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Scienza Buddhista

Discorsi di Dharma

di Geshe Gedun Tharchin

Indice articoli

 

Insegnamenti del Venerabile Lama Geshe Gedun Tharchin, Lharampa. Incontri, lezioni e scritti su Dharma, Meditazione e Buddhisimo.

 

Scienza Buddhista

- Maggio 2017

 

Oggi mi è stato chiesto di tenere una breve conferenza sul tema della scienza del buddhismo. Non so esattamente cosa significhi dire Scienza Buddhista nel contesto sociale e culturale dell’Occidente.
Nella lingua tibetana abbiamo un termine spesso usato nelle nostre Scritture, Nang Don Rig Pa. Questa è una espressione molto formale per indicare il buddhismo. Una traduzione letterale in inglese o italiano sarebbe Scienza Buddhista, ma il significato va ben oltre. Preso alla lettera Nang Don significa “Significato e valore interiore” e Rig Pa sta per “l’arte dell’apprendere”. Pertanto l’interpretazione letterale dovrebbe essere “Le arti per apprendere il significato ed il valore interiore”. Questo è ciò che il buddhismo e la scienza buddhista significano per i Tibetani.
Effettivamente il buddismo è una cultura straniera per i tibetani, perché fu adottata dall’India, dalla Cina e dal Nepal, tra 8° e 11° secolo. Durante il regno dell’imperatore tibetano Song Tsan Gampo le sue due mogli straniere, una principessa cinese ed una nepalese, costruirono i primi due tempi buddisti, il Jo Khang ed il Ramo Che a Lhasa. Essi furono costruiti per proteggere le statue del Buddha che erano state date loro dai genitori. Se uno guarda indietro nel tempo, è veramente un caso strano quello di come il buddismo arrivò per la prima volta nel Tibet!
Nell’ottavo secolo il Tibet era già una società civilmente avanzata culturalmente e politicamente. Il paese aveva successo e riusciva a competere con i paesi confinanti. I tibetani accolsero il buddismo come Nang Don Rig Paovvero come l’arte di apprendere il valore ed il significato interiore delle cose piuttosto che come una religione come noi la consideriamo in Occidente. Purtroppo col passare del tempo tutta la cultura, storia ed economia del Tibet è finito sotto la dominazione della gerarchia buddista, un po’ alla stessa maniera dell’impero romano quando finì sotto la dominazione della chiesa cristiana.
Detto questo, il vero significato del Dharma è di come il Buddha abbia fatto esperienza e realizzato in se stesso il valore e significato interiore, intrinseco della vita. Ne dette la dimostrazione agli altri per guarire l’umanità ed il mondo dalle malattie inflitte dai tre veleni della vita, l’ignoranza, l’attaccamento e l’odio.
L’arte buddhista di apprendere il valore e significato interiore della vita consiste essenzialmente di quelli che si chiamano i tre più alti principi. Questi sono la moralità, la concentrazione e la saggezza. L’addestramento a questi principi trasformano la vita umana che viene vissuta sanamente e realisticamente e col tempo eliminano completamente i veleni, conducendo ad uno stato che si chiama nirvana, una vita completamente libera dai tre veleni dei quali abbiamo parlato.
Se vogliamo iniziare il sentiero del Nang Don Rig Pa (l’arte dell’apprendere i valori e significati interiori o intrinseci) dobbiamo cominciare riflettendo su certi aspetti fondamentali:

  • Perché vi sono tanti dolori e sofferenze nella vita umana?

  • Esistono delle cause per questi dolori e sofferenze?

  • Esiste la possibilità di vivere senza dolore e sofferenza?

  • Quale sarebbe la via migliore per ottenere questo?

Per porre queste domande in maniera giusta dobbiamo essere in una condizione spirituale di unità fra chi chiede e la risposta.
Dobbiamo noi stessi essere il medico, il paziente e l’infermiera. Questo sta alla base della ricerca per comprendere e realizzare il vero significato della vita. Storicamente il Signore Buddha ha riassunto tutta la sua realizzazione in queste quattro domande. Questa mappa per trovare il significato interiore si chiama “Le Quattro Nobili Verità”.
Per avvicinarci a questa ricerca iniziamo analizzando la prima Nobile Verità, la Verità della sofferenza Questo è un punto cruciale di meditazione e riflessione. Dobbiamo confrontarci con questo aspetto entro noi stessi, sperimentando nella massima profondità i nostri dolori e le nostre sofferenze.
Nell’applicare il Nang Don Rig Pa dobbiamo rinunciare a tutta la nostra comprensione intellettuale del dolore e della sofferenza. Dobbiamo semplicemente e direttamente “toccare” i dolori e le sofferenze di ogni giorno che passa. Veniamo costantemente torturati e non siamo riusciti a trovare una via d’uscita. Non vi è alcuno sbocco per il defatigante lavoro del nostro mondo interiore.
Però la nobile verità della sofferenza non è la sofferenza stessa. La sofferenza della quale parliamo è nella dimensione psichica e spirituale. Essa ha a che fare con pensieri e concetti erronei. Questa verità è insita nella sofferenza ma non è uguale ad essa. Il dolore è la fonte dalla quale attingiamo la verità della sofferenza. Vi è qualcosa alla quale la sofferenza si affida per avere potere su di noi ed è molto importante sapere cosa sia questa cosa se vogliamo liberarci da essa.
La scoperta e la realizzazione della verità della sofferenza ci porta naturalmente al suo sollievo. Possiamo dire che il fuoco brucia il legno, ma possiamo anche dire che il legno crea il fuoco. Il potenziale per il fuoco è inerente al legno. Così anche, mentre lo sperimentare la verità della sofferenza pone fine alla sofferenza, il potenziale per esserne sollevati risiede nella sofferenza stessa.
Un analisi di questo tipo ci porta alla seconda domanda: Quale è la causa della nostra sofferenza?
Sofferenze psicologiche e spirituali sono probabilmente i frutti di errati concetti con riguardo alla felicità che sono interconnessi ai nostri pensieri erronei. Nel buddismo vi sono quattro concetti erronei che guidano questo processo.
Noi percepiamo:

  • Cose impure come pure;

  • Sofferenza come felicità;

  • Impermanenza come permanenza;

  • Cose che non hanno un sé come sé concreti.

Questi pensieri erronei ed idee sbagliate producono un mondo illusorio che sta alla base delle miserie psicologiche umane.
Ma è possibile una felicità pura e durevole? Per rispondere a questa domanda dobbiamo riflettere sul nirvana, uno stato mentale o dimensione psicologica nella quale uno può vivere in uno stato indolore, libero dalla sofferenza. Quando ci rendiamo conto del fatto che la nostra mente attuale può essere trasformata in uno stato mentale “nirvana” questo significa che abbiamo stabilito la base del nostro viaggio verso il valore ed il significato interiore.
Una volta stabilito il fatto che la fine della sofferenza è realizzabile, procediamo per esaminare quali misure dobbiamo implementare per approdare allo stato di “nirvana”. Questo è ciò che chiamiamo “La Via della Nirvana”, quei percorsi di addestramento ad alto livello, che potremmo chiamare in lingua più semplice:
Semplicità (rinuncia), amore e comprensione, concentrazione su uno stato mentale focalizzato che può dirigere la sua energia sull’obbiettivo desiderato per intensificare la nostra capacità mentale per meglio affrontare i problemi.
La saggezza derivante da visioni corrette – come le Nobili Verità già esposte – che ci permettono di vedere la sofferenza come sofferenza, l’impuro come impuro, l’impermanente come impermanente ed ciò che è privo di sé come privo di sé.
La realizzazione di queste tre facoltà della mente porrà fine ai nostri dolori e sofferenze psicologici e ci permetterà di ottenere una libertà piena e completa che potremo dedicare alla pace globale ed alla felicità universale dell’uomo che includa tutto gli esseri senzienti.
Riuscire a realizzare i valori ed il significato interiori può essere molto facile purché uno vi si dedichi con forte determinazione ed interessamento autentico. Non è né una mera espressione filosofica né un trucco psicologico. E’ una maniera pratica e molto solida per risolvere la sofferenza umana in tutti noi. Fondato sull’amore indiscriminato e la saggezza indiscriminata, esso viene riconosciuto sotto il nome di Dharma, Sanatana Dharma, lo Spirito Santo e tanti altri nomi. Ma nessuna parola ne può descrivere il vero significato. Uno ne può soltanto fare l’esperienza entro se stesso attraverso la forza della sua stessa determinazione e diligenza.
Buddha ha detto “Tu stesso sei tanto il tuo maestro quanto il tuo nemico” e “ I Buddha non possono eliminare le azioni negative o sollevare l’umanità dalla sofferenza. I Buddha non possono trasferire la loro realizzazione ad altri. I Buddha liberano gli esseri senzienti solo mostrando loro la Verità. “Inoltre” disse Buddha “Vi ho mostrato il sentiero per la libertà, ma se volete veramente trovarlo dovete trovarlo entro voi stessi”.

 

Geshe Gedun Tharchin

(Roma, 2010)

 

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