Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
Il gioco degli scacchi enochiani
Aprile 2011
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Il mondo, o perlomeno una sua piccola parte, seppe dell’esistenza degli scacchi enochiani nel 1942, quando Israel Regardie diede alle stampe The Golden Dawn (in italiano: La Magia della Golden Dawn), divulgando per la prima volta una parte dei rituali della più importante società magica britannica di fine ottocento.
La parte finale dell’opera era dedicata alla magia enochiana, che la Golden Dawn aveva adottato e rielaborato (anche in forme che molti esoteristi trovano discutibili), e l’ultimo capitolo al gioco degli scacchi enochiani, sottolineando con questa collocazione la sua grande importanza.
Questo gioco è palesemente un derivato del più noto antenato degli scacchi, l’indiano chaturanga. Ci sono grandi somiglianze nella disposizione dei pezzi e nelle regole secondo cui vengono mossi, ma non altrettanto si può dire delle norme e delle finalità del gioco, che sono assai diverse: sebbene infatti possano essere giocati anche a scopo agonistico, gli scacchi enochiani sono in primo luogo un sistema di divinazione.
Inoltre, i maestri più esperti affermano che possa essere utilizzato anche per influenzare il decorso della realtà: basta a questo scopo che prima dell’inizio della partita non ci si concentri su qualcosa che vogliamo sapere, ma su un desiderio o un progetto, e che l’operatore adempia a determinate pratiche rituali cui accennerò nella parte finale di questo articolo.
Esperimenti del genere sono stati tentati da gruppi di quattro maestri e pare abbiano dato risultati positivi, tanto che Regardie poté definire il gioco un sistema completo di iniziazione e una profonda filosofia magica. Quanto a Steve Nichols – il massimo teorico del gioco, nonché paladino della diffusione degli scacchi enochiani ai nostri giorni – non esita a indicarlo come la più elevata forma di operatività della magia enochiana, e si domanda: could Enochian Chess, which is microcosmic magikal warfare, conceivably be the mysterious (Enochian) War Engine for which Crowley searched in vain?
Rispondendosi: I think maybe so.
Considerata la somiglianza col chaturanga, molti hanno supposto che gli scacchi enochiani siano una tardiva elaborazione apocrifa del sistema enochiano operata in seno alla Golden Dawn, ma non è così. Per quanto John Dee non abbia mai scritto niente a riguardo e le Scacchiere da lui usate non siano mai state ritrovate, una prova abbastanza indiscutibile dell’autenticità del gioco è fornita da Robert Hooke, che nel 1677 a proposito del sistema enochiano scriveva: this system enabled a person to set out a secret message in what purported to be a confrontation between himself and spiritual creatures, or, when necessary, by the moving of objects resembling pieces of a game of chess so that each move gave an item of information.
Del resto, tutti i grandi esoteristi del Rinascimento erano maestri nella conoscenza dei giochi da tavolo, che allora molto più di oggi venivano rivestiti di significati magici o allegorici. Secondo l’archeologo Stewart Culin, l’antenato di tutti sarebbe la divinazione con le frecce, che veniva praticata nel Neolitico servendosi di frecce di diversa lunghezza. Per Nichols, un filo ininterrotto si dipana da questo gioco primitivo agli scacchi enochiani passando attraverso al gran numero di giochi medievali di carattere sia ludico che divinatorio: le carte lunghe coreane, il nyout e l’i-ching cinesi, il tjong-kyeng-to coreano e tibetano, il senet egizio, i dadi, il go giapponese, l’indiano pachisi, il birmano pausat, l’azteco patoli (le cui somiglianze col pausat sono sbalorditive), e non li ho citati tutti.
C’è inoltre un gioco divinatorio druso chiamato edris-a-jin che secondo la leggenda fu inventato dal profeta Enoch: si gioca su una scacchiera assai complessa le cui 16 caselle centrali, dette serai, sono divise in 4 settori come negli scacchi enochiani attuali.
Notevoli le somiglianze anche con il gioco delle quattro stagioni, di origine araba, citato nel tredicesimo secolo nel Libro Del Alcedrex di Alfonso X di Castiglia: un classico del Rinascimento che senza dubbio John Dee conosceva. Come nell’edris-a-jin, le sedici caselle centrali erano divise in quattro; si dice che a partire dall’undicesimo secolo i quattro settori venissero dipinti con colori diversi (verde, rosso, nero e bianco). Le regole generali erano molto simili a quelle del chaturanga.
In Europa, tra gli antenati degli scacchi enochiani si possono enumerare i fidchell, scacchi celtici, così come il brandbub e il tablut irlandesi, quest’ultimo chiaramente derivato dal pachisi; proprio il rapporto tra tablut e pachisi ci fornisce un’idea di come gli scacchi enochiani potrebbero essersi evoluti dal chaturanga, nel lento spostamento di quest’ultimo verso occidente, mutuando anche nuovi elementi da altri giochi incontrati lungo la via.
Per praticarli sono necessarie quattro Scacchiere, ciascuna corrispondente a uno dei Quattro Elementi. Il numero delle caselle di ogni Scacchiera è di 64 come nel normale gioco degli scacchi: ciascuna corrisponde al complesso dei 64 quadrati serventi di ogni Elemento come sono raffigurati nelle Tavole Elementali enochiane (dette anche Torri di Guardia).
In ciascuna Tavola, i quadrati serventi sono quelli costituenti i due rettangoli da otto quadrati ciascuno che si trovano sotto alle braccia delle quattro Croci Sephirotiche; in ciascuno dei 64 quadrati è contenuta una lettera enochiana che corrisponde al nome di uno spirito elementale.
Ci sono complesse regole che consentono di derivare dalle lettere raffigurate sulla Tavola il nome dello spirito che governa ciascuna casella. Non sono citate di solito nelle opere dedicate agli scacchi enochiani perché giudicate inutili ai fini del lavoro divinatorio, ma il praticante che voglia operare per influenzare la realtà le può trovare in Regardie, insieme alle istruzioni che consentono di visualizzare ed evocare lo spirito stesso, come vedremo più avanti.
Ognuna delle quattro Tavole Elementali può essere suddivisa in quadranti subelementali, ciascuno sotto l’influenza di un elemento diverso; è questo il secondo criterio in base al quale le 64 caselle di ogni Scacchiera si differenziano tra loro, e altri due derivano dal fatto che ogni spirito elementale è singolarmente influenzato da differenti fattori legati all’Astrologia, alla Geomanzia, ai Tarocchi e all’alfabeto ebraico.
Nel complesso, la natura di ciascuno di essi può essere definita come l’intercorso di quattro forze, simbolicamente esprimibili mediante i colori corrispondenti agli Elementi secondo il sistema della Golden Dawn: giallo per l’Aria, azzurro per l’Acqua, nero per la Terra, rosso per il Fuoco.
Da questo deriva che ogni casella di ogni Scacchiera appare divisa in quattro secondo le due diagonali: dovrebbe essere visualizzata come una piramide, i cui lati sono dipinti coi colori corrispondenti alla natura dell’influenza rappresentata.
Sulle rare Scacchiere da studio viene raffigurato in ogni casella, al sommo della piramide, un piccolo quadrato bianco contenente la lettera corrispondente allo spirito che vi abita, e sulle pareti colorate i relativi simboli planetari, qabbalistici eccetera; ma nella maggioranza delle Scacchiere comunemente in uso figura soltanto la divisione di ogni riquadro nei quattro colori, il che le rende magnifici oggetti psichedelici adatti ad essere raffigurati in grandi dimensioni ed esposti come quadri alle pareti. A detta dei maestri, nei momenti cruciali del gioco i quattro angoli delle Scacchiere fiammeggiano di luce bianca.
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