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Del dott. Giacomo Bo   indice articoli

 

Alla Ricerca dell’Elisir di lunga vita

Giugno 2008
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Alcuni mesi fa i principali quotidiani hanno pubblicato un grafico che rappresenta l’aspettativa di vita secondo i più recenti studi scientifici, e, come sempre, subito si è acceso un intenso dibattito sulla veridicità di questi valori e sulle loro implicazioni per la nostra vita personale e sociale.

 

aspettativa di vita

 

Il grafico mostra in modo inequivocabile che l’aspettativa di vita – ossia gli anni che una persona si può ragionevolmente aspettare di vivere – è notevolmente aumentata nel corso della storia. In parole semplici, mentre nel remoto passato l’uomo viveva al massimo fino a 30 anni, oggi può ragionevolmente aspirare a 100 anni.
Alla medicina e ai medici in generale è stato attribuito il merito di essere riusciti a prolungare la vita umana nel corso della storia, grazie ad una strabiliante ricerca scientifica e un incredibile progresso tecnologico che oggi permettono cose che solo dieci anni fa erano impossibili.

 

Ma è proprio vero ciò che mostra questo grafico?
Occorre prima di tutto precisare che il valore dell’aspettativa di vita non rappresenta l’età massima che una persona può vivere, bensì una media matematica. Si considerano cioè le persone nate, si vede quanti anni vivranno tutti complessivamente, si sommano questi anni e si divide il tutto per il numero delle persone. Il risultato finale è l’aspettativa di vita.
Facciamo un semplice esempio: nascono 4 persone, di cui 1 muore subito, un’altra a 20 anni, un’altra ancora a 40 e l’ultima a 60 anni. La somma degli anni è 120, che divisa per 4 (persone) fa 30 anni. Questa è l’aspettativa di vita.

Da questo semplice esempio, si deduce che l’aspettativa di vita sia notevolmente influenzata in senso negativo dai bambini che nascono morti o muoiono nei primi anni. Quindi, un valore che dovremo tenere in stretta considerazione è il tasso di mortalità infantile, perché questo ci permetterà di capire meglio i numeri della tabella.

 

Con questa premessa possiamo interpretare correttamente i dati del grafico. Circa cinque secoli prima di Cristo, l’aspettativa di vita si aggirava intorno ai 22-25 anni. Il tasso di mortalità infantile era del 75% circa, che significa che per ogni 4 persone nate, 3 morivano subito. Quindi, seguendo il calcolo matematico, abbiamo 3 persone che portano 0 anni al conteggio, ed una che inevitabilmente dovrà vivere fino a quasi 100 anni. Difatti 100 anni diviso 4 (persone) fa proprio 25 anni.

 

Nel 1900 il tasso di mortalità infantile era circa al 50%, che significa che per 4 persone nate, 2 muoiono subito. L’aspettativa di vita era leggermente inferiore ai 50 anni. Quindi, se due persone sono morte appena nate, le altre due dovranno vivere entrambe fino a 100 anni.

 

Oggi, il tasso di mortalità infantile è al 4%, per cui su 4 persone nate, probabilmente tutte vivranno a lungo. L’aspettativa di vita è intorno ai 100 anni, che significa che ognuna di queste persone vivrà quasi cento anni.
Questo notevole incremento dell’indice di mortalità infantile si spiega per il fatto che in questo ultimo secolo sono migliorate le condizioni igieniche dell’ambiente in cui si viveva. Le principali cause di morte prematura erano infatti legate ad infezioni dovute a batteri e virus di cui non si conosceva nulla. Se pensiamo che Pasteur – vissuto nel 1800 – fu tra i primi a dire che bisognava arroventare i ferri prima di operare e che era necessario lavarsi le mani spesso durante il giorno, capiamo che fino all’inizio del XX secolo erano ancora in molti coloro che si infettavano facilmente a causa di uno stile di vita che non conosceva questi aspetti.
Quindi, grazie prima di tutto al miglioramento delle condizioni igieniche, dovuto all’introduzione in massa di saponi, detersivi, detergenti, disinfettanti e così via, i bambini – i più soggetti alla sporcizia – hanno smesso di morire prematuramente.
Anche la medicina ha dato il suo contributo, con vaccini e potenti medicinali in grado di uccidere questi microrganismi, ma il suo ruolo è stato comunque secondario rispetto a quello dell’igiene.
Tutto ciò ha permesso di ridurre drasticamente il tasso di mortalità infantile e più in generale anche quello degli adulti.

 

Comunque, da questi semplici esempi matematici emerge un dato sconcertante: nel corso della storia umana, dalla preistoria ad oggi, la vita massima è sempre stata intorno ai 100 anni. L’unica differenza è il tasso di mortalità infantile, che mostra come in passato era più difficile sopravvivere, ma se ci si riusciva, si raggiungevano i cento anni, proprio come nei tempi moderni.

 

Questo dato quindi confuta l’idea generale che oggi si viva più a lungo che in passato. Sarebbe più corretto dire che oggi vivono a lungo più persone che in passato.

 

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