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Aletheia di Emanuela Trotta

Aletheia

di Emanuela Trotta - indice articoli


Attesa e desiderio

Maggio 2025


Il desiderio è al centro dei pensieri e delle azioni umane, caratterizza l’essenza stessa dell’uomo.
Il desiderio, per esistere, deve emanciparsi dai bisogni che possono essere soddisfatti e aspirare a qualcosa di più di cui si sente la mancanza.  Sono innumerevoli le occasioni per cui si finisce per tradire il proprio desiderio, per cedere. Quando ciò accade emerge il senso di colpa, per Lacan la sola cosa di cui si possa essere colpevoli è di aver ceduto sul proprio desiderio.
Non cedere sul proprio desiderio è una nuova massima che sostituisce gli imperativi categorici kantiani. Siamo abituati a concepire il desiderio come qualcosa che si oppone all’etica.
Dove c’è etica c’è repressione del desiderio. La legge morale interdisce il desiderio, lo argina, gli assegna un limite. Lacan scardina questa opposizione, non solo il desiderio non è da opporre all’etica, ma è l’unica etica. Quanto si rischia nel perseguimento di ciò che si desidera? La fedeltà al proprio desiderio implica sempre il rischio di una dissoluzione, di una perdita del soggetto stesso.
Se rinunciamo ad ascoltare la chiamata del nostro desiderio per realizzare la volontà di altri, la vita si ammala. Se mi allontano troppo dal mio desiderio, se seguo cose che non riguardano la mia vocazione, mi trovo prigioniero dal sogno di un altro. Il desiderio emerge come una nostra inclinazione, un nostro talento.
La nostra responsabilità consiste nel riconoscerlo e nell’assumerlo, ovvero nel vivere secondo la sua legge.
La malattia, la tristezza, l’insoddisfazione segnalano invece che la nostra vita si è allontanata da quella vocazione.
Si è insoddisfatti quando si tradisce la vocazione che ci abita, occorre essere responsabili nell’ascoltare la chiamata del desiderio, il rischio è quello di non riuscire più a trovare un equilibrio interiore.
Il desiderio ha questa caratteristica nichilistica di portarci da un oggetto all’altro senza che nessun oggetto sia in grado di soddisfare la nostra vita. L’insoddisfazione rimane è impossibile avere tutto.
Così, si incontra l’ostacolo dell’impossibile, ma l’esperienza di questo impossibile genera la possibilità del desiderio. È nella misura in cui la vita fa esperienza del limite che diventa possibile generare il desiderio
Solo chi assume la responsabilità di scegliere secondo i propri desideri è libero; capire quali sono i nostri desideri non è sempre semplice, spesso sono un prodotto culturale influenzato da quello che la nostra società ci propone come auspicabile.
Incontrare ostacoli nella soddisfazione dei propri desideri va messo in conto. Ma non è la paura di eventuali frustrazioni che deve frenare, perché l’attesa incerta può essere anche più gratificante di una soddisfazione immediata del desiderio.
È difficile vivere l’esperienza dell’attesa, siamo abituati ad avere tutto, come se fosse un diritto tutelato dalla legge, una pretesa che non ammette ritardi, dilazioni o rimandi nel tempo.
Dobbiamo tornare a desiderare, il desiderio impone l’altro, liberandoci dalla soggettività autoreferenziale. Relazione è imparare il tempo dei sentimenti, imparare ad andare oltre i fallimenti e le cadute e ricostruirsi. Noi siamo esseri mancanti in continuo stato di bisogno, siamo costretti a cercare gli altri, necessitiamo di relazioni.
Attendere richiede tenacia, pazienza, speranza, è ormai un verbo bandito dal nostro vocabolario.
Eppure, la dinamica del nostro desiderio, il fatto che esso non sia mai completamente soddisfatto, ci istruisce sul fatto che, siamo esseri in attesa.
Siamo viandanti in cammino verso una meta che, non senza deviazioni o soste improvvise, muovono un passo dopo l’altro verso il compimento. Il desiderio ci ricorda che la vita è auspicio, spinta, struggimento di un avvenire.
Il desiderio è il tempo ed è la storia che costruiamo e raccontiamo, la trama che tiene in coerenza la nostra vita. Ciò che desideriamo e ciò che dà senso alla nostra vita.


Emanuela Trotta


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