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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 17-02-2003, 20.47.47   #1
irene
Ospite abituale
 
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
Verità e Pensiero

La Verità sta oltre tutte le "deformazioni" imposte dalla concettualità.
Questo mi pare sia il substrato comune delle vette della sapienza esoterica di ogni tempo e luogo...Anche del pensiero occidentale,prima di Platone.
Platone,introducendo la nozione di concetto,ha esiliato il fluire mobile e cangiante della vita nell'Iperuranio,tranciando di netto la "via" esoterica suggerita dai Presocratici.
I concetti,ok,ci sono necessari ed insostituibili nella gestione di qualsiasi faccenda pratica.Ma dovremmo abbandonarli senza rimpianto quando ci interroghiamo sulla Verità.Sbaglio?
Il problema è che sono in troppi ad essere innamorati del Pensiero,e ad ammantarlo,incondizionatamente -e sempre e comunque-di un'aura metafisica,dimenticando la sua natura "strumentale"(peraltro preziosissima ed insostituibile ,nel proprio ambito di competenza).
Nel Buddismo Ch'an,i Maestri concentravano le risposte ai loro allievi in battute (apparentemente)prive di senso,che avevano la funzione di abbattere la logica ordinaria e di spalancare una finestra verso l'"illuminazione".A volte,centravano il bersaglio,e,attraverso un nonsense,l'allievo raggiungeva il satori.
L'Assoluto non si "pensa".Forse è più corretto dire che si "senta".
E,ad esempio,i bimbi "sentono" spontaneamente l'Assoluto.
Sentono l'anima delle cose...degli alberi...dei fiori...delle nuvole...intimamente,e non contraddittoriamente,legata al proprio Essere...
Poi,la scuola provvede a mutilare la sensibilità "cosmica" che ogni piccolo reca impressa in sè...Inizia ad indottrinarlo,a educarlo alla "separazione" e al "contrasto" tra sè e il mondo...portando a compimento estremo e deteriore quella nozione di "Io" che non è innata (Avete fatto caso che i bimbi quando iniziano a parlare si riferiscono a sè stessi in terza persona?).
Per procedere verso la Conoscenza è dunque necessario riacquistare quella "verginità" interiore che avevamo tutti da bambini.E' azzardato ritenere che esattamente a questo si riferisse Gesù Cristo nella sua esortazione a essere puri come fanciulli,perchè solo i puri di cuore entreranno nel Regno dei Cieli?
Regno dei Cieli che io intendo come Regno accessibile,hic et nunc,nel segreto della propria interiorità,a chi abbia saputo riattingere la propria perduta purezza,e,con essa,la cosmica attitudine a "sentire".Come sia possibile che ciò avvenga,è discorso complesso,e comunque non alla mia portata.Vorrei che se ne parlasse di più,e in maniera più "mirata"...
Riattingere la propria perduta purezza.
Al di là dei concetti.Al di là del bene,e del male.

Ultima modifica di irene : 17-02-2003 alle ore 21.00.55.
irene is offline  
Vecchio 18-02-2003, 12.48.04   #2
VanLag
Ospite abituale
 
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Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
Il problema è che sono in troppi ad essere innamorati del Pensiero,e ad ammantarlo,incondizionatamente -e sempre e comunque-di un'aura metafisica,dimenticando la sua natura "strumentale"(peraltro preziosissima ed insostituibile ,nel proprio ambito di competenza).

Condivido pienamente le tue affermazioni sul pensiero. Il pensiero ha valore strumentale. Permettere al mondo delle idee di sostituirsi alla realtà è Maya. Esiste un punto nel quale Conoscere ed Essere coincidono. In quel punto le parole non hanno più senso.

Sulla percezione del passato e della storia del pensiero occidentale invece ho una percezione diversa di cui ti passo la sintesi.

Platone, (facendo parlare Socrate), non fece altro che portare a compimento la ricerca del “principio eterno”, intrapresa dai presocratici. Egli individuò il principio eterno in una Verità, (assoluta) e dialetticamente perseguibile.
Con quel passaggio i filosofi greci tentarono di consegnare l’immortalità, che prima era proprietà degli dei del mito, agli uomini. Quello che successe, ahimè fu che racchiusero gli uomini nel mito. Se oggi pochi di noi ne sono coscienti è proprio perché, di questo mito, ne siamo parte.
Prima dei pre socratici c’erano i sofisti…. Che insegnavano “il bene” e che furono accusati di fare mercimonio della conoscenza…… In realtà l’acredine di Platone verso i Sofisti non era dovuta tanto al fatto che si facessero pagare. Quello che stava succedendo, ai tempi dell’antica Grecia, era un’immane lotta tra il “Bene” dei Sofisti e la “Verità” dei Dialettici per contendersi il possesso della mente umana per i secoli a venire. Lotta che fu vinta dai dialettici ed ecco da dove esce il nostro “mondo di pensiero”, la nostra fede nell’indagine speculativa e la nostra arroganza nel pensare di poter raggiungere l‘assoluto con la nostra mente.
Ma la cultura nella quale siamo immersi oggi non è frutto solo del pensiero greco, che, per altro, avrebbe generato un maggior positivismo scientifico. La nostra cultura è il frutto dell’incontro, (operato per opera di Paolo di Tarso), tra la concezione, prima asiatica, e poi ebraica, della religione imperniata sul “Dio unico”, con la cultura dei romani, eredi naturali del pensiero greco.

E’ con questo passaggio che l’uomo legittima il suo intelletto abbassando Dio al punto di renderlo contenibile nella sua mente, mentre, la “Verità”, (dei filosofi greci), subisce una mistificazione, in quanto passa da un assoluto dialetticamente determinabile, ad un assoluto trascendente ed ipotetico. L’orrore di questo sincretismo non verrà mai compreso abbastanza.

Ciao.
VanLag is offline  
Vecchio 18-02-2003, 16.17.24   #3
carmelo trippa
 
Messaggi: n/a
poi ci sono gli innamorati dell'inarrivabile. quelli che hanno tutto oltre le proprie capacità e percio sposano l'arcano
 
Vecchio 18-02-2003, 20.11.15   #4
irene
Ospite abituale
 
Data registrazione: 19-11-2002
Messaggi: 474
Ciao VanLag,
grazie per il tuo intervento,particolarmente apprezzabile ed illuminante.
Chiarisco il mio riferimento ai presocratici,con il quale intendevo rinviare segnatamente ad Eraclito di Efeso(noto peraltro come l'Oscuro,e ancor oggi di ardua e controversa interpretazione).
Eraclito fu il primo,in Occidente,a rimarcare la perenne mobilità di tutte le cose che sono,e a cogliere la segreta armonia degli opposti,l'unità dei contrari.
Dunque.Mi pare che,interpretando il "logos" come la contraddittorietà profonda che sta sotto l'apparente linearità dei fenomeni,Eraclito abbia implicitamente statuito l'incapacità della ragione ordinaria(che,come tale,separa,discrimina,cristal lizza)a cogliere l'Essere.Suggerendo,elusivamen te,aristocraticamente,
esotericamente(appunto)la strada per nuovi percorsi di conoscenza,riservati a coloro i quali definisce "i non dormienti"...

"Il dio è giorno e notte,inverno e estate,guerra e pace,sazietà e fame,e muta come il fuoco."
(Eraclito di Efeso)

irene is offline  

 



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