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Riflessioni sul Senso della Vita

Riflessioni sul Senso della Vita

di Ivo Nardi

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Riflessioni sul Senso della Vita
Intervista a Simona Morini

Settembre 2015

 

Simona Morini, professore associato di Filosofia della Scienza presso l’Università IUAV di Venezia, dove insegna Teoria delle Decisioni Razionali e dei Giochi e Filosofia della Scienza.

I suoi temi di ricerca riguardano la razionalità non dimostrativa, l’incertezza, il rischio, l’epistemologia sociale, la filosofia dell’economia, la filosofia e la storia della probabilità. Nel 2010 è stata visiting professor alla University of New South Wales, Sydney, Australia. Dal 2010 insegna Teoria delle decisioni nel corso di Cultural Management della Bilgi University, Istanbul, Turchia. E’ membro del CAMS, Centre d’analyse et de mathématiques sociales, École des Hautes Études en Sciences Sociales, a Parigi.

Negli ultimi anni si è occupata di divulgazione scientifica organizzando mostre ed eventi presso il Festival della Scienza di Genova e altri enti pubblici e privati.

E’ collaboratrice del supplemento “Domenica” de Il Sole-24 Ore e di altri giornali e riviste. Ha diretto la rivista online Rescogitans. Il suo ultimo libro è Il rischio. Da Pascal a Fukushima, Bollati Boringhieri, Torino 2014.


1) Normalmente le grandi domande sull'esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo. Cos'è per lei la felicità?

È quel che si prova in quei particolari momenti in cui tutto sembra essere come ci piace che sia: temperatura esterna, luce, colori, luogo o ambiente in cui ci si trova, persone, parole, discorsi, suoni, pensieri (se ve ne sono). Nulla sembra essere fuori posto e ci si sente perfettamente bene esattamente dove si è. Ma è un equilibrio instabile e un qualsiasi piccolo mutamento può turbarlo. E' in questi momenti, nei momenti di brusco cambiamento di stato (catastrofi, le chiamerebbe René Thom), che a volte mi pongo domande non tanto sull'esistenza, ma sul senso delle cose.

 

2) Professoressa Morini cos'è per lei l'amore?

Penso che sia inizialmente una questione di chimica, una alterazione del corpo - non diversa dall'effetto di una droga - che ci fa apparire meraviglioso e interessante quello che forse potrebbe anche non esserlo. Una sensazione assai piacevole e, se si è ben usata la droga, anche l'opportunità di percorrere insieme a un altro, con piacere, tratti di vita.

 

3) Come spiega l'esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

Non me la spiego proprio. Ma penso anche che sia l'unica condizione che consente di apprezzare appieno la gioia.

 

4) Cos'è per lei la morte?

Un sonno da cui non ci si risveglia e da cui ci siamo svegliati quando siamo nati.

Epicuro mi ha convinta fin da piccola: "quando ci siamo noi non c'è la morte". E viceversa. E' la paura che ci inquieta, più che la morte. ...ma io non sono paurosa! Anzi no. Non è vero: ho paura della malattia. Per questo sono favorevole all'eutanasia.

 

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

Ho cercato di difendere le mie idee e il mio modo di vita contro ogni forma di conformismo, e provo a difendere quel che mi sembra giusto, o almeno ragionevole. Ci tengo a trovare un senso in quel che faccio. E mi piace il mio lavoro. In un altro momento storico, per esempio nel corso di una rivoluzione, mi sarebbe anche piaciuto provare a cambiare il mondo, ma ho vissuto in un'epoca di mediazioni, per le quali non sono portata. E così, per non  mediare e per non  fare compromessi,  sono sempre stata disposta a pagare un prezzo abbastanza alto. Ma nel complesso non me ne pento.

 

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Perseguiamo vari progetti diversi, che alla fine caratterizzano la nostra esistenza.

 

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un'epoca dove l'individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

Io credo che sia un grave errore confondere l'individualismo con l'egoismo. Per me l'individualismo è il frutto dell'affrancamento dell'uomo dalla paura e dalla dipendenza: una conquista di libertà. L'individualismo nasce in Occidente quando gli uomini cominciano a leggere la Bibbia cercandovi da soli, senza la guida di alcuna autorità, le risposte alle loro domande. Certo, questa libertà genera dubbi e incertezze, ma è a questi dubbi e incertezze che dobbiamo la scienza, le arti e la maggior parte dei progressi dell'Umanità. Non credo che questo ci impedisca di apprezzare la compagnia di altri. La scienza, per esempio, ha bisogno di una comunità per crescere.
L'unica cosa che mi preoccupa, e credo di averlo imparato da David Hume, è l'ignoranza, la superstizione e, aggiungerei, il desiderio di fare il bene degli altri contro la loro volontà: tutte cose che producono danni ben peggiori dell'individualismo.

 

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Attraverso i nostri e gli altrui pregiudizi, nella maggior parte dei casi. Meglio non pensarci troppo, se si può.

 

9) L'uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall'ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

Io non sono terrorizzata dall'ignoto. Mi affascina, rende la vita interessante e varia. La conoscenza è il miglior rimedio alla paura che conosco.

 

10) Qual è per lei il senso della vita?

Mi è apparso diversamente in diversi momenti della mia esistenza. Coglierne uno solo mi sembrerebbe difficile e, anzi, un po' presuntuoso. Una prepotenza, come diceva Sesto Empirico difendendo la vita dello scettico, che è una ricerca continua.


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