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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli


Carlos Castaneda e l’Esploratore Blu

Ottobre 2025


Circa trent’anni fa, l’uscita in Italia di L’Arte di Sognare di Castaneda segnò una tappa importante del mio percorso, perché quello era il periodo in cui il mio punto d’unione si spostava con la massima facilità, e viaggiavo nei mondi di sogno praticamente tutte le notti - e proprio allora, come mandato dal cielo, L’Arte di Sognare arrivò a farmi da guida, insegnandomi nozioni fondamentali come l’identificazione degli esploratori, il mondo degli esseri inorganici, eccetera.
Non sempre, quando si parla dei libri di Castaneda, lo sento citare; ma questo è perché, sebbene sia un libro bellissimo, è molto tecnico - il suo scopo è addestrare chi pratica la stregoneria, l’intrattenere i fans è solo un obiettivo secondario.
Personalmente, devo a L’Arte di Sognare l’essere riuscito a scrivere Il Lavoro sui Sogni, che è diventato un evergreen di questa rubrica; e non solo, se non fossi diventato così competente nello sciamanesimo diretto non avrei mai avuto il coraggio di andare, nel 1995, a Tuvalu, alla ricerca dei tino faivelakau - e da lì, non sarei andato a Nauru … insomma, la mia vita avrebbe seguito un percorso diverso.
Ora, chiunque abbia letto L’Arte di Sognare si è commosso con Castaneda sul destino di uno dei suoi personaggi più importanti, l’Esploratore Blu:

Nella mia successiva sessione di sogno, a casa, si scatenò l’inferno. Raggiunsi il mondo delle ombre, come avevo fatto innumerevoli volte; la differenza era la presenza di una forma di energia blu. Era in mezzo agli altri esseri ombra. Sentii che era possibile che la macchia fosse già stata lì prima e che non l’avessi notata. Non appena la individuai, la mia attenzione onirica fu inevitabilmente attratta da quella macchia di energia. In pochi secondi, le ero accanto. Le altre ombre vennero verso di me, come al solito, ma non ci prestai attenzione.
All’improvviso, la figura blu e rotonda si trasformò nella bambina che avevo visto prima. Sporse il suo collo sottile, delicato e lungo da un lato e disse, con un sussurro appena udibile: “Aiutami”...
Un’ondata di emozioni inquietanti mi percorse e, ancora una volta, non la percepii lì, nel mondo delle ombre. La percepii in un altro luogo. Fui profondamente agitato dall’ovvia ma velata consapevolezza che esisteva una connessione viva tra il me che stava vivendo quell’esperienza e una fonte di energia, una fonte di sensazioni sensoriali situata altrove. Mi resi conto che questo altrove era il mio vero corpo fisico, che dormiva nel mio letto.
Nell’istante in cui ebbi questo pensiero, gli esseri ombra si allontanarono in fretta e la bambina rimase sola nel mio campo visivo. La osservai e mi convinsi di conoscerla. Sembrava vacillare, come se stesse per svenire. Un’ondata sconfinata di affetto per lei mi avvolse...
Lasciato a me stesso, ero impotente. Ho tentato di dirigere i miei pensieri verso la bambina. Era inutile. Eravamo separati da una membrana di energia che non riuscivo a penetrare.
La bambina sembrò comprendere la mia disperazione e comunicò con me, direttamente nei miei pensieri. Mi disse, in sostanza, quello che don Juan aveva già detto: che era un’esploratrice intrappolata nelle reti di quel mondo. Poi aggiunse che aveva assunto la forma di una bambina perché quella forma era familiare sia a me che a lei e che aveva bisogno del mio aiuto tanto quanto io del suo. Me lo disse in un unico, energico flusso di emozioni, come parole che mi giunsero all'improvviso. Non ebbi difficoltà a capirla, sebbene fosse la prima volta che mi accadeva una cosa del genere.
Non sapevo cosa fare. Cercai di trasmetterle la mia sensazione di incapacità. Sembrò comprendermi all'istante. Mi rivolse un appello silenzioso con uno sguardo ardente. Sorrise persino, come per farmi capire che aveva lasciato a me il compito di liberarla dai suoi legami. Quando ribattei, in un pensiero, che non avevo alcuna capacità, mi diede l’impressione di una bambina isterica in preda alla disperazione.
Cercai freneticamente di parlarle. La bambina piangeva, come piangerebbe una bambina della sua età, per disperazione e paura. Non ce la facevo. Mi avventai su di lei, ma senza alcun risultato. La mia massa energetica la travolse. La mia idea era di sollevarla e portarla con me.
Tentai la stessa manovra più e più volte fino allo sfinimento. Mi fermai a riflettere sulla mia prossima mossa. Temevo che la mia attenzione onirica si stesse affievolendo e che l’avrei persa di vista. Dubitavo che gli esseri inorganici mi avrebbero riportato in quella specifica parte del loro regno. Mi sembrava che quella sarebbe stata la mia ultima visita: quella che contava.
Poi ho fatto qualcosa di impensabile. Prima che la mia attenzione sognante svanisse, urlai forte e proclamai la mia intenzione di fondere la mia energia con quella di quell’esploratore prigioniero, e di liberarlo...

Ora… la storia dell’Esploratore Blu nei mondi di sogno è decisamente meno interessante del ruolo che rivestì nella storia personale di Castaneda, di cui fu l’amante nell’ultimo periodo della sua vita.
In realtà, è una cosa poco nota che Castaneda, nei suoi ultimi anni, era uscito allo scoperto: infatti, negli anni novanta del secolo scorso, lui ed altre persone della sua cerchia dichiaravano apertamente di risiedere presso una villa in Pandora Avenue a Westwood, che era stata da lui acquistata nel 1973.
Questa svolta era stata decisa in vista della pubblicazione di quello che in Italia sarebbe diventato Tensegrità, e che in USA è Magical Passes: il progetto era di cominciare a tenere workshop per spiegare meglio la disciplina illustrata nel libro.
Il gruppo informale costituito dalla cerchia più intima di Castaneda risaliva agli anni settanta, e non si estese mai oltre due o tre decine di persone.
Della sfera più ristretta facevano parte le quattro donne del seguito del nagual, che vivevano con lui, e che manifestavano il proprio rango agli estranei portando i capelli corti e tinti di biondo.
Erano: Taisha Abelar, Florinda Donner-Grau, Carol Tiggs e Patricia Partin, la quale ultima era anche l’Esploratore Blu.
Taisha Abelar (al secolo, Maryann Simko) era nata in Germania da una famiglia di profughi ungheresi, che emigrarono poi in California negli anni cinquanta. A 19 anni, quando studiava all’UCLA, intraprese una relazione con Castaneda, del quale parlava alla sua famiglia come del suo professore. Quando sparì nel 1998, aveva conseguito un master e un dottorato in antropologia, e sembrava avviata a una carriera accademica di successo.
Florinda Donner-Grau (vero nome, Regina Thal) pare avesse sposato Castaneda nel 1993, diventando così la sua seconda moglie (dopo Margaret Runyan e prima di Carol Tiggs); però la notizia non è completamente sicura, per la segretezza maniacale con cui Castaneda circondava la sua vita privata.
Anche Florinda era molto bella, sebbene piccola di statura; tanto il fascino magnetico quanto il fatto che era perennemente in movimento l’avevano fatta soprannominare il colibrì. Ma secondo chi la conobbe, non aveva un buon carattere - traeva piacere dal manipolare le persone, e raccontava molte bugie.
Carol Tiggs (vero nome: Kathleen Pohlman) era stata presentata a Carlos da Florinda. Sua terza moglie e unica donna nagual al suo seguito, è anche la sola componente del seguito che, dopo la morte di Castaneda, non sia scomparsa: ha continuato a girare il mondo tenendo workshop di tensegrità, e così fa tuttora.
Infine Patricia Partin. Era nata il 4 settembre 1957 a Pasadena, da una famiglia borghese, ed aveva incontrato Castaneda dopo la metà degli anni settanta. Lui subito le aveva offerto di andare a vivere con le ragazze del suo seguito, e lei lo aveva fatto, assumendo lo pseudonimo di Nuri Alexander.
Patricia-Nuri era bisessuale, e nel gruppo incominciò subito una relazione con una ragazza di nome Nyei, che nella villa di Westwood occupava la stanza vicino alla sua. In seguito l’avrebbe lasciata per una ragazza più importante nella gerarchia castanediana, Zaia; ed infine, nel 1997, avrebbe lasciato Zaia per Halley Van Oosten, la sua compagna fino al termine della vita.
Castaneda la iscrisse anche a scuola, e Nuri fu turbata da questo sviluppo al punto che non si mosse né cambiò posizione per 24 ore, segno per lei di estrema rabbia. Alla fine di questo periodo, tuttavia, si dice che abbia semplicemente sorriso e chiesto: Cosa devo fare adesso? (nota: la scelta di Castaneda si rivelò azzeccata, perché Nuri avrebbe conseguito il diploma della scuola secondaria a mani basse, e negli anni successivi si sarebbe laureata in scienze sociali).
Secondo Nyei, l’Esploratore Blu è stato l’amore della mia vita; una persona e non una persona... era brillante, leggera, snella, eterea, simile a un lupo e graziosa. Aveva ha brillanti occhi azzurri, orecchie che sentivano tutto, e si vestiva in modo impeccabile ma imprevedibile. Era abile nel trovare il ristorante, il brano musicale, l’abito o l’oggetto d'antiquariato più squisito. Era concentrata sulla verità, ed era abile nel farti conoscere il tuo segreto più profondo, o nello svelare il desiderio del tuo cuore. Era una brava imitatricee sapeva anche cucinare bene.
Anche il colpo di fulmine di Carlos nei confronti di Nuri deve essere stato enorme, e condusse in breve tempo allo sviluppo di una cosmologia nagualista fondata su di lei.
Secondo Castaneda, Nuri era la figlia di Carol Tiggs in un altro mondo. La sua energia ha una tonalità blu invece di quella biancastra che hanno la maggior parte degli umani. Mi è capitato di trovare questa agglutinazione energetica blu nel regno degli esseri inorganici. Le chacmools non sono ancora state in quel mondo, ma ne sentono la presenza (nota: le chacmools, anche se non credo che questo termine sia presente nei libri, era il modo in cui chiamava le donne del suo seguito - viene detto chacmool un tipo di scultura di pietra precolombiana).
(Come Carol Tiggs), l’Esploratore Blu (non ingrassa, ma) diventa più minuta col passare del tempo. Potrebbe avere sette anni, e penso che ne impiegherà una cinquantina per maturare completamente.
È precisa, meticolosa e capricciosa. Si arrabbia facilmente, proprio come una bambina di sette anni, quando ti comporti da stronzo, ma poi se ne dimentica subito e ti invita ad andare a giocare a Las Vegas insieme a lei. Ha il demone del gioco, e scommetteva sui cavalli quando Carol era via.
Ora che Carol è tornata, è sua madre al 100%. Anche l’Esploratore Blu è stata via per circa dieci anni, dai sette ai diciassette anni, ed è tornata con noi circa un anno prima di Carol.
L’Esploratore Blu ama portare tutti a Disneyland: è il suo modo per districare i filamenti dell’uovo luminoso. Ed ha molta influenza energetica sul gruppo: certe volte lancia “freccette energetiche” e poi si ritira. Le chacmools non la vedono né le parlano per mesi, e poi arriva lei e cambia le cose, e sconvolge tutto.
L’Esploratore Blu ci aiuta a diventare più resistenti e più disciplinati. Conosce altre posizioni del “punto di unione”, e ci sposta lì. È una freccia blu fiammeggiante, e devi guadagnarti la sua fiducia.
Nuri trae energia da una galassia tra Cassiopea e la Corona Boreale, della quale - secondo don Juan - è originariae potrebbe raccontare storie da farvi rizzare i capellile sue storie sono così estranee perché ha una doppia soggettività, una blu e una umana.
La adoro, ma è molto dura. Fa anche matematica, geometria e calcolo infinitesimale (fatico ad aggiungere: non è il mio campo), e prende sempre “A”, ma non sa come fa.
Quando l’Esploratore Blu era intrappolata nel mondo inorganico, si trovava in una posizione simile a quella degli esseri umani, che sono intrappolati sul piano della realtà oggettiva fino alla morte; e lei ha questo desiderio, che non è un desiderio nostalgico, ma un desiderio di viaggiare e di perdersi viaggiando là fuori. Veniamo da qualche parte e dovremmo continuare il viaggio. L’Esploratore Blu desidera ardentemente andarsene via.
Questa ragazza è il nostro epicentro. Può fare molte cose, ma per il resto è normale... o quasi. La comparsa di questa esploratrice è la conferma dell’estinzione della stirpe di don Juan.
Infine, nelle pagine di Magical Passes - introducendo i cinque esercizi trasmessi dall’Esploratore Blu alle donne del suo seguito - Castaneda dice: il valore dei passi magici dell’Esploratore Blu risiede nella capacità di ciascuno di essi di conferire all’utero la durezza necessaria per raggiungere le sue funzioni secondarie; che possono essere facilmente definite, nel caso dell’Esploratore Blu, come la capacità di essere vigili senza sosta.
Nota: poiché stiamo continuando a parlare di tensegrità (con l’iniziale minuscola in questo caso, in quanto disciplina, e non titolo del libro), mi sento in dovere ancora una volta di spendere in proposito due parole, perché è incredibile quanto oggi sia screditata - Castaneda l’ha copiata dal qi gong, dal tai chi, dal kung fu, e chi più ne ha più ne metta…
Ora: può benissimo averla copiata, non discuto - ma il punto è che funziona - a condizione, notate, di eseguirla in sogno.
L’ho già spiegato in altri articoli, e qui lo ripeto - non lo troverete mai scritto in nessun libro di Castaneda, perché è una cosa che deve avvenire spontaneamente; ma, se imparate a memoria un esercizio di tensegrità da svegli, ed aspettate di ricordarvelo durante il prossimo sogno lucido… ebbene, imparerete allora che tensegrità è forse il più potente complesso di tecniche esoteriche esistente al mondo.
Sarà di grande utilità ai praticanti il conoscere che, di tensegrità, Nuri prediligeva la serie Running Man. Affermava che, nell’antichità, venisse eseguita coi suoni, siano essi suoni della natura, come il vento o la pioggia, o il suono della musica. La velocità e il ritmo con cui venivano eseguiti i passi erano determinati dal suono. L’esecuzione dei passi diventava quindi non volontaria, bensì dettata dai suoni della natura, o da qualsiasi musica venisse suonata (lei la eseguiva con le Quattro Stagioni di Vivaldi).
Nella definizione di Nuri di spazio e tempo, ciò che gli scienziati pensano di spazio e tempo differisce dalla visione degli sciamani; perché l’obiettivo dello sciamano è di far assomigliare il corpo a una palla (l’uovo luminoso, ovviamente).
Gli antichi stregoni identificavano il tempo con l’intento, e lo spazio con l’infinito. Il tempo è un prodotto dell’intento, e non può essere definito. L’uomo moderno conserva una piccola parte dell’intento, e può quindi essere redento.
Lo spazio, o infinito, è la somma totale degli sforzi dell’uomo, ed è più accessibile a noi.
Questi non sono concetti astratti, bensì “unità reali e praticabili”.
La ruota del tempo è come un tunnel di lunghezza e larghezza infinite, con un numero infinito di solchi. Essere in un solco significa viverlo. L’obiettivo è far girare il solco. Si può guardare in qualsiasi solco. Quando si guarda in un solco, si guarda indietro e avanti nel tempo. Questo è un fatto energetico.
Con questa capacità, gli stregoni sono in grado di prevedere il flusso del tempo. Eseguendo i passi di tensegrità, il corpo si trasforma in una palla, e nei solchi si ha la netta sensazione di vedere il flusso del tempo.
L’impeccabilità di un gruppo di stregoni dipende dalla qualità della loro esecuzione dei passi.
Clairgreen, il periodico pubblicato dall’omonima società incaricata della diffusione di tensegrità, pubblicò - negli anni novanta - alcune poesie di Nuri. Una è questa:

È stata concepita in una roulotte dell’Arizona,
dopo una notte passata a giocare a poker,
e a bere birra con gli amici.
Il suo piede è rimasto incastrato
nel pizzo strappato della sua camicia da notte.

Aveva un odore misto di fumo di tabacco
e lacca per capelli Aqua Net;
e lui stava pensando al suo punteggio a bowling,
quando, di colpo, si è trovato in erezione.

Lei si chiedeva come questa vita
potesse durare una vita intera.

Voleva andare in bagno, quando si è ritrovata bloccata a terra.
Lui ha soffocato un rutto mentre veniva concepita;
ma per sua fortuna, i due erano nel deserto,
e in quel momento un coyote ha ululato,
inviando un brivido di desiderio
attraverso il grembo della donna.

Quel brivido è stato
tutto ciò che ha portato al mondo.


È testimonianza quasi unanime che Castaneda fosse un amatore molto impegnato. Citava spesso un consiglio che gli dava suo nonno: Non puoi scopare tutte le donne del mondo, ma puoi provarci.
Pressoché tutte le ragazze della sua cerchia erano molto belle, e una di loro (Amy Wallace, scrittrice figlia del romanziere Irving Wallace) di un incontro ravvicinato con Castaneda ha lasciato questa testimonianza:

Carlos era così nervoso che insistette perché rimanessimo vestiti. Sembrava ansioso di completare il numero in fretta ed era stranamente professionale, evidentemente colpito da ansia da prestazione.
Mentre armeggiava con i bottoni, lo fermai e gli sussurrai: “Rilassati un po', Carlos, baciamoci un attimo”.
Abbracciai teneramente il nagual, e questa pausa portò calore e un tocco di dolcezza al nostro incontro frenetico. Alla fine Carlos superò il suo imbarazzo, dopodiché la mia ansia tornò con tutta la sua forza.
“Ehi, spero che tu non mi abbia messa incinta!” Non avevamo usato alcun metodo contraccettivo, né avevamo parlato di sesso sicuro. Perché non l’avessi fatto, non riuscivo a immaginarlo. Mi veniva voglia di dargli la colpa, come se mi avesse ipnotizzata.
Saltò giù dal letto e si fermò di fronte a me, con le mani sui fianchi. “Metterti incinta? Impossibile: lo sperma del nagual non è umano. Non è compatibile con i tuoi succhi: tu sei umana.”
Si inginocchiò, e mi scrutò delicatamente tra le gambe. “Ah! Ce l’abbiamo fatta! Ti ho piantato una macchia rossa di energia nella la vedo! Non lasciare uscire lo sperma del nagual, nena: brucerà la tua umanità. Se ne esce anche solo una goccia, è un cattivo presagio.”
Guardò di nuovo. “Ah, niente! Ottimo, ottimo.” Corse in bagno e tornò con un fazzoletto di carta, che piegò in un quadrato ordinato. “Lasciamelo appoggiare sulla tua , così non scappa niente.”
“Carlos, non so se voglio farlo di nuovo.”
“Va bene, ragazza, va benissimo. L’abbiamo fatto una volta, per l’Infinito. È tutto ciò che conta. Ma lascia che te lo dica: essere amata dal nagual è come una droga. Finché non inizi a perdere la tua umanità è faticoso, pesante. Dovrai sempre riposare dopo avermi incontrato. Ma ne vorrai ancora di questa droga, te lo giuro!” (Amy Wallace, The Sorcerer’s Apprentice).

Purtroppo, però, sembra che Carlos con le ragazze della sua cerchia non facesse solo l’amore; anzi, sembra che il gruppo che si era formato intorno a lui non avesse niente da invidiare alle più famigerate sette dedite al lavaggio del cervello dei seguaci. Per esempio, gli aspiranti guerrieri venivano esortati a tagliare ogni contatto con le loro vite passate, perché il conservare le relazioni individuali avrebbe loro impedito di proseguire il cammino.
Per interrompere il legame emotivo, ai più riluttanti veniva ordinato di usare violenza fisica sui familiari. Quando il padre di un seguace morì dopo essere stato picchiato dal figlio, Castaneda elogiò quest’ultimo davanti a tutti, ed aggiunse: È proprio come mi aveva detto don Juan - quando lo fai davvero muoiono all’istante, come se stessi schiacciando una pulce - e questo è tutto: pulci.
Nel compito di mantenere il controllo, importante era il ruolo che Carlos aveva affidato a Nuri: osservare il comportamento di tutti, e segnalargli quelli che non si conformavano alla disciplina del gruppo. Era come in quell’episodio di “Ai confini della realtà”, raccontò un seguace, in cui un bambino poteva guardare le persone e farle morire.
Nei workshop di Clairgreen, non era infrequente che Nuri prendesse la parola; e secondo varie testimonianze, il definire ipnotica la sua oratoria non rendeva affatto giustizia al fascino che era in grado di esercitare. Parlava della via del guerriero come di un cammino di solitudine, riuscendo a coinvolgere i presenti in una bolla di malinconia; e poi trasmetteva loro idee originali ed affascinanti, come quella che la memoria dipende dalla fisicità.
Per illustrare questo pensiero, Nuri spiegava che - nella sua precedente esistenza - non era stata bipede come un essere umano; e diceva al pubblico che non si ha idea di quanto l’essere quadrupede possa modificare la visione del mondo, perché le gambe governano la vitalità (e a questo punto mostrava al pubblico le sue, che erano bellissime).
Nel 1995, Castaneda la adottò come figlia (benché, all’epoca, lei avesse già 38 anni - ma la legge americana consente l’adozione degli adulti) - e va precisato che, sebbene la rapida ascesa di Nuri avesse suscitato gelosie, questa scelta non venne biasimata in modo particolare: anche perché si trattava di una scelta sentimentale, quasi del tutto immune da implicazioni economiche.
Infatti, Castaneda aveva fatto le cose per bene nella ripartizione degli utili della Clairgreen, e si vede dai resoconti pubblici come tutti i membri della sua cerchia più ristretta stessero guadagnando cifre molto elevate: insomma una situazione alla quale l’adozione di Nuri non poteva nuocere, e questo è importante per valutare ciò che accadde poi.
Il 27 aprile 1998, Carlos Castaneda moriva per un tumore che gli aveva divorato il fegato.
Quando il corpo era ancora all’obitorio, tre ragazze del seguito (Taisha, Florinda e Nuri) più altre due della cerchia interna (Kylie Lundahl e Talia Bey) si allontanarono in auto, e non vennero mai più viste da nessuno.
Nei giorni precedenti avevano svuotato i propri appartamenti, disdetto i telefoni e le altre utenze della casa, e fatto dono dei propri gioielli ed oggetti di valore agli altri membri della cerchia.
Era stato deciso che il workshop previsto per il 2 maggio si sarebbe tenuto ugualmente. Venne condotto da Carol Tiggs, che diede l’annuncio: anche il seguito del nagual se n’è andato.
Piangendo, ringraziò le chacmools per quello che avevano dato al mondo, e concluse annunciando il via ufficiale all’insegnamento pubblico di tensegrità.
Lasciò poi la parola a Zaia, che parlando a nome dei seguaci ringraziò per la decisione di rendere pubblico l’insegnamento, e promise che tutti si sarebbero impegnati per ottenere da tensegrità il meglio possibile.
Circa una settimana dopo, la Ford Escort rossa di Nuri venne ritrovata nel deserto, presso le Panamint Dunes - in quella Death Valley che era già stata cara a Charlie Manson e alla sua famiglia, una trentina di anni prima.
Secondo le procedure in vigore, la macchina venne trattenuta dai rangers per un’altra settimana, dopodiché la sequestrarono per abbandono. Fu inviata una notifica all’indirizzo riportato sul libretto, ma non si ricevette risposta, ed anche una ricerca nel database delle persone scomparse non diede alcun risultato.
Qualche tempo dopo, l’auto venne venduta all’asta, e nessuno più prestò attenzione alla vicenda fino al 15 febbraio 2003, quando due escursionisti scoprirono ossa sparse nei paraggi delle Panamint Dunes.
Uno degli scopritori, Kevin Barth, dichiarò: Abbiamo notato alcune ossa sparse, e abbiamo pensato che fossero state trascinate dai coyote. Abbiamo montato la tenda e preparato la cena. Era una notte di luna piena, e siamo tornati a guardare le ossa. Siamo tornati giù con le torce, per curiosare.
Fino a quel momento, pensavano di star guardando dei resti animali. Poi l’amico di Barth, Blaine, scorse una mascella con denti e otturazioni. Un brivido ti percorre la schiena quando trovi un cadavere nella Death Valley, disse Barth. Era anche stupito di aver notato le ossa, dato che erano bianche su sfondo bianco.
I due escursionisti segnalarono il ritrovamento il giorno successivo all'ufficio dello sceriffo della contea di Inyo. Le ricerche più approfondite condotte il giorno seguente portarono al ritrovamento di un femore, una mascella, la colonna vertebrale e la parte inferiore dell’osso sacro.
Mancava completamente il cranio, probabilmente divorato dai coyote; e vennero anche ritrovati frammenti di un paio di pantaloni rosa, un coltellino svizzero e un disco di metallo argentato, grande quanto una moneta da mezzo dollaro ma più spesso, con sopra raffigurata una lama di coltello curva che si apre.
Sulla base delle tecnologie di allora, l’analisi del DNA venne esclusa, in quanto il cadavere era troppo prosciugato dal sole; però la notizia arrivò a Halley Van Oosten, che si recò ad esaminare i ritrovamenti, e - senza esserne certa - dichiarò che il coltellino avrebbe potuto essere quello di Nuri.
L’analisi del DNA sarebbe stata poi realizzata nel 2006, ed il cadavere venne ufficialmente identificato: era Nuri Alexander.
Per quanto venne ricostruito, era partita da Westwood il 2 maggio, forse dopo il workshop. Aveva puntato la prua della Escort verso il deserto, ed aveva guidato fino allo sfinimento; e quando non ne aveva potuto più, aveva camminato sotto il sole in attesa che il fuoco dal profondo la divorasse (non è un metodo di suicidio insolito da quelle parti).

Nel 2018 lo scrittore Manuel Carballal, autore di The Secret Life of Carlos Castaneda, avrebbe richiamato l’attenzione sulle analogie tra Castaneda e Charlie Manson: both of them lead a sect in California in the sixties, they were both called Carlos, were short and looked alike. The difference is that Castaneda got something more remarkable than to induce people to kill: he got them to commit suicide.
E poi, naturalmente: tutti e due hanno seguaci le cui ossa imbiancano nella Death Valley.


Daniele Mansuino


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