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Riflessione contemplativa


La riflessione contemplativa è un processo mentale caratterizzato da un’attenzione intenzionale, non giudicante e spesso silenziosa rivolta all’esperienza presente, ai contenuti della coscienza o a un oggetto specifico (un’idea, un’immagine, un testo sacro, il respiro, la natura). A differenza del pensiero discorsivo o analitico, che procede per concetti e soluzioni, la riflessione contemplativa privilegia il semplice «stare con» ciò che è, senza afferrarlo né respingerlo, favorendo un approfondimento intuitivo e, in molte tradizioni, l’apertura a una dimensione più profonda o trascendente dell’esistenza.
Una componente essenziale della riflessione contemplativa è la sospensione temporanea del giudizio e del commento mentale. La mente osserva i pensieri, le emozioni e le sensazioni come eventi transitori, senza identificarsi con essi né cercare di modificarli immediatamente. Questo atteggiamento richiede e coltiva allo stesso tempo una presenza quieta e ricettiva, spesso accompagnata da una postura corporea stabile e da una respirazione lenta e consapevole. Lo scopo non è primariamente risolvere problemi o raggiungere obiettivi, ma conoscere più profondamente se stessi, la realtà o, nelle tradizioni religiose, il divino.
Va sottolineato che la riflessione contemplativa non è riservata a monaci, mistici o praticanti esperti: può essere coltivata da chiunque, in contesti laici o religiosi, e trova applicazione nella vita quotidiana, nella psicoterapia, nell’educazione e persino nelle organizzazioni aziendali.


La differenza tra riflessione contemplativa e meditazione può apparire sfumata, ma esiste una distinzione significativa. La meditazione è un termine ombrello che comprende tecniche molto diverse: alcune sono concentrative (fissare l’attenzione su un solo oggetto, come il respiro o un mantra), altre sono analitiche (riflettere discorsivamente su un tema, ad esempio l’impermanenza o la compassione). La riflessione contemplativa, invece, si situa tipicamente oltre la concentrazione forzata e oltre l’analisi concettuale: è un «lasciare essere» aperto e non-duale, in cui l’osservatore e l’osservato tendono progressivamente a non essere più separati.
In sintesi, mentre la meditazione può utilizzare strumenti attivi (ripetizione, visualizzazione, indagine logica), la riflessione contemplativa rappresenta uno stadio o una qualità più matura e ricettiva del processo meditativo: non fa nulla, eppure permette che qualcosa di essenziale si riveli da sé. È il cuore di pratiche come lo zazen zen, la preghiera di quiete cristiana, la vipassanā theravāda e la mindfulness non-diretta.


Per approfondire consigliamo la rubrica: Errori di pensiero


Domande Frequenti sulla Riflessione

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