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Vecchio 02-08-2013, 17.39.32   #11
maral
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Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
Riferimento: Rassegnazione, un’arma a doppio taglio.

Citazione:
Originalmente inviato da Koirè
Vorrei introdurre questo argomento per avere i vostri pareri se è meglio rassegnarsi e lasciare sempre stare...o a volte combattere e seguire il proprio istinto.....In poche parole:se arrendersi a un evento sfavorevole è spesso la soluzione più salutare, la rassegnazione preventiva è sempre perdente: come evitare di rimanerne imprigionati?????La rassegnazione è un sentimento ambivalente..se vissuto bene e nei momenti giusti, aiuta a ripartire dopo una crisi; quando diventa un abito mentale a tutto campo può tagliare le gambe persino alle situazioni più promettenti.
Una via di mezzo perciò ci deve essere...ma come riuscire a capire quando è ora di non posare le "armi" e invece quando"impugnarle"?perchè da un lato è positiva...aiuta a eliminare vecchie e inutili zavorre....a volte è estremamente negativa quando è preventiva, cioè quando è presente già prima di affrontare qualcosa, o quando è immediata, cioè subentra alla prima difficoltà di un percorso o progetto. Difficoltà che peraltro per legge di natura non può non manifestarsi. La persona “non ci crede”: quando inizia una storia d’amore, quando va a votare, quando fa la schedina, quando un amico delude un po’.
Insomma filosoficamente come possiamo trovare un equilibrio a questa "emozione"
Ringrazio tutte le persone che vorranno dare il loro parere
La rassegnazione è necessaria di fronte a un evento inevitabile e definitivo: rispetto alla realtà di ciò che siamo, di ciò che qualsiasi cosa è nella compiutezza con cui appare non resta evidentemente che "rassegnarsi" (ma la valenza negativa di questa parola in tal caso non ha senso, è piuttosto un incontro proficuo con il reale): quello è. Ma il mondo dell'apparire è ambiguo e proprio questa ambiguità lascia spazio alla volontà dell'io di non rassegnarsi, non per mutare ciò che è (la realtà immodificabile dell'essere in sé delle cose), ma per mutare il il loro modo di apparire, il loro modo di essere per noi nella sua apparente mutevolezza. Si può cioè tentare di mutare il rapporto apparente soggetto-oggetto avvertendo in ciò che ora si presenta il sospetto di una apparenza falsa e fuorviante. Occorre in tal caso non agire direttamente sul rapporto, ma soprattutto cercare e saper attendere i contesti giusti che pongano in luce nuovi momenti di realizzazione dello stesso.
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