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Meditazione come osservazione della mente

Discorsi di Dharma

di Geshe Gedun Tharchin

Indice articoli

 

Insegnamenti del Venerabile Lama Geshe Gedun Tharchin, Lharampa. Incontri, lezioni e scritti su Dharma, Meditazione e Buddhisimo.

 

A Proposito di Dio

Riflessioni di una praticante di Dharma

- Marzo 2018

 

Premessa

Intendo doveroso precisare che io credo profondamente in Dio, ne sento la presenza in me come in ogni realtà ed è questo il motivo che mi induce a voler comunicare alcune mie riflessioni, che sono il risultato di tanti fattori, ma che debbono indubbiamente la prima origine alla formazione, (giusta o sbagliata nei contenuti non importa) ricevuta sin dalla prima infanzia.

Se nessuno mi avesse aperto il cuore alla dimensione spirituale ora la desolazione dell’esistenza e la mia povertà umana sarebbero immense.
Tale premessa è dunque un ringraziamento a coloro che mi hanno accompagnato e guidato in tale dimensione.

 

Il dio dogmatico

Il primo impatto con la religione, sin dall’infanzia è stato indubbiamente di timore, timore del peccato, dell’ira di dio e soprattutto della sua punizione, del fuoco dell’inferno eterno… e, altrettanto, del bisogno di protezione, quindi la preghiera rivolta per chiedere sempre qualcosa, una guarigione il superamento di un esame difficile, la ricompensa con un bel paradiso per il futuro…

Questo è quanto, in modi più o meno moderni, il catechismo insegna, un dio che si arrabbia, che punisce, che si vendica, oppure, più bonario, che consola, che premia, che protegge.

In genere, crescendo, ci dimentichiamo completamente di Dio, anzi in realtà non ci crediamo proprio più, salvo tirarlo fuori all’occorrenza e così quando succede qualcosa di drammatico, di fronte ad una malattia, a un lutto ci ribelliamo, sentiamo rabbia nei suoi confronti e gridiamo: “ma perché dio permette tutto questo?” - “cosa ho fatto di male per meritare tanta disgrazia?” - “dio ti prego annienta i miei nemici, fammi vincere questa guerra…” e così via, l’elenco blasfemo è infinito.

Ma in tutto questo l’unico veramente assente è proprio Dio, quello che noi ritiriamo fuori al bisogno è il dio pagano, costruito ad arte dalle nostre esigenze psicologiche, lo abbiamo creato a nostra perfetta immagine e somiglianza, e non il contrario come vorrebbe la dottrina. È il dio dell’olimpo, che ha poteri magici a noi irraggiungibili, è sempre il vincente indiscusso che può esercitare ogni suo capriccio con tutti i difetti e le emozioni umane.

Io provo davvero orrore quando a fronte di un grande dolore, sento qualche pio individuo che dice, “questa è volontà di dio” oppure “dobbiamo accettare le prove che dio ci manda”…Scusate , ma Dio non gioca con gli esseri come ai birilli, non si diverte di fronte alla sofferenza terrena, non ha bisogno di mettere alla prova nessuno. Queste sono invenzioni nostre per rendere la sofferenza più sopportabile, ma non è questa la giusta via.

 

Dov’è e chi è Dio?

Dio dunque non è individuabile in nessun essere, superiore e perfetto che sia, non è una persona, non è nulla di quanto, nel tentativo di rendere il suo concetto più comprensibile, le religioni monoteistiche hanno trasmesso. Dio non è limitato e collocato in nessun olimpo, o paradiso. Dio non è soggetto condizionato da emozioni, da desideri, da sentimenti o volontà, non vuole vendicarsi così come non ha bisogno di essere amato in quanto essere supremo.

Si abusa in modo indecente della parola «amore», nella stragrande maggioranza la si pronuncia a vanvera, mentre è di importanza capitale, perché tutto, qualsiasi realtà sorge e ritorna li.

Dio è AMORE, quello perfetto, indicibile, universale, da cui ogni cosa è nata, è una realtà senza inizio e senza fine, da cui tutto sorge e tutto torna.

E noi siamo parte concreta, vera, reale di questa essenza divina, senza la quale non potremmo esistere.

Noi abbiamo la libertà di riconoscere questa nostra essenza o di negarla, essa c’è comunque, possiamo aderire all’amore, costruire la nostra esistenza nell’amore, oppure rifiutarlo.

Possiamo decidere che un’esistenza vissuta nell’egoismo, nella volontà di affermarsi nel potere, con denaro e benessere a scapito di altri sia l’unica via percorribile. Ne abbiamo dimostrazione ogni giorno, le guerre per il petrolio, mascherate da guerre in difesa di democrazia ad esempio, la volontà di affermazione non solo individuale, ma di intere nazioni su altre da impoverire e schiacciare pur di mantenere il proprio livello di floridezza, non lasciano dubbi. Per il dio denaro, per le comodità quotidiane, siamo disposti, e lo stiamo facendo ogni giorno, a distruggere questo nostro meraviglioso pianeta, l’unica casa che possediamo e che non lasceremo in eredità alle generazioni future.

Oppure possiamo essere coscienti dell’ingiustizia, del dolore, della follia distruttiva di un mondo da noi così ridotto (come vedete Dio non c’entra nulla) e scegliere di abbandonare volontà di potere e di ricchezza, di tutelare con rispetto e gratitudine ogni bene che la natura offre a tutti e per tutti, possiamo scegliere di vivere in armonia con tutto e tutti, riconoscenti di essere qui con altri esseri con cui condividere questa opportunità di relazione, di comunicazione, senza egoismo, con semplicità e tanta gratitudine.

Le scelte sono tutte e soltanto nostre.

 

Paradiso e inferno, cosa sono?

La promessa o la minaccia di paradiso o inferno sono in parte il metodo più facile posto in atto dal potere per manipolare le coscienze e anche un mezzo per esorcizzare la sofferenza data dal mistero dell’esistenza. Ci sarà una prosecuzione della vita oltre la vita? dove? come? Tutto proiettato in un futuro di cui non si sa nulla, ma paradiso e inferno sono già qui e ora, noi scegliamo dove e come stare.

Si ritorna al discorso precedente, se io scelgo la chiusura della mente e del cuore, un’esistenza limitata in un più facile e immediato egoismo, se preferisco crogiolarmi nella pigrizia e difendere ciò che ho o posso avere, indifferente a tutto ciò che accade intorno a me, alla sofferenza, alle ingiustizie, allora scelgo di vivere già in questo preciso momento, e non domani, l’inferno, non c’è dubbio su questo.

Se scelgo di prevaricare, se pur di affermare un mio potere economico o di immagine, al disopra di tutto e di tutti, se imbroglio, se abbandono l’etica perché intanto tutti lo fanno, se voglio vendicarmi per presunti o reali torti subiti, se mi soffermo ad analizzare e giudicare ogni azione rivolta contro il grande dio EGO e a prendere le contromisure necessarie spreco l’esistenza nel rancore e nell’odio, nei piani di vendetta, così ogni mio istante si trasforma in sofferenza, in malattia dello spirito, in un vero inferno. Questo è l’inferno individuale che, unito a quello degli altri, si trasforma in inferno globale, in quelle atrocità individuali e collettive che ogni giorno la cronaca illustra.

L’inferno è reale ed è opera nostra, esclusivamente nostra, è qui e ora, non è necessario morire per finirvi dentro, anche allora la scelta è solo nostra, se decido di vivere tutta l’esistenza nell’oscurità, nel non amore, quando morirò rimarrò in quell’oscurità e non amore che io ho volontariamente costruito nel mio continuum mentale, è evidente.

Al contrario, se scelgo di vivere nell’amore, nella luce, nella condivisione, affrontando con consapevole umanità e compassione, sempre, tutte le inevitabili difficoltà della vita, le sofferenze, le malattie i lutti, l’inizio e la fine, allora il mio paradiso, la gioia è già qui e ora.

 

Cos’è la morte? Una fine o un altro inizio?

Questa è la grande domanda che tutti si pongono, indipendentemente dalle proprie credenze.

Di fronte alla morte di una persona amata il dolore è profondo e uguale per tutti, credenti in una prosecuzione o convinti assertori dell’unicità dell’esistenza materiale. Ma ognuno di noi, se osserva seriamente se stesso nella profondità del proprio cuore, sa di essere questo corpo, straordinario strumento che ci permette di comunicare, di gioire, di vivere su questo meraviglioso pianeta nutrendosi e godendo dei suoi frutti, ma sente anche di avere una mente, una dimensione non tangibile con cui formula pensieri parole e azioni da trasmette al corpo, alla voce, al tocco della mano, alla penna con cui scrivere, e sa ancora di avere una dimensione ancora più sottile, unica, incomunicabile preziosa e importantissima che è lo spirito.

Quando moriamo il corpo, che ci fa sentire tutta la pesantezza del tempo o della malattia, finisce come tale, si ritrasforma in terra, in cenere, e ricomincia un altro ciclo della materia, ma la dimensione più sottile, spirituale, ha un suo continuum, non più come individuo con quel nome e cognome, certamente, ma come essenza del divino che è sempre stato lei. Siamo tutti, nati dall’amore, morendo, semplicemente, ritorniamo all’essenza, in quello stesso amore che tutto pervade che è infinito, che è trascendenza assoluta e, altrettanto, immanenza assoluta, e che in altri termini possiamo chiamare Dio.

Mi piace sempre ricordare una frase di Raimon Panikkar, sacerdote cattolico e grandissimo studioso di ogni spiritualità, nato nel 1918 e morto nel 2010, figlio di madre spagnola, cattolica, e di padre indiano, induista:

 

«La morte è un problema per l’individuo, ma non per la persona.
Ognuno di noi, nella propria individualità è una goccia d’acqua.
Cosa succede a una goccia d’acqua quando cade nel mare?
La goccia d’acqua sparisce,
ma all’acqua della goccia non succede niente,
si unisce a tutto il mare senza perdere la sua vera natura.»

 

I ladri di anima

Questi pochi pensieri che ho voluto condividere finora sono estremamente limitati, ma ho sentito l’esigenza di confrontarmi comunque, in particolare con voi genitori, perché osservando i bambini oggi non riesco a scrollarmi di dosso una crescente tristezza per la grande ingiustizia e i crimini che stiamo commettendo nei loro confronti.
Per evitare loro le scempiaggini del passato, una visione così sbagliata e fuorviante di dio, abbiamo deciso di allontanarli completamente dalla dimensione spirituale. Dio è completamente scomparso dal quotidiano, gli adulti non ne parlano tra di loro e tantomeno lo si fa con i figli.
Nel migliore dei casi durante la settimana le giornate dei bambini di oggi sono frenetiche: scuola, sport e intrattenimenti vari, e nei weekend altro sport o gite o divertimenti di vario tipo. Tutto bellissimo e sacrosanto, ma eccessivo se non si lascia mai uno spazio alla riflessione, all’introspezione, alla formazione spirituale, anche se si tratta di un discutibile catechismo, magari su può cercare un sacerdote più preparato, invece di affidarsi ai soli criteri di comodità.
Un altro pericolo, molto diffuso, ma non meno grave, è l’utilizzo dei videogiochi, superficiali, immediati e di ostacolo allo sviluppo mentale infantile a cui si aggiunge l’assorbimento acritico del messaggio televisivo, sempre più violento, stupido, volgare e privato di ogni valore. Gli stessi cartoni animati, apparentemente innocui, lanciano il messaggio dell’eroe che vince sempre e, anche se si tratta della lotta del bene contro il male, il messaggio che passa è quello della forza, della violenza della prevaricazione e chi non è l’eroe, chi non vince sempre, è un fallito, un modello che fa orrore e da rifiutare con qualsiasi mezzo.
Da qui alla perdita di sicurezza e di autostima di fronte ai propri limiti alle proprie sconfitte il passo è breve, anzi inevitabile. Questi bambini apparentemente aggressivi, prepotenti, sono i più fragili i più insicuri i più a rischio.
Questi bambini, che non hanno più valori di riferimento al di fuori del successo sempre, del divertimento, dell’istantanea visione di una realtà distorta senza la minima capacità (gli è stata cancellata) di pensiero, di riflessione, di calma e ponderazione, dipendenti in assoluto dalla tecnologia velocissima, sono privati della loro anima, sono fragilissimi e crescendo saranno sempre alla ricerca di qualcosa che non sanno individuare, ma che va al di là dell’immediato, diventano incapaci di accogliere le sconfitte e le inevitabili difficoltà della vita e allora si rifugeranno in altri facili inganni, non per nulla l’alcoolismo e l’uso di stupefacenti è in progressivo aumento e in età sempre più basse.

Vi prego, non derubate i vostri figli della loro anima, non privateli di una formazione, per quanto limitata possa essere, spirituale, intanto si semina e poi da adulti sapranno e soprattutto potranno scegliere.

Non siamo solo materia, anche la scienza oggi lo riconosce, siamo corpo, mente e spirito, costruite nei vostri figli un essere umano completo, con tutte queste componenti che sia in grado, domani di affrontare la vita nella sua bellezza e nella sua sofferenza, nella completezza del suo meraviglioso mistero.

 

   Riflessioni di una praticante di Dharma

 

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