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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 19-03-2007, 10.24.55   #1
arsenio
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gli amori inesistenti

Sono tempi di “amori liquidi”, per usare la fortunata definizione di Z. Bauman. I legami affettivi sono estremamente fragili, si privilegiano le relazioni superficiali e leggere.
Il futuro dell'amore è incerto e incomprensibile, impegni a lungo termine sono sempre più rari e un coinvolgimento durevole è un'eccezione. L'ideale, anche come significativa rappresentazione dell'attuale società, secondo il sociologo, sono le disimpegnate relazioni virtuali.

("Amore liquido" – sulla fragilità dei legami affettivi, 2004, Zygmunt Bauman)


il solipsismo amoroso.

Non si sa chi si trovi davanti al monitor dall'altra parte, ma non importa perchè il sesso è una questione di testa e regna sovrana l'immaginazione. “L'erotismo sta alla sessualità come la mente sta al cervello2 (Bataille).
Anche nella dimensione reale non cambia molto . Lacan afferma che “il rapporto sessuale non esiste”
e Freud stesso manifestò scetticismo sulla socializzazione amorosa.
Un'autentica unione d'amore non avviene mai: è sempre il nostro immaginario che prende il sopravvento, con cui ci si rapporta in un solipsistico ritiro dove l'altro è solo un contenuto della nostra coscienza, anche quando entrambi gli amanti sono presenti e reciprocamente disponibili. Si fa sesso soprattutto con l'immaginazione; la realtà non si può cambiare mentre l'immaginazione è sconfinata, ed i pensieri non limitati dalla corporeità, se uniti ,generano proiezioni infinite di desideri. Ma anche in tal caso il rapporto è destinato prima o poi a svanire nel nulla.

In ogni rapporto amoroso non si è mai in due, la presenza dell'Altro è illusoria, siamo monadi inaccessibili dove manca un “io-tu”. Come dice Platone nel Simposio l'amore è un rapporto tra la nostra parte razionale e quella folle. Siamo alla ricerca di chi ami la nostra follia.

Inoltre per una buona relazione di coppia conta dimostrare concretamente i propri sentimenti attraverso il linguaggio dell'espressività gestuale ed erotica. Ma anche in tal caso non c'è una vera corrispondenza, essendo la donna per sua natura relazionale mentre il maschio è individualistico e inabile all'intimità confidenziale.
Quindi gli uomini che sanno creare una tensione amorosa attraverso la conversazione sarebbero un altro mito disconosciuto ormai dallo stesso universo femminile.

Tutte le riflessioni sull'amore romantico, eterno, passionale, bilaterale e incondizionato si rivelano solo suggestioni letterarie o chimere sublimate nel sogno e nella poesia

Si ama sempre una nostra creazione, immagini e passioni nate dentro noi stessi che la realtà smentisce bruscamente ridimensionandole in impossibili desideri. E ad ogni disagio psichico corrisponde una mancanza di amore.
Anche quando finisce un amore si può solo insegnare a elaborare il lutto per la fine del sogno che ha rappresentato e non per la perdita della persona che lo ha suscitato.
arsenio is offline  
Vecchio 19-03-2007, 12.14.29   #2
catoblepa
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Riferimento: gli amori inesistenti

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Originalmente inviato da arsenio
Sono tempi di “amori liquidi”, per usare la fortunata definizione di Z. Bauman. I legami affettivi sono estremamente fragili, si privilegiano le relazioni superficiali e leggere.
Il futuro dell'amore è incerto e incomprensibile, impegni a lungo termine sono sempre più rari e un coinvolgimento durevole è un'eccezione. L'ideale, anche come significativa rappresentazione dell'attuale società, secondo il sociologo, sono le disimpegnate relazioni virtuali.

("Amore liquido" – sulla fragilità dei legami affettivi, 2004, Zygmunt Bauman)


il solipsismo amoroso.

Non si sa chi si trovi davanti al monitor dall'altra parte, ma non importa perchè il sesso è una questione di testa e regna sovrana l'immaginazione. “L'erotismo sta alla sessualità come la mente sta al cervello2 (Bataille).
Anche nella dimensione reale non cambia molto . Lacan afferma che “il rapporto sessuale non esiste”
e Freud stesso manifestò scetticismo sulla socializzazione amorosa.
Un'autentica unione d'amore non avviene mai: è sempre il nostro immaginario che prende il sopravvento, con cui ci si rapporta in un solipsistico ritiro dove l'altro è solo un contenuto della nostra coscienza, anche quando entrambi gli amanti sono presenti e reciprocamente disponibili. Si fa sesso soprattutto con l'immaginazione; la realtà non si può cambiare mentre l'immaginazione è sconfinata, ed i pensieri non limitati dalla corporeità, se uniti ,generano proiezioni infinite di desideri. Ma anche in tal caso il rapporto è destinato prima o poi a svanire nel nulla.

In ogni rapporto amoroso non si è mai in due, la presenza dell'Altro è illusoria, siamo monadi inaccessibili dove manca un “io-tu”. Come dice Platone nel Simposio l'amore è un rapporto tra la nostra parte razionale e quella folle. Siamo alla ricerca di chi ami la nostra follia.

Inoltre per una buona relazione di coppia conta dimostrare concretamente i propri sentimenti attraverso il linguaggio dell'espressività gestuale ed erotica. Ma anche in tal caso non c'è una vera corrispondenza, essendo la donna per sua natura relazionale mentre il maschio è individualistico e inabile all'intimità confidenziale.
Quindi gli uomini che sanno creare una tensione amorosa attraverso la conversazione sarebbero un altro mito disconosciuto ormai dallo stesso universo femminile.

Tutte le riflessioni sull'amore romantico, eterno, passionale, bilaterale e incondizionato si rivelano solo suggestioni letterarie o chimere sublimate nel sogno e nella poesia

Si ama sempre una nostra creazione, immagini e passioni nate dentro noi stessi che la realtà smentisce bruscamente ridimensionandole in impossibili desideri. E ad ogni disagio psichico corrisponde una mancanza di amore.
Anche quando finisce un amore si può solo insegnare a elaborare il lutto per la fine del sogno che ha rappresentato e non per la perdita della persona che lo ha suscitato.

Ad eccezione della considerazione sull'inabilità all'intimità confidenziale degli uomini (io non mi riconosco in questa affermazione) , sono in sintonia con quanto intendi esprimere.....
In fondo ci innamoriamo di chi soddisfa un nostro bisogno interiore, di chi ci riempie un vuoto, di chi ha qualcosa che manca a noi.....quindi credo che sia vero che non c'é un vero incontro con l'altro/altra come persona, ma più un incontro fra le esigenze emotive di ciascuno di noi...
Ciò comunque non implica che non valga la pena di dare e ricevere amore....
catoblepa is offline  
Vecchio 20-03-2007, 10.32.49   #3
arsenio
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Originalmente inviato da catoblepa
Ad eccezione della considerazione sull'inabilità all'intimità confidenziale degli uomini (io non mi riconosco in questa affermazione) , sono in sintonia con quanto intendi esprimere.....
In fondo ci innamoriamo di chi soddisfa un nostro bisogno interiore, di chi ci riempie un vuoto, di chi ha qualcosa che manca a noi.....quindi credo che sia vero che non c'é un vero incontro con l'altro/altra come persona, ma più un incontro fra le esigenze emotive di ciascuno di noi...
Ciò comunque non implica che non valga la pena di dare e ricevere amore....

Anche inconsciamente molti considerano coloro che amano perlopiù strumenti, mezzi e non fini. Oppure s'innamorano dell'amore in sé stesso.
Dimostrare un interesse disinteressato per la loro realizzazione, avere sinceramente a cuore il bene e le aspirazioni dell'oggetto d'amore e non i vantaggi derivati, é cosa rara per tutti.
L'amore, ammesso che esista, sarebbe solo un gratificante autorispecchiamento in chi si è convinti di amare. Infine subiremo una ferita narcisistica che ci rivelerà la nostra vulnerabilità riguardo a bisogni insoddisfatti. Sovente l'amore è fatto di sincere indisponibilità o di insincere disponibilità. Ma in certi casi particolarmente fortunati è presente anche un' identificazione chi chi si ama, per un'alchimia che rende possibile un mutuo sviluppo psichico. Così gl' interessi e il proprio bene coincidono con quelli dell'amato e viene superata una condizione di sterile egocentrismo a favore di un continuato riflesso di rimando.
In ogni caso sarebbe ben triste una vita senza il desiderio di amare che c' induca a ricercare il senso della nostra vita.
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Vecchio 20-03-2007, 16.18.18   #4
pallina
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Originalmente inviato da arsenio
Sono tempi di “amori liquidi”, per usare la fortunata definizione di Z. Bauman. I legami affettivi sono estremamente fragili, si privilegiano le relazioni superficiali e leggere.
Il futuro dell'amore è incerto e incomprensibile, impegni a lungo termine sono sempre più rari e un coinvolgimento durevole è un'eccezione. L'ideale, anche come significativa rappresentazione dell'attuale società, secondo il sociologo, sono le disimpegnate relazioni virtuali.

("Amore liquido" – sulla fragilità dei legami affettivi, 2004, Zygmunt Bauman)


il solipsismo amoroso.

Non si sa chi si trovi davanti al monitor dall'altra parte, ma non importa perchè il sesso è una questione di testa e regna sovrana l'immaginazione. “L'erotismo sta alla sessualità come la mente sta al cervello2 (Bataille).
Anche nella dimensione reale non cambia molto . Lacan afferma che “il rapporto sessuale non esiste”
e Freud stesso manifestò scetticismo sulla socializzazione amorosa.
Un'autentica unione d'amore non avviene mai: è sempre il nostro immaginario che prende il sopravvento, con cui ci si rapporta in un solipsistico ritiro dove l'altro è solo un contenuto della nostra coscienza, anche quando entrambi gli amanti sono presenti e reciprocamente disponibili. Si fa sesso soprattutto con l'immaginazione; la realtà non si può cambiare mentre l'immaginazione è sconfinata, ed i pensieri non limitati dalla corporeità, se uniti ,generano proiezioni infinite di desideri. Ma anche in tal caso il rapporto è destinato prima o poi a svanire nel nulla.

In ogni rapporto amoroso non si è mai in due, la presenza dell'Altro è illusoria, siamo monadi inaccessibili dove manca un “io-tu”. Come dice Platone nel Simposio l'amore è un rapporto tra la nostra parte razionale e quella folle. Siamo alla ricerca di chi ami la nostra follia.

Inoltre per una buona relazione di coppia conta dimostrare concretamente i propri sentimenti attraverso il linguaggio dell'espressività gestuale ed erotica. Ma anche in tal caso non c'è una vera corrispondenza, essendo la donna per sua natura relazionale mentre il maschio è individualistico e inabile all'intimità confidenziale.
Quindi gli uomini che sanno creare una tensione amorosa attraverso la conversazione sarebbero un altro mito disconosciuto ormai dallo stesso universo femminile.

Tutte le riflessioni sull'amore romantico, eterno, passionale, bilaterale e incondizionato si rivelano solo suggestioni letterarie o chimere sublimate nel sogno e nella poesia

Si ama sempre una nostra creazione, immagini e passioni nate dentro noi stessi che la realtà smentisce bruscamente ridimensionandole in impossibili desideri. E ad ogni disagio psichico corrisponde una mancanza di amore.
Anche quando finisce un amore si può solo insegnare a elaborare il lutto per la fine del sogno che ha rappresentato e non per la perdita della persona che lo ha suscitato.

E' indubbio che è attraverso l'altro che sperimento me stessa.

Ed è la conferma che viene dall'altro che mi permette di dare valenza a ciò che provo, a quello che io chiamo amore.

Ma se noi amiamo solo ed esclusivamente una nostra creazione allora siamo destinati alla sofferenza perchè significa che non amiamo una persona ma l'idea che di quella persona ci siamo creati. Conseguenza inevitabile sarà, perciò, la delusione.

E allora alla fine di un amore io non soffrirò per la perdita dell'altro ma per quella parte di me, che per l'altro ha vissuto, e che l'altro mi riconsegnerà. Perchè mi sono illusa di vivere per l'altro mentre era solo e soltanto per me stessa che ho amato.
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Vecchio 20-03-2007, 16.48.12   #5
individuo
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Originalmente inviato da pallina
E' indubbio che è attraverso l'altro che sperimento me stessa.

Ed è la conferma che viene dall'altro che mi permette di dare valenza a ciò che provo, a quello che io chiamo amore.

Ma se noi amiamo solo ed esclusivamente una nostra creazione allora siamo destinati alla sofferenza perchè significa che non amiamo una persona ma l'idea che di quella persona ci siamo creati. Conseguenza inevitabile sarà, perciò, la delusione.

E allora alla fine di un amore io non soffrirò per la perdita dell'altro ma per quella parte di me, che per l'altro ha vissuto, e che l'altro mi riconsegnerà. Perchè mi sono illusa di vivere per l'altro mentre era solo e soltanto per me stessa che ho amato.

Come facciamo a capire se ciò che proviamo proviene dalla nostra creazione mentale o direttamente dall'altro?

Se per esempio io stò bene in presenza di una persona persona come faccio a sapere se questo star bene è legato alla mia idea dello stare con lei o realmente a lei?
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Vecchio 21-03-2007, 10.03.33   #6
nevealsole
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Originalmente inviato da arsenio
Sovente l'amore è fatto di sincere indisponibilità o di insincere disponibilità.

Frase assai interessante, e molto vera.
All'amato solitamente si pongono domande, in via diretta od indiretta, prefigurandoci delle risposte.
Chiamiamo amore la situazione creata dall'avere risposte rispondenti a quelle che attendevamo.
E' un meccanismo perverso, prima di tutto perché ci rende facile strumento di chi, pur non amando, sa comprendere quale risposta vogliamo, poi perché amare dovrebbe essere accettare la risposta dell'altro per quella che è.
Qualsiasi persona che ascolto parlare d'amore, incentra sul sé la conversazione.
Io voglio, io ho bisogno, l'altro è quello che deve realizzare le nostre aspettative.
C'è qualcosa oltre il nostro narcisistico bisogno dell'altro? Non lo so.
Io non lo credo più, perdo la speranza ogni volta che non ricevo la risposta che vorrei e - nonostante gli sforzi - vivo la circostanza come una sconfitta, come non amore. Eppure amare non vuol mica dire fare necessariamente cosa l'altro ci chiede.
A fronte di tutto questo, di questo amore reale e imperfetto che fa dubitare ed è pronto a svanire, facciamo esistere forme d'amore che ci sembrano vere e inconsumabili.
Questa sorta di unione di anime lontane, questo sentire che l'altro sente te anche se non è al tuo fianco, che l'amore non è in un corpo destinato alla putrescenza ma in una dimensione ideale d'incontro che è al di là, dove amore e dolore si incontrano e si scontrano, divenendo rifugio dalla monotonia della vita.
Sai Arsenio, ho smesso di leggere romanzi d'amore quando ho capito che mai niente di quello che c'è scritto è accaduto, se non nella fantasia dello scrittore.
E quanto a fantasia, nessuno batte la mia...

A rileggerti
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Vecchio 21-03-2007, 10.21.56   #7
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Originalmente inviato da pallina
E' indubbio che è attraverso l'altro che sperimento me stessa.

Ed è la conferma che viene dall'altro che mi permette di dare valenza a ciò che provo, a quello che io chiamo amore.

Ma se noi amiamo solo ed esclusivamente una nostra creazione allora siamo destinati alla sofferenza perchè significa che non amiamo una persona ma l'idea che di quella persona ci siamo creati. Conseguenza inevitabile sarà, perciò, la delusione.

E allora alla fine di un amore io non soffrirò per la perdita dell'altro ma per quella parte di me, che per l'altro ha vissuto, e che l'altro mi riconsegnerà. Perchè mi sono illusa di vivere per l'altro mentre era solo e soltanto per me stessa che ho amato.


Sono d'accordo. Proporsi di conoscere se stessi e altrettanto bene l'altro, ove possibile, dovrebbe essere la premessa per valutare una possibile l'identificazione con l'altro in cui il bene dell'uno coincida con il bene dell'altro, in un reciproco positivo rispecchiamento. Può trattarsi anche in questo caso di una sorta di egoismo, ma non si dimentichi che l'unico amore con interessamento puramente disinteressato è quello genitoriale per dinamiche evoluzionistiche, e anche in tal caso non sempre.
Importa in qualche misura superare l'amore solo come immagine, l'amore in sé stesso , l'amore come soddisfazione dei propri unici vantaggi
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Vecchio 21-03-2007, 10.26.00   #8
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Come facciamo a capire se ciò che proviamo proviene dalla nostra creazione mentale o direttamente dall'altro?

Se per esempio io stò bene in presenza di una persona persona come faccio a sapere se questo star bene è legato alla mia idea dello stare con lei o realmente a lei?


Dovremmo chiederlo ad Arsenio che scrive:

In ogni rapporto amoroso non si è mai in due, la presenza dell'Altro è illusoria, siamo monadi inaccessibili dove manca un “io-tu”. Come dice Platone nel Simposio l'amore è un rapporto tra la nostra parte razionale e quella folle. Siamo alla ricerca di chi ami la nostra follia.

Per quanto mi riguarda io penso che non si possa vivere senza l'idea dell'amore, intendendolo in tutte le sue sfaccettature e aspetti.

Quindi alla base c'è la soddisfazione di un bisogno primario.
E ci sentiamo attratti da una persona in particolare perchè probabilmente, a livello inconscio, è quella che incarna meglio la nostra idea senza dimenticare che di anima siamo fatti ma anche di corpo!!!! Quindi fisicamente lei/lui esiste eccome, ma esiste prima di tutto l'idea dell'amore che vive nella mia testa e che continuamente si aggiorna attraverso i segnali che l'altro mi manda. Oltrettutto non amiamo tutti allo stesso modo e attraverso l'altro si conoscono (e si imparano, perchè no?....) modi d'amare diversi....

Ma ripeto, secondo me, si ama soprattutto l'idea, che ci siamo creati, dell'amore per cui, alla fine, siamo sempre, anche quando amiamo, disperatamente soli......
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Vecchio 22-03-2007, 09.47.17   #9
arsenio
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Frase assai interessante, e molto vera.
All'amato solitamente si pongono domande, in via diretta od indiretta, prefigurandoci delle risposte.
Chiamiamo amore la situazione creata dall'avere risposte rispondenti a quelle che attendevamo.
E' un meccanismo perverso, prima di tutto perché ci rende facile strumento di chi, pur non amando, sa comprendere quale risposta vogliamo, poi perché amare dovrebbe essere accettare la risposta dell'altro per quella che è.
Qualsiasi persona che ascolto parlare d'amore, incentra sul sé la conversazione.
Io voglio, io ho bisogno, l'altro è quello che deve realizzare le nostre aspettative.
C'è qualcosa oltre il nostro narcisistico bisogno dell'altro? Non lo so.
Io non lo credo più, perdo la speranza ogni volta che non ricevo la risposta che vorrei e - nonostante gli sforzi - vivo la circostanza come una sconfitta, come non amore. Eppure amare non vuol mica dire fare necessariamente cosa l'altro ci chiede.
A fronte di tutto questo, di questo amore reale e imperfetto che fa dubitare ed è pronto a svanire, facciamo esistere forme d'amore che ci sembrano vere e inconsumabili.
Questa sorta di unione di anime lontane, questo sentire che l'altro sente te anche se non è al tuo fianco, che l'amore non è in un corpo destinato alla putrescenza ma in una dimensione ideale d'incontro che è al di là, dove amore e dolore si incontrano e si scontrano, divenendo rifugio dalla monotonia della vita.
Sai Arsenio, ho smesso di leggere romanzi d'amore quando ho capito che mai niente di quello che c'è scritto è accaduto, se non nella fantasia dello scrittore.
E quanto a fantasia, nessuno batte la mia...

A rileggerti

La nostra concezione dell'amore, col le relative aspettative, dissonanze e confronti, è condizionata dai modelli affettivi elargiti dall'ambiente infantile e adolescenziale, oltre che da situazioni apprese da romanzi e da film. Chi non ha mai sentito parlare della' amore e delle sue rappresentazioni, evocate anche culturalmente, sarebbe incapace di riconoscere e provare tale sentimento. I romanzi d'amore sono graditi prevalentemente alle lettrici ed anche per questo agli uomini manca il linguaggio dei sentimenti. Continua pure a leggere romanzi di qualità. Ognuno ha bisogno dei sogni in cui apprende e proietta i propri desideri, anche se le storie delle fiction nella vita accadono di rado. E' vero che i miti occidentali per tradizione privilegiano gli amori sofferti ed ostacolati, ma la maggior parte di quelli che avvengono nella realtà sono, più che fatali e romanzeschi, prevedibili e inappaganti. Raramente sono un rifugio alla monotonia della vita a cui aspiri.
La gran parte dei maschi è sentimentalmente distaccata mentre le donne hanno in genere maggior esigenze affettive e trovano seducenti gli uomini abili nell'usare certe tecniche sia pure menzognere e manipolatorie. Sovente sono affascinate da quelli che possiedono alcune doti che attribuiscono loro per abbaglio. Ma oggi in entrambi i sessi più che le finzioni strategiche sono diffuse le dipendenze da amori in serie e superficiali, fini a se stessi.

Cercare la felicità nell'altro senza sapersela dare da sé è arrischiato.
Anche un amore ben corrisposto è fragile e parimenti è difficile saper amare, pure se il partner è proprio quello con le caratteristiche ambite.
Sovente ignoriamo i nostri autentici bisogni profondi e inespressi racchiusi nell'inconscio. Si dovrebbe partire da questa reciproca consapevolezza tenendo conto che è impossibile e vano pretendere da un altro ciò che non possiede, che non potrà mai dare e la cui richiesta lo metterebbe in imbarazzo. Una volta consapevoli di ciò, se ne siamo capaci e lo riteniamo opportuno, saremo noi a dover cambiare .
In certi casi particolarmente fortunati, come ho già accennato, si può superare l'egocentrismo identificandosi con chi si ama per un' alchemica corrispondenza che superi una sola effimera corporeità e che renda possibile una mutua crescita e sviluppo psichico. Facendo così coincidere il proprio bene con quello dell'amato.

E' possibile essere amati così come si è? Difficilmente perchè possiamo pretenderlo solo dai nostri genitori, se va bene.
A volte si cercano partner incapaci di affetto perchè si vorrebbero replicare rapporti che si sono avuti con genitori incapaci di donare calore. Inoltre , specie le donne, per un istinto di genere, cercano qualcuno che presenta disturbi di personalità con l'obiettivo di salvarlo. In tal caso sarà inutile pretendere di ricevere qualcosa in cambio. Ma in ogni caso si analizzi ogni situazione e se ne parli con il partner.
Tuttavia gli amori sempre e comunque sono esperienze che non possono essere estromesse dalla vita perchè contribuiscono alla nostra formazione.

arsenio is offline  
Vecchio 22-03-2007, 16.12.46   #10
nevealsole
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Originalmente inviato da arsenio
Sovente ignoriamo i nostri autentici bisogni profondi e inespressi racchiusi nell'inconscio. Si dovrebbe partire da questa reciproca consapevolezza tenendo conto che è impossibile e vano pretendere da un altro ciò che non possiede, che non potrà mai dare e la cui richiesta lo metterebbe in imbarazzo. Una volta consapevoli di ciò, se ne siamo capaci e lo riteniamo opportuno, saremo noi a dover cambiare .


Giuro che questa frase la stampo e la metto attaccata al monitor, in sostituzione di "chi ti ama ti chiama".
Come sempre, sei di grande aiuto.

nevealsole is offline  

 



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