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La tv, specchio falso della società

di Nereo Villa - Maggio 2011

 

Tutti gli odierni professionisti della televisione sono incivili perché mentecatti. Questa affermazione non è una mia nuova teoria scherzosa sul subumanesimo imperante, bensì una vera e propria constatazione che ora dimostrerò.

Innanzitutto, chi è il mentecatto e che cos'è la civiltà?
Etimologicamente "mentecatto" proviene dal latino "mente captu(m)", participio passato di "capere", "prendere", dunque "preso nella mente", ed anche dall'aggettivo singolare maschile "captivo" o "cattivo",  ancora dal latino "captivu(m)", "prigioniero" ("capere"). In romanesco sarebbe "coatto". Dunque catturato da che? Da qualunque teoria idiota che gli infesta la mente. Qual è l'idiozia che occupa la mente dei professionisti della tv? È quella del loro scopo professionale, vale a dire espliciti obiettivi del tipo "essere realisti", "essere avvincenti", "interessare", "eccitare". Pertanto, la misura dell'arte, o della tecnica di costoro è realizzare questi pregiudizi come scopi.

Cos'è la civiltà? La civiltà è la lotta contro la violenza: c'è progresso civile se c'è lotta alla violenza in nome della pace tra le nazioni, all'interno della nazioni, e prima di tutto all'interno delle nostre case. Ergo: la televisione costituisce una minaccia perché i suoi professionisti non hanno consapevolezza della loro missione, né dell'enorme potere che essa esercita in quanto educativa. Il subumanesimo televisivo arriva perfino a contestare tale missione quando dice che informare non è educare, ed in base a ciò non ne vogliono sapere di sapere quello che fanno.

Ma per il sano di mente la distinzione fra informare ed educare non può reggere. Per accorgersene basterebbe chiedersi: può esservi un'informazione che non esprima una certa tendenza? La risposta è negativa perché per la scelta dei contenuti, cioè su che cosa la gente dovrà essere informata, bisogna avere già stabilito in anticipo che cosa si pensa dei fatti, e poi decidere circa il loro interesse e il loro significato. Già questo dimostra chiaramente che non esiste informazione che non sia di tendenza: quando occorre scegliere, è l'intendimento a determinare la scelta. Ma se l'intendimento è coatto da pregiudizi, tutto il risultato non può che essere la conseguenza di quella scelta.

Quindi è disonesto ed aberrante dire che esiste della pura informazione come semplice trasmissione di fatti. Ecco perché la distinzione fra educare e informare non esiste.

Pertanto la realtà dei fatti è che i professionisti della televisione tentano continuamente e impunemente di imporre il loro punto di vista al telespettatore e non possono impedirsi di farlo in quanto sono mentecatti.

Se i mentecatti della tv sono convinti che solo in questo modo la gente può essere intrattenuta, non c'è scampo! Costoro sono la maggiore minaccia alla nostra sopravvivenza proprio perché non vogliono nemmeno sentir parlare di questo loro immenso potere e della cautela che esso dovrebbe richiedere.

Io non sono un sostenitore popperiano della patente per fare la tv perché so che "fatta la legge, trovato l'inganno", né sono un sostenitore della censura. Quindi la soluzione non può che essere nell'individuo, nel genitore, che non dovrebbe parcheggiare il bambino da solo davanti alla tv o al computer.

Solo l'individuo consapevole è veramente libero di accorgersi che la televisione ha un immenso potere educativo e che può far pendere la bilancia dal lato della vita o da quello della morte, dal lato della non violenza o da quello della violenza. Per i bambini ed i ragazzi la televisione è come un'autorità morale che svolge un ruolo informativo e quindi educativo. E "grazie alla televisione - scrive Charles S. Clark -, un bambino americano assiste in media a 8 mila omicidi e a 100 mila atti di violenza prima di aver terminato le scuole elementari" (Charles S. Clark, "La violenza in tv" in "CQ - Researcher", Congressional Quarterly Inc., Vol. 3, n. 12, Marzo 1993; cfr. anche Popper - Condry, "Cattiva maestra televisione", Roma, 1994). Non credo che la situazione in Italia sia molto diversa.

I genitori consapevoli considerino quindi anche il web alla stessa stregua della tv se vogliono proteggere i loro figli dall'imbecillità imperante: i coatti rappresentano il "conscio" collettivo dei vari forum, blog e siti del web, luoghi in cui il lavoratore di Stato (per es., dell'AUSL o giù di lì) si diverte a passare il tempo del suo "lavoro" (a spese del popolo ignaro) insegnando il leccaculismo pratico (Richard Stengel, "Manuale del leccaculo. Teoria e storia di un'arte sottile", Roma, 2004), la cui logica è la stessa dei bravi filosofi dell'imperialismo sovietico. Non c'è da stupirsi se esistono simili forum nel 2011, cioè compagnie dove ogni deficienza impera. Esse insegnano ancora il "pensiero" di Marx, ovviamente omettendo le cose che Marx scrisse sulle banche, cioè l'essenziale, e non fanno che odiarsi e litigare, dato che sono in lotta anche fra loro appena vedono che qualcuno striscia o lecca meno di un altro.

Così costoro sono i creatori di nuovi gulag elettronici, e fanno diventare "banditi" tutti i "discepoli" politicamente scorretti, vale a dire non perfettamente comunisti. Questi boia del pensiero pretendono curare la collettività donandole la felicità di procedere sempre più in basso, secondo sragione di Stato.

Allo stesso modo opera anche la televisione promuovendo la civiltà della menzogna secondo l'adagio orwelliano:
"l'ignoranza è la forza; la libertà è schiavitù, la guerra è pace".

 

Nereo Villa


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