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Riflessioni sulla Tecnosophia di Walter J. Mendizza

Riflessioni sulla Tecnosophia

di Walter J. Mendizza - indice articoli

 

Questionando il principio di autorità

Giugno 2014


 

 

 

Da Wikipedia
(http://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_autorit%C3%A0):

 

"L'espressione principio di autorità si riferisce, in termini filosofici, al valore decisivo assunto, nella risoluzione delle controversie filosofiche - in particolare le quaestiones e le disputationes tipiche della scolastica medioevale - dal ricorso alla citazione di testi e fonti considerate particolarmente autorevoli. Il principio di autorità nasceva dal fatto che esso costituiva una potente alternativa alla dimostrazione razionale: ricorrendo all'enunciazione mnemonica di brani trattati da autori del passato, colui che si avvaleva di queste citazioni poteva sottrarsi a ogni analisi razionale delle tesi proposte. Tali citazioni erano estratte in particolare dalla patristica cristiana o da Aristotele, considerato, nell'ambito dei pensatori pagani, l'autorità per eccellenza e, in questo senso, pressoché indiscutibile: dopo Pitagora, fu a lui che per antonomasia si faceva riferimento con la locuzione latina ipse dixit."

 

Molto spesso accade che il principio di autorità venga citato come esempio di argomento fallace laddove fallace proprio non è. Si tratta invece di un argomento corretto, magari non corretto logicamente, ma senz’altro dialetticamente: se chiamo un taxi e chiedo al taxista di portarmi alla Stazione ferroviaria centrale di Trieste, mi affido al principio di autorità. Non è logicamente dimostrabile con assoluta certezza che il taxista sappia dove si trova la Stazione ferroviaria centrale di Trieste, e sappia anche la strada per arrivarci, ma in pratica nel 99,99% dei casi è così. Dunque la fiducia nel principio di autorità del taxista di Trieste relativamente all'ubicazione della Stazione ferroviaria centrale di Trieste in pratica è quasi sempre ben riposta. Tuttavia se durante il tragitto dovessi sentire il bisogno irrefrenabile di conoscere la massa di un elettrone (in grammi), e lo chiedessi al taxista, è molto probabile che la fiducia nella risposta esatta del taxista non sarebbe ben riposta. Ma questo non falsificherebbe il principio di autorità semplicemente perché nel 99 e passa percento dei casi il taxista difficilmente potrebbe risultare anche un'autorità nel campo della fisica subatomica. Quindi a ben guardare la mancata fiducia nella risposta del taxista sulla massa di un elettrone si tratterebbe in qualche modo della conferma del principio di autorità attraverso la nota regola di inferenza del modus tollens: Proposizione diretta: Se sei un esperto di X => (allora) => mi fido riguardo X. In modus tollens: Non mi fido riguardo X => non sei un esperto di X.
Dunque il principio di autorità, per estensione, è semplicemente sostenere la verità di un'affermazione perché è stata detta, o validata, da una persona (o istituzione) che è certamente (o quasi certamente) un'autorità nell'ambito di quella affermazione. Ed è un principio corretto, non fallace. Dunque se un impostore fa riferimento al principio di autorità, non è contestabile di per sé. Il problema semmai è che gli impostori citano come autorità fonti che non lo sono, oppure utilizzano citazioni di fonti che sono effettivamente delle autorità, ma le citazioni sono estrapolate in modo strumentale e fuorviante. Perciò potrebbe non essere corretto, in assoluto, inserire il principio di autorità fra gli indizi che possono segnalare la cialtronaggine di un discorso.
Facciamo un esempio: la proibizione degli xenotrapianti, cioè il trapianto di cellule o organi o tumori da una specie all’altra. Lo xenotrapianto è anche l’espiantazione di alcune cellule tumorali dal paziente per impiantarli su alcuni topi immunocompromessi; in un secondo momento ai topi vengono somministrate terapie distinte ed in questo modo si può scegliere quella più efficace da adottare per il paziente.
Gli xenotrapianti sono molto importanti per curare patologie molto gravi, per i trapianti d’organo (dato il problema della carenza di organi compatibili), per lo sviluppo di terapie antitumorali personalizzate, per la ricerca di tipi più avanzati e sicuri di valvole cardiache. L’utilizzo di queste tecniche ha salvato milioni di vite umane in tutto il mondo ed il loro abbandono metterebbe a serio rischio la salute dell’Uomo. Infatti, oggigiorno si dispongono di molti farmaci chemioterapici specifici per varie tipologie di cancro, ma come si fa a scegliere quello più adatto per un determinato paziente? Se si procede empiricamente, sussiste il rischio di somministrare al paziente una terapia inefficace per la tipologia di cancro di cui è affetto, ma che comunque intossica gravemente l’organismo, debilitandolo ed accelerando quindi il decorso della patologia. Ad esempio, se per il cancro al seno esistessero 10 farmaci diversi, ed uno solo fra questi fosse quello più adatto al caso di un determinato paziente, senza lo xenotrapianto il medico dovrebbe procedere alla cieca, testando direttamente sul paziente. È chiaro che questo riduce le probabilità di sopravvivenza del paziente stesso.
Tuttavia gli xenotrapianti sono vietati. Perché è accaduto? Semplicemente perché molte associazioni animaliste si sono lanciate in una campagna di disinformazione appoggiandosi al principio di autorità. Nel senso che sono state le stesse associazioni animaliste che si sono arrogate il diritto di parlare a nome della scienza e nel contempo si ergevano a paladine del divieto di sperimentazione con gli animali utilizzando argomenti assolutamente fallaci volti a manipolare l’opinione pubblica, così come l’uso improprio del termine “vivisezione”, nonché l’esibizione di poveri cani insanguinati laddove il 90% della ricerca si fa su topi o ratti e gli esperimenti che prevedono un dolore rilevante sono sempre condotti in anestesia. Le stesse associazioni hanno poi usato e abusato del principio di autorità allorquando a chiunque non esperto in materia viene data la possibilità, in nome del pollitically correct, di inveire contro la ricerca come se i ricercatori fossero crudeli torturatori sanguinari e insensibili verso gli animali.
C’è stata forse una levata di scudi contro questa manipolazione dell’opinione pubblica? Nella stampa ufficiale poco o niente. Qualche sito internet ha rilevato il problema, ma la stragrande maggioranza della popolazione non sa niente. Eppure non costava niente fare qualche articoletto, mostrare che le cose non sono sempre come appaiono a prima vista. Per quanto ci possa dispiacere dei poveri topi che muoiono per la ricerca, bisogna pur rilevare che in commercio sono disponibili ogni genere di trappole e di veleni per sterminare topi, e che ognuno è libero di acquistarle ed usarle per conto proprio, ed esistono migliaia di ditte specializzate nella derattizzazione e, ricordiamolo, tutti i Comuni di tutta Italia praticano regolarmente la derattizzazione sul proprio territorio. Per di più, i topi fanno una fine atroce: una volta ingerito il ratticida la morte sopraggiunge dopo ore (a volte giorni) di agonia. Ma allora perché dovrebbe essere consentito sterminare liberamente un numero illimitato di topi attraverso le derattizzazioni, ma non è invece consentito impiegare una decina di topi per salvare vite umane? Una follia se si considera che almeno 700.000 valvole cardiache di origine suina o bovina sono state impiantate in pazienti umani e che si sono rivelate meno pericolose delle valvole metalliche.
È chiaro che con i telegiornali sempre pronti ad intervistare gli animalisti e a mettere sotto riflettore ogni più insulsa iniziativa, finisce per far prevalere il principio di autorità anche sui nostri parlamentari, tanto da offuscare i loro encefali dato che inanellavano baggianate sesquipedali una dietro l’altra: che dire dell’emendamento che vieta l’uso degli animali in ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche con l’eccezione degli studenti di veterinaria e di medicina, dimenticando per strada i biologi e i biotecnologi; e che dire del provvedimento ipocrita che da un lato proibisce la produzione di alcuni animali da laboratorio e dall’altro, per non lasciare disoccupati centinaia di ricercatori, si permette ai laboratori che ne avranno bisogno, di importare gli animali che necessitano!
Rimane dunque sconcertante il totale silenzio dei media. Bastava che una sola testata di rilievo dicesse che sotto la dicitura “xenotrapianti” c’è anche il trapianto di valvole cardiache asportate dai maiali per salvare la vita a pazienti cardiopatici. Le valvole artificiali non hanno la stessa efficacia e gli stessi cardiologi affermano che non sono applicabili in tutti i casi e spesso si deve ricorrere quelle a di maiale. Tutto questo dibattere sull’opportunità di trapiantare valvole provenienti dai maiali cozza poi contro il buon senso comune: non c’è alcun limite alla quantità di carne di maiale che ogni cittadino è liberissimo di acquistare e gettare via se vuole, mentre si cerca di vietare che pochi maiali vengano sacrificati per salvare  vite umane. Viene proprio da chiedersi quanti di quelli che manifestano contro la sperimentazione animale sono vegetariani?
Certo che se poi si naviga in internet senza profilattico, si finisce per essere sinceramente convinti (politici inclusi) che l’Aids non esista, o che alcune malattie si curino bevendo la propria urina, oppure che i vaccini fanno male o che sia possibile guarire dalla sclerosi multipla rimuovendo le otturazioni … Se si dà credito a tutta questa superstizione e pseudoscienza, poi è inevitabile che si diffidi della Scienza. Ognuno è libero di diffidare di chi gli pare, ma non è libero di essere illogico appellandosi alla logica. Cari animalisti che siete così “convinti” delle vostre battaglie, quanti di voi siete donatori di organi? Io lo sono dal 1978. Sapete che gli xenotrapianti promettono di risolvere definitivamente, in un prossimo futuro, la grave, imponente ed incessante carenza di organi. Il procedimento in via sperimentale consiste nel generare suini transgenici, dotati di fegato e reni compatibili con l’organismo umano, in modo che all’occorrenza si possano trapiantare su pazienti umani senza rischi di rigetto. Siete così sicuri di voler buttare alle ortiche anche questo filone di ricerca?

 

   Walter J. Mendizza

 

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