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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 17-12-2006, 22.51.11   #11
VanLag
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Riferimento: Scavalcare Dio per una vera ricerca spirituale.

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Originalmente inviato da freedom
Non ho altro da aggiungere perchè non saprei cosa aggiungere. Magari rifletto un pò se può esserci utile lanciare un thread sul metodo della ricerca. O magari sugli interrogativi che, normalmente, possono scaturire dall'applicazione di siffatto metodo.



P.S.
se per caso sei interessato e ti viene in mente un thread potresti tentare tu.
Ma io non saprei cosa dire sui metodi di ricerca…. Li ritengo cose da maestri perché non c’è un rapporto lineare tra ricerca e realizzazione e quindi ci vuole qualcuno, (appunto un maestro), che sappia vedere la ricerca in un contesto più ampio, cioè nello svolgersi della vita del discepolo.
Tutto il mio arrabattarmi si ferma ad un’opera di demolizione costante, affinché, come dicevo, rimanga in piedi solo ciò che è incontrvertibile. Lo applico a me e di riflesso lo applico anche in forum, confidando che, se risulto troppo pesante a qualcuno, questo qualcuno non legga i miei post.

P.S. ma se lo apri e sento di intervenire..... intervengo....

Citazione:
Originalmente inviato da aurora
Cristo dice...non sono venuto per giudicare
Per farmi perdonare questa risposta dialogata.....(non vorrei mai cadere sotto gli strali dei moderatori ), aggiungo un pezzo che ho cercato e trascritto per Aurora che nel suo post precedente, laddove io parlavo di Dio, lei mi ha citato Cristo.
So che per un cattolico credente Cristo coincide con Dio ma noi dobbiamo partire dal presupposto che non per tutti sia così. Il pezzo è O.T. ma è la storia a grandi tratti, di come sia nata la divinità di Gesù, per cui credo che avere anche una visione storica della fede che si segue non possa fare male.

Ho riletto il pezzo nel libro “la vita di Gesù”, di Craveri che parla dell’insorgere dell’idea della divinità di Gesù e come ricordavo, l’idea era aliena ai primi apostoli ebraici, mentre fu caldeggiata da Paolo che, sappiamo, era suggestionato dalle filosofie ellenistiche e dai culti misterici. La diatriba si evolse all’interno della cristianità suscitando animati battiti:

La dottrina di Gesù come “figlio di Dio” stentò molto ad essere accettata o almeno compresa allo stesso modo da tutta la cristianità. Per secoli essa fu oggetto, tra i padri della chiesa ed i Dottori, di discussioni violente, che fecero persino relegare in secondo piano le ben più vitali questioni dell’insegnamento morale di Gesù.

Poi segue qualche menzione alle discussioni ed ai partecipanti….. con le tesi di Teodosio di Bisanzio, Paolo di Samosata vescovo di Antiochia, Tertuliano, Origine, fino a………..

Un sinodo, riunitosi ad Antiochia nel 264, cercò di accomodare la controversia dichiarando che Gesù è stato – è vero – generato da Dio, ma ab eterno, quindi è anch’egli eterno come Dio. L’assurdità di questa definizione (non si può generare ab eterno, perché la generazione comporta necessariamente un momento in cui il genitore già esiste e ciò che è creato incomincia ad esistere) fece nascere altri dibattiti. Nella chiesa d’Oriente prevalse ed ebbe enorme diffusione la dottrina di Ario (280-336), il quale tornava a sostenere che Gesù era soltanto uomo, ripugnando credere sia che Dio abbia potuto prendere forma umana, sia che Gesù possa essere coeterno a Dio in quanto tutte le cose, (compreso Gesù) sono state create. Quindi, concludeva Ario, Gesù, per la sua perfezione, si può soltanto dire simile, ma non identico a Dio.
Il concilio di Nicea (325) presieduto da Cosatntino, condannò Ario all’esilio come eretico, facendo prevalere la dottrina del suo antagonista Anastasio, vescovo di Alessandria, il quale sosteneva l’identità di Dio e Gesù. Questa volta il Concilio elevò a dogma di l’identità di sostanza tra Dio e Gesù che pochi anni prima il sinodo di Antiochia aveva dichiarato eretica! Venne formulato apposta quello che fu detto il simbolo niceno: “Gesù Cristo, figlio di Dio, generato non fatto dal Padre come suo unico Figlio, della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce”.


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Vecchio 18-12-2006, 11.53.41   #12
visechi
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Riferimento: Scavalcare Dio per una vera ricerca spirituale.

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Originalmente inviato da VanLag
Scavalcare Dio, andare oltre al concetto di una Divinità che fuori da noi ci giudica e ci premia o ci castiga, a secondo dei casi, è il primo passo da fare per iniziare a muoversi nel cammino della spiritualità. Significa in pratica riappropriarsi di tutte le responsabilità delle nostre scelte e del bene e del male che ne deriva.

Solo una volta lasciata la seduzione che l’immagine della divinità trascendente proietta sul nostro IO glorificandolo, in quanto fatto ad immagine e somiglianza di Dio, solo in quel momento ci riappropriamo di tutti i parametri che ci permettono di muovere i primi passi nella ricerca spirituale, proiettando la nostra anima verso la scoperta.

Saranno passi infantili, passi goffi, come il fantolino che, lasciata la culla inizia a prendere confidenza col mondo, finalmente da solo, sotto gli occhi della mamma che, se è intelligente, interviene in meno possibile.

D'altro canto tutte le grandi tradizioni sapienziali testimoniano che lo stadio della divinità è lo stadio della spiritualità in embrione, che deve essere trascesa affinché la vera ricerca inizi.


Tu, con quest’esortazione, chiedi, implicitamente, di operare una scelta personale che trascenda la trascendenza, ossia che vada oltre e superi (trascenda) ciò che è oltre l’esperienza e la capacità delle conoscenze umane (trascendenza). Ma se Dio è per antonomasia l’essere in sé che è ‘creduto’ e non ‘saputo’, dovrai ammettere che le conseguenze e le implicazioni di tale determinazione umana sarebbero molteplici, e non vanno assolutamente sottaciute.
Il Dio personale, coincidente con il cuore di ciascuno di noi, che risiede nel profondo del nostro animo, delinea una nuova scala di valori, una diversa gerarchia che elegge la coscienza individuale a fucina di verità. Dio è la nostra coscienza, da ciò deriva che la Verità – Dio somma Verità - sarebbe frutto del dettato della coscienza e non più un monolite esterno all’individuo verso cui l’uomo dovrebbe tendere. Il viaggio da intraprendere sarebbe un’immersione all’interno del nostro Io, del nostro Sé – in un’accezione più junghiana e più prossima alla filosofia orientale -. Un Dio soggettivo che si esprime sulla scorta del mutevole emergere delle istanze inconsce del nostro profondo, e la Verità reperita in questo trabocco sarebbe solo scaturente dalla nostra individualità apofatica, giacché il profondo di ciascuno di noi è intangibile, ineffabile e ciò che cogliamo del suo affiorare è solo un ansito, è solo afasia.
La Verità sarebbe così germinazione della nostra libertà di operare una scelta; sarebbe sottoposta e soggiacerebbe alle nostre determinazioni; Dio stesso sarebbe necessita6to da questa scelta operata a priori che inclina l’uomo verso un percorso solipsistico, e non sarebbe più fondamento di Verità, in quanto soggiacerebbe alle istanze della Coscienza superiore di ciascuno di noi.
Quel che contesto nelle filosofie di matrice orientale od ‘orientaleggiante’ è proprio quest’assenza di presupposti fondativi, o meglio, questo vago sapore gnostico che le impregna, e che elegge la libertà, nel cui humus si radica la coscienza, a baricentro e fonte vivificatrice d’ogni verità. Il Dio impersonale delle religioni di estrazione giudaica impone, invece, una ‘protensione’ che dischiude all’alterità, esige uno sguardo che si protende verso quell’oltre che la realtà fenomenica annuncia nel suo apparire e nel suo offrirsi alla percezione; uno sguardo che non coglie ma intuisce, cioè preavverte, presente, senza mai pretendere di violare la scorza dura dell’ineffabile, proprio perché quella Verità Teologica è avvolta nel mistero ineffabile della sua sacralità inviolabile per la ratio e per il sentimento, uniche propaggini dell’essere uomo atte a sondare e vagare entro i misteri del Deus Absconditus.
Il percorso tracciato e delineato dalle filosofie orientali è prepone la meta, che appare un prefisso cui tendere in forza e virtù di una deliberazione a priori, una meta predetta e prescritta, che immerge l’uomo entro i meandri della propria psiche (anima), in un tourbillon labirintico ove la linea di confine che separa sacro e intimo, cielo e terra è talmente labile da far ritenere – almeno a me – che si tenda a confondere Dio con ‘Io’.

Detto tutto ciò, resto dell’idea che ogni protendere verso il divino sia una mistificazione che la nostra mente opera per acquietare e per rendere ragione a quel profondo senso d’angoscia che la vita si trascina appresso.

Ciao
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Vecchio 18-12-2006, 14.54.45   #13
VanLag
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Riferimento: Scavalcare Dio per una vera ricerca spirituale.

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Originalmente inviato da visechi
Tu, con quest’esortazione, chiedi, implicitamente, di operare una scelta personale che trascenda la trascendenza, ossia che vada oltre e superi (trascenda) ciò che è oltre l’esperienza e la capacità delle conoscenze umane (trascendenza)……….
Mi sembra che nella tua esposizione tu abbia già definito i due aspetti di Dio quello di estrazione giudaica e quello di estrazione orientale e sulla base di queste due “definizioni” sviluppi la tesi.
Ma forse ciò che cercavo di dire io era qualche cosa di ancora diverso, era ciò un collocarsi prima che quella definizione del divino venga non solo adottata, ma persino formulata.

Dunque non trascendere la trascendenza, bensì tornare in quel punto vergine dove l’idea di “dio” non era ancora definita, perché è solo da una base di umiltà Socratica, (so di non sapere), assimilata nel nostro profondo, che può avere realmente origine quel movimento che genera la scoperta, laddove, invece ogni assunto consolidato, ne sbarra la strada.

Quindi la mia richiesta non è un atto di “potenza” che mi proietti oltre Dio, ma il coraggio di rimanere senza Dio. E di coraggio trattasi perché, se realmente abbiamo la forza di mettere in discussione e di tralasciare l’idea che abbiamo di Dio, ci accorgiamo che perdiamo con essa anche quella parentela divina che ci rendeva, agli occhi di noi stessi, qualche cosa di speciale; i beneficiari della creazione.

Tralasciata quell’idea di Dio, come l’abbiamo mantenuta nei nostri cuori, l’uomo torna ad essere un semplice “fascio di memorie e di abitudini”, una creatura che, “nello schema delle cose non ha più importanza della zanzara che gli succhia il sangue”…… E tuttavia una luce rimane. La luce del "se" o della coscienza, quel puntolino che pulsa con la vita e che ora, liberato dai filtri, può realmente iniziare a comprendere i misteri che lo circondano. Quella è la ricerca.

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Originalmente inviato da visechi
Detto tutto ciò, resto dell’idea che ogni protendere verso il divino sia una mistificazione che la nostra mente opera per acquietare e per rendere ragione a quel profondo senso d’angoscia che la vita si trascina appresso.
Questa conclusione è parzialmente condivisibile; dico parzialmente perché non c’è in gioco solo la volontà di chetare il profondo senso di angoscia che la vita si trascina appresso….. C’è in ballo il futuro dell’uomo stesso, la vita del pianeta e sul pianeta….. Tra altisonanti proclami che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio ed il cheto salmodiare di mantra “ohm nama shivaya”, (prendo rifugio in Te), “Brahmasmi” (sono il supremo), stiamo distruggendo la terra inquinando, affamando ed uccidendo i nostri simili e le altre forme di vita. Io potrei anche fare finta di niente, (ho una certa età), ma i mie nipoti? Tutti quelli che verranno dopo di me? Gli altri abitanti, (le altre forme di vita), del pianeta?

Ecco allora che non rinuncio a lanciare il mio stridulo grido, con la mia voce da gallina….. proviamo a credere che agli occhi di Dio “non siamo più importanti delle zanzare che ci succhiano il sangue” e forse allora sapremo usare la nostra intelligenza, non per sfruttare la terra, ma per ringraziarla per quello che ci da.


Ultima modifica di VanLag : 18-12-2006 alle ore 16.32.36.
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Vecchio 18-12-2006, 16.06.00   #14
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Riferimento: Scavalcare Dio per una vera ricerca spirituale.

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Originalmente inviato da VanLag
Mi sembra che nella tua esposizione tu abbia già definito i due aspetti di Dio quello di estrazione giudaica e quello di estrazione orientale e sulla base di queste due “definizioni” sviluppi la tesi.
Ma forse ciò che cercavo di dire io era qualche cosa di ancora diverso, era ciò un collocarsi prima che quella definizione del divino venga non solo adottata, ma persino formulata.

Dunque non trascendere la trascendenza, bensì tornare in quel punto vergine dove l’idea di “dio” non era ancora definita, perché è solo da una base di umiltà Socratica, (so di non sapere), assimilata nel nostro profondo, che può avere realmente origine quel movimento che genera la scoperta, laddove, invece ogni assunto consolidato, ne sbarra la strada.

Quindi la mia richiesta non è un atto di “potenza” che mi proietti oltre Dio, ma il coraggio di rimanere senza Dio. E di coraggio trattasi perché, se realmente abbiamo la forza di mettere in discussione e di tralasciare l’idea che abbiamo di Dio, ci accorgiamo che perdiamo con essa anche quella parentela divina che ci rendeva, agli occhi di noi stessi, qualche cosa di speciale; i beneficiari della creazione.

Tralasciata quell’idea di Dio, come l’abbiamo mantenuta nei nostri cuori, l’uomo torna ad essere un semplice “fascio di memorie e di abitudini”, una creatura che, “nello schema delle cose non ha più importanza della zanzara che gli succhia il sangue”…… E tuttavia una luce rimane. La luce del se o della coscienza, quel puntolino che pulsa con la vita e che ora, liberato dai filtri può realmente iniziare a comprendere i misteri che lo circondano. Quella è la ricerca.


Questa conclusione è parzialmente condivisibile, nel senso che non c’è in gioco solo la volontà di chetare il profondo senso di angoscia che la vita si trascina appresso….. C’è in ballo il futuro dell’uomo stesso, la vita del pianeta e sul pianeta….. Tra altisonanti proclami che siamo fatti ad immagine e somiglianza di Dio ed il cheto salmodiare di mantra “ohm nama shivaya”, (prendo rifugio in Te), “Brahmasmi” (sono il supremo), stiamo distruggendo la terra inquinando, affamando ed uccidendo i nostri simili e le altre forme di vita. Io potrei anche fare finta di niente, (ho una certa età), ma i mie nipoti? Tutti quelli che verranno dopo di me? Gli altri abitanti, (le altre forme di vita), del pianeta?

Ecco che pur sentendomi una novella voce di “colui che grida nel deserto”, non rinuncio a lanciare il mio stridulo grido, con la mia voce da gallina….. proviamo a credere che agli occhi di Dio “non siamo più importanti delle zanzare che ci succhiano il sangue” e forse allora sapremo usare la nostra intelligenza, non per sfruttare la terra, ma per ringraziarla per quello che ci da.

Avevo sicuramente frainteso. Condivido la tua impostazione. In effetti, a ben guardare la storia dell’umanità, sia la religione quanto la spiritualità risultano un prodotto non atto ad unire. A causa di nostre carenze sentimentali e razionali abbiamo utilizzato entrambe come un chiavistello valido per scardinare il cerchio che unisce l’intera umanità. Sono state entrambe suggello, supporto e giustificazione di un essere geneticamente differenti, e, piuttosto che dar voce ed ascolto a quel suggerimento che proviene dal nostro sentimento, in foggia di capacità di provare compassione e d’indossare i panni altrui e i calzari del prossimo, hanno dato luce solo alla prospettiva personale e concretezza alla progettualità individuale, ciò a detrimento di una visione di specie, sicché l’agonismo più bieco, subdolamente giustificato dalla necessità di affermazione del proprio vacuo sé, percorrendo con veemenza le strade della cultura, è giunto a soppiantare quel senso di appartenenza che dovrebbe unirci e farci condividere quest’unico percorso terrestre che ci si para innanzi, con comunione d’intenti e non in contrapposizione ciascuno nei confronti del proprio prossimo.

Ciao
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Vecchio 18-12-2006, 16.31.59   #15
MIMMO
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Originalmente inviato da VanLag
Scavalcare Dio, andare oltre al concetto di una Divinità che fuori da noi ci giudica e ci premia o ci castiga, a secondo dei casi, è il primo passo da fare per iniziare a muoversi nel cammino della spiritualità. Significa in pratica riappropriarsi di tutte le responsabilità delle nostre scelte e del bene e del male che ne deriva.

Solo una volta lasciata la seduzione che l’immagine della divinità trascendente proietta sul nostro IO glorificandolo, in quanto fatto ad immagine e somiglianza di Dio, solo in quel momento ci riappropriamo di tutti i parametri che ci permettono di muovere i primi passi nella ricerca spirituale, proiettando la nostra anima verso la scoperta.

Saranno passi infantili, passi goffi, come il fantolino che, lasciata la culla inizia a prendere confidenza col mondo, finalmente da solo, sotto gli occhi della mamma che, se è intelligente, interviene in meno possibile.

D'altro canto tutte le grandi tradizioni sapienziali testimoniano che lo stadio della divinità è lo stadio della spiritualità in embrione, che deve essere trascesa affinché la vera ricerca inizi.

SCAVALCARE DIO! chi è dio, cosa bisogna scavalcare....
mi sembra che sia difficile scavalcare qualcosa che non si conosce.....io non lo conosco,tu?
MIMMO is offline  
Vecchio 18-12-2006, 16.36.12   #16
fallible
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Salve e buon pomeriggio!
è sempre molto piacevole passare un pomeriggio piovoso (sono in ferie!) leggendovi, scrivete in modo "accattivante" , mi ha colpito quanto scritto dal'amico Van: che agli occhi di Dio ” già questo implica una estraneità che lo pone fuori di noi (lo trascende?) e non lo credo verosimile (ma mi sembra che sia così per molti),dio E'; ulteriormente mi suona strano : non siamo più importanti delle zanzare che ci succhiano il sangue” veramente tra gli "spirituali" esiste questa scala di valori......da ragazzo fui picchiato da un energumeno perchè gli dissi che di fronte a Dio la sua vita e quella di un cane erano la stessa cosa.... ora mi sono mosso e credo che sia un invenzione della mente (il concetto e il relativo problema) claudio
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Vecchio 18-12-2006, 16.39.04   #17
VanLag
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Originalmente inviato da MIMMO
SCAVALCARE DIO! chi è dio, cosa bisogna scavalcare....
mi sembra che sia difficile scavalcare qualcosa che non si conosce.....io non lo conosco,tu?
In questo contesto scavalcare Dio vuole significare, scavalcare l'idea di Dio, cioè come espresso subito dopo, il concetto che noi abbiamo costruito di Dio.
Un qualche cosa che conosciamo molto bene visto che l'abbiamo creato noi.


Ultima modifica di VanLag : 18-12-2006 alle ore 19.42.19.
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Vecchio 18-12-2006, 20.02.35   #18
aurora
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Originalmente inviato da VanLag
Ma tu lo sai cos’è il cristianesimo?


Ok, colpita ed affondata.
Io so che essere cristiani vuol dire voler bene agli altri e farli stare bene come si fa con se stessi.Difficilissimissimissim o!!!
pero'...prova a pensare se succedesse...davvero.....
questo nostro mondo non sarebbe paradisiaco?
cristianesimo vuol dire combattere ferocemente l'egoismo, com-patire cioe' immedesimarsi negli altri,.e a questo punto e' chiaro che viene meno il concetto di colpa o di peccato. Ognuno e' giustificato, bisogna solo capirlo com-prendere, com-patire.
non c'e' nessuna religione come il cristianesimo, ma e' proprio la sua grande difficolta' ad essere messa in pratica che l'allontana dalle folle.
.
Gesu' si dichiara figlio dell'uomo (e ognuno di noi e' figlio dell'uomo perche' generato da un uomo) ed ha spiegato con parole e fatti cosa piace a Dio e la Potenza di Dio.
.Tra Pietro e lo spirituale Giovanni , Cristo ha scelto Pietro che lo ha rinnegato, che ha tagliato l'orecchio a chi Lo voleva prendere, che si buttava in acqua quando Lo vedeva , che lo amava tantissimo ma che non capiva mai cosa Lui dicesse.
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Vecchio 19-12-2006, 09.21.48   #19
visechi
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Originalmente inviato da aurora
Ok, colpita ed affondata.
Io so che essere cristiani vuol dire voler bene agli altri e farli stare bene come si fa con se stessi.Difficilissimissimissim o!!!
pero'...prova a pensare se succedesse...davvero.....
questo nostro mondo non sarebbe paradisiaco?
cristianesimo vuol dire combattere ferocemente l'egoismo, com-patire cioe' immedesimarsi negli altri,.e a questo punto e' chiaro che viene meno il concetto di colpa o di peccato. Ognuno e' giustificato, bisogna solo capirlo com-prendere, com-patire.
non c'e' nessuna religione come il cristianesimo, ma e' proprio la sua grande difficolta' ad essere messa in pratica che l'allontana dalle folle.
.
Gesu' si dichiara figlio dell'uomo (e ognuno di noi e' figlio dell'uomo perche' generato da un uomo) ed ha spiegato con parole e fatti cosa piace a Dio e la Potenza di Dio.
.Tra Pietro e lo spirituale Giovanni , Cristo ha scelto Pietro che lo ha rinnegato, che ha tagliato l'orecchio a chi Lo voleva prendere, che si buttava in acqua quando Lo vedeva , che lo amava tantissimo ma che non capiva mai cosa Lui dicesse.

Ho la sensazione che se “essere cristiani” si limitasse a questo non ci sarebbe stato bisogno di Cristo e si potrebbe fare a meno di Dio, perché la storia insegna che per <<voler bene agli altri e farli stare bene come si fa con se stessi>> non è necessario credere nell’esistenza di un essere trascendente che ha creato il mondo, così pure non ci sarebbe alcuna necessità di aver fede che Gesù, morendo sulla croce e resuscitando dalla morte, abbia sconfitto la morte e glorificato la vita, né che egli fosse il Figlio di Dio. Sarebbe sufficiente essere umani, e reperire nel profondo di ciascuno di noi il sentimento d’appartenenza che ci accomuna tutti. Sarebbe sufficiente portare alla luce, far emergere il sentimento di compassione che non è esclusivo appannaggio del cristiano, diversamente non si spiegherebbe il perché dell’esistenza di tanti uomini che hanno immolato la propria vita al servizio del prossimo pur non conoscendo né Dio né Cristo.
Il Cristianesimo, ma non solo il cristianesimo, anche il giudaismo e l’islamismo, mentre nelle dottrine orientali il concetto è assai più sfumato, anche se in una certa misura presente, impernia la propria dottrina sulla nozione di peccato. Addirittura è il primo libro della Bibbia che inserisce nel palcoscenico della vita appena scoccata – o creata – il concetto di peccato. Da questo concetto l’uomo non si è mai del tutto affrancato, perché vivendo conosce il male, ne entra a contatto, e alla sua influenza soggiace, se ne lascia ammaliare. Il Cristianesimo impone un percorso che interseca le strade degli altri compagni di viaggio; impone uno sguardo verso il prossimo, ma non in prospettiva di un rapporto individuale o che si estrinsechi fra due individui, bensì che si realizza e perfeziona alla presenza di un Dio che lo suggella e lo rende sacro (questo per esempio è il significato del matrimonio religioso, e per certi versi anche del battesimo). Essere cristiani non significa rinunciare alla propria natura umana, ma, consacrandola a Dio, ad un Dio creatore altro da sé, sublimarla in un’altra dimensione ove la luce divina ne traccia il percorso. Essere Cristiani significa indirizzare la propria esistenza verso qualcosa che è creduto vero, non ‘saputo’ vero, con tutte le implicazioni che ciò comporta.


Ciao
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Vecchio 19-12-2006, 10.53.03   #20
freedom
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Originalmente inviato da visechi
Essere Cristiani significa indirizzare la propria esistenza verso qualcosa che è creduto vero, non ‘saputo’ vero, con tutte le implicazioni che ciò comporta.

Ciao

Non vorrei farne una questione di termini ma non è questione di credenze. E' Fede.
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