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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 19-04-2002, 20.21.36   #1
Armonia
 
Data registrazione: 30-03-2002
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MALINCONIA, TRISTEZZA, PESSIMISMO: LE BUFERE DELL'ANIMA

MALINCONIA, TRISTEZZA, PESSIMISMO: LE BUFERE DELL'ANIMA
Vorre, iniziare queste riflessioni intorno al pessimismo e alle mille controversie che esse conducono, con un pensiero originale ed esauriente di Madre Teresa di Calcutta. Dice: “ La sofferenza non scomparirà mai del tutto dalla nostra vita. Non abbiate, quindi, paura. Se la sappiamo sfruttare diventa un grande veicolo d’amore”.
Parole che non solo hanno del grandioso a sentirsi, ma che esprimono concetti a cui, spesso, noi non rivolgiamo la benché minima attenzione e considerazione. Siamo portati (in quanto umani) a sorvolare in più e più cose…. E’ un’inclinazione, per certi versi, normale, di cui non ci sarebbe da stupirsi. Chi di noi di noi non è stato mai superficiale –almeno una volta- nell’arco della propria esistenza?
Sarebbe come dire “chi è senza peccato scagli la prima pietra….”
Qualcuno di voi, a questo punto, potrebbe chiedersi cosa c’entri in tutto questo discorso sulle “bufere dell’anima”, la sofferenza di cui parla Madre Teresa. Ma, a ben rifletterci, quando il nostro animo è in tumulto, quando su di esso si abbattono tempeste e sconvolgimenti, non è perché si sta soffrendo?
In altre parole, il termine (così vasto) “sofferenza” non indica la nostra interiorità quando è dilaniata e dibattuta? Sì, senz’altro. E queste lacerazioni intime, spesso, si verificano in noi per cause incomprensibili, arrivando quando meno ce lo aspettiamo. Possono procurarcele eventi luttuosi, separazioni dalle persone più care, fine di matrimoni o storie d’amore e molteplici altri fattori ed innumerevoli situazioni. Talvolta, anche un fatto apparentemente banale, passeggero che, all’inizio, può sembrare tanto grave quanto irrisolvibile, basta a corrucciarci, a produrre in noi ansia, mancanza di tranquillità. Un detto americano sostiene che “preoccuparsi è come mettere le nubi di domani davanti al sole di oggi”.
Ma anche le preoccupazioni fanno parte della quotidianità, di questa rete fatta di innumerevoli maglie, che è la vita. E, accanto alle preoccupazioni, non mancano le malinconie, le tristezze, gli attimi di sconforto e di scoraggiamento. Noi per malinconia, intendiamo comunemente una forma di delicata, vaga ed intima mestizia, un languore, un aleggiante pensiero opprimente, accompagnato da sfiducia e avvilimento.
L’antica medicina, invece, con una definizione che potrebbe risultare più veritiera e appropriata, associa a questo termine “un umor nero di natura fredda e secca, secreto della bile”. La tristezza, poi, è un sentimento ancor più opaco e pesante. Esso esprime dolore, infelicità, amarezza, configurandosi anche di durata superiore alla malinconia, che invece ad essere più labile, più sfuggente, meno incisiva.
Tristezza, malinconia, demotivazione, insoddisfazione si pongono alla base del pessimismo, della cupezza, della mancanza di gioia, vitalità ed allegria. Ma, come tali, esse vanno a contraddistinguere e caratterizzare prevalentemente l’età adulta. E’ con l’avvento della prima razionalità, del senso di responsabilità e maturazione e sotto l’egida dei dibattiti e delle controversie che, a una certa età, è necessario affrontare volente o nolente, queste caratteristiche che contraddistinguono e conferiscono mestizia alla espressioni e ai visi di noi esseri umani.
Per contro, la fanciullezza, il periodo infantile, l’età più tenera e gradevole è armonica e lodevole proprio perché permeata da spensieratezza, felicità, contentezza, gaiezza. I volti dei bambini sono quelli che non hanno “ombre”, non conoscono brutture, pene, angosce, strazi e complessità. Li dovranno affrontare in futuro, quando sarà il loro turno, all’interno di quella catena irrefrenabile che corre, corre, corre, sulla base di giorni, mesi ed anni e va verso un culmine che arresterà tutto, per sempre….
D’altronde, è pienamente giusto che ognuno abbia il proprio momento di gaudio e letizia, nella vita; ed è giusto che esso coincida con la fanciullezza, l’ingenuità, i giochi, le corse, le illusioni, le favole…
Quel che, probabilmente, in tutto ciò è meno giusto è che questo periodo, questo arco di tempo è, in realtà, alquanto effimero, poiché tende ad esaurirsi, in fretta. Già l’avvento della pubertà, tende, infatti, i primi “tranelli”, dà i primi dispiaceri, elargisce e crea i primi dissidi, fornisce i primi i primi motivi per rabbuiarsi, per cominciare quella lenta ascesa verso la consapevolezza. Consapevolezza…., ecco, forse questa è la parola giusta da cui traggono origine le malinconie e le tristezze.
Perché l’ignoranza - quella pura dei bambini - evita tanta tristezza che, invece, la presa di coscienza non riesce, poi, a tenere lontana.
No è neppure la vita adulta a risultare così ostica e tanto piena di problematiche, ma piuttosto l’incalzare e il possesso della ragione, la capacità critica e obiettiva di comprendere e capire tante cose, tanti aspetti, tanti particolari. Tante piccole e grandi “macchinazioni” (anche nascoste, anche celate) che comportano quel dolore e quella sofferenza di cui ci facciamo portatori. Ecco perché la fanciullezza non dovrebbe mai venir turbata, lesa, rovinata, complicata o resa impossibile, come purtroppo sappiamo succede per molti bambini sparsi in ogni angolo di mondo ( e le ragioni risultano più che mai svariate: violenze, disordini morali, conflitti familiari, separazioni, costrizioni varie, lavoro e sfruttamento minorile, povertà, ecc.).
Cosa resta, allora, di questa che dovrebbe essere l’età più bella, più florida, più magica, in assoluto?
Affinché non la sprechi riducendola in polvere, in nulla, sarebbe bene che ciascun genitore o educatore non dimenticasse i versi del Leopardi, ne: ”Il sabato del villaggio” quando afferma: “Diman tristezza e noia / Recheran l’ore, ed travaglio usato / ciascun il suo pensier farà ritorno. "....Godi, fanciullo mio; ”.
Certo, non tutti possiedono gli stessi requisiti caratteriali (ed è questo che ci fa unici e che crea, poi, complementarietà). Per cui, l’ottimismo, l’allegria, la vitalità, o il contrario, il pessimismo, “i musi lunghi”, gli sguardi tristi, fanno parte dei nostri modi di essere, delle nostre personalità e anche (molto) dell’ambiente di vita in cui si è cresciuti, dell’educazione ricevuta.
Molto, quindi, dipende da noi e molto noi possiamo fare per noi stessi, per il nostro benessere, la nostra felicità.
Come asserisce Tagore: “Fuori nel mondo, cerchi materiale di gioia, ma solo in te stesso lo puoi trovare”.
E’ vero. Perché, la vita offre frequenti (pressoché continui) momenti di tristezza e malinconia. Ma sta a noi saper individuare e cogliere il “sereno”.

Armonia is offline  
Vecchio 20-04-2002, 02.27.28   #2
tammy
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Armonia

tanto per sdrammatizzare un pò, ma perchè scrivi dandoti già le risposte?
Cosa ti posso dire? Sono daccordo con te!

mi piace usare le sigle: TVB
a presto
magari se rileggo con più calma e attenzione.....comincio con i miei perchè.....
notte a presto
tammy is offline  
Vecchio 20-04-2002, 06.33.33   #3
Armonia
 
Data registrazione: 30-03-2002
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Cara Tammy, mi chiedi:".....ma perchè scrivi dandoti già le risposte?"
Quando apro una discussione, e inserisco anche delle risposte, lo faccio per far conoscere, il mio punto di vista, ma, non esclude che gli altri dissentino, da ciò che io dico.





Ciao Tammy tvbbacio!!
Armonia is offline  
Vecchio 20-04-2002, 17.28.39   #4
Mary
Ospite abituale
 
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
Cara Armonia,
ho letto con interesse quel che hai scritto, anche perché mi stava facendo da specchio in questo momento. Oggi ero proprio di "quell'umor nero". Tante ragioni, nessuna in particolare.
Dovremmo tornare con il cuore e gli occhi di un bambino. Nonostante la mia vita da bambina sia stata molto dura, sono riuscita a ritornare al mio "primo ricordo". Privo di paura, di dolore, di gioia. Neutrale eppure così straordinariamente meraviglioso visto con i miei occhi di oggi. Guardavo il mondo senza giudizio alcuno. Dovremmo riprendere quel modo di vedere per vivere la vita per quella che è e non quella che vorremmo che fosse. Anche se nel momento in cui vedi la vita per quella che veramente è, sei nelle condizioni di poterla cambiare.
Ti abbraccio
Ciao
Mary is offline  
Vecchio 20-04-2002, 21.18.24   #5
Armonia
 
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Messaggi: 250
x Mery e Tammy

Come viaggiando in treno
Nell'esistenza umana tutto passa velocemente come per chi viaggia in treno.
Le cose vicine appaiono grandi, talvolta enormi, ma poi si allontanano e diventano piccole, poi un puntino e, poi, scompaiono.
E la meta si avvicina.
I drammi le tragedie, i dolori, le sofferenze, sul momento sembrano insuperabili, ma il tempo le rimpicciolisce, diventano un ricordo e, infine, svaniscono anche dalla memoria. Cose passate si dice a chi vuol rammentarcele, come a fatti che hanno perduto ogni importanza, anche se l'importanza, l'hanno avuta nella costruzione del nostro essere.
Soffrire passa, aver sofferto non passa.
Non serve addolorarsi per ogni avversità o contrasto.
Certo è che noi siamo miopi spiritualmente e, del grande disegno divino della nostra vita, vediamo solo il piccolo tratto che ci sta dinanzi e ignoriamo tutto del grande tracciato.


(tratto dal libro "Una luce nel tuo dolore" di Volben)

un abbraccio bacio!!
Armonia is offline  
Vecchio 22-04-2002, 19.45.10   #6
Claudio
Ciò che è, è!
 
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Messaggi: 202
Lightbulb Grazie dello spunto

...Per la riflessione.

Mi ricordo ancora quando ero piccolo e cosa mi dicevano "i grandi": "Divertiti finché sei giovane, perché poi sarà tutto diverso... cominceranno le preoccupazioni!".

Cosa sono queste preoccupazioni? Perché dovrei lasciarmi travolgere da queste "preoccupazioni"? Mi sono avvicinato all'età adulta e cominciavo a chiedermi come vivere al massimo, utilizzare al meglio i momenti che mi vengono dati da vivere, istante per istante. Non ho mai dimenticato la mia infanzia e i momenti trascorsi nell'avventura della scoperta. Eravamo in un continuo "entusiasmo di vivere".
Che risposte ho trovato? Ho capito che non importava dove fossi, per essere contento, ma come fossi. Ma la qualità della mente era quello che faceva la differenza, e lo fa tutt'ora!

Parli di spensieratezza dell'età giovanile. Perché ora non c'è più quella spensieratezza. Perché abbiamo accettato di essere caricati di pensieri; noi ci portiamo addosso un peso insopportabile di pensieri, di preoccupazioni di malumori. Perché? Chi ce lo fa fare? E a quale pro?

Non è vero che sia caratteriale dell'età adulta l'essere tristi o pessimisti o preoccupati.
E non è neppure vero che il guaio di chi è triste o giù di lì sia dato dalla consapevolezza, o meglio, "conoscenza delle molteplici sfaccettature della vita". Se fossimo veramente consapevoli vedremmo che la vita ci è donata dal primo all'ultimo istante e che la nostra responsabilità è solo quella di viverla al meglio. Perché dovrei preoccuparmi di ottenere o perdere qualcosa. Su questa terra lasceremo tutto, anche quel meraviglioso veicolo che ci permette di muoverci, parlare, camminare, vedere, ascoltare, toccare, gustare la vita. Se siamo tristi per qualcosa è solo perché non abbiamo colto tutto il significato o comunque la sua complessità. E, giungendo ad una conclusione parziale lo interpretiamo in termini di perdita. Forse la tristezza, il pessimismo ecc. nascono da una unica radice: il non aver accettato o non aver voluto vedere il senso, il significato della morte, della fine di qualcosa, che sia essa una persona, una situazione, un legame, un'età (per esempio il figlio che si fa una vita propria e si allontana dal "nido").

Credo che il problema sia più culturale/sociale che costituzionale di una età evolutiva.
Sono convinto che le civiltà occidentali industrializzate sono più inclini alla tristezza, alla depressione rispetto ad altre società (nativi americani; popoli africani; aborigeni australiani; numerose popolazioni orientali).
Che ne pensi?

Ciao a voi!

Claudio is offline  
Vecchio 23-04-2002, 15.11.58   #7
Funghetto
Ospite
 
Data registrazione: 23-04-2002
Messaggi: 4
Per Mary...

Ciao Mery, tu sostieni che nel momento in cui vedi la vita per come realmente è, hai il potere di cambiarla.
Sei sicura, di questo? Se questa fosse verità, ogni infelcie che esite sulla terra, ogni delinquente che si accorge del male che sta facendo se vuole potrebbe cambiare la sua vita. Mentre invece a volte si vorrebbe cambiarle il corso della nostra esistenza , ma spesso per mille ragioni che dipendono da noi o dagli altri o dalla situazione che viviamo, non siamo in grado, o non abbiamo abbastanza fegato, per mutare la nostra situazione.
Funghetto is offline  
Vecchio 20-05-2002, 13.45.05   #8
kayten
Ospite abituale
 
Data registrazione: 16-05-2002
Messaggi: 57
Tutti questi sentimenti, riconosciuti dalla maggior parte come negativi, nell' antichissimo linguaggio delle arti guerriere,erano conosciuti come
"la notte buia dell' anima " in cui l' intelletto era a spasso senza meta, il corpo stando male poiche' privo di guida tramite il dolore segnalava la sua presenza allo spirito, e tutto cio' si svolgeva tra "i pilastri del dubbio" condizione in cui un essere vivente era chiamato a decidere sulla propria vita, se interromperla o trovare la forza di superare i due pilastri ed avanzare.i sentimenti scritti da armonia sono quelli che possono indurre oltre alla morte del corpo quella dello spirito,poiche' quando questo non trova piu' ragioni per vivere si libera anche del corpo ed i pensieri autolesivi
operano sulla stessa materia,le parole sono inutili quanto i consigli in questi casi, poiche' la persona non ascolta,l' unica e' diventare la sua ombra ed aiutarla in silenzio a ritrovare la forza per rinascere in questa vita stessa, poiche' quando si verificano queste condizioni e' perche' in senso positivo o negativo e' prossimo un cambiamento......almeno cosi' io penso.
ciao a tutti
Adr
kayten is offline  
Vecchio 04-06-2002, 14.12.36   #9
POISON
 
Messaggi: n/a
Prendo spunto da kayten che mi e' sembrato il piu' saggio quando dice che bisopgna aiutare la persona in difficolta' a risorgere in questa vita'.
Armonia tu mi sei sembrato il piu' smarrito,una persona che vive di ricordi di melanconia di ricordi che appesantiscono il cuore.Sei cosi' timoroso di vivere la tua esistenza che trasmetti angosci.mi dite che senso ha parlare di tristezza, pessimismo e ca-zzate del genere??????prendete in mano la vostra esistenza smettetela di affidare le vostre respèonsabilita'a qualcun'altro o al caso.SArete soltanto cio' che avrete deciso di essere. Armonia sei triste scoraggiato abbattuto????Sei soltanto tu a voler esser tale.Spero sionceramente che sia cosi' altrimenti non so in che misura mi potrei definire artefice della mia esistenza.Volglio essere creatore,artefice delle mie azioni nella piu' completa responsabilita'.Parlando con rassegnazione di tristezza depressione ecc sembra quasi ammettere una provvidenza ,un destino che ci sovrasta e che ci condiziona.se fosse cosi' mi sparerei,non avrebbe piu' senso il vivere, il decidere.Quindi se avete del coraggio decidete di vivere la vostra vita senza piangere come bimbi e di fare voi la vostra felicita'!Un po' mi avete fatto tenerezza e pena devo essere sincero.



poison.
 
Vecchio 04-06-2002, 15.03.24   #10
kayten
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Data registrazione: 16-05-2002
Messaggi: 57
5 regole

Penso un po' per mia convinzione causa le esperienze vissute
ed anche per aver riflettuto sul loro significato che queste 5 regole (chiamiamole cosi' per comodita') possano forse aiutare
le persone a non cedere alla tentazione di cadere in stati malinconico depressivi. io ve le dico poi sta a voi tirarmi pomodori oppure no (vi prego tiratemeli solo molli!! grazie)!.

1) forza
2) conoscenza
3) capacita' di osare
4) restare in silenzio
5) qui ed ora.

1) Forza :

nulla arriva gratuitamente quindi per ottenere occorre lavorare sodo ma lavorare, un buon copro deve essere supportato da un buon spirito ed una buona forza e' quella che aiuta a vivere meglio.

2) conoscenza :

tanta forza senza cervello sarebbe sprecata, quindi occorre imparare a conoscere e comprendere piu' cose possibili e mai ritenersi troppo soddisfatto od arrivati,sforzarsi sempre di arrivare al' essenza senza sentieri tortuosi che deviano.

3) Capacita' di osare

se ora hai la forza e la conoscenza dovrai uscire allo scoperto nella vita ed applicare integralmente cio' che hai imparato,la conoscenza aiutera' il corpo e la forza aiutera' la conoscenza nella realizzazione dei propri progetti.

4) Restare in silenzio

ossia quando sei forte, hai la conoscenza e quindi inizi ad osare (inteso come vivere veramente, se quqlcosa va storto non stare li' a recriminare o cercare false giustificazioni che ritarderebbero solo la tua riuscita, stai zitto e rifletti sulle possibili cause dell' insuccesso, gli insuccessi si verificano quando incontri gente piu' preparata di te oppure tu stesso commetti errori determinanti.quindi, rimboccati le maniche , leccati le ferite e riparti cercando di non commettere due volte lo stesso errore.

5) Qui ed ora

sembra la piu' facile ma in realta' e la piu' difficile, in poche parole significa essere sempre se stessi ed essere sempre presenti ed essere estremamente consci che la realta' muta di attimo in attimo quindi devi muoverti insieme ad essa.in questo modo
vivrai la vera vita senza rimpianti e quando verra' il tempo di guardarsi un attimo indietro sorriderai dicendo...."cacchio, pero' di casino ne ho fatto abbastanza!!!" e dormirai tranquillo in attesa di ritornare.
ciao a tutti
Adriano

Ultima modifica di kayten : 04-06-2002 alle ore 15.05.43.
kayten is offline  

 



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