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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 02-12-2002, 13.30.16   #21
sisrahtac
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 04-11-2002
Messaggi: 2,110
Quando a me andava male la scuola non attribuivo la colpa a me, alle mie cattive abitudini, alle mie cattive amicizie. Preferivo accecarmi,non vedere,lobotomizzarmi,far finta di nulla. A niente servivano le minacce dei miei di buttarmi fuori di casa,di mandarmi a lavorare,di diseredarmi.L'unica cosa che mi ha fatto ragionare è stata la paura.La paura di fronte alla verità.Ho provato ad immaginare il mio futuro se non avessi cambiato la mia attitudine,il mio stile di vita.Ora sono ritornato sulla "retta via".
Per uscire dal vittimismo bisogna toccare il fondo,bisogna subire le cause delle proprie non-scelte,bisogna essere sinceri con se stessi.Ma tutto deve nascere da dentro,nessuno può salvarci da noi stessi.Comunque tutt'ora mi rendo conto di attribuire colpe mie ad altri,a volte torno a essere cieco e a distruggere tutto ciò che mi circonda.Che ci volete fare,sono fatto così....
sisrahtac is offline  
Vecchio 07-12-2002, 19.56.40   #22
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
Bel problema..credo irresolvibile (nel senso di avere una risposta unitaria e complessivamente soddisfacente, di quelle che ci mettono il cuore in pace)
Perchè forse, queste persone, il cuore in pace, sembrano fare di tutto perchè l'altro non lo abbia.
Non ho la possibilità di dilungarmi molto, comunque:

Se parliamo della "vittima di professione", quindi di una persona con un disturbo di personalità (correggimi ygramul in ogni momento ), come poter condannare o giustificare?
Si può condannare per i motivi che dite, inconciliabili con le nostre idee morali, umane, di rispetto, responsabilità ecc...
Si può giustificare perchè è una persona, diciamo, "malata"(tra virgolette), con una personalità abnorme.
Non credo provi piacere mettendo in atto queste tecniche "vittimistiche", potremmo quindi darle la scusante della non-volontà di fare quello che fa con cattiveria, magari.
Poi di fatto, c'è anche chi realmente lo fa godendo e con cattiveria.
Ma per la maggiorparte si potrebbe dire che...sono dei poveretti.
Che in effetti non hanno la fortuna di poter gestire la propria esistenza in modo sano, vivendola adeguatamente e con soddisfazione.
"ognuno ha l'inferno che si merita", se posso permettermi, Ygramul, questa tua affermazione non mi fa felice.
Come Elisa giustamente ha detto: io ho sempre affrontato la vita con il sorriso, e non per questo non sono umana.
Ok, ma gli esseri umani sono dotati di una più o meno grande capacità di vulnerabilità, di forza, di energia ecc.. tu puoi averne molta, un altro molta meno.
Quindi per me è questione anche di "fortuna", qualcun'altro nel forum (non ricordo chi) dice giustamente che non sempre volere e potere corrispondono, nessuno sceglie quello che è, altrimenti tutti saremmo molto diversi (chi si cambierebbe di molto, chi gli va abbastanza bene già come è).
Dunque, per me, nessuno si "merita" il suo inferno (nel senso che "meritare" è il ritorno in termini di merito, appunto, di un'azione compiuta volontariamente)

detto questo mi piacerebbe approfondire (la prossima volta magari) il perchè sentiamo la necessità di "giustificare o condannare".
Queste persone, infatti, ci mettono in crisi anche perchè, l'una e l'altra conclusione non ha mai i requisiti completi per essere soddisfatta.
E questo ci mette ansia.
r.rubin is offline  
Vecchio 08-12-2002, 16.24.40   #23
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
Torno un momento...
Il problema tra "giustificare" e "condannare" l'ha esposto Attilio.
Come fare, se si vuol aiutarle (ammesso che sia possibile)?
Catharsis (che saluto in modo particolare ) parla di "paura".
Sono d'accordo: toccare il fondo e accorgersi da soli è necessario.
Anche "far provare paura" potrebbe essere un modo, far in modo che l'altro si accorga del suo comportamento, che ciò che rifiuta, ovvero la responsabilità delle sue azioni, gli torni indietro con tanta forza da abbattere le sue difese (oddio, forse è una teoria un pò "poetica").

Da parte mia, che un poco "stronz.." lo sono, una cosa mi ha aiutato in modo particolare e speciale, in modo inaspettato.
L'amicizia. Profonda e onesta, e disinteressata.
Trovare un'amico (senza meritarmelo, e questo è un punto), che avesse la forza di starmi vicino ed in qualche modo insegnarmi qualcosa di importante: il valore degli altri (ancora da metabolizzare completamente). Un'amico che ho potuto ferire negli affetti più cari, con cui mi sono preso a pugni, e che nonostante questo mi è ancora vicino.
Questo mi ha fatto scorgere quello che sono, e mi ha messo in crisi. Ma la crisi è positiva, perchè porta ad un'equilibrio più alto.

Queste vittime di cui parliamo, non mi stupirei, se fossero persone piuttosto sole. Dubito riconoscano il valore dell'altro.
Ma l'altro, accusato dei propri insuccessi (ad esempio), si allontana, e questo permette alla presunta vittima di continuare la sua strada. Se l'altro restasse, con un sentimento vero, può essere che il circolo si spezzi (a me è successo anche così).
Non credo serva parlare dei rischi che corre il buon cristiano che vuol salvare l'altro.

X Armonia
questo forum da te proposto ruota intorno a qualche teoria particolare?
Se così sarei curioso di sapere attorno a cosa.
Se è una cosa impersonale, teorica o qualcosa di simile e ti va di dirla...grazie! Ma se riguarda altro e non ti va di dirla...grazie lo stesso!
Ciao!
r.rubin is offline  
Vecchio 08-12-2002, 16.35.15   #24
sisrahtac
iscrizione annullata
 
Data registrazione: 04-11-2002
Messaggi: 2,110
Io infatti alcuni miei amici non li capisco(quelli che reputo veri,e sono pochi,anzi,forse nessuno).Se io conoscessi un'altra persona col mio carattere non esiterei un attimo a mandarlo a fanculo! Così misantropo,così asociale...con tutti i bidoni che gli tiro e le sclerate assurde per le minime cazzate...Magari stanno cercando solo di farmi "crollare",di mettermi in crisi,non ci avevo mai pensato...ma non ci riusciranno!...eheheh....
sisrahtac is offline  
Vecchio 09-12-2002, 01.26.46   #25
Armonia
 
Data registrazione: 30-03-2002
Messaggi: 250
Il medico pietoso fa la piaga purulenta

x r.rubin……
Citazione:
questo forum da te proposto ruota intorno a qualche teoria particolare?

Nessuna teoria, Rubin, nessuna, tranne il voler riflettere su certi comportamenti dell'essere "umano", o su certi "scherzi" che la psiche fa.
Capire perché usano il "vittimismo" per avere intorno delle persone, e bada bene Rubin, non parlo di vittime.
Quando tu dici, che sei uscito fuori dalla fase del "Vittimismo", grazie ad un amico vero sincero, parli di un amico, che ti conosceva da tantissimo tempo?
O di un amico che agli inizi hai attirato facendo del vittimismo?

Citazione:
Queste vittime di cui parliamo, non mi stupirei, se fossero persone piuttosto sole. Dubito riconoscano il valore dell'altro.
Ma l'altro, accusato dei propri insuccessi (ad esempio), si allontana, e questo permette alla presunta vittima di continuare la sua strada.
Esatto, ma spesso, prima di arrivare ad accusare chi gli è vicino, dei propri fallimenti, ne è geloso, morbosamente geloso, non accetta che possa avere altri amici, ne vuole il "possesso" assoluto.
A causa di questa eventuale gelosia sorgono problemi, che portano chi gli è amico ad allentare la presa, e se allenta (nota bene parlo di allentare non di lasciare), la presunta vittima, inizia come tu dici ad accusarlo dei propri insuccessi, con la conseguenza che l'amico decide di mettere un bel po' di distanza tra loro.

Citazione:
Se l'altro restasse, con un sentimento vero, può essere che il circolo si spezzi (a me è successo anche così).
Non sempre è così facile, sono sicura che se tu ne sei uscito fuori, non è solo merito del tuo amico, ma soprattutto merito tuo, perché sei tu ad aver deciso di volerne uscire.


Citazione:
Non credo serva parlare dei rischi che corre il buon cristiano che vuol salvare l'altro.
Il buon cristiano?
O chi ha la sindrome della crocerossina?
Oh…l'amico di sempre?



E dimmi Rubin: l'amico che viene maltrattato ingiuriato a accusato ingiustamente, che deve fare alla fine, quando oltre a questo ha subisce delle vendette stupide e puerili?
Tu...... che ne sei uscito fuori, ti sei mai vendicato con il tuo amico solo perché avevi l'impressione che non ti fosse amico?
Armonia is offline  
Vecchio 09-12-2002, 15.37.34   #26
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053
riguardo le manie di persecuzione...

le tue domande sembrano avere un tono incalzante, se non conoscessi (almeno superficialmente) la tua profondità, avrei già delle "paranoie".
Colgo così il modo per entrare subito nel vivo della discussione.
Tu sai che le "paranoie" sono come un boomerang della coscienza, che espulsa fuori da se, torna a noi dall'esterno.

Dunque queste persone con queste "manie di persecuzione" (ora mi riferisco anche alle piccole manie, non pretendo spiegare nulla riguardo la psicosi paranoide), accusano gli altri di problemi, infatti, solo loro.
Quindi affronto la prima questione: vittime diverso da vittimisti ; non concordo in pieno, può essere, ma non credo siano molti.
Sono vittime in primo luogo di se stessi, il loro vittimismo è conseguenza di questo, il loro problema l'incapacità di accettare le conseguenze di ciò che fanno-ciò che sono. Accusano gli altri, ingiustamente, dunque agli altri non sono simpatici, mendicano pietà..senza motivo? magari apparente, in profondità il motivo c'è;
ed è anche nell'essere vittima di ciò che si è: nessuno si sceglie, a volte può essere difficile accettarsi.
Se queste persone non ci coinvolgessero personalmente, potremmo tranquillamente giustificarle; siamo impossibilitati a farlo quando ci coinvolgono; o meglio (e rispondo alla tua ultima domanda), se li giustificassimo e ci facessimo una ragione del loro essere personalità patologiche ci allontaneremmo anche, consci della nostra impossibilità ad aiutarli e consapevoli della nostra unica responsabilità che è quella, prima di tutto, verso noi stessi, non possiamo salvare nessuno, non ne siamo in grado, salviamo almeno noi stessi;
Risultato positivo, prima felice possibilità.
Seconda, probabilissima possibilità: vogliamo aiutarli. Questa possibilità è da chiamarsi illusione, e si conclude con la distruzione della nostra vita, o parte di essa, e con nulla di fatto verso l'altro. Un buon medico è la soluzione forse migliore.
La seconda è la possibilità più ricorrente.

cancellando nuovamente le paranoie grazie al motivo che prima ho esposto(ovvero grazie a te) (infatti mi sembra che queste tue domande pretendano quasi di essere retoriche)
inizio a risponderti:
"Quando tu dici, che sei uscito fuori dalla fase del "Vittimismo", grazie ad un amico vero sincero, parli di un amico, che ti conosceva da tantissimo tempo?
O di un amico che agli inizi hai attirato facendo del vittimismo? "

Nè uno nè l'altro, è il batterista del mio gruppo, gruppo in cui sono entrato perchè un'altra persona me lo aveva chiesto.
E' nato un forte legame: per il mio "vittimismo"?

Prima spiego il "mio vittimismo"
succede che a volte sia talmente grande e forte la necessità di sfogarsi che non ci si accorge che anche chi ci ascolta può avere i suoi problemi. Quindi si abusa della disponibilità dell'altro con gtotale insensibilità alla sua situazione.
Uscire dal mio vittimismo per me ha significato riconoscere che in compagnia si sta più per dimenticare i propri problemi, accettare il fatto che al mondo siamo irrimediabilmente soli, e che si esce in compagnia solo per svagarsi, che nessuno ha voglia di ascoltarti perchè ha già i suoi problemi da affrontare.
In sostanza riconoscere che non solo io o problemi ma che tutti ne hanno.
Rompere la fatale unidirezionalità nel discorso, che renda la compagnia, una solitaria, privata, compagnia.

Può essere che il mio vittimismo abbia creato questo forte legame.
Un forte legame è nato soprattutto perchè questa è una persona estremamente profonda e umana (di quelle, per intendersi, che non ti assecondano se hai torto, perchè "pooooverino...!")

"Esatto, ma spesso, prima di arrivare ad accusare chi gli è vicino, dei propri fallimenti, ne è geloso, morbosamente geloso, non accetta che possa avere altri amici, ne vuole il "possesso" assoluto.
A causa di questa eventuale gelosia sorgono problemi, che portano chi gli è amico ad allentare la presa, e se allenta (nota bene parlo di allentare non di lasciare), la presunta vittima, inizia come tu dici ad accusarlo dei propri insuccessi, con la conseguenza che l'amico decide di mettere un bel po' di distanza tra loro. "

Sì perchè è una dinamica patologica, un circolo vizioso, che si continua a percorrere nell'illusione di arrivarne alla fine.

"Non sempre è così facile, sono sicura che se tu ne sei uscito fuori, non è solo merito del tuo amico, ma soprattutto merito tuo, perché sei tu ad aver deciso di volerne uscire. "

Ti ringrazio del così facile (stò ancora qua che strino ad andare avanti )
Ti ringrazio ancora della considerazione, ma il merito non è mio (d'altronde, non essendo mie le responsabilità, nemmeno i meriti lo sono, no? Ecco, qui divergo dal tipo di personalità da te descritto, visto che per questi, i successi sono solo loro, mentre gli insuccessi solo degli altri).
Non è merito di nessuno in particolare: così come l'essere in una situazione può essere determinato da immaturità (che non si sceglie) così "uscirne" è significativo di una maggiore maturità, che può essere causatada fattori esterni che agiscono direttamente su di noi modificandoci.(anche qui sono più fortunato di queste persone, estremamente, al contrario,rigide).

"l buon cristiano?
O chi ha la sindrome della crocerossina?
Oh…l'amico di sempre? "

Esattamente la sindrome della crocerossina....il complementare?

" dimmi Rubin: l'amico che viene maltrattato ingiuriato a accusato ingiustamente, che deve fare alla fine, quando oltre a questo ha subisce delle vendette stupide e puerili?
Tu...... che ne sei uscito fuori, ti sei mai vendicato con il tuo amico solo perché avevi l'impressione che non ti fosse amico?"

Ti ho già risposto.
Allontanarsi e badare a vivere serenamente la propria vita, cosa che risulta in un contesto simile, impossibile.
Questo non è facile da capire. Ragionevolmente sì, ma quando sono implicati gli affetti e i sentimenti è più difficile.

Io, una volta, in preda ad un'angoscia estrema causata da un sentimento di derisione, ho fatto peggio che vendicarmi, e fortunatamente non ho concluso niente, altrimenti non sarei qui.
Non approfondisco perchè divagherei nel personale.
"uscirne fuori", ma è mai possibile uscire da qualcosa che si è vissuto, da qualcosa che siamo?

Ma vogli risponderti a questa domanda anche con un'altra domanda:
e tu credi sia facile lottare continuamente con un disturbo mentale, disturbo mentale che è quello che sei e nulla di esterno o diverso da te, credi sia facile continuare a lottare con se stessi.
A volte, per sopravvivere, ci si sacrifica (si sacrifica la propria consapevolezza, se stessi), e qualcun'altro magari subisce alcune irragionevoli (quindi imeritate) sofferenze.

in linea di massima è più facile superare l'offesa di una vendetta stupida e puerile; anche se non è sempre vero, e a volte, chi non c'entra nulla, subisce delle conseguenze anche maggiori di chi ne è la causa.

ciao
r.rubin is offline  
Vecchio 11-12-2002, 12.43.29   #27
r.rubin
può anche essere...
 
Data registrazione: 11-09-2002
Messaggi: 2,053

devo aver detto qualcosa che non va...viste le 12mila risposte
r.rubin is offline  

 



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