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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Alle radici dell'Ermetismo

- Terza parte
di Daniele Mansuino

Marzo 2024


Il mese scorso abbiamo incontrato, nell’antico Egitto, un gruppo di riti magici sadici, ed altri fetish.

I primi ci riportano alla famiglia più numerosa di rituali egizi, la magia dello sputo, ed i secondi alla magia del leccare.

Lo sputo è il protagonista di rituali sia benefici (creazione, benedizione, guarigione e purificazione) che malefici (avvelenamento, maledizione, decadimento e morte), e può essere accomunato al leccare, al deglutire e all’eiaculare come esempio di estensione sul piano sottile delle normali attività fisiologiche e corporee.

A partire dal mito eliopolita, in cui lo sputo di Atum dà origine alla coppia primordiale Shu-Tefnut (gli Elementi Aria e Acqua), l’atto di sputare viene prevalentemente inteso dagli Egizi come espressione della forza generativa. Il suo uso magico presume che qualsiasi oggetto o essere vivente possa esserne considerato un prodotto, ed è quindi un gesto potente: per esempio, secondo gli Inni del Tempio di Hibis, fu Amon a sputare i venti, i leoni e gli dei.

Del tutto spontaneo, in base alla legge di analogia, l’equiparare lo sputare all’eiaculazione, con il Pene-Verga di Orione che sputa fuori (genera) i grandi. Anche del mito di Shu e Tefnut esistono due versioni, una che li vuole sputati e l’altra eiaculati da Atum per mezzo della masturbazione (Sono stato io a creare eccitazione col mio pugno, ho copulato con la mia mano ... ha sposato il suo pugno, poiché non c’era ancora la donna …).

Ernest Alfred Wallis Budge nel 1904, e Jan Zandee nel 1972, non considerarono lo sputo e l’eiaculazione di Atum complementari, ed affermarono che fossero consecutivi: Atum avrebbe dapprima eiaculato nella propria bocca, ingravidando sé stesso, ed in seguito a questo atto avrebbe poi sputato fuori Shu e Tefnut.

Se questo fosse vero, si spiegherebbe l’origine dei riti fondati sulla fellatio (nel linguaggio geroglifico: br mr), come quello citato nel Papiro Bremner-Rhind (il mio desiderio venne nella mia mano, il seme cadde nella mia bocca …), nei quali il seme viene definito Il Prescelto (per la generazione).

In certi casi, lo sputare significa l’eiaculazione trasferita nel mondo delle idee - potremmo dire, in termini contemporanei: il passaggio dalla genetica alla memetica.

Le sacerdotesse di Amon, che sputò fuori il vento per crearlo, precorsero Maradona nel vedersi attribuito il titolo di Mano di Dio, ma per ragioni diverse: ovvero per la sollecitudine con cui si prestavano ad illustrare l’atto generativo del Dio, con dimostrazioni pratiche, ai fedeli recanti offerte al Tempio - e poi l’osso sputò la sua saliva, che atterrò nella mano della fanciulla.

Per la dannazione dei traduttori, esistono nella lingua egizia moltissime espressioni per definire l’emissione di fluidi dal corpo; secondo un testo di egittologia, sarebbero venticinque, :bt, wis, iss, isdd, hsy, p:vlp<y, p<g, ps[ll p[ls, psgl pg s, f:b, mw, mwy.tr:, nhy, nl](ij)lnlj nl]lns( n)( s), rdi rt:, hmh, [ir, ij, sty, sp, q:<, qys, tf, tfn, dplrp, e ij :k).

Mentre alcune differenziano le modalità dell’emissione (versare, defluire, vomitare, eccetera), altre si incentrano sulle sostanze che possono essere emesse (saliva, catarro, sangue, ecc.), ed altre ancora definiscono la quantità e la qualità di queste ultime - sputo-bacio, sputo-inondazione, sputo che lava, sputo che purifica la bocca, sputo che purifica l’oggetto ...

Da questa abbondanza di casi, ciascuno corredato di una teologia corrispondente, si vede che i miti della creazione mediante sperma o saliva non dovrebbero essere considerati di dignità inferiore rispetto a quelli in cui l’uomo viene creato dalle lacrime di Dio o simili.

In entrambe queste categorie troviamo la radice dell’idea di reliquia (nel senso letterale originario, non in quello estensivo moderno), in base alla quale la parte abbandonata del corpo del Dio ne conserva il potere: la mia purificazione è lo sputo che uscì dalla bocca di Ra-Atum.

Circa il potere terapeutico dello sputo, sotto il patrocinio di Horus, di Thoth e di Ra-Osiride, esso curerebbe la calvizie e la vista debole (in luna calante), le ferite, i morsi degli animali e le ustioni (benché per queste ultime sia preferibile il latte); e sia de Buck che Faulkner citano anche un incantesimo per rianimare i neonati che abbiano smesso di respirare.

L’incantesimo contro la calvizie recita: Sono venuto per sputare sulla testa e sul braccio, raffreddare il cuoio capelluto ed alleviare la gamba (sic) del grande dio malato; rendo ferme le teste, le vertebre ed i colli degli dei, e sputo sulle loro spalle.

Quello per la vista: Quando il suo occhio era malato per aver pianto la sua compagna, allora Thoth gli sputava addosso.

E quello per le ferite: Sono uno che Apep detesta, poiché so sputare sulle ferite. Io ho la vista (magica), e so curare le ferite che si riscaldano.

Il rimedio contro il morso del cobra: Una misura di cipolla, una di birra, una di sale del nord - macinare, ingoiare e vomitare per quattro giorni. Va sputato sul viso della persona che è stata morsa.

Notevole l’incantesimo per guarire citato al numero 455 nei Testi delle Piramidi: Vedi la purificazione di mio padre, questo Re purificato col natron, e con la saliva che uscì dalla bocca di Horus, e con lo sputo che uscì dalla bocca di Seth, con cui Horus è purificato, con cui il male che era su di lui, che Seth ha fatto contro di lui, viene gettato a terra; con cui Seth è purificato, con cui il male che era su di lui, che Horus ha fatto contro di lui, viene gettato a terra.

Un tratto rilevante è, in questo caso, l’affiancare allo sputo veicolo di purificazione anche la funzione di condurre il male lontano dal corpo, come nel caso in cui il veleno di un serpente o di uno scorpione viene succhiato e poi sputato lontano. Non ci troviamo qui di fronte all’ordinario livello della magia simpatica, fondato sull’accostamento di due azioni, ma di fronte all’accostamento di un’azione e un’astrazione: lo stesso procedimento di cui possiamo ritrovare le tracce nella riforma atonista, con il suo porre le basi della prospettiva teologica moderna.

Per quanto invece concerne il lato malefico dello sputo, ne sono una testimonianza gli insegnamenti medici del Papiro Ebers, secondo il quale malattie, invecchiamento e morte hanno origine dall’accumularsi nei tessuti delle scorie corporee, e che il segreto per vivere a lungo e sani consisterebbe nel liberarsene il più possibile.

In questa prospettiva, i fluidi espulsi dal corpo con lo sputo venivano considerati un’autentica arca dell’impurità, fonte e portatrice di sporcizia e di corruzione: erano dunque da respingere con forza, e nel contempo costituivano un eccellente strumento per allontanare le persone e le situazioni indesiderate - secondo il principio, ancora identificabile nella cultura contadina di oggi, della piena interscambiabilità tra l’insulto e la maledizione.

Lo sputo ostile veniva considerato un buon mezzo per tenere lontano Seth, la cui abitudine di sputare aveva finito per dare al mare il suo sapore salmastro; e per allontanare Apep, lo si faceva precedere da un’invettiva nella quale lo si apostrofava come figlio di uno sputo, che concludeva: o tu sputo sul muro, o tu vomito sul pavimento, quello che esce dalla tua bocca si rigira contro di te.

Il simbolo dello sputo inteso come autodifesa dalle forze malvage è l’Ureo, il benefico cobra-copricapo che sputa veleno, in nome degli dei e del Faraone, da sopra le loro teste; ma un po’ tutti gli dei sputavano veleno come Urei, se necessario. Per esempio, nell’Amduat, tanto Seth in versione pro-Ra quanto Iside, Nefti e Osiride sputano contro Apep dalla Barca Solare, usando lo sputo in combinazione con le altre tecniche più frequentemente usate contro i demoni - calpestare, accoltellare e bruciare.

Legittima è anche l’individuazione di una parentela tra lo sputo e il soffio, che arreca gli stessi effetti dello sputo in forma più igienica. L’applicazione di medicamenti era spesso seguita da un soffio per attivarli; il soffio veniva usato anche negli esorcismi per scacciare i demoni, e - nell’Amduat - Ra soffia sui cadaveri per rianimarli.

Infine, oltre allo sputo e al soffio, c’è il leccare; riguardo al quale è necessario operare un distinguo tra il leccare come mezzo di consumo - collegabile cioè al mangiare - oppure come variante dello sputo, legato a riti di benedizione o maledizione.

Una delle sue manifestazioni più antiche, ancora oggi tramandata dal comportamento delle mamme animali, è il massaggio con la lingua a cui Hathor sottopone Horus dopo averlo partorito: Ti bacio la mano, e lecco le tue membra con la piacevole lingua che esce dalla mia bocca, o tu che nasci ogni giorno dalle mani di tuo padre Amon.

Altre testimonianze dell’antichità del leccare come pratica magica sono fornite dalla frequenza con cui lo si ritrova nei Testi delle Piramidi e nella letteratura funeraria. Nell’Incantesimo 81 dei Testi dei Sarcofagi si afferma la possibilità di disegnarsi sulla mano, con pigmento giallo e rosso, le immagini degli dei dell’Ogdoade, e leccandole si riceveranno da loro benedizioni e poteri; nell’Incantesimo 1053, Ra-Khepri lecca i suoi adoratori con i raggi del sole all’aurora.

Un incantesimo per guarire gli occhi, dal Papiro di Torino:

 

I miei occhi sono aperti dal Grande Unogli Occhi di Hathor sono aperti nella Casa della Statua, gli occhi di Hathor sono aperti nella Casa dell’Oro, affinché lei possa guardare quell’animale rosso quando apre la bocca, quando apre le mascelle, quando guarda nella pupilla d’oro, maiolica, quarzo e corniola che cresce nell’occhio della maestà di Ptah. Quando Iside si chinava su di esso, lo leccava; quando io mi sono chinato sull'occhio, l’ho leccato. Da questo mio volto, da questo mio occhio, ho respinto il colpo maligno di un dio o di una dea, di un morto o di una morta. Dissipata è l’oscurità, completamente strappata via. Come Shu ha leccato ciò che gli è stato fatto, così Maat ha leccato ciò che le è stato fatto. Da recitare ad un uomo mentre si sciacqua gli occhi.

Ancora dal Papiro di Torino, il famoso incantesimo per combattere il veleno dello scorpione si conclude: … queste parole sono da recitare su un’immagine di Atum, una di Horus e una di Iside; un’altra immagine di Horus deve essere disegnata sulla mano della persona che è stata punta, e leccata via dallo stesso (nel corso della recitazione); si farà, poi, lo stesso sopra una striscia di bisso deposta sul suo collo ... e gli sarà dato da bere un miscuglio di birra e vino: è ciò che uccide il veleno, rimedio veramente efficace, (dimostrato con successo) un milione di volte.

 

Va detto per inciso che l’intervento propiziatorio di Atum è invocato in un numero enorme di rituali fondati sullo sputo e sul lecco: si pensava che l’incantesimo traesse beneficiodal potere generativo della sua saliva, oppure - in alcuni casi - dal suo ruolo di divinità solare: così, nel Papiro Leiden, cinque sontuosi rituali di stato comportano la leccatura di placche di natron, lamelle d’oro e foglie.

Per respingere la paura e la rabbia, ed attirare su di sé la benedizione del Sole: Prendi una foglia di alloro e scrivi i caratteri del Dio del Sole su di essa. Mostrala al Sole, e dì tre volte: “Ti chiamo … (il nome scritto sui caratteri).” Quando l’hai detto tre volte, lecca via i caratteri dalla foglia.

Potrà sembrare strana la prassi del leccare un’immagine disegnata, ma era invece una pratica molto comune, perfino nei rituali che invocavano la guarigione da un essere umano divinizzato, come Imhotep: una sua immagine veniva tracciata sulla mano e poi leccata via, e il celebrante doveva gridare, col viso rivolto a terra L’occhio sano, l’occhio sano è quello che ho mangiato. Allora il malato doveva baciarlo sulla bocca, e poi andare a dormire; e la mattina dopo, svegliarsi all’alba e proclamare Horus è il mio nome, io sono Horus il trionfante.

Le indicazioni di un incantesimo contro le ferite parrebbero, a prima vista, comuni pratiche di pronto soccorso - dovresti strofinare la ferita con la lingua, quando sanguina ancora; però, al di là della disinfezione, questo gesto ha anche l’effetto di attirare sul ferito lo spirito di Anubi, richiamato dall’abitudine - propria degli sciacalli, e anche dei cani - di leccarsi il pelo. Solo dopo che Anubi è venuto, il paziente sarà pronto per l’applicazione degli oli terapeutici.

Nell’Incantesimo 936 dei Testi dei Sarcofagi, i seguaci di Seth leccano l’Occhio di Horus per danneggiarlo, e lo trasformano in una ciotola di datteri - ma non tutti gli studiosi concordano con questa interpretazione, c’è chi suppone che lo lecchino per guarirlo.

C’è infatti chi dubita per principio dei casi di leccata ostile, in quanto è un fenomeno del quale non si trova traccia nella vita ordinaria, e contrasterebbe quindi con la teoria della derivazione del gesto magico dal gesto quotidiano; mentre invece è frequente il caso del leccare le ferite per curarle, come nel Papiro Leiden, dove Iside istruisce Anubi così:

 

Lecca dalla lingua al cuore e viceversa, fino ai bordi della ferita. Lecca i bordi della ferita fino ai limiti delle tue forze. Quello che leccherai, lo inghiottirai. Non sputarlo per terra, perché la tua lingua è la lingua del Fato, la tua lingua è il copricapo di Atum.

 

Altre testimonianze di leccata ostile sono date dai casi in cui la leccata viene usata, se non per ferire un nemico, almeno per portargli via la forza.

Fu questa, probabilmente, l’origine del gesto provocatorio di mostrare la lingua, che era come dire a una persona: lecco via la tua forza quando voglio.

Un’altra forma di leccata che può essere accorpata alla leccata ostile è data dall’usanza - disgustosa, ma necessaria se non c’è acqua nelle vicinanze - di leccare via il veleno del serpente dall’epidermide, dopo averlo espulso dal morso mediante pressione. La successione di questi due atti, usata nel caso di morsi troppo velenosi perché la ferita possa essere succhiata, presenta un caso irripetibile e veramente singolare di sputo ostile (l’immissione del veleno) cacciato via da una leccata ostile, come meno per meno fa più; e se il serpente è stato ucciso, la lingua deve essere ripulita contro le sue squame, e la sua spoglia apostrofata in modo sarcastico: O leccatore uscito dalla caverna, hai inghiottito l’occhio di Ra? O abitante del buco, hai leccato l’occhio di Baba?

Della corte di Ra, il babbuino Baba era il dio più feroce e intrattabile, ed è inoltre noto che i babbuini mangiano i serpenti: il senso di questa apostrofe era dunque una derisione della stupidità del serpente, che era andato a molestare la persona sbagliata.

L’ultimo caso di leccata ostile che vorrei citare è la leccata dei defunti, ovvero il furto deliberato delle energie necessarie ad una persona deceduta per il suo viaggio di resurrezione: una pratica che poteva assumere varie forme, dall’abuso sessuale sul cadavere alla profanazione della tomba da parte dei predatori.

Si temeva questo genere di attacchi tanto da parte dei vivi quanto dai morti, e anche da altre entità del mondo sottile, come i temuti Quattro Coccodrilli che, quando una persona era morta, partivano minacciosamente dai quattro punti cardinali per venire a leccare il suo ka.

Alcuni esempi di incantesimi protettivi, che venivano inseriti tra le bende delle mummie:

 

Qualsiasi dio, dea, spirito, uomo o donna che mi leccherà cadrà giustiziato, cadrà vittima della magia che è nel mio corpo e delle terribili fiamme della mia bocca.

Le offerte di cibo mi circondano e mi rafforzano, e il mio occhio brucerà chiunque, vivo o morto, maschio o femmina, osi venire contro di me.

Indietro, o Coccodrillo dell’Occidente, perché c’è un serpente nel mio ventre! Io non ti sarò dato, non leccherai il mio farro (sic). Qualsiasi dio o uomo morto che mi leccherà, cadrà negli abissi … (questo incantesimo viene ripetuto per i coccodrilli dell’Est e del Sud, ma non per quello del Nord, del quale si dice che viene prosciugato, e non si sa cosa significhi di preciso).

 

Va aggiunto, per completezza, che la pratica egizia della leccata passò nel Mitraismo: vedi ad esempio questo incantesimo persiano, derivato dall’uso egizio di scrivere su foglie di persea i nomi dei Faraoni per dedicarli a Thoth:

 

Scrivi su una foglia dell’albero di persea il nome di otto lettere, come indicato di seguito; e dopo esserti mantenuto puro per tre giorni, destati prima dell’alba e lecca la foglia mentre la mostri al Sole che sorge; ed allora, il Dio del Sole ti ascolterà con attenzioneora, questo è il nome: IEEOOIAI. Leccalo, in modo di essere protetto.

 

O quest’altro, in cui le azioni di leccare e deglutire sono combinate:

 

Scrivi il nome, con inchiostro di mirra, su due uova. Per quanto riguarda il primo, devi prima purificarti completamente, poi lecca via il nome, rompi l’uovo e buttalo via. Poi prendi l’altro uovo nella mano destra parzialmente aperta, e mostralo al sole all’alba; quindi pronuncia la formula sette volte, apri l’uovo e ingoia il suo contenuto.

 

Il caso della deglutizione è forse quello nel quale il gesto e il suo uso magico sono più strettamente intrecciati. Io credo che il numero di rituali fondati sull’ingestione giunti fino a noi sia scarso proprio perché si pensava che la forza magica insita nel gesto fosse tale da rendere superfluo il rafforzarlo con ulteriori istruzioni; e si può dire che … gli Egizi ingerissero con la stessa naturalezza una manciata di datteri o il nome di un nemico, scritto con inchiostro vegetale su un pezzetto di papiro o su un’ostia.

Prendi un recipiente di miscelazione contenente latte di vacca nera e vino non mescolato con acqua di mare, perché questo è l’inizio e la fine. Poi, dopo aver scritto la tua richiesta sulle due facce di una placca di natron, leccala da un lato, lavala versando il liquido sopra l’altro, leggi la richiesta, scioglila nel recipiente e bevine il contenuto

Per chiudere, L. D. C. mi scrive sottolineando come il corpo rituale dell’Ermetismo arcaico ponga in evidenza, molto più delle sue evoluzioni nei secoli seguenti, l’origine comune col voodoo (da me accennata in articoli come Magia voodoo e La dottrina segreta del voodoo haitiano), anche se nel voodoo ci si rivolge a piani sottili immediatamente percepibili e trasmutabili, mentre dal rito egizio c’è da attendersi che faccia sempre riferimento ad un mito stellare.

E si domanda poi se il circumambulare (dei riti magici) definisca il ruolo di protezione e guardiania nel modo stesso in cui la Costellazione del Drago circonda e custodisce le stelle circumpolario quando incontri le statuette di tori, arieti e capresi debba sempre pensare ai riferimenti zodiacali - il cane ad Orione, eccetera

Ogni volta che compare l’Occhio, viene tirata in ballo Sirio con la sua levata, e quindi purificazione, o la sua scomparsa alias accecamento; ma, naturalmente, questi significati più occulti erano destinati alla casta sacerdotale.

Comunque, chi è più addentro coglierà. Nel suo insieme mi sembra un buon trio di articoli, utile a soprattutto a comprendere le origini delle analogie tra le “correnti”.

Grazie amica mia, spero che siano piaciuti anche agli altri lettori.

Daniele Mansuino


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