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Finanza, vincitori e vinti nel 2014

Di Patrizio Piede - Marzo 2015

 

 

Di solito è piuttosto difficile indicatore vincitori e vinti per un intero anno solare. Il 2014 rappresenta l’eccezione alla regola. Le orribili prestazioni maturate nei 12 mesi passati candidano petrolio, rublo russo e bitcoin almeno al podio per il titolo di peggiore investimento dell’anno trascorso.

Le ragioni dello scarso rendimento delle risorse indicate in precedenza sono varie e complesse. Un eccesso d’offerta associato alla diminuzione della domanda di certo non ha aiutato i prezzi del petrolio. Questo fattore, associato alle sanzioni inflitte dall’UE, ha contribuito a trascinare la Russia in basso. I bitcoin hanno invece dovuto assorbire l’ondata di rivelazioni, a partire dalla caduta in disgrazia della piazza di scambio denominata Mt. Gox, che ha favorito un clima d’incertezza sulla legittimità della moneta virtuale. Un aumento nell’uso e l’approvazione ricevuta da noti portali di e-commerce come eBay non hanno controbilanciato l’effetto negativo delle altrettanto recenti rivelazioni.

Le avversità sono spesso foriere di nuove opportunità, quindi le nazioni dell’Opec, la Russia e i sostenitori dei bitcoin confermano un’inossidabile certezza sulle prospettive future. Si tratta di un ottimismo motivato? Cerchiamo di capirlo insieme.

Nel Regno Unito si è affermata una strategia che suggerisce di investire nelle compagnie che hanno reso meno all’interno del rispettivo indice proprio all’inizio del nuovo anno. Nella maggioranza dei casi, con alcune notevoli eccezioni, quelle compagnie tendono a battere la produttività del proprio indice primo della fine del primo quadrimestre.

Nel caso del forex, le valute che hanno fatto peggio nel 2013 sono state lo yen giapponese e il rand sudafricano, che nel corso dell’anno hanno perso circa il 20% rispetto al dollaro statunitense. Tra le materie prime l’imbarazzante primato è toccato al granturco. Un raccolto da record negli USA ha schiacciato i prezzi di numerosi prodotti agricoli, il granturco è senz’altro il prodotto che ha sofferto di più la riduzione dei prezzi.

In generale, al momento le informazioni sono contrastanti per tutti coloro che credono all’aumento dei prezzi di rublo, bitcoin o petrolio. Sia yen che rand hanno migliorato il rendimento nel corso del 2014, ma questo non vuol dire che le performance finanziarie migliorino o peggiorino ad anni alterni.

La parabola discendente del granturco è invece continuata, forse a passo più lento, ma per ora i segnali di ripresa sono minimi.

Il quadro generale è sicuramente più scuro se si prendono in considerazione i bitcoin, che nel gennaio 2014 avevano subito perdite del 40% in sole due settimane. Anche il petrolio ha cominciato quest’anno con una perdita del 12%. Il rublo continua a perdere rispetto al dollar, ma un possibile recupero dell’Eurozona potrebbe risollevarne le sorti.

Difficile prevedere cosa accadrà nel corso del 2015. In un clima così volatile sarebbe sciocco relegare bitcoin, rublo e petrolio in un angolo. Osservate speciale saranno ancora una volta le materie prime, ma attenzione all’industria digitale: qualche sorpresa potrebbe arrivare di nuovo da quella nicchia di mercato.

 

Patrizio Piede, analista finanziario di IG Italia

 

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