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Vecchio 15-05-2008, 18.52.18   #1
nexus6
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Question I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

Vista la discussione sull’anarchismo nella sezione Cultura e Società Sull'anarchismo: riflessioni sparse mi pareva appesantita da più filoni di riflessioni, ho deciso di portare un’importante questione emersa (alla pagina 8 della discussione che credo possiate leggere anche se non avete voglia di guardare il resto); questione alla vostra attenzione per conoscere il vostro punto di vista e relative riflessioni. Non intendo dunque parlare di anarchia, cioè sovrapporre le due discussioni, ma di quello che mi sembra da sempre un problema sociale molto peculiare per capire l'ambiente in cui viviamo: il modo di trattare i “diversi”, coloro che “deviano”, i “criminali” ovvero coloro che compiono giuridicamente un "crimine", dai ragazzi dei centri sociali che imbrattano una banca ed incendiano un cassonetto, a coloro che consumano droghe leggere o pesanti, sino a coloro che rubano ed arrivano a violentare e compiere un omicidio, facendo naturalmente le dovute distinzioni.

Vorrei porvi quattro domande generali:
  1. Come interiormente sentite e come trattate coloro che deviano e pare non vogliano uniformarsi al “vivere civile”; dunque una questione morale sconnessa da cosa si “dovrebbe fare”: vi chiedo come percepite emotivamente queste persone. “Chi” sono e voi chi siete nei loro confronti.

  2. Perché queste persone “deviano”, quale l’humus in cui crescono, se ritenete questo fondamentale, quali le motivazioni principali che spingono ad un comportamento ritenuto “criminale”, se è possibile racchiuderle in una sintesi (e sembra certamente molto complesso e sicuramente opportuno distinguere tra “criminale” e “criminale”).

  3. Come effettivamente trattare queste persone nelle nostre società “democratiche” (comprensione, accoglimento, punizione, rifiuto, isolamento) e come conciliare i nostri principi, la nostra morale, con i fattori contingenti dell’ambiente in cui viviamo ovvero come mediare, quali compromessi fare tra i nostri valori intimi e la vita in società. Riguardo tale questione, ovviamente.

  4. Come valutate gli attuali metodi punitivi. Giusti, sbagliati, perfettibili? Proporzionati, poco o troppo applicati? Poche carceri o troppo affollate? Poche o troppe forze dell’ordine? E questi metodi sono efficaci per prevenire altri crimini, secondo voi?

Grazie delle eventuali riflessioni. Dato il taglio psicologico e di comprensione nostra e degli altri, mi è sembrato opportuno porre qui queste domande.

Antonio
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Vecchio 15-05-2008, 20.25.40   #2
hava
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Riferimento: I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

Citazione:
Originalmente inviato da nexus6
Vista la discussione sull’anarchismo nella sezione Cultura e Società Sull'anarchismo: riflessioni sparse mi pareva appesantita da più filoni di riflessioni, ho deciso di portare un’importante questione emersa (alla pagina 8 della discussione che credo possiate leggere anche se non avete voglia di guardare il resto); questione alla vostra attenzione per conoscere il vostro punto di vista e relative riflessioni. Non intendo dunque parlare di anarchia, cioè sovrapporre le due discussioni, ma di quello che mi sembra da sempre un problema sociale molto peculiare per capire l'ambiente in cui viviamo: il modo di trattare i “diversi”, coloro che “deviano”, i “criminali” ovvero coloro che compiono giuridicamente un "crimine", dai ragazzi dei centri sociali che imbrattano una banca ed incendiano un cassonetto, a coloro che consumano droghe leggere o pesanti, sino a coloro che rubano ed arrivano a violentare e compiere un omicidio, facendo naturalmente le dovute distinzioni.

Vorrei porvi quattro domande generali:
  1. Come interiormente sentite e come trattate coloro che deviano e pare non vogliano uniformarsi al “vivere civile”; dunque una questione morale sconnessa da cosa si “dovrebbe fare”: vi chiedo come percepite emotivamente queste persone. “Chi” sono e voi chi siete nei loro confronti.

  2. Perché queste persone “deviano”, quale l’humus in cui crescono, se ritenete questo fondamentale, quali le motivazioni principali che spingono ad un comportamento ritenuto “criminale”, se è possibile racchiuderle in una sintesi (e sembra certamente molto complesso e sicuramente opportuno distinguere tra “criminale” e “criminale”).

  3. Come effettivamente trattare queste persone nelle nostre società “democratiche” (comprensione, accoglimento, punizione, rifiuto, isolamento) e come conciliare i nostri principi, la nostra morale, con i fattori contingenti dell’ambiente in cui viviamo ovvero come mediare, quali compromessi fare tra i nostri valori intimi e la vita in società. Riguardo tale questione, ovviamente.

  4. Come valutate gli attuali metodi punitivi. Giusti, sbagliati, perfettibili? Proporzionati, poco o troppo applicati? Poche carceri o troppo affollate? Poche o troppe forze dell’ordine? E questi metodi sono efficaci per prevenire altri crimini, secondo voi?

Grazie delle eventuali riflessioni. Dato il taglio psicologico e di comprensione nostra e degli altri, mi è sembrato opportuno porre qui queste domande.

Antonio

Ti ringrazio Antonio per questo topic al quale posso contribuire grazie alla mia preparazione ed esperienza in materia.

1---Le persone di cui parli, specialmente se si tratta di giovani, non sono differenti da ogni essere umano in quanto sensibilita', e trovando il contatto saremo spesso sorpresi dalla loro capacita' a dare e pure ad empatizzare.
Anni fa' ho preparato un lavoro accademico sul tema, comparando gli ospiti di un carcere giovanile con coetanei studenti liceali. Non si e' trovata differenza alcuna nella capacita' di empatizzare.

2---Le origini del loro comportamento sono quasi sempre legate all'ambiente in cui sono cresciuti, senza pero' escludere elementi organici o ereditari.

3---La comprensione e' importante, ma cosi' pure un trattamento basato su autorita' e coerenza. Importantissima la sincerita' nei rapporti per una reciproca fiducia.
L'isolamento ha lo scopo di difendere la societa', ma non giova all'educazione del deviante.

Aggiungo una mia osservazione: giovani "criminali" hanno un grande bisogno d'affetto e comprensione. Secondo me nel rapporto terapeutico la personalita' del terapista e' piu' importante del metodo di cui fa uso.
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Vecchio 16-05-2008, 00.35.35   #3
zanna
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Riferimento: I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

Vorrei porvi quattro domande generali:
  1. Come interiormente sentite e come trattate coloro che deviano e pare non vogliano uniformarsi al “vivere civile”; dunque una questione morale sconnessa da cosa si “dovrebbe fare”: vi chiedo come percepite emotivamente queste persone. “Chi” sono e voi chi siete nei loro confronti.

    non tutti i criminali o comunque quelli che deviano sono uguali
    io percepisco molti ragazzi con problemi di tossicodipendenza come miei fratelli come persone vittime della vita ma generalizzare è troppo facile
    loro sono gente normale sono uomini limitati pieni di difetti e contraddizioni propio come me
  2. Perché queste persone “deviano”, quale l’humus in cui crescono, se ritenete questo fondamentale, quali le motivazioni principali che spingono ad un comportamento ritenuto “criminale”, se è possibile racchiuderle in una sintesi (e sembra certamente molto complesso e sicuramente opportuno distinguere tra “criminale” e “criminale”).

    appunto troppo complesso
  3. Come effettivamente trattare queste persone nelle nostre società “democratiche” (comprensione, accoglimento, punizione, rifiuto, isolamento) e come conciliare i nostri principi, la nostra morale, con i fattori contingenti dell’ambiente in cui viviamo ovvero come mediare, quali compromessi fare tra i nostri valori intimi e la vita in società. Riguardo tale questione, ovviamente.

    La strada spesso non dà una seconda possibilità lo stato dovrebbe fare questo insieme alla cosiddetta società civile e in secondo luogo dovrebbe punire chi consapevolmente torna a sbagliare
  4. Come valutate gli attuali metodi punitivi. Giusti, sbagliati, perfettibili? Proporzionati, poco o troppo applicati? Poche carceri o troppo affollate? Poche o troppe forze dell’ordine? E questi metodi sono efficaci per prevenire altri crimini, secondo voi?
sono metodi stupidi inefficaci e le carceri fanno schifo chi ci è entrato lo sà secondo me l italia è fascista dentro ,+carceri e + polizia nn preverranno crimini quando commetti un crimine nn pensi che ci saranno conseguenze legali dove cè per esempio la pena di morte il numero di crimini violenti è pari agli stati dove nn vige
Comunque è probabile che nn sentirete cosa voglio dire ma va bene così
nn sono bravo a parlare
Grazie delle eventuali riflessioni. Dato il taglio psicologico e di comprensione nostra e degli altri, mi è sembrato opportuno porre qui queste domande.
zanna is offline  
Vecchio 16-05-2008, 09.35.17   #4
nexus6
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Riferimento: I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

Grazie Hava. Se vuoi ed hai tempo potresti continuare a parlarne, citando parti del tuo lavoro, fornendo riferimenti bibliografici o siti web per approfondire questo argomento, queste domande.

Trovo che tale discussione, oltre ad essere come detto specchio della società, sia purtroppo anche di stringente attualità, vista l’irresponsabile fiammata di -xenofobia- e -razzismo- che sta avvolgendo in questi giorni i nostri principi “democratici” e d’altronde la nostra morale.

“Più polizia”, “mandiamo l’esercito nelle città”, “fuori i rom dall’Italia” (questo particolarmente pericoloso e basterebbe sostituire a ‘rom’, ebrei o italiani per accorgersene, come suggerito da Gad Lerner in un articolo di La Repubblica); il peggio è che non sono commenti da bar o da osteria (all’ora tarda), ma le odierne proposte dei nostri politici spinte dalla criminale, anche questa, propaganda e montatura mediatica. Evidenziano pure la pochezza dei recenti perdenti che proprio su questi temi potrebbe essere dei baluardi (o quantomeno dei muretti).

Poche settimane fa sono uscite la statistiche dei reati in Italia: i più gravi, omicidi e stupri sono in costante diminuzione e sotto la media di molti paesi europei, per non parlare degli Stati Uniti. E’ più violenta la Finlandia, in media più morti per ogni abitante, eppure sono disposto a scommettere che la riteniamo terra quasi paradisiaca. Già, gli italiani avvertono altro. Questa la misura della “montatura”.

Un’altra domanda in argomento, dunque: quanto contano i mezzi di comunicazione di massa nella nostra percezione dei “criminali”.

Antonio
nexus6 is offline  
Vecchio 16-05-2008, 09.53.48   #5
Monica 3
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Riferimento: I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

Salve Antonio e Hava e grazie per le vostre domande e le vostre riflessioni.

Io posso aggiungere la mia esperienza di lavoro con un gruppo sociale che viene oggi facilmente criminalizzato, quello dei migranti.

Lo scivolamento dei migranti verso la delinquenza è dovuto, oltre alla precaria situazione materiale in cui si trovano, al fatto che hanno perso il loro legame con la società dalla quale provengono e non conoscono le regole di quella di accoglienza. Nel quadro di un progetto europeo, per due volte, ho dovuto formarne una ventina per poterli avvicinare al mondo del lavoro. Credo di aver osservato i meccanismi a cui si riferisce Nexus6 nel post sull'anarchia. Da una situazione di caos dovuta a culture, religioni e tradizioni diverse, si è passati ad uno spontaneo regolamento interno del gruppo ed a una grandissima solidarietà durante un seminario organizzato in un ostello della gioventù. Il nuovo gruppo si era imposto come nuova comunità con le sue regole, meno arbitrarie di quelle della religione di appartenenza o di quelle di una politica lontana dai bisogni dei cittadini.

Un conoscente musicista l'anno scorso ha organizzato un concerto chiamato "Poverty Requiem". Ha raccolto barboni, migranti, poveracci e li ha messi a cantare insieme. E' commuovente sentire l'armonia con cui canta quella gente così disparata e disperata. Armonia in un coro vuol dire che segui con disciplina delle regole ben precise.

La Finlandia sta eliminando le carceri come inutili. Gli Inglesi mandavano i delinquenti in Australia, dove pare si siano organizzati piuttosto bene.

Il tema del delitto e del castigo è ricorrente nei romanzi di Dostoevskij, come simbologia della purificazione.

Io credo che in ogni caso il crimine vada punito, ma forse va punito in modo costruttivo con la riparazione del danno (avremmo meno vittime e meno carnefici). Il figlio di un mio amico in Germania è stato sorpreso dalla polizia intanto che dipingeva graffiti ed ha dovuto pulirli tutti e organizzare una squadra di basket con i figli dei migranti. Non è stato trattato male ed è diventato grande attraverso questa esperienza. Raccontandomi il fatto, il padre sembrava veramente riconoscente alla polizia. Scontata la "pena" il ragazzo si è regolarmente iscritto all'università dove pare proceda bene.

Per essere credibile, tuttavia, il castigo dovrebbe essere imposto da persone integre.

Da dove potremmo cominciare noi? Rendendo la villa di Arcore a quella povera ragazza a cui è stata sottratta con l'inganno, credo.

Monica 3 is offline  
Vecchio 16-05-2008, 11.08.58   #6
daria
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Riferimento: I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

Allora un giudice della città si fece avanti e chiese

Parlaci della Colpa e del Castigo


È quando il vostro spirito vaga nel vento, che soli e dissennati commettete una colpa verso gli altri e quindi verso voi stessi.


E per quella colpa commessa dovrete bussare e, inascoltati, attendere a lungo alla porta dei beati.


Come l’oceano è la vostra essenza divina; che per sempre resta incontaminata.


E come nell’etere, essa solleva soltanto gli essere alati.


Armonioso come il sole è la vostra essenza divina che ignora le gallerie delle talpe e non cerca le tane del serpente.


Ma in voi non dimora soltanto l’essenza divina.


Molto è tuttora umano in voi, e molto in voi non è ancora umano, ma un pigmeo informe che cammina addormentato cercando nelle brume il proprio risveglio.


E ora vorrei parlarvi dell’uomo che è in voi.


Poiché né la vostra essenza divina, né il pigmeo belle brume, ma solo l’uomo conosce la colpa e il castigo.


Spesso vi ho udito dire di chi sbaglia che non è uno di voi, ma un intruso estraneo al vostro mondo.


Ma io vi dico: così come il santo e il giusto non possono innalzarsi al di sopra di quanto vi è di più alto di voi; così il malvagio e il debole non possono cadere più in basso di quanto vi è di più infimo in voi.


E come la singola foglia non ingiallisce senza che la pianta tutta non sia muta complice.


Così colui che fa torto non potrà nuocere senza il consenso tacito di voi tutti.


Tutti insieme avanzate, come in processione, verso la vostra essenza divina.


Voi siete la via e i viandanti.


E quando uno di voi cade, cade per quelli che lo seguono giacché li mette in guardia contro l’ostacolo.


Ma cade anche per quelli che lo precedono i quali, benché più celeri e sicuri nel loro passo, non rimossero l’ostacolo.


E vi dirò inoltre, nonostante la mia parola vi pesi sul cuore:

L’assassinato è responsabile del proprio assassinio.


E il derubato non è senza colpa del furto subito.

Il giusto non è innocente delle azioni del malvagio.


E chi ha le mani pulite non è immune dalle imprese dello scellerato.


Sì, il colpevole è spesso vittima di chi ha offeso...

E ancora più spesso il condannato regge il fardello

di chi è senza biasimo e colpa.

Voi non potete separare il giusto dall’ingiusto, il buono dal cattivo, poiché stanno uniti al cospetto del sole come insieme sono tessuti il filo bianco e il filo nero.

E se il filo nero si spezza, il tessitore rivedrà da cima a fondo tela e telaio.


Se qualcuno di voi volesse portare in giudizio una moglie infedele, Soppesi sulla bilancia anche il cuore del marito e con le giuste misuri anche l’anima.


E chi volesse frustare l’offensore scruti nello spirito dell’offeso.


E se qualcuno di voi, in nome della giustizia, volesse punire con la scure l’albero guasto, ne esamini prima le radici.


E scoprirà radici del bene e del male, feconde e sterili, tutte insieme intrecciate nell’oscuro cuore della terra.


E voi, giudici, che pretendete essere giusti, Che giudizio pronunciate su colui che, benché onesto nella carne, nel suo animo è un ladro?


Quale pena infliggereste a chi uccide nella carne, ma nel suo animo è lui stesso ucciso?


E come perseguitare chi di fatto inganna e opprime, ma è lui stesso afflitto e oltraggiato?


E come punite quelli il cui rimorso è più grande del loro misfatto?


Non è forse il rimorso quella giustizia retta dalla vera legge che servireste di buon grado?

Ma non potrete imporre il rimorso all’innocente, né strapparlo dal cuore del colpevole.

Inaspettato, esso chiamerà nella notte affinché l’uomo si svegli e scruti dentro di sé.


E come potrete capire la giustizia, se non esaminate ogni fatto in piena luce?


Solo così saprete che il caduto e l’eretto sono un solo uomo che sta nel crepuscolo, sospeso tra la notte della sua essenza non ancora umana e il giorno della sua essenza divina.


La pietra angolare del tempio non è più alta della pietra più bassa delle sue fondamenta.


tratto da "il profeta" di kahlil gibran

un cordiale saluto
daria
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Vecchio 16-05-2008, 13.51.27   #7
hava
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Riferimento: I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

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Originalmente inviato da Monica 3
Salve Antonio e Hava e grazie per le vostre domande e le vostre riflessioni.

Io posso aggiungere la mia esperienza di lavoro con un gruppo sociale che viene oggi facilmente criminalizzato, quello dei migranti.

Lo scivolamento dei migranti verso la delinquenza è dovuto, oltre alla precaria situazione materiale in cui si trovano, al fatto che hanno perso il loro legame con la società dalla quale provengono e non conoscono le regole di quella di accoglienza. Nel quadro di un progetto europeo, per due volte, ho dovuto formarne una ventina per poterli avvicinare al mondo del lavoro. Credo di aver osservato i meccanismi a cui si riferisce Nexus6 nel post sull'anarchia. Da una situazione di caos dovuta a culture, religioni e tradizioni diverse, si è passati ad uno spontaneo regolamento interno del gruppo ed a una grandissima solidarietà durante un seminario organizzato in un ostello della gioventù. Il nuovo gruppo si era imposto come nuova comunità con le sue regole, meno arbitrarie di quelle della religione di appartenenza o di quelle di una politica lontana dai bisogni dei cittadini.

Un conoscente musicista l'anno scorso ha organizzato un concerto chiamato "Poverty Requiem". Ha raccolto barboni, migranti, poveracci e li ha messi a cantare insieme. E' commuovente sentire l'armonia con cui canta quella gente così disparata e disperata. Armonia in un coro vuol dire che segui con disciplina delle regole ben precise.

La Finlandia sta eliminando le carceri come inutili. Gli Inglesi mandavano i delinquenti in Australia, dove pare si siano organizzati piuttosto bene.

Il tema del delitto e del castigo è ricorrente nei romanzi di Dostoevskij, come simbologia della purificazione.

Io credo che in ogni caso il crimine vada punito, ma forse va punito in modo costruttivo con la riparazione del danno (avremmo meno vittime e meno carnefici). Il figlio di un mio amico in Germania è stato sorpreso dalla polizia intanto che dipingeva graffiti ed ha dovuto pulirli tutti e organizzare una squadra di basket con i figli dei migranti. Non è stato trattato male ed è diventato grande attraverso questa esperienza. Raccontandomi il fatto, il padre sembrava veramente riconoscente alla polizia. Scontata la "pena" il ragazzo si è regolarmente iscritto all'università dove pare proceda bene.

Per essere credibile, tuttavia, il castigo dovrebbe essere imposto da persone integre.

Da dove potremmo cominciare noi? Rendendo la villa di Arcore a quella povera ragazza a cui è stata sottratta con l'inganno, credo.




Interessante la tua esperienza Monica e la comprensione per la situazione dei migranti.
La crisi che e' inevitabile col passaggio da un paese all'altro, da una diversa cultura e diversi sistemi politici e livelli economici, dovrebbe essere considerata e curata fin dal primo momento specialmente riguardo ai giovani.
Non e' all'anarchia che penso ma piuttosto al danno causato a tante persone, i futuri disadattati della societa'.
Questi problemi sono ben noti nel mio paese dove c'e' forte immigrazione anche dal terzo mondo.

Quello che voi fate con il vostro gruppo mi sembra importante e bellissimo e nella giusta direzione.
Posso solo augurarvi cara Monica che i vostri progetti vengano riconosciuti e diffusi, ed appoggiati dal vostro governo, anche perche' ogni sforzo fatto oggi evita ulteriori danni in futuro.
Forse potresti darci una descrizione piu' particolareggiata del tuo lavoro?
hava is offline  
Vecchio 16-05-2008, 23.11.48   #8
Monica 3
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Riferimento: I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

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Originalmente inviato da hava
Interessante la tua esperienza Monica e la comprensione per la situazione dei migranti.
La crisi che e' inevitabile col passaggio da un paese all'altro, da una diversa cultura e diversi sistemi politici e livelli economici, dovrebbe essere considerata e curata fin dal primo momento specialmente riguardo ai giovani.
Non e' all'anarchia che penso ma piuttosto al danno causato a tante persone, i futuri disadattati della societa'.
Questi problemi sono ben noti nel mio paese dove c'e' forte immigrazione anche dal terzo mondo.

Quello che voi fate con il vostro gruppo mi sembra importante e bellissimo e nella giusta direzione.
Posso solo augurarvi cara Monica che i vostri progetti vengano riconosciuti e diffusi, ed appoggiati dal vostro governo, anche perche' ogni sforzo fatto oggi evita ulteriori danni in futuro.
Forse potresti darci una descrizione piu' particolareggiata del tuo lavoro?

Ciao Hava.

Sono stata contrattista per i progetti europei EQUAL e FER (Fondo europeo per i rifugiati). Credo che tu possa trovare informazioni a riguardo nell'internet.

Obiettivo di EQUAL era di avvicinare al mondo del lavoro gruppi a rischio (fra cui tossicodipendenti ed ex-carcerati). Io mi occupavo dei richiedenti asilo a cui si insegnava la lingua del paese, si faceva un'analisi delle competenze e si organizzavano stage per mantenere attive le loro conoscenze in attesa dell'esito della loro pratica. Inoltre si animavano attività varie, fra cui anche incontri con la popolazione residente.

Nel progetto FER ho animato seminari per scoprire talenti da valorizzare e mettere le persone in grado di animare a loro volta delle attività. Un successo particolare ha avuto il corso di modellaggio animato da uno sculture nigeriano che è terminato con un'esposizione presso le istituzioni europee ed un reportage televisivo. Le mamme partecipavano alle lezioni portando i loro bambini.

Questi progetti vengono realizzati anche in Italia naturalmente. Io sono rimasta molto impressionata dal lavoro di Teatro di Nascosto.
www.teatrodinascosto.it

Mi è piaciuto moltissimo lavorare con i migranti e da loro ho imparato moltissimo, ma era troppo frustrante vederli sparire perché la loro domanda d'asilo veniva rifiutata e quindi veder svanire il tuo lavoro. Soprattutto sapendo che nella clandestinità i tuoi amici sarebbero facilmente scivolati verso la delinquenza (soprattutto traffico di droga e prostituzione) o il suicidio (uno è stato trovato sotto un treno). Avevo l'impressione di aver nutrito aspettative che non potevano essere incontrate e quindi di aver ingannato queste persone. Mi vergognavo di essere europea, cittadina di quell'Europa che prima si appropria delle risorse del tuo paese e poi ti criminalizza.

Eppure a loro bastava qualche goccia di attenzione e qualche spiegazione su come funzionano le cose nella società di accoglienza per sentirsi rispettati e mostrare cooperazione. Alcuni hanno ricevuto lo statuto e mi fa sempre grande piacere incontrarli e non me ne importa proprio niente di quello che dicono i vicini di casa quando vengono a trovarmi delle garbatissime e bellissime persone di tutti i colori.

Monica 3 is offline  
Vecchio 16-05-2008, 23.58.33   #9
frollo
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Vorrei porvi quattro domande generali:
  1. Come interiormente sentite e come trattate coloro che deviano e pare non vogliano uniformarsi al “vivere civile”; dunque una questione morale sconnessa da cosa si “dovrebbe fare”: vi chiedo come percepite emotivamente queste persone. “Chi” sono e voi chi siete nei loro confronti.

    Distinguerei tra "eccentrici esibizionisti" e delinquenti. Ambedue le categoria non vogliono uniformarsi al "vivere civile", ma le conseguenze del loro comportamento mi sembrano divergenti. Siccome qui parliamo dei delinquenti, accenno solamente alla mia enorme stima per la categoria degli esibizionisti eccentrici e per tutti coloro che vogliono, potendoselo permettere, distinguersi dalla massa e riaffermare magari anche narcisisticamente la propria personalità, la propria individualità, la propria unicità. Naturalmente se farlo significa diventare delinquente, la mia stima però si trasforma in disprezzo. In parole povere viviamo in una società in cui tutti abbiamo medesimi diritti ed uguali doveri. Se, all'interno delle regole, qualcuno con più "carisma" volesse distinguersi dalla massa attraverso manifestazioni pacifiche, va bene, se per distinguersi deve delinquere allora no.
    Chi invece delinque non con lo scopo di distinguersi dalla massa, ma per deviazioni psicologiche, sfizio, irresponsabilità, disperazione o altro, deve essere punito e pagare la colpa dei suoi atti. Ripeto quello che ho già detto altrove: ognuno è responsabile in prima persona. La Società in senso lato c'entra poco: tutti viviamo dentro questa società e ne subiamo vizi e condizionamenti, ma non tutti diventano criminali. Giustificare i criminali per colpe da attribuire alla società, significa sminuire la forza di coloro che, pun nelle stesse condizioni di chi si fa travolgere dalla delinquenza, decisono di non diventare criminali. Il Criminale dunque è per me una persona che ai problemi che abbiamo tutti, risponde in maniera sbagliata, per cui, perdendo inesorabilmente il confronto, non mi resta che deplorarlo per la mancanza dello stesso rigore e della stessa forza di quello che invece non si lascia andare. In pratica un "cerebroleso"...


  2. Perché queste persone “deviano”, quale l’humus in cui crescono, se ritenete questo fondamentale, quali le motivazioni principali che spingono ad un comportamento ritenuto “criminale”, se è possibile racchiuderle in una sintesi (e sembra certamente molto complesso e sicuramente opportuno distinguere tra “criminale” e “criminale”).

    E' un problema che non mi interessa. E' inutile pensare dietrologicamente di attribuire responsabilità ad altri che non siano il diretto interessato. E fancamente ritengo poco utile indagare sui perchè. La risposta infatti è evidente: il criminale si comporta da tale perchè gli mancano gli attributi per non farlo. La "colpa" dunque è sempre e solo sua
  3. Come effettivamente trattare queste persone nelle nostre società “democratiche” (comprensione, accoglimento, punizione, rifiuto, isolamento) e come conciliare i nostri principi, la nostra morale, con i fattori contingenti dell’ambiente in cui viviamo ovvero come mediare, quali compromessi fare tra i nostri valori intimi e la vita in società. Riguardo tale questione, ovviamente.

    Chi "disturba" deve essere allontanato dalla comunità è contemporaneamente snche essere educati
  4. Come valutate gli attuali metodi punitivi. Giusti, sbagliati, perfettibili? Proporzionati, poco o troppo applicati? Poche carceri o troppo affollate? Poche o troppe forze dell’ordine? E questi metodi sono efficaci per prevenire altri crimini, secondo voi?

Gli attuali metodi punivi, sono insufficienti

Grazie delle eventuali riflessioni. Dato il taglio psicologico e di comprensione nostra e degli altri, mi è sembrato opportuno porre qui queste domande.

Antonio

Tornerò sull'argomento... ora ho troppo sonno!
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Vecchio 17-05-2008, 01.36.32   #10
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Riferimento: I "criminali": chi sono, cosa rappresentano, come trattarli

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Originalmente inviato da Monica 3
Ciao Hava.

Sono stata contrattista per i progetti europei EQUAL e FER (Fondo europeo per i rifugiati). Credo che tu possa trovare informazioni a riguardo nell'internet.

Obiettivo di EQUAL era di avvicinare al mondo del lavoro gruppi a rischio (fra cui tossicodipendenti ed ex-carcerati). Io mi occupavo dei richiedenti asilo a cui si insegnava la lingua del paese, si faceva un'analisi delle competenze e si organizzavano stage per mantenere attive le loro conoscenze in attesa dell'esito della loro pratica. Inoltre si animavano attività varie, fra cui anche incontri con la popolazione residente.

Nel progetto FER ho animato seminari per scoprire talenti da valorizzare e mettere le persone in grado di animare a loro volta delle attività. Un successo particolare ha avuto il corso di modellaggio animato da uno sculture nigeriano che è terminato con un'esposizione presso le istituzioni europee ed un reportage televisivo. Le mamme partecipavano alle lezioni portando i loro bambini.

Questi progetti vengono realizzati anche in Italia naturalmente. Io sono rimasta molto impressionata dal lavoro di Teatro di Nascosto.
www.teatrodinascosto.it

Mi è piaciuto moltissimo lavorare con i migranti e da loro ho imparato moltissimo, ma era troppo frustrante vederli sparire perché la loro domanda d'asilo veniva rifiutata e quindi veder svanire il tuo lavoro. Soprattutto sapendo che nella clandestinità i tuoi amici sarebbero facilmente scivolati verso la delinquenza (soprattutto traffico di droga e prostituzione) o il suicidio (uno è stato trovato sotto un treno). Avevo l'impressione di aver nutrito aspettative che non potevano essere incontrate e quindi di aver ingannato queste persone. Mi vergognavo di essere europea, cittadina di quell'Europa che prima si appropria delle risorse del tuo paese e poi ti criminalizza.

Eppure a loro bastava qualche goccia di attenzione e qualche spiegazione su come funzionano le cose nella società di accoglienza per sentirsi rispettati e mostrare cooperazione. Alcuni hanno ricevuto lo statuto e mi fa sempre grande piacere incontrarli e non me ne importa proprio niente di quello che dicono i vicini di casa quando vengono a trovarmi delle garbatissime e bellissime persone di tutti i colori.



Bellissima questa testimonianza che riflette fra l'altro grande fede nell'umanita' . Grazie Monica!
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