Ho appena finito di leggere il libro (saggio) di Vito Mancuso (https://it.wikipedia.org/wiki/Vito_Mancuso): "Non ti manchi mai la gioia" (qui: https://www.vitomancuso.it/libri/non-ti-manchi-mai-la-gioia/ ). E' il terzo che leggo di quest'autore, dopo "Etica per momenti difficili" (entrambi regalatimi) per capire appieno il quale, ho letto "L'anima e il suo destino", recuperato in biblioteca.
Il sottotitolo del saggio è: "Breve itinerario di liberazione". Si tratta di un libro che si legge in due o tre ore al massimo, nel quale l'autore, filosofo e teologo non "intruppato" in alcun ordine religioso, (e quindi libero di esprimersi tranquillamente, senza sentirsi obbligato a rendere conto ad alcun superiore, se non alla propria coscienza) fa riferimento a scritti di Seneca, Platone, Hannah Arendt, Simone Weil, Nietzsche e tanti altri filosofi, ma prende anche spunto da Antony De Mello (gesuita indiano) e Thich Nhat Hahn (monaco buddista scomparso di recente). Nel saggio, l'autore individua le cinque trappole di cui ogni essere umano, più o meno consapevolmente, è vittima:
- democrazia formale contro democrazia sostanziale;
- economia contro ecologia;
- identità contro accoglienza;
- tecnologia contro coscienza;
- sicurezza contro pace.
Per ognuna di queste trappole, l'autore individua un pensiero sbagliato (quello che è nella maggior parte dei casi, nella realtà) e un pensiero giusto (quello che, viceversa dovrebbe essere).
Il titolo del libro si rifà ad una frase contenuta nelle "Lettere a Lucilio" di Seneca: "Non ti manchi mai la gioia. Voglio, però, che ti nasca in casa: e ti nascerà, se sorge dentro di te." Ecco, dunque, la necessità di scavare dentro noi stessi per cercare ciò che conta veramente. E' un po' come la frase di Osho "l'altro è una scusa". Noi siamo abituati ad incolpare il prossimo, per i nostri problemi, mentre dovremmo risolverli, cercando dentro di noi la soluzione.
Un altro concetto interessante espresso nel libro, è quello secondo cui bisognerebbe passare dal voler avere ragione a tutti i costi, difendendo di conseguenza, il nostro pensiero con le unghie e con i denti, come se fosse l'unico giusto, al voler condividere con gli altri, le proprie opinioni, senza pregiudizi di alcun tipo.
Complessivamente il libro a me è piaciuto, per l'apertura mentale dimostrata, che credo sia proprio ciò che ci vuole in questo periodo storico, dove gli slogan pubblicitari vanno dalla "banca costruita intorno a te" (che mi fa sentire prigioniero), all'invito (quasi obbligato): "riempi la tua vita di emozioni", quasi sempre inutili, perché non partono da noi e ci distraggono dal vero obiettivo della nostra vita.
Seneca era un patrizio, come Lucilio. Non avrebbe mai potuto scrivere la stessa lettera ad uno schiavo o schiava.
Rifuggo dalle visioni del mondo in cui tutti i salmi finiscono in gloria, perché non dicono la verità.