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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 13-05-2006, 13.52.31   #41
amidar
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Data registrazione: 13-03-2006
Messaggi: 239
Messaggio originale inviato da Mary

Se io avessi vent'anni oggi per l'amore immenso verso mio figlio sceglierei di non farlo venire al mondo.
Ciao
mary


Perche?
Per la poca fiducia in questo mondo che viviamo o per altro?
amidar is offline  
Vecchio 13-05-2006, 14.05.20   #42
klee
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Il Mondo va come deve andare...il Mondo è vecchio come il Mondo...

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su un Albero secco...



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Vecchio 13-05-2006, 16.55.28   #43
Monica 3
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Papa: “Il vero amore è possibile solo tra uomo e donna”

[quote]Messaggio originale inviato da Fragola
[b]Attenzione! Accertarsi di conoscere quello di cui si sta parlando prima di parlare!!!!!!!!!!!
L'islam non è una religione sessuofoba in nessuna sua forma!!!

--------------

Intendevo dire che anche l'Islam controlla la sessualità...della donna. E questa E' una forma di controllo. Sono d'accordo con te sulle pratiche sessuali dell'Islam, ma la donna ha poca scelta, non è poliandra e credo che l'aborto sia più scelta dell'uomo che scelta sua (non ho controllato questa informazione).

Inoltre ch'è sempre differenza tra religione ed istituzione religiosa. C'è molta differenza fra le parole di Maometto e le istituzioni islamiche, come c'è differenza fra le parole di Cristo e la Chiesa cattolica. Puoi citarmi ISTITUZIONI religiose che in un modo o nell'altro non si coinvolgono con il sesso?

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Vecchio 13-05-2006, 20.08.26   #44
Fragola
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Papa: “Il vero amore è possibile solo tra uomo e donna”

[quote]Messaggio originale inviato da Monica 3
[b]
Citazione:
Messaggio originale inviato da Fragola
Attenzione! Accertarsi di conoscere quello di cui si sta parlando prima di parlare!!!!!!!!!!!
L'islam non è una religione sessuofoba in nessuna sua forma!!!

--------------

Intendevo dire che anche l'Islam controlla la sessualità...della donna. E questa E' una forma di controllo. Sono d'accordo con te sulle pratiche sessuali dell'Islam, ma la donna ha poca scelta, non è poliandra e credo che l'aborto sia più scelta dell'uomo che scelta sua (non ho controllato questa informazione).

Inoltre ch'è sempre differenza tra religione ed istituzione religiosa. C'è molta differenza fra le parole di Maometto e le istituzioni islamiche, come c'è differenza fra le parole di Cristo e la Chiesa cattolica. Puoi citarmi ISTITUZIONI religiose che in un modo o nell'altro non si coinvolgono con il sesso?


... hem, ecco, parlare di "istituzioni islamiche" ... significherebbe scrivere un saggio, visto che la religione islamica non prevede delle gerarchie ecclesiastiche organizzate. Nel corso dei suoi 1500 anni di storia, l'Islam si è manifestato in molti modi. L'aspetto integralista che vediamo ora, che spesso applica regole perfino in cotraddizione con lo spirito islamico, è abbastaza recente e non è l'Islam. Mentre l'atteggiamento della Chiesa Cattolica è storicamente molto più radicato. E qui, su questo, mi fermo per non andare troppo fuori tema.

Però il punto centrale è un altro: un conto è che esistano norme o una certa morale sessuale, ben altro è la sessuofobia.
Una religione, per sua stessa natura, è uno stile di vita, il sesso fa parte della vita e quindi è normale che una religione abbia qualcosa da dire anche sul sesso. Si può dire qualcosa sul sesso in molti modi. Il modo cattolico è sessuofobico, quello islamico, buddhista, induista e di molte altre religioni, no!
Fragola is offline  
Vecchio 14-05-2006, 01.17.11   #45
Monica 3
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Data registrazione: 08-06-2005
Messaggi: 697
Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Papa: “Il vero amore è possibile solo tra uomo e donna”

[ Il modo cattolico è sessuofobico, quello islamico, buddhista, induista e di molte altre religioni, no!
[/b][/quote]

Secondo me Jung in "Libido.Simboli e trasformazioni" è piuttosto convincente, anche perché spiega bene come la Chiesa cattolica ha fatto propria la simbologia di alcune regioni pre-cristiane riassorbendole (rispondendo anche alla tua altra questione).

Comunque è importantissimo continuare a fare la distinzione fra religione e chiesa/istituzione/organizzazione/pratica/culto religiosi, che, in forme diverse, contengono sempre un lato oppressivo.

Personalmente son d'accordo con chi in questo forum ha scritto : se l'uomo pensasse con la sua testa non ci sarebbe bisogno di religioni.

Monica 3 is offline  
Vecchio 14-05-2006, 01.48.15   #46
Weyl
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 23-02-2005
Messaggi: 728
Re: Re: Tradizione e contraddizione

Citazione:
Messaggio originale inviato da visechi
.


Hai ragione quando affermi che il matrimonio sancisce, di fronte alla comunità, l’esclusività della scelta reciproca, ma sbagli quando ipotizzi, anzi affermi con eccessiva perentorietà, che l’interiorità, quindi la sfera sentimentale ed emozionale di ciascuno di noi, resasi manifesta attraverso una promessa, possa essere appannaggio dello sguardo morale religioso, ove sarebbe rilevabile in questo sguardo la matrice metafisica che ricomporrebbe, a tuo dire, il paradosso da te ben evidenziato. In ogni promessa, anche quelle implicanti l’insorgere di meri ed esclusivi impegni giuridici, s’ingenera questa sorta di antinomia che è determinata, nel suo insorgere, in un momento temporale specifico e ben individuato, proiettando, nel contempo, tale impegno di là nel tempo.

Ciao


Brevemente, perchè il thread è percorso da altri tragitti.
Non "l'interiorità è appannaggio dello sguardo morale religioso", al contrario, è a valle del suo stesso potersi ricomporre soltanto attingendo ad un'istanza metafisica che essa "trova" il momento religioso, in quanto espressione formalizzata e formalizzabile di tale aspirazione ad un impianto.
Ciò che distingue il matrimonio, come le altre, pochissime, scelte esistenziali autentiche, dalla semplice contrattualità, è infatti il suo darsi come "promessa" vera.
Ciò significa che l'oggetto di tale promessa non è, semplicemente, un atto di volontà, come sarebbe il rispetto formale di clausole e condizioni, di assolvere compiti e rispettare responsabilità assunte.
Ciò che rende sacrale il matrimonio è, invece, la promessa di intangibilità dell'intenzione che rende effettiva la "scelta".

Ora, tale promessa, qualora venisse ribadita esclusivamente su di un piano giuridico oppure morale, non sarebbe altro che una scommessa, un pronostico, oppure una speranza, oppure, ancora, un imperativo categorico applicato al costume.
Ma se si limitasse a ciò, allora cesserebbe di fatto il suo valore di autenticità esistenziale.
Se, del resto, si specchiasse semplicemente in un "indefinito" metafisico, vi rimarrebbe rappresa senza potersi risolvere e progettare nelle altre dimensioni dell'esistenza.
Il piano religioso offre ad essa l'articolazione e l'attualizzazione necessaria.
Questa è la ragione dell'inevitabilità di tale incontro ed il motivo per cui non sussiste alcun significato politico nell'intervento di Benedetto XVI.
La scelta del matrimonio, al pari di quella di generare una vita, ed altre, poche altre, non riescono a configurarsi compiutamente dentro alcuno schema morale, ontologico, estetico e, meno che mai, epistemologico.
Ogni tentativo di risolverle e ridurle a tali piani esistenziali non fa che svilirle e inautenticarle, alienandone l'intenzione nucleare.

Non è irrilevante, infine, il corpo dogmatico e dottrinale della Confessione religiosa cui tale istanza aspiri ad affidarsi.
Se "essa" è ciò che "trovo", sono legittimato a chiedermi se tale "scoperta" sia necessaria, oppure contingente e culturalmente sovradeterminata.
Ma la legittimazione che mi riconosco, in realtà, non obbedisce ad una ragione "aliena" da ciò che permette a tale corpus dottrinale di informare ogni percorso che, da tale ritrovamento, si sdipana nell'intelligenza e nell'esistenza.
"Credo ut intelligam", in fine.
Weyl is offline  
Vecchio 15-05-2006, 10.16.06   #47
visechi
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Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
Re: Re: Re: Tradizione e contraddizione

Citazione:
Messaggio originale inviato da Weyl
Brevemente, perchè il thread è percorso da altri tragitti.
Non "l'interiorità è appannaggio dello sguardo morale religioso", al contrario, è a valle del suo stesso potersi ricomporre soltanto attingendo ad un'istanza metafisica che essa "trova" il momento religioso, in quanto espressione formalizzata e formalizzabile di tale aspirazione ad un impianto.
Ciò che distingue il matrimonio, come le altre, pochissime, scelte esistenziali autentiche, dalla semplice contrattualità, è infatti il suo darsi come "promessa" vera.
Ciò significa che l'oggetto di tale promessa non è, semplicemente, un atto di volontà, come sarebbe il rispetto formale di clausole e condizioni, di assolvere compiti e rispettare responsabilità assunte.
Ciò che rende sacrale il matrimonio è, invece, la promessa di intangibilità dell'intenzione che rende effettiva la "scelta".

Ora, tale promessa, qualora venisse ribadita esclusivamente su di un piano giuridico oppure morale, non sarebbe altro che una scommessa, un pronostico, oppure una speranza, oppure, ancora, un imperativo categorico applicato al costume.
Ma se si limitasse a ciò, allora cesserebbe di fatto il suo valore di autenticità esistenziale.
Se, del resto, si specchiasse semplicemente in un "indefinito" metafisico, vi rimarrebbe rappresa senza potersi risolvere e progettare nelle altre dimensioni dell'esistenza.
Il piano religioso offre ad essa l'articolazione e l'attualizzazione necessaria.
Questa è la ragione dell'inevitabilità di tale incontro ed il motivo per cui non sussiste alcun significato politico nell'intervento di Benedetto XVI.
La scelta del matrimonio, al pari di quella di generare una vita, ed altre, poche altre, non riescono a configurarsi compiutamente dentro alcuno schema morale, ontologico, estetico e, meno che mai, epistemologico.
Ogni tentativo di risolverle e ridurle a tali piani esistenziali non fa che svilirle e inautenticarle, alienandone l'intenzione nucleare.

Non è irrilevante, infine, il corpo dogmatico e dottrinale della Confessione religiosa cui tale istanza aspiri ad affidarsi.
Se "essa" è ciò che "trovo", sono legittimato a chiedermi se tale "scoperta" sia necessaria, oppure contingente e culturalmente sovradeterminata.
Ma la legittimazione che mi riconosco, in realtà, non obbedisce ad una ragione "aliena" da ciò che permette a tale corpus dottrinale di informare ogni percorso che, da tale ritrovamento, si sdipana nell'intelligenza e nell'esistenza.
"Credo ut intelligam", in fine.

Ottima analisi, che, ovviamente, non mi sentirei di sottoscrivere. Il mio essere agnostico non mi concede alcuna condivisione, anche se, devo ammetterlo, non è atto a negare con eccessiva sicurezza quanto affermi.
Partendo dall’inizio, riscontro subito un’asserzione che non mi convince. Non credo proprio che la ricomposizione del vapore sulfureo e ribollente che avvolge ed è costitutivo dell’interiorità possa trovare forma, quindi consistenza e contenuto compiuto, attingendo ad un’istanza metafisica in cui è rappreso e rinvenibile quel momento religioso cui fai cenno. L’impianto ineffabile, amorfo ed inattuale dell’intimo nostro è connaturato all’uomo, solo nella finzione della messinscena teatrale quotidiana esso si rende per ciò che non è. Mi rendo conto che questo sarebbe un argomento che ci porterebbe molto lontani.

Parli di scelte esistenziali autentiche, alludendo a scelte compiute una volta per l’intera esistenza. Ciò qualificherebbe il matrimonio come promessa vera, ma non tieni nel debito conto che il matrimonio è un incontro fra due individui che, in base a ciò che afferma la Chiesa, si renderebbe concreto nella promessa che la coppia si scambia davanti all’altare. Tale incontro impegna non solo e non tanto ciò che è distintivo in ciascuno dei due promittenti, non solo la propria volontà cosciente di donarsi l’uno all’altra. Essi, nella promessa, si scambiano la possibilità che l’ineffabilità ben celata nel profondo dell’anima di ciascuno dei due possa essere sancita ora per allora, immodificabile per l’intera durata della vita. In pratica, pur nell’indeterminatezza del proprio animo, la coppia, attingendo ad una parvula certezza dell’attimo, ipoteca davanti a Dio un futuro sottoposto al divenire, quindi anche al cambiamento, disponendo per il futuro anche in ordine a soggetti terzi ancora non venuti al mondo. L’intenzionalità dell’atto, ove gli effetti di questo agire si rendano concreti per un lungo periodo, in quanto reiterata o rinnovata giorno per giorno, è intangibile momento per momento, giorno per giorno e non può essere in alcun caso desunta in fieri o a posteriori ed attualizzata per effetto e per causa della sua risoluzione iniziale, giacché il momento iniziale viene a trovarsi immerso nel mutamento dovuto al divenire, e non vi è sacralità di giuramento che possa modificare questo semplicissimo stato di cose, se non inserendo l’intero percorso di vita entro una prospettiva di tetragona e genuina fede religiosa. Ma, sai bene, così non è per tutti. Suggellare detta promessa al cospetto di un ministro di Dio non la sottrae alla possibilità del venir meno dell’intenzione. La pretesa della Chiesa di legare in terra due individui per l’intera loro esistenza in forza di questa promessa iniziale, prescinde di fatto da questa dimensione relativa della nostra esistenza, tendendo a rendere assoluto ed indefettibile quanto di più mutevole e caduco sia riscontrabile nell’uomo, cioè il proprio animo. Il matrimonio indissolubile, costringe l’animo dell’uomo entro un ambito morale religioso che tende a confliggere proprio con questa sulfurea inclinazione che verte in direzione della volubilità.
Rispetto alla tua domanda di chiusura, credo che la dimensione religiosa entro cui collocare qualsiasi scelta esistenziale, compreso il matrimonio, pur radicandosi nel profondo del nostro animo come propensione inerziale, nel suo manifestarsi e concretarsi nella quotidianità di ciascuno di noi, sia culturalmente sovradimensionata, trascinando con sé un eccesso di frammenti ermeneutici non necessari, essendo conseguenza interpretativa della connaturata propensione e vocazione spirituale dell’uomo, che, nel loro affastellarsi, rendono l’ambito religioso omnipervasivo ed eccessivamente ingombrante. Così è che mi è agevole ritenere che il credo ut intelligam agostiniano abbia introdotto una deformazione nel processo cognitivo della storia dell’uomo, facendo discendere la legge naturale che informa la vita di ciascuno di noi da una supponente interpretazione di quella superiore divina. Si tratta, come potrai intuire, dell’antico dilemma che è anche la scaturigine della contrapposizione filosofica fra libertà e Verità, avendo ben chiaro che la Verità, per quanto mi riguarda, resta e resterà sempre avvolta nelle nebbie più fitte essendo troppo soggetta all’interpretazione e, quindi, anche al fraintendimento o, nei casi più gravi, alla mistificazione vocata all’eccessivo controllo di un’elite nei confronti della ‘torma ignorante’.
Ciao

Ultima modifica di visechi : 15-05-2006 alle ore 10.19.38.
visechi is offline  
Vecchio 17-05-2006, 09.13.49   #48
SebastianoTV83
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visto che sono stanco di argomentazioni fondate sulla teologia (la scienza delle citazioni bibliche storpiate all'inverosimile per adattarle anche alle situazioni più assurde) rispondo in poche righe:

- il Papa ammetta che il comandamento da cui deriva la condanna all'omosessualità è finalizzato a non disperdere il seme maschile e quindi alla riproduzione. Ammetta anche che l'Antico Testamento non viene più considerato con l'avvento del perdono divino;

- il Papa (o Papessa) e la cardinalessa Ruina ammettano la propria sconfinata frociaggine e smettano di fare le represse che la gente è stanca dell'evidenza. Inoltre, non si possono non discriminare gli omosessuali se non si garantiscono loro diritti civili paritari a quelli di chiunque altro. Le formazioni sociali e l'affettività sono naturali e non è certo la Chiesa a dover dire a Dio come fare il suo lavoro.

- se l'amore vero è tra uomo e donna, gli ecclesiastici dovrebbero sposarsi. Se Dio è maschio è meglio che non ami gli uomini (e quindi automaticamente il clero cattolico) che suona troppo sconveniente. Se Dio è femmina sarebbe cosa molto poco conveniente provare ad andarci a letto (vogliamo lasciare il divino utero inutilizzato?). Se poi Dio è Amore infinito in ogni sua espressione o è bisessuale (nel senso che possiede due sistemi riproduttivi) o assessuato, mi sa proprio che la Chiesa è meglio se si mette il cuore in pace e accetta di essere diventata un'ignobile macchina economica.
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 17-05-2006, 10.02.01   #49
Patri15
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Messaggio originale inviato da SebastianoTV83
visto che sono stanco di argomentazioni fondate sulla teologia (la scienza delle citazioni bibliche storpiate all'inverosimile per adattarle anche alle situazioni più assurde) rispondo in poche righe:

- il Papa ammetta che il comandamento da cui deriva la condanna all'omosessualità è finalizzato a non disperdere il seme maschile e quindi alla riproduzione. Ammetta anche che l'Antico Testamento non viene più considerato con l'avvento del perdono divino;

- il Papa (o Papessa) e la cardinalessa Ruina ammettano la propria sconfinata frociaggine e smettano di fare le represse che la gente è stanca dell'evidenza. Inoltre, non si possono non discriminare gli omosessuali se non si garantiscono loro diritti civili paritari a quelli di chiunque altro. Le formazioni sociali e l'affettività sono naturali e non è certo la Chiesa a dover dire a Dio come fare il suo lavoro.

- se l'amore vero è tra uomo e donna, gli ecclesiastici dovrebbero sposarsi. Se Dio è maschio è meglio che non ami gli uomini (e quindi automaticamente il clero cattolico) che suona troppo sconveniente. Se Dio è femmina sarebbe cosa molto poco conveniente provare ad andarci a letto (vogliamo lasciare il divino utero inutilizzato?). Se poi Dio è Amore infinito in ogni sua espressione o è bisessuale (nel senso che possiede due sistemi riproduttivi) o assessuato, mi sa proprio che la Chiesa è meglio se si mette il cuore in pace e accetta di essere diventata un'ignobile macchina economica.

Sì, la penso esattamente come te:

Ma quale amore? Ma quale perdono? Soldi, Soldi e POTERE.

Ciao
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Vecchio 17-05-2006, 17.27.21   #50
Patri15
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Bertinotti: «Sui Pacs il Papa è un restauratore»

Da LA STAMPA di oggi

CITTA' DEL VATICANO. Duro attacco dell'agenzia dei vescovi italiani, il Sir, alle dichiarazioni di ieri sera del presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti. «Proprio all'indomani dell'equilibrato messaggio di insediamento del presidente della Repubblica - scandisce la nota del Sir - ecco le dichiarazioni del presidente della Camera. Colpisce, in un esponente di punta della sinistra, approdato ad un alto incarico istituzionale, il fatto che piuttosto che usare la tribuna televisiva per dire 'qualcosa di sinistra', come forse si attendono i suoi elettori, nel Parlamento e nel Paese, finisca con l'oscurare proprio la famiglia - accusa il Sir - che in Italia, come ha sottolineato con forza lo stesso Napolitano, è una delle istituzioni più care, anche al popolo di sinistra».

«È la famiglia - sottolinea l'agenzia della Cei - che si occupa infatti di quei temi (giustizia, eguaglianza, educazione, assistenza, futuro, cura dei deboli, lavoro, casa) che tradizionalmente da sempre sono nelle corde della sinistra.

Troppo antiquata la famiglia tradizionale, secondo Bertinotti: bisogna modernizzare ed introdurre altre forme di unione. E qui forse sta il punto: anche la sinistra - ammonisce ancora il Sir - più pura la sacrifica alla 'modernizzazionè, alle ideologie radicali dei secoli scorsi, pretendendo di dare lezioni al Papa».

E poi il Sir torna a ribadire che «i tentativi di dare un improprio e non necessario riconoscimento giuridico a forme di unione che sono radicalmente diverse dalla famiglia - avverte - oscurano il suo ruolo sociale e contribuiscono a destabilizzarla, con gravissimi costi sociali, oggi e in prospettiva futura. Un futuro da costruire non con le lenti dell'ideologia, ma con la speranza e la
concretezza della vita realmente vissuta».



... La sinistra, dunque, PRETENDE DI DARE LEZIONI AL PAPA.


Non è che si tornerà ai roghi?
Patri15 is offline  

 



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