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Riflessioni sulle scienze

Riflessioni sulle Scienze

di Alberto Viotto    indice articoli

 

Par condicio

Ottobre 2012

  • Il trading on line

  • Lava più bianco

  • Può avere effetti diuretici

  • Il prodotto migliore

  • Lo sconto

  • Le rate

 

Sarà capitato a tutti, vedendo una pubblicità chiaramente scorretta, come questa:

 

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chiedersi “ma perché gliela lasciano pubblicare?”. Vietare le pubblicità scorrette, però, sarebbe un’impresa molto difficile e con uno sgradevole profumo di censura. Ho un’idea migliore: consentire ad un osservatore imparziale, come un’associazione di consumatori, di dire la sua in un adeguato “spazio di replica”, pagato dallo stesso inserzionista. In altre parole, permettere alle vittime della pubblicità di ascoltare entrambe le campane.

 

Il trading on line

L’annuncio riportato sopra, ad esempio, pubblicizza un servizio di trading-on-line, dando per scontato che chi lo utilizza guadagnerà sicuramente. In realtà le probabilità di guadagnare e di rimetterci sono le stesse, con in più le commissioni da pagare. In periodi di crescita del mercato borsistico chi fa trading on line può guadagnare, ma a lungo andare i trader “domestici” si sono quasi tutti ridotti in povertà. Beh, se si facesse seguire alla pubblicità uno spazio informativo con qualche dato sulla situazione di chi ha aderito ad un servizio come quello, si darebbe agli utenti la possibilità di farsi un’idea più completa.

 

Lava più bianco

Molte campagne pubblicitarie, un esempio tipico sono quelle dei detersivi, vantano le qualità del prodotto, come con il classico “lava più bianco”, spesso arricchito da immagini manipolate e dalle reazioni di massaie entusiaste. Nessuno ci crede, ovviamente (1) almeno a livello razionale (spesso le pubblicità puntano invece proprio sull’aspetto inconscio), ma sarebbe interessante fare seguire alla pubblicità i risultati di una ricerca con “doppio cieco” (2) si mostrano a diversi soggetti dei capi lavati con il prodotto pubblicizzato e dei capi lavati con un prodotto economico non di marca, senza dirgli quale sono lavati con un prodotto e quali con un altro. Alla fine si verifica se la percentuale di coloro che riconoscono un bianco “più bianco” al prodotto pubblicizzato è maggiore in modo statisticamente rilevante. I risultati sarebbero divertenti.

 

Può avere effetti diuretici

Un altro tipo di messaggio pubblicitario a cui si potrebbe controbattere in modo divertente, sempre in uno spazio pagato da chi effettua la campagna pubblicitaria, è quello ipotetico: “può aiutare la diuresi”, “può favorire la digestione”. Formulate in queste modo, queste frasi non significano niente: non è impossibile che l’acqua Fresca aiuti la digestione, come potrebbe avvenire con qualsiasi altra cosa, anche il succo di cactus se ci piace particolarmente. L’acqua Fresca “potrebbe” anche contenere pagliuzze d’oro, per quanto ne sappiamo, non è strettamente impossibile.

 

Il prodotto migliore

Molte pubblicità puntano sulla qualità di un prodotto, dicendo esplicitamente o lasciando intendere che è meglio della concorrenza. Naturalmente non può essere sempre così: praticamente tutti i produttori fanno pubblicità, anche i produttori dei beni meno validi. Si dovrebbero fare seguire alla pubblicità i risultati di qualche studio indipendente, come quelli delle associazioni dei consumatori. Per un’automobile, ad esempio, si potrebbe indicare l’effettiva incidenza di guasti o malfunzionamenti: un bel numero di pubblicità verrebbero sbugiardate.

 

Lo sconto

Non c’è niente di più facile ed indolore che fare sconti: basta aumentare i prezzi prima. I listini sono abitualmente gonfiati e poi si abbonda con gli “sconti”, ma ormai i consumatori avveduti sanno perfettamente che il prezzo “vero” è quello scontato. Il tutto è solo un’enorme perdita di tempo ed una presa in giro reciproca.

Ad una pubblicità che insiste sullo “sconto” si può fare seguire uno studio sui prezzi medi effettivamente praticati per un bene, che il più delle volte dimostrerebbe che nell’offerta non c’è nulla di particolarmente conveniente.

 

Le rate

Comprare a rate sembra un’ottima idea: possiamo godere subito del bene e pagheremo “con comodo”. Il problema è che, di solito, quello che finiamo per pagare, tra interessi, spese, commissioni, è molto di più di quello che ci aspetteremmo. A tutte le pubblicità che riportano solo il costo della rata (“questa macchina è tua con duecento euro al mese”) si dovrebbe aggiungere, in uno spazio aggiuntivo e con la stessa rilevanza, un semplice calcolo di quanto, alla fine, si dovrà pagare per quella macchina.

La stessa cosa dovrebbe valere per tutte le offerte di prestiti da parte di finanziarie, che spesso fioriscono sotto i tergicristalli delle nostre automobili: se ad esempio si ricevono diecimila euro da restituire in 60 rate, una rata “normale” è di 220 euro, il che significa che alla fine, considerando anche le spese di pagamento, di istruzione della pratica etc, si finiranno per pagare circa quattordici mila euro.

Nello spazio aggiuntivo dopo la pubblicità la cifra complessiva andrebbe riportata con la stessa rilevanza usata per l’importo della rata.

 

   Alberto Viotto

 

Se qualche lettore trovasse questo articolo interessante o ne volesse discutere, all'autore farebbe piacere ricevere delle e-mail all'indirizzo: alberto_viotto@hotmail.com

 

NOTE

1)  http://www.gdonews.it/2009/06/private-label-vs-industria-di-marca-i-detersivi-in-polvere-sotto-i-raggi-x-di-altroconsumo-che-sorprese.html

2)  http://en.wikipedia.org/wiki/Blind_experiment

 

 


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