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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 22-07-2009, 09.50.30   #21
espert37
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-12-2007
Messaggi: 498
Citazione:
Originalmente inviato da Il_Dubbio
Se analizziamo la crescita tecnologica, l'economia ecc. e la rapportiamo alla qualità della vita, possiamo dedurre che la freccia dell'evoluzione storico culturale va verso l'equazione felicità=interesse individuale. La mia analisi, cioè l'opinione che ho proposto di discutere, parte dalla constatazione che se le cose rimanessero così e si stabilizzassero in questo modo, la natalità si sposterà sempre piu vicina allo zero. Quello che proponi mi sembra il tentativo di dare una spiegazione razionale alla "necessità" di invertire la freccia. Questo mi sembra davvero difficile, significa fermare il progresso. Quello, almeno fino a che le risorse ci saranno, continuerà verso quella direzione, casomai i bambini verranno fatti tutti in provetta, per mantenere invariate i rapporti natalità mortalità, e tenuti negli istituti o dati a quei pochi, sempre piu pochi, umani che vorranno prendersene cura. Il progresso quindi andrà sempre piu contro la natura, in quanto l'uomo suppone di poterla maneggiare a proprio piacimento, come se l'uomo e la sua coscienza fossero alle dipendenze di meccanismi che si possano controllare... errore che credo porterà alla rovina (anche se non necessariamente vedremo questa catastrofe di persona).
Carissimo Il Dubbio, Giusta la tua osservazione, quando dici che la mentalità odierna opta per l'equazione "Felicità= Interesse individuale". ma io ho la ferma convinzione che l'uomo non è solo materia,difatto,esiste un adagio popolare recitante: Non è il danaro che fà la felicità. Sono convinto che la vera fonte della felicità individuale è posizionata nel nostro prossimo.Se fossimo privi del nostro prossimo io penso che non potremmo raggiungere nessuna felicità. Perciò credo che riducendo questo punto di non conoscenza,si possa gradatamente ridurre la catastrofe alla quale tu accenni. Credi forse che sia un pensiero utopistico?

Citazione:
Originalmente inviato da Il_Dubbio
Tu dici che il nostro compito è di usare il nostro intelletto al meglio. Sono d'accordo. Ora però ti faccio una domanda, tu oggi sei felice (ho letto un po' il tuo blog ) hai dei figli, sei sereno ecc. Ora dimmi c'è qualcosa che ti rende infelice?

Si carissimo, c'è una cosa che mi rende infelice, ed è purtroppo costatare che esistono tante persone che non possiedono la mia felicità, e la cosa più grave è la mia scarsa capacità per poterla loro trasmettere.

Non devi cercare di essere buono per portare la pace nel mondo,ma per apportare a te stesso un maggior grado di felicità. Il tuo esempio in seguito migliorerà la società che ti circonda,e da lì, nascerà senzaltro una lenta reazione a catena.
Mi parli di dittatori e di forni crematori; Osservazione giusta;Ma ricordati che una maggiore conoscenza del proprio Ego, ti fà capire,imponendoti poi di donare una carezza a colui che ti ha dato un pugno. A mio avviso,opporre violenza alla violenza,ti porta immancabilmente allo stesso livello del tuo avvarsario tanto negativamente da te stesso criticato e condannato.(Questa non è filosofia,ma elementare matematica).

Un saluto espert37
espert37 is offline  
Vecchio 22-07-2009, 17.35.49   #22
Il_Dubbio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
Riferimento: L'umanità si estingue per colpa della "libertà"

Citazione:
Originalmente inviato da espert37
Carissimo Il Dubbio, Giusta la tua osservazione, quando dici che la mentalità odierna opta per l'equazione "Felicità= Interesse individuale". ma io ho la ferma convinzione che l'uomo non è solo materia,difatto,esiste un adagio popolare recitante: Non è il danaro che fà la felicità. Sono convinto che la vera fonte della felicità individuale è posizionata nel nostro prossimo.Se fossimo privi del nostro prossimo io penso che non potremmo raggiungere nessuna felicità. Perciò credo che riducendo questo punto di non conoscenza,si possa gradatamente ridurre la catastrofe alla quale tu accenni. Credi forse che sia un pensiero utopistico?
Nella frase da me citata (Quella di Moana) «Vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai.»
non si fa riferimento ad un prossimo, e nemmeno a se stessi. Per dire la verità si potrebbe ritenere che se si dovesse pensare di vivere solo fino a domani e fino ad oggi è solo piaciuto bere la birra, ubriacarsi sarebbe un modo per vivere felici per l'eternità. Il senso della frase,( non so cosa ne pensasse Moana che se la "riduciamo" solo al suo lavoro da pornodiva verrebbe immediato sospettare cosa rappresentava la sua felicità, ma sospetto che intendesse dire quello che sto dicendo io), è un altro: vivi in modo tale che ogni cosa che ti sembra senso senso sia la cosa piu bella del mondo, perché ora la stai vivendo, domani non la vivrai. E' chiaro che se vivi in questo modo la tua diventa per gli altri una testimonianza che si può essere felici. Stai già raggiungendo il tuo prossimo perchè anche loro rappresentano quello che per te è la felicità. Se poi pensi come se dovessi vivere per sempre, questa felicità raggiungerà ogni angolo nascosto dell'universo.



Citazione:
Originalmente inviato da espert37
Si carissimo, c'è una cosa che mi rende infelice, ed è purtroppo costatare che esistono tante persone che non possiedono la mia felicità, e la cosa più grave è la mia scarsa capacità per poterla loro trasmettere.

Rivalutando il tema iniziale, alla luce di queste discussioni che vi hanno visti partecipi di questa mia idea apocalittica, potremmo anche riformulare in diverso modo il concetto di base eliminando però il problema della bassa natalità in Europa. In effetti la crescita dell'intero pianeta ha un segno positivo, quindi dopo tutto la civiltà umana non sta tanto male a livello globale, ma la qualità della vita è uguale ovunque? Non mi sembra; questo squilibrio bisogna leggerlo in senso positivo o negativo in base alla nostra felicità? Siamo meno felici o piu felici se viviamo nella maggiore agiatezza individuale? Saremmo più felici o meno felici se vivessimo in quei posti, se la sorte della nostra vita avesse tirato da quella parte invece che da questa?

Non si può rispondere con un criterio di falsificazione a questa domanda, in quanto se io sono qua e non sono lì, non posso sapere come sarei se fossi lì. Ma se supponessimo che sarebbe meglio vivere qui, ed infatti noi qui viviamo, e siamo circondati dall'agiatezza, dal benessere ecc. del mondo in cui siamo capitati di vivere, allora la nostra felicità è dovuta ad uno stato particolare, uno stato storico, culturale, economico ecc.
Se invece noi pensassimo che dopo tutto si può essere felici anche senza avere tutto questo, nel momento in cui tu perdi anche una piccola parte di tutto quello che hai, non dovrebbe renderti infelice, perchè quello che hai non è tuo; ora lo apprezzi, lo valorizzi e lo usi, ma non devi pensare che queste cose siano attaccate al tuo essere come se l'essere, senza queste cose, non fosse piu nulla.

E' certamente utopico; liberarsi mentalmente di tutto quello che abbiamo ma apprezzarlo nello stesso tempo e valorizzarlo, sembra una delle tante frasi fatte... che nel momento di privazione quasi perdono di significato.
Purtroppo, come dicevo piu indietro in altro post, la "freccia" va verso questo stato di cose: ci vengono attaccati tanti piccoli francobolli, che non riusciamo piu a staccare dai noi stessi, come se quelle cose sono il nostro stesso essere. E così diventiamo sempre piu fragili... e piu propensi all'infelicità.
Sarebbe auspicabile che tutti abbiano almeno da mangiare, per vivere, ma non è quello che serve per essere felici. Il cibo è necessario per vivere non per essere felici, e quando si è felici della vita non si può non pensare di donarla ai figli. Loro, i figli, sono una conseguenza della scelta di rendere vivo ciò che non lo è, perché la felicità è vita. Mentre la felicità che ci hanno incollato addosso è tutta un'altra storia, che va verso la felicità individuale, che vuol dire interesse per se stesso e per i propri bisogni. I bisogni, a parte mangiare e bere, ce li creiamo o ce li creano il mondo in cui viviamo; dei bisogni più ne abbiamo più ne vogliamo. Questa è purtroppo una corsa che non si può fermare... l'essere è sempre meno presente in tutti i nostri discorsi etici o estetici. Dell'essere infatti nemmeno se ne può parlare, ecco che si parla solo di quello che vediamo e osserviamo attaccato alla nostra pelle... proprio quello di cui è meglio non fare cenno quando si parla di un uomo.


p.s.
Parlavo di Hitler e i forni per gli ebrei... tutto sommato forse anche Hitler voleva la pace nel mondo, che passasse però dallo sterminio degli ebrei.
Chi può dire cosa passa nella "mente" di un gene!
Il_Dubbio is offline  
Vecchio 22-07-2009, 21.48.38   #23
and1972rea
Moderatore
 
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
Riferimento: L'umanità si estingue per colpa della "libertà"

Concordo con Dubbio nel dire che la felicita' e' un'aspirazione dell'Uomo fondata sulla propria Liberta' e quindi difficilmente spiegabile attraverso gli strumenti dell'antropologia o della sociologia ; calcolare una proporzione inversa fra conservazione della specie umana e liberta' individuale mi sembra invece un po' azzardato..., potrebbe infatti darsi che la Natura abbia finalmente trovato attraverso l'Uomo una possibilita' di perpetuare la vita mediante la liberta' intrinseca del singolo individuo piuttosto che lungo una selezione multipla e casuale di congetture e confutazioni biologiche sempre assoggettate e mai dominatrici dell'ambiente che le circonda. Noi tendiamo sempre a riferirci alla Natura in terza persona, ma non e' cosi' scontato che Essa non agisca attraverso di noi piu' di quanto noi non agiamo sopra di Essa; che la nostra Liberta' abbia carattere divino e trascenda la Natura e l'”ordine/disordine delle cose” e' solo questione di fede, ma e' difficile sostenerlo con argomenti esclusivamente razionali.
and1972rea is offline  

 



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