Riflessioni in forma di conversazioni
di Doriano Fasoli
Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice
“Miss Rosselli”
Conversazione con Renzo Paris di Doriano Fasoli per Riflessioni.it
- Giugno 2020
Renzo Paris è nato a Celano nel 1944. Vive a Roma dal 1955. Poeta, romanziere e critico, tra le sue opere ricordiamo la raccolta di poesia Album di famiglia e i romanzi: Cani sciolti, La croce tatuata e La vita personale, oltre a La banda Apollinaire e le biografie romanzate dedicate a Alberto Moravia, Ignazio Silone, Pier Paolo Pasolini. Ha insegnato letteratura francese nelle università di Salerno e di Viterbo. Ha tradotto e curato le poesie di Apollinaire e Corbière per gli Oscar Mondadori. Collabora con Il Manifesto, L’Espresso e Il Venerdì di Repubblica.
Paris, com'è nata l'idea di "Miss Rosselli" (pubblicato di recente da Neri Pozza)?
Sono stato accompagnato, sia in vita che dopo la morte di Amelia, dalla sua voce particolare. Era quella voce che la evocava. Finché non ho deciso di liberarla e liberarmene. Ci sono voluti cinque anni di vere e proprie sedute spiritiche, che mi torturavano sempre più. Di tanto in tanto smettevo di scrivere e la voce sembrava allontanarsi, finché non tornava prepotente, cavernosa, di un altro mondo. Adesso non la sento più, l'ho allontanata, o così mi sembra.
Quali sono stati i rapporti con la poetessa?
Ho conosciuto Amelia a casa sua, in Trastevere. Era stato il suo pigionante Dario Bellezza a invitarmi. Fin dalla prima stretta di mano avevo sentito dentro di me qualcosa che non sene andò uscendo di casa. Dal 1966 al giorno del suo suicidio, è stata una lunga amicizia fatta di alti e bassi. Io ero sempre in fibrillazione con lei, sia in città che al mare di Ostia.
Come scriveva le sue poesie?
Ho visto nascere e crescere "Documento". Si sedeva di notte davanti al suo tavolino e scriveva attorniata dalle ombre dei poeti di tutto il mondo, da Omero a oggi, per raggiungere quella che chiamava la pan-poesia. Ricordo che con gli avanguardisti posava a fare la tradizionalista e il contrario. Era una provocatrice nata. Nessuno, tranne io, credeva ai suoi dossier contro la Cia che la perseguitava con mezzi sempre più raffinati. Roma negli anni Cinquanta-Sessanta era un crocevia di spie, soprattutto della Cia contro intellettuali, artisti, persino cantanti in odore di comunismo.
Nel tuo fortunato libro "Miss Rosselli" (Neri Pozza) dipingi una poetessa magica. In che senso?
La Rosselli consultava fin da ragazza, ossessivamente, i Ching. Conosceva a menadito il gioco del bicchierino dove lei fungeva spesso da medium per rievocare l'ombra di suo padre, massacrato dai cagoulards, i fascisti francesi. Le parole per lei non erano solo espressione, ma rumore, nel senso musicale del termine. Conobbe i più grandi musicisti della sua epoca, con alcuni ci lavorò insieme, quando voleva diventare una musicista dodecafonica.
Ogni tanto viaggiava in Europa, spesso accompagnata da amiche e amici. Una volta andò in Urss a chiedere asilo politico.
A Mosca ci andò con il mio amico poeta Gino Scartaghiande. E naturalmente ignorarono la domanda di asilo, precisandole che doveva sposare un moscovita se voleva risiedere a Mosca, dove i droni della Cia non circolavano.
Paris, che rapporto c'è tra la poesia della Rosselli e la sua autobiografia?
Strettissimo, anche per lei che porrebbe sembrare una poetessa astratta. Le sue parole affioravano dal suo mare nero, quello dell'inconscio, ma si legavano alla realtà disastrata della sua schizofrenia paranoica. Ha sofferto davvero molto, soprattutto quando entrava in clinica e subiva l'elettroshock.
Dopo i memoir su Pasolini, Moravia, e anche su Silone e Apollinaire, questo sulla Rosselli sembra essere l'ultimo.
Sì, ogni tanto penso anche a Dario Bellezza, ma siamo stati troppo consustanziali per riuscire a districarmene. Anche sulla Morante mi piacerebbe scrivere un memoir, ma la sua voce che ogni tanto sento è cattiva, mi manda vibrazioni negative. Del resto gli ultimi fuochi del Novecento li ho evocati tutti, inutile continuare…
Doriano Fasoli
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