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Ma che cos’è la coscienza?

Di Luciano Peccarisi

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Per Paul Churchland, filosofo della California, le capacità della mente umana sono in realtà capacità del cervello umano. Questa semplice assunzione, e il suo implicito rifiuto del concetto cartesiano dell’anima separata dal cervello, è un’ipotesi basata su evidenze attualmente ottenibili dalla fisica, dalla chimica, dalle neuroscienze e dalla biologia evolutiva. I neuroscienziati sarebbero sciocchi a ignorare i dati psicologici, così come gli psicologi sarebbero sciocchi a ignorare in blocco i dati della neurobiologia. Sembra ovvio, per fare un esempio, che certe proprietà del sistema nervoso sono proprietà di rete. Poiché il comportamento neuronale è altamente non lineare, le proprietà della rete non sono mai una semplice somma delle parti. Le capacità di alto livello chiaramente esistono e le descrizioni ad alto livello sono quindi necessarie per specificarle, tuttavia forse dietro a certe parole non vi è niente. Per esempio “ desideri, credenze, intenzioni, valori, passioni, è probabile siano inesistenti”(10). Una volta liberati da questa immagine potremmo considerare i nostri stati mentali, e quelli degli altri esseri umani, in termini completamente nuovi, e cambiare l’interpretazione che spontaneamente diamo anche alla percezione di noi stessi (11). Così come in passato fu eliminato “il flogisto, il calorico e i quattro principi dell’alchimia medioevale” (12). L’uomo diventa cosciente acquisendo il linguaggio; pensare significa elaborare schemi, paradigmi, concezioni, quadri della realtà, visioni, continuamente sottoposte a input esterni. Le reti neurali, fittamente ricorsive, che stiamo sperimentando, sono in grado di immagazzinare schemi diversi e procedere a trasformazioni, cioè predisporre schemi innovativi, adatti a circostanze inattese, risolvere problemi, affrontare situazioni nuove.

 

Anche secondo John Searle, filosofo americano, la coscienza è un processo biologico che accade nel cervello, ma è anche un processo soggettivo. Stati mentali e stati fisici sono esattamente coincidenti e la differenza tra i due sta solo nei mezzi che impieghiamo per comprenderlo. Ad un livello più basso vi è una descrizione in termini di sinapsi e stimoli neuronali, e in questo la scienza mette a disposizione il suo metodo. Ad un più alto livello la descrizione è in termini di fenomeni, sensazioni, emozioni, ecc. La coscienza è una proprietà di alto livello del cervello nello stesso senso in cui la solidità è una proprietà emergente delle molecole di H2O, quando assumono la struttura del ghiaccio. Il paragone con il computer è sbagliato anche se utile nella simulazione dei processi cerebrali. Tuttavia “ la simulazione degli stati mentali non è uno stato mentale più di quanto la simulazione di un’esplosione è essa stessa un’esplosione “ (13). Immaginate un individuo chiuso in una stanza a cui passino dei simboli cinesi insieme a regole che li fanno corrispondere ad altri simboli, questi però da lui conosciuti. Ebbene può rispondere a domande in cinese, solo che lo fa meccanicamente, accoppiando simboli in entrata con simboli in uscita, secondo le regole che gli hanno insegnato, senza però capire nulla del cinese. Questo è quel che può fare una macchina che calcola, che lavora ma non comprende. E’ ai processi neurofisiologici che bisognerà invece rapportarsi; essi esauriscono l'intera attività cerebrale, “ il problema è dare una spiegazione materialistica completamente soddisfacente della mente che non finisca col negare il fatto che noi siamo intrinsecamente dotati di stati coscienti e di stati intenzionali” (14).

 

Joseph LeDoux, professore a New York, intende esplorare il problema dove i neuroni quasi si toccano e comunicano, a livello cioè delle sinapsi. Il riduzionismo è spesso considerato in modo dispregiativo da quanti sono estranei alla scienza. “Questo accade in parte perché alle persone piace pensare a se stesse nei termini della propria autoconsapevolezza, e non apprezzano l’idea che il Sé possa esistere a qualche altro livello che non sia quello della consapevolezza conscia” (15). I riduzionisti pensano che ad esempio una poesia debba essere descritta in termini di particelle subatomiche, ma ciò è una paradossale e assurda riduzione della complessità. L’idea che il Sé sia creato e preservato da arrangiamenti di connessioni sinaptiche non ci sminuisce ma fornisce una spiegazione di come sia possibile il pacchetto di protoplasma psico-spirituale e socio-culturale, enormemente complesso, che chiamiamo Sé. Il fatto che tutti gli aspetti del Sé non siano generalmente evidenti simultaneamente, e che aspetti differenti possano anche rivelarsi contraddittori, può dare l’impressione di costituire un problema disperatamente complesso. Tuttavia ciò significa semplicemente che componenti diverse del Sé riflettono il funzionamento di differenti sistemi cerebrali. L’amigdala, una specie di mandorla alla base degli emisferi cerebrali, è una struttura specializzata nelle emozioni. Senza amigdala non si potrebbe nemmeno piangere. Si accorge prima di tutti, come una sentinella, degli eventi e quindi li valuta prima, perché gli input dall’occhio e dall’orecchio la raggiungono direttamente, mentre vanno solo dopo al cervello ‘pensante’, la neocorteccia, per una valutazione più ponderata. Questa valuta solo dopo che ad esempio lo scoppio che abbiamo sentito dietro di noi e che ci ha fatto scattare di lato, era solo un palloncino di un bambino. A volte succede di reazioni e “repertori di risposte che vengono messe in atto senza che ci si renda assolutamente conto del perché si agisca in quel modo” (16).  L’amigdala è il sistema della paura ma in origine serviva per avvertire del pericolo, sentire e valutare i suoni. Ricordiamolo: tu sei le tue sinapsi. Tuttavia siamo assai complessi, e, tramite il linguaggio, possiamo autodefinirci ed inventarci. Noi umani ci sentiamo fatti non solo di corpo ma anche del vestito, orologio, auto, casa, famiglia, amici, professione, barca, soldi, successo, prestigio, reputazione, onorabilità, ammirazione, sapienza, potere. Se perdono d’importanza o svaniscono, ci sentiremo abbattuti e tristi, proprio come un animale quando ha una zampa ferita o perso i denti, o altre parti importanti dell’organismo.

 

Per il fisiologo e biofisico Newyorkese, Rodolfo Llinás Riascos, il cervello è un emulatore della realtà, possiede al suo interno modelli preformati circa il modo di rispondere alle caratteristiche dell’ambiente in cui è prevista la propria esistenza. E’ qualcosa che si è evoluto nel tempo per ‘imitare’ ciò che esiste al di fuori di noi, e costruire una storia. Gli elementi di questa storia esistono prima della nostra nascita, poiché nessuno ci insegna a vedere i colori, né a sentire il dolore o le altre sensazioni. La coscienza è una proprietà intrinseca del cervello, con essa integriamo tutte le sensazioni in un'unica immagine. Esiste in sé. La coscienza quindi, non è un luogo fisico, ma un tempo e una frequenza, che accordano le diverse sensazioni all’unisono tra loro. Ricordiamoci che all'interno del cervello ci sono molti miliardi di neuroni, un numero enorme, eppure il sistema funziona come un singolo evento funzionale: la coscienza. Sono pochi i neuroni di vista, udito o di tatto, la maggior parte dei neuroni del cervello, infatti, non si occupa del mondo esterno. Il sistema nervoso è un sistema chiuso che genera stati oscillatori provenienti dai suoi neuroni, e li sintonizzano. Un’ondata oscillatoria di onde (17) attraversa il cervello e crea l’unificazione temporale, la coscienza è generata intrinsecamente ed è modulata (o contestualizzata) da impulsi sensoriali. Un’onda talamo-corticale, di 40 cicli al secondo, “ coinvolge entrambi gli emisferi e si diffonde dalle aree più profonde alle aree corticali superiori” (18). Il talamo, che si trova al centro del cervello, è il suo fulcro. Esiste una qualche ragione inconfutabile per sostenere che il cervello sia un sistema chiuso? Sì, pensate ad esempio al sogno. C’è un meccanismo che genera immagini; quelle stesse nelle quali noi ci muoviamo quando interagiamo con l'ambiente esterno. Il cervello non solo è un emulatore di una realtà ma cerca di anticiparla e modificarla. Ascoltare il tuo amico che parla dà l’avvio alla tua risposta potenziale di replica, e questo a volte lo fa innervosire perché magari conclude l’intervento in modo diverso da come ci aspettavamo. La coscienza ci permette, a volte, di passare dalle decisioni ‘automatiche’ a quelle ‘scelte appositamente’, di apportare correzioni (19).

 

Roger Penrose, fisico e matematico di Oxford, è perentorio: i progressi della fisica ci riserveranno in futuro gradite sorprese. L’essenza della nostra mente, e quindi di noi stessi, può essere spiegata da una teoria scientifica che comprenda sia la teoria quantistica sia quella della relatività. Nelle cellule cerebrali possono verificarsi fenomeni quantistici, in particolare in quei tubicini detti microtubuli, che nel loro insieme costituiscono lo scheletro della cellula del neurone. Costituito da una miriade di canali che trasportano materiale dall'interno all'esterno delle cellule. Portano i neurotrasmettitori fino alle sinapsi, il luogo dove due neuroni sono quasi a contatto, e si scambiano sostanze chimiche per trasmettere informazione. La qualità e la forza di una sinapsi può essere cambiata dall'azione dei microtubuli. Dobbiamo riuscire ad immaginare la coscienza come un fenomeno massiccio di coerenza quantistica. Il cervello non funziona come un computer calcolando i dati in arrivo e dando risposte in uscita (come presume la teoria computazionale della mente), per la semplice ragione che vi sono molti aspetti della mente che non computabili.
I computer possono simulare efficacemente certe funzioni di calcolo dell’uomo ma non avranno mai comprensioni umane. Ci vuole un’ampliazione delle frontiere della fisica e delle leggi fondamentali. Quando facciamo della matematica nel nostro cervello accade qualcosa che va oltre la pura e semplice computazione, come quella che avviene all’interno del computer. Il computer, che si basa sulla fisica che conosciamo ora, può venire a capo di ciò che accade in una situazione fisica.  Ma se le nostre menti lavorano in un modo che non è computazionale occorre convenire che ci troviamo di fronte a qualcosa di non riducibile alla fisica odierna.
Pertanto “ ci dobbiamo attendere un mutamento profondo, che alteri le fondamenta stesse delle nostre opinioni filosofiche sulla natura della realtà" (20). Forse pensare al nostro cervello in termini di computer complicatissimi, di capacità di calcoli estremamente raffinati ha un senso; forse, raggiungendo un livello d’estrema complessità, i calcoli possono cominciare ad assumere qualità poetiche o soggettive, “è però difficile evitare la spiacevole sensazione che da un tale quadro debba sempre mancare qualcosa” (21).

 

Steven Rose è professore di biologia di Londra, per lui nessuno dei fondamentali attributi umani, linguaggio, autocoscienza e coscienza sociale è presente, se non in forma rudimentale, negli altri animali e nemmeno nell’essere umano appena nato. La mente è più vasta del cervello.
Non siamo robot più o meno al servizio dei nostri geni ma siamo sistemi aperti, ben lontani dall’equilibrio dinamico. Selezioniamo e trasformiamo continuamente l’ambiente e viceversa. La mente deve essere considerata a diversi livelli: biochimici, psicologi e perfino i romanzieri, possono dare un contributo fondamentale. Nessun livello d’osservazione può considerarsi più importante degli altri. Per ora non siamo in grado di costruire ponti tra parti tanto diverse del sapere umano, eppure si tratta di linguaggi traducibili l'uno nell'altro, almeno in linea teorica.  Il cervello è pieno di paradossi. Esso “è allo stesso tempo una struttura fissa ed un insieme di processi dinamici, parzialmente correlati e parzialmente indipendenti” (22). I processi mentali e coscienti sono proprietà evolute, servono per aumentare la possibilità della sopravvivenza umana: non sono scesi dal cielo e nemmeno sono proprietà addizionali prive di funzione, senza potere causale. Le potenzialità della mente devono essere fornite dalla nostra potenzialità evolutiva, dalla sua realizzazione nel corso dei mesi e degli anni della prima infanzia e dalla maturazione sia del cervello sia del corpo. Noi interagiamo con il mondo, con l’insieme di stimoli, di colori, odori, suoni, forme ed eventi che la corporeità percepisce e ai quali il cervello insieme a tutto il corpo cerca di dare un significato unitario e coerente. La coscienza è la percezione che il corpo ha di se stesso. Una coscienza intrisa di emozioni, le quali costituiscono la reazione immediata del corpo agli stimoli che vengono offerti dall’ambiente e dall’intera realtà. Oltre che naturalmente dalla memoria. Se niente in biologia ha senso se non alla luce dell’evoluzione, bene, per me il cervello non può essere compreso se non in un contesto storico. La mente di coloro che pensano sia solo una macchina che elabora l’informazione, è in fondo una macchina, astratta, sia pure molto sofisticata. Invece bisogna guardare ai cervelli reali che “ trasformano l’informazione inanimata in vivo significato, dando un senso al mondo che ci circonda” (23).

 

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NOTE

10) Churchland P. (1989) A Neurocomputational Perspective. The Nature of Mind and the Structure of Science, The MIT Press, Cambridge (Mass), tr.it. 1992, La natura della mente e la struttura della scienza. Una prospettiva neurocomputazionale, Il Mulino, Bologna, p. 29

11) Churchland P. (1979) Scientific realism and the plasticity of mind, Cambridge University Press, Cambridge pp. 25-36

12) Churchland P. (1992) Activation Vectors Versus Propositional Attitudes: How the Brain Represents Reality in Philosophy and Phenomenological Research, p. 52

13) Searle J.R. (1997) The Mistery of Consciousness, tr. it. 1998, Il Mistero della Coscienza, Cortina, Milano, p. 14

14) Searle J.R. (2004) Mind: A Brief Introduction, Oxford-New York University Press, tr. it. 2005, La mente, Milano, Cortina, p. 44

15) LeDoux J. (2002) Synaptic Self: How Our Brains Become Who Are, tr. it. 2002  Il Sé sinaptico. Come il nostro cervello ci fa diventare quelli che siamo, Cortina, Milano, p. 454

16) LeDoux, citato in Goleman D. (1995) Emotional Intelligence, tr. it. Intelligenza emotiva, RCS libri Milano, p. 38

17) Llinas R.R., Ribary U. (1999) Coherent 40-Hz. Oscillations characterize dream state in humans in Proceedings of the National. Accademy of Science, USA  Dec. 21, 96 (26) p. 152

18) Llinas R.R. (1990) Intrinsic elettrical properties of mammalian neurons and CNS function. Fidia Research Foundation Neuroscience Award Lecture, 4, pp.175-194

19) Pally R. (2000) The Mind-Brain Relationship, Institute of Psychoanalys, tr. it. 2003, Il rapporto mente-cervello, G.Fioriti Editore, Roma, p. 130

20) Penrose R. (1994) Shadows of the Mind. A Search for the Missing Science of Consciousness, Oxford University Press, Oxford-New York, tr. it. 1996, Ombre della mente, Rizzoli, Milano, p. 493

21) Penrose R. (1989) The Empereor’s New Mind, Oxford Press tr. it. 1997, La Mente Nuova Dell’Imperatore, RCS libri Milano, p. 565

22) Rose S. (2005) The 21st Century Brain. Explaining, Mending and Manipulating the Mind, tr. it. Il cervello del ventunesimo secolo. Spiegare, curare e manipolare la mente, 2005, Codice, Torino, p. 7

23) Rose S. (2006) Mente, cervello e libero arbitrio, MicroMega, Gruppo Edizioni Espresso

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