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Robert Maynard Pirsig
Nasce nel 1928 a Minneapolis da una famiglia di ascendenze Tedesche e Svedesi. Il suo primo libro, "Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta" (1974), oggi riconosciuto come uno dei rari libri che rimangono della letteratura americana recente, è stato seguito da un lungo, rigoroso silenzio, interrotto nel 1991 dalla pubblicazione di "Lila".
Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta
Una Grande Avventura, a cavallo di una motocicletta e della mente; una visione variegata dell'America on the road, dal Minnesota al Pacifico; un lucido, tortuoso viaggio iniziatico. Qual è la differenza fra chi viaggia in motocicletta sapendo come la moto funziona e chi non lo sa? In che misura ci si deve occupare della manutenzione della propria motocicletta? Mentre guarda smaglianti prati blu di fiori di lino, nella mente del narratore si formula una risposta:
«Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore».
Lila
Dopo diciassette anni di rigoroso silenzio, successivo all'uscita di Lo Zen e L'arte della manutenzione della motocicletta, oggi riconosciuto come uno dei rari libri che rimangono della letteratura americana recente, Pirsig si ripresenta con questo romanzo, che è un caso singolarissimo di rinnovamento e insieme di tenace fedeltà agli stessi temi essenziali. Questa volta non è la moto, ma la vela; non le strade aperte della grande America, ma la corrente maestosa dello Hudson che discende verso New York. La mente che agisce e racconta è tuttavia la stessa e continua a chiedersi: che cos'è la qualità? Il destino viene incontro al protagonista sotto forma di una bionda poco raccomandabile che appare in un bar di velisti. E' Lila: una donna dalla vita losca e ambigua; ma è anche Lila, che in sanscrito significa «il gioco del mondo», quella fantasmagoria che Siva lascia accadere e per noi si confonde con la realtà stessa. Avere a che fare con Lila, così come avere a che fare con il «gioco del mondo», porta uno sconvolgimento inevitabile. Come meravigliarsi se tutto ciò che riguarda Lila ha qualcosa d'incongruo e beffardo, oscillando perennemente fra l'imbroglio e l'incanto? Come meravigliarsi se riflettere sulla qualità che è (o non è?) in lei ci porterà lontanissimo, fra gli Indiani d'America o fra i vittoriani, e anche vicinissimo, in quel cambiamento d'umore atmosferico che segna il passaggio dagli anni Sessanta a oggi? Così Fedro, il narratore, sarà travolto da un turbine di eventi, sempre doppiato da un turbine di pensieri, toccando anche punte di deliziosa comicità o di terrore. Ma tutto, ancora una volta, varrà da occasione perché la navigazione proceda, sulla via già tracciata nel primo romanzo e che ora sfocia su nuovi paesaggi, là dove si tenta di dire, con il massimo della precisione e della trasparenza, che cos'è il Bene e che cos'è il Male.
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