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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Carlo Francovich e la Massoneria

Febbraio 2019

 

Carlo Francovich (1910-1990), nato a Fiume da una nobile famiglia, si era trasferito a Firenze dopo la prima guerra mondiale, e si era distinto fin dagli anni dell’università per i suoi ideali antiautoritari e antifascisti. Dopo l’8 settembre 1943, militò nelle file dei partigiani legati al Partito d’Azione e venne arrestato.
Dopo il 1945, poté finalmente dedicarsi alla sua grande passione: il mestiere dello storico, nel quale dimostrò grande talento e la massima precisione documentaria. Fu il primo storico italiano ad attirare l’attenzione sugli Illuminati di Baviera, dei quali illustrò in due saggi la natura di movimento politico egalitario, precursore del socialismo (ah, se certi complottisti di oggi leggessero i suoi scritti!).
A parte questo, il grosso del suo lavoro fu concentrato su due filoni di ricerca: da una parte gli studi napoleonici e risorgimentali, dall’altro la Resistenza. Insegnò storia del Risorgimento presso le Università di Siena e di Firenze, fu prima direttore e poi presidente dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana.
Nel 2013 è stata ripubblicata la sua Storia della Massoneria in Italia: un libro esclusivamente dedicato alla Massoneria settecentesca, fino alla Rivoluzione Francese. Consiglio davvero ai miei lettori di procurarselo, perché la ricchezza della documentazione è ammirevole, ed è scritto molto bene.
A parte questo, è stato un piacere per me - Massone con idee di sinistra - il poter leggere un testo sulla Massoneria scritto da un esponente della sinistra con obbiettività e serietà; e Francovich non si rivelò neanche smemorato, come lo sono da sempre molti storici di ogni colore, sulle persecuzioni inflitte dalla Chiesa ai Massoni - un argomento sul quale molti farebbero bene a riflettere.
Potrei andare avanti a lodarne gli aspetti positivi per parecchie pagine, ma non è ciò che voglio fare, perché questo libro ha - secondo me - un grave difetto: l’adesione, da parte di Francovich, all’idea che la Massoneria di indirizzo esoterico possa essere identificata con la sua parte più reazionaria.
Era questa una concezione piuttosto diffusa nel primo trentennio dell’ultimo dopoguerra, ed era anche avallata - bisogna dire - da alcuni importanti storici di parte massonica: i quali, facendosi portavoce dell’indirizzo massonico allora dominante in Italia, consideravano prioritario concentrarsi sui meriti della Massoneria in favore del libero pensiero, dei diritti civili eccetera.
Per questo, l’oggetto dei loro studi era soprattutto il periodo della Massoneria postrisorgimentale, caratterizzato dalla contrapposizione tra un Rito Scozzese di destra (o meglio, altoborghese) che  ospitava i Fratelli disposti a spendere più denaro per ottenere i cosiddetti alti gradi, e un Rito Simbolico Italiano che riconosceva l’intero percorso massonico nell’ottenimento del grado di Maestro (e quindi era considerato di sinistra, nella misura in cui accoglieva la maggioranza dei Fratelli meno abbienti); e da questo si può già intuire come Francovich sia partito, negli studi sulla nostra Istituzione, con un certo pregiudizio anti-scozzese.
Però, ai nostri occhi di Massoni contemporanei, gli studi prodotti da quella scuola di storici rivelano due limiti importanti: 1 - non conoscevano bene l’esoterismo (del resto, a quei tempi, i Massoni italiani che ne capissero qualcosa erano davvero pochi) e 2 - non conoscevano la storia della Massoneria britannica, nonché il ruolo da essa esercitato sullo sviluppo delle Massonerie continentali: un’ignoranza che, in certi autori, risulta essere tanto estesa da sbalordirmi ogni giorno - d’accordo, a quei tempi non c’era internet, ma qualche buon libro in inglese avrebbero potuto farselo arrivare.
Inoltre, non ha molto senso analizzare la Massoneria del Settecento sulla base di uno schema che è stato sviluppato dall’osservazione della Massoneria dell’Ottocento; eppure, purtroppo, Francovich cade ripetutamente in questo sbaglio, il che lo costringe talvolta a fare incredibili acrobazie per far collimare gli avvenimenti a cui si trova davanti con le sue idee preconcette.
Ripeto, non ho nessuna intenzione di sferrargli un attacco postumo, e del resto non ne avrei neanche l’autorità - non sono uno storico, sono solo un modesto esoterista. Ma mi sembra una buona occasione per riflettere su come, spesso, i normali metodi di indagine storica non si rivelino sufficienti per una corretta analisi della Massoneria: l’aspetto esoterico ne sfugge, e nel caso di molti eventi che appaiono inspiegabili è proprio questo il più importante.
La principale applicazione, da parte di Francovich, dello schema ottocentesco al Settecento si traduce nel teorema per cui sarebbe a quei tempi esistita una Massoneria inglese in tre gradi (e quindi segnatamente più democratica), alla quale andrebbe opposta una Massoneria scozzese che inventò il Rito Scozzese; ma sfortunatamente, le cose erano esattamente il contrario di quanto lui suppone.
La prima cosa da sottolineare, che del resto nota anche lui, è che la Massoneria scozzese come la conosciamo in Italia non è di origine scozzese, ma francese.
Ora, riguardo alle modalità del passaggio precedente - ovvero il trapianto della ritualità scozzese dalla Scozia alla Francia - né Francovich né gli altri storici massonici del secolo scorso avevano la minima idea; cito soltanto un esempio, René Le Forestier, che nel suo pur bellissimo La Franc-maçonnerie occultiste au XVIII siècle et l’ordre des Élus Coens mostra di ignorare completamente gli antecedenti britannici degli alti gradi francesi di cui tratta.
Era questa una lacuna imbarazzante, ma che offriva ad uno storico un po’ birichino una chance molto ghiotta: la possibilità di parlare di scozzesi senza specificare se si riferiva a quelli veri o a quelli finti… e lo facevano tutti!
Se invece vogliamo capire davvero come sia avvenuto il trapianto della ritualità massonica dalle Isole Britanniche al continente, dovremmo partire dal concetto che i cosiddetti alti gradi del Rito Scozzese esistevano originariamente - nella muratoria operativa inglese - in qualità di Perfezionamenti del grado di Compagno d’Arte. A quei tempi non erano disposti a piramide come nel Rito Scozzese da noi conosciuto, ma venivano praticati qua e là, sulla base delle tradizioni locali.
Nota: con questo non voglio dire che in Gran Bretagna non si fossero sviluppati sistemi in più gradi - c’erano e ci sono, anzi accennerò a un paio di essi più avanti; però la loro influenza sulle vicende generali della Massoneria non fu mai rilevante, e non è assolutamente paragonabile a quella dei corpi rituali in seno alle Massonerie latine.
L’origine leggendaria dei perfezionamenti è trecentesca: li avrebbero insegnati i Templari riparati in Scozia ai muratori operativi nelle cui Logge avevano trovato rifugio, e nei secoli successivi si sarebbero lentamente diffusi verso sud.
Bisogna notare che questa leggenda non è vista di buon occhio dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, che preferisce attenersi all’idea di un’origine inglese della Massoneria senza troppo pronunciarsi su quanto avvenne nei secoli precedenti.
Poiché anche in Italia ci sono Fratelli allineati su questa posizione, mi è capitato di essere bonariamente criticato perché dò credito all’origine scozzese dei perfezionamenti (e proprio riguardo a questo tema ho preparato - con la collaborazione di Giovanni Domma - un articolo, Massoneria e Templari, che uscirà il prossimo mese).
Mi fa quindi molto piacere potermi ritrovare, almeno su questo punto, d’accordo con Francovich quando scrive:
Che nel Medio Evo vi fosse un diretto rapporto fra cavalieri templari - fondatori e costruttori di chiese e di fortezze - e corporazioni muratorie è cosa certa. Come del resto è probabile che dopo la dissoluzione dell’ordine, molti templari, ritornati alla vita laica, si aggregassero alle corporazioni dei muratori, dove sarebbero stati fraternamente accolti, soprattutto nelle Fiandre e nella Scozia sotto il re Robert Bruce, trovando così il modo di perpetuare almeno per un certo tempo il loro ordine. Come infine è probabile che al tempo della maggiore fioritura alimentassero conoscenze e dottrine esoteriche.
Furono proprio i perfezionamenti, col loro suggestivo corredo di leggende bibliche e cavalleresche, a giocare un ruolo importante nell’innamoramento che sbocciò nel corso del diciassettesimo secolo tra gli intellettuali londinesi e le Logge dei muratori; ma quando la Massoneria speculativa vide la luce nel 1717, i suoi fondatori si accorsero di avere per le mani un patrimonio di valore inestimabile, ma difficile da gestire.
Infatti quasi ogni Loggia aveva ricevuto e interpretato i perfezionamenti in modo diverso, e li praticava a modo suo: il che si contrapponeva alla volontà dei Londinesi di forgiare una Massoneria unitaria, nonché abbastanza omogenea dal punto di vista ideologico per poter rappresentare un sostegno alla politica inglese nel mondo.
Di qui varie conseguenze, tra le quali possiamo annoverare: 1- la scelta dei Londinesi di adottare il principio della maestranza allargata, implicante il conferimento ai Massoni di un grado di Maestro uguale per tutti, il famoso terzo grado hiramita (quindi, riguardo a quest’ultimo, Francovich sbaglia laddove suppone di poterlo collegare alla diffusione della Massoneria di indirizzo esoterico - è vero esattamente il contrario, venne introdotto per arginarla), e 2- la contrapposizione tra gli Antients, paladini dei perfezionamenti, e i Moderns sostenitori dei tre gradi: un conflitto la cui data ufficiale d’inizio è il 1751, ma riguardo al quale esiste copiosa documentazione anche molto prima.
In linea di massima, erano sostenitori dei Moderns i Massoni della buona società londinese e i borghesi delle grandi città; erano Antients i Massoni dei piccoli centri - gelosissimi delle tradizioni massoniche locali - e la quasi totalità delle Logge militari, proprio in quanto l’esercito era formato a larga maggioranza da giovani di provincia.
Questa distribuzione, notiamolo di sfuggita, non corrisponde a un altro dogma della prospettiva sposata da Francovich (e non solo da lui - è davvero uno dei tormentoni più allucinanti per chi si occupi delle origini della Massoneria): ovvero che gli Antients fossero stuardisti e i Moderns hannoveriani.
La casata degli Stuart aveva regnato sull’Inghilterra fino al 1707 (ovvero fino a dieci anni prima che la Massoneria speculativa fosse fondata); e nel suo ultimo mezzo secolo, in seguito a complicate vicende che qui non è il caso di sviscerare, una parte della famiglia si era resa protagonista di vari tentativi per restaurare il cattolicesimo. Proprio in seguito a tali eventi il Parlamento inglese li aveva esclusi dalla successione, per rimpiazzarli con una nuova casa regnante: gli Hannover.
Come si può immaginare, l’ombra di avvenimenti tanto clamorosi si prolungò lungamente nel corso del diciottesimo secolo; ed è quindi senz’altro vero che abbia influenzato la Massoneria nella prima parte della sua storia, a partire dal fatto che una casa regnante cattolica non avrebbe mai acconsentito a patrocinare lo sviluppo della Gran Loggia d’Inghilterra.
Ma da questo a supporre che le vicende politiche possano travasarsi pari pari in quelle della Massoneria, ci corre parecchio; e meno che mai per quanto concerne il problema dei perfezionamenti, che era qualcosa che riguardava la coscienza di ogni singolo Massone.
È quindi del tutto improprio pretendere di sovrapporre la dialettica Stuart/Hannover a quella Antient/Moderns; e il fatto che un’intera scuola di storici della Massoneria abbia preteso impunemente di farlo ci offre un quadro piuttosto agghiacciante del livello di comprensione delle dinamiche della nostra Istituzione da parte del mondo profano - il che ci spiega, a sua volta, come si sia potuti giungere ai deliri complottisti dei nostri giorni.
Piuttosto dovrebbe risultare abbastanza chiaro, da quanto ho accennato finora, che (se proprio vogliamo schematizzare) in Inghilterra i sostenitori dei perfezionamenti erano i poveri, mentre quelli della Massoneria in tre gradi erano i ricchi; e se Francovich ne fosse stato al corrente, suppongo che avrebbe avuto il suo bel da fare per spiegarci come mai in Francia (o almeno, nella Francia che dipinge lui) fosse tutto il contrario.
Inoltre, per quanto ovviamente anche Scozzesi e Irlandesi vi abbiano partecipato, quella tra Antients e Moderns era soprattutto una diatriba tra Inglesi: quindi, se nel Settecento qualcuno pensò di portare in Francia i perfezionamenti (ormai non più del grado di Compagno ma del grado di Maestro, in seguito all’adozione della maestranza allargata) non fu certo la Massoneria di Scozia (che non risulta si sia mai intromessa nelle mire espansionistiche della Gran Loggia d’Inghilterra sul continente) bensì quella parte della Massoneria inglese che sosteneva il punto di vista Antient; e a riprova di ciò possiamo notare che, se così non fosse stato, il Rito Scozzese si sarebbe sviluppato nei Paesi latini sul modello della versione che ne viene praticata nella vera Scozia, ovvero l’Early Grand Scottish Rite, mentre invece è completamente diverso.
Avendo ora appurato che una Massoneria scozzese in più gradi da contrapporre a una Massoneria inglese in tre gradi non è mai esistita, vediamo in breve cosa accadde agli inizi del secolo seguente.
Nel 1813, il punto di vista Modern ebbe definitivamente la meglio su quello degli Antients; ma per dare un contentino agli sconfitti, la Gran Loggia Unita d’Inghilterra accolse il perfezionamento che era il simbolo di tutti gli altri, l’Arco Reale (anzi non fu soltanto un contentino, ma una scelta esoterica e politica ben precisa, sulla quale mi sono diffuso in vari articoli), passando in questo modo dalla gestione di tre gradi a quella di quattro.
Non molti anni dopo, venne legalizzata anche la prassi - da sempre diffusa nelle Logge inglesi - di riconoscere alla funzione di Maestro Venerabile una dignità equivalente a quella di un grado; e siamo di fatto a cinque gradi, anche se - per ottemperare all’articolo 2 della Union tra Antients e Moderns, che fissa il numero dei gradi massonici a tre - né l’Arco Reale né il Maestro Venerabile Installato vengono ufficialmente riconosciuti come tali.
Invece la Gran Loggia di Scozia (che, ancora oggi, si può dire che non abbia digerito in pieno né l’accordo tra Antients e Moderns, né il modo in cui il brand Massoneria Scozzese viene usato sul continente) decretò nell’agosto 1817 - proprio in opposizione a quella che avevano interpretato come una tendenza inglese alla moltiplicazione dei gradi - che d’ora innanzi, avrebbe riconosciuto soltanto i tre Gradi Azzurri della Massoneria di San Giovanni; e da quel punto in poi, l’inversione rispetto alla situazione presentata da Francovich è completa.
Il suo approccio fondamentalmente errato mi sembra produca effetti negativi soprattutto nel secondo capitolo del libro: quello dedicato al diffondersi della Massoneria sul continente.
Fin dalle prime battute, Francovich denota una certa difficoltà nel classificare in base al suo schema la prima Loggia britannica su territorio francese, la Royal Irlandais - della quale riscontra la natura di Loggia militare, senza però mostrar di conoscere il ruolo di propagandiste della tradizione Antient che era svolto da questo tipo di Logge; ed ignorando quindi che il modello di Massoneria da essa praticato comprendeva probabilmente già qualcuno di quei perfezionamenti i quali - secondo lui - si sarebbero manifestati in Francia soltanto in un secondo tempo, in seguito alla sovrapposizione di un presunto modello scozzese a più gradi su un presunto modello inglese a tre gradi.
Quando poi nel 1726 si verifica la fondazione della prima Loggia a Parigi (la Saint Thomas), la prima preoccupazione di Francovich è di trovarle un posto nella dialettica Stuart/Hannover, problema che risolve classificandola come stuardista; per cui gli tocca attribuire a dissensi che si sarebbero successivamente manifestati tra stuardisti e hannoveriani la gemmazione dalla Saint Thomas di una seconda Officina, la Saint Thomas au louis d’argent (dovevano essere hannoveriani davvero all’acqua di rose, se la battezzarono col nome dello stesso Santo cattolico cui gli stuardisti si erano ispirati!).
Comunque, la prova che questa seconda Loggia fosse hannoveriana risiederebbe nel fatto che fu la prima Officina di Francia ad ottenere - il 3 aprile 1732 - il riconoscimento della Gran Loggia d’Inghilterra; e che quando, tre anni dopo, accolse nelle sue file un personaggio molto importante (il Conte di Saint Florentin, Segretario di Stato di Luigi XV), si fosse mosso da Londra per riceverlo addirittura Desaguliers.
Ma sfortunatamente a quella cerimonia era presente anche Charles Lennox, secondo Duca di Richmond (1701-1750), del quale ai giorni nostri viene ricordata soprattutto la passione per il cricket, ma che a quei tempi era noto soprattutto per l’accanito stuardismo dell’amata moglie, la famosa Lady Cadogan… un dettaglio che scompagina completamente lo schema di Francovich, il quale si sfoga sull’incolpevole Duca definendolo un esempio lampante della confusione e dell’opportunismo manifestatesi nelle Logge sotto l’insegna della tolleranza - e poi, per non dover pagare il pegno di abdicare del tutto alla propria visione, conclude (bontà sua) che trovandolo ora al fianco di Desaguliers nella loggia parigina, si può arguire che fino da quell’anno fosse già in atto un notevole avvicinamento tra le due massonerie
Le cose vanno ancora peggio quando si tratta di affrontare la figura di André Michel Ramsay (1686-1743), passato alla storia come l’inventore del Rito Scozzese - una cosa che ha sempre colpito parecchio l’immaginazione dei complottisti, che se la sono presa con lui dandogli addirittura del satanista, e confezionando a questo proposito un’ampia documentazione davvero spassosa (parrebbe proprio che nella loro etica inventare il Rito Scozzese sia uno dei massimi crimini che un uomo possa aver commesso, se è vero che nell’ottocento accuse ancora più terribili vennero scagliate contro un altro dei suoi presunti inventori, Albert Pike).
In verità il lettore di questo articolo (anche senza una particolare preparazione in materia, bensì fondandosi esclusivamente sulle mie annotazioni) avrà già capito che Ramsay non può aver inventato il Rito Scozzese, come nessuno può averlo fatto: infatti prese forma poco a poco, mano a mano che gli Antients portavano Oltremanica, casualmente e disordinatamente, i perfezionamenti - alcuni dei quali (proprio come era avvenuto in Inghilterra alcuni secoli prima) trovavano accoglienza in una data zona del Paese, altri in un’altra.
I giochi grossi sarebbero venuti dopo, quando (come in Inghilterra un secolo prima) anche in Francia qualcuno cominciò a pensare alla Massoneria come ad una merce esportabile: soltanto allora si manifestò il problema di riordinare il caos massonico imperante nel Paese (Ordo ab Chao), e fu così che cominciarono a prendere forma i corpi rituali latini.
Poiché a Francovich questo sfugge, eccolo sorprendersi perché Ramsay (secondo lui, paladino degli alti gradi) nel corso di un suo soggiorno londinese sia stato accettato nella Royal Society, roccaforte dei Moderns (e quindi, sempre secondo lui, della Massoneria in tre gradi).
Poi, nel famoso Discorso di Ramsay (riguardo al quale, tra parentesi, esistono dubbi che sia stato mai pronunciato), lo schema scozzesi a destra, simbolici a sinistra gli impone di leggere che egli respinge l’interpretazione corporativa della massoneria; respinge le premesse borghesi ed ugualitarie della massoneria inglese per attribuirle una discendenza aristocratica e cavalleresca, onde fare appello alla giovane nobiltà franceseCon questo discorso, che pone le premesse di una dottrina segreta e delle origini cavalleresche dell’ordine, nasce lo scozzesismo e nascono gli alti gradi massonici che tanta confusione hanno recato nella storia della libera muratoria…
Quest’ultima affermazione ci appare piuttosto assurda se pensiamo che i perfezionamenti di origine cavalleresca esistono fin dal trecento e che, da allora in poi, non risulta che in Gran Bretagna la loro diffusione sia mai stata legata al livello sociale di chi li praticava.
Ecco comunque le conclusioni che Carlo Francovich trasse dalle sue premesse sbagliate:
Certo è che, con questo discorso, si verifica una svolta nella vicenda massonica. Ramsay, facendo dei massoni i discendenti, gli eredi, dei crociati e facendo derivare dalla Scozia la rinascita dell’ordine, lo legava in un certo senso alla casta nobiliare e alla causa cattolica degli Stuart, contrapponendo al mito razionalista e ugualitario della libera muratoria inglese la mistica leggenda cavalleresca e nobiliare.
Traduzione in breve: Cari amici della sinistra, non tutti i Massoni sono cattivi, soltanto quelli Scozzesi, quelli Inglesi sono buoni.
Continua: Ma l’istituzione degli alti gradi non aveva solo lo scopo di sostituire una tradizione, una leggenda all’altra per accontentare la vanità aristocratica dei fratelli francesi; essa offriva anche un diritto di cittadinanza massonica ai cultori delle scienze occulte e soprattutto agli alchimisti, presenti in Francia, come nel resto di Europa… da qui non solo il moltiplicarsi dei gradi, ma anche dei sistemi, ognuno dei quali si arrogava di essere il più antico e il più autentico, nonché l’unico in condizione di appagare l’aspirazione dell’adepto a conoscenze nuove e misteriose.
Traduzione: Ahimè, purtroppo gli Scozzesi cattivi si sono alleati con Mefisto… e perdonatemi se, per una volta, faccio un po’ il complottista anch’io, ma mi è venuto il pensiero pellegrino che un discorso del genere potesse anche sottintendere: …ma per fortuna, un giorno arriverà Tex, prenderà il controllo della Massoneria e darà ai cattivi la giusta punizione - per cui, vi avverto già fin d’ora, non scandalizzatevi se Tex dovesse fare amicizia coi Massoni inglesi - perché quelli, come vi ho già detto, sono buoni...
Questa bizzarra esegesi è frutto della mia immaginazione, ovviamente: quindi, come è un caso che a partire dal 1994 il piano della P2 sia stato attuato in politica da Berlusconi, senz’altro è anche un caso che nel 1993 lo schema proposto da Francovich sia stato attuato in Massoneria da Di Bernardo.

 

  Daniele Mansuino

 

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