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L'Ecologia Profonda e la scienza

di Guido Dalla Casa - Aprile 2015

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  • Sacralità della Terra

  • La religione è una caratteristica umana?

  • Conclusioni

 

Sacralità della Terra

Un’idea di fondo della nostra civiltà è quella che competizione e selezione siano una specie di “molla del progresso”, il solo modo con cui procede l’evoluzione. Quando, nel diciannovesimo secolo, comparve in Occidente l’idea dell’evoluzione biologica, furono messi in evidenza soprattutto la lotta per la vita e la sopravvivenza del più adatto. Ma la novità essenziale doveva essere la completa appartenenza della nostra specie alla Natura, con la necessità di conformarsi ad Essa. L’accento sulla sopravvivenza del più adatto come fattore di progresso non era un’evidenza biologica, ma una richiesta della nascente civiltà industriale. Alcuni studi recenti di Lynn Margulis hanno evidenziato che l’evoluzione è stata soprattutto il frutto della cooperazione fra esseri unicellulari per un miliardo di anni. Competizione e selezione sono soltanto un fattore fra tanti.

Oltre che essersi posto al di fuori e al di sopra della Biosfera, l’uomo occidentale ha tolto l’Anima al Mondo. Ma, come abbiamo visto, anche nella nostra cultura, alcuni pensatori hanno ampliato il concetto di mente fino a renderlo indipendente da un sistema nervoso centrale: la mente diventa semplicemente la conseguenza di un certo grado di complessità. Lo psichiatra junghiano James Hillmann parla spesso dell’Anima del Mondo. Queste idee sono poco diffuse. Ma le religioni potrebbero avere un influsso ben più grande sulle masse di quanto possa fare il pensiero di qualche isolato filosofo. Uno dei compiti principali delle religioni dovrebbe essere quello di dare visioni del mondo e prescrizioni etiche che non riguardano solo problemi a breve scadenza o questioni umane, ma soprattutto indicare come mantenere la Terra in buona salute: questo non può essere un compito della politica o di istituzioni “pratiche”.

Le religioni dovrebbero diffondere l’empatia e l’amore verso gli esseri senzienti, cioè verso tutte le entità naturali, e non preoccuparsi troppo di stabilire qual’è “la verità”.         Una citazione da un libro di Sheldrake:

 

Che cosa cambia se consideriamo la natura viva piuttosto che inanimata? Primo, mettiamo in crisi le ipotesi umanistiche su cui la civiltà moderna è basata. Secondo, instauriamo un rapporto diverso con il mondo naturale e acquistiamo una prospettiva diversa della natura umana, Terzo, diventa possibile una nuova sacralizzazione della natura.

(Rupert Sheldrake, La rinascita della Natura)

 

Da quanto detto sopra, è evidente che, per avere un profondo senso del sacro, non è necessaria l’idea occidentale di un Dio personale ed esterno al mondo, che si occupa solo degli umani, come nelle tradizioni nate nel Medio Oriente.

 

La religione è una caratteristica umana?

Lascio la parola a Jane Goodall, che ha trascorso 40 anni con gli scimpanzé:

 

Nel profondo della foresta di Gombe c’è una spettacolare cascata. Talvolta, mentre gli scimpanzé si avvicinano e il rombo dell’acqua che cade si fa più intenso, il loro passo si affretta, i peli si rizzano dall’eccitazione. Quando raggiungono il corso d’acqua mettono in atto scene magnifiche, alzandosi in piedi, ondeggiando ritmicamente da un piede all’altro, sbattendo le zampe nell’acqua bassa e in corsa, raccogliendo e lanciando grosse pietre. A volte salgono sulle liane che penzolano dall’alto e fanno l’altalena fra gli spruzzi dell’acqua che cade. Questa “danza della cascata” può durare dieci o quindici minuti, dopodiché può accadere che uno scimpanzé si sieda su una roccia, con gli occhi che seguono il percorso dell’acqua. Che cos’è, quest’acqua? Continua ad arrivare, continua ad allontanarsi, eppure c’è sempre.

Probabilmente gli scimpanzé provano un’emozione simile a una meraviglia o ad un riverente rispetto. Se hanno un linguaggio parlato, se possono discutere delle emozioni che innescano queste magnifiche scene, ciò significa che hanno una religione animistica “primitiva”.

La cascata è sempre stato il luogo più spirituale di Gombe, e ora sappiamo che era considerata un luogo sacro dal popolo che vi viveva un tempo, un luogo in cui gli uomini-medicina eseguivano cerimonie una volta all’anno. Mi chiedo se non abbiano mai osservato, come rapiti, le danze selvagge degli scimpanzé.

 

Conclusioni

L’evoluzione del pensiero che abbiamo seguito scegliendo una certa sequenza di idee che ci ha allontanato sempre più dalla visione cartesiana, cioè dall’Occidente degli ultimi tre secoli, e tutto ha avuto origine nel metodo scientifico, che è il più accettato dall’Occidente stesso.

Il cambiamento può essere riconosciuto nella sequenza: Relatività–Fisica quantistica – Indeterminazione – Dinamica dei sistemi complessi – Mente degli esseri senzienti.

Il mondo non è un orologio, ma un grande Pensiero, dove imperano l’instabilità, le biforcazioni e l’effetto-farfalla. Il mondo è creativo, imprevedibile e indeterminato, come il Grande Spirito. Qualunque entità, qualunque processo ha il suo grado di libertà. La concezione che tutta la Natura è anche Mente, che richiama le idee animiste-panteiste di molte culture umane del passato, è incompatibile con l’attuale civiltà industriale, in cui si richiede una manipolazione di materia “inerte”. Un’entità ternaria, mente-energia-materia, si evolve senza leggi prefissate: è la Natura stessa. Possiamo avere molte scale di valori, ma al primo posto dobbiamo mettere la vita della Biosfera, da cui dipendiamo. L’etica della Terra non è solo una visione filosofica, ma la necessità di tenere in buona salute l’Organismo cui apparteniamo, insieme alle altre specie, agli ecosistemi, al mare, ai fiumi e alle montagne.

Oggi sappiamo cosa è l’uomo: è un animale, completamente integrato nei cicli della Natura: si alimenta, cresce, ha figli e muore come tutti gli altri mammiferi. Anche il suo comportamento è molto simile. La differenza di informazione genetica fra l’uomo e lo scimpanzé è inferiore all’uno e mezzo per cento.

La percezione della completa appartenenza della nostra specie alla Natura doveva essere fonte di grande serenità,  ci ha liberato da un peso opprimente. Ma così non è stato nella cultura occidentale, almeno per ora. Nel linguaggio corrente, nell’etica, nelle leggi, l’idea di umanità è ancora contrapposta a quella di animalità.

Nella cultura occidentale, e perciò oggi in quasi tutto il mondo, la nostra specie è vista ancora non come una parte della Biosfera, ma come un elemento esterno, cui viene riferito ogni valore. I cosiddetti “ambientalisti” dicono di “tenere pulita la nostra casa”, conservare la Terra per le future generazioni, e così via. L’uomo è sempre il riferimento ovvio. Invece oggi sappiamo che l’uomo non è nella situazione di abitante di una casa, ma è come un insieme di cellule in un Organismo, da cui dipende totalmente. L’Ecosistema Totale è un Organismo e non “l’ambiente dell’uomo”. Questa situazione non è stata ancora recepita dalla filosofia occidentale: nessuna istituzione o associazione ufficiale o norma civile ne tiene conto.

La posizione “esterna” dell’umanità, esportata in tutto il mondo sull’onda della tumultuosa espansione dell’Occidente, è il sottofondo di pensiero che ha causato i gravissimi problemi che ci troviamo davanti. L’idea di uomo esterno e al di sopra dell’Ecosistema ha causato anche la drammatica sovrappopolazione umana che affligge la Terra e l’enorme crescita dei consumi degli ultimi due secoli.

I mali del mondo sono stati causati dalla visione antropocentrica. L’unica vera soluzione è abbandonarla: dobbiamo sviluppare una visione ecocentrica.

Invece del Dio-Persona distinto dal mondo e giudice delle azioni umane, troviamo il Dio-Natura immanente in tutte le cose, e quindi anche in noi stessi, che ne siamo partecipi. La Divinità osserva sé stessa anche attraverso gli occhi di una marmotta, o di una formica, o l’affascinante e misteriosa sensibilità di un albero.

In definitiva, l’Ecologia Profonda si basa sulla situazione reale e su studi approfonditi di scienziati e filosofi, come ad esempio:
Gregory Bateson, Fritjof Capra, Rupert Sheldrake, Arne Naess, Konrad Lorenz, Ilya Prigogine (due premi Nobel), Lynn Margulis, Gary Snyder, Aldo Leopold, Jane Goodall, Frans de Waal, Irene Pepperberg, e molti altri.

 

Riassumendo, abbiamo parlato di queste tendenze:

  • Mente e materia non sono separabili;

  • In tutti i sistemi complessi si ha l’emergenza di fenomeni mentali;

  • Le biforcazioni-instabilità sono “scelte”;

  • Il comportamento di un sistema complesso è completamente imprevedibile oltre un certo orizzonte temporale, che è sempre una quantità finita, poi avviene una scelta, il che significa la presenza di una mente in tutte le entità naturali;

  • Tutti gli esseri viventi sono sistemi complessi;

  • Anche gli ecosistemi sono esseri senzienti;

  • Esistono esseri collettivi;

  • La mente è ovunque. C’è un’ Anima nel Mondo;

  • L’Inconscio collettivo è un Inconscio Ecologico che si estende a tutti gli esseri senzienti e alle relazioni con tutto il mondo che qualcuno chiama “inanimato”;

  • Non esistono confini precisi;

  • L’Ecologia Profonda si basa su nuove tendenze del pensiero scientifico e non è “misticismo”. L’aspetto spirituale è essenziale nella visione del mondo dell’Ecologia Profonda.

   Guido Dalla Casa

Movimento Italiano per l’Ecologia Profonda

 

Guido Dalla Casa (Bologna, 1936), Ingegnere Elettrotecnico, ha svolto l'attività di dirigente dell'ENEL nelle aree tecnica e commerciale della distribuzione. E' docente presso la Scuola Superiore di Filosofia Orientale e Comparativa di Rimini, corso di Ecologia Interculturale. Tra le sue pubblicazioni: L'ultima scimmia, 1975; Ecologia Profonda, 1996; Inversione di rotta, 2008; Guida alla sopravvivenza, 2010; Ambiente: Codice Rosso, 2011; L'ecologia profonda. Lineamenti per una nuova visione del mondo, Mimesis Edizioni, 2011.

 

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