanno rasformando in sottili serpenti dorati. Ma il demone sa controllarsi, è paziente...
-Ho visto che ti diletti a scrivere anche su di me. Mi è piaciuta molto la storiella che hai raccontato . Come l'hai chiamata? Anche il diavolo si sente solo, vero?...Un bel titolo. Devo ammettere che non ci sei andato molto lontano. Si vede che mi conosci bene. Upatissa, Upatissa...che grandi cose avremmo potuto fare insieme da quella volta che te l'ho proposto . Non ti capisco Upatissa...guarda come ti sei ridotto. Scrivi stupidaggini e fai il barista in un locale vecchio e pieno di...- un gesto di disgusto- statue indecenti!-
Adesso osserva con intensità la statua di Krsna con le gopi, la statua della mia Vania. Non riesce ad avvicinarsi, ma il demone lo vorrebbe, lo conosco, lo so quello che vuole...
-Se è per quello scrivo anche di corna...-
Mara ride...ha sempre avuto il senso dell'umorismo, è un tipo ironico perchè è intelligente, intelligente più degli uomini, quasi un dio...
-Che poi, Upatissa, questa storia delle corna che dovrei portare...ma l'hai capita da dove viene?-
-Mah...miti, leggende...non ti fai vedere molto in giro e così la gente lavora di fantasia-
-Mi faccio vedere sempre dagli amici, da quelli che mi sono cari, da quelli che potrei aiutare. Provo molto affetto per i letterati, gli artisti e soprattutto i filosofi. Come li amo , i filosofi!! Sono il mio passatempo e quello delle mie adorate figliole. A proposito... non sono carine? Come le trovi , Upatissa?-
Le tre figure demoniache ora stanno intrecciando tra loro le lingue, rosse come il sangue. Il vento sembra portare il suono di un bimbo che piange...
-Cosa stai cercando Upatissa? Cosa che non potrei darti io?-
-La libertà sto cercando. Tu sei libero Mara?-
-La li-ber-tà ! La libertà vuole quest'altro illuso- adesso il tono della voce è cambiato, si è fatto duro- ma la libertà non esiste! Non esiste Upatissa!! Sono forse libero di tornare felice? Sono forse libero di deporre la mia solitudine?-
-Puoi provarci.-
-Credi che non ci abbia mai provato? Per infiniti cicli del tempo ho provato inutilmente a liberarmi! Non c'è alcuna libertà , lurido seguace del Buddha! Vuoi farmi anche tu la morale come il tuo maestro, o come quell'altro illuso, l' ebreo? Io sono la morale! Non l'hai ancora capito? Io sono la morale! Il mio nome è Morale...-
Improvvisamente si placa, riprende il controllo.
-Upatissa caro...ma dobbiamo sempre litigare noi due, ogni volta che ci incontriamo? Sono venuto per affari. Ho un piccolo piacere da chiederti. Saprò essere generoso. Quando mai non lo sono stato? Non sono come quell'ebreo che predicava mortificazione e sacrificio. Alla malora il sacrificio! La vita è breve, va vissuta, va goduta Upatissa!-
-E...cosa vorresti Mara?-
-Voglio la statua !-
-No!-
-Upatissa caro..non fare così...cosa può significare per te quella disgustosa opera, fatta male, orribile? Il suo autore deve essere un completo incapace, un deficiente disgustoso, un altro seguace della bontà. Della bontà degli dei. Degli dei maledetti che ci incatenano per l'eternità...di quelli che ti rifiutano la tua amata libertà, che se ne fregano di te Upatissa, che ti lasciano a soffrire in questo verminaio di pianeta.-
-A te non interessa la statua Mara. Tu vuoi profanare l'amore puro che l'ha portata qui dentro. L'amore di una fanciulla che ti è da sempre ostile...-
-Non parlarmi di quella donna, bastardo burattino del Buddha.! Non mi nominare mai quella donna, hai capito? Lei è la causa di tutto il mio dolore! Lei è la mia morte!! Dammi quella statua figlio di quella puttana di Sari o per te è finita!!-
-No Mara . Se io non te la consegno con le mie mani , tu non potrai toccarla in eterno...-
Con un urlo terrificante, che scuote le pareti stesse del Krshna bar, il demone mi è addosso e sento i tavoli rovesciarsi,i vetri alle finestre esplodere, il vento irrompere nel locale frammisto a sabbia e pioggia e urla lamentose di bambini che si perdono lontano, sopra il mare...
I colpi che mi sferra il demone sono terribili. sento le ossa rompersi, il sangue nella bocca e poi...il buio.
IL SORRISO DELLE MIE GOPI
Sari! Sari!
Da una lontananza infinita mi sembra di sentire la voce di Vania. Ho un dolore terribile allo stomaco e al petto. Non riesco quasi a respirare. Il cuore batte veloce.
Sono su di un'autoambulanza. Suono lontano di sirene.
Apro gli occhi per un attimo. Davanti ho il volto tenero di Vania. Mi guarda come può guardare una mamma preoccupata.
-Il locale?- chiedo con un filo di voce. mi sembra di dover sputare sangue...
-Non ti preoccupare! Adesso c'è la polizia. Sembra che fossero una banda di ladri dell'est. Volevano rubare le statue.-
-Le hanno prese ?-
-Hanno fatto un macello. Il bar è distrutto. Le statue del buddha sono tutte a pezzi. Ma non ti preoccupare, siamo assicurati.. Rimettiamo tutto a posto io e la Maddi. Tu pensa solo a non morire Sari...-
Sorride adesso. Come ci si perde nel sorriso della Vania.
-E...la tua Vania? La tua statua?-
-E' ancora al suo posta Sari! Intatta ! E' una cosa da non crederci, tutto distrutto e lei...là, nemmeno sporcata dalla sabbia bagnata! Significa qualcosa Sari, me lo sento! Non può essere casuale! L'hai salvata tu, vero Sari?-
-No Vania...nessuno la può toccare se non ha il cuore puro!-
-E' la statua del nostro amore Sari. L'amore delle tue piccole gopi. L'amore Immortale.-
Nota: Tanha (lett."Bramosia"), Arati ( lett. "Noia"), Raga (lett."Passione").
Andrea - ... eccomi, puntuale stavolta, eh... non come la precedente che la ho... ti ho fatto attendere un bel po', mentre dormivo. Ma prego, accomodati, Vania...
Vania – grazie, è passato un po' da allora... per diversi motivi non ho potuto e un po' voluto venir prima... complice la vacanza che ho trascorso con Gianni che mi ha rilassato, allontanando quella sensazione d'inadeguatezza che talora mi perseguita...
- ricordo che avevamo concluso il precedente incontro proprio ragionando su questa parola e sulle ali dell'amore (... e si librò su l'adeguate penne ) che pare aver rinsaldato la tua relazione con Gianni, suppongo...
-che strano, Andrea... proprio oggi ho letto una poesia al riguardo, anzi due... quella di una poetessa e di una persona che l'ha diversamente interpretata... le ho copiate, eccole qui...
L'universo non ha un centro, L'universo ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa così: ma per dividersi si fa così:
ci si avvicina lentamente ci si allontana velocemente
eppure senza motivo apparente, senza apparente motivo,
poi allargando le braccia, poi chiudendo le braccia,
si mostra il disarmo delle ali, si mostra la forza delle proprie ali,
e infine si svanisce, svanendo infine,
insieme, soli e divisi
nello spazio di carità nello spazio d'odio
tra te tra te
e l'altro. e l'altro.
-perbacco, Vania... una significativa coincidenza, pare fatta apposta per riprendere il filo della nostra discussione, iniziata al bar degli elastici... le due poesie raffigurano l'avvicinarsi e l'allontanarsi (sembra) di due persone simbolicamente sorrette nel loro movimento dalle proprie ali... se mettiamo un elastico tra le due versioni vediamo come l'una divenga l'altra... un po' quello che accade tra te e Gianni, quello che accade a molte coppie...
-e se l'elastico si rompe?
-le parti divise, se non si rassegnano, cercheranno con chi riannodarlo nuovamente...
-Andrea, io mi trovo bene con Gianni...
-non ne dubito, ma..?
-ma ci sono gli altri, la sua famiglia, amici... lavoro, quello che pensa e che sente...
-già, nessuno è un'isola, e se lo è rimane il collegamento con altre terre sotto il mare che la lambisce... gli altri e le circostanze sono un problema, per chi si vuol davvero bene?
- no, ma c'è qualcos'altro che non riesco bene a mettere a fuoco... tu che dici della realtà?
-e questa da dove viene? Che ti accade?
-... a volte ho l'impressione di recitare una parte... poi mi riprendo e mi convinco che son io che sto facendo questo e quello, nessuno me lo impone... non siamo burattini, vero?
-eh... se lo fossimo io non potrei rispondere che quello che mi sarebbe permesso... ma anche recitassimo la nostra parte, dov'è il problema?
-... se recitassimo più parti?
-beh, in realtà lo facciamo continuamente, presentando ad ognuno l'immagine che vorremmo avesse di noi.
Nulla di preoccupante, così fan tutti ... ovviamente sino ad un certo punto...
-sì, capisco... uno, nessuno e centomila...
-appunto...
-ma...
-ma... non è questo il punto, vero?
-infatti... e se esistesse un'altra realtà oltre a questa?
-un'altra... o più... come lo potremmo sapere, secondo te?
-... piccoli tocchi.. come nel film "Contact", con Jodie Foster... coincidenze, sincronicità...
-... sovrapposizioni, a volte...
- di piani differenti...
-normalmente per brevi istanti... ma in certe circostanze ben a lungo, conosco persone anziane che incontrano i propri cari deceduti da tempo, non solo nei loro sogni...
-non NDE, intendi?
-oh, beh, ci son anche quelle, davvero interessanti... ma mi riferisco alla vita ordinaria... e poi ci son persone che incontrano, così affermano, entità di vario genere, cose che ci son sempre state, come William Shakespeare ben sapeva...
continua...
Cordialmente,
Jean
V. - Ma Sari muore o non muore dopo le botte che ha preso dal demone?-
Sariputra.- Tu come vorresti finire la storia?-
- Vorrei che non finisse mai. Lo sai che non mi piacciono le storie che finiscono... Io non la farei finire. Vorrei che Sari lasciasse Vania e Maddi e si dedicasse solo a me. Farei io la cameriera al bar. Anzi, no...gli comprerei un apecar , di quelli che si vedono in giro per vendere gelati. Sì...andremmo insieme in giro per il mondo a vendere gelati...-
- Ti piacciono i gelati, eh ?-
-Uh uh...anche a te.-
-Non posso mangiarne troppi, lo sai. Ho la glicemia un pò alta...-
-Allora, la storia come finisce?-
-Ti ricordi di quando ti raccontavo le storie prima di prender sonno? Te le raccontavo ogni sera e...delle volte ero proprio stanco...ma mi piaceva raccontartele. Le inventavo sul momento. Non sapevo come cominciare...-
-Sì, allora te lo suggerivo io. Raccontami la storia di un leone, stasera, ti dicevo...o la storia di una scimmia. E tu partivi...-
-L'importante è sempre partire. Poi le storie vengono da sole. Non serve nemmeno pensarci troppo. Anzi...meno ci pensi e più lasci libera la fantasia e meglio escono.-
- E' come se vivessero davvero...-
-Vivono davvero!-
-Le fiabe però finiscono sempre bene. Quindi Sari non può morire all'ospedale. Viene ricoverato. Le due gopi gli stanno sempre attorno. E' in rianimazione con tanti tubi attaccati. Una macchina fa bip bip bip in continuazione...e...-
-E...?-
-Allora... lui ha gli occhi chiusi e non mi vede. Non vede che sono fuori dalla stanza. Non mi fanno entrare le due stronze!-
-V...dai!-
-Non mi fanno entrare perchè sono piccola , dicono. E non è vero. Ho quindici anni ormai e...sono già più alta di loro due!-
-Vedi che la storia non finisce? Ne stai già iniziando un 'altra...adesso sta diventando la tua.-
-Come quella volta con la mamma!-
-Quando?-
-Beh...Una sera non c'eri. Eri a mangiar fuori con Gino, mi sembra...non ricordo bene. Allora non riuscivo a prender sonno perchè non mi raccontavi la storia. E' venuta la mamma e...gli ho detto se mi raccontava la storia della giraffa zoppa. Ma lei non la conosceva. Allora io l'ho raccontata a lei e poi gli ho detto di andare avanti, di continuare...-
-Ah..Ah...immagino , poverina!-
-Nooo...è partita. Prima piano piano, poi sempre più decisa. Ha cambiato tutta la storia! E' diventata un'altra...-
-E tu ?-
-Gli dicevo: Non è così, non è così e ridevo come una matta. Fighissimo. E' venuta una roba da fuori di testa!...Che ridere!-
-Vedi? Era diventata la sua storia in quel momento...-
-Le tue erano decisamente migliori però...-
-E le tue come sono?-
-Finiscono quasi sempre bene. Non per tutti però. Forse faccio fare una brutta fine alla Vania e a Maddi...eh....eh...-
-Perchè non ti fanno entrare nella stanza di Sari?-
-Perchè non capiscono un tubo. Credono che sia ancora una bambina a cui raccontar fiabe...Invece io sono capacissima di entrare e di prendermi cura da sola di Sari. E poi...Sari vuole me, non loro.-
-Nella tua storia la vedi così, dunque?-
-Sì, non ci sono dubbi. E' ovvio. la storia va avanti così. Sari vuole me. Sono sua figlia. Lui vuole bene a me.-
-Forse vuole bene anche a Vania e a Maddi, non pensi?-
-Lui crede di voler bene anche a loro. Ma non è così. Ascolta...lo hanno stregatooo! Sono delle gopi, delle specie di fate della foresta. Ma lo sveglio io. Mi lasci finire la storia?-
-Sei sicura che la stiamo scrivendo solo io e te?-
La nebbia può penetrare dall'esterno e giungere fino a te; può invaderti. Così pensava Sari mentre fissava la nebbia, quella che scendeva dal Monte, dalla finestra della sua biblioteca. Poiché era sera e sul mondo stava calando l'oscurità questa nebbia lo spaventava così come l'altra nebbia, quella interna, che non invadeva, ma si allungava, si muoveva e riempiva le parti vuote del suo corpo. Di solito la seconda nebbia veniva chiamata solitudine..
.Con un mal di testa fuori dal comune, Barney Mayerson si svegliò in una camera da letto sconosciuta di un condominio sconosciuto. Accanto a lui, con le coperte tirate su fino alle spalle, nude e lisce, dormiva una ragazza sconosciuta, che respirava piano con la bocca, i capelli un bianco scompiglio simile a cotone.
( P.K. Dick, "Le tre stimmate di Palmer Eldritch")
Toccandosi il capo Sari provò la sensazione strana che fosse come gonfio. V. era seduta allo scrittoio e stava colorando la nebbia. Pensieri cupi attraversavano come lampi la zucca vuota di Sari...
Nella pioggerella si levano i vapori della sera. D'un tratto si estendono le tenebre opprimenti. Non è da signori amare le sale affollate...
Sari amava, di solito, la propria solitudine. Quella sera di nebbia gli era invece pesante, opprimente sul cuore come un macigno pieno di spigoli.Su di un tavolino lo schermo del computer era fisso sulla foto di un'auto da competizione, gialla. Una nota di colore nella nebbia...
Ricordi...
Nell'aria, in sottofondo, una musica...leggera, leggera come la nebbia.
https://www.youtube.com/watch?v=wLlBGeRPiVc
Dopo aver mandato a letto V., Sari fantasticava col desiderio. Veniva da profondità sconosciute. Ripensava alle sue donne...com'era possibile la purezza se c'era sempre questo ospite ingombrante? Questo peso del cuore? Questo anelito della carne ? Sari desiderava una donna , nel suo letto, per scacciare la nebbia...per non sentire più freddo...
Chi capisce che nella notte è lei sola a esserne conscia? Davanti al cuscino lascia cadere un paio di lacrime...
La spiritualità era una forma sublimata di sensualità? Si chiedeva Sari, pulendo con la manica il vetro della finestra, appannato...Pareva di sì, a volte...
Una donna fatta di nebbia, eterea, con lunghe vesti di nebbia, con capelli raccolti da gocce di brina...con labbra piene di calore...
Le maniche di nebbia fine si arrotolano nel vento; le forcine di giada brillano nella penombra...
La musica stava sfumando ancora. Ora Sari osservava la solitudine del Monte, con un cappotto di nebbia...
https://www.youtube.com/watch?v=wLlBGeRPiVc
Un giorno
saranno troppi i ricordi
delle persone che avevi conosciuto
che, nel bene e nel male
e più volte nell'indifferenza
hanno camminato con te, vicino a te
o da un'altra parte, pur standoti vicino
in qualche modo...
Quelle persone
non sollevano più la polvere
ma sono diventate
la polvere stessa
che si deposita dovunque
e tu vorresti si depositasse
anche dentro di te
per sempre.
E invece un ricordo
come un alito di vento
venuto dal nulla
la risolleva
e riporta
nel tuo cinema interiore
i fratelli Gees
tuo padre
e quel tuo amico
cui non riuscivi ad invidiare
il sorriso e la bellezza
forse perché i suoi incredibili occhi azzurri
già allora
sentivi che
non appartenevano più
a questo mondo.
Ed altre persone
di cui hai sentito o letto
con le quali hai viaggiato
qualche sera
o solo una
attraverso una loro poesia
per cercare assieme
una luce di verità.
Un giorno
tu sarai quel ricordo
la polvere
nella mente di un'altra persona
e ci vorrà qualche generazione
perché diventi così fine
da viaggiare
assieme al vento
senza posarsi
mai più.
Un giorno
troverai nei tuoi ricordi
ricordi che non ti appartengono
e forse capirai
da dove provengono
le lacrime
di questa sera.
Tutto si perde, restano solo i ricordi?
"Sì. Dell'infanzia il sorriso di mia madre Erminia, il calore dell'amicizia degli animali. Degli anni della guerra le urla di dolore dei moribondi, gli sguardi increduli dei soldati di fronte alla follia della violenza. La prima donna che ho baciato, non rammento chi fosse, ma ricordo il suo profumo e la sensazione dello sbocciare di un sentimento. Il primo grande dolore, la morte di mio padre, Francesco. Avevo sei anni. Le persone scomparse delle quali continuo a evocare il nome, un gesto, le forme del viso o del corpo: mia madre, mia sorella Franca, i miei fratelli Pino, Lino e Antonio, Don Giovanni il prete-filosofo di campagna.Intorno ai diciotto anni ho vissuto sesso, amore e dolore.La mia vita è continuata così, in sovrapposizione permanente ". http://www.repubblica.it/cultura/2015/11/22/news/umberto_veronesi_io_non_ho_paura_-127906220/?ref=HREA-1
Quando un povero cristo dice di essere inadeguato, la maggior parte delle persone sorride benevolmente, ti rincuorano: "Siamo tutti un pò inadeguati" ti dicono per sollevarti , alcune si spingono fino ad abbracciarti...non che questa cosa mi dispiaccia , sia chiaro...ma io vorrei rispondere che c'è inadeguatezza e inadeguatezza, come c'è filosofia e filosofia , o religione e religione. Sentirsi inadeguati in ogni situazione è intollerabile, ti riempie d'ansia, ti rende insicuro dei tuoi stessi passi...Però... che miseria la nostra testa... ci provo pure un sottile perverso piacere, di cui poi mi vergogno naturalmente, ma...è come un demone che mi spinge a fare il bastian contrario in ogni dove. Io lo osservo ben bene questo diavoluccio che mi possiede. Se ne sta di solito accucciato in un angoletto della mia testa, quando giro solitario per Villa Sariputra o per il podere circostante, ormai spogliato dall'inverno. Non appena però arriva un visitatore su un calesse e si spalanca il cancello acuminato che immette sul viale lastricato, unica via che porta direttamente sotto il pergolato di vite, abbracciante la facciata della villa, eccolo là! Balza su...lo sento proprio agitarsi...mi smuove le labbra nella tipica smorfia ironica che odio...mi sussurra:" Muoviti imbecille! Vai ad accogliere i visitatori! E' quella culona della L...dice proprio così, è sempre volgare... e suo marito che non ti ha ancora ridato i soldi che gli avevi prestato"...E' veramente venale...che poi non capisco che cosa gli interessi veramente , come se avesse il timor di restar senza soldi...La sua molestia arriva a mettere in dubbio qualsiasi cosa faccia. Sto leggendo un sutra? "Non serve a niente" continua a ripetermi, "Perdi tempo...andiamo a passeggiar nel centro di Sotto il Monte piuttosto, che ci facciamo quattro risate...". Mi sto scervellando sopra un trattato filosofico? Dovreste vedere come sghignazza...questa cosa lo diverte in modo abominevole. "Questi son quelli che ti dicono che una cosa esiste e quegli altri che la stessa cosa non esiste? Quelli dell'onanismo mentale ? ( In verità usa un'espressione oltremodo sconcia...) Ma andiamo piuttosto dalla Vania o dalla Maddi che forse è la volta buona che..."( sempre a quello mira, sembra che non gli interessi altro...). A nulla servono le mie obiezioni...che poi mi rendo conto sono proprio ridicole, inesistenti quasi...del tipo 'Ma io sono una persona molto spirituale' o l'altra ' Sono una persona riflessiva e stimata da tutti'...a parte che mentre me le dico già rido da solo, dovreste sentire lo scompisciarsi dalle risate del diavoletto. Sembra che lui se ne intenda veramente di cose come 'spiritualità' e 'filosofia', tanto da spalancare gli occhietti e fare la bocca a U, e poi...giù a ridere come un deficiente!...Signori che avete la pazienza di leggere ancora, sappiate che sono così inadeguato da arrivar a dubitare di me stesso e di pensar che...dio mio, che orrore!... Io sia proprio questo diavolo saggio e filosofo...può essere? Che alla fine io sia solo un suo sogno o un suo passatempo? Da come si diverte parrebbe proprio così..ahimè!...Se vado ad un funerale...eccolo là che mi stampa in viso un sorriso ironico, agghiacciante per l'occasione e, mentre tutti fingono di piangere e contristarsi per la perdita, io sorrido in modo veramente strano. La cosa terribile è che...muoio di vergogna a raccontarvelo... le donne, soprattutto loro, interpretano il sorriso come una forma di partecipazione sofferta al loro dolore...e allora mi abbracciano e mi dicono che sono 'tanto caro' e ' che mi sentono vicino'. Così, mentre i quattro becchini in nero, calano la bara per l'eterno riposo, "lui" si fa vivo ."Però" sussurra "che tette sode ha la T., chi l'avrebbe mai detto...". A questo mi riduce la testa. Voi siete sicuramente superiori a questa volgarità, vero?...Se c'è da soffrire, soffrite veramente di sicuro...O forse no? Anche a voi capita delle volte?...Magari vi vergognate a confessarlo?....Ma io sono in uno stato così provato che ormai non mi vergogno di nulla e sono sincero circa i miei patimenti. Questa vita è proprio un patire; siam così scossi... come una barchetta nell'oceano in tempesta. E' la nostra testa che , mentre dovrebbe andare a sinistra...se ne va a destra, ci inganna continuamente. Forse io e il diavolo che mi tortura , in fondo, non siamo proprio così...ci facciamo compagnia alla fine; lui mi prende in giro e io provo piacere che qualcuno mi prenda in giro, anche se mi arrabbio per la mia inadeguatezza. Quando provo a ribellarmi e lo apostrofo ( questa è la mia vendetta...) con la frase che so lui odia più di ogni altra, "Ma tu non esisti veramente" o anche , visto che si definisce un saggio filosofo, con "Ma tu sei vuoto di esistenza intrinseca"...eccolo farsi serio, si accuccia nel suo angoletto e piange sommessamente...quasi mi fa pena...sembra un bimbo innocente sgridato ingiustamente dalla mamma. Poi mi guarda e sembra volermi dire:" Ma tu Sari, in fondo, mi vuoi bene vero? Sono tuo amico, il tuo più intimo amico. Noi ci conosciamo e ci capiamo, vero?...Non ho altri amici se non vivo in te".
Così porto avanti la mia pena e la mia inadeguatezza e lui si fa felice e mi grida "Sììì...andiamo a scriver qualcosa sul forum".
Nel frattempo il demonietto vi invita a cantare:
https://www.youtube.com/watch?v=7WpdSh8VYd4
Anche a me è capitato di finire in situazioni dove il dolore pervadeva le stanze e di non riuscire a smettere di sorridere (non tanto ai funerali, quanto alle visite "di cortesia" al moribondo, o nei corridoi di un ospedale dove io passo solo per caso, se la situazione è veramente cara a me non è solamente cortesia, non ci riesco) . Ma non è una reazione cosi inspiegabile onestamente, il sorriso in fin dei conti è spesso una smorfia per prendere le distanze e non ha nulla a che fare con un sentimento positivo. Le contraddizioni ci fanno sorridere, e spesso e volentieri luoghi dove le più diverse energie entrano in contatto ci fanno venire voglia di estraniarci, di allontanarci, e facciamo la smorfia. Non è molto diverso dalla smorfia di una scimmia, è un mostrare i denti difensivo, l'ultima difesa dei 5 sensi davanti a situazioni apparentente caotiche e irrazionali, e perciò potenzialmente dannose. Non ho mai avuto invece particolari attenzioni verso le forme femminili, o meglio, le ho, ma non mi capita siano "fuori luogo", sono spesso quello che "si volta a guardare" per dare un contentino al machismo del gruppo che si è voltato, istintivamente non mi è quasi mai capitato. Il conflitto tra l'io e il demonietto invece è una cosa più subdola che ho esplorato a lungo attraverso anche mezzi artificiali per renderli più distinti. Se si trova un modo per abbassare le difese dell'io e dare tutto il potere al super-io, al demonietto che ti vuole redarguire ricordandoti ciò che "dovresti essere" ma non sei..Si ci accorge che il suo unico scopo è quello di bastonarti, e tu lo vuoi perchè come un masochista, anche l'essere bastonato è una vibrazione di vita rispetto alla quiete calma. Paradossalmente sembra che non ci sia una vera distinzione tra il negativo\positivo morale, e un sasso nell'acqua non importa quali onde trasmetta, sia una "botta di vita" da ricercare in ogni caso per l'istinto in quiete noiosa. Se le difese da queste bastonate si annullano temporaneamente, si sente molto, molto male.. ma la pelle cresce più spessa con l'esperienza, e via via le bastonate fanno sempre meno male, e quindi l'istinto di cercarle attivamente si attenua, perchè non fanno più effetto. In pratica sembra molto semplice ma è molto difficile avere controllo su queste difese interiori e dare il permesso totale al demonietto per questo tipo di esercizi masochisti, è contro intuitivo e va contro il nostro interesse, però ci sono modalità e pratiche per riuscirsi, e con me nel tempo ha funzionato. Vale comunque la regola, che più conosci il tuo nemico, più è facile affrontarlo.
Citazione di: Sariputra il 18 Dicembre 2016, 12:15:02 PMQuando un povero cristo dice di essere inadeguato, la maggior parte delle persone sorride benevolmente, ti rincuorano: "Siamo tutti un pò inadeguati" ti dicono per sollevarti , alcune si spingono fino ad abbracciarti...non che questa cosa mi dispiaccia , sia chiaro...ma io vorrei rispondere che c'è inadeguatezza e inadeguatezza, come c'è filosofia e filosofia , o religione e religione. Sentirsi inadeguati in ogni situazione è intollerabile, ti riempie d'ansia, ti rende insicuro dei tuoi stessi passi...Però... che miseria la nostra testa... ci provo pure un sottile perverso piacere, di cui poi mi vergogno naturalmente, ma...è come un demone che mi spinge a fare il bastian contrario in ogni dove. Io lo osservo ben bene questo diavoluccio che mi possiede. Se ne sta di solito accucciato in un angoletto della mia testa, quando giro solitario per Villa Sariputra o per il podere circostante, ormai spogliato dall'inverno. Non appena però arriva un visitatore su un calesse e si spalanca il cancello acuminato che immette sul viale lastricato, unica via che porta direttamente sotto il pergolato di vite, abbracciante la facciata della villa, eccolo là! Balza su...lo sento proprio agitarsi...mi smuove le labbra nella tipica smorfia ironica che odio...mi sussurra:" Muoviti imbecille! Vai ad accogliere i visitatori! E' quella culona della L...dice proprio così, è sempre volgare... e suo marito che non ti ha ancora ridato i soldi che gli avevi prestato"...E' veramente venale...che poi non capisco che cosa gli interessi veramente , come se avesse il timor di restar senza soldi...La sua molestia arriva a mettere in dubbio qualsiasi cosa faccia. Sto leggendo un sutra? "Non serve a niente" continua a ripetermi, "Perdi tempo...andiamo a passeggiar nel centro di Sotto il Monte piuttosto, che ci facciamo quattro risate...". Mi sto scervellando sopra un trattato filosofico? Dovreste vedere come sghignazza...questa cosa lo diverte in modo abominevole. "Questi son quelli che ti dicono che una cosa esiste e quegli altri che la stessa cosa non esiste? Quelli dell'onanismo mentale ? ( In verità usa un'espressione oltremodo sconcia...) Ma andiamo piuttosto dalla Vania o dalla Maddi che forse è la volta buona che..."( sempre a quello mira, sembra che non gli interessi altro...). A nulla servono le mie obiezioni...che poi mi rendo conto sono proprio ridicole, inesistenti quasi...del tipo 'Ma io sono una persona molto spirituale' o l'altra ' Sono una persona riflessiva e stimata da tutti'...a parte che mentre me le dico già rido da solo, dovreste sentire lo scompisciarsi dalle risate del diavoletto. Sembra che lui se ne intenda veramente di cose come 'spiritualità' e 'filosofia', tanto da spalancare gli occhietti e fare la bocca a U, e poi...giù a ridere come un deficiente!...Signori che avete la pazienza di leggere ancora, sappiate che sono così inadeguato da arrivar a dubitare di me stesso e di pensar che...dio mio, che orrore!... Io sia proprio questo diavolo saggio e filosofo...può essere? Che alla fine io sia solo un suo sogno o un suo passatempo? Da come si diverte parrebbe proprio così..ahimè!...Se vado ad un funerale...eccolo là che mi stampa in viso un sorriso ironico, agghiacciante per l'occasione e, mentre tutti fingono di piangere e contristarsi per la perdita, io sorrido in modo veramente strano. La cosa terribile è che...muoio di vergogna a raccontarvelo... le donne, soprattutto loro, interpretano il sorriso come una forma di partecipazione sofferta al loro dolore...e allora mi abbracciano e mi dicono che sono 'tanto caro' e ' che mi sentono vicino'. Così, mentre i quattro becchini in nero, calano la bara per l'eterno riposo, "lui" si fa vivo ."Però" sussurra "che tette sode ha la T., chi l'avrebbe mai detto...". A questo mi riduce la testa. Voi siete sicuramente superiori a questa volgarità, vero?...Se c'è da soffrire, soffrite veramente di sicuro...O forse no? Anche a voi capita delle volte?...Magari vi vergognate a confessarlo?....Ma io sono in uno stato così provato che ormai non mi vergogno di nulla e sono sincero circa i miei patimenti. Questa vita è proprio un patire; siam così scossi... come una barchetta nell'oceano in tempesta. E' la nostra testa che , mentre dovrebbe andare a sinistra...se ne va a destra, ci inganna continuamente. Forse io e il diavolo che mi tortura , in fondo, non siamo proprio così...ci facciamo compagnia alla fine; lui mi prende in giro e io provo piacere che qualcuno mi prenda in giro, anche se mi arrabbio per la mia inadeguatezza. Quando provo a ribellarmi e lo apostrofo ( questa è la mia vendetta...) con la frase che so lui odia più di ogni altra, "Ma tu non esisti veramente" o anche , visto che si definisce un saggio filosofo, con "Ma tu sei vuoto di esistenza intrinseca"...eccolo farsi serio, si accuccia nel suo angoletto e piange sommessamente...quasi mi fa pena...sembra un bimbo innocente sgridato ingiustamente dalla mamma. Poi mi guarda e sembra volermi dire:" Ma tu Sari, in fondo, mi vuoi bene vero? Sono tuo amico, il tuo più intimo amico. Noi ci conosciamo e ci capiamo, vero?...Non ho altri amici se non vivo in te". Così porto avanti la mia pena e la mia inadeguatezza e lui si fa felice e mi grida "Sììì...andiamo a scriver qualcosa sul forum". Nel frattempo il demonietto vi invita a cantare: https://www.youtube.com/watch?v=7WpdSh8VYd4
Ah beh qui potremmo farci un discorso che non finisce più. Mi ci ritrovo in molto di quello che scrivi (non a caso penso, visto che mi ritrovo in quello che scrivi anche altrove) e in effetti credo che tutto sia dovuto al fatto che noi
sappiamo di essere imperfetti e siamo alla ricerca se non della perfezione, del miglioramento di sé. Molto spesso mi capita di pensare "ah quello scemo di..." riferendomi ad un mio amico e poi subito dopo pentirmi di averlo
pensato! Ecco troviamo il diavolo in noi, sappiamo che c'è e ci spaventa: sappiamo di essere imperfetti. Tale conoscenza poi ci blocca, ci distrugge, ci ferma e ci paralizza. Ma perchè? Perchè devo farmi così tanti problemi io che mi controllo così tanto? Perché così tanta coscienziosità? Ecco perchè: perchè d'altronde così siamo noi e sappiamo che questa cosa è un bene! Perchè viviamo la filosofia e sappiamo che la conoscenza NON è una garanzia di "non peccaminosità" (anzi siamo consci dei preicoli di troppa conoscenza). Perciò sì dico anche io: sono inadeguato e soffro. La consapevolezza del demonietto mi paralizza e mi da ansia e a volte vorrei essere "più libertino". E qui però la coscienza mi dice: no caro mio, non farai una cosa che SAI essere sbagliata. Quindi eccomi qui: sono in paralisi ma d'altronde è anche vero che molti che hanno successo sono "posseduti dal demonietto". L'importante credo dunque è saper rinunciare e sapere che anche il migliore degli uomini non è un dio ma
umano, troppo umano...
P.S. Spesso si rincuora l'altro perchè si pensa che dirgli "sei imperfetto" sia un insulto. Invece io voglio sentirmi solo dire "sei imperfetto, milgiorati così....". E ahimé tutti sono così assuefatti dal "buonismo" che non imparo nulla... e rimango inadeguato!
Citazione di: InVerno il 18 Dicembre 2016, 14:17:44 PMAnche a me è capitato di finire in situazioni dove il dolore pervadeva le stanze e di non riuscire a smettere di sorridere (non tanto ai funerali, quanto alle visite "di cortesia" al moribondo, o nei corridoi di un ospedale dove io passo solo per caso, se la situazione è veramente cara a me non è solamente cortesia, non ci riesco) . Ma non è una reazione cosi inspiegabile onestamente, il sorriso in fin dei conti è spesso una smorfia per prendere le distanze e non ha nulla a che fare con un sentimento positivo. Le contraddizioni ci fanno sorridere, e spesso e volentieri luoghi dove le più diverse energie entrano in contatto ci fanno venire voglia di estraniarci, di allontanarci, e facciamo la smorfia. Non è molto diverso dalla smorfia di una scimmia, è un mostrare i denti difensivo, l'ultima difesa dei 5 sensi davanti a situazioni apparentente caotiche e irrazionali, e perciò potenzialmente dannose. Non ho mai avuto invece particolari attenzioni verso le forme femminili, o meglio, le ho, ma non mi capita siano "fuori luogo", sono spesso quello che "si volta a guardare" per dare un contentino al machismo del gruppo che si è voltato, istintivamente non mi è quasi mai capitato. Il conflitto tra l'io e il demonietto invece è una cosa più subdola che ho esplorato a lungo attraverso anche mezzi artificiali per renderli più distinti. Se si trova un modo per abbassare le difese dell'io e dare tutto il potere al super-io, al demonietto che ti vuole redarguire ricordandoti ciò che "dovresti essere" ma non sei..Si ci accorge che il suo unico scopo è quello di bastonarti, e tu lo vuoi perchè come un masochista, anche l'essere bastonato è una vibrazione di vita rispetto alla quiete calma. Paradossalmente sembra che non ci sia una vera distinzione tra il negativo\positivo morale, e un sasso nell'acqua non importa quali onde trasmetta, sia una "botta di vita" da ricercare in ogni caso per l'istinto in quiete noiosa. Se le difese da queste bastonate si annullano temporaneamente, si sente molto, molto male.. ma la pelle cresce più spessa con l'esperienza, e via via le bastonate fanno sempre meno male, e quindi l'istinto di cercarle attivamente si attenua, perchè non fanno più effetto. In pratica sembra molto semplice ma è molto difficile avere controllo su queste difese interiori e dare il permesso totale al demonietto per questo tipo di esercizi masochisti, è contro intuitivo e va contro il nostro interesse, però ci sono modalità e pratiche per riuscirsi, e con me nel tempo ha funzionato. Vale comunque la regola, che più conosci il tuo nemico, più è facile affrontarlo.
Anche con te mi ritrovo e anche in questo caso il pensiero "anche loro sono umani, troppo umani..." mi accompagna e mi sostiene. Altrimenti credo sarei caduto nella depressione più nera (non che sia la persona più brillante del mondo eh). Sì sono il primo a fare espressioni fuori contesto, commenti fuori luogo e poi me ne pento. Ho spesso il "terrore del peccato". Mi fa soffrire, ma ahimé sono fatto così e credo che il "terrore del peccato" mi aiuti a non essere un diavolo, o almeno a non essere un diavolo troppo cattivo e insopportabile...
AMORE NATURALE
Mai ho provato un freddo più intenso.Sto in piedi sotto il pergolato e il cielo si sta riempiendo di arancio verso occidente. Lo sto aspettando da un pò di tempo; a volte ritarda...Poi lo vedo al cancello...E'arrivato a piedi, come suo solito...
-Apri il cancello V.!-Grido. Nel bosco dietro la Villa qualcosa si sta muovendo. Alzo lo sguardo e osservo i tralci secchi, avvizziti. Devo decidermi a potare, penso...
Adesso sta salendo lungo il vialetto lastricato. Ha uno strano impermeabile, con il cappuccio, che lo copre fin quasi alle caviglie...
Si ferma tranquillo e mi sorride. Anch'io gli sorrido. Giù sulla strada, molto in basso, voci di ragazzi che fanno chiasso...
-Accomodati o Venerabile. Ripariamoci da questo gelo.-
Mi segue nello stanzone al piano terra. Il fuoco nel caminetto sta divorando un grosso ceppo. V. arriva , prende l'impermeabile e saluta. Il Venerabile le passa la mano sui capelli, accarezzandoli...
Ci sediamo ai lati del vecchio divano scolorito. Il cuscino al centro è troppo soffice, quasi sfondato...
-Venerabile, come stai ? Ti senti comodo?-
-Sì, Sari.-parla lentamente, come al solito- Ho accolto con piacere il tuo gradito invito. Meravigliosi sono questi luoghi , con le colline spoglie. Come sai amo la pace del Monte. Ho sentito poi , nel tono della tua voce, la presenza dell'antica malinconia. Eccomi qui allora...-
La testa rasata, i grandi occhi azzurri, il sorriso mite sono gli stessi di sempre.
-Venerabile, la più alta e più completa mente del risveglio ottenuta dal Buddha è forse irraggiungibile?-
-Hai ragione, Sari. Riguardo alla più alta e completa mente risvegliata io non ho ottenuto nulla. Proprio per questo è chiamata la più alta e completa mente risvegliata. Se pensiamo che il Buddha abbia raggiunto un livello di comprensione esistente in maniera indipendente, questo ottenimento non può essere chiamata la più alta e completa mente risvegliata. Nello stesso momento in cui sorge il concetto di 'più alta e completa mente risvegliata' l'essenza di questa mente risvegliata sparisce. Per questo motivo il Signore Buddha ha dichiarato. "Io non ho ottenuto nulla".
-Spiegati meglio, se puoi, Venerabile. Come sai sono duro a comprendere.-
-Sari, quella mente è la stessa in ogni dove. Non si può definire superiore o inferiore, per questo è definita come la più alta e completa mente risvegliata. Questo frutto si ottiene attraverso la pratica di tutte le azioni positive compiute con spirito del non-sé, della non-persona, del non-essere vivente e della non-durata di un'esistenza. Sari, quelle che vengono chiamate dal mondo azioni positive non sono in effetti azioni positive. Proprio per questa ragione vengono chiamate azioni positive"-
Mi osserva negli occhi. Distolgo lo sguardo. La mia solita timidezza di antico retaggio...
-Tua figlia cresce, vedo e...quell'albero di natale è fatto con buon gusto...con molto buon gusto! Pochi colori e bene in armonia.-
Un caldo silenzio avvolge la sala. Lo specchio sulla parete opposta mi riflette, seduto sul divano...
-Venerabile, perché il Tathagata si è dato pena di traghettare gli esseri viventi alla sponda della liberazione?-
-Non dire così, Sari...non dire così. Non pensare in questo modo, Sari. Perché? In verità non vi è per il Buddha un solo essere che debba essere portato sull'altra riva. Se il Tathagata pensasse in quel modo, sarebbe preda dell'idea di un sé, di una persona, di un essere vivente o della durata di un'esistenza. Il Tathagata usa parole e idee proprio come fanno tutti: un fiore è un fiore e questa villa è questa villa, il risveglio è il risveglio e l'illusione è l'illusione. Anche se , a volte, nel suo parlare sembra sottintendere la presenza di un sé, il Tathagata non è prigioniero delle parole e delle idee.-
Adesso si ode distinto il richiamo della nostra civetta di casa. Ha il nido su un vecchio olmo al limitare del boschetto.
-Sari, ascolta...ciò che il Buddha chiama "sé", in effetti è privo di quel sé come viene concepito da un essere ordinario. Sari, il Tathagata non considera nessuno come un essere ordinario. Proprio per questo può denominare qualcuno "un essere ordinario."-
-Parlami dell'amore.-
-Nel sentiero, Sari la non-dualità è la caratteristica essenziale dell'amore. Nell'amore la persona che ama e la persona amata non sono due. La sofferenza di una parte è pure la sofferenza dell'altra. L'amore ha una natura organica, di interessere.
-Io non riesco più ad amare...-
-Non dire questo, Sari! Se pensi ci sia un sé che non riesce ad amare, non riuscirai ad amare. Proprio lasciando andare l'idea di dover amare, la mente può essere visitata dall'amore naturale. Non hai bisogno di accumulare felicità.-
-Cosa intendi quando dici che non ho bisogno di accumulare felicità?-
-Sari, il Tathagata genera virtù e felicità, ma non è catturato dall'idea di virtù e felicità. Proprio per questo l'Onorato dal Mondo dice che non c'è alcun bisogno di accumulare felicità.-
-Dove posso andare per vincere la mia malinconia?-
-Sari, se qualcuno afferma che bisogna andare , venire, sedersi o coricarsi, quella persona non ha compreso quanto insegnato dal Buddha. Perché? Il significato di Tathagata è: 'Colui che non viene da nessun luogo e non va in nessun luogo'. Proprio per questo viene chiamato 'Tathagata.'-
-Devo accettare la mia vita qui vissuta, al limitare del bosco? Parlami ancora, Venerabile.
-Sari, tutti i fenomeni composti sono come un sogno, un fantasma, una goccia di rugiada, la luce di un lampo. Medita su questi fenomeni. Osservali.-
Si è alzato e si è avvicinato al caminetto. Si scalda le mani.
-E' una bella casa. Si sente che ha vissuto.-
-Devi andare subito? Resta per questa notte almeno. Ho una camera vuota...-
-Non posso, Sari...devo andare. Come sempre.-
-Ti sono grato per il tuo insegnamento-
Il Venerabile si inchina lentamente. Noto le scarpe malridotte e i calzini spaiati.
-Non disturbare tua figlia. Sarà a letto. Se puoi portami il cappotto...Prendo la stradina nel bosco.-
P.S. Liberamente adattata dal Vajracchedika Prajnaparamita Sutra ( compilato nel IV secolo d.C. e tradotto in cinese nel 868, conservato nel British Museum).
Citazione di: Jean il 09 Settembre 2016, 23:18:12 PM
Andrea - ... eccomi, puntuale stavolta, eh... non come la precedente che la ho... ti ho fatto attendere un bel po', mentre dormivo. Ma prego, accomodati, Vania...
Vania – grazie, è passato un po' da allora... per diversi motivi non ho potuto e un po' voluto venir prima... complice la vacanza che ho trascorso con Gianni che mi ha rilassato, allontanando quella sensazione d'inadeguatezza che talora mi perseguita...
- ricordo che avevamo concluso il precedente incontro proprio ragionando su questa parola e sulle ali dell'amore (... e si librò su l'adeguate penne ) che pare aver rinsaldato la tua relazione con Gianni, suppongo...
-che strano, Andrea... proprio oggi ho letto una poesia al riguardo, anzi due... quella di una poetessa e di una persona che l'ha diversamente interpretata... le ho copiate, eccole qui...
L'universo non ha un centro, L'universo ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa così: ma per dividersi si fa così:
ci si avvicina lentamente ci si allontana velocemente
eppure senza motivo apparente, senza apparente motivo,
poi allargando le braccia, poi chiudendo le braccia,
si mostra il disarmo delle ali, si mostra la forza delle proprie ali,
e infine si svanisce, svanendo infine,
insieme, soli e divisi
nello spazio di carità nello spazio d'odio
tra te tra te
e l'altro. e l'altro.
-perbacco, Vania... una significativa coincidenza, pare fatta apposta per riprendere il filo della nostra discussione, iniziata al bar degli elastici... le due poesie raffigurano l'avvicinarsi e l'allontanarsi (sembra) di due persone simbolicamente sorrette nel loro movimento dalle proprie ali... se mettiamo un elastico tra le due versioni vediamo come l'una divenga l'altra... un po' quello che accade tra te e Gianni, quello che accade a molte coppie...
-e se l'elastico si rompe?
-le parti divise, se non si rassegnano, cercheranno con chi riannodarlo nuovamente...
-Andrea, io mi trovo bene con Gianni...
-non ne dubito, ma..?
-ma ci sono gli altri, la sua famiglia, amici... lavoro, quello che pensa e che sente...
-già, nessuno è un'isola, e se lo è rimane il collegamento con altre terre sotto il mare che la lambisce... gli altri e le circostanze sono un problema, per chi si vuol davvero bene?
- no, ma c'è qualcos'altro che non riesco bene a mettere a fuoco... tu che dici della realtà?
-e questa da dove viene? Che ti accade?
-... a volte ho l'impressione di recitare una parte... poi mi riprendo e mi convinco che son io che sto facendo questo e quello, nessuno me lo impone... non siamo burattini, vero?
-eh... se lo fossimo io non potrei rispondere che quello che mi sarebbe permesso... ma anche recitassimo la nostra parte, dov'è il problema?
-... se recitassimo più parti?
-beh, in realtà lo facciamo continuamente, presentando ad ognuno l'immagine che vorremmo avesse di noi.
Nulla di preoccupante, così fan tutti ... ovviamente sino ad un certo punto...
-sì, capisco... uno, nessuno e centomila...
-appunto...
-ma...
-ma... non è questo il punto, vero?
-infatti... e se esistesse un'altra realtà oltre a questa?
-un'altra... o più... come lo potremmo sapere, secondo te?
-... piccoli tocchi.. come nel film "Contact", con Jodie Foster... coincidenze, sincronicità...
-... sovrapposizioni, a volte...
- di piani differenti...
-normalmente per brevi istanti... ma in certe circostanze ben a lungo, conosco persone anziane che incontrano i propri cari deceduti da tempo, non solo nei loro sogni...
-non NDE, intendi?
-oh, beh, ci son anche quelle, davvero interessanti... ma mi riferisco alla vita ordinaria... e poi ci son persone che incontrano, così affermano, entità di vario genere, cose che ci son sempre state, come William Shakespeare ben sapeva...
continua...
- ... cose che ci son sempre state... Andrea... ho una strana sensazione...- al riguardo?- si e no... non so... ho avuto l'immagine di un libro, qualcuno, che non ho visto, l'ha aperto...-... e...? continua...- ecco... proprio così, un libro che viene aperto su una pagina scritta sino ad un certo punto... non ho visto cosa c'era scritto... salvo una sola parola, l'unica, alla fine della pagina...- quella la ricordi?- sì, era proprio quella...- quella... quale?-... "continua"...- mmh... e la sensazione?- ... che noi si stia continuando da quella pagina...- ah... come se noi fossimo i personaggi di un racconto... scritto sino a quel punto... di cui viene ripresa la narrazione... dico bene?- dici bene, Andrea... ma i personaggi...- ... non possono accorgersi di esserlo... a meno non sia scritto nella loro parte, quello che stavamo dicendo poc'anzi, no?- sì... se almeno ad un certo livello le cose stessero così... la sensazione che ho provato... sarebbe stata anch'essa... de-scritta..?- eh, questo è interessante ... potendo significare che dalla narrazione che ci riguarda, dal nostro copione... vien a formarsi la nostra risposta psicologica, emotiva...- ... per gli attori in palcoscenico è così, no? Nella loro mente scorrono il copione... che gli va dettando tempi ed azioni... emozioni... ridere, rabbia... odio, piangere...-... ma noi non stiamo leggendo un copione... nella nostra testa, non ti pare?- così mi pareva... prima di quella sensazione, di quella parola scritta sulla pagina... e ce n'è un'altra di sensazione, molto sottile da cogliere, accanto alla precedente... riguarda il tempo, lo scorrere del tempo... non è sempre lo stesso... che ne dici? -... il discorso diventa difficile... guarda l'orologio, sei qui da quaranta minuti... hai dei dubbi?-... non potrei averli... se nella mia parte c'è scritto che son passati quaranta minuti e lo stesso per la tua... ma in questo flusso di tempo è intervenuta la mia sensazione che ha come collegato un tempo passato con quello attuale, il continua di quella pagina con quella di adesso... son matta, vero..?- non direi... argomenti bene, fosse una forma di pazzia è decisamente produttiva di suggestioni... seguiamole, no..? Dunque hai avvertito un differente scorrere del tempo... da prima di quel continua ad adesso... e in mezzo, che ci stà..?- ... il libro chiuso...-... accidenti...! Ha una sua logica... complimenti, non c'ero arrivato... introduciamo un altro fattore... qualcosa/qualcuno deve pur aprire il libro, che ne dici?- perché lo chiedi a me? Lo puoi dir da solo, ne son sicura...- sì... ma potrebbe aver a che fare con la mia parte... devo pur giustificare di saper fare il mio mestiere... condurre l'analisi...-... così diviene ancor più articolata... presuppone che qualcosa/qualcuno stia anche leggendolo... questo racconto, ti pare?-... sì, siamo i personaggi che qualcuno incontra, dopo aver aperto il libro, in questa pagina del racconto... bontà sua ci legge... conferendoci il nostro grado di realtà...-... ?-... dandoci vita...-... e quindi..?-... quindi... come andrà a finire..?-... che il racconto terminerà, prima o poi... la nostra vita finirà... su questo non possiamo far nulla... io e Gianni verremo separati, chissà chi per primo rimarrà sulla pagina precedente, quella che si legge con la memoria ma non si vive... -... mmh, pensieri profondi, Vania... - non si direbbe, vero..? Una pseudo Hippy piena di contraddizioni...- chi non ne ha... scagli la prima sentenza...- già... e quindi... può esistere..?-... esistere, cosa..?- un'altra realtà, oltre a questa... quello di cui stavamo discutendo... prima della mia sensazione del "continua"... vedi, te n'eri quasi dimenticato, come appartenesse ad un altro tempo...-... devo dartene atto... son cinquanta minuti... ma sembrano due spezzoni attaccati con la colla... con quel continua... Quell'altra realtà... capisco cosa intendi... la domanda è... chi lo sta scrivendo questo racconto, vero?-... sì, Andrea... - e la risposta non può che essere... non lo sapremo a meno non sia scritto che lo sapremo... vedi una qualche altra via d'uscita..? -... si può suonare il pianoforte a quattro mani, mi pare...-... accidenti... vuoi dire che potrebbe esserci più di uno scrittore? Cosa te lo fa pensare?-... no, non più di uno scrittore... per le nostre pagine... per altre, nelle quali abbiam parti diverse, compagni diversi ma magari gli stessi nomi... magari son bella anche in quelle... ma sempre un po' svampita, mi si addice...-... differenti realtà... ne parlava quel tale... nel racconto sugli elastici... eh... se vivessimo su più piani in un certo senso qualcosa di noi non cesserebbe con la morte... con la chiusura di questo libro... sai, è difficile trovar qualcuno con cui approfondire questi argomenti e le sensazioni al riguardo...-... hai ragione... piccoli tocchi, piccoli tocchi... qualcosa vien fatta filtrare...- ma non troppo... altrimenti finirebbero le storie, quando lo scrittore incontra... ed è... il lettore...
UN SARI TRISTE RICEVE LA VISITA DI MOGGALLANA
-Aridità, cos'è l'aridità? -
-Una fontana seccata, piena di muschio. Una fonte che non zampilla, ma orina un' acqua verdastra , melmosa. Un poeta con poche parole. Un filosofo senza idee...cos'altro?-
-Sì, è anche questo ma...c'è di più, mi sembra...è qualcosa di interiore...che investe l'animo...-
-E' quando continui a pensare o scrivere e...non vai da nessuna parte, giri in tondo su te stesso...-
-E' quello che fanno gli uomini...girare in tondo, intendo...si danno da fare, brigano, costruiscono e...demoliscono per costruire ancora...Mi par sia così anche per lo spirito...che parola grossa...spirito. Non si va da nessuna parte, siam sempre nei dintorni di noi stessi.
-Dove vorresti andare ?-
-Ah...bella domanda! Dove vorrei andare? Da ragazzo sognavo di percorrere con un'imbarcazione il Mondo del Fiume di P.J.Farmer. Me lo raffiguravo verde, rigoglioso , con questo lunghissimo immenso fiume che lo copriva dal polo nord al polo sud. Vedevo tanti villaggi...villaggi di gente pacifica...gente che ancora credeva nel Dio del Fiume, che si bagnava per purificarsi...bambini che giocavano nudi sulle rive. Feci pure un sogno stranissimo...-
-Che sogno? Ti va di raccontarlo?-
-Mah!...Vivevo lungo questo fiume. Pensa che mio padre mi aveva portato a vedere il fiume della Contea in piena, Ne ero rimasto affascinato e terrorizzato allo stesso tempo, soprattutto dal rumore dell'acqua che si frangeva sugli argini...qualcosa di magnifico. Fu la mia prima scoperta del potere spirituale di un fiume. Un fiume è un luogo spirituale per eccellenza, più di qualunque tempio... senti che è vivo, che c'è ma, nello stesso tempo, il fiume ti parla della morte...c'è sempre dentro il rumore dell'acqua un lamento, un'angoscia...-
-Il suono della vita, direi...-
-Sì, il suono del fiume come suono della vita stessa.-
-Ma il sogno?-
-Sì scusami...allora...vivevo in questo villaggio di uomini con la pelle color del cielo. Quel colore del cielo con cui raffigurano Krshna o Rama gli hindu. Uomini, donne, bambini...tutti con la pelle color del cielo. Forse avrò visto qualche stampa, non so...insomma, ero un adulto e parlavo come un adulto...pensa che all'epoca del sogno avrò avuto dieci anni...
-E cosa dicevi?-
-Beh!...Ero vestito tutto di bianco e parlavo con una saggezza incredibile. La gente veniva ad ascoltarmi dagli altri villaggi. Ero come...riverito. Mi sentivo, nel sogno, perfettamente a mio agio, mi sentivo a casa mia...-
-Si fanno tanti sogni strani nella vita. Se ti racconto i miei...-
-E' vero, però ti capitano solo pochissimi sogni che ti restano per tutta la vita, che non svaniscono come la nebbia del mattino. Sogni che parlano di qualcosa. Abbiamo perduto la capacità di leggere nei sogni; leggere la vita che ci parla soprattutto nei sogni.-
-Sì, di solito, a questo punto ti arriva uno psicanalista a parlarti di inconscio, di desideri repressi, di pulsioni e amenità varie...-
-Arrivano anche i filosofi , per spiegarti razionalmente...-
-Che però non hanno mai sognato uomini dalla pelle color del cielo...-
-Pensi che Kant, Popper o Leibniz sognassero?-
-Penso di sì, ma probabilmente se ne dimenticavano nell'attimo che aprivano gli occhi. Rimettevano in moto la macchina delle teorie e...addio profumo di terre lontane!-
-Non ascoltavano il suono del fiume.-
-No...decisamente. Una perdita di tempo...-
-Non sognavano fiumi senza fine?-
-Ti seppellivano con una risata agghiacciante...-
-Non si dovrebbero leggere romanzi fantasy in tenera età-
-La prima cosa che ti direbbero.-
-Ma non è che uno li legge perchè si sente spinto dalla voglia di ritrovare qualcosa, che non ricorda nemmeno, tanto è sepolta in lui?-
-Può essere, ma qui cominci a teorizzare come loro.-
-Vite precedenti?-
-No, no e no! Lascia la rinascita da una parte e la poesia dall'altra.-
- Per questo mi faceva paura il fragore del fiume. Sentivo che parlava a qualcosa dentro di me; qualcosa che viveva in me.-
-Immaginazione. Fantasticherie...Cosa ti voleva dire, secondo te?.. Così , per curiosità. Io sono troppo ubriaco di razionalismo per seguirti anzi devo avvertirti che sei su un terreno scivoloso...-
-Forse mi voleva dire: "Guardami, ascoltami, tu sei come me" e io provavo paura, non volevo essere come Lui.
-Come lui? Cosa intendi?-
-Vivo, ma anche pieno di morte, e poi ancora vivo, e ancora pieno di morte.-
-Un corso lunghissimo del fiume...-
-Immenso, immenso...Terribile ma meraviglioso...un corso senza fine, con tanti villaggi pacifici...-
-E donne che lavano i panni nel fiume...-
-E bimbi che giocano nudi vicino a loro...-
-E altissime statue alle anse del fiume...-
-Antichi déi pacifici. Dèi che adorano silenziosi il Fiume. Un cielo con altre stelle.-
...
- L'aridità Sari ? Perché hai iniziato parlando di aridità...-
-E' la mia condizione quando sono lontano dalla corrente del fiume.-
-Vorresti tornarci?-
-...Sì...vorrei tornare.-
Oh, finalmente siamo giunti a Villa Sariputra, per incontrare Sari, dialogare con lui vicino al focolare è sempre piacevole, specie col sottofondo musicale di "hare kṛiṣhṇa hare kṛiṣhṇa / kṛiṣhṇa kṛiṣhṇa hare hare / hare rāma hare rāma/ rāma rāma hare hare.
Siamo stati a Pontida ad ascoltare le invettive dei leghisti, le battute da caserma, da taverna, da trivio e siamo diretti a Sotto il Monte per rendere omaggio al luogo di nascita di papa Giovanni XXIII.
All'inizio della Val Brembana ci sono paesini aggrappati ai monti. Ci siamo fermati in uno di quelli per una sosta. Nel bar sulla piazza la gentile proprietaria ci ha descritto la località e tra il serio ed il faceto ci ha detto: "Qua di matti ce ne sono tanti, troppi per un posto solo. Deve essere l'acqua che bevono, non c'è altra spiegazione". Sarà vero ? Chissa ! Nell'ex feudo del condottiero Bartolomeo Colleoni e della Repubblica di Venezia il dialetto lombardo diluisce nell'Adda ed acquisisce la cadenza veneta.
Ma Sari dimmi, è vero che il cognome del Colleoni in origine era diverso e allusivo ? A "Berghem de sura", in piazza Duomo, addossato alla basilica, c'è il mausoleo rinascimentale del comandante dell'esercito di Venezia protetto da una cancellata. Sul cancello d'ingresso c'è il suo simbolo araldico, molto lucido, perché toccato da migliaia di mani femminili, ti va di raccontarne la storia agli amici che sono con me ? Forse preferisci tacere perché sei ancora triste quando sei "lontano dalla corrente del fiume" ?
Mi sento chiamato a descrivere la Contea, di cui Sotto il Monte è una piccola borgata di poche Ville sparse qua e là. Dovete sapere che la Contea è un luogo strano, abitato da gente strana che, ai pochi visitatori che si spingono fino a raggiungerla, appaiono pure un pò stralunati, perplessi e...inadeguati si potrebbe dire. Le sue terre sono per lo più argillose e adatte alla coltivazione della vite, da cui i pochi abitanti traggono il loro sostentamento economico, con la produzione di raffinati vini. La coltura del nettare degli déi ha determinato, nei secoli, anche la stessa cultura della Contea che si poggia sulle stagioni della vite e celebra le sue feste in concomitanza con queste e in particolare, alla fine del nono mese, nella grande Festa della Vendemmia, anche detta delle Folapincie. Durante la sua celebrazione, che dura una settimana, l'intera comunità della Contea partecipa alla vendemmia e, alla sera, dopo che i carri trainati dagli asini hanno portato l'uva sotto i Portici delle Ville, le donne maritate e le ragazze che cercano marito si lavano le gambe ed entrano nei tini per pestarla. Il tutto accompagnato da canti gioiosi e da recitazioni di mantra appropriati alla situazione.
La Contea è governata da un raja, solitamente un anziano di provate capacità di reggere l'alcool, che viene eletto ogni cinque vendemmie dal Consiglio degli anziani della Contea di cui, modestamente, sono il Segretario Generale, eletto a questo incarico per la mia capacità, riconosciuta da tutti, di saper scrivere i verbali delle riunioni assai velocemente.
Il raja ha il compito di stabilire le date, guardando le Lune, dei lavori da eseguire nei vigneti, di informarsi di chi necessita d'aiuto, di inviare i Mastri a controllare i lavori e la tenuta delle botti e , più in generale, di tutta l'attività nelle vigne della Contea. Viene comunemente chiamato, e a lui ci si deve rivolgere, con l'appellativo di Sior Mastro ( la sua signora con l'abbreviativo comune di "la Siora").
Non c'è un vero e proprio corpo di polizia, in quanto , da ormai molte vendemmie, non si vedono più i famosi briganti e , se necessita, ci si serve degli uomini più robusti della Contea per calmare gli spiriti più accesi ( solitamente per le lunghe libagioni nelle varie festività). La Contea non conosce fenomeni migratori in quanto, non conoscendo nessuno dove si trova, risulta impossibile da raggiungere ( se non si viene espressamente invitati da un abitante delle Ville...). Pochi sono pure quelli che sono emigrati e, praticamente tutti, presto sono pure tornati...
Da due anni abbiamo accesso alla Rete, ma possiamo solo usarla per scrivere su temi filosofici o spirituali in appositi forum. Appena un abitante di questa terra prova a collegarsi con un social , o altro, misteriosamente appare in video la scritta "Contenuto inadeguato"...
Il sistema politico che governa da sempre la Contea è il "socialismo dhammico" che consiste nel possedere poche cose ( di solito una Villa, un asino, venti ettari di vigneto, quattro botti e due tini) e nell'utilizzo comune dell'acqua, degli attrezzi di lavoro, della legna e di quant' altro. Non è possibile utilizzare in comune le mogli o i mariti degli altri abitanti anche se, questa stravagante idea, era stata presentata come proposta nell'ultimo Consiglio da un noto abitante della Contea...
La religione praticata dalla maggior parte della gente è il Buddhadhamma e pertanto viene anche celebrato il Vesak. Vengono però accettati anche tutti gli altri culti e anzi se ne incoraggia lo studio.
Abbiamo un'unica scuola, proprio a Sotto il Monte, che accompagna i ragazzi dagli otto ai quindici anni. Prima devono giocare e dopo devono aiutare nelle vigne.
Si pratica comunemente la meditazione, anche per più ore al giorno e durante il lavoro nei vigneti ( meditazione di presenza mentale). Chi lo vuole può radersi i capelli e vestire con abiti color zafferano, ma questa usanza viene osteggiata dalle ragazze del luogo che spesso sconfinano nelle discoteche fuori dalla Contea ( spesso tornando nelle Ville molto turbate...) e che quindi subiscono il fascino della moda delle ragazze delle Terre Altre.
Geograficamente la Contea è situata a ridosso di un arco alpino e sovrastata da una grande montagna che viene chiamata semplicemente "il Monte". I vigneti sono abbarbicati alle pendici e le Ville, isolate l'una dall'altra, sono collegate tra loro da stradine bianche costeggiate da lunghi filari di noci o di robinie. Ci sono molti orti e la cucina è semplice ma saporita, per invogliare a bere il nettare degli dèi. Si fa quindi un grande uso di cipolle e di polenta oltre che di affettate vari di origine vegetale ( affettati di tofu e di seitan speziati con chili, zenzero e altro...).
La Contea è separata dalle Terre Altre da un grande fiume, spesso in piena, che fornisce pure l'acqua necessaria per le coltivazioni.
Che altro posso raccontare? Per capire meglio l'aria che si respira in queste terre è opportuna una visita guidata , possibilimente da un mastro, e ovviamente un'abbondante degustazione dei vini locali...Ricordatevi però che dovete farvi invitare da un abitante delle Ville, altrimenti potreste passarvi sopra senza accorgervi della sua presenza...
-Sari?...Ci sei ?-
-In senso convenzionale ci sono...-
-Non cominciare eh!...Perché te ne stai alla finestra?
-Guardo i fiori...-
-Quali fiori? E' tutto secco...-
-Appunto...-
-Criptico e fastidioso , o infastidito...ti infastidisco? Me ne devo andare?-
-Allontanarsi dal mondo, restare sconosciuti e non avere rimpianti: a questo può arrivare solo l'uomo superiore.-
-Bella...ti è venuta così, guardando dalla finestra?-
-E' di Confucio.-
-Madonna! Anche Confucio adesso... Non ti bastava Buddha e Krishna? Fai la raccolta di sapientoni orientali?-
-Ne scrivevo con un amico e...mi è venuto l'interesse di scoprirne qualcosa...-
-E cosa hai scoperto?-
-Il contrario di quel che ne pensavo. Dell'idea piena di pregiudizi che mi ero fatto. E' una figura interessante...-
-Mao non era d'accordo...-
-Confucio ha condizionato il sentire cinese per 2.300 anni, Mao per quanti? Quaranta? Cinquanta? Guarda adesso cosa se ne fanno i cinesi del pensiero di Mao...-
-Non vuol dire che fosse sbagliato...-
-Si son serviti del pensiero di Confucio per costruire un sistema sociale, né più né meno di quello che han fatto con Cristo...-
-Sei arrabbiato Sari? Puoi dirmelo, non ti giudico meno spirituale se sei arrabbiato... Vuoi salvare la tua immagine di persona spirituale? Non ce l'hai, fidati.-
-Tutto si sta scolorando. Anche le cose più belle vengono banalizzate. Ci sono solo fiori secchi...-
-Ossia?-
-Adesso arriva un app per smartphone che ti insegna a meditare...si chiama Buddhify. Va già a ruba in altri paesi. Un sedicente buddhista ci fa soldi a palate. Serve per rilassarsi continuando a svolger le nostre attività. Giura che così si diventa ancora più "produttivi"...il business della meditazione. Un giro da un miliardo di dollari...i maestri non capiscono il mondo della tecnologia , dice...-
-Cosa vuoi farci Sari? Si è arreso persino il Papa...oggi ha passato la giornata a far selfie ... aveva una faccia però! Che sputtanamento generale...-
-Kali Yuga picchia forte...l'era della discordia e dell'ipocrisia...-
-Soprattutto dell'ipocrisia...la discordia c'è sempre stata...anche il Papa è un ipocrita?-
-Mi sembra più che altro spaventato...vuol cambiare le cose e invece sono le cose che lo stanno cambiando...-
-Chiese e templi pieni non van d'accordo con la coerenza...-
-Non fa niente di male se si spara qualche selfie...sei troppo rigido papi...-
-Non è il fatto di fare selfie V....è il motivo per cui si presta a farli.-
-Adesso mi cerco la app...la meditazione che insegni tu è così noiosa...-
-Se è noiosa e fa soffrire vuol dire che è efficace...-
-Efficace ! Efficace! E' tutto relativo papi...aggiornati...-
-V. stai buona e porta un pò di rispetto. Non vedi che sta pensando?...-
-Il silenzio è il vero amico che non tradisce mai.-
-Sempre Confucio?-
-Sì...la sento profondamente vera. Si può ancora dire 'vera'?...-
-Non lo so...è un termine ...desueto...-
-La vita è veramente una cosa molto semplice. ma noi insistiamo nel renderla complicata.-
-Una dietro l'altra. Forse ripasso un'altra volta. Dovevo farti il massaggio shiatsu...va bè...non è serata...
-Potresti comprarci delle piantine di fiori? ,,,Le giornate si stanno addolcendo...fiori colorati...se puoi...-
-Ok...domani vado al mercato e te le prendo...-
-Mi chiedi perché compro riso e fiori? Compro il riso per vivere e i fiori per avere una ragione per cui vivere.-
-Ciaoooo!...Ciao V.-
-
1. HANAMI SOTTO IL MONTE
Mi scopro ogni giorno sempre più stolto e inadeguato...bella forza direte voi, lo sei proprio...Vedo tutti correre di qua e di là, affannati a affannosi, con i volti tirati e, se si fermano un attimo, è solo per tirar fuori lo smartphone a vedere se, per caso, ci sono nuovi messaggi su whatsapp...Così non si accorgono che , sopra le loro teste, c'è un'esplosione di fiori colorati: bianchi, rosa, rossi anche... c'è una delicata apparizione che si rinnova, che vorrebbe la nostra attenzione, come a sussurrarci : "Guardaci! Non siamo belli? Non vorresti fermarti un pò sotto di noi?"...
Così , questa mattina presto,dopo aver preparato colazione e farmaci vari per i miei, con l'aria ancora fredda dell'ultimo inverno, mi sono incamminato sul sentiero che dalla Villa si inerpica sul Monte che la domina. Un sentiero così vecchio e poco battuto che , a tratti, è difficile da seguire , se non fosse...per i fiori! Infatti , la fioritura dei pruni selvatici, delimita un varco, una fessura tra il bianco e il rosa, che si può seguire. Devo ammettere che sono stato ispirato da una notiziola letta : "In Giappone è iniziato l'Hanami". Come sapete Hanami significa 'ammirare i fiori' ed è una tradizionale, millenaria usanza giapponese che richiama milioni di persone sotto i ciliegi in fiore, ad appendere strisce di carta con preghiere o poesiole varie, e a far pic-nic con abbonanti libagioni di sakè.
Da noi il ciliegio fiorisce un pò più tardi, anche se quest'anno, probabilmente, sarà in anticipo viste le giornate primaverili. Possiamo però già ammirare la fioritura di moltissime altre varietà di piante, tanto da immaginarmi...sognatore inadeguato come sono...di celebrare anch'io il mio personale Hanami sotto i fiori ...
Che cosa strana!
Essere vivo
sotto i fiori di ciliegio
(Kobayashi Issa)
Perché sentirsi vivi sotto i fiori di ciliegio? Perché il fiore del ciliegio,per i giapponesi, con la sua fragilità e delicatezza, simboleggia la brevità della vita, ma è anche simbolo della rinascita e della bellezza dell'esistenza. Così, con il mio panino occidentale nello zainetto, senza telefoni o macchine fotografiche, mi sono inerpicato silenziosamente sullla montagna, per sentirmi vivo...e provar a vedere se, nonostante il passare degli anni, riesco ancora a sentire la primavera dentro di me...
Il primo incontro è stato con la coppia di upupe che, di solito, vedo nel prato davanti alla Villa. Se ne stavano immobili sopra un cespuglio di rovi ad osservarmi, per nulla intimorite, quasi consapevoli dell'amicizia silenziosa che ormai ci lega . Sono uccelli piuttosti rari e forse andrebbero anche segnalati, ma ho deciso di lasciarle vivere in pace, senza curiosi a fotografarle...credo che mi siano riconoscenti per il gesto, visto che ormai si sono insediate stabilmente nei dintorni...
E come parlare di upupe senza ricordare M.R. Stern ?
Una rondine non fa primavera, ma due upupe innamorate...
Anch'io vorrei esser innamorato come loro, sapermi innamorare di nuovo di questa fioritura, di questa vita che stanca e che sempre più a fatica si rinnova dentro di noi, con il passare delle primavere vissute.
Eppure...ecco il lungo filare di rosa che sfuma nel bianco candido. Qualche spruzzata di rosso, a macchiare il candore, come gocce di sangue, a ricordare il dolore e il soffrire, pur tra la bellezza.
Mi sono fermato, con il fiato corto, sotto un piccolo melo , piantato alle pendici chissà da quanto e ho mangiato in silenzio il panino.
Poi ho tirato fuori la mia striscia di carta e l'ho appesa ad un ramo dell'albero...
Avevo scritto un piccolo proposito, quasi il mio motto...
Di null'altro mi importa davvero,
se non dell'amore sincero,
di un giorno di sole e di un pò di pioggia,
ogni tanto.
2. CONDIVIDERE L'HANAMI
Quando si sta un pò in disparte, da soli, ad ammirare la natura, se non si è degli esseri insensibili, si desidera condividere questa bellezza. Tanto più se questa bellezza è del tutto gratuita come una fioritura che si apre in un batter d'ali...viene così spontaneo pensare: "Ah, se Tizia fosse qui con me in questo momento!", oppure: " Come desidererei condividere con qualcuno questa mattinata...".
Allora appaiono volti alla memoria. Di solito , il primo che appare, è quello con cui , più intensamente, si vorrebbe stare in quel tempo di ammirazione. Può essere il volto di un amico che ci ha lasciato, oppure quello di una giovane per cui abbiamo passato molte notti insonni. Le notti dell'Hanami si trasformano in Yozakura, la notte del ciliegio, dove il sakè scorre a fiumi e il sottile languore della giornata lascia il posto ad un soffuso erotismo, ad un canto di vita. Stare sotto gli alberi in fiore risveglia anche queste passioni, tanto più se tutto viene accompagnato dalla gioventù.
Gli esseri inadeguati , solitamente, pur invecchiando , rimangono per un certo verso giovani, quasi 'infantili' per certe cose e per certe passioni...così , proprio appena finito di legare la mia stucchevole striscia sul ramo, sento dei passi sul sentiero...passi che scendono dal monte pieni di allegria. Quando si viene sorpresi in certe circostanze l'imbarazzo e un sano pudore ci riempiono di dubbi... Devo togliere la scritta dall'albero? Subito mi son chiesto... cosa penserà?... Ah, se almeno avessimo forza e coerenza di fronte al mondo, di fronte al giudizio della gente...
Invece... ecco apparirmi una donna in tuta ginnica, tutta sudata e sorridente, con una fascia in fronte per trattenere i lunghi capelli...
- Buongiorno!- mi fa allegra e con un pò di fiatone...
- Ng..Ngiorno- faccio io, colto alla sprovvista, con la mano sulla striscia ancora appesa ( speriamo non si fermi, mi dico...)
Si ferma e mi guarda. Poi guarda lo zainetto.
-Ha dell'acqua? Sto morendo dalla sete...-
-Ce...certo. Ecco qua!- E gli passo la bottiglietta da mezzo di goccia di Carnia.
-Anche lei mattiniero?-
-Sì. Sono uscito dalla tana per gustarmi la fioritura- stavo riacquistando coraggio. Inizio a sfoderare il mio armamentario poetico che, alla bisogna, funziona sempre...
-Ah! Un poeta allora...ha visto che meraviglia? Stava scrivendo qualcosa ?-
-No, no...è una specie di scherzo. Come una preghiera agli dei del bosco...-
Un bellissimo sorriso le illumina il viso. Noto la sua figura asciutta , atletica, i suoi seni ben formati...
-Solo agli dei, o anche alle dee ?- Solo le donne hanno questo tipo di malizia che trovo irresistibile - Posso leggere?-
Così, abbassando gli occhi, gli ho passato la striscia...
-E' bello. Solo di quello le importa davvero ? E di noi no? Cosa ne dice sua moglie?- E, ridendo , è ripartita nella sua corsa...
Osservandola correre per il sentiero da cui sono salito, me lo chiedo anch'io...magari sarei un saggio adesso, se non mi fossi perduto a rincorrere le dee dei boschi...forse...o forse posso ammirare l'Hanami proprio perché ho amato le presenze che popolano il bosco ... come poter amare Hanami senza aver vissuto lo Yozakura? La notte del ciliegio e delle maschere illuminate da lanterne di carta colorata?...
Due Ciliegi innamorati, nati distanti,
si guardavano senza potersi toccare.
Li vide una Nuvola, che mossa a compassione,
pianse dal dolore e agitò le loro foglie...
ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono.
Li vide una Tempesta, che mossa a compassione,
urlò dal dolore e agitò i loro rami...
ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono.
Li vide una Montagna, che mossa a compassione,
Tremò dal dolore e agitò i loro tronchi...
ma non fu sufficiente, i Ciliegi non si toccarono.
Nuvola, Tempesta e Montagna ignoravano,
che sotto la terra, le radici dei Ciliegi erano
intrecciate in un abbraccio senza tempo.
( Anonimo Giapponese )
3. RICORDARE L'HANAMI
https://www.youtube.com/watch?v=_eqVlxjbUpY
-Sari ?-
-Umpf...sì? -
- Svegliati dai...devo dirti una cosa.-
-Sono sveglio...ecco...che vento che si è mosso...brr...fa quasi freddo!-
-Stringiamoci con la coperta...vieni.-
-Stanno già cadendo i petali...che tristezza.-
-Guarda questo, è caduto nella tazza del the.-
-Ci sarà senz'altro un motivo. Ha un significato...-
-Lo sai che i giapponesi sono usi bere infusi di petali di ciliegio ai matrimoni ?-
-Oh...mio Dio! Che vuoi dirmi?-
-Ecco che ricominci...uffa! Non è possibile fare discorsi seri con te.-
-Mordimi le labbra, o tenera dea del bosco incantato. Bevimi la vita.-
-Sì, fai lo scemo. Io...però...volevo dirti una cosa che mi sta a cuore.-
-Nelle notti di marzo, sotto gli alberi in fiore, solo il cuore può parlare, infatti.-
-Allora ascoltami! Ahia...non pizzicarmi il piede! Stai in là...-
-Ascoltiamo un pò il vento prima...-
-Ma...-
-Shhh! Ascolta, non senti il nome che porta?-
-Non sento niente...-
-E' il tuo nome...Teresaaaa...Teresaaaaa...non lo senti?-
......
Il pruno bianco
ritorna secco.
Notte di Luna.
Tornando a vederli
i fiori di ciliegio, la sera,
son divenuti frutti.
(Kobayashi Issa)
......
-Mi piacerebbe..bè, lo sai ormai...che te lo dico a fare?-
-Le dee dei boschi si sposano?-
-Con gli scemi no di certo!...
-Ma tu non sei una dea , vero?-
-E quindi?...Dai, dillo!-
-Non senti che te lo sta dicendo il vento?-
-Cosa mi dice il vento? Dimmelo tu dai, che io non lo capisco ancora bene...-
-Ascoltalo bene e... guarda adesso quanti petali ci stanno cadendo addosso...-
-Mi sembra che stia dicendo che ci sono due deficienti sotto gli alberi che si stanno raffreddando...-
-No ! E' molto più dolce...sta dicendo che soffre nel non vederci uniti...non riesce a vedere sotto la coperta. Non vede che le nostre radici sono da sempre intrecciate...-
......
Ero soltanto.
Ero.
Cadevano i fiori.
......
- Lo sai vero che ti amerò sempre?...Io non amerò mai il mio dolore...-
- La Villa è grande...-
-Scemo!!!...-
-Anch'io ti voglio bene. E tanto...-
-Adesso ti sei meritato un bacio.-
-Solo un bacio?-
-Presto questi alberi saranno pieni di ciliege rosse.-
-Mi basterà assaggiarne una.-
-Allora avremo una bellissima piccola ciliegia per noi...-
....
Le maniche di seta fine si arrotolano nel vento;
le forcine di giada brillano sotto gli alberi.
Con il ventaglio rotondo raccoglie i fiori caduti;
Poi di nuovo lo solleva, a velare una traccia di sorriso.
.........................CANTIERE APERTO...........................................
RISPETTARE I LIMITI DI VELOCITA'
E' una Pasqua con pioggia leggera che , da occidente, sberleffa la facciata della Villa. Grosse gocce pesanti disegnano arabeschi sui muri e il pergolato ancor spoglio non le sa trattenere. Sopra il grosso masso al lato della porta te ne stai rannuvolata come il cielo. Bellissimi occhi arrabbiati, ora qui ora là sui campi...e poi su di me. Una malinconica attesa segna il suono lontano delle campane del tempio, che si alzano a fatica da valle, per giungere fino a noi. Un sabato sera d'attesa, che porta speranza di rinascita, di un rifiorire leggero e silenzioso che plachi ogni separazione, ogni dolore e ogni inadeguatezza...
-Sari, pensi che l'amore possa durare in eterno?-
-Sì, magari l'uomo non può certo durarne il tempo, ma gustarne l'eternità come si gusta questo calice.-
-Mi hai fatto bere troppo. Mi gira la testa...
-Infatti era quella l'intenzione. Non sei abituata e ti fa quest'effetto...-
-Mi andrebbe di correre nuda fino al cancello.-
-Nessuno ti ferma, ma non penso che ti seguirò. Adesso piove davvero. Comunque corri sotto la pioggia e non tornare finchè non avrai bagnato tutti i tuoi lunghi capelli e il tuo volto non sarà del colore della luna.-
-Allora vado...ma...non mi fermi? Guarda che lo faccio davvero!-
Silenzio ...
Sera spoglia di crudeltà
solo dolcezza riposata dalla pioggia
porti in silenzio
tra i giardini di rosa granito
e i cancelli colorati
oscurati dai rintocchi delle nove.
-Guardamii Sariii...!!-
Non sia mai che io ponga impedimenti
all'unione di anime fedeli; Amore non è amore
se muta quando scopre un mutamento
o tende a svanire quando l'altro si allontana.
Ti allontani correndo sul lungo vialetto lastricato. Pian piano diventi un piccolo punto candido che riflette un squarcio di luna tra le nubi e la pioggia. Somiglianza con il tempo che passa e si porta via ogni cosa, ma non l'Amore...
-Sto gelandooo...!-
Oh no! Amore è un faro sempre fisso
che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
è la stella guida di ogni sperduta barca,
il cui valore è sconosciuto, benchè nota la
distanza.
Un'altra attesa di Pasqua e di resurrezione, un altro anno che si riempie di verde. Sempre un sangue che si agita nel petto, nelle membra...
Ritorni con i capelli gocciolanti e le gote arrossate e mi salti in braccia ridendo, per bagnarmi...
-Brrr, che freddo!...Scaldami con il vino infuocato che hai al posto del sangue. Spero non mi abbia vista nessuno...-
-Anselmo si è affacciato dalla porta della stalla...-
-Si sarà eccitato?-
-Conoscendolo...-
Ti abbraccio e sento il profumo fradicio dei tuoi capelli e il fresco delle tue spalle un pò ossute...
Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee
labbra e gote
dovran cadere sotto la sua curva lama;
Amore non muta in poche ore o settimane,
ma impavido resiste al giorno estremo del
giudizio:
se questo è errore e mi sarà provato,
io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.
-Il caminetto è ancora acceso Sari ? Rientriamo che mi voglio scaldare. Adesso sono triste...-
-Quando parti?-
-Domani...-
PENSIERI IN LIBERTA' ( seduto all'ombra di una magnolia...)
Il vento puro. La luna piena di bellezza...impossibile dipingerli.
Lo specchio dei ricordi si frantuma, non vado da nessuna parte.
Alla fine si torna sempre a casa...cos'è la spiritualità se non nostalgia del ritorno?
"Il cammino della serpe nell'erba,
Solo la serpe lo capisce".
Il cammino della coscienza nel mondo, il linguaggio non può esprimerlo e capirlo...
Bisogna capire al di là delle parole, con il silenzio.
Un uomo e una donna , nel letto, non hanno bisogno del linguaggio, meglio un silenzio senza artificio, incosciente, naturale..."dalla mia anima alla tua anima"...
Parlare, parlare...parlare dello zucchero non dà il suo vero gusto. Bisogna mangiarlo per conoscerne il sapore...
Un linguaggio è necessario. Che meraviglia il linguaggio del muto, o quello di un neonato, però! Un linguaggio quasi segreto...
La filosofia soffoca nelle categorie!
C'è una melodia che non può essere messa in partitura...risuona in tutta libertà nel vasto cielo. Non può essere limitata dalle tonalità. E' una musica naturale, senza clichè, al di là di ogni formalismo...
Se sono totalmente inadeguato per il mondo, che problema c'è? Così posso riderne, anche versando molte lacrime...
Se la sorgente non zampilla più e la purezza non disseta più, rimane solo il potere delle creature, il volgare...
La civiltà moderna maschera e copre la purezza. Il materialismo complica e sporca...
Cristo e Buddha vollero tornare alla Purezza originale, prima dei tempi storici...
Per conoscersi realmente, l'introspezione o l'analisi psicologica non bastano, bisogna passare per il corpo. Meditazione è passare per il corpo...
La sofferenza è il mio inferno; il mio inferno è il mio desiderio perpetuo; il mio desiderio perpetuo genera il mio bisogno di potenza; il mio bisogno di potenza genera il mio stato d'uomo ( familiare, sociale, intellettuale...); l'estasi mi libera dalla mia condizione volgare; la libertà si riflette nel Grande Specchio...dove sono andato?
Come sono stupido!...ho dimenticato il fieno per i conigli...ce n'è ancora sul prato, resti del taglio di prima del dolore...
Da piccolo, il solo recarmi a Venezia mi colmava il cuore di allegria e voglia di girare senza meta alcuna, con solo un briciolo di nostalgia per quello che avrei trovato nel mio cuore...
Che struggente dolcezza
nelle cartoline di H.H.
Splendidi i colori,
candidi i confini delle cose.
Il Ticino, la Svevia,
le montagne incantate.
Libero vola il desiderio
nel ricordo di un bambino.
La vera luce non risplende. Non c'è nulla di spettacolare nella vera luce, non brilla all'esterno. E' solo una piccola brace rossa sotto le ceneri. Non c'è che cenere nel focolare?...No, guarda! C'è una piccola brace rossa....Soffia! Soffia! Forse una piccola fiamma si leverà...
Pensieri sparsi... come ad esempio... osservarsi dal di fuori. Cosa significa osservarsi dal di fuori? Non un particolare relativo alle pratiche meditative orientali di esperienza fuori dal corpo ma, più semplicemente, osservarsi mentre si vive. Scrivere qualche paginuzza del libro di se stessi, ma non a posteriori, non dopo aver vissuto, bensì scrivere il romanzo della propria vita proprio mentre la si sta vivendo. Perdersi in un parallelismo vissuto-letterario dove la coscienza sia libera di vagare un po' qua, un po la. Abbandonarsi un attimo alla vita che scorre nei nostri impegni quotidiani e, subito dopo, soffermarsi sul libro che viene scritto dallo scrittore virtuale appostato in un angolo della nostra mente. Le cose che accadono sono sempre le stesse, ma se c'è uno che le racconta.... beh cambia tutto. Sono solo pensieri sparsi, ma sono pensieri raccontati. Non sono granelli di polvere sollevati e dispersi a caso e inutilmente dal vento, non sono prodotti fatti su misura per l'oblio, sono storie... storie di chi racconta se stesso uscendo da se stesso. Storie destinate ad un unico ascoltatore, cioè colui che le scrive. Ma se le si leggono con occhio attento e cuore profondo hanno qualcosa in comune, di familiare, come una sorta di ritorno a casa nei pensieri sparsi che ciascuno ha.
Venne, dapprima, pura,
vestita d'innocenza.
E l'amai come un bimbo.
E' la scoperta della spiritualità, la possibilità di un calore puro
che scaldi realmente il cuore, un incontro pieno d'innocenza.
Poi si venne coprendo
di non so quali vesti.
E venni odiandola, senza saperlo.
La spiritualità si fa istituzione, si informa di potere terreno,
tradisce e si vergogna della nudità della sua innocenza.
Deve coprirsi con vani ragionamenti,
comincia ad osservare la pulizia delle vesti.
Diventò una regina,
fastosa di tesori...
Che amarezza iraconda e senza senso!
Le vesti candide non son più sufficienti,
bisogna ornarle di preziosi e di ori.
I culti si sostituiscono all'amore
che provammo , da bimbi,
nell'osservare la sua pura nudità.
...Ma si venne spogliando.
Ed io le sorridevo.
Le vesti si son fatte troppo pesanti.
Il mondo non le ammira ormai più...
Attirano l'odio di coloro che adorano coprirsi
con vani ragionamenti,
coloro che dispensano perle senza luce...
La spiritualità inizia a spogliarsi...
ed io sorrido ancora.
Restò con la tunica
della sua antica innocenza.
Credetti nuovamente in lei.
Lentamente si spoglia
dei suoi gioielli e delle sue ricchezze,
della bellezza vuota del suo ragionare,
si posa infine la penna.
Ora si vede che c'è ancora
una semplice tunica.
Un respiro in cui credere ancora.
E si tolse la tunica
e apparve tutta nuda...
Oh passione della mia vita, nuda
poesia, per sempre mia!
Di nuovo di fronte a me,
alla mia cercata nudità,
al mio dolore.
Con passione.
Nudità sempre mia,
che nessuno può togliermi,
amando la sua.
Riflessione sulla poesia "Espressione 5 " di Juan Ramòn Jiménez.
Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei cechi
William Shakespeare
E' cieco chi guarda solo con gli occhi
(Proverbio africano)
Forse non ho raggiunto il posto che volevo, ma va bene così. Forse - sicuramente - non sono come mi volevo, ma lascia stare così. Lascia tutto così. Posiziona il cavalletto, trova la luce giusta, programma l'autoscatto, non cercare l'espressione adatta, sii naturale (facile a dirsi) e scatta l'istantanea del tuo stato d'animo. Salmodia fra i ricordi vecchi e futuri il tuo pensiero e il tuo sentire qui e ora. Non cercare di far capire perché questo momento sarebbe importante o straordinario rispetto al fiume della miriade di altri momenti che si susseguono ininterrottamente. Solo fa che questo non si cancelli, non del tutto, che lasci un'impronta, una traccia, un indizio per essere ritrovato. In fondo non è poi così difficile, è come guardare l'album delle vecchie foto. Metti te stesso - qui e ora - in una poesia. Non è forse il migliore investimento per la vita?
Citazione di: acquario69 il 02 Giugno 2017, 15:03:48 PM
Che epoca terribile quella in cui degli idioti governano dei cechi
William Shakespeare
Mi pare la perfetta descrizione della situazione attuale dell'Italia... ma anche del resto della UE
Passando tra le sale di Villa Sariputra, ricolme di oggetti inutili, impolverati e arrugginiti, ho sempre la viva percezione del passare inarrestabile del tempo. Vecchie foto incorniciate, a ricordo di momenti vissuti insieme, ti osservano, quasi ti scrutano le rughe che porti. Spesso riempio scatole di vecchi vestiti, che poi dono a qualche associazione, con una sorta di peso leggero nel cuore e mi capita...non sorridete, vi prego...di fermarmi ad annusarne il profumo di naftalina; di passarli tra le dita e apprezzarne la freschezza, data dalla stoffa vera e non da quella specie di plastica tessile che ci vendono oggigiorno. In particolare la seta trattiene ancora, quasi, la frescura dell'ombra, dei giorni estivi passati sotto le magnolie, a ridere e scherzare ...
Le cose possiedono un pathos ...o noi lo attribuiamo alle cose, che poi è lo stesso...struggente, quando ti rimandano al ricordo di chi non c'è più, di chi ha condiviso con te lunghi tratti del cammino dell'esistenza...sembra quasi che qualcosa venga trattenuto nei nostri occhi, negli occhi con cui osserviamo l'impermanenza di tutto ciò che ci circonda.
Questo è Mono no aware , direbbero i giap, "aware" è il pathos di "mono" , delle cose, derivante dalla loro transitorietà, dal loro passare inesauribile...
"Il suono delle campane Shoja Gion echeggia l'impermanenza di tutte le cose, il colore dei fiori 'Sola' rivela la verita' che cio' che prospera deve declinare. Gli orgogliosi non durano, sono come un sogno di una notte di primavera; i potenti infine cadono, sono come polvere al vento."
(Heike Monogatari)
Se la realtà di base è in continuo mutamento, se le cose che osserviamo avvampano di ricordi che mutano e si colorano o scolorano con le emozioni che ancora suscitano in noi, questo, invece che farmi cadere in una specie di disperazione nichilista, mi riempie di un sottile , inafferrabile quasi, respiro di bellezza. Questa consapevolezza della condizione fondamentale dell'esistenza è un invito ad un'attività vitale nel momento presente e , soprattutto, di un sentimento di gratitudine per un altro tempo che ci viene concesso dal passare stesso. A volte mi sembra una forzatura pensare di dover provare qualcosa come la gratitudine per l'esistenza che, spessissimo, si riempie di dolore, d' ansia, d'insoddisfazione. Eppure...anche in giornate come questa, quando il sole accecante ti costringe a cercare l'ombra, e la campagna sembra sprofondare nel frinire delle cicale (signori... non è davvero estate finché non sentiamo il "frinire delle cicale"...) c'è una tale forza vitale che possiamo percepire, un così vivo Mono no aware nelle cose, che non puoi non provare stupore, e gratitudine, per la vita che ti è concesso di vivere, seppur così fragile e passeggera...
La bellezza delle cose passate è 'austera', scarna, perché spogliata dal peso dell'utilità che noi le avevamo, al tempo, assegnato. Questa essenzialità è il Wabi, la semplice, austera appunto, bellezza delle cose e dei ricordi stessi che fioriscono in noi e che la cultura giapponese ha cercato di fermare in piccole, modeste cerimonie, come quella del tè, che cercano proprio di cogliere questo "Wabi", questa bellezza essenziale...
"Nella piccola sala da te', e' auspicabile che ogni attrezzo sia meno che adeguato. Ci sono quelli che non amano un oggetto quando e' anche solo leggermente danneggiato, un simile atteggiamento dimostra una completa mancanza di comprensione" (Sen no Rikyu)
L'estetica wabi spesso valuta di piu' utensili con piccole imperfezioni rispetto a quelli che apparentemente sono perfetti, e oggetti rotti o danneggiati, a patto che siano stati ben riparati, più di quelli integri. Il wabi non implica l'ascetismo, ma piuttosto la moderazione, in pieno stile buddhista. E proprio l'osservare, in qualche vecchio armadio, un cappello consumato dall'uso e abbandonato suscita questo tipo di percezione della bellezza delle cose, questo sentire generato dalla viva consapevolezza del tempo passato e quindi dell'impermanenza che accompagna, formandole, tutte le cose...
Anche le cose più banali e inutili possiedono questo wabi ( anzi...oserei dire, a mio parere, prima di tutto le cose inutili e banali...) .
Se la condizione di base della nostra vita e' l'impermanenza, privilegiare come perfetti solo certi momenti, nel flusso , puo' significare il rifiuto di accettare questa condizione di base...
"Desiderare la luna, mentre si guarda la pioggia, abbassare le persiane per non rendersi conto della primavera che se ne va - questo e' ancor piu' intimamente commovente. Rami in procinto di fiorire o giardini cosparsi di fiori appassiti sono piu' meritevoli della nostra ammirazione". ( Yoshida Kenko)
Così un vecchio libro di scuola, con brani sottolineati a matita, è ben più pregno di Mono no aware di uno nuovissimo, esposto in bella mostra nella vetrina di una libreria del centro. La ragione è evidente ad ognuno di noi, appena possiamo sfogliarlo , respirandone l'odore di muffito, tra le dita...
Questa è la vivida percezione del pathos di quel libro, che può vivere solo in noi. Questa bellezza che vive d'incontri con le cose vissute è un'autentica relazione d'amore, un incontro tra il soggetto e l'oggetto e quasi un superamento di questa dualità nella semplicità del "wabi"...è una specie di grazia segreta ( Yugen )...
"E' come una sera d'autunno, sotto una distesa incolore di cielo in silenzio. In qualche modo, come se per qualche motivo che dovremmo essere in grado di ricordare, lacrime scendono incontrollabili"
( Kamo no Chomei )
Yugen (Grazia profonda, segreta ) non ha a che fare con un altro mondo al di la' di questo, ma piuttosto con la profondita' del mondo in cui viviamo, vissuta attraverso l'immaginazione coltivata nella consapevolezza. L'idea estetica delloYugen puo' essere considerata tra le più la ineffabili. Il termine e' stato trovato per la prima volta in testi filosofici cinesi, dove ha il significato di "oscuro" o "misterioso".
E misteriora è la dolce percezione immaginativa della bellezza che trascende il tempo, l'impermanenza stessa e il suo dolore...e qui, mentre il temporale scuote gli alberi attorno alla Villa, mi risuonano le parole di Agostino:
"Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato!"
Necessità della Presenza, del vivere in questa presenza...solo creando spazio posso permettere di vivere, in me, questo mistero. Se non mi specchio in essa, non esisto, sono un'ombra, sono solo ripetizione, sono numero...
V. ha pianto per tutta la durata del funerale. Il sacerdote, ogni tanto, le gettava uno sguardo benevolo, con un sorriso dolce.
Non è riuscita a piangere per tutta la settimana. Adesso le lacrime sono irrefrenabili: piange tutto il suo dolore.
Meraviglia della giovinezza, del sentire con tutto il cuore l'amore e il dolore.
Vorrei riavere questa capacità di essere un tutt'uno con l'amore o di piangere tutto il mio dolore, questo tesoro smarrito.
Essere tutto se stessi nell'atto d'amore gratuito o nel soffrire con tutto se stessi, senza alcuna vergogna, come un bimbo...
o come una ragazzina davanti alla bara della nonna teneramente amata.
La Presenza è necessaria per dare limite, per stabilire i tuoi confini, per riconoscerti in tutto lo smarrimento di un'identità fragile, mutevole; di una volontà incostante, infedele...
Non c'è alcuna necessità di dare un nome, basta questa unità che libera e che nobilita la pochezza del vivere, il suo passare...
Perché dare un nome al Senza-nome?
Scrivo seduto su una panchina dell'Ossario, sull'Altopiano. La calura in cui è immersa Villa Sariputra è lontana, giù nella valle.
Son tornato sui luoghi che amava e che mi ha insegnato ad amare, con tutta la sua semplicità.
Il suo cammino di dolore è terminato...
Tutto ciò che nasce è destinato a morire...come potrebbe essere altrimenti?
Tutto...anche il dolore più intenso e straziante.
Se non mi sentissi in questa Presenza, non avrei possibilità di attingere alla Bellezza.
Anche nel dolore più insensato...il fatto di averlo condiviso per cinque lunghi anni, in questa presenza, mi ha fatto scorgere il fondo di una bellezza e di una dolcezza senza fine...
Un grande insegnamento.
Che responsabilità enorme nell'educazione dei figli. Ora sento ancor più questa responsabilità, questo poter indicare, senza parole inutili, senza moralismi ipocriti, la possibilità di fare della propria vita un mistero, uno spazio di libertà per il Non-nato.
La possibilità di scoprire la Bellezza ed esserne scoperti.
Una comunione senza parole, al di là di ogni parola.
Bellissimi post, Sari :)
Comunque sono contento che ti sei interessato anche alla cultura nipponica. Troppo spesso, a mio giudizio, viene "etichettata" come banale o come "estrema" (ad esempio mi viene in mente il tema dell'onore...). In realtà è molto ricca e spesso questa ricchezza la trasmettono in mezzi e in modi molto diversi da quelli a noi più congeniali (e ovviamenti in modi e mezzi diversi da quelli indiani). Vedere la ricchezza in mezzi a volte bizzarri, come alcuni cartoni animati, a mio giudizio è interessante perchè ti fa vedere che qualcosa di buono lo trovi nell'inaspettato ("spera l'insperato" Eraclito)
Sinceramente trovo la religione shintoista molto bella con la sua insistenza che i "kami" (gli dei) sono ovunque. In un certo senso è uno dei pochi animismi che sono rimasti ancora. Oppure... oppure... se per "kami" intendiamo "oggetto di venerazione" beh allora il messaggio è profondissimo: tutta l'esistenza, perfino le piccole cose (anche le cose difettate) sono degne di venerazione. D'altronde se trovi la felicità in tutte le piccole cose cominci a non desiderare l'eccesso. E non desiderando l'eccesso si trova la contentezza, la felicità. E anzi se trovi la "Qualità", il "Valore", il "Kami" (la Presenza?), la "Natura di Buddha" arrivi ad assaporare il Nirvana:
"Vi è quella dimensione dove non c'è terra, né acqua, né fuoco, né vento; non vi è la dimensione dell'infinità dello spazio, né la dimensione dell'infinità della coscienza, né la dimensione del nulla, né la dimensione di 'né-percezione-né-non-percezione'; non vi è questo mondo, né un altro mondo, né sole, né luna. E lì, io dico, non vi è giungere, né andare, né rimanere; né scomparire né sorgere: non è fisso, né si evolve, senza sostegno (oggetti mentali). Questa, solo questa, è la fine della sofferenza."
Questa dimensione "v'è", non ci sarà in un futuro remoto o c'è stata in un passato remoto. C'è. Qui e Ora. Ma perchè c'è la violenza, la tristezza ecc se tutto ha "valore"? Perchè ci sembra che le "piccole cose" siano oggetti "sacri" e invece l'animale e (ancor più) l'uomo è violento, infelice ecc? Perchè in realtà cerchiamo questa dimensione "fuori" da noi. Cerchiamo le "presenze", i kami, la Natura di Buddha là da qualche parte, invece no il Kami è la disposizione interiore. Non a caso Buddha ad un certo punto ci consiglia di trattare tutti gli esseri (buoni e cattivi!) come la madre tratta il figlio http://www.canonepali.net/snp-1-8-karaniya-metta-sutta-lamore-universale/. Perchè ci è così difficile rispettare gli esseri e le cose? Questo è il mistero! Perchè se il kami è ovunque, sempre con noi c'è così tanta sofferenza? Strano... Forse siamo esseri in delirio perenne, che cercano cose che in realtà già hanno. Trovo la dottrina della Natura-di-Buddha ironica in questo senso: siamo già risvegliati, ma non ce ne rendiamo conto. Comincio veramente a pensare che sia così.
Metta Sari ;)
P.S. Il "mono no ware" è un tema pervasivo nella cultura (seria) giapponese.
"Piangiamo per il lamento di un uccello, ma non per il sangue di un pesce... Beati coloro che hanno voce" (una citazione zen)
Trovo questa frase di una bellezza e profondità unica. La sofferenza per quanto grande trova consolazione e comprensione se "ha voce". Chi ha una sofferenza che "non può essere comunicata" (o ha difficoltà ad esserlo) non troverà mai conforto. Chi d'altronde si preoccupa di aiutare un essere sofferente se tale sofferenza non è comunicabile? Questa è l'importanza di "avere una voce". Eppure a volte l'uomo stesso è "senza voce", parla della sua sofferenza ma non riesce a farsi capire e diventa come il pesce (non a caso il poeta non lo capisce nessuno... eppure tutti lo apprezzano). In questo senso (e solo in questo senso) posso rispettare la credenza in una qualche divinità personale, una Presenza. Una divinità che consoli chi "non ha voce" (forse è per questo che si dice che Dio è silenzioso e il silenzio è il modo per rapportarsi con Dio?).
Mi pare di aver capito che stai passando un momento difficile. Che questa Presenza - se c'è - ti sia di conforto.
GIOVEDI'
mattino
Basta salire di un metro e l'intero panorama sembra cambiare. Si colgono particolari nuovi che sembrano rivelarsi solo nel tuo salire. Il paesaggio rimane lo stesso ma, allo stesso tempo, è nuovo. Una scoperta continua di prospettive diverse che contengono una poesia inedita. Anche lo "spirito" è chiamato a salire, scoprendo nuovi scorci, nuove visuali, che però mai escludono la verità delle precedenti, dei passi compiuti. Se la meta della vetta sembra sempre precederci è solo per il gioco di queste prospettive; la meta non può essere che in noi e solo per questo la possiamo, a volte, intuire...
Finalmente sotto il Cimon della Pala e la Cima Vezzana, dopo i giorni della morte e del dolore. Questo silenzio, spezzato solo dal gracchiare roco delle cornacchie, sempre mi parla...Sono luoghi in cui puoi ancora sentirti vivo...
-Ho scritto una poesia, Sari...una preghiera.-
-Stai per leggerla, scommetto!-
-Se ti dà fastidio posso anche fare a meno...-
-Anzi! Leggila...non ti adombrare subito.
-Mi sono ispirata al Padre Nostro.-
-Bene. Leggi...-
Bellezza nostra
che sei in cielo e sulla terra
vieni a noi con il tuo regno
che santifica la nostra vita.
Si manifesti in noi la meraviglia
per ogni attimo della tua presenza.
Donaci oggi la tua pace
e lenisci le nostre sofferenze,
come noi le leniamo ai nostri cari.
Non nasconderti mai a noi.
-Oh! Hai sentito? Le cornacchie hanno smesso di gracchiare...-
-Sei il solito buffone! Scema io a leggertela...-
-E' bella. Non più di te ...ma bella.-
-Insopportabile!-
Pomeriggio
Che difficoltà nell'esser totalmente sinceri con se stessi e con quelli che condividono la loro vita con noi. Quante reticenza, quanti silenzi! Che difficoltà anche nel rivelare il nostro dolore all'altro. Perché questa timidezza? Quando riusciamo ad aprirci scopriamo invece che l'altro non aspettava che questo per poterci abbracciare, per dividere con noi la sofferenza. Mi rendo sempre più conto di quanto il nostro ego crei separazione, sia foriero di conflitti, interiori ed esteriori. Giustamente è stato definito come "il costruttore della casa del dolore". Quando mi dimentico, mi perdo, si aprono spazi infiniti di condivisione, anche se non ricevo risposta dagli altri...anzi! Proprio quando non mi aspetto alcuna risposta.
Durante il pranzo alla Capanna Cervino mi son perso ad osservare un bimbo. Avrà avuto sì e no due anni. Se ne stava seduto tra il papà e la mamma con uno strauben davanti, un pò perplesso. Per un attimo mi ha guardato e...ha fatto una faccia!! ;D Gli ho sorriso, accompagnandolo con una delle mie solite smorfie da buffone. Sua mamma mi ha visto e ha sorriso anche lei. Un'ombra di tristezza nei suoi occhi, un pò arrossati, come i miei, da questo vento insistente che scende dall'alba.
Come vorrei conoscere profondamente la vita della gente che incontro. Le loro gioie...i loro dolori. Farmi insomma i fatti loro.
Se fossi una scimmia probabilmente sarei la più curiosa della foresta...non sono mai sazio di vita altrui, mentre la mia mi pesa tremendamente.
Sono sempre quel bimbo che amava osservare gli altri giocare...un pò in disparte.
Alle pareti vecchie foto con scene di vita montana d'altri tempi. L'alienazione sorda della città così lontana...
Cumuli di panna sopra le Pale
attesa di un meriggio di pioggia
lunga discesa
parlando di noi
scrivo senza commento sarebbe superfluo, ma per un semplice dovere di dirti che c'è chi ti legge e non ne è indifferente a cosa e come scrivi.
C'è una profondità notevole e questa è la forza che ci avvicina tutti.
Mi associo alle parole dell'amico paul11 , dedicandoti questa mia poesia, in memoria .
Madonna di luglio - (Orazio Gentileschi - Madonna dello svezzamento)
(http://http://www.settemuse.it/pittori_scultori_italiani/gentileschi_orazio/orazio_gentileschi_003_madonna.jpg)
Della vita in un vaso l'intero contenuto,
pur se sappiamo che tutto va lasciato
ancor la mano pesca ciò che ha dato e quel che ha avuto.
Per rimirarlo steso e ben lisciato
che la memoria un po' di luce porta.
Non di quel lampo che t'aprì le porte al mondo,
che di tal luce negata vien la scorta;
altro è il chiaror e sovente l'ampi guizzi
passato il varco, nel cuor van dritto al fondo.
Nulla t'importa di saperi, averi e pizzi,
giusto quel tocco al tuo toccar con mano,
giusto quell'occhio che al tuo rende la vita,
e dentro te saper che non fu vano
ogni tuo passo, l'intera tua partita.
un caro saluto
Jean
Sariputra, non sai quanto io desidero "essere uno con l'umanità", ma non in senso astratto ma "approfondire" le relazioni con ogni individuo. Quanto vorrei "sentire" una "rete" con gli altri individui, quanto vorrei avere una disposizione buona con tutti ed essere una risorsa per gli altri (quanto vorrei essere usato).
Purtroppo la mia inadeguatezza si riflette in quanto mi sento "disconnesso", "vuoto" (in senso "occidentale", non in senso "orientale"), quanta difficoltà sento a "riuscire a donare la mia vita", quanto faccio il contrario per sentire quella rete ed avere quella buona disposizione. Quanto cioè sono "scisso" con me stesso e "dissociato" dal mondo. Non mi rimane che ammirare la mente ideale e vedere le mie difficoltà... :( Quanto vorrei trovare altri che apprezzano ciò che ritengo essere il mio "dono" :( quanto spero che tutto ciò non sia un delirio di un malato di mente...
(questo post è stato una riflessione sulla mia condizione che mi sembra avere affinità con la tua. Ammiro veramente la tua profondità e la tua sensibilità!)
MARTEDI'
Mattino
Solo sulle alte cime si può ascoltare la vera voce del vento. Quando tutti i rumori si attenuano, quasi a scomparire ( e in particolare la voce dell'uomo si perde in lontananza...), il vento ti colpisce con la sua musica che nessun strumento può riprodurre. Voce che ha la capacità di placare la corsa frenetica della mente, il suo continuo ricordare e creare aspettative per il domani. Stare in questa dimensione, nel tempo presente, al di là del passato e del futuro, non viene naturale. Naturale è il chiacchericcio interiore continuo, il perdersi in mille bolle, fatte di abitudine radicate in noi, create dal nostro vissuto. Ma se ci siamo solo noi, nudi e indifesi, cosa può dirci questa voce che sale dalle valli, senza una meta? La voce del vento è anche la stessa voce con cui ci parla l'impermanenza?
-Posso buttare le ossa delle pesche nell'erba?-
-Le ossa delle pesche?-
-Sì, quello interno, non mi ricordo più come si chiama...-
-Il nòcciolo...-
-Ecco...il nòcciolo della questione è che qui non ci sono cestini per i rifiuti...-
-Gettali...non inquinano.-
-Li lancio nell'orrido. Pensi che nasceranno dei peschi laggiù?-
-Siamo troppo alti per i peschi. Si consumeranno col tempo.-
-Anche noi siamo troppo alti, vero?-
-Sì...tocca scendere se vogliamo dar frutto. Ogni cosa ha bisogno della sua giusta altezza...-
Pomeriggio
Continuare a parlare di caducità, in un mondo che vuole bandirla, che non ne vuol sentir parlare, che si aggrappa con tutte le forze all'idea della continuazione, del durare, dei selfie ricordo, che senso ha?
Però, nella mia caducità, nella mia possibilità di cambiare, vedo la possibilità che concedo anche agli altri di cambiare a loro volta...creo una relazione più autentica e vera, un amore che si dispiega nell'accoglierci proprio là dove finiamo, dove il dolore che porta il cambiamento è più profondo e intenso...
Amare le persone che mi circondano è, innanzi tutto, amare la loro caducità, che si manifesta a me in una struggente fragilità.
Senza questa fragilità come avrei potuto amare veramente? Quanto il mistero dell'amore è legato a questo eterno morire di tutte le cose che mi circondano?
Tranquilla discesa dalla cima del Tognola, con il sole che ci bacia timidamente, mentre nuvole pacifiche si rincorrono.
Che silenzio riposa tra queste abetaie infinite! C'è quasi del sacrilegio nel nostro chiaccherare leggero, frizzante come l'aria tersa.
Mi abbracci nei tuoi ricordi...che sono anche i miei.
Sera
Trovare un linguaggio spirituale nuovo, in grado di ridare luce ad un'umanità annichilita, ormai dipendente dal soma del consumismo...che sfida immane ( e forse inutile, troppo tardivo...?)
Uscire dalla trappola mortale dell'antropocentrismo che, come cavalletta, tutto divora e tutto trasforma in sterilità.
Superare la "morte di Dio", superare il passato, non restare ancorati a queste sabbie nere nichiliste dove sprofondiamo.
Cercare un nuovo "Dio" sui monti, non per farci, ancora una volta, servi ma per avere, di nuovo, un Amico.
Importanza inaudita di ancorare questa rinnovata amicizia ad una concezione nuova del divenire, ad una sacralità dello stesso.
Superare l'inimicizia tra l'umanità e il passare del tempo e delle cose...
Importanza del Dharma buddhista ( sfrondato da ogni sovrastruttura culturale e secolare ) per aprire a questa nuova percezione del mutare, a questa Bellezza nascosta.
Importanza dell'accettazione del dolore.
Il sole ora dipinge di rosa le rocce. Sono niente...eppure questa Bellezza vuole essere mia compagna...Perché?
SIRIMA
-Raccontaci una delle tue storie Sari...daiii...che ci annoiamo a guardare le capre che brucano l'erba. Una storiella divertente, magari un pò piccante, come quelle che racconti ogni tanto...
-Non sono dell'umore adatto. Penso che continuerò ad osservare le capre...-
-Ma ti tira su...smetti di rimuginare come fai di solito...e poi si chiama socializzare. Le relazioni sono importanti!-
-Questa devo averla già sentita...Sono spento. Una nebbia d'umidità afosa si è posata sui miei pensieri. -
-Dobbiamo passare al ricatto, come al solito?...Di cosa potremmo minacciarlo?...Uhm!-
-Va bè...ho capito come va a finire. Allora ascoltate e non fiatate...-
-Siamo tutt'orecchi...aahh...questo prosecco sta andando aceto...quando iniziamo a vendemmiare?
-Tra una decina di giorni, se non grandina prima.-
-Allora?...racconta...
-C'era una volta un giovane monaco di nome Sariputra. Era un tipo pieno di volontà di seguire il Dharma del Buddha, di sincera e buona volontà...-
-Avevamo detto qualcosa di piccante e te ne esci con una storiella edificante?...-
-Non fiatate. Allora...A quei tempi viveva una famosa cortigiana di nome Sirima. Era una fanciulla di grande bellezza, la cui fama si era diffusa per tutta la regione e gli uomini pagavano anche mille monete per una notte in sua compagnia. Quindi molto più bella di voi che sorridete...
-Grazie. Gentile come al solito...-
-Questa Sirima era anche devota all'ordine dei mendicanti e ogni giorno inviava al boschetto di bambù dove risiedeva Sariputra un invito a ritirare un pasto per uno dei membri del Sangha.
Quel giorno toccò al giovane di recarsi alla casa della cortigiana. Sirima però , proprio quel mattino, cadde ammalata e dovette farsi aiutare dalle sue ancelle, tutte fanciulle di notevole splendore e bellezza, per servire Sariputra. Nonostante la malattia, e anzi forse a ragione di questa, la giovane sembrava emanare una bellezza ancor più radiosa. Appena la vide il giovane monaco se ne innamorò perdutamente...-
-Come ti capita di solito con le giovani fanciulle...eh!eh!-
-Shhh!...Non stiamo parlando di me.-
-Ah no?...eh!eh!-
-Anche se malata la sua bellezza infiammò di desiderio il giovane Sari...putra. Tornato al boschetto di bambù non riusciva a pensare a nulla fuorché a Sirima, rifiutando persino di mangiare e di alzarsi per quattro giorni di seguito. Però, la sera stessa in cui si ammalò, Sirima morì.-
-Che sfiga...poveraccio...eh!eh!eh!-
-Il re mandò un messaggero dal Buddha per comunicarglielo, perché lei era una sua seguace, anche se non molto ortodossa.-
-Direi! Che tipo di contemplazione praticava? Eh!eh!eh!...-
-Il Buddha chiese al re di far lasciare il suo corpo per qualche giorno nel "campo delle ossa".-
-Che è?-
-I campi delle ossa venivano utilizzati da vari vagabondi spirituali e da monaci i quali si rendevano conto che gli oggetti che vi si potevano vedere stimolavano la rinuncia. Anche i monaci buddhisti visitavano questi luoghi e contemplavano i vari stadi di decomposizione del corpo. Una descrizione dettagliata di quello che si doveva fare in questi campi si trova nel Visuddhimagga.
-Vai avanti con la narrazione. I dettagli a dopo...-
-Il Buddha e la comunità monastica , compreso il giovane Sariputra, vi si recarono dopo quattro giorni dalla morte della fanciulla...-
-Credo di sapere dove andrai a parare...-
-Anch'io...tipico del personaggio direi.-
-Il re ordinò che tutti i cittadini dovevano partecipare, ad eccezione dei guardiani. Tutti andarono al campo delle ossa, ognuno al proprio posto e nel proprio gruppo, intorno al corpo gonfio di Sirima. Sariputra, che non sapeva della morte, seguì il Buddha pieno di gioia di rivedere Sirima. Quando tutti furono riuniti il re annunciò che il corpo di Sirima sarebbe stato messo in vendita. Se, quando era viva, gli uomini avevano pagato mille monete a notte per la sua compagnia, adesso che era morta il prezzo venne fissato in cinquecento monete. Ed anche se il re dimezzava il prezzo ogni volta, nessuno lo prese fin quando il cadavere fu offerto liberamente. Nessuno lo prese...-
-E te credo!...-
-Allora il Buddha pronunciò questi versi:
Osservate questo bel corpo,
una massa di piaghe, una congerie,
molto ben considerato ma miserabile,
dove nulla è stabile, nulla persiste...
e quel giovane monaco, in quel momento e a quella vista, si trovò sciolto dal suo desiderio e divenne un "vincitore della corrente".-
-Allora , di sicuro, non eri tu...-
-Il Buddha però poi sottolineò non tanto l'osservazione del deperimento dei corpi altrui, ma anche la riflessione che lo stesso sarà per il nostro.-
-Ecco, è proprio quel tipo di riflessioni che cerco sempre di evitare. Perché rattristarci con queste anticipazioni? Pensiamo invece a quanto era bella da viva...-
-E' un tipo di meditazione che serve per liberare il cuore dalla brama, specie se si ha un tipo di mente visiva.-
-Io amo la mia brama. Mi sentirei già morto e decomposto senza la mia brama. Adesso bramo un pò di quel prosecco. Ci vuole una bevutina dopo questa storia piccante...-
-Ma non sta già diventando aceto?-
-Infatti...che schifo! Non dura niente a 'sto mondo.-
Cena da amici. Una serata tranquilla, cordiale. Qualche risata insieme, un discorrere del più e del meno...Queste sono le situazioni in cui devo tenere a freno la mia inadeguatezza. Me lo riprometto sempre, ogni volta prima di partire: "Devo adeguarmi alla situazione, alle persone". Me lo ricordano: "Sari, non esagerare con i discorsi...lascia parlare anche gli altri". Il bello è che a me sembra sempre di passare tutto il tempo ad ascoltare e invece...mi dicono di lasciar spazio! Forse è per il fatto che sono così solitario che, una volta trovato qualcuno disposto a dedicarmi un pò d'attenzione...esagero. Mi ricordano spesso che non sta bene parlare di certi argomenti durante una cena. Durante la cena si cazzeggia, dicono...ma che ci posso fare se finisco sempre per parlare di cose "serie", noiose, veramente pallose?
Mi sembra anzi che questo attragga l'attenzione, la curiosità dei commensali...almeno mi illudo che sia così. Al ritorno mi si fa presente che invece stavano tutti lottando per non addormentarsi! Dio...che inadeguatezza! Però...l'altra sera è stato diverso. Una ragazza , invero assai carina anche se un pò in carne...questi sono dettagli che non vi interessano, lo so...ma scusatemi, è più forte di me... seduta casualmente alla mia destra ( giuro che non lo faccio apposta...mi ci ritrovo in certe situazioni), alla mia domanda su come ama passare il tempo libero, mi ha risposto:" Mi piace molto scrivere. Ho scritto anche dei brevi racconti e una specie di romanzo". Ohoh!...Dai che stasera trovo qualcosa di interessante di cui discutere, mi son detto. Quando gli ho fatto presente che pure a me piace scrivere, seppur in malo modo, in maniera inadeguata dovrei aggiungere...beh! E' corsa in camera sua ed è tornata immediatamente con un pacco di fogli. Vista la differenza d'età ( potrei ben esser stato suo padre, anche se...come mi vergogno a dirlo...faccio fatica a sentirmi padre quando sono vicino ad una femmina...ho detto femmina...perché ho detto femmina?...) la ragazza non aveva il coraggio di chiedermi se mi avrebbe fatto piacere leggerli. Ma io intuisco...intuisco sempre quel che vogliono le donne e glieli ho presi , con delicatezza, dalle mani assicurandole che, la sera stessa, li avrei letti. Questo sembrava renderla veramente felice. Il suo sorriso è stata la cosa più bella e commovente dell'intera serata. Valeva la pena sottostare a questo rito della cena solo per vedere quel magnifico sorriso, mi son detto. Ecco! Queste sono quelle piccole cose, quelle banalità quasi, che ti riempiono la giornata, che ti scaldano il cuore. Allora le ho chiesto di che genere di racconti si trattava: "Sono racconti di esperienze varie, anche d'amore. Alcuni sono un pò fantasy". Sul primo foglio spiccava il titolo"Il faro". Hai letto "La luce sugli oceani?" le ho chiesto..."Parla proprio della vita su un'isola sperduta nell'oceano e di un guardiano di faro"...Allora è scattata a prendere penna e foglietto e si è scritta il titolo. "Grazie! Non l'ho letto, ma è quel genere di romanzi che mi piace. Ho scritto anch'io una storia che parla di un faro..."
Quella sera stessa, invece di scrivere e recitar la parte dell'esperto sul mio solito forum di filosofia, mi sono dedicato alla lettura di quei brevi racconti. C'era curiosità, ma anche il ricordo di quel sorriso ...
Un brevissmo racconto portava il titolo "La solitudine". Ora, ovviamente, non vi riporto per filo e per segno quello che c'era scritto ma ho capito, e ricordato, di come questo sentimento aleggi nella gioventù e si inchiodi nella carne più che nell'età adulta in cui, sempre più spesso, la solitudine viene cercata più che subita ( e questo perché, alla fine, anche le relazioni stancano...). Ma un giovane soffre veramente e spera, sogna...sembra quasi in attesa. Pur con tutti i mezzi, i social, la possibilità di viaggiare, il senso di solitudine incombe sui giovani come una nuvola carica di pioggia che rende grigie le giornate di quello che dovrebbe essere, ma non lo è, il periodo più spensierato della vita. E così la sofferenza imprime il suo marchio, passando attraverso le attese e le speranze di gioia tradite dalla vita.
"Scrivere fa bene" mi son detto. In fondo quella ragazza non aveva perso la sua capacità di sorridere. La sua bellezza era intatta, nonostante le ferite profonde che via via scoprivo immergendomi nella lettura...
Verso l'alba un violento temporale mi ha svegliato. I fogli erano sparsi sul tavolo. Le caprette si agitavano nella stalla. Il vento, passando nelle aperture del granaio di Villa Sariputra, prendeva voce, lamentandosi. Son corso a chiudere le imposte. Mi son fermato ad osservare mia figlia che dormiva profondamente, incurante del fracasso, dei tuoni e dello scricchiolare delle porte. Anche lei aveva un leggero sorriso sul volto. Chissà che starà sognando, mi son chiesto...
Citazione di: Sariputra il 25 Agosto 2017, 11:34:51 AM
...ho detto femmina...perché ho detto femmina?...)
Sara stato per via delle potenti forze magnetiche lunari che in riflesso a quello solare ne determinano quello terreste ;D Citazione...intuisco sempre quel che vogliono le donne
magari succede che (al contrario) le prime a non saperlo sono proprio loro e dovrebbe essere anche per questo che..come dice Oscar Wilde; "Le donne non hanno mai niente da dire, ma lo dicono cosi bene.." ??? Citazione Sul primo foglio spiccava il titolo"Il faro".
allora questa qui sotto e' una canzone che secondo me dovrebbe calzare alla perfezione ;)https://www.youtube.com/watch?v=s5qVMqRSX64
Caro Sariputra non scrivo qui di nuovo per violare il tuo "spazio sacro" (che del resto credo di poter arrivare a comprendere poiché vi e' ad oggi la necessita di ritagliarsi un pur piccola nicchia che in qualche modo ci preservi il più possibile integri dalle orde di questi ultimi tempi..)
Ma proprio oggi (coincidenza?) credo di aver provato qualcosa che forse si associa in qualche maniera alla tua descrizione precedente..." perché ho detto femmina ? " (e del resto presumo che dall'altra parte vi sarà al contrario un attributo al maschile)
comunque sia sara' che anche a me certe cose non mi passano inosservate :) ..sara appunto quell'enigmatico "magnetismo" che ti dicevo e che in quel preciso momento pare come riuscisse a colpirti dentro cosi da strappare quel velo che pare come nascondere in quell'istante tutti i segreti del mondo (e sottolineo "mondo")
Non so se ti ricordi ma già un altra volta sempre facendo irruzione nel tuo "spazio" ti avrei raccontato di quegli occhi blu..."colore del mare e del cielo messi insieme"
Stavolta lo sguardo e' capitato si incrociasse con degli occhi che mi avrebbero trasportato negli affascinanti deserti arabi,dove il riverbero del sole cade a picco in tutto il suo fulgore all'ennesima potenza... ;D :)
...e questo come lo sanno intuire bene le donne! (e in quello sguardo sopra descritto sicuro che ci siamo come letti nel pensiero)
puo forse (mi chiedo) esserci un richiamo di tipo archetipo/ancestrale in tutto questo? ???
diciamo che quest'ultima frase può essere allora intesa in due opposte versioni...
..ma beninteso,senza fare assolutamente della facile ironia,mi viene perciò da pensare a come gli estremi arrivino a toccarsi per poi ricongiungersi...ed arrivare perciò a capire che non vi sarebbe appunto nessuna opposizione.
RICORDI
"Cerca solo quello che non vedi, ché il visibile l'hai già trovato" mi diceva un giorno...quanto tempo era passato?...l'amico Li Tai Pe. Eravamo allora nel suo atelier in Montparnasse con Gauguin e Van Gogh che dipingevano paesaggi bretoni sbirciando Parigi dalla finestra. A quel tempo Li faceva il pittore di professione e i suoi dipinti li trovavi sempre appiccicati sui muri sporchi di qualche bettola parigina.
Aveva stretto amicizia con Paul e con Pierre Bonnard. Vincent invece se lo teneva in casa solo per far piacere a Paul e mi rammento benissimo le liti che scoppiavano tra i due sulla funzione del colore nell'opera d'arte. Con noi viveva anche Maurice, la bella inserviente del 'Parisien', che talvolta posava come modella. Li non poteva amare Maurice e cercava compagnia tra i marinai che facevano spola tra Bordeaux e il Morocco. A volta rimaneva lontano per giorni interi.
Tentai anch'io di cimentarmi con i colori e i risultati furono incoraggianti. Paul voleva che esponessi al 'Salon des Indipendants' di quell'anno, ma non mi sentivo ancora pronto. Dopo un anno decisi di smettere.
Era stato un anno molto duro: non eravamp riusciti a vendere che pochi quadri e la miseria ci stringeva le budella in quell'inverno del 1875. Soltanto Maurice portava un pò di soldi.
Con quelli vivevamo alla meno peggio.
Paul decise di andarsene appena i bucaneve fecero capolino sulle rive della Senna. Prese un paltò, un paio di mutande e un asciugamano.
Non lo rivedemmo mai più.
Soltanto qualche anno dopo venni a sapere che si era trasferito a Tahiti. Aveva sempre amato il sole e le donne.
Aveva sempre amato la natura.
Per il dolore Vincent si tagliò un orecchio e le sue scappatelle al manicomio cominciarono a farsi più serrate.
Me ne andai anch'io, una mattina di febbraio, quando la nebbia ingrigiva la Senna, su un barcone macilento della 'Società per i trasporti fluviali'.
Li e Maurice vennero a salutarmi.
Li vidi scomparire nella nebbia, con le pesanti sciarpe rattoppate che frustavano l'aria gelida del primo mattino. Mi avevano detto solo:'Addio'...
Quella fu l'ultima volta che vidi Li Tai Pe ...e ancora lo sto cercando.
1980
-Non mi serve una scopa, Giuseppe. Te ne ho già prese due poco tempo fa, non ricordi?-
- Ma non erano di saggina come questa. Prendila! Quella che hai sotto il portico è consumata ormai...-
-E quanto vuoi?-
-Dieci schei, solo dieci...-
-Ma in bottega costa molto meno! Dai...-
-L'ho pagata sette, giuro. E' una buona scopa, prendila ...Ti faccio bene...otto !-
-Te ne dò sei e tu mi racconti la storiella...-
-Oggi mi sento generoso. Va bene! Sette e la storiella...-
-Andata! Vieni dentro e racconta vicino al caminetto. Appena il sole tramonta, le giornate si fanno subite fredde...-
-Ciao Giuseppe!-
-Ciao V. Sempre più alta e sempre più bella, vedo...-
-Vuoi un pò di caffè caldo? L'ho appena fatto. Papi lo bevi anche tu?-
-Giuseppe, appena si è un pò scaldato, ci racconta la storiella...-
-Ancora?...-
-Deve guadagnarsi gli schei...-
-Ascoltate allora...-
C'era solo "Quello"...
Quello, osservando se stesso, generò Grande Ignoto e lo pensò come Divenire.
Quello viveva osservando Divenire, ma non era Divenire.
Quello amò Divenire, lo volle proteggere da se stesso e si oscurò, generando Ignoranza.
Ignoranza generò Paura.
Quello viveva osservando Paura, ma non era Paura.
Paura generò Amore, Odio e Bisogno.
I Tre generarono Grande Sete, che Ignoranza chiamò Vita.
Quello osservava Vita, ma non era Vita.
Quello viveva in Vita, ma Vita non lo riconosceva a causa di Ignoranza
che la proteggeva.
Grande Sete generò Infiniti Mondi .
Infiniti Mondi generarono Infinite Creature.
Quello amò Infiniti Mondi e Infinite Creature, ma non era Infiniti Mondi e Infinite Creature.
Amandoli li protesse da se stesso usando Ignoranza.
A causa di Ignoranza le creature si dissero Separate e generarono Grande Inimicizia.
Dalla Separazione sorse "Io sono".
"Io sono" ignorava che era generato da Amore, Odio e Bisogno e che conosceva Paura.
Quello osservava "Io sono", ma non era "Io sono".
"Io sono" disse a se stesso: "Io sono Quello".
Appena lo disse generò Caduta e Illusione.
Caduta e Illusione si cibarono di Amore e di Odio.
Illusione preferì il sapore di Odio a quello di Amore.
Chiamò quindi Odio anche Amore e generò così Brama.
Brama si fece sempre più forte nutrita da Illusione.
Brama disse a se stessa: "Che 'Io sono' non possa finire mai".
Questa Brama di non finire generò Rinascita.
Quello osservava Rinascita, ma non era Rinascita.
Rinascita generò Dolore.
Dolore disse a se stesso: "Che 'Io sono' non possa soffrire più".
Da questo desiderio di Dolore sorsero Dio e Ragione.
Quello osservava Dio e Ragione, ma non era Dio e Ragione.
Quello allora osservò Dolore.
Questa visione generò Saggezza.
Saggezza generò Compassione.
Compassione generò Sacrificio per 'Non io'.
Sacrificio generò Distacco.
Distacco generò Liberazione.
In Liberazione cessò Paura,
Cessando Paura cessò Ignoranza.
Quello allora osservò il Cessare di Ignoranza e riposò nella Cessazione.
-Che filastrocca! Ma come fai a ricordartela tutta?-
-Perché ognuno è il nome di una scopa!-
-Sei sempre il solito Giuseppe-
-Adesso vado. Grazie per il caffè!-
Una brezza gelida scende dal monte. Le collanine appese all'entrata tintinnano dolcemente. Dal portico si può ammirare il cielo.
-Un altro anno che sta finendo...Il cesto si sta riempiendo...-
-Perché guardi il cielo?-
-E' immenso...-
-Più del tuo sguardo?-
-Immenso...più di ogni sguardo.-
-Cosa vuoi dire con questo? Intendi che nessun nostro sguardo può contenere questo cielo macchiato di luci?--
-Anche il nostro sguardo è un cielo...-
-Cosa intendi?-
-Significa che i cieli sono sguardi e gli sguardi cieli. L'uno può penetrare nell'altro, ma nessun sguardo può contenere l'altro...-
-Ma, Venerabile...non avevi detto che questo cielo lontano è più immenso del nostro sguardo?...-
-Appunto, Sari...Si gela qui fuori. Ti rimane ancora un pò di quella sambuca...?-
In ricordo di Ferruccio Masini che, consapevole dell'ormai imminente fine, stupisce con "Pensare il Buddha"...
https://www.youtube.com/watch?v=nIerHidEU4Q
PICCOLI IPPOPOTAMI
-Continua a piovere e non posso potare le ultime viti. Che disdetta!-
-Va là che di domenica il tuo piacere più grande è raccontar balle...-
-Sogni, non balle...C'è una leggera differenza...-
-E qual'è l'ultimo ? se ti va di raccontarlo...ma poi...che te lo chiedo a fare...si sa che non aspetti altro.-
-Ho fatto un sogno stranissimo, alcune notti fa, ma me lo ricordo perfettamente. Ero sul muro della roggia e mi sembrava di star tagliando il nocciolo che è cresciuto spontaneo, quando...beh! Sai che il muro della roggia ha un'apertura dove un tempo le donne lavavano a mano la biancheria...-
-Sì, certo, dove mi metto di solito a pescare...-
-Sì, non raccontarlo in giro, che è zona di divieto...-
-Apposta vengo a pescare. Dove c'è il divieto si sa che la popolazione cresce indisturbata e si moltiplica...-
-Allora...da quell'apertura , improvvisamente, cominciano ad uscire dall'acqua corrente della roggia tanti piccoli ippopotami. Salgono piano , uno dietro l'altro, a volte accavvallandosi tra loro, pestandosi, sbuffando. Una scena incredibile, ed io...-
-E tu?...-
-Ero felice. Tutto qua. Ero semplicemente felice.-
-E com'è finito?-
-Niente. Son usciti tutti, una marea di piccolissimi ippopotami, e si sono sparpagliati in giro per il giardino, menando il culotto cicciotello. Uno spasso...-
-Bah...che significato può avere secondo te?-
-Eh...ho i miei informatori al riguardo. Tu sai chi...Allora...sognare piccoli ippopotami può significare che si accetta e si desidera la dimensione genitoriale, di padre. Si sente la necessità di prendersi cura dei piccoli, di vedere il mondo in una luce diversa, adatta ai più piccoli e indifesi...
-Bello, mi sembra...Fai altri figli allora...-
-No, non capisci...il primo atto è invece liberarsi da tutto ciò che è costruito contro...-
-Ossia?-
-Buttare nel cesso l'Infinito di Leopardi, per esempio. Pulircisi con dovizio il didietro...-
-Bene!Approvo. L'ho sempre detestato. Basta con sta disperazione da quattro soldi. Viva gli ippopotami!...-
-I bambini non vogliono disperazione , scetticismo e cinismo. Vogliono giocare con gli ippopotami...-
-Esatto. E poi , diciamocelo, se invece di menarsela con le morte stagioni, avesse giocato un pò di più all'aperto, con gli altri bambini, senza rovinarsi la salute, l'avrebbe scritta quella porcheria? Dai...-
-Più che una porcheria è...è...una cosa malsana...malata.-
-Giusto! Ineccepibile. E poi...vediamo...cos'altro butteresti ?-
-Tutti i libri di filosofia.-
-Ahhhh! Che spassoooo...sììììììì. Qui ti volevo...Tutti come tutti tutti? Anche quelli che sappiamo? Quelli che tieni sotto chiave?-
-Sì, anche quelli. Mi farà un pò male, ma è necessario. Per i piccoli...-
-Se è per i piccoli, posso aiutarti. Ho grande esperienza di falò...
-Già, però stai attento, che l'anno scorso a momenti mi bruciavi il capanno degli attrezzi...-
-C'era del vento...vento primaverile. Aizza bene...-
-Poi dobbiamo eliminare tutte quelle opere d'arte tristi, contrite, funeree, piene di color grigio e di nero. Di artisti depressi, sfiduciati, suicidandi. Quelle che guardandole capisci subito che son fatte con il fegato e non con il cuore. Basta con 'sto mortorio, l'arrivo degli ippopotami è chiaramente simbolico. Non lascia spazio a dubbi. E' arrivato di nuovo il tempo della speranza. Il tempo delle ombre deve chiudersi...-
-Distruggiamo tutto il nero e il grigio. Anche la gente nera e grigia...che ne dici?-
-Quelli spariranno da soli con un grande ululato. Torneranno al mondo delle ombre che li ha partoriti. Saranno sommersi dalle risate e dai colori dei bambini che corrono in groppa ai piccoli ippopotami...-
-L'ippopotamo che gridava amore al cuore del mondo...ti ricorda qualcosa?-
-La bestia che gridava amore al cuore del mondo di Harlan Ellison...-
-Sììì, mon amì...sìì..la bestia che gridava amore...l'ho subito vista appena mi hai raccontato il sogno.-
-Cosa aggiungi nella tua furia iconoclasta, di distruzione delle ombre? -
-Tutti i trattati scientifici. Al cesso pure loro, insieme a quelli religiosi. Non facciamo preferenze. E' sempre la solita solfa. Tutti che vogliono redimere. Colpa, redenzione, salvezza o ignoranza, conoscenza, progresso è sempre lo stesso processo in atto, han solo cambiato nome per confonderci.-
-Perfettamente d'accordo. Sembrano farsi la guerra e invece son solo l'uno il figlio dell'altro. Prima si correva al confessionale, adesso ci si rovina dallo psicologo e dal farmacista...-
-I bambini devono giocare lontano dagli ospedali. Se sei felice...non t'ammali!-
-Guarda me. Butto tutto in vacca e, in cinquant'anni, neanche una malattia seria...-
-Accettare di morire-
-Se sei felice non hai tempo per aver paura della morte. Se sei un'ombra temi la morte. se sei colore non puoi che rinascere colore...-
-O piccolo ippopotamo...-
-Già...o come piccolo ippopotamo.-
A furia di pensarci troppo impazzisci, io seguo il mio cuore e mi affido a Dio
Citazione di: Domingo94 il 12 Marzo 2018, 02:41:07 AMA furia di pensarci troppo impazzisci, io seguo il mio cuore e mi affido a Dio
E fai bene...le ragioni del cuore spesso sono più fondate di quelle della mente. ;)
Questione di abitudine
PICCOLI IPPOPOTAMI 2
-Adesso...dopo la "distruzione"...me ne spieghi il motivo?-
-La "distruzione" , esemplificata pure in un linguaggio diciamo...poco rispettoso, quasi da 'caduta di stile', è in realtà un processo spirituale necessario.
Lo diventa a maggior ragione in questi tempi che siamo chiamati a vivere, ma lo è sempre stato...
L'obiettivo è quella libertà dal 'conosciuto' che ci ingabbia e costruisce, quasi sempre a nostra insaputa, la forma stessa della nostra mente. Realizzare quell'attitudine che lo zen chiama "mente di principiante" e che giunge ad invitare di "uccidere" anche il Buddha stesso se, per caso, ti trovi ad incontrarlo per la via.
In realtà non voglio togliere, né lo potrei, alcun valore a Leopardi, o a i trattati scientifici , o a quelli religiosi. Voglio togliere semplicemente la presa che esercitano su di me...
Rendersi conto che sono soprattutto quelli che amiamo di più che hanno la presa più forte e condizionante.
Poi in seconda battuta, ma non meno importante per me, liberarsi dal concetto di autorità.
Questo è talmente radicato in noi...che letteralmente non ci accorgiamo di come agiamo conformandoci ad esso. Pensare che, perché un filosofo ha detto così, uno scienziato colà, un poeta quest'altro, ecc. noi dobbiamo smettere di investigare, è assolutamente stupido.
Non possiamo semplicemente delegare all'autorità di "chi sa" la nostra vita. Dobbiamo essere noi che scopriamo quello che dobbiamo sapere per la nostra vita. Scopriamo e valutiamo quel che serve a noi...
Naturalmente non ci si libera solo prendendo un condizionamento e...poggiandolo da un'altra parte. Dobbiamo tagliere la radice del nostro "appiglio" interiore. Tagliere la radice comporta vedere l'inconsistenza del nostro valutarci e giudicarci in base a parametri stabiliti da altri. Questo ovviamente comporta il non paragonarsi mai a nessuno. Non c'è alcuna necessità, in realtà, di paragonarci agli altri. Questo continuo paragonarci è una delle cause più profonde dell'insorgere della nostra sofferenza e insoddisfazione...
Posso vivere la mia vita senza paragonarmi agli altri? Sembra una stupidaggine, ma quando proviamo a farlo, ci accorgiamo di quanto profonda è questa abitudine mentale, questo condizionamento. se siamo sufficientemente onesti con noi stessi lo vediamo, ne prendiamo atto e...tentiamo di metterlo da parte. Già questo libera uno spazio immenso . La nostra energia mentale non viene più sacrificata per rimuginare di continuo quanto siamo diversi , superiori o inferiori agli altri, e possiamo adesso utilizzarla per osservare, dentro e fuori di noi...
E' quasi come avere un frigorifero così pieno che ci è impossibile pulirlo. Il paragone è interessante perché anche il frigo contiene molte cose utili e importanti per noi, per alimentarci e placare la fame. Per pulirlo e farlo splendere dalle incrostazioni che si sono accumulate, dobbiamo però prendere le cose che vi sono riposte e, un pò alla volta, metterle da una parte.
Abbiamo così la possibilità di fare un'ottima pulizia...
Naturalmente non buttiamo via niente, quelle cose ci servono, sono utili. Possiamo poi rimetterle nel frigo, perché adesso non ci sono più quelle incrostazioni sudice che quasi le incollavano . Rimettendole ci accorgiamo pure di quante sono diventate inutili, oppure scadute o deteriorate e allora...possiamo gettarle, non hanno più 'presa' su di noi...
E' incredibile scoprire di quante cose possiamo fare a meno perché si sono deteriorate...
Quando abbiamo gettato tutto il vecchio, ci ritroviamo un frigo con molto più spazio. E' anche molto più bello da vedere, molto più presentabile. Se arriva poi un amico , con una buona bottiglia di vino o una torta...ecco che puoi dirgli:"Mettila pure nel frigo, che la serviamo bella fresca alla fine della cena"...
Abbiamo molto più spazio da condividere, ora che abbiamo fatto pulizia.
Liberarci dall'idea condizionante che, il nostro giudizio sulla vita, ci deve venire da qualcun altro è una forma di catarsi spirituale incredibile. La vastità della libertà che se ne prova è solamente sperimentabile direttamente. Posso sentirmi realmente 'guarito' da molta insoddisfazione e sofferenza e non provare più alcun bisogno di difendere il mio condizionamento dai condizionamenti altrui.
Rimane sempre un esercizio continuo di pulizia interiore perché, proprio come il frigo, la mente tenderà nuovamente ad accumulare idee, pareri, opinioni, affascinata da "chi sa", che poi inizieranno a deteriorarsi e a marcire...
Per questo mi piace l'immagine della freschezza dei bimbi che corrono in groppa a piccoli ippopotami. C'è libertà priva di condizionamento....sembra quasi un movimento di acqua che scorre. E infatti i piccoli ippopotami sono usciti sbuffando dall'acqua corrente...-
Citazione di: Sariputra il 14 Marzo 2018, 11:50:27 AMPICCOLI IPPOPOTAMI 2 -Adesso...dopo la "distruzione"...me ne spieghi il motivo?- -La "distruzione" , esemplificata pure in un linguaggio diciamo...poco rispettoso, quasi da 'caduta di stile', è in realtà un processo spirituale necessario. Lo diventa a maggior ragione in questi tempi che siamo chiamati a vivere, ma lo è sempre stato... L'obiettivo è quella libertà dal 'conosciuto' che ci ingabbia e costruisce, quasi sempre a nostra insaputa, la forma stessa della nostra mente. Realizzare quell'attitudine che lo zen chiama "mente di principiante" e che giunge ad invitare di "uccidere" anche il Buddha stesso se, per caso, ti trovi ad incontrarlo per la via. In realtà non voglio togliere, né lo potrei, alcun valore a Leopardi, o a i trattati scientifici , o a quelli religiosi. Voglio togliere semplicemente la presa che esercitano su di me... Rendersi conto che sono soprattutto quelli che amiamo di più che hanno la presa più forte e condizionante. Poi in seconda battuta, ma non meno importante per me, liberarsi dal concetto di autorità. Questo è talmente radicato in noi...che letteralmente non ci accorgiamo di come agiamo conformandoci ad esso. Pensare che, perché un filosofo ha detto così, uno scienziato colà, un poeta quest'altro, ecc. noi dobbiamo smettere di investigare, è assolutamente stupido. Non possiamo semplicemente delegare all'autorità di "chi sa" la nostra vita. Dobbiamo essere noi che scopriamo quello che dobbiamo sapere per la nostra vita. Scopriamo e valutiamo quel che serve a noi... Naturalmente non ci si libera solo prendendo un condizionamento e...poggiandolo da un'altra parte. Dobbiamo tagliere la radice del nostro "appiglio" interiore. Tagliere la radice comporta vedere l'inconsistenza del nostro valutarci e giudicarci in base a parametri stabiliti da altri. Questo ovviamente comporta il non paragonarsi mai a nessuno. Non c'è alcuna necessità, in realtà, di paragonarci agli altri. Questo continuo paragonarci è una delle cause più profonde dell'insorgere della nostra sofferenza e insoddisfazione... Posso vivere la mia vita senza paragonarmi agli altri? Sembra una stupidaggine, ma quando proviamo a farlo, ci accorgiamo di quanto profonda è questa abitudine mentale, questo condizionamento. se siamo sufficientemente onesti con noi stessi lo vediamo, ne prendiamo atto e...tentiamo di metterlo da parte. Già questo libera uno spazio immenso . La nostra energia mentale non viene più sacrificata per rimuginare di continuo quanto siamo diversi , superiori o inferiori agli altri, e possiamo adesso utilizzarla per osservare, dentro e fuori di noi... E' quasi come avere un frigorifero così pieno che ci è impossibile pulirlo. Il paragone è interessante perché anche il frigo contiene molte cose utili e importanti per noi, per alimentarci e placare la fame. Per pulirlo e farlo splendere dalle incrostazioni che si sono accumulate, dobbiamo però prendere le cose che vi sono riposte e, un pò alla volta, metterle da una parte. Abbiamo così la possibilità di fare un'ottima pulizia... Naturalmente non buttiamo via niente, quelle cose ci servono, sono utili. Possiamo poi rimetterle nel frigo, perché adesso non ci sono più quelle incrostazioni sudice che quasi le incollavano . Rimettendole ci accorgiamo pure di quante sono diventate inutili, oppure scadute o deteriorate e allora...possiamo gettarle, non hanno più 'presa' su di noi... E' incredibile scoprire di quante cose possiamo fare a meno perché si sono deteriorate... Quando abbiamo gettato tutto il vecchio, ci ritroviamo un frigo con molto più spazio. E' anche molto più bello da vedere, molto più presentabile. Se arriva poi un amico , con una buona bottiglia di vino o una torta...ecco che puoi dirgli:"Mettila pure nel frigo, che la serviamo bella fresca alla fine della cena"... Abbiamo molto più spazio da condividere, ora che abbiamo fatto pulizia. Liberarci dall'idea condizionante che, il nostro giudizio sulla vita, ci deve venire da qualcun altro è una forma di catarsi spirituale incredibile. La vastità della libertà che se ne prova è solamente sperimentabile direttamente. Posso sentirmi realmente 'guarito' da molta insoddisfazione e sofferenza e non provare più alcun bisogno di difendere il mio condizionamento dai condizionamenti altrui. Rimane sempre un esercizio continuo di pulizia interiore perché, proprio come il frigo, la mente tenderà nuovamente ad accumulare idee, pareri, opinioni, affascinata da "chi sa", che poi inizieranno a deteriorarsi e a marcire... Per questo mi piace l'immagine della freschezza dei bimbi che corrono in groppa a piccoli ippopotami. C'è libertà priva di condizionamento....sembra quasi un movimento di acqua che scorre. E infatti i piccoli ippopotami sono usciti sbuffando dall'acqua corrente...-
Ottime riflessioni, Sari, condivido in toto ;)
Discorso
Illustre Professor Heidegger,
Illustre Signora Heidegger,
Gentilissimo Sindaco Schühle,
Signore e signori,
È un grande onore, non solo per me ma per la filosofia giapponese, poter tenere un discorso per l'ottantesimo compleanno del nostro grande pensatore. Perciò ringrazio di cuore le persone che hanno organizzato questa cerimonia.
Il motivo per cui l'onorato compito è stato affidato a me, un ignoto giapponese, consiste probabilmente nel fatto che io, un allievo giapponese di Heidegger, se così posso dire, vengo da lontano. Dietro questo venire da lontano, però, corre una via piuttosto lunga, lungo la quale molti giapponesi hanno tentato, e oggi tentano sempre di più, di giungere in prossimità del luogo nel quale soggiorna [sich aufhält] il pensiero del nostro maestro. Mi si lasci allora ricordare brevemente alcuni importanti predecessori su questa via.
Era il 1921 l'anno in cui per la prima volta un giapponese studiò presso il nostro pensatore durante la docenza a Friburgo. Il suo nome è Tokuryū Yamanouchi, più tardi fondatore dell'Istituto di Filosofia greca presso l'Università di Kyōto. Un anno dopo, nel 1922, arrivò a Friburgo il mio maestro Hajime Tanabe. Egli fu, per quanto io sappia, il primo a scoprire l'importanza del pensiero heideggeriano; non solo in Giappone, ma forse nel mondo intero. Nel suo saggio del 1924, Neue Wendung der Phänomenologie - Heideggers Phänomenologie des Lebens1, si può già ravvisare una prima versione di Sein und Zeit. Tanabe ha proseguito il suo dialogo con il pensiero di Heidegger fino alla morte, avvenuta nel 1962, ed è rimasto il pensatore più significativo del Giappone. Nei suoi ultimi anni, mi disse una volta: «Heidegger, a mio parere, è l'unico pensatore dopo Hegel». Poi, a Marburgo arrivò da Heidegger il barone Shūzō Kuki. A lui noi giapponesi dobbiamo la prima affidabile delucidazione di Sein und Zeit. Purtroppo, morì troppo presto, nel 1941. Nell'inquieto periodo degli anni trenta, il mio maestro e predecessore alla cattedra dell'Università di Kyōto, Keiji Nishitani, frequentò a Friburgo le lezioni di Heidegger su Nietzsche. Grazie alla profonda interpretazione di Nishitani diventò per noi accessibile il tardo pensiero di Heidegger, ad esempio quello espresso nel saggio su Der Ursprung des Kunstwerkes. Egli appartiene oggi, a mio parere, alla cerchia di coloro che nel modo più profondo comprendono il pensiero di Heidegger. Già da mezzo secolo, vi è così anche da noi in Giappone, in particolare all'Università di Kyōto, una continua assimilazione e trasmissione del pensiero heideggeriano. E così, anche a nome del mio maestro e predecessore ora ricordato, esprimo qui la nostra venerazione e la nostra riconoscenza al professor Heidegger.
La lunga via prima accennata indica che il pensiero di Heidegger mantiene secondo noi un rapporto particolarmente importante con la filosofia giapponese. Di qui il titolo di questo discorso di festeggiamento, che da parte nostra vorrebbe essere un discorso di ringraziamento.
Per tentare di descrivere questo rapporto, dobbiamo partire innanzitutto da una definizione e da una difficoltà costitutiva [Wesensnot] della filosofia giapponese. Se si considera la filosofia giapponese nel senso della filosofia in Giappone, allora anche là vi sono quasi tutti gli indirizzi della filosofia contemporanea. Essendo stati importati quasi tutti dall'Europa e dall'America, essi non costituiscono per noi un pensiero autoctono. Ma se intendiamo per "filosofia giapponese" quello sforzo di pensiero che non trae origine dal luogo [Ort] della filosofia occidental-europea, bensì sgorga dal fondo sorgivo della nostra propria tradizione spirituale, allora tale filosofia è qualcosa di molto raro. Vorrei qui di seguito intendere la "filosofia giapponese" in quest'ultimo senso; e questa filosofia vive un'essenziale difficoltà [wesentlichen Not].
Noi giapponesi, fin dall'antichità, siamo in un certo senso degli uomini naturali. Vale a dire che non vogliamo in alcun modo signoreggiare sulla natura, mentre invece vorremmo vivere e morire quanto più è possibile in un modo conforme alla natura. Un comune giapponese disse ai suoi dal letto di morte: "Sto per morire. Come le foglie cadono in autunno." E un maestro zen, per così dire il progenitore della mia personale pratica zen, prossimo a morire rifiutò un'iniezione e disse: "Perché prolungare la vita con una tale forzatura?" Invece di prendere il farmaco, bevve un sorso del suo vino di riso preferito e morì in pace [gelassen]. Se ben cosiderato, qui si avverte un contrasto stridente tra la tradizione spirituale antico-giapponese e una vita determinata dalla tradizione spirituale europea e dalla scienza e tecnica europee. In breve, vivere e morire secondo natura: questo era, per così dire, un ideale per l'antica saggezza giapponese.
Questo naturalmente non significa che noi giapponesi non abbiamo volontà, ma che al fondo della volontà regna la natura. La volontà è nata in prima ed ultima istanza dalla natura e sparirà nella natura, la quale però si sottrae ad ogni oggettivazione scientifica, pur rimanendo dappertutto presente. Natura in giapponese si dice shizen o jinen, "esser così come è da sé"; in breve, "esser sé" e "esser vero". Perciò "natura" nel giapponese antico era sinonimo di libertà e verità. Questa concezione della natura è stata approfondita attraverso la "visione della transitorietà e della vacuità" di tutte le cose, propria del buddhismo.
Per mettere in luce la costitutiva difficoltà [Wesensnot] della filosofia giapponese nel senso già detto, volgiamo ora brevemente lo sguardo verso l'altro aspetto della questione. A partire dall'europeizzazione del Giappone, iniziata circa cento anni fa, abbiamo introdotto con tutte le forze la cultura e la civiltà europee in quasi tutte le sfere della nostra vita. L'europeizzazione è stata per noi una necessità storica, onde poter conservare la nostra indipendenza nel mondo attuale, vale a dire nell'ambito di potenza [Machtbereich] determinato dalla volontà. Ma, nel contempo, in essa vi è il pericolo di smarrire la nostra peculiare essenza, prima accennata. Per scongiurarlo, l'europeizzazione del Giappone è avvenuta grosso modo senza un'intrinseca connessione con la nostra tradizione spirituale. Da allora abbiamo dovuto subire nel più profondo del nostro esserci una grave scissione, quella tra il nostro modo di vivere e pensare, conforme alla natura, e la maniera occidentale di vivere e pensare, determinata dalla volontà, che siamo stati costretti ad accettare. Questa scissione rimane per lo più eufemisticamente velata e tuttavia visibile in una formula nata allora, "spirito giapponese e tecnica europea". Per tale "abilità" si intendono innanzitutto la scienza e la tecnica moderne. La scissione persiste ancora oggi nella nostra vita quotidiana. Noi "giapponesi europeizzati" dobbiamo condurre più o meno una doppia vita.
Riportare in qualche modo ad un'unità originaria questa scissione dovrebbe essere, a mio parere, il vero compito di una filosofia giapponese. Tuttavia, a prescindere da pochi tentativi, non le è ancora riuscito. Grosso modo, la filosofia giapponese è anch'essa rimasta nella stessa non mediata scissione, "spirito giapponese e tecnica europea", e lo è in una misura ancora maggiore. I vari indirizzi della filosofia europea, che dalla seconda metà del secolo scorso abbiamo tentato di trapiantare nel nostro Paese, non hanno potuto mettere radici nel nostro terreno; mentre, invece, sono stati quasi tutti semplicemente imitati come una moda o, al massimo, impiegati in un ambito limitato, come scienza e tecnica, al servizio della nostra vita sociale. Così, già il nome "filosofia giapponese" è un segno della sua originaria difficoltà costitutiva [Wesensnot]. Questa difficoltà proviene, da una parte, dal fatto che noi abbiamo accolto la filosofia europea senza un sostanziale confronto critico con il fondo sorgivo della nostra tradizione spirituale; dall'altra, dal fatto che i maggiori indirizzi filosofici non ci hanno permesso di toccare e di scuotere proprio quel fondo sorgivo della nostra vita spirituale.
Ma con il pensiero di Heidegger si tratta di tutt'altro. Ciò che grazie al suo pensiero diventa degno di domanda [fragwürdig] è quel che noi già siamo e quel che di noi viene già in qualche modo compreso in una maniera non oggettiva; e che perciò nella scienza e nella filosofia rimane costantemente omesso, saltato [übersprungen]. A me sembra che la cosa in questione nel pensiero [die Sache des Denkens] di Heidegger conservi sempre questo carattere. Perciò, la cosa in questione nel suo pensiero si sottrae nella sua verità, non appena la si voglia semplicemente rappresentare, cogliere e sapere. E perciò il suo pensiero, per principio, rimane inimitabile. La cosa in questione più importante nel suo pensiero, accennata forse con la parola greco-antica alētheia (non-latenza), potrebbe essere esperita, in uno sguardo retrospettivo alla filosofia occidentale, e cioè alla metafisica, come un fondo nascosto della metafisica stessa. Così, la cosa stessa in questione, propria del nostro pensatore, ha dovuto richiedere un mutamento del pensiero – ossia il mutamento del pensiero filosofico in "un altro pensiero". Solo grazie a questo altro pensiero, ossia al "passo indietro [Schritt zurück] dalla filosofia", è stato "propriamente" scorto il "proprio" del pensiero filosofico, ossia dell'essenza [Wesen] del mondo occidentale e della sua umanità. Questo è un evento [Ereignis] inaudito. In questo senso, noi giapponesi vediamo nel pensiero di Heidegger uno scorger-si del "proprio" dell'umanità occidentale e del suo mondo.
In considerazione di questo pensiero, anche noi giapponesi dovemmo necessariamente essere di nuovo gettati [zurückgeworfen] sul terreno dimenticato della nostra tradizione spirituale. Se posso qui riportare qualcosa di personale, subito dopo il primo incontro con Sein und Zeit, ancora nel periodo liceale, io sentii che almeno per noi giapponesi l'unico possibile accesso ad una reale comprensione di quest'opera di pensiero fosse nascosto nella nostra tradizione del buddhismo zen. Poiché il buddhismo zen non è altro che un intuire [Durchblicken] quel che noi stessi siamo. In vista di tale intuire, dobbiamo rinunciare al rappresentare, produrre, riprodurre, disporre, operare, fare e volere, in breve all'intera coscienza e alla sua attività, e ritornare su tale via al suo fondo sorgivo. Così dice anche uno dei più grandi maestri zen: «Devi innanzitutto imparare (...) il passo indietro [Schritt zurück]» (Dōgen, Fukan zazenji).
E tuttavia, cos'ha a che fare il pensiero di Heidegger con il buddhismo zen? Forse nulla, da parte di questo pensiero che è un pensiero del tutto indipendente. Ma, da parte nostra, abbiamo moltissimo a che fare con questo pensiero. Qui dobbiamo limitarci a menzionare solo qualcosa del notevole rapporto tra il pensiero di Heidegger e il nostro buddhismo zen: a proposito dell'«albero in fiore», di cui una volta ha parlato Heidegger2.
Lì, l'albero è in fiore. Heidegger così parla di questa semplice cosa: «Stiamo davanti ad un albero in fiore - e l'albero sta davanti a noi». Chiunque può dirlo. Poi, Heidegger descrive così questa situazione: «Ci poniamo di fronte ad un albero, davanti ad esso, e l'albero ci si presenta [davanti a noi]». Già appare la singolarità del suo pensiero: abitualmente, in tedesco si dice "noi ci (= a noi, dativo) rappresentiamo [stellen uns ... vor] un albero"; Heidegger dice invece «(Noi) ci (= noi, accusativo) poniamo di fronte [stellen uns ... gegenüber] ad un albero, davanti ad esso». Cosa accade in questa descrizione? Forse nient'altro che lo sparire del "noi" come soggetto che rappresenta e, nel contempo, dell'"albero" come oggetto rappresentato.
Da Descartes in poi, pensare significa sempre: io penso, ossia io rappresento a me. Che io penso, Descartes lo intende a partire da ciò: io penso. Cogito significa "cogito me cogitare". Da ciò deriva la filosofia dell'Idealismo trascendentale e il principio schopenhaueriano, "il mondo è la mia rappresentazione". Al contrario, Heidegger descrive la situazione nel modo esposto prima. La situazione, in cui noi stiamo davanti ad un albero in fiore e l'albero sta davanti a noi, il nostro pensatore non la pensa o vede più a partire dall'"io penso", bensì dal "ci" [»Da«], dove sta l'albero, che è il suolo «dove viviamo e moriamo». Nella sua descrizione, noi siamo «saltati lontano dal consueto campo [Bereich] delle scienze e anche (...) della filosofia». Di fronte alla semplice cosa che lì l'albero è in fiore, noi, come soggetto che rappresenta, e l'albero, come oggetto rappresentato, non possiamo che sparire in un altro "rappresentare". Altrimenti nemmeno potremmo realmente guardare l'albero lì in fiore. Il buddhismo zen caratterizza questa situazione, ad esempio, in questo modo: «L'asino guarda nel pozzo e il pozzo nell'asino. L'uccello guarda il fiore e il fiore guarda l'uccello».
Questo altro "rap-presentare" [»Vor-stellen«], in cui l'albero si presenta [sich vorstellt] e l'uomo si pone [sich stellt] di fronte all'albero, potremmo forse indicarlo come un rappresentare abbandonato [gelassenes]; al contrario, l'"io mi [= a me, dativo] rappresento" può essere definito per così dire un rappresentare volitivo [willentliches]. Noi dobbiamo saltare [springen] da questo a quello. Heidegger parla così di questo salto [Sprung]: dobbiamo dapprima «saltare sul suolo dove viviamo e moriamo», cioè «dove propriamente stiamo». Solo attraverso questo singolare salto, viene aperto un campo [Bereich], nel quale «l'albero e noi siamo». In questo campo, denominato «contrata» [Gegnet], l'albero ci si presenta davanti, come quello che è, e noi ci poniamo, così come siamo, di fronte all'albero in fiore. E tuttavia, questo campo è quello nel quale fin dall'inizio noi abitiamo e l'albero sta.
Vorrei ora riportare dal buddhismo zen un esempio abbastanza adeguato. È un famosissimo kōan, un problema zen. Una volta, un monaco chiese al maestro Chao-Chou: «Perché il primo patriarca Bodhidharma è venuto in Cina?». E Chao-Chou rispose: «Cipresso nel giardino». Il monaco chiese di nuovo: «Maestro, ti prego, non ricorrere ad un oggetto!» Chao-Chou disse: «Non ricorro ad un oggetto.» Allora il monaco chiese ancora: «Perché il primo patriarca Bodhidharma è venuto in Cina?». Chao-Chou rispose: «Cipresso nel giardino».
Si comprende da sé che il primo patriarca dall'India sia venuto in Cina per trasmettere la verità buddhista. Perciò la domanda del monaco vuol dire: «Qual è la prima e ultima verità buddhista?». La risposta di Chao-Chou suona semplicemente: «Cipresso nel giardino». Questa risposta illumina come un lampo, che con un solo colpo stende al suolo la domanda insieme al monaco che la pone e, nel contempo, fa balenare nuda e cruda la verità richiesta. Con una tale risposta, il monaco dovrebbe improvvisamente saltare [springen] sul suolo sul quale egli e il cipresso già sono. Ma il lampo non colpisce il monaco. Egli non bada alla risposta stessa di Chao-Chou, bensì al suo riferimento, il cipresso nel giardino come oggetto rappresentato. Per cui deve pregare: «Non indicare (la verità), ricorrendo ad un oggetto». Poiché fin dall'inizio il maestro Chao-Chou non l'ha indicata ricorrendo ad un oggetto, la sua risposta alla domanda riproposta suona esattamente come prima. Ma il monaco non arriva al salto, cioè al risveglio. Rimane ancora legato al rappresentare, al vedere e al pensare oggettivanti.
Aggiungerei che Chao-Chou avrebbe potuto anche non dare la risposta «Cipresso nel giardino». Laddove l'albero è, così come è, e noi siamo, così come siamo, là è [west] la verità buddhista, che proprio per questo non ha più bisogno di essere indicata espressamente come verità buddhista. Il primo patriarca avrebbe potuto non arrivare in Cina da un mare pieno di pericoli; tuttavia, dovette venire; tuttavia, Chao-Chou dovette espressamente dire: «Cipresso nel giardino»; tuttavia, Heidegger deve pensare, domandare ed espressamente dire, ad esempio: «Dobbiamo dapprima saltare sul suolo dove viviamo e moriamo». Perché è necessario questo "tuttavia"? Poiché dobbiamo dapprima saltare sul suolo dove viviamo e moriamo; poiché, nell'oblio del suolo che calpestiamo, noi erriamo in ogni momento di qua e di là. Perfino la risposta di Chao-Chou, «cipresso nel giardino», può farci errare. Noi dobbiamo rendere superflua tale risposta.
In breve, tra l'heideggeriano "singolare salto" e il nostro "non abbiamo bisogno e tuttavia..." vi è a mio avviso un rapporto profondamente nascosto. Heidegger chiede: «Che cosa succede quando l'albero si presenta a noi e noi ci poniamo di fronte all'albero?» Con lui si potrebbe forse rispondere: «La contrada [Gegend] (o piuttosto la contrata) raccoglie, sebbene nulla avvenga, ogni cosa nel suo rapporto ad ogni altra, facendola permanere nell'acquietarsi in se stessa».3 Questa contrata è, nella nostra prospettiva, il "campo del Buddha" [»Bereich des Buddha«], cioè il campo della verità. Se il maestro zen giapponese Dōgen avesse ascoltato la domanda di Heidegger, avrebbe forse risposto così: «Nell'attimo in cui un vecchio susino fiorisce, nel suo fiorire avviene [ereignet sich] il mondo» (Shōbōgenzō, cap. Baika).
Alla fine dell'esempio dell'albero in fiore, Heidegger ha ammonito e richiesto: «Finalmente si tratta, prima di ogni altra cosa, di non lasciar cadere l'albero in fiore, ma di lasciarlo stare là dov'è»4. In un altro contesto, ma in fondo nello stesso senso, anche nello zen siamo ammoniti dal kōan del cipresso nel giardino: «Non abbattere, non spezzare quell'albero lussureggiante; nella sua fresca ombra riposano gli uomini».
Potremmo ora, ricordando ciò che è stato detto, riassumere forse nel modo seguente: il pensiero di Heidegger e il buddhismo zen concordano almeno nello stendere al suolo il pensiero rappresentativo. Il campo della verità, che ne è aperto, indica in entrambi un'affinità non ancora sufficientemente chiarita, ma molto intima. Tuttavia, mentre il buddhismo zen non arriva ancora a chiarire, pensando, il campo della verità (ovvero della non-verità) nei suoi tratti essenziali, il pensiero di Heidegger tenta incessantemente di mettere in luce i tratti essenziali della alētheia (non-latenza). Questa differenza ci fa scorgere una lacuna nel buddhismo zen, almeno nella sua forma tradizionale. Ciò che manca al buddhismo zen tradizionale è un epocale pensiero e messa in questione del mondo. Su questa questione del mondo noi dobbiamo risolutamente imparare ed apprendere dal pensiero di Heidegger; in particolare dalla sua inaudita nozione di "installazione" [»Gestell«] come essenza della tecnica. Altrimenti, lo stesso buddhismo zen potrebbe diventare un albero secco. Altrimenti, nessuna via potrebbe essere percorsa dallo zen verso una possibile filosofia giapponese.
Stasera c'è una festa. Il nostro anziano grande pensatore è tornato al paese. Per festeggiare il suo ritorno al paese [Heimkunft], vorrei chiudere questo discorso di festeggiamento e ringraziamento con una nostra antica poesia:
«Torniamo al paese! Verso Sud, Nord, Est ed Ovest. Nel fondo della notte, guardiamo insieme la neve sulla rupe dai mille strati».
-CONTINUA-
-Seconda parte-
Martin Heidegger
Discorso di ringraziamento*
In questi giorni ripenso spesso alla festa così ben riuscita del mio settantesimo compleanno. Mi sembra oggi, eppure dista un decennio. In questo breve lasso di tempo, il mondo senza pace ha subìto rapide trasformazioni. La più antica attesa, certo già fragile, che il patrio della patria [das Heimatliche der Heimat] possa essere ancora immediatamente salvato, non possiamo più nutrirla. Appropriate, parlano le parole che nel 1946 scrissi ad un amico francese: "La spaesatezza [Heimatlosigkeit] è il destino mondiale".1 L'uomo moderno sta per stabilirsi in questa spaesatezza.
Ma questa spaesatezza si nasconde dietro un fenomeno che il mio amico Tsujimura già indicava e che io sinteticamente chiamo "civiltà mondiale"; da un secolo essa ha fatto irruzione anche in Giappone. "Civiltà mondiale" vuol dire oggi predominio delle scienze della natura, predominio e preminenza dell'economia, della politica, della tecnica. Tutto il resto non è neanche una sovrastruttura [Überbau], ma solo una fragile impalcatura [Nebenbau].
Noi stiamo in questa civiltà mondiale. Con essa deve confrontarsi il pensiero. Questa civiltà mondiale ha intanto assoggettato la Terra intera. Perciò, signor Tsujimura, la nostra difficoltà [Not] è la Sua. Ella ha preteso un bel po' dai cittadini di Meßkirch e anche da me, tentando di rendere comprensibile il buddhismo zen con qualche esempio. Non posso qui entrare nel merito; vorrei, però, ricordare un fatto che forse Le è noto. Nel 1929, come successore del mio maestro Husserl a Friburgo, tenni la mia prolusione dal titolo Was ist Metaphysik?. In questa lezione, il discorso riguardava il nulla; ho tentato di mostrare che l'essere, a differenza di ogni ente, non è un ente e che in questo senso è un niente. La filosofia tedesca e anche quella straniera tacciarono questo discorso di nichilismo. L'anno successivo, nel 1930, un giovane giapponese di nome Yuasa, proprio dell'età e dell'aspetto di Suo figlio, tradusse in giapponese questa lezione, che aveva ascoltato frequentando il primo semestre. Egli comprese quel che la lezione voleva dire. Questo basti come risposta al Suo discorso. La ringrazio e La prego di salutare gli amici giapponesi e innanzitutto il Suo diretto maestro, del quale Lei è successore, il professor Nishitani, e di custodire con me il ricordo del suo maestro, il professor Tanabe, che nel 1922, quando io stesso ero ancora un principiante, venne a Friburgo, dove cercai di avvicinarlo ai caratteri fondamentali e ai metodi del pensiero fenomenologico. Egli divenne il pensatore più significativo del Giappone ed è morto in solitudine; verosimilmente in quel modo che Ella prima tratteggiava.
(trad.di Carlo Saviani- tratto da Centro Studi Asia)
Sono così inadeguato..
inadeguato persino a placare la mia sete.
E cos'è questa sete che mi tormenta,
che tormenta la mia vita?
Da dove viene?
Dove vorrebbe condurmi?...
Infinita è la mia sete di silenzio,
infinito è il mio bisogno di pace.
Come scacciare la fretta dalla mia vita?
Come estirparne il frastuono?
Ho camminato nella notte,
fino a morirne,
ho guadato i torrenti,
ho scalato ripidi sentieri,
ho sofferto la pioggia
e il freddo.
Sfinito ho incontrato la foresta di abeti rossi.
Spossato...mi sono fatto foresta,
son divenuto albero.
Amavo la mia corteccia rugosa, in un'apocalisse minerale,
una pietrificazione vegetale.
Le mia braccia erano rami,
i miei piedi radici affondate nel muschio.
L'intera volta celeste vibrava
come fosforescenze nella notte.
Ed ero perduto...
O Bontà! O Senza Nome!
Eri nel mio cuore,
ed io ero nel cuore di questa Bontà.
La casa non è fuori,
è dentro;
non è il mondo, siamo noi.
Solo io posso riempire la casa del silenzio.
Il silenzio riposa, pacifica, guarisce, consola.
Il silenzio protegge la vita,
aiuta a pensare,
rende migliori.
Il silenzio è una terra di leggenda,
e di gloria.
E' un paese fermo a mezza strada tra la terra e il cielo.
Ha voci d'acqua e di bronzo,
dolce e duro,
giovane e vecchio.
E' un paese taciturno,
poichè il canto delle acque...
non è che un eccesso di silenzio.
Una cantilena di dolcezza,
sussurrata in cadenza.
(Foresta di Paneveggio- Sari e V. in vacanza)
Boschi e valli
richiamano alla mente
selve di pensieri
e ombre di morte.
Il muschio intriso
di gelida pioggia
verdeggia a Nord,
tra le radici contorte.
Silenzio senza tempo,
respiro di vita,
sibilo tra gli abeti
incendiati dal tramonto.
Un lutto del cuore
sprofonda nella solitudine,
cercata e mai trovata,
veramente lontana.
(Foresta di Paneveggio)
(http://www.discovertheotheritaly.com/public/files/Foresta-di-Paneveggio-Passo-Rolle-Trento-321-km-by-car-to-expo-2015-1622x1080.jpg)
QUANTO HO ODIATO LA VITA!
Quanto ho odiato la vita!...Per tanto tempo l'ho odiata. Provavo disprezzo per la gente e per me stesso. Ogni essere inadeguato prova disprezzo per se stesso e per coloro che lo circondano. Non prova disprezzo solo per coloro che , a suo insindacabile giudizio, gli sembrano ancor più infelici. Allora i poveracci, i malati, le persone sole, quelli che non ci stavano del tutto con le 'rotelle' mi parevano i soli per i quali avesse qualche valore la vita. Di più...che la vita avesse valore solo perché c'erano questi esseri così ai margini, così rifiutati. Senza saperlo ero profondamente cristiano...ma non volervo esserlo! Sentivo quasi , alla Therese Martin... " che tutti i fiori da Lui creati son belli, che lo splendore della rosa e il candore del giglio non rapiscono al'umile mammoletta il suo profumo, e nulla tolgono alla meravigliosa semplicità della pratolina. Compresi che, se tutti i piccoli fiori volessero cambiarsi in rose, la natura perderebbe il suo ornamento primaverile, ei campi non sarebbero più smaltati di fiorellini." ..lo sentivo ma non sapevo ancora darmene conto.
Naturalmente, come tanti giovani, ero anche molto sentimentale. Vedevo la sofferenza mia e degli altri in modo romantico. Vedevo qualcosa di eroico in questo porsi in modo amorevole e nello stesso tempo pieno di disprezzo. Insomma le pratoline erano incaricate di portare disprezzo per "lo splendore della rosa e il candore del giglio" in quanto il bello , pensavo, stava nell'essere pratolina. Mi sentivo più un giallo fiore di tarassaco che non un enorme girasole. Quasi gli gridavo: "Dove credi di andare ergendoti verso il cielo? Non capisci che la perfezione sta nella mia umiltà di tarassaco, piena di disprezzo?"...
Ad un certo punto pensai di essere sceso così in basso che, la mia semplicità di giallo fiore di tarassaco, avrebbe potuto almeno una volta far posare lo sguardo di Lui su di me. Perché con il discendere tanto in basso il Signore mi avrebbe mostrato tutta la sua grandezza.
Mi pareva che l'amore fosse proprio dato da questa capacità di abbassarsi e che quindi l'amore più grande doveva essere quello che più si abbassava...
Ma non avevo fatto i conti con il mio disprezzo. Il disprezzo piegava verso il fango del terreno inzuppato dalla pioggia il mio fiore. Ero curvo sulla vita e, per non voler vedere la rosa e il giglio...non vedevo più nemmeno l'azzurro del cielo!
Venne allora il vento dell'amore a raccogliermi , sperduto com'ero tra gli innumerevoli tarassachi inclinati, tutti in attesa di esser raccolti nei cesti dalle contadine...
Venne la gioia di sentire il calore e, man mano che questo cresceva, il disprezzo...diminuiva. Vedevo le giovani contadine che ci raccoglievano nei cestini e che con le rose e i gigli si intrecciavano i capelli e...tutti noi eravamo necessari. Non c'erano più fiori inadeguati!
Oh!...miseria che alfine mi hai lasciato, sospiravo..
Tutti i fiori erano allora belli e lo splendore del prato non dipendeva solo dai più pregiati, ma anche da quelli più umili. Del resto, nella parabola degli operai a giornata, Yeoshwa non aveva detto che il padrone è libero di ricompensare allo stesso modo sia quelli che hanno lavorato fin dal mattino, sia quelli che sono stati ingaggiati all'ultima ora, dicendo: «O sei invidioso perché io sono buono» (Mt. 20, 15)?
E se allora ricompensava allo stesso modo sia le rose e i gigli che gli innumerevoli fiori gialli di tarassaco come me e le pratoline, perchè provavo disprezzo e odio verso la vita e la bellezza degli altri?
Ero forse invidioso? ...Sì, lo ero stato, ma ora...ora vedevo la mia illusione, la mia disperazione si svelava e mi abbandonava. Adesso vedevo e capivo che non c'è niente di meno ad esser un inadeguato tarassaco e niente di più nell'esser un candido giglio risplendente di adeguatezza.
Così l'odio verso la vita mi abbandonò e iniziai a gioire di esser giallo e buono da mangiare e di diventar soffione per far divertire i bambini e leggero, trasportato da un bisbiglio...
Sembra che il nome tarassaco derivi dal greco tarasseo che significa IO GUARISCO...
"LEZIONI" DI DHARMA
Uno di questi sabato infuocati, mi è stato chiesto da mia figlia se potevo portare lei e due sue amiche, che chiamerò Giorgia e Anna, in montagna per una gita con relativo picnic.
Cosa non fa un buon padre per attirare la benevolenza dei figli? A quali sacrifici non si sottomette per renderli felici?
Considerando poi che, tutto sommato, gradivo anch'io godere di un pò di frescura, l'ho accontentata.
L'unica condizione postami era quella...di non rompere e di starmene buono e 'fuori tiro', così da non poter origliare le loro confessioni adolescenziali.
Così, munitomi del bel libro "Estinguere il dolore", delle sorelle Pecunia, mi sentivo pronto per una rinfrescante parentesi di solitudine...
Dopo il picnic però è successa una cosa singolare, curiosa e inaspettata. Proprio vedendomi immerso nella lettura, una delle fanciulle si è avvicinata alla panchina ammuffita dove sedevo e, sedutasi a gambe incrociate davanti a me, se ne stava in silenzio...forse per timidezza verso di me o per rispetto...non saprei dire...
Dopo un pò è arrivata anche l'altra con mia figlia, decisamente la più recalcitrante tra le tre.
Buttate sull'erba, una addosso all'altra, ridacchiavano sottovoce finché...quella che chiamo Giorgia ha trovato il coraggio, spalleggiata adesso dalle altre, di chiedere...
Questo è il resoconto del curioso dialogo intercorso tra noi:
-Sei buddhista?-
-Leggo libri sul buddhismo e cerco di fare un pò di meditazione.-
-Ma cosa vuol dire? Lo sei o non lo sei?...(risatina di mia figlia...)
-Buddhista è un termine convenzionale. Diciamo che cerco di praticare il Dharma...-
-E cos'è 'sto Dharma?-
-E' l'insegnamento dato da un uomo che si chiamava Siddhartha e che veniva chiamato il Buddha.-
-Allora sei buddhista...-
-Non esattamente...cerco solo di praticare il Dharma.-
-Non capisco la differenza...-
-Neanch'io...(Anna)-
-Neanch'io...(mia figlia che si scompisciava dalle risa...)-
-Per definirsi buddhista buddhista, proprio proprio, bisogna prendere ufficialmente il Triplice Rifugio. E io non l'ho mai preso... ufficialmente...-
-Nemmeno io ho preso i voti, però mio papà dice che son cristiana lo stesso...-
Risata generale.
-E lo sei?-
-Non lo so. Quando sto bene credo in Gesù ma...quando sto male non ci credo più!-(Giorgia)
-Io penso che Dio ci guarda dal Cielo ma non interviene perché vuol vedere fin dove arriva la cattiveria dell'uomo...- (Anna).
-Io non so niente perché son mezza cristiana e mezza buddhista (mia figlia che, come il padre, ama a volte fare un pò la buffoncella...).
-Mi sono incuriosita dal titolo del libro che stai leggendo...che cosa vuol dire estinguere il dolore?-(Giorgia)
-Che la sofferenza che proviamo adesso cessi e che non sorga sofferenza nel futuro.-
-Cioè...se capisco... adesso ho , per esempio, mal di testa, prendo...che so...della tachi e mi passa ma...come faccio che non me vengano altri?...-(Anna)
-Prendi sempre tachi...due al giorno. mattina e sera...ah! ah! -(mia figlia)
-Dai stupidote! Il papà di V. sta parlando della tristezza , non del mal di testa. Devo far sì che la tristezza di oggi mi passi e che non sia triste anche nel futuro...per esempio quando ricomincia la scuola...e rivedo la Zoncalli...madonnaaaa, che ansia!...-(Giorgia)
-Già..la tachi non funziona con la Zoncalli, purtroppo..-(Anna)
-E come fai per far sì che la tristezza di oggi ti passi e che la tristezza di domani non sorga più?-
-Io penso a Shawn Mendes...e mi sento un pò più allegra.Ma non dura tanto...-(Giorgia)
-Io...anche se penso a cose belle... son sempre triste lo stesso...-(Anna, con un ombra che sembra staccarsi dal bosco d'abeti per venire a rabbuiare i suoi splendidi occhi, pieni di giovinezza...).
Mia figlia l'abbraccia e Giorgia la pizzica amorevolmente guardandola con tenerezza.
Un silenzio carico di condivisione...
Ecco la sofferenza apparire...
-Ma la tristezza, Anna, pensi che sia una cosa tua?-
-Non capisco cosa intendi...-
-Non lo capisco mai neanch'io...è decisamente fuori!-(mia figlia)
-Cerco di spiegarmi...se fosse tua potresti decidere in qualche modo di farla finire quando vuoi, no? Potresti avere qualche potere su di essa... Invece non riesci a farla finire, vero? Sembra che puoi solo sapere che c'è, che è là, da qualche parte dentro di te...-
-Sì, non riesco a farla finire.-
-E ovviamente ci son tanti motivi per cui ti senti triste, non è vero?
-Sì, mi sembra ce ne siano sempre di nuovi...Ne passano alcuni e ne arrivano degli altri..
-E questi motivi importanti pensi siano delle cose tue?-
-Succedono a me...e non alla Giorgia che infatti è sempre felice.-
-Ma quando? Che ne sai?...A volte son triste anch'io. Cerco di non pensarci.-(Giorgia)
-Avete guardato , questa mattina mentre facevate la passeggiata insieme, questi boschi?-
-Più che altro abbiam fatto casotto!- (Risata di tutte e tre)
-Tu fai casotto, luce...non tirarci dentro! Ah Ah! -(Anna)
-Avete visto quanto era inzuppata la terra e fradici i rami degli abeti?-
-Sì, era tutto fangoso.-(Giorgia)
-Secondo voi, la pioggia caduta era della terra o degli abeti?-
Silenzio ..mia figlia le guarda scuotendo leggermente il capo, come dire:"non fateci caso...fa sempre così".
-Che cosa vuoi dire?- (Giorgia)
-Se tu, Anna, invece di pensare che la tristezza sia tua la vedi invece come la pioggia che va e viene, che ti inzuppa... e poi t'asciughi...forse è un pò meno triste?-
-Non c'ho mai pensato...-(Anna)
-Questo è buddhismo?-(Giorgia)
-Tagliamo la torta di V. che il cielo si sta chiudendo. Al pomeriggio viene sempre a piovere...-
"Chi può distinguere il mare da ciò che vi si riflette? O dire dove finisce la pioggia e comincia la tristezza?" (Haruki Murakami)
Ciao Sari,
interrompo questo tuo "spazio", per dirti che queste ultimi due "contributi" sono veramente fantastici.
Del primo ho trovato veramente bella la riflessione del pericolo dato da invidia e disprezzo quando si cerca di "abbassarsi". L'invidia e il disprezzo purtroppo ci fanno compiere l'abbassamento solo a livello "esteriore". Ma non è vissuto e autentico se influenzato da questi due "inquinanti" (per usare un termine Dharmico). In realtà, se non si sta attenti si rischia di innalzarsi anziché abbassarsi. L'esperienza dell'amore (ricevuto e dato) aiuta a lasciar andare invidia e disprezzo.
Del secondo mi è davvero piaciuta molta la "sintesi" tra il Dharma e la quotidianità. Anzi, forse "quotidianità" è un po' un termine errato. Per dare una "lezione", la situazione sembra esattamente l'opposto di quella "ideale". Ma in fin dei conti:
CitazioneIl monaco chiese ancora: "Perchè il primo patriarca Bodhidharma è venuto in Cina?"
Chao Chou rispose: "cipresso nel giardino"
mi ricorda un po'...
Citazione di: Sariputra il 05 Agosto 2018, 19:10:01 PM-Questo è buddhismo?-(Giorgia)
-Tagliamo la torta di V. che il cielo si sta chiudendo. Al pomeriggio viene sempre a piovere...-
TRA ME E ME
Eccomi di nuovo qui, in questo ultimo giorno d'estate 2018, nello stesso luogo e seduto sulla stessa panchina dov'era iniziata questa sfolgorante stagione.
Stagione ballerina come quella del 'paròn' che se ne sta al centro del petto...
Ora, osservandola al declino, ho come la sensazione che, al suo finire, si apprezzino e si godano di più tutte le sue malìe e le sue seduzioni.
Più che nel passato questo lo avverto in modo limpido, forse perché è iniziata con la morte di papà...
E adesso mi par quasi di capire meglio quel che mi soleva dire nei suoi ultimi anni, condivisi insieme: "Non ho mai assaporato la dolcezza della vita come in questi miei ultimi giorni..."
E tutto nonostante gli infiniti acciacchi e dolori!
Che buffa questa vita...sembra amarti di più proprio quando deve lasciarti...o sei tu che l'ami di più...
Adesso è rispuntato il sole da uno squarcio tra le nuvole e...cos'è?.. Cosè questo frastuono di campanacci?...Una marea di vacche sta scendendo dagli alti pascoli. E' la transumanza...la transumanza!..Corro sul bordo della strada. Ci sono già appostati i bimbi pronti con gli smartphone per fotografare...e le ragazze che ridono per un selfie con le vacche che non riescono a fare. Troppa paura per avvicinarsi...Persino due attempati signorotti sono arrivati per fare scudo con il corpo alla mercedes nera parcheggiata, un pò preoccupati.
Mi sono dimenticato che oggi inizia il ritorno a casa delle vacche dall'alpeggio nelle malghe. Mi sono dimenticato...di tante cose lette ed amate...dimenticato, nonostante vi abbia aiutati a tirare avanti per sette lunghi anni di sofferenza, di dirvi quanto vi ho voluto bene...
E sempre per quella forma di timidezza che mi assale, quando invece...
Questa mattina...la passeggiata per quel sentiero mi ha veramente ristorato. Era da tanto che non mi sentivo così bene fisicamente. Quando sono entrato nell'ombra degli abeti, lasciando la luce accecante dei prati, e la frescura dell'umidità mi ha toccato gentilmente, mi son quasi sentito al sicuro, al riparo.
Avevo bisogno di questa solitudine. Che poi solitudine completa non è mai. C'è sempre quel chiacchericcio di sottofondo nella testa...c'è sempre qualche incontro .
Una donna sola sta scendendo lesta il cammino. buongiorno! Bongiorno!!..
Mi sembra ci sia sempre un pò d'imbarazzo quando un uomo e una donna, soli, estranei l'uno all'altra, s'incontrano lunga una via solitaria, silenziosa.
Perché? Paura e nello stesso tempo attrazione naturale? E allora ci si scruta già da lontano, chiedendosi magari quale tono di voce usare per salutare. Come ci si sente umani...e mendicanti, in quei momenti. Come allora la donna devia leggermente dal sentiero, gira un attimo alla larga, con finta noncuranza, per un pò di timore senz'altro...
Beh! Son alto e abbastanza grosso, dopo tutto...posso capirla. Ma perché 'sta cosa mi colpisce? E' così spaventosa la vita che non ci si fida mai veramente? E magari si ha solo il desiderio di una parola...
Poi arriva il Silenzio, spezzato solo, a sprazzi, dal gracchiare di una cornacchia.
Non son mai riuscito a vedere un urogallo...ma esistono sul serio gli urogalli?..
Solo in questo silenzio posso cercare una presenza che mi oltrepassi. C'è questa necessità, non si sa da dove viene, forse da quella profondità insondabile della mente, profondità che risale dalla notte dei tempi...questa necessità di cercare l'Altro.
Son sempre più convinto che abbiamo un disperato bisogno dell'Altro. Ma perché lo cerco?
Lo posso cercare se, in qualche modo che non riesco ad afferrare, ma che c'è, là in fondo da qualche parte, non l'ho già conosciuto?
Solo qualcosa di Totalmente Altro permette di uscire dalla casa...
Anche se questa casa, a volte, mi pare confortevole e addirittura bella...e lo è...è bella di una bellezza sconvolgente. Lo stesso proviamo un'inesprimibile nostalgia...per cosa?..
Mi immagino questa nostalgia prendere forma, diventare questa luce che filtra tra due silenziosi abeti rossi. Infatti l'ho conosciuta così, da piccolo, in quell'estate che mi pareva infinita; passata sul lago di Baselga di Pinè. E per me Dio era diventato, nelle mie fantasie di bambino, proprio quella luce dolce che avevo visto...
Non poteva esserci altro Dio che quello, per me. Se sei stato per venti giorni bendato e cieco,e poi...poi vedi quella luce...beh! Quello per te non può essere che Dio...
Non è possibile uscire da questa casa di dolore se non c'è questo Totalmente Altro. Non è semplicemente possibile...
E proprio questa impossibilità d'uscire non fa che parlarmi di Esso.
Ma se la casa è tutto quel che posso sperare, perché mi sento chiamato a questo bisogno d'uscirne? Di respirare aria fresca e pulita? Da quale profondità viene questo bisogno di salvezza?
Guardando ora, di nuovo, dopo tanti anni, quella luce tra gli alberi mi viene quasi da ripetere la preghiera che fece Carlo De Foucauld, fratel Carlo, ateo, nel deserto magrebino, turbato dalla preghiera silenziosa, assurda, dei muslim: "Dio, se ci sei, fa che io possa conoscerti."
Ed è proprio questa passione di conoscere l'Altro, che è vera passione, e sofferenza, e molto altro ancora, che ridà alla casa un senso. Senso che non può essere nascosto al suo interno, proprio perché questa Luce non ha casa, non ha nessuna dimora confortevole. E' una luce mendicante...
Non c'è alcun modo di uscire da questa gabbia di dolore che continuamente costruiamo. Non se non c'è l'Altro, posto di fronte a me...
C'è questa fatica del vivere: "Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte". E quale sforzo infatti per uscire da questa fatica dell'esistenza. Cos'è in definitiva questo pane di cui abbiamo bisogno e che ci dobbiamo guadagnare?..
Pranzo in malga. Sono solo: "Solo piatto freddo: affettati, formaggio e polenta" mi spiega la giovane cameriera bianca e rossa. A fine mese chiudono.
Mai assaggiato una sopressa simile: si scioglie in bocca! Ne acquisto un paio d'etti da portar giù in Villa, da far assaggiare...
Quando esco un vecchio cane mi segue per un pò. Poi mi morde! Leggermente, quasi con gentilezza, ad un polpaccio. Senza ringhiare, nel Silenzio. Non è niente di che, ha solo stretto un pò...
Sento un pò di fastidio alla gamba.
Anche nel mezzo di una giornata meravigliosa c'è sempre quel pò di dolore...tanto o poco che sia. Niente di strano...è la nostra condizione. Il cane sta lì a ricordarmelo, nel caso mi fossi troppo smarrito nel bosco...
Grazie vecchio! Sei stato il mio guru, per oggi...
Sorrido tra me e me.
Sul coraggio della fede
Spesso, quasi sempre in verità, si pensa che la fede sia qualcosa che sta alle spalle del soggetto. Una sorta di condizionamento che lo sospinge verso attività che lui stesso non comprende fino in fondo. In realtà la fede si pone di fronte al soggetto e la sua non è una forza di spinta, ma bensì d'attrazione. Infatti la fede non implica semplicemente il credere nell'esistenza di una cosa o nella verità di una qualsiasi formula, ma implica anche la fiducia nel potere del suo oggetto. Nel caso della fede religiosa mi sembra consista essenzialmente nell'avere fiducia nel potere del bene o, detto in altro modo, nell'aver fiducia nell'efficacia di questo potere come trasformatore della nostra esistenza o, per usare un termine dhammico (buddhista), come liberatore.
Molte persone si definiscono 'credenti' o 'religiose'. Si definiscono cristiane o buddhiste o musulmane, ecc. ma pochissime hanno realmente questa sorta di fede genuina nel potere del bene di tarsformare la loro vita e di conseguenza, a cascata, le persone che stanno intorno e la società stessa. Quanti hanno il coraggio di affidarsi a questo potere del bene? A questo potente flusso di attrazione? Al contrario molti credono segretamente e intimamente, nonostante una dichiarata, ma vaga, sorta di 'fede', che la forza e il potere del male, in loro stessi e nel mondo, sia troppo forte. Un potere così forte e strutturato che è impossibile, di fatto, mettersi a combatterlo interiormente. Questo appare evidente, per contrasto con la 'fede' dichiarata, in special modo proprio nelle persone che si definiscono come 'credenti' o 'religiose', con le ovvie conseguenze che hanno percorso la storia e che sono sotto i nostri occhi. Molti politici, governanti, religiosi importanti e persone influenti, in ogni angolo del mondo, sembrano nutrire questa opinione, in special modo quelli che si definiscono 'realisti', nell'ovvia implicita conseguenza che ritengono solo il male come 'reale'.
Bisogna insomma 'sottomettersi' al suo potere maggiore e siccome non sono, e non siamo in fondo, disposti a mettere alla prova questa opinione, non possiamo meravigliarci che i risultati non rispecchino molto di buono...
Ovviamente, di fronte alla forza delle radici di ciò che non è salutare, di fronte alla stupidità, alla bramosia e all'odio, ci vuole un bel pò di coraggio per avere una fede genuina nel potere del bene. Però senza questo coraggio non è possibile nessun progresso interiore reale, nessuna trasformazione, nessuna catarsi liberatoria. Significa sottomettersi all'inerzia delle condizioni in cui ci si trova, sostanzialmente adeguandosi ad esse. Il coraggio è necessario per muovere il primo passo che rompe questa inerzia naturale, questa forte tendenza della mente all'autoconservazione delle cose e degli attaccamenti stessi che vuole proteggere dal cambiamento.
Il coraggio diventa quindi la condizione preliminare per qualsiasi tipo di successo.
Pertanto possiamo dire che il coraggio è una caratteristica essenziale della fede. Voler cambiare significa aver coraggio, intraprendere una strada nuova, portando nello zaino la fiducia reale nel potere del bene.
Senza questa forma di coraggio le qualità necessarie per un progresso spirituale restano isolate o poco sviluppate. Come una vaga nostalgia, un 'vorrei ma non posso', un frustrazione in definitiva...
Se l'intelligenza rimane senza questa fiducia arriverà magari ad una comprensione teorica o ad un semplice apprezzamento di un dato insegnamento, ma senza la forza per viverlo e non solo quindi per studiarlo o discuterlo. Nel Buddhismo, solo per esempio, questo viene definito come "correre avanti e indietro sulla sponda del fiume".
Ci vuole apparentemente grande energia per correre continuamente avanti e indietro, ma il risultato qual'è?..Senza il coraggio e la fede che si può passare, non si arriverà mai ad immergersi nell'acqua del fiume e quindi a guadarlo. Il pensiero, privato della fede e del coraggio, non prenderà mai, da solo, l'iniziativa, ma continuerà ad esitare, ammaliato dal suo stesso "andare avanti e indietro". Fede e intelletto invece dovrebbero sempre aiutarsi reciprocamente nell'attraversamento, in questo cammino di trasformazione. Perché anche la fede, privata della forza dell'intelletto, rischia lo spreco delle proprie energie o di risolversi in semplice emotività che produce magari sforzi non ben indirizzati.
Armonizzare fede e intelletto, sorretti entrambi dal vigore e dall'energia, è compito della retta presenza mentale. Da questo equilibrio si inizia ad intraprendere e comprendere lo sforzo necessario per superare l'inerzia.
UNA SERA TRA AMICI
Accendo una vecchia candela. La luce elettrica se ne è andata. Un allarme suona in lontananza, giù nella valle...I miei due amici stanno in silenzio ora. Osservano il mio armeggiare con l'accendino...
-Non hai una poesia per questo momento?- chiedo a Li Tai Pe.
Mi guarda triste come al solito. Parla piano, quasi sottovoce:
-La vita trascorre come un lampo il cui splendore così poco dura che appena lo si vede.-
Carlo lo guarda senza vederlo e si porta l'ennesimo bicchiere di prosecco alle labbra.
-E tu Carlo? Una citazione delle tue da far vibrare e ballare con la fiamma?-
-Ebbro siedo nel bosco notturno, percorso dal vento. Domani, domani affonderà la pallida morte nella mia carne la stridula falce. A deriderla canto per metà di questa notte.-
Mi avvicino alla finestra del salotto e osservo la montagna. Nel buio gli alberi perdono la loro identità, si fanno quasi massa di muschio...
-Vi rendete conto che questo giorno non tornerà mai più? Non ce lo vedremo offerto un'altra volta per tutta l'eternità. Non avremo mai più un cielo come quello avuto oggi, né un sole che risplenda come questo pomeriggio. Neppure tra mille anni...-
Li Tai Pe sembra sussultare e così apostrofa Carlo:
-O tu che stai seduto con un boccale ricolmo, tu dimmi...chi stai aspettando ancora?-
-Aspetto Margherita - balbetta Carlo- aspetto la sua gioia.-
-Margherita è morta!- urla all'improvviso Li Tai Pe- piuttosto alza il calice e chiama la luna a compagna. Non c'è compagnia nella morte.-
-Non è morta Li- sorride Carlo- adesso arriva. Ho già sentito l'auto salire il vialetto. Aspetta...-
Il campanello suona...
-Eccola Li, eccola...-
Margherita entra, ma sembra Anna. Un bacio casto per ognuno. Mi stringe il braccio affettuosamente e mi guarda con dolcezza...poi si siede presso la stufa a legna...
-Che teporino! Fa un freddo fuori. Son quasi ghiacciata. Sei già ubriaco Carlo?-
-Io non mi ubriaco mai. Chiedilo a Sari o a Li se sono ubriachi, non a me.-
-Sari ubriaco? E quando mai? Così serio e coscienzioso. Così vecchio. Sei nato vecchio vero Sari?-
-Sono un'anima antica-rispondo sorridendo ad Anna, o forse è Margherita davvero.
-Brufffh!! - Carlo sembra soffocare con il prosecco di traverso alla risata- un'anima buddhista per caso? Ma se dici sempre che non ci sono anime per il Buddhismo? Eppure questo vino un'anima ce l'ha di sicuro e la sento entrare in me. Un'anima che ha il sapore di un settembre ormai perduto...Canta qualcosa Margherita, daiii...sto morendo di tristezza con le poesie di Li.-
Anna lo guarda e intona:
-Caro il mio Carlo, compagno di un'avventura
certo che se Margherita se n'è andata no, non è colpa mia.
Oh lo so, lo so, lo so, la tua vita non cambierà
ritornerai a Vicenza con la tua laurea in filosofia
ma io che farò in questa Contea?
Piena di malinconia e di... Sari.
Per questo canto una canzone triste, triste, triste...
Triste come me.-
-Nooo! Ti prego...questa no!- supplica Carlo.
-E non c'è più nessuno che mi parli ancora un po' di lei,
ancora un po' di lei.
E non c'è più nessuno che mi parli ancora un po' di lei,
ancora un po' di lei ...
Sari passeggiamo un pò insieme?-
-Fa fresco fuori...-
-No, mia anima antica, qui dentro, attorno al divano e a Li Tai Pe-
Li Tai Pe è da sempre innamorato di Margherita, come tutti noi, e arrossisce fino alle orecchie...Anna si diverte a tormentarlo...
-Dicono che Li non abbia mai avuto una donna- sussurra Margherita guardandomi maliziosamente negli occhi.
-E' la pura verità!- rincara Carlo- E' un ragazzo pulito e d'altri tempi, con il problema di una mostruosa malinconia. E' un romantico. L'ultimo dei romantici. Il migliore...-
Anna si ferma alle spalle di Li Tai Pe e gli stringe le guance bollenti dal vino e dall'imbarazzo con le sue mani fredde.
-Allora...hai scritto quella poesia per me, caro Li?-
Li si toglie le mani di Anna dal volto, è adirato. Ora è rosso dalla rabbia verso Carlo.
-Sì dai, Li...recita la poesiucola per Margherita. Così posso addormentarmi beato. Questo prosecco non è male Sari, si sente che è stata un'estate calda...-
-Non lasciarmi così alla notte
al dolore, tu la più amata, tu
mio volto di luna! Tu mia fosforea luce,
tu mia candela, mio sole, luce mia.-
-Ah ah! Fosforea luce non è male Li...-ride Carlo, tirando uno sbadiglio opaco.
Anna si avvicina a Li e gli stringe nuovamente le guance color del mosto con le sue mani pallide...poi, improvvisamente lo bacia sulla bocca...
-Porti sempre cone te quella Bibbia tascabile che ti ho regalato, dolce Li dalle labbra di fragola?- chiede Margherita.
Li Tai Pe annuisce.
-Me la fai vedere?- chiede Anna.
Li apre il maglione e tira fuori un libriccino minuscolo con la copertina rosso mattone. Margherita la prende e inizia a sfogliarla...Carlo sta dormendo ormai, con la testa a ciondoloni. E' quasi mezzanotte e la corrente elettrica non è ancora tornata. Anna si ferma e inizia a leggere:
-Ascolta Li, amore mio, e anche tu Sari, mio caro amante...
Il mio diletto era sceso nel suo giardino
fra le aiuole del balsamo
a pascolare il gregge nei giardini e a cogliere gigli.
Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me;
egli pascola il gregge tra i gigli.-
-E' il Cantico dei Cantici- mormora, lieve come un soffio, Li Tai Pe.
-Sì- sorride Margherita- stasera io sono per il mio diletto e lui per me.
Li Tai Pe la guarda in silenzio...poi abbassa le spalle, sconsolato...
e dal ricordo di quel sogno,
per un sentiero mai fatto prima
Nel giardino dei noci io sono sceso,
accompagnato dalla brezza mattutina
che un po' si è mischiata
all'acqua dei miei occhi,
quando una voce mi ha sussurrato che
Per vedere il verdeggiare della valle
Per vedere se la vite metteva germogli
prima avrei dovuto tergere le lacrime.
Se hai un'occasione, lo puoi fare,
se hai almeno una speranza...
Se fiorivano i melograni.
https://www.youtube.com/watch?v=WGLIuguVCBA
Il bosco della Marcesina non esiste più. Un vento artificiale, frutto di un inganno orribile dell'uomo, l'ha spazzato via. Distruggere un bosco è come annientare un intero popolo, perché ogni albero è vivo come un popolo, più che come un individuo, e abbatterlo dovrebbe essere compito solo del fulmine. Passeggiando mesto e melanconico sul sentiero che solo pochi mesi fa era un'ombra ristoratrice ed ora è solo una ferita luminosa di questa gelida luce invernale, osservo le migliaia di vittime di questo popolo, adagiate sul terreno. Sono spezzate, ma con le radici ancora disperatamente abbarbicate, quasi incredule...
Mia figlia è silenziosa. L'ho quasi costretta ad accompagnarmi, nonostante il freddo intenso di questi giorni d'avvento del Natale. E' molto colpita dalla dura realtà, ben diversa da ogni video e da ogni foto sull'evento. Perché nella realtà senti la diperazione del bosco... La senti nell'odore ferito della linfa degli abeti; la senti nel silenzio mortale dello spirito che vive nel bosco. Spirito di rigenerazione che ti solleva l'animo quando cupi pensieri affollano la mente. Quello spirito che ha la voce fatta di vento e di piccoli canti d'uccelli. Ora si sente soltanto il rumore delle motoseghe in azione e dei camion di trasporto del legname...Sembra quasi che, questo bizzarro e fastidioso rumore di metallo, rumore dell'uomo onnipresente (perchè l'uomo è una creatura di metallo e non di legno...) sia paragonabile al tonfo della terra sulle nostre bare, nella fosse. E' il suono del commiato definitivo anche per questo vecchio bosco...
Alcuni abeti, che adesso mi sembrano nudi e pieni di vergogna, sono rimasti in piedi. Forse si sentono dei sopravvissuti che però presto condivideranno la sorte del loro popolo, perché l'essere fatto di metallo vorrà 'rifare il bosco'...come se si potesse veramente rifare un bosco... Così appoggio la mia mano sul tronco di un albero nudo e solitario davanti il quale passo, come sono solito fare d'estate nei boschi del Primiero e del Rolle, sotto l'amato Cimon della Pala, anche loro, come questo bosco, stravolti e feriti, non per assicurarmi dell'esistenza dell'albero, di cui io non dubito.. ma della mia.
Gli alberi sono le colonne del mondo. Quando tutti gli alberi saranno stati tagliati, il cielo cadrà sopra di noi. (Detto dei nativi americani)
E già il cielo di dicembre sembra incombere, ora che milioni di colonne sono sdraiate sui fianchi delle montagne. Sembra più basso e minaccioso. Iniziamo a sentirlo forse, anche noi?...Dopo che tanti altri l'hanno già visto e sofferto nei luoghi del mondo contaminati, distrutti, violentati dall'essere di metallo?...
Wittgenstein diceva degli alberi che la loro tragedia consisteva nel fatto di non piegarsi, ma di spezzarsi. Un abete spezzato, e già questo sentiero ne è immerso, emana un profumo intenso, che però già ha in sé l'odore del marciume...Come noi esseri di metallo che, mentre emaniamo il profumo luccicante di una festa in arrivo, da banchettare sopra questo popolo di cadaveri insepolti, inadatti persino a scaldare, sentiamo sempre più vicino uno strano rumore di metallo spezzato...
Caro Sariputra condivido pienamente il tuo lutto. Non è andata meglio ai miei pacifici giganti sul versante della Val d'Assa tra Riviera e Vezzena. Però la resistenza di qualche larice, ancora ben saldo sulle radici, piegato, ma non spezzato, dal peso degli abeti crollati e la strafottente indifferenza di tanti faggi e carpini mi dice che in quei boschi pseudoscandinavi c'era qualcosa di sbagliato, deciso dalle stesse motoseghe che ora corrono ai ripari.
La natura ha parlato con l'unico Grande Spirito di cui dispone, il Vento. Augh. Non resta che ascoltarla e rifare boschi più robusti di quelli che nell'ultimo secolo abbiamo, pensando solo al nostro utile immediato, coltivato.
IL FATTORE HINC (human inconsistency).
Riflettevo in questi giorni di festa di quanto forte sia l' HINC in ogni essere inadeguato degno di questo nome. Cos'è l'HINC ? E' il criterio di valutazione dell'incoerenza umana, da me scoperto e postulato già in tenera età e formulato secondo la famosa "equazione di Sari" . L' HINC si basa sul teorema: Il sentimento d'inadeguatezza è inversamente proporzionale all'incoerenza (inconsistency) dell'inadeguato stesso. Ossia, per tutti coloro che non masticano nulla di quella cosa orribile chiamata matematica: più aumenta l'inadeguatezza più diminuisce l'incoerenza. Possiamo così stabilire che, quando un inadeguato raggiunge il massimo sentimento interiore d'inadeguatezza, raggiunge nello stesso tempo la propria perfetta coerenza. L'HINC è così il criterio valutativo dello stato di sviluppo umano dell'essere inadeguato. Come si fa, direte voi, a stabilire con esattezza scientifica questo livello di HINC? La risposta è semplice: non lo si fa! L'inadeguato, in ragione del suo stesso stato, non riconosce validità ultima al metodo scientifico, per valutare la crescita umana (ritenendolo una rappresentazione umana ansiogena come le altre...)...Infatti l'HINC non è punto un criterio scientifico, perché questo sarebbe in aperta contraddizione con il postulato filosofico che ne sta alla base: il sentimento d'inadeguatezza è soggettivo così come l'incoerenza che ne viene determinata. Essendo per l'inadeguato tipo il mondo una propria ansiogena rappresentazione, e valutando ogni 'fenomeno' sempre in riferimento alla carica d'ansia che produce all'inadeguato stesso, si può allora riassumere in un motto il fine della valutazione del fattore HINC : "Realizzati conoscendo la tua inadeguatezza" che fa il paio con l'altro, molto pregnante di significato: " La tua inadeguatezza ti realizzerà"...Appare chiaro quindi che il sentimento d'inadeguatezza che fa oscillare l'HINC è potente strumento di crescita e che, paradossalmente, il coltivarlo , lungi dal rendere l'essere umano inadeguato 'materiale di scarto' per le umane genti (Humane gentis), rende alla fine l'essere senziente inadeguato capace di realizzare in pieno il proprio destino (bhagya). Qual'è allora questo destino ultimo dell'essere inadeguato? La liberazione (MokshaHinc o NirvanaHinc) dalla propria ansiosa inadeguatezza realizzata attraverso una perfetta coerenza con l'inadeguatezza stessa . Con un esempio banale: un inadeguato che non aspiri a possedere un villino, affermando nello stesso tempo che questo gli interessi veramente (inconsistency) per sembrare 'adeguato', essendo quindi un 'impostore',nella 'liberazione' realizzerà quello stato in cui non gli interesserà veramente. Infatti 'liberazione' va intesa come 'liberarsi dalla propria impostura'. Naturalmente per realizzare questo il sentimento d'inadeguatezza ( e la relativa carica ansiogena...) deve raggiungere la sua piena realizzazione, così da azzerare l'inconsistency relativa. Un tipico esercizio che fa parte della pratica di coltivazione dell'HINC è infatti quello di porsi davanti all'oggetto desiderato o alla persona da cui si vorrebbe essere amati con il massimo dell'inadeguatezza possibile. Questo produce invariabilmente la reazione avversa : l'oggetto desiato non si farà raggiungere (la porta del villino manco si apre, tra l'ilarità generale...) o la persona vagheggiata accoglierà con una sonora pernacchia, con risate o sguardi di compatimento, le inadeguate effusioni amorose. In quell'istante di suprema inadeguatezza, il fattore HINC farà crollare il proprio sentimento d'incoerenza e d'inconsistenza e si spalancheranno le porte del MokshaHinc.
Nel MokshaHinc si vedrà allora finalmente come questo stato raggiunto di perfetta e compiuta inadeguatezza riveli finalmente la 'vera natura' dell'inadeguato (Inadeguate nature) che corrisponde allo stato spirituale detto "Suprema coerenza" (Supreme Consistency...)che, come ogni persona intelligente ben comprende, è cosa assai ardua, se non impossibile da raggiungere per le persone adeguate e non sottoposte all'HINC.
Ecco quindi realizzata, come in un prodigioso rovesciamento di valori (Transvalutation of all values), la superiore, ma nascosta, 'natura' (Nature) dell'essere inadeguato rispetto alle umane genti rivelandosi quindi, in realtà, come un 'nobile inadeguato' (Aparyapta prabhu)...
Tutto chiaro?
Il fattore HINC si può utilizzare, in maniera però un pò impropria, in quanto fattore tipico del completo inadeguato al mondo, anche per valutare l'incoerenza , per esempio, dei filosofi. Facendo un esempio esemplificativo facile e alla portata di tutti: applicandolo ad un certo Nietzsche, tedesco col baffone, si rivelerebbe subito l'assoluta dominanza del fattore incoerenza a fronte dell'abbattimento del fattore inadeguatezza. Il nostro tester infatti, di fronte ad una notevolissima adeguatezza filosofica, palesava un valore altissimo di Hinc negativo (human inconsistency) essendo a tutti gli effetti un essere del tutto incoerente con quei valori che propugnava con fermezza. In lui si manifestava quindi un livello altissimo di 'impostura' (con l'attenuante però dello stato mentale insalubre che l'accompagnava e che però non rientra nei criteri di lettura dell'HINC...).
Naturalmente direte che un criterio soggettivo come l'HINC non può valutare oggettivamente l'inconsistency altrui.
A questa tipica obiezione rispondiamo che la valutazione dell'HINC altrui viene stabilita per via deduttiva. Ancora un esempio per chiarire: se un soggetto proclama ai quattro venti che bisogna donare tutto ai poveri e poi invece lo si scopre possedere e custodire gelosamente quattro Bmw , una Villa enorme nella Contea e un vigneto di migliaia di ettari messo a prosecco, se ne deduce la grande distanza del soggetto in questione con la Suprema Coerenza e con lo stato di nobiltà inadeguata.
Coerenza e autenticità sono di fatto dei sinonimi. L'essere inadeguato che, innalzando la propria autenticità inadeguata, annienta così la propria impostura e incoerenza (massima inadeguatezza=minima inconsistency), assumendo così la condizione di Aparyapta prabhu, viene anche detto "Colui che riconosce l'impostura".
Costui logicamente non si può più ritenere parte del 'sistema' in quanto detto 'sistema' è esattamente il contrario dello stato di 'nobile inadeguato': il 'sistema' non essendo altro in definitiva che la somma di tutte le "adeguate imposture"...
Adesso vi è finalmente chiaro?...
Beh! Vi lascio, per oggi, perché devo andare a porgere inadeguatamente gli auguri a molti 'adeguati impostori'...
SINCERITA'
La sincerità verso se stessi è una delle cose più difficili da coltivare. Siamo facilmenti sinceri nei giudizi verso gli altri, ma raramente lo siamo verso noi stessi. Siamo per esempio molto sinceri quando diciamo:"quel tipo mi sta antipatico" oppure "sono attratto da quella bella gnocca". Verso noi stessi però, con somma indulgenza, tendiamo ad essere insinceri.
K'ung-Fu-Tsu (Confucio) , nell' Invariabile Mezzo (attribuito però al nipote Tsu Szu) parla dell'importanza fondamentale della sincerità per ogni autentico progresso spirituale: " Così come il Cielo è assenza di ogni falsità, così l'uomo deve essere sincero, cioè aderire pienamente alla propria natura e svilupparla integralmente: La sincerità è la Via del Cielo, tendere alla sincerità la Via dell'uomo... Tendere alla sincerità significa scegliere il bene ed attenervisi fermamente".
Se fa così, secondo K'ung-Fu-Tsu, l'essere umano non solo perfeziona se stesso, ma influisce pure sugli altri per il loro bene: "Solo colui che ha la massima sincerità sotto il Cielo è capace di trasformare gli altri".
Osservandoci con un minimo d'imparzialità non possiamo non vedere che mettiamo costantemente in atto una miriade di stratagemmi per evitare di essere sinceri con noi stessi. Persino ciò che riteniamo di credere più intimamente è spesso una 'coperta' per nascondere a noi stessi la nostra falsità e insincerità. Coperta che a volte copre il suo esatto opposto. Diciamo di credere nel 'bene' ? E' la coperta per nascondere la nostra malignità. Parliamo di giustizia? Copriamo velocemente la nostra ingiustizia verso l'altro. Chi, esaminandosi nudo e senza copertura, può dirsi sincero? La sincerità è un valore fondamentale della spiritualità, a mio parere, proprio perché è l'obiettivo più alto verso cui tendere in noi stessi. Essere tendenzialmente sinceri verso se stessi è tendere anche verso l'armonia con la nostra natura più profonda e benevola. Spesso si ritiene che, se fossimo veramente sinceri, quello che apparirebbe sarebbe un volto demoniaco, pieno di desideri egoistici e di contraddizioni insolubili. Questo però è ancora una coperta, l'ultima difesa che mettiamo per evitare di essere totalmente sinceri. La coperta più dolorosa da levare... quella che potrebbe rivelare che siamo senza il pigiama.
Sincerità , nel pensiero cinese, è anche sinonimo di 'equilibrio' o "stato d'equilibrio' e viene indicata con la parola ceng. Nelle tante traduzioni occidentali si tarduce questo termine anche con "integrità" e "bontà". Si preferisce di solito però usare il termine "equilibrio", più vicino al concetto di 'posizione mediana', di giusto mezzo. A mio parere però la definizione di 'posizione mediana' è un pò troppo astratta, stante la scarsa consapevolezza degli estremi che abbiamo normalmente. Mentre se la traduciamo con 'sincerità' tutti possiamo intendere che è proprio quella cosa che tendiamo a nascondere. Un'integrità che non vogliamo far apparire. Forse perché ci hanno insegnato che è giusto nasconderla o perché abbiamo respirato, sin dalla più tenera età, l'insincerità altrui. Abbiamo cioè fatto nostre le coperte che usavano anche gli altri...
Nascondere a se stessi la propria insincerità è un comportamente subdolo. Per esempio: è difficile trovare una persona che non trovi sempre un colpevole o una scusa per i propri errori, incapace di ammettere con sincerità di aver sbagliato. Se non è a causa degli altri sarà perché 'non mi sentivo bene'. oppure perché 'ero confuso', ecc. Mai che ci diciamo semplicemente, con sincerità "ho sbagliato e non ho scusanti". Se un uomo coltiva ceng dovrebbe ammettere che si sbaglia spesso senza dover necessariamente scaricare sugli altri o sugli stati d'animo o quelli fisici (che non riteniamo in denitiva come veramente 'noi stessi') la responsabilità.
Nei rapporti con le persone poi, anche quelle a noi più care o intime, abbiamo un autentico terrore a svelare la nostra nuda integrità, il nostro ceng. Temiamo che, vedendoci in siffatta condizione, ne abbiano orrore. Un orrore e un disgusto simile a quello che si potrebbe provare per la vista di un essere scorticato e attaccato da una miriade d'insetti.
La cosa migliore, che però è anche la più subdola, pensiamo allora sia quella di non solo starcene ben rintanati sotto la coperta ma anche di abbellirla con qualità inesistenti o che ci immaginiamo di avere...sperando così di essere amati di più.
Sincero è colui che sbaglia e lo ammette a se stesso senza accampare scuse interiori. Vivere in questo mondo condizionato porta inevitabilmente con sè la necessità di far cose che, per sopravvivere, dobbiamo fare ma non vorremmo fare, per es. cibarsi di altri esseri. Sono integro e sincero con me stesso quando mi rendo conto che non posso sottrarmi a ciò? Posso allora veramente vedere la profondità del dolore?
"Chi persegue il proprio bene, si affretti a strapparsi di dosso la freccia che porta conficcata", recita un antico aforisma attribuito al Buddha storico. L'insincerità è una freccia conficcata molto in profondità e sappiamo che, più qualcosa è conficcato nel profondo, più doloroso sarà strapparselo. Però, più profonda è una ferita, più è pericolosa e facile ad infettarsi...
Un'antica storia popolare cinese racconta di un anziano contadino poverissimo che viveva con il suo unico figlio adolescente in un villaggio di montagna. Gli abitanti del villaggio avevano l'abitudine di riunirsi ogni sera, dopo il calar del sole, nella grande casa del capo villaggio per condividere la loro giornata, per raccontare storie o per comunicare nuovi accadimenti, formavano cioè quella cosa che oggi non esiste più: una comunità. Un giorno si scatenò un violento temporale e, a causa di un fulmine, un albero cadde rompendo il recinto dove il contadino teneva il suo unico vecchio e macilento cavallo. Questi, appena vide una possibile via di fuga, tagliò la corda. A sera, quando tutti si riunirono, il vecchio contadino raccontò l'accaduto e tutti, quasi in coro, commiserandolo,gli risposero: "il cavallo è fuggito via? E ora come farai, non potrai più arare la terra. Che sfortuna!".
Ma il contadino rispose: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa".
Passarono dei giorni e il mal tempo si placò. Il contadino si svegliò, com'era solito fare, di buon' ora per iniziare a lavorare i suoi campi e, una volta giunto colà, con immensa sorpresa, trovò che il suo cavallo era tornato, portando con se... una mandria intera di cavalli selvaggi. Senza pensarci due volte il contadino, aiutato dal figlio, chiuse il recinto. Adesso aveva non uno, ma molti cavalli. A sera, quando tutti si riunirono, il contadino raccontò l'accaduto e tutti, quasi in coro, gli risposero: "Tutti quei cavalli? Sei proprio fortunato. Da averne zero ad averne così tanti. Che fortuna!".
Ma il contadino rispose: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa".
Il mattino seguente il contadino ed il figlio si alzarono come sempre di buon' ora. Il ragazzo chiese al padre se poteva iniziare a domare i nuovi cavalli per poi addestrarli e usarli per il lavoro nei campi. Il padre acconsentì ma quando il ragazzo cercò di salire in sella al primo cavallo venne sbalzato via e cadde malamente, rompendosi una gamba. A sera, quando tutti si riunirono, il contadino raccontò l'accaduto e tutti, quasi in coro, gli risposero: "tuo figlio si è rotto una gamba? E ora come farai? Dovrai fare tutto il lavoro da solo! Hai tanti cavalli ma sei da solo e vecchio ormai! Che sfortuna!".
Ma il contadino rispose: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa".
Passarono le settimane e nel regno scoppiò la guerra civile. Un mattino, pieno di nuvole nere, un soldato imperiale fece visita al villaggio per arruolare tutti gli uomini e i ragazzi che potessero combattere. Ovviamente, a causa della gamba rotta, il figlio del contadino non fu reclutato. A sera, quando tutti si riunirono, il contadino raccontò l'accaduto e tutti, quasi in coro, gli risposero: "tutti i nostri figli sono partiti per la guerra e molti di loro, se non tutti, moriranno! Il tuo invece no, è rimasto a casa! Come sei fortunato!".
Ma il contadino rispose: "Fortuna? Sfortuna? Chi lo sa".
Questa è una delle storie che cito e racconto con più frequenza a mia figlia quando mi riporta tutti quei piccoli fatti della sua vita che percepisce come sfortuna (sfiga dice lei...) e che mi è capitato di rispolverare anche per un nipote affranto e distrutto nel cuore dall'amore negato di una bella "doppia" fanciulla. E' comparso domenica alla porta di Villa Sariputra abbracciato, in modo così tenero da farmi quasi sciogliere in lacrime per la commozione (sono un tipo così romantico... :-[ ), ad un'altra ragazza invero assai più carina e dolce della precedente nonchè dotata di rara perspicacia avendo notato la differenza tra l'olmo e il noce che , anche se spogli, ornano l'aia della villa; cosa questa che nessun visitatore si è mai soffermato ad osservare...
"Avevi proprio ragione zio" mi ha detto, scaldandomi il cuore...ma poi ...avvicinatosi un attimo mentre la fanciulla era tutta intenta ad osservare gli arredi e le opere d'arte...mi ha sussurrato all'orecchio: "Ma questa, zio?..."
Ahimè...con un sospiro non ho potuto che rispondergli:
"Fortuna ? Sfortuna? Chi lo sa?" :-\
Non ho mai sentito in me la fascinazione della vita. Nemmeno da bambino. Per questo ripeto spesso di essere nato vecchio. Non che mi dispiaccia, dopo tutto. Forse nascere in una casa vecchia , decrepita e quasi in rovina ormai, ti rende magari sensibile all'impermanenza e al mutare di ogni cosa, ma meno al fascino della vita in sé. Certo, si rimane 'affascinati' da una bella fanciulla dal volto di luna o da una ricca mensa imbandita, ma non è fascinazione per la vita quella...è desiderio, che è ben altra cosa. Naturalmente si ha una gran paura di abbandonarla, questa vita, anche se non si è affascinati da essa...paura dell'ignoto e attaccamento per la nostra mentecorpo attuale. Aggrappati ai rami della foresta e saltellanti da uno all'altro come una scimmia, passiamo i nostri giorni, sempre uguali e sempre diversi. Ora siamo irretiti da questa idea, domani da quell'oggetto, dopodomani da quella cena da fare...Ci proiettiamo sempre verso qualcosa. Non c'è molta consapevolezza in questo afferrare e lasciare; è quasi un processo automatico ormai... Che diavolo sto facendo?...Mah! Lo faccio o non lo faccio? Attimi di consapevolezza balenano nella mente, per poi spegnersi...lo facciamo, aggrappiamoci ancora...alla fine l'oblio della consapevolezza ci pare persino piacevole, più piacevole dell'esser consapevoli.
Dobbiamo stordirci e non riflettere. Ancora vetrine per favore!..Ancora volti da osservare e non conoscere...ancora perdersi nel formicaio umano, nel termitaio delle menticorpo...capelli, peli, sudore...odore , profumi eccessivi, volgari...l'occhio che scatta verso un bel viso, due occhi dolci, un bel sedere...va da sola la scimmia...non si ferma mai: afferra e lascia per riafferrare e lasciare ancora...zac zac..zac zac...
La vita mi sembra come un autobus senza autista. Non c'è nessuno al volante. Non ci resta che stare seduti al nostro posto e smettere di lagnarci...Se non c'è nessuno al volante, se ho questa minima consapevolezza, allora non mi metto a gridare come un ossesso: "Sbrigati, portami via di qui!" e nemmeno di rallentare per farmi ammirare il panorama. Non c'è nessuno là davanti e...non c'è nemmeno il volante! Ahia...
Però...però...che pace senza più aver fretta, senza sbraitare ad un autista che non c'è...Adesso, quasi quasi...posso starmene in pace mentre attraverso territori stupendi...aride pietraie...ho lasciato andare la volontà di controllare il percorso...che pace! Non sono più coinvolto...sono distaccato...sembra quasi che stia meditando...
E' incredibilmente facile! Meditare è facile...ma di solito la gente non lo sa. Di solito si sforza per renderlo facile, il che è proprio paradossale. Siccome non abbiamo i risultati sperati...ci sforziamo sempre più. Siamo tutti là davanti nell'autobus che cerchiamo i comandi...che non ci sono...e così non osserviamo più le pietraie e nemmeno le dolci colline ricoperte di boschi spogliati dall'inverno...Più ci si sforza, più è difficile...
Invece bisogna solo smettere di lottare con l'autobus e restare consapevoli del viaggio...senza nessuna aspettativa...tutti i sogni sono morti...lasciati uscire dal finestrino... inerti come quei tronchi abbattuti dal vento.
Sto marcendo anch'io...sono impermanente come quelle foglie ammassate ai lati della strada da quel netturbino imbaccuccato...non sono diverso...c'è solo questo respiro che entra e che esce dalle narici...c'è solo questa consapevolezza del respiro che entra e che esce...la consapevolezza del passare...
La scimmia si è placata...
Anche i tronchi che i vento non ha abbattuto, meritano la loro dose di meditazione.
Citazione di: Ipazia il 18 Gennaio 2019, 12:02:03 PMAnche i tronchi che i vento non ha abbattuto, meritano la loro dose di meditazione.
Sì, hai ragione, tra l'altro il bosco è il luogo migliore in assoluto per praticare la meditazione...Ne approfitto per ringraziarti. Sei una delle poche che visita e interviene in questo 'spazio inadeguato'... :)
Carissimo Sari,
grazie della tua lettera. Ti scrivo in ritardo e sei anche l'unica persona a cui rispondo di tutte le lettere dormienti sul mio scrittoio...Ho una confusione in questo periodo, non capisco più bene lo stato della mia anima e poi ci sono sempre tanti problemi esterni che ti creano gli altri...
Dio, Dio, a volte sa rendersi perfettamente invisibile, inesistente. Tu mi scrivevi che ti aggrappi alla gente ed è quello che capita a me adesso. Gli altri mi fanno percepire la bellezza di Dio, nel mio buio silenzioso tante piccole occasioni mi portano a contatto con la gente, ricevo amore e attenzioni gratuitamente senza far nulla e imparo sempre qualcosa di meraviglioso anche da quelli che conosco poco o affatto, a loro insaputa.
Non nelle cose, ma nella gente , nelle persone che portano con sé i palpiti del cuore di Dio nel mondo, l'INVISIBILE appare più vivo e credibile.
Ma ci sono persone che del loro cuore fanno una tomba e ci seppelliscono il Signore in perfetta tranquillità, "tanto per conformarsi agli altri"...la religione è "roba da bambini piccoli!". Mi dicono : "CHE BRAVA,VA IN CHIESA!" e non sanno che ci vado per non morire, ciò che arde nel cuore deve sempre essere alimentato e sostenuto per non morire. Sono bravi quelli che vanno nell'aridità, che cercano la verità e si sforzano di tenere appunto tutte le "porte aperte"...
Non posso muovermi quest'estate, al massimo andrò a B. una settimana da una mia amica di danza; esperienze tipo S.P. sono inutili. So bene qual'è il mio posto , dove sarei felice e realizzata. Sento sempre più forte di essere fuori posto qui e ciò mi fa star male. Non volo più lontano, il male sta spegnendo ciò che di più bello ho nel cuore,e la colpa è anche mia perché lo permetto senza difendermi...non riesco a fingere, si pretende ch'io sia serena e felice anche per gli altri, ma questa cosa imposta della "perfetta letizia" non mi piace.
Volevo attendere a scriverti per aspettare tempi migliori e raccontarti cose belle, ma visto che non accade non temo di scrivere quello che ho dentro ora, anche se non è bello...
Perdonami ma le parole sono inutili e incapaci a descrivere certe situazioni che si vivono, il silenzio è invece manto delicato e unico...sensazioni che vibrano nel silenzio da anima ad anima si possono percepire anche senza parole e spiegazioni. Per questo sono certa che tu mi comprendi, per questo scrivo solo a te di queste cose...
Trent'anni, "sei giovane_sei vecchio" solita frasetta detta mille volte, io ti dico solo: AUGURI TRENTENNE, sei Sari! Ti par poco essere se stessi? La tua testa è a posto, secondo me devi riordinare il tuo cuore, non cambiarlo ma riordinarlo.
Scusa se te lo dico, ma è tanto che lo volevo fare, possibile che fuori della Villa tua non ci sia una coda lunghissima di belle ragazze che "ti corteggiano" o vorrebbero conoscerti o vorrebbero un autografo? Sono certa che se vengo trova la fila,spero che comunque troverai sempre un minuto per me...oppure sarai tu a venirmi a trovare, chissà dove, magari sperduta in un eremo diroccato in alta montagna!
Non avevo mai pensato alle cose più belle della mia vita, mai; non ho mai fatto un resoconto di questo tipo, forse sono troppo pessimista...se ne contano poche davvero! ma sono fondamentali e insostituibili, e tu sei tra queste...Non ti sembro egoista, egocentrica? Non me ne importa...oh Sari, che meraviglia, ha iniziato a piovere! Sono felice, respiro nell'aria la dolcezza di Dio! Nonostante tutto, lo respiro ovunque, Egli profuma troppo per non essere sentito! Penetra nel profondo dell'anima e vi porta fiori per la sua diletta e rinfresca il cuore con la Sua presenza...Divina realtà meravigliosa, sublimità suprema incomprensibile. Egli è fatto così...un pò si fa cercare, un pò si fa trovare. Che importa, Egli è da sempre, è per sempre, ed è AMORE, Amore,Amore! nessuno e niente sa rendermi felice quanto Lui...Sari, nonostante ami moltissimo la natura quando Egli si nasconde essa non mi dice nulla. Senza la grazia non si può amare, se tu ami la natura è la grazia speciale che viene infusa nel tuo cuore e se il tuo cuore è libero l'accoglierai e saprai amare e sentire che in quel luogo stai bene come in nessun altro. Senza la grazia che è Dio stesso, anche se si cela in queste meraviglie quali la creazione e la natura o le creature e gli animali, non potrai essere felice né star bene in nessun posto.
Per questo mi sento libera, Dio è ovunque e non solo nelle chiese e non solo nei buoni e non solo nei boschi, ma è anche in filovia, è anche nella piccola camera dove dormo, è nel cucinino, è qui mentre scrivo, solo la sua presenza rende il luogo speciale. Per questo goisci caro Sari...il Signore ti fa respirare di Lui in ogni modo, anche quando non te ne accorgi, come quando vai nei prati o t'immergi nei boschi...
Ma sì, svolazzo ancora di tanto in tanto...vivo tra alti e bassi, tutto perchè non sono capace di farmi gli affari miei, così mi preoccupo troppo degli altri. Anch'io spero di rivederti fosse anche in cielo non mi spiacerebbe, ma certamente capiterà prima! Mandami qualche tuo scritto, qualunque, ne ho bisogno così mi ispirerà qualcosa anche a me e chissà...scrivo solo lagne in questo periodo...
Carissimo, ti penso a S., raccontami cosa hai fatto, raccontami tutto ciò che puoi e vuoi dirmi...io continuo a parlare di te a tutti quelli che conosco, ti ho fatto una gran pubblicità nella semplicità...è una cosa spontanea per me ricordarti.
Temo che la sofferenza mi porti al cinismo, all'indifferenza, alla freddezza, al pessimismo...non sono speciale, come succede agli altri può capitare a me. Ascoltando la gente si sente tutta la loro sofferenza, il loro dolore, la loro rabbia, affiora pessimismo e cinismo, io temo di divenire così. Ci sono segni che te li porti tutta la vita ed io comprendo bene che cosa significhi. Scusa Sari, sono noiosa, ti autorizzo a buttare via la mia lettera dopo che l'hai letta! Non ti preoccupare per me, sono una lazzarona che ha infinitamente di più di quanto merita e rompo lo stesso. A volte la fede viene scossa e cerchi risposte, e cerchi qualcuno da abbracciare per essere consolata dai tuoi problemi, dalle tue lacrime, invece ti ritrovi a consolare, ad abbracciare tu gli altri, ad asciugare le loro lacrime. Comunque pensando ai poveri che mi è capitato d'incontrare, ho ricevuto da loro un amore davvero speciale e unico.
Se non ti fa schifo ti mando una foto del balletto appena ce l'ho, del saggio che ho fatto a Giugno. Se è venuta bene te la mando se no te la mando los tesso, sono così come mi leggi, o peggio, e come mi ricordi...vorrei immergermi nell'oceano di verde delle tue colline e ascoltare insieme il silenzio, per ore...mi riesce meglio scrivere che parlare, però se attacco non finisco più!
Ti ringrazio, Sari e scrivimi quando puoi, con affetto la
pasticciona Margherita
Da sempre sono affascinato da quel tipo di percezione estetica giapponese che è nota col nome di Wabi-Sabi. Nome praticamente intraducibile. Questa visione viene talvolta descritta come "bellezza imperfetta, impermanente, incompleta, deficitaria" e naturalmente ha il suo fondamento nella dottrina buddhista della anicca (anitya in sanscrito). Figurarsi se non parla di impermanenza il Sari starete pensando... Già all'epoca in cui producevo ciotole e vasetti in ceramica raku nel piccolo e inadeguato laboratorio di Villa Sariputra mi domandavo, osservando questi oggetti imperfetti, affumicati, tratti dal fuoco, come le cose belle quasi sempre sono le più nascoste, quelle che il tempo ha in parte deturpato o , in questo caso, il fuoco di cottura. E invero c'era una grande differenza tra una modesta ciotola raku e un splendido vaso di porcellana o grés (stoneware) bianco, lucido e perfetto, quasi un proclama a sfidare l'impermanenza di tutte le cose. Il raku viene cotto in atmosfera riducente, mentre la porcellana bianca in quella ossidante. In parole semplici: ad uno manca l'aria durante la cottura e l'altro invece respira ( il che è paradossale se pensate che la pratica meditativa usa spessissimo proprio il respirare...ma il vero significato è più profondo)...Mi sono recentemente imbattuto in una classificazione e un confronto tra l'estetica nostra occidentale, che chiamerò estetica del modernismo e quella Wabi-Sabi.Ecco il confronto:
MODERNISMO WABI-SABI
pubblico privato
logico-razionale intuitivo
assoluto interdipendente
simpatia idiosincrasia
modulare variabile
progressivo ciclico
controlla la natura armonia con la natura
tecnologia natura
adattamento alle macchine adattamento alla natura
simmetrico organico
rettangolare curvo
fatto dall'uomo naturale
liscio, pulito aspro, rude, tattile
mantenimento degradabilità
riduzione/controllo dei sensi espansione dei sensi
chiarezza ambiguità
funzionalità-utilità naturalezza
materialismo immaterialità
tutti i tempi stagionale
luce, brillantezza scuro
freddo caldo
Mentre scorrevo l'elenco mi veniva da pensare che l'estetica Wabi-Sabi era praticamente, pari pari, il sapore del Dhamma buddhista. Se da una parte si leggeva , nel modernismo, il segno della nostra civiltà di metallo, fredda, tecnologica, "ossidante" per l'appunto, dall'altra la debolezza, la naturalezza, l'immaterialità per l'appunto "riducente" (l'"Io"). Quasi come mettere a confronto un piccolo vasetto raku sbeccato a un poderoso e luccicante vaso bianco di porcellana smaltata e dorata...
Il termine giapponese raku significa "comodo, rilassato, piacevole, gioioso da vivere", e deriva dal sobborgo di Kyōto nel quale era estratta l'argilla, nel sedicesimo secolo. Erano ciotole usate per la cerimonia del tè nello spirito zen, anche se pare che questa tecnica sia nata per realizzare tegole, data la robustezza del materiale con la chamotte impastata all'interno...
"La definizione di wabi Sabi in termini fisici è come spiegare il gusto di un pezzo di cioccolato, a qualcuno che non l'ha mai assaggiato, attraverso la sua forma e il suo colore. Focalizzandosi sulla fisica, uno è destinato a vedere solo il lato posteriore del broccato, mentre la sua vera bellezza rimane nascosta. Per vedere la sua vera essenza, uno deve guardare al di là dell'apparente, deve guardare all'interno."
Da un tempio di montagna
il suono di una campana suonata a mano
svanisce nella nebbia
(Yosano Buson)
Una poesia come questa ci parla di una coscienza estetica che è quasi un'amalgama di solitudine e nello stesso tempo di serenità , un senso di malinconia, ma di una malinconia dolce, quasi inafferrabile.
Questo è il sentimento del Wabi -Sabi. Si può sperimentare solo spostando l'attenzione dall'aspetto esteriore verso l'interno. Ossia cerca di rappresentare anche come ci si sente dentro, non solo l'apparenza!
È un ideale estetico, che sposa uno stato tranquillo e sensibile della mente, raggiungibile imparando a vedere l'"invisibile", eliminando ciò che non è necessario. Lo definirei come un'impermanente essenzialità...
VERRANNO LE DOLCI PIOGGE di Sara Teasdale
«Verranno le dolci piogge e l'odore di terra,
e le rondini che volano in circolo con le loro strida scintillanti;
e le rane negli stagni che cantano di notte,
e gli alberi di susino selvatico che fremono di bianco;
i pettirosso vestiranno il loro piumaggio infuocato,
fischiettando le loro fantasie su una bassa recinzione in rete metallica;
e nessuno saprà della guerra,
nessuno presterà attenzione infine quando sarà avvenuto;
nessuno baderebbe,
né uccello né albero,
se l'umanità scomparisse completamente;
e la Primavera stessa, al suo risveglio all'alba,
si renderebbe conto appena che noi ce ne siamo andati.»
(https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/97/Sara_Teasdale.gif)
Sara Teasdale Trevor nel 1919
Sara si suicidò nel 1933 con una dose di sonniferi dopo che, due anni prima, si era suicidato il poeta Vachel Lindsay profondamente innamorato di lei ma che, da giovane, non volle sposare...preferendogli la 'tranquillità economica" data dal ricco ammiratore Ernst Filsinger.
E fu per questo molto infelice...
Sara è praticamente sconosciuta in Italia ma ha vinto molti premi negli Stati Uniti.
Ray Bradbury trasse da questa poesia un memorabile racconto delle 'Cronache marziane".
Questa splendida poesia mi ha ispirato una specie di haiku inadeguato :
Vengono le dolci piogge
le rane cantano negli stagni -
Nessuno bada che te ne sei andata
DOMANDE
V.: Senti papi, volevo farti delle domande sul Buddhismo. A scuola , nell'ora di religione, abbiamo accennato a qualcosa, ma il prof non ne sapeva un c... a dire il vero. Non sa niente neanche della nostra , di religione, ci fa solo vedere dei film...anche belli, ma non vedo la religione da nessuna parte...
-Ok, però non parlare volgare...-
V.: Volgare? Ma è normale!! Sei tu che sei antiquato...
- La volgarità è un'imperdonabile mancanza di classe V. Devi sforzarti di trovare termini, non battute volgari.Fammi 'ste domande allora...-
V. Madò...che p.... che sei! Cioè sei un antiquato scassatore...va bene così?
-Le domande...-
V.: Allora...aspetta che me le sono scritte su un foglietto, a scuola...ecco qua...La prima: Com'è il Nirvana?
-Hai presente quando sei piena di desideri e pensi che se li soddisfi sarai felice?-
V.: Yesss! Tipo se mi compri lo scooterino sarei mooolto felice...
-Poi hai presente quando sei tutta arrabbiata con i compagni, con me , con tutto il mondo?...-
V.: Sì, spesso...soprattutto con i compagni e con il mondo e con la cattiveria...con te poco...poi, se arriva lo scooter, ancora meno eh?
-Infine...hai presente il fatto che, se anche ti compro lo scooter, dopo nemmeno un'ora sarai con un altro desiderio addosso e con la stessa rabbia?
V.: Boh! Non è detto, ma credo di capire quello che vuoi dire. E' uno dei tuoi cavalli di battaglia...
-Ecco, il Nirvana è non provare più questo continuo desiderio, questa rabbia e questa illusione di trovare soddisfazione nel mondo. Quando non provi più tutto questo, sei felice!...
V.: Felice come un albero. Sai che goduria...
-Esatto. Hai fatto un bel paragone. Felice come un bell'olmo, per esempio. Qual'è il problema di essere felici come un olmo? Va tutto bene...un bell'olmo consapevole...
V.: Finché non arriva qualcuno a tagliarti o un bel vento a rovesciarti, però!
-Perfetto! Il Nirvana è proprio questo. Quando arriva qualcuno a tagliarti o il vento a spezzarti...tu cadi, semplicemente, come farebbe un bell'olmo...
V.: Ci devo pensare. Sembra figo però. E allora Dio non c'è?
-Un bell'olmo non si pone il problema. E' felice di essere un olmo. Ogni tanto guarda il Cielo e ogni tanto guarda le formiche che salgono e scendono...
V.:Quindi il Buddhismo non è una religione senza Dio?
-Siddhartha non ha mai detto che non esiste Dio. Ha detto di fare l'olmo, che è un'altra cosa...Nei testi ci sono queste immagini degli déi stessi che scendono dal cielo per ascoltare Siddhartha che insegna. E' una specie di quadro dipinto dai suoi discepoli per dire che il suo Insegnamento vale per tutti, è universale cioè...
V.:Il prof ha detto che il Buddhismo è una religione atea. Ma come ho detto non ci capisce una ...va beh! E' evidentemente digiuno da una conoscenza profonda e sicura del tema. Va bene detta così? E' abbastanza di classe?..
- L'olmo si pone questo problema per te?
V.: Penso di no. Poi vado dietro casa a chiederglielo...Domani lo spiego al prof. Voglio vedere la faccia che fa. E anche i miei compagni...ne sono venute fuori di tutte...R. ha detto che è come farsi una canna, e giù tutti a ridere. Io invece non ho riso. Come mai? Vuol dire qualcosa per te?...
-E come glielo spieghi al prof e ai compagni?-
V.: Beh! Vediamo...ecco...potrei dire che il Nirvana è come entrare dentro il pino che abbiamo fuori dalla finestra dell'aula e da lì guardare il mondo...ma...
-Ma?...-
V.: Non lo so...ho come un presentimento della reazione che ci sarà...
Il mondo è solo una rappresentazione che se ne fa "qualcosa" che chiamiamo mente o coscienza o che dir si voglia. Non ha importanza come la definiamo. Non si può uscire da questo "qualcosa". Come un cane si rappresenta la realtà da cane, l'uomo si rappresenta la realtà da uomo. Il "cane" e l'"uomo" sono solo rappresentazioni mentali. Ogni tentativo di uscirne è semplicemente assurdo. Una nuova teoria scientifica non è più 'vera' ,è solamente un'interpretazione più dettagliata, un disegno più complesso. Un bimbo fa un disegno molto semplice, un ragazzino un pò più complesso, un adulto lo fa molto dettagliato...ma è sempre e solo un disegno. Il disegno più dettagliato è utile per barcamenarsi meglio nella rappresentazione mentale della realtà, ma non ci dice nulla della realtà in sé. Infatti non esiste qualcosa come una realtà "in Sè", è solo un altro disegno della mente. Esiste solo la mente/coscienza, vuota di esistenza intrinseca. Mente che sogna , crea, muore, rinasce, ecc. Tutto è nella 'mente', che continuamente mente a se stessa.
Big Bang? rappresentazione mentale. Gravità? Rappresentazione mentale. Morte? Rappresentazione mentale. Nascita? Rappresentazione mentale. Dolore? rappresentazione mentale. Guarigione dal dolore? Rappresentazione mentale. Meccanica quantistica? Rappresentazione mentale. Tutto come trama del disegno, come pennellate, come spatolate di colore sulla rappresentazione. Sappiamo già tutto della nostra rappresentazione, stiamo solo continuando a disegnare. Quando la 'mente' smette di rappresentarsi il 'mondo', il 'mondo' cessa di esistere. Perché "continuare ad esistere" è solo un'altra rappresentazione mentale, Tutte queste mie parole sono senza senso, sono solo rappresentazioni. Sono vuote...starsene Zitti è l'unica cosa saggia da fare... meditare e bere prosecco. Prosit! Nirvana, un'altra rappresentazione?
J4Y
Quando ne parliamo ne facciamo inevitabilmente una rappresentazione. La rappresentazione , qualunque rappresentazione, non è il Nirvana. Si può cercare di creare una sorta di "cortocircuito" usando le parole, che creano delle immagini, per 'vedere' ciò che non è Nirvana. Una tecnica antica infatti è quella apofatica ( nel caso del Buddhismo non in senso teologico...)che non dice cosa è il Nirvana, ma dice cosa non è:non è questo, non è quello, non nato, non divenuto, non composto, non soggetto a nascita, vecchiaia, morte ecc. Inevitabilmente essa culmina comunque nel silenzio.
Ma la domanda "com'è" ci porta su un piano esperienziale e qui giova richiamare alla mente tutto quel 'sentire' interiore che poggia su una base di libertà (dal desiderio inesausto, dalle avversioni, dagli odi e dalle infinite illusione che coltiviamo...). Il Nirvana ha molto a che fare con il fermarsi. Ecco perché ho usato l'immagine dell'olmo, che sta ben fermo...
Questo 'fermarsi' lo troviamo ben descritto in un famoso passo del Majjhima-nikaya (Angulimala-sutta) che racconta dell'incontro di Siddhartha con il feroce bandito Angulimala. Il nome Angulimala deriva dalla collana (mala) fatta con le dita (angula) mozzate delle vittime. In pochissime parole, questo brigante non solo non uccide Siddhartha ma ne vien così colpito che si fa monaco e (dicono) diventa pure in seguito un arahant ( un "degno"..).
Ma non diventa "degno" solo perché smette di assassinare e derubare la gente, ma perché "si ferma"...
Siddhartha infatti, in risposta alla domanda sul perché non lo teme, gli dice: "Io mi sono fermato. Tu non ti sei fermato". Angulimala non si limita a fermarsi nel senso di non uccidere più. Siddhartha usa la parola 'fermarsi' nel senso ampio di fermare l'io-mio, di fermare l'attaccamento.
Comprendere che il Nirvana è fermarsi significa porsi nello stato naturale della mente. Allora il karma comincia ad esaurirsi da sé...ed insieme al suo esaurirsi si placa tutto ciò che gira, vortica, muta in continuazione...
Già, il prosecco: "rappresentazione" materiale capace di falsificare, pure nei suoi effetti mentali, qualsiasi rappresentazione mentale sulla rappresentazione.
E si ritorna sempre a Cartesio: res cogitans in perenne bisticcio con la res extensa che non le dá tregua. Ma ne stimola pure l'invenzione, laddove sta la sua libertà.
Caro Sari, nell' altra discussione "Salvare se stessa o il nascituro", alla mia domanda alquanto fuori tema "vi sembra giusto imporre ad altri il rischio (inevitabile) dell' infelicità nell' impossibilità di averne il consenso (=generare figli)?
Socrate78 rispondeva:
Se nessuno però caro Sgiombo mettesse al mondo figli l'umanità andrebbe giocoforza ad estinguersi lentamente e non ci sarebbe nemmeno più chi inizierà a combattere per un mondo migliore, con meno ingiustizie: infatti se il destino dell'uomo è l'estinzione a che gioverebbe combattere per il bene?
E a mia volta replicavo:
E' vero.
E fa parte del paradosso...
E d' altra parte se non ci fosse più nessun essere autocosciente, nemmeno ci sarebbe più infelicità, né bisogno di felicità e di giustizia.
Chiedo in particolare a Sariputra:
Ma l' annullamento dell' esistenza [aggiungo: personale – individuale] non é anche il massimo del desiderabile per il buddismo?
Trascrivo qui questo scambio di opinioni nel dubbio che tu possa non seguire quell' altra discussione.
E aggiungo qualche richiesta di chiarimento a dubbi che mi sono venuti avendo finalmente potuto leggere "qualcosina" (di decisamente minimalissimo) sul buddismo.
Come rilevi anche in uno degli ultimi interventi in questa discussione, il buddismo (un po' come l' epicureismo) è agnostico circa l' esistenza o meno di dei.
Però una cosa che mi ha colpito è (se non mi sbaglio più o meno clamorosamente!) è che aderisce, mi pare senza metterla in discussione, alla concezione tradizionale induista della metempsicosi (tradizione che mi sembra non solo indimostrabile ma anche di dubbia sensatezza: se bevendo le acque del Lete -per dirlo alla maniera dei Greci antichi- prima di rinascere nella prossima vita dimenticherò tutto di questa "mia" attuale, allora in che senso il cavallo o il verme in cui "sarò rinato" potrà essere considerato la continuazione di me stesso di "questa mia" vita che sto vivendo -che sta accadendo- ora? Sarebbe come pretendere che se da un CD cancellassi delle canzoni per registrarvene delle altre, allora si tratterebbe sempre della stessa musica o della "prosecuzione" della stessa musica: lo sarebbe casomai se non cancellassi le prime canzoni e ve ne aggiungessi -anziché sostituirvene- delle altre!).
Questo della reincarnazione -se è vera- mi sembra davvero un bel guaio, tale da eliminare perfino quell' estremo rimedio all' infelicità non altrimenti superabile che è il suicidio (preferibilmente condotto nella maniera più indolore possibile = l' eutanasia): è il motivo che fa dubitare sull' opportunità del suicidio stesso l' Amleto di Shakespeare).
E sarebbe un motivo in più e più insormontabile per ritenere immorale dare la vita a qualcuno esponendolo al rischio non liberamente accettato dell' infelicità (anche se si ritiene che già era vivo chi farò reincarnare in mio figlio, comunque lo farei persistere in questa ingiusta condizione, mentre astenendomi dal procreare farei raggiungere l' auspicabile annullamento a qualcuno).
Un altro aspetto del buddismo che non mi convince è (sempre se non lo fraintendo più o meno clamorosamente) é il suo "negativismo assoluto" (alquanto simil-leopardiano) circa la possibilità di felicità. Come appagamento di desideri e aspirazioni
Con l' epicureismo sono invece convinto che la felicità sia possibile quanto l' infelicità; e che, certo, saper moderare e controllare i proprio desideri, anche attraverso un lungo esercizio di meditazione e di concentrazione sulla realtà della vita, è fondamentale per sperare di essere felici.
Ma comunque la gioia che delle oneste soddisfazioni che ci può dare il soddisfacimento di desideri non illimitati (per me è nel considerarli per forza illimitati che Giacomo Leopardi sbagliava!), per esempio (lo ammetto, qui approfitto di un tuo punto debole!) il gustarsi un po' del tuo buon prosecco, senza esagerare con la quantità ovviamente, non mi sembra cosa da rifuggire; ovviamente nella consapevolezza che se domani le condizioni di salute o economiche o altro ci condannassero all' infelicità potremmo sempre liberarcene suicidandoci.
Cosa invece impossibile per il buddismo a causa dell' accettazione della tradizione induistica della metempsicosi, ragion per cui impone lunghe e faticose esperienze di pratiche ascetiche, anche attraversanti più reincarnazioni, onde conseguire il bene supremo dell' annullamento dell' esistenza personale – individuale.
Spero di non avere scritto troppe e troppo grosse cazzate e ti ringrazio per l' attenzione e gli auspicabili chiarimenti.
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/buddhismo/
Ciao Sgiombo,
ho messo sopra il link alla discussione sul Buddhismo dove questi temi sono già stati trattati ampiamente. In questo spazio mi rendo conto che andrei troppo "off-topic" (ho fatto una eccezione per Jean, ma mi rendo conto che poi si va troppo fuori dallo spirito di questo spazio...inadeguato :) ). Si entra cioè troppo negli aspetti più 'tecnici' e dottrinali del Buddhismo.
Comunque la meta dell'Insegnamento buddhista non è l'annichilimento, ma raggiungere il Nirvana.
INVERNO SENZA PAROLE OVVERO IL SILENZIO DELLA NEVE
(https://santacittarama.altervista.org/galleria_neve_2018/images/26022018-DSCN2606.jpg)
(https://santacittarama.altervista.org/galleria_neve_2018/images/IMG_5987.JPG)
(cliccando sopra le foto si ingrandiscono)
LA GENTILEZZA
Mi è stato chiesto da un amico quali sono i cinque valori più importanti per me. Sappiamo che un valore è necessario per una motivazione "adulta" delle scelte tanto quanto un bisogno. Si potrebbe dire che è nell'incontro tra il bisogno e il valore che nasca la motivazione "adulta". E' ovvio che, a parte i bisogni fisiologi fondamentali che ci accomunano, valori e bisogni sono diversi tra di noi. Anche se è l'emozione che ci fa esseri unici , il condividere valori è una fonte di gioia. Così dopo lungo riflettere ne ho messi giù cinque e tra questi ho scritto: gentilezza. Il mio interlocutore ne è rimasto in parte sorpreso. Ha convenuto con me che, in effetti, anche se poco praticata nel mondo attuale, la gentilezza è un valore. Lui però non l'avrebbe messa tra i suoi valori principali. A conferma di come siamo tutti diversi...tanto che mi ha chiesto correttamente ( che' sempre si dovrebbe chiedere all'interlocutore cosa intende per quel dato valore...) che cosa intendo per 'gentilezza'...
La prima cosa che mi è venuta in mente nella mia zucca vuota è che la gentilezza è un'esperienza di benessere . C'è un testo buddhista in Pali che recita così: "Che io possa vivere nel benessere, libero da afflizioni, libero da ostilità, libero da malevolenza, libero da ansia, e che io sia capace di custodire il mio benessere".
Essere gentili con l'altro è una fonte di benessere, sempre se questa gentilezza non è affettazione, ipocrisia, ma poggia invece sulle libertà citate. La gentilezza si alimenta nella generosità e quindi è nella pratica della generosità che si manifesta la vera gentilezza verso l'altro. La pratica della generosità può esprimersi in cose molto semplici come avere tempo gli uni con gli altri e ascoltarsi Veramente.
Che sensazione straordinaria provo quando sento che la persona si concede il tempo di donarmi pienamente la sua attenzione. Magari solo per due minuti il percepire che quella persona è lì veramente e in contatto con me è una cosa che dà un grandissimo sostegno. E immagino che quando anch'io riesco a farlo per l'altro anche per lui o lei può essere un'esperienza positiva di sostegno. Ecco un semplice gesto che parte dalla generosità di voler dedicare del tempo all'ascolto e che si fa autentica gentilezza. Penso si possano risolvere molti problemi con un gesto che sembra così semplice, e che lo è, ma che non è però affatto scontato...
Mi sembra ci sia una funzione terapeutica in questo. Questa forma di generosità e gentilezza tendiamo spessissimo a sottovalutarla. Riuscire a fare ciò che onora e sviluppa la bontà del cuore è quello che viene detto 'nobiltà'. Un essere inadeguato...fatto così, in malo modo...certo non un eroe, può comunque permettersi di coltivare e onorare la gentilezza per far crescere,con un pò di generosità, un cuore nobile. C'è forse una nobiltà più alta di quella che nasce in un cuore buono?..
Senza questa qualità di elevazione data dalla pratica della generosità, qualunque pretesa di essere in un cammino 'spirituale' è un autoinganno. Non sarebbe una pratica spirituale ma semplicemente una questione meccanica...
Attraverso la gentilezza e l'ascolto entriamo in contatto con la bontà del cuore e permettiamo che sia questa qualità a guidarci e non il complesso 'sistema' della nostra mente di scimmia. L' agitazione mentale, data dall'abitudine di aggrapparci alle cose e alle persone o di fuggirle, non viene annullata, me semplicemente messa da parte, almeno per un pò di tempo. E' il tempo che dedichiamo alla pura attenzione verso l'ascolto dell'altro. Si potrebbe quasi definire come un processo estatico. Estasi letteralmente significa "stare fuori da", uscire dal campo della personalità. E' però, nel caso di questa gentile attenzione generosa, un'estasi misurata, appunto 'gentile'. E' in pratica come imparare a nuotare : prima si tasta l'acqua, la corrente, la profondità, poi s'impara a "lasciarsi andare", si comincia a sollevare i piedi dal fondo e gradualmente ci si rende conto che è l'acqua stessa a tenerci a galla , a sollevarci...nonostante la nostra inadeguatezza.
Spigolature nei Campi di Buddho
I bisogni del nostro ego sono praticamente infiniti. Sentendosi vulnerabile e minacciato vive in un perenne stato di paura e di necessità. Comprendendo la 'disfunzione' che ne sta alla base diventa superfluo il dover analizzare tutte le sue innumerevoli manifestazioni. Non serve neppure creare un problema personale troppo complesso; problema che sempre sorge in ragione dell'ansia continua di identificarci con le necessità egoistiche. L'ego ama ovviamente questo continuo anelito all'identificazione, che gli dà una parvenza di solidità. E' costantemente alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per mantenere e dare forza al senso illusorio di "sé" e così si attacca in fretta anche ai suoi problemi. Per tantissime persone, il senso di identità è strettamente legato, vincolato quasi, ai problemi che hanno ...o che pensano di avere. In questo caso, proprio per questo bisogno di sostenere il senso di identità, il liberarsi da questo attaccamento ai propri problemi è l'ultima cosa che queste persone vogliono...perchè hanno paura, liberandosene, di "perdere se stesse". Intimamente, a livello inconsapevole, l'ego può investire molte energie mentali nel dolore e nella sofferenza.
Qual'è l'origine della sofferenza interiore alla quale le persone si aggrappano?
E' l' attaccamento a causare questa malattia penosa.
Quali sono gli oggetti dell' attaccamento?
Sono i "tre regni" : del desiderio, della forma e dell' oltre-la-forma.
Con quale mezzo si dovrebbe stroncare l'attaccamento?
Per mezzo della conoscenza che non si può trovare assolutamente nulla, e che se non si può trovare nulla non ci sarà alcun attaccamento.
Cosa s'intende dire con "non si può trovare nulla"?
Che indipendentemente dalle opinioni duali non si può ottenere nient'altro.
Cosa sono le opinioni duali?
Sono le opinioni interne ed esterne ( la discriminazione interiore e i dati sensoriali esteriori; entrambi non-esistenti in senso intrinseco...), al di là delle quali non vi è nulla.
Questo è il modo in cui una persona sofferente, che investe le proprie energie mentali nella pena e nell'afflizione per salvaguardare l'illusorietà del proprio ego, dovrebbe controllare la sua "scimmia". Se fallisce in questo, manca di saggezza e vana diventa l'intera sua esistenza...
Si dovrebbe dire a se stessi: la mia penosa condizione interiore proviene dai miei pensieri distorti ( e dai disordini delle mie vite, presente e passate...) ma non ha alcuna natura reale in se stessa. Perciò, chi soffre per causa sua?
"Di notte, nel silenzio della capanna,
suona l'arpa che non ha corde.
La sua melodia sale al cielo col vento:
la sua musica si unisce a quella del torrente;
risuona nell'intera vallata,
mormora nelle foreste e nelle montagne.
Se uno non chiude gli orecchi,
non può udire questa musica silenziosa."
(Daigu Ryokan)
Chiudere le orecchie per sentire il suono dell'arpa che non ha corde...
Ciao Sari, spiace quasi intervenire con domande scomode, la saggezza orientale in fin dei conti è sempre di consolazione.
Il punto su cui tu insisti, ossia il desiderio. Il desiderio come macchinazione, il giudizio etico negativo. La stigmata del "Non lo fare".
Eppure nella narrazione paranoica ossessiva, tipica della posizione depressiva (inadeguatezza), non può fare a meno di cedere ora qua, ora là a volti lunari di fanciulla, a sederi ben fatti.
Come sappiamo dalla filosofia occidentale, che è infinitamente più saggia di quella orientale, perchè esamina il naturale, al contrario di quella.
In questione non è mai stato Dio, ma l'uomo.
Diceva Freud, guadi a chi spegne la fiammella della ragione, oggi a ben ragione possiamo dire invece guai a chi spegne la fiammella del desiderio.
Il desiderio è esattamete ciò che spezza la catena dei racconti, è la più forte testimonianza della nostra trascendenza.
Un viaggio senza desideri è un viaggio che si consegna alle infinite tanatologie, e tanatofantasmagorie.
A cui l'oriente si consegna anima e sopratutto corpo.
Le conseguenze materiali, sono però le stesse che l'occidente. Le conseguenze spirituali, idem come sopra, in quanto da sempre fantasie.
Certo il poetare consola, ma la vita che tanto disprezzi, non è vita senza il desiderio che la rende viva.
Di vite fabbricate siamo pieni. Storicamente e contemporaneamente. Ma ribalta per carità la visione. Intendi la verità dietrp ogni rappresentazione. Ciò che la smaschera non è la rinuncia quanto proprio il cercare di tenere vivo il desiderio. ossia la vita stessa.
Citazione di: Sariputra il 20 Febbraio 2019, 14:23:01 PM"Di notte, nel silenzio della capanna, suona l'arpa che non ha corde. La sua melodia sale al cielo col vento: la sua musica si unisce a quella del torrente; risuona nell'intera vallata, mormora nelle foreste e nelle montagne. Se uno non chiude gli orecchi, non può udire questa musica silenziosa." (Daigu Ryokan) Chiudere le orecchie per sentire il suono dell'arpa che non ha corde...
Bellissima poesia ;)
Citazione di: green demetr il 20 Febbraio 2019, 18:36:48 PM
oggi a ben ragione possiamo dire invece guai a chi spegne la fiammella del desiderio.
Il desiderio è esattamete ciò che spezza la catena dei racconti, è la più forte testimonianza della nostra trascendenza.
Un viaggio senza desideri è un viaggio che si consegna alle infinite tanatologie, e tanatofantasmagorie.
A cui l'oriente si consegna anima e sopratutto corpo.
Le conseguenze materiali, sono però le stesse che l'occidente. Le conseguenze spirituali, idem come sopra, in quanto da sempre fantasie.
Certo il poetare consola, ma la vita che tanto disprezzi, non è vita senza il desiderio che la rende viva.
Secondo me la concezione più saggia (per lo meno del' occidente, essendo purtroppo ignorante di saggezza orientale; ma sono propenso a supporre universalmente) é quella epicurea (ma non solo): cercare per quanto possibile di soddisfare al meglio i desideri soddisfabili (o soddisfacibili?) e di moderare, se necessario fino a "spegnerli" dentro di sé, a non avvertirli più, quelli insoddisfabili (o insoddisfacibili?); accontentandosi, se appena possibile, di ciò che si può ottenere (e in casi disperati estremi togliersi la vita sperando di non reincarnarsi).
Citazione di: sgiombo il 22 Febbraio 2019, 16:43:51 PM
Secondo me la concezione più saggia (per lo meno del' occidente, essendo purtroppo ignorante di saggezza orientale; ma sono propenso a supporre universalmente) é quella epicurea (ma non solo): cercare per quanto possibile di soddisfare al meglio i desideri soddisfabili (o soddisfacibili?) e di moderare, se necessario fino a "spegnerli" dentro di sé, a non avvertirli più, quelli insoddisfabili (o insoddisfacibili?); accontentandosi, se appena possibile, di ciò che si può ottenere (e in casi disperati estremi togliersi la vita sperando di non reincarnarsi).
Si al di là del suo materialismo becero, Epicuro capiva l'importanza del desiderio. E ne analizzò le sue virtù così come i suoi difetti.
Citazione di: green demetr il 23 Febbraio 2019, 01:08:12 AM
Si al di là del suo materialismo becero, Epicuro capiva l'importanza del desiderio. E ne analizzò le sue virtù così come i suoi difetti.
Ma perché "becero"?
Mi sembra non meno rispettabile dell' idealismo di Platone (che stando a quanto ci racconta il solitamente attendibile Diogene Laerzio avrebbe cercato in tutti i modi di far distruggere -in evidente carenza di argomentazioni; e di tolleranza e "democraticità" da parte sua- tutti gli scritti di Democrito, che a buona ragione può essere considerato un "predecessore, almeno in quanto alla sua concezione ontologica materialistica" di Epicuro).
Anima Christi nel cerchio
-La preghiera dell'Anima Christi è una delle più antica della cristianità. L'autore è ignoto. Le prima notizie risalgono a papa Giovanni XXII (1316-1334) a cui molti studiosi ne attribuiscono la paternità. Margherita Ebner (1291-1351) però sembra esserne già a conoscenza...
-Li ...nonostante il nostro interesse storico, non è questa l'ora...-
-Una cosa così antica ...così preziosa, non capisci Carlo?-
-Preziosa perchè è antica? Che diavolo vuol dire?-
Li Tai Pe cammina lentamente per la sala, tenendo la Bibbia tascabile stretta nella destra. Anna sta dormendo sul divano, la testa posata sulle ginocchia di Sari...
-Quando una cosa sopravvive così a lungo, che sfida così tenacemente il mutamento...come lo chiami Sari? Impermanenza? Sì, che sfida l'impermanenza...è preziosissima...e l'Anima Christi è preziosa perché conduce in quel luogo dov'è la pace del cuore...e la pace del cuore è al di là del...del mutamento...capisci?-
-No. Li sei l'unico cinese cristiano integralista che conosco...forse l'unico che esiste...
-Carlo. L'Anima Christi è un dialogo . Sono petizioni rivolte ad un altro...anzi, all'Altro per eccellenza. Siamo in Quaresima Carlo...lo sai che siamo in Quaresima vero? Si avvicina un tempo di morte...-
-La tua forse. Ma tu sei già morto molte volte , no?-
-Ascoltami. Non capisci...Se l'uomo è isolato, non parla con nessuno o è condannato a dialoghi fittizi o meramente funzionali, precipita nell'abisso...capisci? Precipita nell'abisso della disperazione e della solitudine..
-Per questo bevo il prosecco di quel burlone di Sari, che fa finta di ascoltare e sta pensando a cosa farebbe ad Anna in questo momento. Non è così vecchio Sari? Ammettilo alla buon'ora....-
-Carlo, ascoltami- Li Tai Pe adesso si ferma e guarda con intensità e dolcezza Carlo-Se l'uomo è invece capace di un dialogo autentico, allora vive...mi comprendi? Allora vive. Questo vale anche per la preghiera . E' l'ambito vitale dove il povero Li può incontrare Dio così che...che posso, come dire...posso respirare ed esistere. Posso diventare veramente me stesso soltanto perché mi rivolgo a Dio. Sono stato creato per questo, per diventare colui che... che risponde a Dio, e in questo trovo compiutamente me stesso. Mi capisci adesso?-
-Puro arabo! ma non mi stupisco affatto...Allora recitaci questa benedetta preghiera e facciamo anche noi Quaresima...anche tu Sari, non fare il furbo...-
Li si lascia cadere sul vecchio divano. Sembra esausto. La malattia interiore lo ha prostrato. Recita con un filo di voce:
Anima Christi, sanctifica me.
Santificami...santificami...ti prego o Bone Iesu
Corpus Christi, salva me.
Salvami...sono stanco, sono solo...salvami.
Sanguis Christi, inebria me.
Sono inebriato della tua primavera...è così dolce.
Aqua lateris Christi, lava me.
Lavami, o Bone Iesu, lava le piaghe della mia mente..
Passio Christi, conforta me.
Confortami...dammi forza per sopportare tutto questo passare insensato.
O bone Iesu, exaudi me.
Esaudiscimi, esaudiscimi...toglimi di qui!!Maledizione...maled...
(Li Tai Pe ora sembra quasi singhiozzare)
Ne permittas me separari a te.
Non permettere che la mia mente mi separi da te.
Ab hoste maligno defende me.
Difendimi da me stesso...
In hora mortis meae voca me.
Chiamami al di là di ogni morte...di ogni attimo di morte che vivo.
Et iube me venire ad te,
Dimmi di venire a te, come mio padre mi diceva...e io cadevo...e piangevo.
ut cum sanctis tuis laudem te
a lodarti insieme con quelli che non contano nulla
in saecula saeculorum.
Per sempre...
Amen
http://priorijthabor.blogspot.com/2016/05/anima-christi-sanctifica-me-op-muziek.html
Nell'antica civiltà vedica si celebrava in primavera il rito sacrificale detto del "Soma". Soma è un termine che indica la bevanda che rende immortali, il rito in se stesso ma anche il nome di una divinità vedica, Soma per l'appunto.
Troviamo la descrizione e le regole di questo rito suggestivo gia in uno dei più antichi testi religiosi dell'umanità (alcuni studiosi pensano il più antico in assoluto...): il RgVeda.
In una sera di luna piena primaverile, quella luna indiana che sorge(va) per magia sopra le cime dei banyan, gli alberi che respiravano gli déi...una di quelle serate in cui l'uomo, nella sua nudità, non può che riconoscersi meno del grande albero, meno del suo seme stesso...
Come l'enorme albero di Nyagrodha è compresso in un piccolo seme,
così al momento della sua dissoluzione l'intero universo
è compresso in Te, o Vishnu.
Così come il Nyagrodha germina dal seme e diventa prima un piccolo germoglio,
per innalzarsi quindi verso l'alto,
così il mondo procede da Te, e si espande in grandezza "
(Vishnu Purana)
...il cantore (rsi) pigiava la misteriosa pianta che produceva la bevanda degli dèi, il nettare che rende immortali come loro. Per ben dodici volte la pigiava, lungo cinque afosi, interminabili giorni. Dodici volte...dodici come le tribù d'Israele, cantando lodi e inni a Indra e ad Agni (l'Agnistomà, la preghiera recitata al momento culminante del rito..). Poi entrava in una capanna, illuminata da piccoli fuochi attorno, insieme alla moglie, per consacrarsi ad un altro rito che si chiamava dīkṣā: rimaneva fermo, immobile, sazio della prodigiosa bevanda dagli effetti spirituali superiori al prosecco stesso; si copriva con una pelle di antilope (mrga) restando abbracciato a lei tutto il tempo, immobili, senza compiere alcun atto amatorio, fermi...fermi...solo contatto, respiro e calore...sudore appiccicaticcio...nessuna parola finalmente . Cosa significava? Si tentava di rievocare la vita intrauterina, il contatto con il primo suono percepito: il battito di un cuore, una pulsione...il tutto sotto l'effetto del soma che amplificava ogni sensazione, ogni minimo contatto, ogni alito...
Il simbolismo cosmico del sacrificio del soma significava anche circolazione di vita tra il cielo, o mondo divino, dove la luna è cratere che contiene la bevanda che dona l'immortalità e la terra, o mondo umano. Era una vita piena di liquidità in cui trovavano equivalenza spermatozoi, latte di vacca e pioggia, tanta pioggia, da proteggersi con le grandi foglie...
Poi la coppia, consacrata al Dio, usciva sudata, esausta e allora si ritrovava povera, come sempre...canti celebrativi ammutolivano il silenzio della foresta e le grida delle scimmie che lo spezzavano a tratti...
Dopo una simile prova si narra che le coppie non si lasciavano più. Da allora, le donne consacrate ad Agni, rimaste vedove, si consegnavano alle fiamme purificatrici volontariamente...perché il proprio cuore non poteva più battere senza l'altro, dopo aver battutto insieme, nella solitudine...
"Con le radici in alto, ed i rami in basso
sta l'eterno Aswattha,
le cui foglie parlano come i canti vedici:
colui che lo conosce, conosce i Veda.
In alto ed in basso si estendono i suoi rami,
alimentati dai modi dell'esistenza,
i suoi germogli sono gli oggetti dei sensi,
le sue radici si prolungano in giù nel mondo degli uomini, legate alle azioni"
(Baghavad Gita, Cap XV, 1-2)
Forse non è in tono, ma una irresistibile curiosità mi assale: e gli uomini rimasti vedovi ?
Salve Ipazia. Mi vergogno quasi nel darti ragione. Righe o pagine di antichissimi ed esotici poemi che vengono lanciate in pasto anche a figuri come noi due ( e pochi altri), i quali - con inaudito cinismo - ne demoliscono il profondo significato cultural-archetipico ed artistico utilizzando una manciata di aride parole sotto forma di quesito altamente e sprezzantemente ancorato ad una volgare considerazione di buonsenso !! E' proprio vero che non c'è più religione nè arte e che ci avviamo verso il deserto materialistico ! Speriamo almeno risulti privo di costumi troppo atavicamente maschilistici. Salutoni.
@Ipazia e Viator
Sembra che amiate vantarvi di possedere un animo più arido delle scartoffie di un notaio...forse vi convengono di più i fogli squadrati 50 X 70 ::) ;D
Certo che commenti così, su un testo che cercava maldestramente di dare un "profumo" di diversità e non di fare una valutazione sociale o quant'altro , com'è lo spirito di questo topic, fa proprio passare la voglia di continuare a scrivere in un forum simile... :(
Ciao
Salve. Scusa Sari ma l'intervento che hai appena commentato è farina esclusiva sel mio sacco, Ipazia è stata da me solo passivamente citata.
Perdona - se puoi - la mia causticità. Ma non riesco a resistere a ciò che trovo intellettualmente provocatorio.
Ma io forse sono arido di mente ma un briciolo di sentimento riesco a provarlo sai ? Particolarmente quello di tono poetico-malinconico.
Voglio citarti (io che odio citare l'altrui) la parte finale di "Davanti a S.Guido" del Carducci, che studiai alle medie e ricordo tuttora grazie all'accostamento evocativo a quello che risultò poi il mio temperamento.
"..........................................................................
Mentr'io così piangea dentro al mio cuore
ansimando fuggia la vaporiera
e di polladre una leggiadra schiera
annitrendo, accorrea lieta al romore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
rosso e turchino, non si scomodò.
Tutto quel chiasso ei non degnò di sguardo
e a brucar, serio e lento, seguitò."
Naturalmente l'asino sono io.
Poi, per bilanciare l'altrui e confermarti la mia indole cinica anche nel confronti dei miei stessi sentimenti, ti passo pure la seguente mia :
"Dico che t'amo e mento.
Penso che t'amo e sbaglio.
Eppure t'amo senza amare te.
Come ciascuno, sempre,
amo d'amor la fame ch'è dentro me.
Salutoni.
Mi spiace Sari che la cosa sia degenerata, ma la mia era solo una innocente, legittima, curiosità.
io invece pensavo fosse lecito fare ironia anche come evidentemente testimoniato di suo pugno dallo stesso Sariputra :
Sariputra:
Credo che la risposta alla tua domanda sia da ricercare nella disposizione d'animo verso le mogli degli anonimi rabbì ebraici autori del libro di Genesi. Tutti gli uomini sposati sanno perfettamente che non devi mai dire alla tua donna di non fare una certa cosa...perché la farà sicuramente! L'errore di Dio fu quello di non prevedere che Adamo avrebbe invitato Eva a non mangiare dell'albero. Sarebbe bastato che Adam se ne fosse stato zitto (in fin dei conti che bisogno c'è di raccontar tutto alla propria donna?... Però, a sua discolpa... bisogna anche dire che non aveva ancora una grossa esperienza di donne ...visto che non aveva una suocera!!! ).
Credo che Dio fosse un pò distratto a quell'epoca per via della rivolta degli angeli. Era impegnato in una dura repressione e nel progetto delle Geenna, dove avrebbe spedito a calci in c..o l' ha-satan e i suoi accoliti, tutti angeli di notevole levatura celestiale e intellettuale e pertanto, ovviamente, di pari orgoglio...
C'era poi tutta l'organizzazione dell'incarnazione su K-472 che procedeva a rilento, per via della difficoltà di reperire un'aliena ovipara vergine...e il problema sorto su Beta-328 dove l'ecclesia locale si era convertita in massa al relativismo etico e si era pertanto data alla pederastia, approffittandosi di giovani chierici extraterrestri rimasti fedeli a Dio...
Insomma ,era un periodaccio...Spesso era costretto a fare le cose in fretta, nella realizzazione di nuovi mondi, proprio a causa di tutte queste faccende da sbrigare. Arrivava al settimo giorno veramente esausto...
Quando fece la Terra era particolarmente stanco infatti...Il risultato purtroppo...beh!...Lo possiamo vedere...non occorre aggiungere altro.
In realtà, all'epoca, Dio proibì ad Adamo di mangiare dell'albero perché le mele...costavano l'ira di dio! (https://www.riflessioni.it/logos/Smileys/default/shocked.gif)
Adamo disse che era stata Eva, Eva che era stato il serpente. L'umanità era fatta da due sole persone e già non era colpa di nessuno.
(Natalino Balasso)
Scherzo Altamarea, naturalmente...per rompere un pò quest'aria pesante... (https://www.riflessioni.it/logos/Smileys/default/sad.gif)
Quando invece si "ironizza" su altre cose apriti Shiva, o no ?
Magari è solo una questione di karma e tutto prima o poi si aggiusta.
Il brutto dei forum è che le cose restano scritte.
Citazione di: Sariputra il 18 Maggio 2019, 15:59:21 PM
...Dopo una simile prova si narra che le coppie non si lasciavano più.
Fosse finita così sarebbe stato solo poesia. Con sullo sfondo la tragica infinita bellezza del Taj Mahal, di quell'amore monumento eterno.
Ipazia:
Fosse finita così sarebbe stato solo poesia. Con sullo sfondo la tragica infinita bellezza del Taj Mahal, di quell'amore monumento eterno.
aho!... a'Ipà !.. :D romanesco, da finestra a finestra..
e come no, rimane il Tm e le donne continuano a bruciare; stai parlando dell'India...chi denuncia violenza sessuale rischia il linciaggio. Gli è rimasto proprio solo il TM, la donna in India è bestia, -letteratura per dotti ed lluminati a parte, ma si sa, contessa, per il popolo ci vuol altro che la poesia che va ben per noi- è merce di scambio.
Da allora, le donne consacrate ad Agni, rimaste vedove, si consegnavano alle fiamme purificatrici volontariamente...perché il proprio cuore non poteva più battere senza l'altro, dopo aver battutto insieme, nella solitudine...
Mi sto quasi per commuovere anch'io pensa un pò, nel sapere che la "donna" (e per di più vedova, vecchia e laida, ma ovviamente, e che altro se no; per bruciar da giovani e belle bisogna esser spose di principi) è ridotta al "che mi batte il cor a far senza lo diletto sposo mio archetipon munito".
un po di melodramma lirico italiano (siamo o non siamo in italia, e quindi un po di melodramma) con allegate femmine defunte non sarebbe più patriottico ?
Forse l'inadeguatezza dell'epilogo andrebbe discussa col suo artefice. Se ne ha voglia...
Citazione di: Sariputra il 02 Maggio 2016, 16:49:42 PM
Oh! Me misero...sono un essere inadeguato. Sono proprio totalmente inadeguato. ......... la prima eh ragazzi, non la seconda, è quella del dolore. Ora, immaginate un tipo come me, malmesso, infelice e inadeguato che si sente dire che quello che già immaginava e viveva era proprio la prima verità...e che dovevo fare?...immedesimatevi, se riuscite, un pò...che avreste fatto? Per farla breve, che per voi adeguati è sicuramente un supplizio ascoltare quelli come noi, adesso mi capita di scrivere di roba profonda, tipo spiritualià per capirci, roba da gente con la zucca in testa, su internettezz...intranitidez...insomma ci siamo capiti...e mi faccio chiamare proprio Sariputra. Come gioisco in modo inadeguato per questo. Come siete carini a leggere le mie baggianate totalmente sbagliate, insignificanti ! Quasi mi raddrizzo il berretto.
Da come vi amerete gli uni agli altri vedranno, sapranno che siete i miei discepoli. Così diceva quel tale. Che dici, può andare come carta d'identità? Ed il dolore, la sofferenza, ah! Che mistero! Eh sì proprio un gran mistero. Secondo solo, a dire la verità, a quello della morte. Lì sì che si fa veramente sul serio, proprio sul serio.
Ma capire che più sappiamo intellettualmente e meno sappiamo è verità. O umiltà se più ti piace. Perchè l'umiltà non è quello cosa che ci fa pensare ai miserabili tanto cari a G. Verga. No, l'umiltà è sinonimo di verità. Il niente che, in definitiva, noi siamo. O qualcuno pensa che andare su e giù dalla Luna, proiettarsi nello spazio sia vera gloria?
Beh, per quello che vale la mia opinione il cappello lo puoi raddrizzare. E magari, al centro, metterci sopra la stessa cosa che c'è nel mio: un' elica!
Freedom:
Da come vi amerete gli uni agli altri vedranno, sapranno che siete i miei discepoli. Così diceva quel tale. Che dici, può andare come carta d'identità? Ed il dolore, la sofferenza, ah! Che mistero! Eh sì proprio un gran mistero. Secondo solo, a dire la verità, a quello della morte. Lì sì che si fa veramente sul serio, proprio sul serio.
Ma capire che più sappiamo intellettualmente e meno sappiamo è verità. O umiltà se più ti piace. Perchè l'umiltà non è quello cosa che ci fa pensare ai miserabili tanto cari a G. Verga. No, l'umiltà è sinonimo di verità. Il niente che, in definitiva, noi siamo. O qualcuno pensa che andare su e giù dalla Luna, proiettarsi nello spazio sia vera gloria?
Beh, per quello che vale la mia opinione il cappello lo puoi raddrizzare. E magari, al centro, metterci sopra la stessa cosa che c'è nel mio: un' elica!
odradek:
Ecco, questo è parlare. Parlare di e con la fede, senza mistificarla di filosofia e viceversa.
Questo è "parlare" eticamente.
Non fa si fa filosofia e non si cerca trascendenza nell'immanenza e viceversa.
La "verità umana" è quella. Finisce con la morte e finisce con la nostra "recita". Punto.
Niente prima o niente dopo (questo vale per me ovviamente) ma solo e soltanto la mia, solo mia, sempre mia, eternamente ed infinitamente mia responsabilità, nei confronti del "dolore" (o differenza di classe, o stupidità, o ignoranza, o ignavia inconsapevole, sempre di" dolore" si tratta) dell' "altro" e di come mi "comporto" io con l'"altro".
Non è filosofia ovviamente, più semplicemente è quello che in etica si definisce "vivere" filosofico.
Per scelta mia personale ( e per deficit "elettrico" in qualche lobo sicuramente) ho scelto l' "analisi" filosofica, al "vivere" filosofico, ma "so benissimo" quel che sto "facendo", quel che sto perdendo e "perchè".
Stabilito questo, è eticamente "lecito" (mi fa molto "piacere" pensare così ovviamente, che sia ancora lecito..) far filosofia, altrimenti è solo un attività "oscena". Penso io.
P.s.: per le "teste fini", (perchè qualcuna è randomicamente presente, oppure randomicamente raggiunge livelli di finezza, chi lo sa..):
mi rendo perfettamente conto (analiticamente conto) di quanto sia la "concezione" esposta sopra una tipizzazione esemplare dello "schiavo" niciano.
Lo so da solo, ed a livello analitico siamo ben oltre NIetzche (eh, ci mancherebbe altro, dice il mio amico "analitico") ma sta cosa ritorna sempre, rimane uno dei pochi "eterni ritorni" che mi sono rimasti "appiccicati", forse.
La volontà di non nuocere è scommessa persa. L'ho proprio persa, perchè mai son riuscito a vivere un sol giorno senza nuocere a qualche essere. Che sia vegetale o animale, piccolo o pezzo di grosso, foglia o bistecca, sempre ho dovuto far violenza a qualche essere . Non mi va di vivere facendo violenza, ma è impossibile farlo senza. Che tristezza!..Ok, dovrei non pensarci e godermela, come fan tutti. Adesso arriva Natale e già ho ricevuto un invito per il cenone della vigilia da uno dei miei fratelli che ha una casa nuova, con una taverna nuova, col caminetto nuovo...E' una pena per me, come ogni anno di 'sti tempi. Son tipo solitario e quando mi trovo in compagnia tendo ad esagerare con le battute, vorrei ingraziarmeli tutti, vorrei forse ...sì insomma, che mi volessero bene, trovandomi persino simpatico, soprattutto le donne...dell'opinione dei maschi non mi interessa granché...non mi sento mai in competizione con loro perchè ho fatto scelte precise, mi son chiamato fuori . Uno dei vantaggi dell'età che avanza è quello di non essere più preoccupato dell'opinione altrui, uno dei pochi vien da dire, insieme con la saggezza...per chi ce l'ha ovviamente. Dicevo del cenone...Com'è possibile evitare queste necessità sociali? Cioè, io lo dico: non invitatemi, vi prego!...Non ce la faccio a vedere tutti quegli esseri morti sul piatto, cotti, gustosi, invitanti,ributtanti...Mi sembra pure che mi guardino , davvero!...Eccololà il buddhista pare che dicano, guardate l'ipocrita. Cosa dice il primo precetto? Astenersi dal nuocere agli esseri viventi? E guardalo col tovagliolo infilato nel colletto della camicia, pronto a infilzarci con la forchetta in mano!..Il saio color zafferano l'ha lasciato a casa? Mi pare quasi che ridano di me, che mi scherniscano. Allora dico sempre: non mangio carne, vi prego, ti prego...non mangio carne. Ma è pesce! Il pesce lo mangi vero? Gianna ha lavorato due giorni per prepararlo, non vorrai che si offenda? Proprio lei che mi chiede sempre come stai...Non deve offendersi...le voglio bene..cioè...in senso fraterno, ovviamente, non guardarmi così...con metta...ma se mangiassi solo verdura? Tanta verdura, tanta, perché passa...Ho il metabolismo così rapido che, dopo una mezz'ora che ho mangiato verdura, ho di nuovo fame e, prendendo un pasto solo al giorno diventa dura. Lo vedi che non ce la fai? Non mi hai detto una volta che un buddhista mangia tutto quello che viene donato e messo nella ciotola della questua? Anche la carne? Che anche Buddha...sì sì, è così, anche Buddha...ma se fosse possibile, se non è disturbo eviterei, capisci? La violenza sugli esseri senzienti. E i vegetali? Non sono esseri senzienti? Filosoficamente no, perchè senziente è riferito ad esseri in grado di provare sensazioni, come le bestie, il cinghiale per esempio...Lascia stare 'sta ossessione del cinghiale! Non lo cuciniamo quest'anno. Stai tranquillo...Beh! Dai...cerca di venire...ti preparo un secchio di insalata con semi di girasole tritati e fagioli messicani. No i fagioli! ..Sì, i legumi sono importanti per le proteine vegetali, ma durante il cenone, con Stefania vicina che mi guarda come se fossi un vero bodhisattva...capisci? I fagioli no...
E' così ogni anno. Una lotta... Non è facile seguire i precetti. Il primo già mangiando te lo giochi. Il secondo è più facile rispettarlo, come il terzo peraltro, anche se, con la Stefi vicina bisogna lavorar di sati . Il quarto...ahia!Il quarto...chiariamo:io non sono mai volgare.Odio la volgarità. Ma il quarto è forse il più difficile da seguire: astenersi dal mentire e dall'eloquio offensivo, inutile, petulante, frivolo, eccetera eccetera. Esattamente quello che scatena subito la curiosità delle donne. Perché non parli oggi Sari? Sei triste ? Raccontaci qualcosa di divertente. Ma stai bene? Ti vediamo strano e silenzioso... Di solito sei così scherzoso..E come fai a dir loro che è il quarto precetto?...E poi arriva il de profundis con il quinto. Il quinto è il nemico giurato delle feste e dei cenoni della vigilia. Il quinto ti rimbomba nella zucca vuota non appena vedi tirar fuori lo spumantino. "Astenersi dall'alcool o dalle sostanze che alterano la lucidità mentale" recita il quinto. E quando ti passano il calice e provi a dire "Non pos..." apriti cielo! Tutti a urlare: ma dai, ma su, ma no, ma perché, solo un dito, in orizzontale, uhhhh! Che dolcetto, è vino da donne...che buono! Ma son buddh...e ti dan di spalla, e la Stefi vuole intrecciare il braccio con il tuo, ma ti versa addosso mezzo spumantino...
Non invitatemi più. Sto così bene con le quattro capriole di fumo del focolare... :-\
Pesano assai sti precetti ! :P
Io come te. Ma se mi capita, avendo meno precettistica da rispettare, mi adeguo facilmente e soffro meno.
Tutto quello che si mangia altera la percezione, l'acool è prodotto allo scopo, ma anche tutte le spezie, il sale, l'aglio, l'aria umida, l'aria fredda, l'anidride nel fumo del caminetto.. non è meno difficile del primo.. di tutte le religioni devo dire che il buddismo mi ha sorpreso più delle altre, da una parte sembra una filosofia in grado di capire quanto l'individuo sia la summa di un contesto, ma anzichè riconciliarlo con esso si spende per annullare questo nesso come fosse possibile, mettendo gli adepti in situazioni di particolare ipocrisia costretta. Come i giainisti che non volendo nuocere agli esseri viventi si mettono a fare i mercanti.. ma è ovvio anche ad un bambino che si può fare il mercante solo se qualcuno uccide il coniglio al posto tuo e la tua soluzione al precetto è solo un escamotage.. perciò Sari, ricordati che sarai buddista ma sei anche italiano, fatta la regola trovato l'inganno ;)
In particolare riguardo ai discorsi frivoli, saranno frivoli nel contenuto, ma spesso i suoni di cui sono formati contengono emozioni per niente frivole.. una domanda stupida può contenere una profonda voglia di comunione e di amicizia!
Spero si sia capito che il Sari di questo topic non rispecchia necessariamente e sempre il sottoscritto, che ovviamente non si chiama Sariputra... ;D
E' un personaggio in cui c'è molto di mio , ma anche dell'altro, più "letterario" si potrebbe quasi dire (senza aver la pretesa di far della letteratura, ovviamente...).
Me lo studio in funzione catartica, direi... :-[
I precetti in realtà sono un "aiuto" per seguire , per quanto possibile, visto che purtroppo viviamo in un universo condizionato, una via il più possibile 'etica'. Proprio per questa indicazione 'sostengono' la pratica buddhista, che ha bisogno di reggersi su solide gambe. E non sono "comandi" ( o comandamenti..).
Essendo essi stessi 'pratica' puoi verificare di persona la loro utilità. Basta fare una settimana seguendoli e poi ritornare a non seguirli e noti la differenza ( di lucidità mentale).
Come in tutte le situazioni esistenziali, ci saranno persone più o meno coerenti nel seguirli, o più o meno coerenti in varie fasi della propria vita. Naturalmente è un problema karmico, secondo la visione buddhista...
Bisogna anche distinguere la persona dal discorso che fa. La benevolenza che merita, e l'amicizia che si può dare non possono per questo giustificare un chiacchericcio frivolo e stupido, che non è un problema ( se non come semplice fastidio passeggero..) per chi lo subisce, ma 'intossica' invece senza volerlo l'autore dello stesso...
Il problema è che diventa una vera abitudine in cui la mente si perde. C'è molta inconsapevolezza in questo continuo chiaccherare...Però concordo che spesso, dietro questo bisogno, o sullo sfondo per così dire, c'è molta sofferenza interiore. Ecco, mi sembra che, vedere la sofferenza sottostante, in molti casi, inviti a riflettere sull'importanza dell'uso del linguaggio , al quale non siamo educati e abituati a dare 'peso', se non come convenienza sociale. E anche allora... :-\
L'indicazione più importante del quarto precetto buddhista è "non mentire", ma ampliandolo, come non sempre si fa, anche all'attenzione/consapevolezza dell'uso del linguaggio in un certo modo, con un vigile controllo su di esso, diventa un fattore del Nob.Ott.Sentiero, il terzo per l'esattezza. Quindi un fattore per il 'risveglio'...
Capisco non siano comandamenti, ma c'è una differenza tra un ideale perfettibile e uno no, il primo ha un termine di paragone, il secondo deve basarsi sempre su un alto livello di interpretazione. E' la stessa differenza, se volessi imparare il violino, che c'è nel pormi come ideale i capricci di Paganini (estremamente complessi ma non impossibili) o a suonare senza archetto (assolutamente impossibile). Non nuocere esseri viventi, è come iniziare a suonare il violino ponendosi come obbiettivo quello di riuscirci senza archetto. A quel punto cominceranno diversi gradi di interpretazione (vegetali\animali etc) più o meno arbitrari (senzienti\non senzienti?) pur di sopravvivere al precetto stesso, e li interverrà una tradizione interpretativa, il cui grado di adesione sarà sancito da una gerarchia etc..
Ho praticato per un poco di tempo la filosofia Zen applicata al tiro con l'arco (partendo dall'esperienza di Herrigel ovviamente) e almeno li la questione era piuttosto semplice, la distanza dal centro della freccia misurava la distanza dal mio equilibrio interiore. Eventualmente sono riuscito a prendere qualche centro ad occhi chiusi, o come dicono gli esperti a "centrare me stesso", e almeno potevo capire di essere sulla giusta direzione. Partendo dal primo precetto, e dovendo scegliere da un piatto di insalata o una fetta di maiale, non saprei onestamente da dove cominciare.
Partendo dal presupposto che la perfezione non esiste , nella condizione umana (nemmeno Michelangelo era un 'perfetto' scultore...) penso che un 'precetto morale' debba necessariamente sottostare all'interpretazione, meglio se di un'autorità saggia, se c'è, o del sano buon senso in caso contrario. Non nuocere , premesso che per non nuocere in modo "perfetto" bisognerebbe non esistere , allora diventa responsabilità dei limiti del tuo nuocere necessario. Se posso cioè vivere cagionando la minor sofferenza possibile o viceversa se vivo non preoccupandomi affatto della sofferenza che infliggo, o che faccio infliggere al posto mio. E non è una differenza da poco...
Infatti la necessità non è un'infrazione al precetto, ma lo è invece l'intenzionalità di nuocere.
Come non è di poco conto la sostanziale consapevolezza di quel che tocca fare per sopravvivere. Un giudizio sulla sofferenza che infliggiamo agli altri esseri è già piuttosto contro-naturale, non viene spontaneo di solito. E ciò va bene...causa molta frustrazione il rifletterci quotidianamente e quindi fa bene...
Nella pratica spirituale, in generale, bisogna abbandonare l'idea di "perfezione". La perfezione non esiste, è un concetto astratto...il "risveglio", l'"illuminazione", l'accensione della lampada, non sono sinonimi di perfezione.
P.S. tra un piatto d'insalata e una bella fetta di cingh...maiale la 'bestia' che è in noi sa benissimo cosa preferire, purtroppo... :(
Tempo fa avevo scritto qualcosa, una citazione sull'immortalità di relazione come attuale orientamento della teologia cristiana a riguardo del convincimento in un post mortem per l'essere umano. Viene avanti infatti una concezione più ragionata sulla natura di questa relazione tra Dio e l'uomo. Sappiamo che, per moltissimo tempo, si è avuta un'immagine di Dio come Persona fortemente sbilanciata verso il modello 'uomo'. Il dio vendicativo, castigatore, geloso, ecc. Ci si costruiva così un'immagine personale di Dio. Spesso l'immagine diventava semplicemente uno specchio dell'immagine che avevamo di noi stessi. E' un nesso piuttosto semplice: chi ha l'immagine di un Dio che castiga, spesso ha anche, dentro di sé, una tendenza a punirsi. Chi invece lo vede come un controllore, ha spesso dentro di sé la tendenza a controllare il proprio comportamento e i propri sentimenti. Molte persone che si sono sentite 'ferite' dalla vita sovente si rivolgono al Buddhismo...E questo è un problema per il Buddhismo... :(
Durante una conferenza di uno psicoterapeuta alla quale ho assistito venne fuori questo discorso. Questi riferì un'osservazione interessante nata dalla sua esperienza di lavoro: alcuni suoi pazienti, che parlavano con particolare entusiasmo del "diventare una cosa sola" e del fondersi con Dio, secondo lui non facevano altro che sublimare in senso religioso un certa incapacità di relazionarsi. La sua conclusione era che queste persone non volevano rammaricarsi per questa incapacità. Per non soffrire nel loro fondo, per non dolersi cercavano di compensare la loro assenza di relazioni con un cammino spirituale. Una teoria interessante che però non mi ha convinto del tutto. Però dal punto di vista di uno psicologo certamente aveva la sua coerenza.
Lo schema , semplificando, era questo: non voglio ammettere la mia sofferenza per la mia povertà di relazioni, perciò la salto direttamente, immaginandomi di essere già una cosa sola con Dio, di 'fondermi' con lui.
Il primo problema che vedevo in questa riflessione era che si stabiliva arbitrariarmente che la 'relazione' fosse un fatto buono in sé. Mentre sappiamo che la relazione è sempre problematica. Ovviamente per evitare il problema di trovarmi in questa problematicità posso immaginarmi di essere più 'spirituale' degli altri e così 'chiamarmi fuori', cadendo nella problematicità opposta, cioè la solitudine. E' però vero che la spiritualità si alimenta anche di solitudine, altrimenti arriveremmo al paradosso che gente come Yeoshwa o Buddha non potremmo definirli come 'spirituali', ma 'sublimatori'...visto che cercavano spesso la solitudine. Però è indubbio che questa idea di 'fusione in Dio' può essere particolarmente pericolosa se non siamo consapevoli del nostro possibile sottofondo esistenziale. C'è il rischio concreto di sentirsi superiori, diversi e migliori degli altri. Invece la persona che cerca di seguire un cammino 'spirituale' deve considerare sempre la propria debolezza, fragilità e umanità. Molte persone che si sono avvicinate al Buddhismo, ma che poi non l'hanno approfondito, abbracciando vari aspetti del "new age", parlano di un'immagine di Dio apersonale. Dio per loro è 'energia', è amore,è 'vibrazione' oppure il campo quantico in cui vivono. Mi è capitato d'incontrarle a volte. Il fatto che si fossero avvicnate al Buddhismo, ma che poi lo abbiano interpretato a quel modo, dimostrava che non erano consapevoli del tentativo di fuga dalla sofferenza che mettevano in atto. Nel Buddhismo si direbbe 'non accettare la Prima Nobile Verità'. Il primo passo è proprio quello di accettare che si sta soffrendo e che ci si vuole misurare con quella sofferenza, e non fuggirla. Accettare e lavorare sulla problematicità delle relazioni diventa quindi una possibilità di crescita spirituale. Come ogni lavoro però abbisogna di riposo, oltre che di fatica. La solitudine è perciò essenziale in questa dinamica perché è il momento in cui mi 'ricarico' per affrontare questa sofferenza, questa problematicità insita nella vita e quindi nella relazione stessa.
La teologia cristiana moderna , che vede il DIo uni-trino come perfezione di relazione tra le tre Persone, e sta impostando il magistero spingendo sull'aspetto relazionale del Cristianesimo, rischia di smarrire la chiara visione, a mio modesto parere, che anche il bisogno di relazione è , a monte, manifestazione di una sofferenza, cioè di una mancanza. Una sofferenza certamente più basilare, o naturale che dir si voglia, ma non per questo meno foriera d'insuccesso e sofferenza esistenziale...Chiaramente la diversa prospettiva con l'analisi buddhista è data dalla fondamentale differenza di visione sul mondo che hanno queste due forme religiose: per il cristianesimo la natura è sì corrotta ma fondamentalmente buona e sarà rispristinata nella sua bontà originaria, mentre per il Buddhismo la realtà non è né buona né cattiva, ma certamente carica di sofferenza, e quindi vi riserva un giudizio fondamentalmente negativo.
-Perché non è venuto prima a farsi controllare gli occhi?-
-Perché?...C'è qualcosa che non va? Ci sono peggioramenti?-
-Doveva venire prima da me. Quant'è che non si controlla la vista?
-D-du-due anni?-
-Facciamo quattro o cinque?-
-Non so...non mi ricordo...vede, ho avuto vari problemi: morti, soldi e morti con pochi soldi...così mi sono scordato.-
-Ma non si accorgeva che ci vedeva meno?-
-Sì, ma rimandavo di giorno in giorno finchè...beh!Sa... la famosa vecchietta...-
-Che vecchietta?-
-Quella che attraversa la strada due metri prima delle strisce.-
-Un incidente?-
-No, l'ho mancata. Ma mi ha urlato:"Orbo!" con una tale cattiveria...dio! Non ci sono più le dolci vecchiette di una volta. Aveva i fuseaux neri e una borraccia da polso e due occhi truccati da far schifo. Sa quella pelle tutta cadente e il blu che slabbra dappertutto? Ec...-
-Se ha visto tutti questi particolari mi chiedo perché la stava mettendo sotto.-
-Mi ero distratto con l'occhio sinistro.Solo un attimo. C'era una ragaz...-
-Senta...lasci stare l'anziana signora o la ragazza e torniamo ai suoi occhi. Bisogna intervenire. C'è un ipòchima all'occhio destro già maturo.-
-E' maturato? D'inverno? Ohibò! E...interviene lei dottore, vero?-
-Se lo desidera. ma non opero qui. Sono alla clinica di Ravenna.-
-Ra-ra-venna? E' distante...non può intervenire qui?-
-No, non posso. Suvvia, sono poche centinaia di chilometri.-
-Ma è...è...privata?-
-Sì, ma è convenzionata. Solo che un intervento in convenzione ha bisogno di parecchio tempo e qui bisogna intervenire subito. Non c'è tempo da perdere.Ne ha già perso troppo lei. Ha un'assicurazione?-
-Per la macchina?-
-No! Un'assicurazione che copra le spese sanitarie per l'intervento.-
-E...no...non ce l'ho! Rimandiamo? Posso aspettare...non ho fretta. Mi metta in lista d'attesa...-
-Se lo desidera, ma così non posso assicurarle che sarò io a fare l'intervento.-
-E...e...(abbassando gli occhi e il tono della voce) quanto costerebbe?..In privato voglio dire.-
-Novemilaseicento. Non è molto.-
-No...in effetti...non è mo-mo-lto. E' che ho avuto spese..sa, due funerali..se no...niente.-
-Può chiedere un finanziamento.-
-Un finanziamento? Già..sì, sì. E' che non ho un reddito vero e proprio e sa...le banche vogliono il 730 o il quaranta. La dichiar...-
-Può fare un'ipoteca sulla casa. Lei ha dei beni immobili, vero?-
-Sì, come no...ho la Villa.-
-Una villa? Allora non ci sono problemi. Chieda , chieda tranquillo.-
-E' un pò vecchia...la villa intendo, non la vecchietta. Cioè, è vecchia anche quella , ma la villa forse lo è di più.-
-Ma ci saranno terreni attorno alla casa no? Pascoli? Armenti?-
-Sì, sì...ma è un pò fuori mano. E' una zona dove nessuno vuole stare. E' bella...cioè...per me lo è...ma agli altri non piace, perchè è vecchia e scomoda e tanto fuori mano...tanto. Il tetto è da rifare. Piove dentro...cioè, non sempre...solo quando piove fisso...cioè sempre oggigiorno...così mi piove dentro e metto i secchi...di plastica...i secchi, voglio dire-
-Interessante, ma poco salutare. E quanto varrebbe questa ...questa villa?-
-Poco. Non so...è tutto vecchio. Non saprei proprio.-
-Senta. Voglio venirle incontro. Lei mi sta simpatico. Poi ci conosciamo da così tanti anni, vero? Quanti saranno? Più di venti?-
- Eh sì! Tanti ormai....Ma come mi verrebbe incontro?-
-Le faccio una proposta: facciamo una specie di scambio, un baratto si potrebbe dire. Lei ha solo da guadagnarci. Le assicuro che torna a vedere perfettamente. Così può trovarsi un lavoro serio, non come adesso. A proposito...cosa fa adesso?-
-Il badante di vecchiette. Non quella sulla strada...no...non vorrei che....-
-Tranquillo. Anche se potrei assumerla per mettere sotto mia suocera.Ahahahaha!!! Scherzo, ovviamente.-
-Ahahahhahaha-aaaghh!-
-No. Io la opero gratis. Gratis capisce? E lei si libera della vecchia stamberga. Mi capisce?-
-Cioè... L'occhio mi costerebbe una villa?--
-Una stamberga in cui piove dentro. Occhio come nuovo e villa cadente in pezzi ...chi ci guadagna?-
-Ci devo pensare un attimo.-
-Un atto di donazione. Io le dono la vista e lei mi dona la stamberga.-
-E beh! messa così...cosa c'è di più importante della vista?-
-Infatti! Il bene più prezioso in cambio di un bene che non vuole nessuno.-
-Vero. C'è da pensarci seriamente. ma se mi metto in lista d'attesa...-
-Più aspetta e più i risultati non sono sicuri. Potrebbe non recuperare più la vista dall'occhio, se aspetta troppo.-
-Allora ci penso...ci penso veramente. Intanto le pago la visita dottore. Poi le saprò dire...-
-Dalla mia segretaria.-
-Dalla segr...ah, sì...certo.-
-Quanto fa, signorina?-
-Centottanta signor Sariputra-
-Cen-cent-ott-ott-tan-ta?-
-Bancomat o carta di credito?-
-Non vedo dove li ho messi. Accidenti. Son questi?-
-No. E' una tessera a punti del Conad.-
-Scusi. E' che non ho contanti con me. Sa...è per l'evasione fiscale. io sono contro. Niente...aspetti! E' questa?-
-No. E' una figurina di una macchina da corsa di una volta.-
-Ecco, tenga...Guardi lei signorina. Non ci vedo proprio.-
-Qui non c'è niente signor Sariputra. Signor Sariputra?...Sign...Dottore!!!
Ciao Sari,
pregevole come al solito la scorrevolezza dello scritto (tutto dialoghi... niente male).
Spiritualità sì ma la salute prima di tutto.
NB – una cataratta, matura o iniziale che sia, si risolve solo con la sostituzione del cristallino che può esser fatto quando si vuole (o vi siano le condizioni... onesto rapporto col servizio sanitario).
Su mia madre si intervenne quasi alla fine (cecità) poiché le rimaneva solo un occhio. Abbiamo trovato uno specialista che a fronte di un paio di visite l'ha operata personalmente nella struttura pubblica. L'intervento è ben riuscito nonostante concomitanti problemi di salute e son passati 20 anni.
Un mio amico è intervenuto felicemente a distanza di una decina d'anni su entrambi gli occhi con le stesse modalità pubbliche.
Hai tutto il tempo (vecchiette permettendo... pardon, "distrazioni"...) per far le cose per bene. Auguri
Jean
@Jean
Ciao Jean
Sì, è un intervento di assoluta routine oramai. Diciamo che era un pretesto per provare a scrivere qualcosa sull'avidità di certi personaggi. Nel mio caso specifico è un pò (molto) più complicato l'intervento, in quanto l'occhio ha già avuto in passato altre gravi problematiche...si tratterebbe di cataratta precoce post-traumatica.
Comunque era un'evidente esagerazione (spero... :-\ ).
;)
P.S. I centottanta eurozzi per una visitina di controllo, della durata di dieci minuti, son veri, però...
E' stato veramente arduo non provare "avversione"... ::)
Nel profondo nordest leghista - stranamente - va meglio. Mia suocera ultraottantenne e una mia amica sono state recentemente operate di cateratta dal SSN con l'impegnativa del medico curante ed hanno recuperato perfettamente la vista. Il tutto a carico del SSN e in tempi accettabili (2-3 mesi). Un ticket di controllo postoperatorio (poche decine di euri) e la spesa per gli occhiali da rifare.
-Anche agli Oscar il party è stato vegan. Non vedi?-
-Sì, ma...-
-'Ma' cosa? Perché ti rifiuti di avere un comportamento etico e sostenibile?-
-Ho settant'ann...-
-Non importa! Non è mai tardi per cambiare. Scrivi segretario:il paziente ha un atteggiamento di rifiuto. Terapia di accettazione.-
-Non è che non mi piace mangiare verdura,ma...-
-Sempre questi 'ma'...la verdura fa bene, previene molte malattie. Lo sai che le malattie sono un costo per il Sistema Sanitario, vero? Non ti vergogni di vivere sulle spalle della società? Non vedi che siamo tutti interessati alla tua salute e a quella del pianeta?-
-Mi provoca...-
-Cosa?-
-Del fastidio...all'intestino...-
-Che fastidio? Non trovare scuse assurde. Siamo qui per risolvere ogni problema. Spiegaci. Segretario scrivi. Il paziente è reticente. Terapia di comunicazione.-
-Cioè...mi fa...non so se è etico dirlo?-
-Che cosa non è etico dire?-
-La sco...sco..scoreggia?-
-Le verdure ti provocano una leggera flatulenza? E questo sarebbe il problema? La scusa per non voler diventare vegan , collaborativo e responsabile per il bene dell'ecosistema?..Segretario scrivi: terapia contro l'ipocondria.
-Non è...così leggera...ma queste terapie costano tanto?...-
-E' solo un problema di unire nel modo appropriato le varie verdure, naturalmente con l'importante apporto dei legumi. E' perché mangi in modo dissennato, senza consapevolezza. Non rifletti sull'importanza di quello che stai facendo. Se fossi presente al fatto che stai collaborando alla sostenibilità ambientale, mangeresti con grande soddisfazione le verdure e i legumi. Non vedi il sadismo che hai coltivato durante la tua intera esistenza? Quanti animali avranno sofferto per la tua gola insaziabile di carne?...Segretario scrivi: Terapia di mindfulness. Sottolineato.-
-Sì...e me pento...si può dire ancora 'pento'?...Non è superato?...Non so...ma cosa...mindfulness?-
-Meditazione di consapevolezza-
-Di cons...ah, ecco!...come i bonzi...sì...ma l'artrite? come faccio?...anzi...posso alzarmi un attimo? Ho le ginocchia intorpidite...ho settant.-
-Basta con questa lagna dei settant'anni! A settant'anni si è ancora giovani, perdio...-
-Ehm! Dottore...ha detto...-
-Cosa?-
-Perdio...-
-E allora?-
-Non so...credevo non si potesse più dire. Mi scusi...Allora posso pregarla di avere un mezzo bicchiere d'acqua...-
-Si chiede rispettosamente. Non si prega più. Nessuno. Ha capito? Segretario scriva: Terapia di decondizionamento religioso.-
-Sì, giusto...ma il...il bicchier d'acqua?...-
-Tutte queste terapie ti saranno inoculate attraverso il tuo smartphone. Qual'è il numero?-
-Non ce l'ho...-
-Cosa non hai?-
-Il tele...-
-Lo trovo subito io. Segretario mi trovi il numero del paziente....Cosa?...Come non c'è?...Senti, non so cosa sia successo, ma vedi di provvedere all'istante. Non è ammissibile questa cosa. Sembri addirittura sconnesso.Segretario scriva: accertamento telematico stato digitale e connessione usufruita.-
-Non ho i soldi per quello...Mi spiace che non mi potete inoculare...posso andare lo stesso se vi prometto di essere più sostenibile...o sostenuto?..Mah!...
-La fermiamo un attimo solo. -
-Perché adesso mi dà del 'lei'?-
-Niente. Segretario chiami il dottor Mangiatortore. Gli dica di venire, se possibile.-
-Ma...ma perché?...Mangiatortore?...E' veccano?...
-Non faccia lo spiritoso che è già abbastanza nei guai.-
-Guai?...Ma perché? Che ho fatto?-
-E' sconnesso. Non tracciabile. E' pericolosa questa storia. Il primo caso che mi capita. Dobbiamo valutare la questione.-
-AH...eccooo!!!-
Caro amico ti scrivo...
per ringraziarti dell'apprezzamento alla mia poesia che ho fatto in tempo a leggere prima della rimozione, forse a causa della regola n.7 o della n.6, se non entrambe.
Ciò mi ha fatto riflettere sul rispetto delle regole e sulle eccezioni che (talora o sempre?) le confermano... si potrebbe dire che senza eccezioni non ci sarebbero neppure regole?
Al riguardo cosa dici del Cristo e del Buddha?
Il primo seppur rispettava l'autorità di Cesare, interpretava le stringenti regole religiose attenendosi nella forma ma svuotandole nella sostanza.
Il secondo sottraendosi al ruolo designato trovò una propria profittevole strada fuor da quelle regole.
Ma, come la storia insegna, le regole scacciate dalla porta del tempio vi rientrano dalle cento finestre, in cento modi diversi.
Cordialement
Jean
Le regole in questo forum sono interpretate in vario modo, sembra. A volte si viene censurati senza capirne il motivo, come un mio vecchio raccontino, rimasto postato per una ventina di giorni e poi rimosso, senza che nessuno si prenda la briga di spiegarti il perché. Naturalmente l'ho salvato nel Pc...altre volte si lasciano pubblicati dei post che non mi sembra siano argomentativi (a meno che non s'intenda per argomentazione disquisire sulle deiezioni umane...) . In questo caso c'è un'interpretazione "liberale" degli art. 6 - 7 del regolamento. Vabbè!..L'importante, come m'insegni, è non prendersi troppo sul serio e non prendere troppo sul serio nemmeno questo forum...Sì, concordo, sia Cristo che Buddha rispettarono nella forma la legge di Cesare, ma non nella sostanza. Buddha per esempio non si oppose esplicitamente alla millenaria legge che divideva la società in caste, ma accettò nell'ordine chiunque, anche i senza casta e le donne, implicitamente testimoniando nella pratica la loro assurdità...
Ciao
Riapro questo 'spazio inadeguato' per parlare di sensibilità ed emozioni. Viviamo un periodo nel quale , nella maggior parte di noi, domina l'emozione chiamata paura. Ci sentiamo minacciati. Un sottile senso d'angoscia ci pervade. Anche i puù refrattari se ne stanno in disparte, cercano di evitarci...La nostra dimensione interiore appare come violata da questa emozione pervasiva. Teniamo presente che, se non avessimo questa dimensione interiore, questa sensibilità, non sentiremmo le emozioni, a cominciare proprio dalla paura che ci genera sofferenza. La sofferenza fa male, ma è comunque anche un segno della nostra sensibilità. Se fossimo privi di sensibilità non proveremmo paura e nemmeno sofferenza, ma non avremmo nemmeno il contrario della sofferenza...
Possiamo dire quindi che la sensibilità è una ricchezza. E' quella capacità di sentire che una buona pratica spirituale approfondisce. Qualcuno dice infatti che la pratica è una cosa buona , salvo però il fatto che approfondisce la sensibilità. L'effetto sembra un aumentare della sofferenza piuttosto che il contrario. L'approfondirsi della sensibilità, quando viene accompagnato da una sempre maggiore consapevolezza e dall'equanimità, ci permette di 'incontrare' veramente le emozioni. Possiamo così comprendere in modo più tangibile e autentico quelle negative e sviluppare un crescente interesse verso quelle positive.
Ci sono varie ragioni per le quali aumenta la nostra sensibilità. Due diq ueste sono piuttosto evidenti: la prima è che la consapevolezza , che è una forma di 'intimità con se stessi', di fatto raffina la sensibilità.La seconda è che lavorare con la consapevolezza ci alleggerisce dalle emozioni negative che fanno parte delle nostre abitudini. Fare più 'spazio' alle emozioni positive in noi ci rende immediatamente più sensibili a tutto ciò che è emotivamente malsano, tossico. Di contro, questa prontezza e immediatezza nella percezione di ciò che è negativo in noi, significa anche maggiore prontezza e apprezzamento verso quello che è di beneficio.
Leggendo Arnaud Desjardins si incontra questo passo interessante a riguardo del rafforzamento della sensibilità nel cammino interiore. rafforzamento che attenua il peso , spesso doloroso, delle emozioni:
"Se ci mettiamo d'accordo sul senso di questa parola, io direi che è auspicabile divenire sempre più sensibili. Più un essere umano è evoluto, più sarà sensibile...capace di percepire sfumature e sottigliezze e più affinerà l'intelligenza del cuore. Parallelamente si diviene sempre meno vulnerabili, sempre meno emotivi, sempre meno turbati"
Naturalmente quando si parla di 'alleggerirsi' dal peso delle emozioni per far posto ad una maggiore intelligenza del cuore si parla di non-attaccamento. Le emozioni, la paura, l'angoscia sorgeranno sempre, ma la mente consapevole non si attaccherà dolorosamente ad esse, le lascerà andare. Questo lasciarle andare è libertà. M.Eckhart fa una grande lode del non-attaccamento paragonandolo ad un fuoco che divampa bruciando ciò che è negativo e restituendo gioia e libertà.
Una sensibilità non più ingabbiata nelle abitudini nocive, nella paura, è una sensibilità equanime, ossia profondamente 'saggia' e libera. E' qualcosa di buono a cui tendere...una buona meta per la mentecuore.
In questi giorni in cui ci sentiamo come in gabbia; in cui proliferano le emozioni nocive che ci intossicano la mente e il cuore,in cui un vago timore sempre quasi respirarci attorno, la pratica della consapevolezza liberante ci dice che è proprio qui e adesso che abbiamo un momento buono per praticare e incontrare con saggezza queste emozioni dolorose. Se accetto questo momento con equanimità, come un momento che ha il volto anch'esso, come le mie paure,dell'impermanenza e della sofferenza, se so accettarlo con consapevolezza, posso iniziare una pratica che è già amore. Per molti l'amore è qualcosa che riguarda sempre un tempo di là da venire; uno spazio posto nel futuro, quando finalmente succederà, quando la nostra fame sarà alla fine saziata, quando gioiremo nell'averlo trovato. E invece , con un vertiginoso rovesciamento di prospettiva, mi sembra che dobbiamo e possiamo incontrarlo ora, nel mezzo della tempesta. Il momento giusto è il momento presente. Lo 'spostamento' cruciale di prospettiva è quello di passare da questo incessante e infruttuoso scrutare 'davanti a noi', a quello di lavorare adesso, qualunque sia la situazione e qualunque emozione pretenda di dominarci la mente. L'importante è che sia "Adesso"..
Accettare che questo è il tempo giusto e che il luogo e il momento è questo, proprio dove ci troviamo, nel mezzo della paura e della sofferenza, significa andare controcorrente. 'Inadeguatamente' , ma felicemente, controcorrente...
Mi sembri molto adeguato nel comprendere l' importanza della sensibilità, che é ciò che rende "grande", importante la vita di ognuno, che la riempie di significati, positivi e inevitabilmente in qualche misura anche negativi: chi é insensibile (o meglio poco sensbile) soffre poco, ma anche gode poco del bello e del buono della vita.
E una certa capacità di distacco (che dipende da noi, dalla nostra forza di volontà) dai beni materiali (che in varia misura, diversa da caso a caso non dipendono da noi), da ricercare ed affinare continuamente con la riflessione (chi ha una sensibilità meno razionalistica della mia preferirebbe probabilmente il termine "meditazione" o addirittura "spiritualità") é certamente il migliore antidoto (non uso l' espressione metaforica di "vaccino" perché di questi tempi sarebbe di cattivo gusto) contro le sofferenze che un' elevata sensbilità in qualche misura inevitabilmente comporta accanto e oltre alle soddisfazioni.