Gian Domenico Borasio: Saper morire. Ed. Bollati Boringhieri, 2011
Sono riflessioni di un medico italiano specialista in cure palliative che lavora da tempo in Germania (é la traduzione in italiano dall' originale in tedesco) che ripensa alla sua esperienza nella cura di malati con "prognosi infausta" in "fase terminale" (delle rispettive malattie e delle rispettive vite).
La cosa che più mi ha colpito favorevolmente é che, contro il pensiero conformisticamente dominante per così dire, considera giustamente la morte come un fatto naturale da accettare (inevitabile e non sempre necessariamente conseguenza di azioni colpose o dolose), come effettivamente é.
Inoltre critica fatti ed atteggiamenti diffusi ma errati a proposito per l' appunto della morte per malattie inguaribili (ma non "incurabili": curabili palliativamente in modo da consentire a chi ne é affetto una sopravvivenza la più serena e dignitosa e la relativamente meno breve ragionevolmente possibile, nonché una morte serena).
Per esempio il fatto che, contro le preferenze della stragrande maggioranza della popolazione e contro il buon senso, nei nostri paesi il 95 dei decessi avviene i ospedale e solo il 5% in casa; e analogamente il fatto che, salvo "casi imprevisti o di forza maggiore" la nascita (il parto) avviene sempre e comunque in ospedale e non a casa, anche nei casi di gravidanza portata regolarmente a termine senza alcun problema o rischio che non sia fisiologico (e in Italia con un evidente abuso della pratica del taglio cesareo).
Critica l' accanimento terapeutico, cioè l' atteggiamento di gran lunga prevalente fra i pazienti, ma soprattutto fra i parenti dei pazienti e i medici (in quest' ultimo caso almeno in parte a causa di più che giustificate preoccupazioni di subire ingiuste querele), per il quale la vita andrebbe il più possibile prolungata ad ogni costo, dovrebbe essere la "quantitativamente più estesa possibile" quale che sia la sua qualità.
Sembra perorare soprattutto un ritorno a una saggezza medica "antica", da sempre propria della medicina ma in tempi recenti sempre più spesso frustrata e impedita da una concezione distorta e in ultima analisi falsa della modernità e del progresso scientifico (pur sacrosanto e che l' autore no mette affatto indiscussione, ma da non assolutizzare e invece da contestualizzare nell' ambito di un sobrio, razionalistico senso del limite: del limite di ciò che quantitativamente e qualitativamente si può realisticamente pretendere dalla vita).
E' comunque un libro non rivolto in particolare agli operatori sanitari, ma a chiunque capisca la necessità di accettare la morte (comunque inevitabile) e sia intenzionato ad arrivarci il più possibile preparato in modo da viverla -proprio così!- nella maniera meno drammatica o frustrante possibile ma con serenità.
Una critica che mi sento di muovere all' autore, dichiaratamente credente cattolico, riguarda la negazione da parte sua della liceità dell' eutanasia attiva, consistente nel fatto che il medico fa morire senza dolore, almeno per quanto possibile, attraverso determinate pratiche appropriate allo scopo, un paziente, unicamente dietro richiesta insindacabile di quest' ultimo (anche se con lui discutibile per vedere se qualche alternativa per lui accettabile le cure palliative possano eventualmente offrire con ragionevole fondatezza) che dispera di poter sopravvivere ulteriormente senza insopportabili dolori fisici e/o psicologici o comunque di poter sopravvivere in maniera da lui stesso ritenta non dignitosa, nonché il suicidio assistito (mentre a mio parere un po' ipocritamente, come d' altra parte molti esponenti sia clericali che "laici" delle istituzioni ecclesiastiche, non solo cattoliche, ritiene accettabile l' eutanasia passiva, cioè il lasciare che sopraggiunga la morte del paziente astenendosi da pratiche terapeutiche che la procrastinerebbero, assecondando in questo il desiderio del paziente stesso).
A questo proposito devo dire sinceramente che una certa mia deprecabile malizia mi induce a nutrire qualche pur modesto dubbio che il fatto, comunque certissimamente vero, che i progressi compiuti dalle cure palliative consentono quasi sempre di assicurare (se applicate correttamente, nei loro aspetti strettamente medici ma anche in quelli, non meno importanti e indispensabili, infermieristici, psicologici, di assistenza "spirituale" e sociale - relazionale) ai malati terminali una sopravvivenza accettabilmente libera da dolore e sofferenza e una morte serena, possa essere stata un po' enfatizzata dall' autore.
Ma é solo un piccolo dubbio, forse eccessivamente malevolo.
Più convintamente mi sento di criticare il concetto di "assistenza spirituale".
Già il termine, incompatibile con le convinzioni dei pazienti materialisti, mi sembra decisamente da respingere: sarebbe decisamente più opportuno parlare di "assistenza filosofica" o "morale" (nel senso delle Operette "morali" del Leopardi), o magari "valoriale" o "esistenziale".
Inoltre l' autore sembra identificarla unicamente con l' assistenza di un sacerdote o comunque un autorevole conoscitore delle più diffuse confessioni religiose, ovviamente il più possibile vicino alle convinzioni del paziente.
Non vedo perché anche un non credente che ritenesse di trovarne giovamento nella fase terminale della propria vita e nella propria morte non dovrebbe poter disporre (come di un diritto da soddisfarsi da parte del SSN) di un analogo conforto da parte qualcuno che ne condivida almeno in qualche misura le più profonde convinzioni.
Lessi il libro qualche anno fa. A onore di Borasio (cattolico) va detto che sostenne Beppino Englaro nella sacrosanta battaglia per liberare la figlia Eluana dalla vita vegetativa coatta. Borasio ha lavorato molto tra Germania e Svizzera e le equipe di fine vita in cui ha lavorato prevedevano anche preti laici (psicologi ;D ) a sostegno degli atei che lo richiedessero. Ma la perla del suo stile di lavoro è nel coinvolgimento dei familiari in un discorso di gruppo che vale più di qualsiasi assistenza psicologica religiosa o laica, perchè la morte è un'esperienza collettiva che coinvolge dolorosamente i superstiti quanto e talvolta ancor più delle vittime. In questa "terapia di gruppo familiare" ho trovato la parte più importante del libro, che da sola ne vale la lettura.
Un altro aspetto importante è il venir meno dell'aura sacrale medicocentrica di tutta l'operazione di sostegno al fine vita. Pare che i preti nell'equipe se la siano cavata molto bene ... :(
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In realtà dietro le cosiddette cure palliative si nasconde sovente il tentativo di praticare un'eutanasia mascherata. Esistono ufficialmente centri specializzati in cure palliative per i malati terminali (soprattutto oncologici, ma non solo) che si chiamano "Hospice": in questi centri sostanzialmente ai pazienti viene somministrato un cokctail di oppiacei (soprattutto morfina associata ad anestetici) in quantità notevoli: la degenza media di questi pazienti negli Hospice è in genere di quindici giorni (anche meno), dopodiché fatalmente sopravviene la morte. Ora, perché sopravviene la morte? Il decesso sopravviene perché la morfina ha un effetto depressivo sui centri del respiro, quindi di conseguenza il sistema degli Hospice è un'eutanasia camuffata, il medico sa benissimo che il risultato del trattamento sarà letale e lo mette in atto proprio per accelerare la fine. Ai pazienti viene detto se sono lucidi che andranno lì per semplice terapia del dolore, ma in realtà solo pochi sanno che andranno a morire, quindi questo significa anche ingannarli. E poi alla fine questi pazienti negli Hospice è come se fossero praticamente morti ancor prima di morire, perché le droghe li riducono di fatto in uno stato comatoso, anticamera della morte, in cui non credo affatto si possa parlare di maggiore dignità rispetto alla condizione di sofferenza cosciente. Il medico dell'Hospice si arroga quindi il diritto di decidere che la vita del terminale è indegna di essere vissuta in quanto sofferente, e quindi la stronca come se fosse un Dio, anzi sostituendosi a Dio stesso nel decidere quando la vita è degna e quando no. E' la stessa arroganza che c'è dietro l'aborto terapeutico (il feto malato è indegno di vivere), che c'è dietro l'eutanasia lampante e non mascherata. Chi l'ha detto che la sofferenza non abbia un senso e non abbia dignità? Chi può decidere quando una vita debba finire, anzi quando non debba neppure iniziare proprio perché malata e sofferente?
Citazione di: Socrate78 il 06 Marzo 2019, 21:14:23 PM
Chi l'ha detto che la sofferenza non abbia un senso e non abbia dignità? Chi può decidere quando una vita debba finire, anzi quando non debba neppure iniziare proprio perché malata e sofferente?
Il sofferente: soltanto lui. Meglio se ci pensa per tempo. E in questo paese bigotto non basta nemmeno dichiarare la propria volontà, per cui dovrà andare all'estero. Sul feto decide chi se ne deve fare carico, e rendergliene conto, per tutta la vita. Non può certo decidere su queste cose un invasato (persona o stato) in nome di un Dio inesistente.
Io non credo affatto che quel Dio sia inesistente, caro Ipazia, io ci crederò sempre, tu rimani pure nel tuo ateismo, io nella mia credenza secondo cui anche ciò che ci sembra negativo, abbia un significato profondo che ci sfugge. Se per te Dio è una figura mitologica falsa, non significa però che i credenti siano per forza degli invasati o dei folli, e poi hai evitato accuratamente di confrontarti con ciò che ho detto prima, cioè sul fatto che le cure palliative spesso ipocritamente nascondono una pratica che si avvicina molto all'eutanasia, ma del resto per te è ammissibile ingannare un paziente facendogli credere che starà solo meglio, invece di fatto lo si accompagna alla morte, come pure deduco per te è ammissibile decidere che un bambino debba essere abortito solo perché la sua futura vita è considerata indegna di essere vissuta in base ai parametri degli adulti, se ci pensi si tratta in ambedue i casi di sopraffazione verso i più deboli perché c'è qualcun altro in posizione di potere (genitoriale o come medico) che decide per lui. Deduco quindi, siccome hai definito i credenti invasati, che se una persona ritiene che anche la sua sofferenza abbia un significato per la sua fede religiosa e decida per questo di non sottoporsi a cure palliative, che sarebbe per te solo un malato di mente il cui pensiero non ha valore alcuno? Madre Teresa che appunto ragionava così era quindi da internare in un manicomio?
Citazione di: Socrate78 il 06 Marzo 2019, 21:14:23 PM
In realtà dietro le cosiddette cure palliative si nasconde sovente il tentativo di praticare un'eutanasia mascherata. Esistono ufficialmente centri specializzati in cure palliative per i malati terminali (soprattutto oncologici, ma non solo) che si chiamano "Hospice": in questi centri sostanzialmente ai pazienti viene somministrato un cokctail di oppiacei (soprattutto morfina associata ad anestetici) in quantità notevoli: la degenza media di questi pazienti negli Hospice è in genere di quindici giorni (anche meno), dopodiché fatalmente sopravviene la morte. Ora, perché sopravviene la morte? Il decesso sopravviene perché la morfina ha un effetto depressivo sui centri del respiro, quindi di conseguenza il sistema degli Hospice è un'eutanasia camuffata, il medico sa benissimo che il risultato del trattamento sarà letale e lo mette in atto proprio per accelerare la fine. Ai pazienti viene detto se sono lucidi che andranno lì per semplice terapia del dolore, ma in realtà solo pochi sanno che andranno a morire, quindi questo significa anche ingannarli. E poi alla fine questi pazienti negli Hospice è come se fossero praticamente morti ancor prima di morire, perché le droghe li riducono di fatto in uno stato comatoso, anticamera della morte, in cui non credo affatto si possa parlare di maggiore dignità rispetto alla condizione di sofferenza cosciente. Il medico dell'Hospice si arroga quindi il diritto di decidere che la vita del terminale è indegna di essere vissuta in quanto sofferente, e quindi la stronca come se fosse un Dio, anzi sostituendosi a Dio stesso nel decidere quando la vita è degna e quando no. E' la stessa arroganza che c'è dietro l'aborto terapeutico (il feto malato è indegno di vivere), che c'è dietro l'eutanasia lampante e non mascherata. Chi l'ha detto che la sofferenza non abbia un senso e non abbia dignità? Chi può decidere quando una vita debba finire, anzi quando non debba neppure iniziare proprio perché malata e sofferente?
Quanto scrivi qui é del tutto caricaturale e falso.
Ti consiglio molto di leggere il libro del cattolico e (secondo me a torto) "antieutanasia (per lo meno attiva)" Borasio onde essere informato sulla realtà autentica delle cure palliative.
A quel che mi risulta sono soprattutto cattolici ipocriti che talora mascherano l' eutanasia (che predicano di evitare agli altri ma vogliono per sé e i propri cari) con finte cure palliative.
Come dice bene Ipazia, l' arroganza e la prepotenza (inammissibile violenza contro gli altri) é solo di chi si arroga il diritto di decidere al posto loro se farli vivere o morire.
E il credere in Dio non la giustifica affatto (e nemmeno la giustificherebbe presso l' ammesso e non concesso Dio, se buono e giusto).
Le gravissime affermazioni false e denigratorie circa pretesi inganni ai pazienti da parte di medici sostenitori dell' eutanasia sono semplicemente infami.
E' una vergognosissima BBBalla degli integralisti cattolici contro l' eutanasia quella per la quale in merito deciderebbero i medici o chiunque altro che non siano i pazienti direttamente interessati (alla loro propria sorte).
Non si abortiscono i bambini ma gli embrioni e i feti fino a tre mesi, che di sicuro non sono persone coscienti (sono come dei vegetali, che tutti mangiamo, perfino i vegani).
Nessuno impedisce ai credenti fondamentalisti e più o meno invasati di soffrire terribilmente prima di morire o di non abortire, se lo vogliono; sono questi ultimi a pretendere ingiustamente di impedire agli altri di evitare terribili sofferenze e di abortire
se lo sdesiderano.Madre Teresa di Calcutta é astata una perfida malfattrice che convinceva le poverissime donne indiane (subdolamente anche attraverso le elemosine che dispensava loro), a non usare anticoncezionali seminando a piene miseria e sofferenza fra loro e i loro famigliari (non per niente SantosubitoGP2 si é affrettato a santificarla, come ha fatto per i peggiori sterminatori di antifascisti -anche civili, anche dnone e bambini inermi- franchisti e ustascia).
Citazione di: Socrate78 il 06 Marzo 2019, 21:14:23 PM
In realtà dietro le cosiddette cure palliative si nasconde sovente il tentativo di praticare un'eutanasia mascherata. Esistono ufficialmente centri specializzati in cure palliative per i malati terminali (soprattutto oncologici, ma non solo) che si chiamano "Hospice": in questi centri sostanzialmente ai pazienti viene somministrato un cokctail di oppiacei (soprattutto morfina associata ad anestetici) in quantità notevoli: la degenza media di questi pazienti negli Hospice è in genere di quindici giorni (anche meno), dopodiché fatalmente sopravviene la morte. Ora, perché sopravviene la morte? Il decesso sopravviene perché la morfina ha un effetto depressivo sui centri del respiro, quindi di conseguenza il sistema degli Hospice è un'eutanasia camuffata, il medico sa benissimo che il risultato del trattamento sarà letale e lo mette in atto proprio per accelerare la fine. Ai pazienti viene detto se sono lucidi che andranno lì per semplice terapia del dolore, ma in realtà solo pochi sanno che andranno a morire, quindi questo significa anche ingannarli. E poi alla fine questi pazienti negli Hospice è come se fossero praticamente morti ancor prima di morire, perché le droghe li riducono di fatto in uno stato comatoso, anticamera della morte, in cui non credo affatto si possa parlare di maggiore dignità rispetto alla condizione di sofferenza cosciente. Il medico dell'Hospice si arroga quindi il diritto di decidere che la vita del terminale è indegna di essere vissuta in quanto sofferente, e quindi la stronca come se fosse un Dio, anzi sostituendosi a Dio stesso nel decidere quando la vita è degna e quando no. E' la stessa arroganza che c'è dietro l'aborto terapeutico (il feto malato è indegno di vivere), che c'è dietro l'eutanasia lampante e non mascherata. Chi l'ha detto che la sofferenza non abbia un senso e non abbia dignità? Chi può decidere quando una vita debba finire, anzi quando non debba neppure iniziare proprio perché malata e sofferente?
A me sembra molto più arrogante chi vuole imporre la propria volontà a quella del malato o della donna gravida.
Per quanto mi riguarda vorrei morire in pace, abbandonarmi, non penso che avrei voglia di discutere di filosofia o di religione con preti o filosofi, ho già dato.
L'invasamento non sta nel proprio legittimo desiderio di soffrire per amor Dei, ma nell'imposizione dogmatica della sofferenza ad altri in nome della propria fede religiosa. La grande conquista della laicità sta esattamente nell'anteporre la persona al dogma. In ció sta anche la sua superiorità rispetto ad un Nomos arrivato fin troppo tardi nell'evoluzione umana.
(Ipazia è donna, una delle prime martiri femminili del dogmatismo cristiano)
E allora caro Ipazia consentimi di dire che, almeno per me, anche la sofferenza ha un senso che a noi sfugge, che non è vero affatto che una vita scevra sempre di fatica, di sofferenze, sia per questo più dignitosa e più ricca di senso di un'altra invece tutta in salita, consentimi ancor più di affermare che l'aborto è un crimine, perché dal mio punto di vista quel feto non è un vegetale o un oggetto come un ateo pensa, ma al contrario ha già all'interno un'anima, infusa da Dio al momento del concepimento, e quindi ha un valore profondo che va al di là del fatto che il suo cervello ancora non sia sviluppato e che non sia ancora in grado di parlare e di pensare. E poi, a dirla tutta, per quale motivo la singola persona dev'essere superiore al dogma? E' l'ateismo con il suo veleno che ha instillato quest'idea nella società attuale. La singola persona può sbagliare gravemente, i comandamenti stessi e le leggi sono dogmi, non è forse anche un dogma quello che prescrive di "Non uccidere perché la vita ha valore"? Io potrei benissimo sostenere che per me non è giusto, e che il mio giudizio di persona singola è superiore a questa regola. Quello che la società laica sostiene (ma sarebbe meglio dire atea) è il principio del relativismo, secondo cui ogni persona ha il diritto di decidere ciò che è giusto e sbagliato e se vuoi proprio saperla tutta io da cattolico detesto anche il Papa attuale, sì, perché a ben guardare ed analizzando a fondo le sue parole il pontefice sostiene il relativismo, sostiene la società multiculturale in cui tutte le fedi sono allo stesso livello culturale e valoriale, è il papa del "Volemose bene, tanto andiamo tutti in Paradiso", mentre Ratzinger era un vero Papa, e anche per cultura assolutamente superiore all'attuale.
------> E poi, a dirla tutta, per quale motivo la singola persona dev'essere superiore al dogma?
Forse perché il dogma veniva formalizzato da una congrega di vecchi rimbambiti che con fede e coscienza avran avuto a che fare meno che me ?
Forse perché l'ultimo dogma "dogmatizzato " dalla chiesa risale al 1950 (ai cattolici il piacere di wikipediarlo) e ormai a quella data la chiesa aveva già perso ogni credibilità morale ?
Forse perché coi dogmi han bruciato e macellato catari ed ebrei ? (le streghe no, l'inquisizione aveva poco a che fare con loro)
Forse perché non siamo più tutti quanti braccianti agricoli semianalfabeti ?
Citazione di: Socrate78 il 07 Marzo 2019, 16:02:03 PM
Quello che la società laica sostiene (ma sarebbe meglio dire atea) è il principio del relativismo, secondo cui ogni persona ha il diritto di decidere ciò che è giusto e sbagliato e se vuoi proprio saperla tutta io da cattolico detesto anche il Papa attuale, sì, perché a ben guardare ed analizzando a fondo le sue parole il pontefice sostiene il relativismo, sostiene la società multiculturale in cui tutte le fedi sono allo stesso livello culturale e valoriale, è il papa del "Volemose bene, tanto andiamo tutti in Paradiso", mentre Ratzinger era un vero Papa, e anche per cultura assolutamente superiore all'attuale.
Cara Socrate78 questa è una travisante demonizzazione dei fondamenti laici/atei che sostengono il diritto della persona umana di decidere sulla sua persona, non sulle altre con arroganza dogmatica come pretendono le religioni. Le decisioni collettive vanno prese democraticamente in una società laica che non divide gli umani in fedeli e infedeli, redenti e dannati. E soprattutto non riconosce ad alcun inviato speciale dall'aldilà di decidere sulla vita e sulla morte degli umani. Per questa conquista civile ci abbiamo messo secoli di sofferenza e non ce la faremo scippare dai rigurgiti del peggiore passato.
La democrazia è un INGANNO e non è garanzia di alcuna vera giustizia, caro Ipazia, e mi sembra strano che tu non riesca a comprenderlo. Le decisioni prese democraticamente possono essere ottime ma anche pessime, da ogni punto di vista, perché il fatto che sia la maggioranza a decidere ciò che è giusto e sbagliato non significa che le decisioni siano giuste. L'opinione pubblica è influenzata da tantissimi fattori e nelle loro decisioni si riflette ciò che il potere vuole farle credere in base ad interessi di parte, quindi non si può parlare mai di vera democrazia. La Chiesa nella sua storia è stata antidemocratica? Bene, sono disposto ad ammetterlo, tuttavia possono benissimo esistere delle lobby laiche che decidono di manipolare l'opinione pubblica per renderla ad esempio a favore dell'aborto e dell'eutanasia, o anche della liberalizzazione sessuale, facendo propaganda in quel senso, e quindi la decisione che il popolo prenderebbe secondo me è frutto di manipolazione, non è libera. Ricordati che è molto ma molto raro che si informi in modo obiettivo, si cerca sempre di convincere, lo avrà fatto la Chiesa e lo fa, ma lo fanno anche tantissime associazioni e lobby laiche, quindi l'idea delle decisioni liberamente e democraticamente prese è più un mito che una realtà. Oltretutto dal mio punto di vista di credente, come può esistere un fondamento laico/ateo a decidere? Non può esistere dal mio punto di vista semplicemente perché ritengo che la vita sia il frutto di un progetto divino superiore, e non di un capriccio casuale. Se Dio NON esiste, allora tutto è permesso, è questa l'affermazione che in pratica racchiude ciò che penso.
----------> Bene, sono disposto ad ammetterlo, tuttavia possono benissimo esistere delle lobby laiche che decidono di manipolare l'opinione pubblica per renderla ad esempio a favore dell'aborto e dell'eutanasia, o anche della liberalizzazione sessuale, facendo propaganda in quel senso
La tua argomentazione è indubbiamente corretta ma hai scordato gli omosessuali.
Sopratutto ha scordato che un conto è manipolare, altro è lapidare adultere, impiccare omosessuali, bruciare streghe ed eretici, sgozzare infedeli. E costringere malati terminali ad una sofferenza inumana negando perfino la morfina perché fa eutanasia.
Vedo anche una certa tendenza a confondere dogma, comandamento e fai quel che ti dice il parroco che costituiscono ambiti di discussione diversi e che richiedono un diverso trattamento.
Esempio di dogmi :
Il purgatorio esiste. Firenze 1439
Immacolata concezione. 1854 Pio IX
Infallibilità papale. Concilio vaticano 1870.
Verginità di maria. Costantinopoli 553.
Maria madre di dio. Efeso 431.
I comandamenti sappiamo cosa sono.
Rimane "quel che il parroco dice" ma non ho trovato dogmi riguardanti l'infallibilità del parroco.
Viator, un uomo è libero di buttarsi dalla finestra ogni minuto della sua vita, e non esiste ingiunzione legislativa, religiosa o morale che possa davvero alienare questo diritto. E' un diritto seriamente inalienabile, tanto che molti ci riescono anche all'interno di una prigione di massima sicurezza dove non dovrebbe entrare una piuma. A che pro fare la morale a gente spesso bloccata su una barella coi tubi in gola, negandogli un diritto che avrebbero potuto tranquillamente esercitare da abili, senza tuttavia la sicurezza di non commettere orribili errori durante l'atto, o provare dolore. Se il cristianesimo (o meglio Dio!) ha a cuore i suicidi, si occupi del 99% di essi che non accadono per eutanasia, "risolti" quelli se ne riparla.
Citazione di: Ipazia il 07 Marzo 2019, 16:47:33 PM
Cara Socrate78 questa è una travisante demonizzazione dei fondamenti laici/atei che sostengono il diritto della persona umana di decidere sulla sua persona, non sulle altre con arroganza dogmatica come pretendono le religioni. Le decisioni collettive vanno prese democraticamente in una società laica che non divide gli umani in fedeli e infedeli, redenti e dannati. E soprattutto non riconosce ad alcun inviato speciale dall'aldilà di decidere sulla vita e sulla morte degli umani. Per questa conquista civile ci abbiamo messo secoli di sofferenza e non ce la faremo scippare dai rigurgiti del peggiore passato.
Mi associo a quanto espresso da Ipazia e aggiungo che garantire la scelta, intima e spesso tragica, su ciò che concerne il proprio corpo è un diritto il cui riconoscimento sta alla base della dignità della persona in quanto persona e della sua volontá, dove nessuno obbliga nessuno a scegliere per decreto cure più o meno palliative e ad accettare e rifiutare, perciò chi reputa di avvalersene se ne avvale, chi no le rifiuti. Nessuno impone.
Il problema è molto più complesso nei confronti di chi si trova in situazioni difficili non avendo espresso volontà o/ed essendo impossibilitato ad esprimerle, poichè questa scelta non è fatta in prima persona, ma delegata ad altri. Sono favorevole al testamento biologico, ritengo sia una conquista importante per tutti coloro che ritengono, in base ai loro valori, di voler esprimere la propria volontà in merito a sè stessi. Ed è una possibilità di espressione del proprio volere aperta a dogmatici, credenti, atei, agnostici - è per tutti, nessuno escluso, il diritto di dir la propria su sè stessi e fin dove arrivare.
Citazione di: Socrate78 il 07 Marzo 2019, 16:02:03 PM
E allora caro Ipazia consentimi di dire che, almeno per me, anche la sofferenza ha un senso che a noi sfugge, che non è vero affatto che una vita scevra sempre di fatica, di sofferenze, sia per questo più dignitosa e più ricca di senso di un'altra invece tutta in salita, consentimi ancor più di affermare che l'aborto è un crimine, perché dal mio punto di vista quel feto non è un vegetale o un oggetto come un ateo pensa, ma al contrario ha già all'interno un'anima, infusa da Dio al momento del concepimento, e quindi ha un valore profondo che va al di là del fatto che il suo cervello ancora non sia sviluppato e che non sia ancora in grado di parlare e di pensare. E poi, a dirla tutta, per quale motivo la singola persona dev'essere superiore al dogma? E' l'ateismo con il suo veleno che ha instillato quest'idea nella società attuale. La singola persona può sbagliare gravemente, i comandamenti stessi e le leggi sono dogmi, non è forse anche un dogma quello che prescrive di "Non uccidere perché la vita ha valore"? Io potrei benissimo sostenere che per me non è giusto, e che il mio giudizio di persona singola è superiore a questa regola. Quello che la società laica sostiene (ma sarebbe meglio dire atea) è il principio del relativismo, secondo cui ogni persona ha il diritto di decidere ciò che è giusto e sbagliato e se vuoi proprio saperla tutta io da cattolico detesto anche il Papa attuale, sì, perché a ben guardare ed analizzando a fondo le sue parole il pontefice sostiene il relativismo, sostiene la società multiculturale in cui tutte le fedi sono allo stesso livello culturale e valoriale, è il papa del "Volemose bene, tanto andiamo tutti in Paradiso", mentre Ratzinger era un vero Papa, e anche per cultura assolutamente superiore all'attuale.
Infatti non sei un cattolico qualunque ma un cattolico estremamente reazionario (un bel po' di più dell' attuale papa).
Uno che vorrebbe imporre con la forza a tutti gli altri le proprie convinzioni anche contro le opinioni e le legittime e del tutto etiche preferenze del suo prossimo.
Non posso esimermi dal rilevare che la pretesa identificazione di ateismo e relativismo morale, oltre che palesemente falsa, é anche particolarmente penosa e indegna.
Citazione di: Ipazia il 07 Marzo 2019, 16:47:33 PM
Cara Socrate78 questa è una travisante demonizzazione dei fondamenti laici/atei che sostengono il diritto della persona umana di decidere sulla sua persona, non sulle altre con arroganza dogmatica come pretendono le religioni. Le decisioni collettive vanno prese democraticamente in una società laica che non divide gli umani in fedeli e infedeli, redenti e dannati. E soprattutto non riconosce ad alcun inviato speciale dall'aldilà di decidere sulla vita e sulla morte degli umani. Per questa conquista civile ci abbiamo messo secoli di sofferenza e non ce la faremo scippare dai rigurgiti del peggiore passato.
Secondo me a pretendere di imporre le loro decisioni a
lle altre con arroganza dogmatica non sono genericamente e indiscriminatamente le religioni ma invece certi determinati religiosi reazionari.Per fortuna non tutte le religioni sono come il cattolicesimo e non tutti i cattolici sono come Socrate78 ! ! !
Citazione di: Socrate78 il 07 Marzo 2019, 17:22:35 PM
La democrazia è un INGANNO e non è garanzia di alcuna vera giustizia, caro Ipazia, e mi sembra strano che tu non riesca a comprenderlo. Le decisioni prese democraticamente possono essere ottime ma anche pessime, da ogni punto di vista, perché il fatto che sia la maggioranza a decidere ciò che è giusto e sbagliato non significa che le decisioni siano giuste.
Citazione
Perché invece lo sarebbe il fatto che sia il papa "infallibile" renderebbe le decisioni ottime e giuste da otgni punto di vista?
(Ti rammento che l' attuale papa "infallibile" in quanto tale, sarebbe secondo te "a ben guardare ed analizzando a fondo le sue parole il pontefice sostiene il relativismo, sostiene la società multiculturale in cui tutte le fedi sono allo stesso livello culturale e valoriale, è il papa del "Volemose bene, tanto andiamo tutti in Paradiso").
L'opinione pubblica è influenzata da tantissimi fattori e nelle loro decisioni si riflette ciò che il potere vuole farle credere in base ad interessi di parte, quindi non si può parlare mai di vera democrazia. La Chiesa nella sua storia è stata antidemocratica? Bene, sono disposto ad ammetterlo, tuttavia possono benissimo esistere delle lobby laiche che decidono di manipolare l'opinione pubblica per renderla ad esempio a favore dell'aborto e dell'eutanasia, o anche della liberalizzazione sessuale, facendo propaganda in quel senso, e quindi la decisione che il popolo prenderebbe secondo me è frutto di manipolazione, non è libera. Ricordati che è molto ma molto raro che si informi in modo obiettivo, si cerca sempre di convincere, lo avrà fatto la Chiesa e lo fa, ma lo fanno anche tantissime associazioni e lobby laiche, quindi l'idea delle decisioni liberamente e democraticamente prese è più un mito che una realtà. Oltretutto dal mio punto di vista di credente, come può esistere un fondamento laico/ateo a decidere? Non può esistere dal mio punto di vista semplicemente perché ritengo che la vita sia il frutto di un progetto divino superiore, e non di un capriccio casuale. Se Dio NON esiste, allora tutto è permesso, è questa l'affermazione che in pratica racchiude ciò che penso.
Citazione
La predica sulla falsità dell' attuale democrazia formale non la devi fare a noi laici e comunisti, che ne siamo al corrente da prima e molto meglio di te.
Anche perché tutto ciò non giustifica le ancor meno democratiche pratiche e istituzioni dell' ancien regime precapitalistico aristocratico.
Ti consiglio di leggerti e anzi studiarti la splendida Consolazione della filosofia che il cattolico Severino Boezio (canonizzato e sepolto nella meravigliosa chiesa di San Pietro in Cieldoro a Pavia, come ricorda anche Dante nella Divina Commedia, scrisse nell' attesa dell' ingiusta esecuzione capitale: non alla religione in cui pur credeva si rivolse per essere consolato, ma alla filosofia, alla quale con tutta evidenza giustamente attribuiva autorità in campo etico, e non invece alla religione stessa: altro che "senza Dio tutto sarebbe permesso" ! ! !
Filosofia che -impersonificata in una dolce figura materna nella finzione letteraria- gli diceva che anche se per assurdo la vita finisse con la morte senza alcuna sopravvivenza dell' anima e conseguentemente senza alcun premio o castigo eterno ultraterreno [id est: anche se Dio non esiste], si dovrebbe comunque agire eticamente bene per il semplice fatto che
"la virtù é premio a se stessa",
in qualunque condizione, anche quella del condannato ingiustamente a morte in attesa dell' esecuzione.
Altro che
"Se Dio NON esiste, allora tutto è permesso ! ! !
Manco per il cavolo ! ! !
non sono d'accordo nel pensare che il rispetto del diritto di scelta di ciascuno sul proprio corpo e sulla propria vita implichi necessariamente una prospettiva atea o materialistica. Anzi proprio un certo senso della trascendenza, che in qualche modo trovo che le confessioni basate sulla rivelazione tradiscono, nell'immanentizzare il divino all'interno delle rappresentazioni umane e storiche che pretendono di porsi come loro rappresentante, dovrebbe portare ad accettare l'impossibilità di decifrare puntualmente la volontà di Dio, stabilendo quando le scelte della persona la infrangono o meno. Pretendere di stabilire in cosa dovrebbe consistere in cosa consisterebbe la volontà di Dio significa in fondo pretendere di porsi al suo stesso livello. Se è vero che la vita è un dono di Dio è anche vero che lo è anche la coscienza tramite cui ciascuno di noi può oggettivare la vita e valutare le condizioni entro le quali resterebbe ancora degna di essere vissuta, e silenziare tale coscienza, finendo con l'assecondare aprioristicamente la conservazione della vita biologica, vuol dire disprezzare un dono di Dio, la coscienza con i suoi soggettivi parametri di giudizio, non meno che rinunciare alla vita. La vita che Dio ci ha donato non è una vita che scorre irriflessa e autoreferenziale, ma una vita capace di valutare se stessa in nome di libertà e valori soggettivi. Trovo molto più materialista una visione in cui il valore della vita biologica, cioè materiale, viene assolutizzata al punto di dover essere perseguita anche quando non viene più percepita come degna sulla base di determinati valori, che sono riconosciuti sulla base della nostra componente spirituale, cioè la coscienza.
Mi sembra evidente che le giuste osservazioni di Davintro siano obiezioni al credente Socrate78 e non agli atei qui intervenuti.
(Salvo eventuali diverse precisazioni di Davintro stesso).
Il fine vita (di una delle nostre vite... :) ) è sempre un momento drammatico in cui raramente possiamo essere i soggetti attivi delle scelte da operare. Nella mia ancor fresca esperienza ho visto che raramente questi momenti vengono vissuti con umanità da parte del personale medico e paramedico preposto, soprattutto quando il paziente è una persona molto anziana. Si tende a sorvolare, a fare il minimo, financo a "risparmiare" sui farmaci e sugli accertamenti delle cause del dolore(almeno questa è la netta impressione che se ne ricava...). Poi è assolutamente indecoroso che, per la cronica mancanza di personale ausiliare, i malati vengano lasciati con i pannoloni sporchi per così tante ore (spesso provocando piaghe da decubito...). Spesso, oltre che a morire nel dolore, si muore letteralmente nella propria merda.. >:( .Questo avviene più spesso nelle case di riposo che non negli ospedali (almeno nella Contea è così...), ma anche in questi ho riscontrato spesso un nervosismo tra il personale addetto ( e spesso una mancanza di tatto e decenza verso il morente, con frasi tipo:"Nonno, te la sei fatta addosso ancora?"...) che in parte posso capire ( sono effettivamente in pochi...) ma che rimane intollerabile. Questi libri, come altri studi e ricerche interessanti che si trovano sul web, sono quasi una "presa in giro" perché non riflettono quello che avviene nella grande maggioranza dei casi, soprattutto quando si tratta di pazienti poveri o senza parenti che ti possano denunciare.... Avendo famigliari che svolgono l'attività infermieristica vengo spesso aggiornato sulle differenze tra quelle che sono le "linee guida" teoriche e quella che poi è la "prassi" operativa standard che si segue. E io comprendo in pieno tutte le difficoltà che questi ragazzi devono sopportare, messi di fronte a continui 'tagli' del personale o ad appalti a cooperative formate per la maggior parte da personale non di lingua madre, e con una "sensibility" verso i morenti che rasenta quella di un'ostrica ( anche se ci sono lodevoli eccezioni, che purtroppo però confermano la regola)...
Insomma...si nasce a fatica e si muore a stento...si boccheggia per cercare il primo respiro e si boccheggia perché non ce la si fa più a respirare...nasci sotto luci artificiali al neon (nella stragrande maggioranza dei casi nei nostri paesi "ricchi"...) e muori con gli occhi vitrei sotto luci artificiali...con la Bellezza che hai amato lontana, oltre freddi muri dagli asettici colori industriali...( e quasi sempre con la tua puzza addosso...) :(
Continua...
La mia non è ovviamente una critica al libro o al suo autore. Anzi, ben vengano questi studi sul fine vita e sul come operare dal punto di vista sanitario in questa fase cruciale dell'esistenza. Però , in mancanza di sensibilità, qualunque "linea guida" sarà sempre un contenitore vuoto. E purtroppo la sensibilità non la impari: o ce l'hai o non ce l'hai.
Il libro racconta esperienze pilota in una materia in cui il livello etico e professionale, religioso e ateo, è ancora assai basso. Prima di fasciarsi la testa con Hospice eutanasici e ostriche anenpatiche consiglio a tutti di leggerlo e cercare di capire cosa significhi lavorare in condizioni di stress a contatto con la morte. Borasio fa un'opera encomiabile perchè si avventura con grande umanità e preparazione professionale in questo terreno di frontiera civile, umana ed etica. Laddove ci si trova a vivere e condividere quella fase della vita, meritevole della massima dignità, che è la morte.
Purtroppo, come mi sembra di capire anche tu (Sari) ti rendi conto, i continui selvaggi tagli "eurOOOOOOOOOOOOOOOOOOpei" alle spese sanitarie (però il "banchiere" -economista- filoeurOOOOOOOOOOOOpeista ex presidente della repubblica Ciampi stette in ospedale dall' inizio Luglio a fine Novembre poco prima di schiattare, mentre le disposizioni sue e dei suoi colleghi sono di dimettere in pochi giorni o al massimo pochissime settimane i paz. "socialmente normali" o non "pesci rossi", come si diceva quando cominciavo a esercitare la mia professione di medico in ospedale) tolgono quasi sempre a chi opera nel settore quel minimo di tranquillità e di serenità (assenza di fretta) nel lavoro senza la quale umanamente dopo un po' é assai difficile esprimere le proprie migliori qualità umane come sarebbe necessario.
Aggiungasi a ciò la frequente e ingravescente (sintomo della barbarie avanzante) prepotenza e mancanza di rispetto verso i lavoratori da parte di parenti e pazienti stessi.
Citazione di: sgiombo il 08 Marzo 2019, 11:31:31 AMPurtroppo, come mi sembra di capire anche tu (Sari) ti rendi conto, i continui selvaggi tagli "eurOOOOOOOOOOOOOOOOOOpei" alle spese sanitarie (però il "banchiere" -economista- filoeurOOOOOOOOOOOOpeista ex presidente della repubblica Ciampi stette in ospedale dall' inizio Luglio a fine Novembre poco prima di schiattare, mentre le disposizioni sue e dei suoi colleghi sono di dimettere in pochi giorni o al massimo pochissime settimane i paz. "socialmente normali" o non "pesci rossi", come si diceva quando cominciavo a esercitare la mia professione di medico in ospedale) tolgono quasi sempre a chi opera nel settore quel minimo di tranquillità e di serenità (assenza di fretta) nel lavoro senza la quale umanamente dopo un po' é assai difficile esprimere le proprie migliori qualità umane come sarebbe necessario. Aggiungasi a ciò la frequente e ingravescente (sintomo della barbarie avanzante) prepotenza e mancanza di rispetto verso i lavoratori da parte di parenti e pazienti stessi.
Sì, il nervosismo diventa reciproco. I parenti dei pazienti e i pazienti stessi perché, causa mancanza di personale, sono costretti ad attendere giornate intere (per es.Al Pronto Soccorso, magari con una dolorosissima colica renale, esp. personale...) e il personale perché, ridotto all'osso (già spolpato o ancor meno..), diventa nervosissimo perchè proprio "non ce la fa" umanamente a far fronte a tutte le necessità. Un gatto che si morde la coda, si potrebbe dire... :( Nello stesso tempo quanto personale "burocratico" è in attività e pagato più del personale "operativo"?
Citazione di: Sariputra il 08 Marzo 2019, 08:49:25 AM
Il fine vita (di una delle nostre vite... :) ) è sempre un momento drammatico in cui raramente possiamo essere i soggetti attivi delle scelte da operare. Nella mia ancor fresca esperienza ho visto che raramente questi momenti vengono vissuti con umanità da parte del personale medico e paramedico preposto, soprattutto quando il paziente è una persona molto anziana. Si tende a sorvolare, a fare il minimo, financo a "risparmiare" sui farmaci e sugli accertamenti delle cause del dolore(almeno questa è la netta impressione che se ne ricava...). Poi è assolutamente indecoroso che, per la cronica mancanza di personale ausiliare, i malati vengano lasciati con i pannoloni sporchi per così tante ore (spesso provocando piaghe da decubito...). Spesso, oltre che a morire nel dolore, si muore letteralmente nella propria merda.. >:( .Questo avviene più spesso nelle case di riposo che non negli ospedali (almeno nella Contea è così...), ma anche in questi ho riscontrato spesso un nervosismo tra il personale addetto ( e spesso una mancanza di tatto e decenza verso il morente, con frasi tipo:"Nonno, te la sei fatta addosso ancora?"...) che in parte posso capire ( sono effettivamente in pochi...) ma che rimane intollerabile. Questi libri, come altri studi e ricerche interessanti che si trovano sul web, sono quasi una "presa in giro" perché non riflettono quello che avviene nella grande maggioranza dei casi, soprattutto quando si tratta di pazienti poveri o senza parenti che ti possano denunciare.... Avendo famigliari che svolgono l'attività infermieristica vengo spesso aggiornato sulle differenze tra quelle che sono le "linee guida" teoriche e quella che poi è la "prassi" operativa standard che si segue. E io comprendo in pieno tutte le difficoltà che questi ragazzi devono sopportare, messi di fronte a continui 'tagli' del personale o ad appalti a cooperative formate per la maggior parte da personale non di lingua madre, e con una "sensibility" verso i morenti che rasenta quella di un'ostrica ( anche se ci sono lodevoli eccezioni, che purtroppo però confermano la regola)...
Insomma...si nasce a fatica e si muore a stento...si boccheggia per cercare il primo respiro e si boccheggia perché non ce la si fa più a respirare...nasci sotto luci artificiali al neon (nella stragrande maggioranza dei casi nei nostri paesi "ricchi"...) e muori con gli occhi vitrei sotto luci artificiali...con la Bellezza che hai amato lontana, oltre freddi muri dagli asettici colori industriali...( e quasi sempre con la tua puzza addosso...) :(
E l'altro lato della medaglia? tra le luci al neon? Non so Sari, e sottolineo non so, ma anche un po' so, ma non è che sotto quelle luci al neon tante persone sono salvate, e non in altre mille vite, ma in questa? Non è che tutto è schifo e schifabile, abbi pazienza. O ok sto welfare ha i sui limiti, migliorabili, sinchè vuoi, ma non pensi abbia anche aspetti lodabili?
@Lou
Sì, è giusto, moltissimi vengono salvati. Io stesso lo sono stato in gioventù. Ora non sto a discettare se, nel mio caso, si trattò di fortuna o sfortuna, ognuno fa i conti con la propria coscienza e la propria esistenza, in cui molto c'è e c'è stato di bello e molto pure di disgustoso. Però la realtà dell'anziano morente non va taciuta o nascosta dietro faldoni di linee guida che poi, all'atto pratico del quotidiano, vengono spessissimo disattese dalle necessità contingenti del personale sanitario. E' evidentissimo che non si presta all'anziano la stessa 'intensità' nelle cure che si presta ad un giovane o ad una persona 'vip' e la sua sofferenza non trova sempre orecchie capaci di un vero ascolto..."L'anziano si lamenta sempre" mi è stato detto da un medico, poche ore prima che mio padre, pieno di dolore, entrasse in agonia (sarebbe spirato 48 ore dopo...), salvo poi cercarmi per "spiegarmi meglio" (forse temendo qualcosa da parte mia...non so). Credo che, in molti paesi del mondo, se la sognano una sanità come la nostra, dal punto di vista professionale, non so però dal punto di vista delle relazioni umane...dicono che fanno miracoli con niente...ma non ho esperienza diretta di questo.
Non esageriamo: i miracoli non li fa nessuno (per lo meno in senso letterale).
Nella sanità, come in ogni altra attività umana lavorativa (e non parassitaria), ci sono persone più o meno generose e dall' impegno professionale ed umano più o meno encomiabile.
Il problema sono i Monti, le Fornero e i politicanti e giornalisti che venerano come oracoli infallibili questi parassiti ignoranti e incapaci che non ne azzeccano mai una che é una nemmeno per isbaglio (e fra l' altro per se stessi pretendono quello che agli altri negano come pretese assurde: vedi la stabilità e "fissità" e "comodità sotto casa" del posto di "lavoro" -si fa per dire- della figlia della Fornero, o i tempi del ricovero di Ciampi).
Citazione di: sgiombo il 08 Marzo 2019, 21:08:43 PMNon esageriamo: i miracoli non li fa nessuno (per lo meno in senso letterale). Nella sanità, come in ogni altra attività umana lavorativa (e non parassitaria), ci sono persone più o meno generose e dall' impegno professionale ed umano più o meno encomiabile. Il problema sono i Monti, le Fornero e i politicanti e giornalisti che venerano come oracoli infallibili questi parassiti ignoranti e incapaci che non ne azzeccano mai una che é una nemmeno per isbaglio.
Probabilmente non mi sono spiegato bene...Non pretendevo certo che riuscissero a procrastinare l'inevitabile. Volevo semplicemente che avessero più attenzione per placare la sua intensissima sofferenza addominale, che non venne riconosciuta o, per meglio dire, riconosciuta solo in parte...Concordo che i miracoli non li fa nessuno (tra i medici...poi non dico altro ;D ).
Ti avevo capito.
Parlavo in generale della condizioni di lavoro di fatto degli operatori sanitari (medici e non solo) e più in generale delle condizioni di chi oggi lavora (costoro tutti sbagliano non poco; spesso almeno in parte non principalmente per colpa loro), non del pessimo episodio che ti é toccato personalmente di vivere.
Nel quale, come Borasio sostiene convincentemente che spesso accade, probabilmente gli errori maggiori sono stati il sottovalutare la sofferenza soggettiva e sopravvalutare l' effetto depressivo di facoltà vitali come la respirazione (e della stessa motilità intestinale) dell' uso di analgesici e in particolare della morfina.
Citazione di: Sariputra il 08 Marzo 2019, 20:41:07 PM
@Lou
Sì, è giusto, moltissimi vengono salvati. Io stesso lo sono stato in gioventù. Ora non sto a discettare se, nel mio caso, si trattò di fortuna o sfortuna, ognuno fa i conti con la propria coscienza e la propria esistenza, in cui molto c'è e c'è stato di bello e molto pure di disgustoso. Però la realtà dell'anziano morente non va taciuta o nascosta dietro faldoni di linee guida che poi, all'atto pratico del quotidiano, vengono spessissimo disattese dalle necessità contingenti del personale sanitario. E' evidentissimo che non si presta all'anziano la stessa 'intensità' nelle cure che si presta ad un giovane o ad una persona 'vip' e la sua sofferenza non trova sempre orecchie capaci di un vero ascolto..."L'anziano si lamenta sempre" mi è stato detto da un medico, poche ore prima che mio padre, pieno di dolore, entrasse in agonia (sarebbe spirato 48 ore dopo...), salvo poi cercarmi per "spiegarmi meglio" (forse temendo qualcosa da parte mia...non so). Credo che, in molti paesi del mondo, se la sognano una sanità come la nostra, dal punto di vista professionale, non so però dal punto di vista delle relazioni umane...dicono che fanno miracoli con niente...ma non ho esperienza diretta di questo.
Il punto di vista professionale non è estraneo al punto di vista relazioni umane, nè è una modalità, con i suoi limiti. Non riesco a capire come non lo si possa comprendere, e divaricare i due ambiti come fossero alieni.
In realtà i medici ritengono che l'anziano abbia ormai esaurito il suo ciclo di vita (anno più anno meno) e quindi per la sua età non "merita" la stessa intensità di cure di una persona giovane, che giustamente non può morire, mentre l'anziano è visto vicino alla morte e quindi nell'ottica del medico le stesse cure non servono a molto. Se l'anziano ha un'aneurisma alle coronarie o alla testa ad esempio spesso i medici non lo operano, dicendo che è troppo rischioso, mentre invece se la stessa patologia la presenta un giovane viene operato: in realtà il medico calcola che di qualche patologia l'anziano dovrà pur morire e, di conseguenza, gli nega quell'operazione che potrebbe invece allungargli anche abbastanza la vita.
Lo stesso accade per i tumori, se il cancro colpisce un giovane si fa di tutto per salvarlo, mentre per un anziano il medico si arrende molto presto, anche troppo, anche quando qualcosa pure potrebbe essere fatto e tentato. E' innegabile che l'atteggiamento del medico cambi a seconda di quanto giudichi preziosa una vita, in base alla futura durata e produttività sociale della stessa, l'anziano ormai è al di fuori dell'età lavorativa ed è visto come un peso, a volte anche dagli stessi medici.
Citazione di: Socrate78 il 08 Marzo 2019, 23:12:25 PM
In realtà i medici ritengono che l'anziano abbia ormai esaurito il suo ciclo di vita (anno più anno meno) e quindi per la sua età non "merita" la stessa intensità di cure di una persona giovane, che giustamente non può morire, mentre l'anziano è visto vicino alla morte e quindi nell'ottica del medico le stesse cure non servono a molto. Se l'anziano ha un'aneurisma alle coronarie o alla testa ad esempio spesso i medici non lo operano, dicendo che è troppo rischioso, mentre invece se la stessa patologia la presenta un giovane viene operato: in realtà il medico calcola che di qualche patologia l'anziano dovrà pur morire e, di conseguenza, gli nega quell'operazione che potrebbe invece allungargli anche abbastanza la vita.
Lo stesso accade per i tumori, se il cancro colpisce un giovane si fa di tutto per salvarlo, mentre per un anziano il medico si arrende molto presto, anche troppo, anche quando qualcosa pure potrebbe essere fatto e tentato. E' innegabile che l'atteggiamento del medico cambi a seconda di quanto giudichi preziosa una vita, in base alla futura durata e produttività sociale della stessa, l'anziano ormai è al di fuori dell'età lavorativa ed è visto come un peso, a volte anche dagli stessi medici.
Questa visione è unilaterale. Un'emorragia cerebrale devastante può comportare condizioni di sopravvivenza che la persona stessa non avrebbe voluto. Il caso è più frequente negli anziani, ma può colpire anche persone relativamente giovani. Di qui l'importanza delle DAT (dichiarazioni anticipate di trattamento) per
rispettare, medici e familiari, la volontà del paziente. Spesso è la natura che provvede a risolvere il problema, ma talvolta ti ritrovi a diventare un vegetale appeso ad una macchina per anni. Dalle mie parti si è più interventisti che eutanasici, per cui le DAT fanno davvero la differenza.
Citazione di: Socrate78 il 08 Marzo 2019, 23:12:25 PM
In realtà i medici ritengono che l'anziano abbia ormai esaurito il suo ciclo di vita (anno più anno meno) e quindi per la sua età non "merita" la stessa intensità di cure di una persona giovane, che giustamente non può morire, mentre l'anziano è visto vicino alla morte e quindi nell'ottica del medico le stesse cure non servono a molto. Se l'anziano ha un'aneurisma alle coronarie o alla testa ad esempio spesso i medici non lo operano, dicendo che è troppo rischioso, mentre invece se la stessa patologia la presenta un giovane viene operato: in realtà il medico calcola che di qualche patologia l'anziano dovrà pur morire e, di conseguenza, gli nega quell'operazione che potrebbe invece allungargli anche abbastanza la vita.
Lo stesso accade per i tumori, se il cancro colpisce un giovane si fa di tutto per salvarlo, mentre per un anziano il medico si arrende molto presto, anche troppo, anche quando qualcosa pure potrebbe essere fatto e tentato. E' innegabile che l'atteggiamento del medico cambi a seconda di quanto giudichi preziosa una vita, in base alla futura durata e produttività sociale della stessa, l'anziano ormai è al di fuori dell'età lavorativa ed è visto come un peso, a volte anche dagli stessi medici.
Ma di quali presunti "medici" vai farneticando?
Mengele é morto da un bel pezzo!
Sono casomai gli economisti, specie se "bocconiani" a pretendere (contro i medici, spesso contro i pazienti e quasi sempre contro i loro parenti)
che l'anziano (tutti gli anziani tranne loro e i loro miserabili padroni) abbia ormai esaurito il suo ciclo di vita (anno più anno meno) e quindi per la sua età non "merita" la stessa intensità di cure di una persona giovane, ecc.Ti informo che vengono operati e/o trattati per via endovascolare e comunque curati per le più svariate patologie, spesso con successo, persone anche anzianissime, anche quando la prognosi lascia pochissime speranze (e se per assurdo, ammesso e non concesso, ciò non fosse per deontologia professionale, lo sarebbe comunque per la sacrosanta esigenza di tutelarsi dalla rapina di indebiti "risarcimenti" da parte di parenti avvoltoi).
Filosofare è imparare a morire ( Montaigne).Saggezza è la rassegnazione davanti alla morte, giungere alla fine in serenità perfetta: è la differenza tra filosofi e non filosofi. La filosofia si presenta come lo sforzo per superare la morte e il destino.
Il pensiero della morte ossessiona la maggior parte dell'umanità. Si occulta la morte, non si muore più a casa tra familiari e amici, ma all'ospedale tra medici, infermieri, impresari di pompe funebri.
Diverso il senso della morte religioso: la sofferenza avvicina a Dio. L'uso degli oppiaceri in Italia fin poco tempo fa era limitato, si dice per imposizione vaticana, Teresa di Calcutta negava ogni antidolorifico ai malati terminali: più soffrivano più erano meritevoli dell'amore di Dio
Il fatto che Madre Teresa negasse ogni antidolorifico è una calunnia bella e buona, l'hanno inventato i suoi detrattori, la si vuol far apparire come una folle sadica, mentre invece non lo era affatto, affermava sì che la sofferenza offerta liberamente avvicina a Dio, ma non per questo riteneva giusto far soffrire per avvicinare gli altri al divino.
Citazione di: Socrate78 il 11 Marzo 2019, 22:09:25 PM
Il fatto che Madre Teresa negasse ogni antidolorifico è una calunnia bella e buona, l'hanno inventato i suoi detrattori, la si vuol far apparire come una folle sadica, mentre invece non lo era affatto, affermava sì che la sofferenza offerta liberamente avvicina a Dio, ma non per questo riteneva giusto far soffrire per avvicinare gli altri al divino.
possibile tante calunnie, tante testimonianze siano non vere?
[font="Helvetica Neue", Roboto, Arial, sans-serif]Una meravigliosa devozione[/font]
[font="Helvetica Neue", Roboto, Arial, sans-serif]I poveri accettano la sofferenza perché convinti di sopportare 'La Passione di Cristo', diceva Madre Teresa; "Il mondo ha parecchio da guadagnare dalla loro sofferenza" e questo faceva di lei una Santa agli occhi di chi, non sapendo, la venerava. Gli ammalati gravi, compresi quelli oncologici, morivano fra atroci sofferenze e per alleviarle, la 'Madre' gli permetteva solo una semplice aspirina perché andava rispettato il 'culto del dolore' che lei stessa promuoveva. La sua idea era tenerli 'incatenati' tutti alla stessa sofferenza; come fece con un ragazzino di 15 anni con gravi problemi intestinali quando, chiedendole aiuto, si rifiutò di portalo in ospedale dicendo: "Se faccio così per uno, devo farlo per tutti".[/font]
«Una sfida al mondo moderno, Madre? Come la scelta di dare più importanza all'amore che alle medicine? Alle preghiere invece che agli antidolorifici?».
«Sì, non siamo delle infermiere, non siamo delle assistenti sociali, siamo delle suore. E i nostri centri non sono degli ospedali in cui la gente viene curata, sono case in cui la gente che nessuno vuole, viene amata».
Da un'intervista a Madre Teresa fatta nel '96 da Tiziano Terzani
Quindi più che di calunnie, si tratta di qualcosa che lei ammise.
Quello che viene detto in quelle parole riportate non indica che Madre Teresa pensasse che più i malati soffrissero più fossero per questo solo fatto più meritevoli agli occhi di Dio, quindi quest'idea è qualcosa che le viene attribuita. Inoltre molte calunnie sono state dette dal complottista Christopher Hitchens che in un testo intitolato "La posizione della missionaria" fa di tutto per dipingerla come una pazza e nello stesso tempo un'ipocrita, ma si tratta di informazioni mai verificate di persona, è tutto un fiorire di "Mi hanno detto", "Ho sentito dire", ecc.
Questa abominevole malfattrice dispensava elemosine di provenienza occidentale ai poverissimi indiani (oltre che per convincerli ad aderire alla chiesa cattolica: "carità" non certo disinteressata!) anche per cercare, facendosi forte di ciò (del credito che acquisiva con queste donazioni, con le quali vedeva di farsi una fama di pseudogenerosità), di convincere madri già di diversi figli poverissimi a non usare anticoncezionali e farne quanti più possibile altri, onde incrementare la miseria e le sofferenze del popolo indiano.
Socrate,78, apri gli occhi!
I pregiudizi e le illusioni possono essere piacevoli ma la verità guarisce dal male.
Se volete parlare di Madre Teresa di Calcutta vi invito ad aprire un nuovo topic.
Grazie