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di Daniele Mansuino   indice articoli

Jacob Frank e il Frankismo

Aprile 2015

 

Un uomo onesto, che conosceva Frank e il suo carattere, mi ha detto : era un ragazzo senza cervello, spregevole, ignorantissimo e molto brutto. Egli non assomiglia a un uomo, ma a un demone, e non ha la padronanza del linguaggio ma balbetta, fischia e lancia gridi come fanno i galli, completamente incomprensibili per chiunque non vi sia abituato.            (Jacob Emden, SepherShimmush)

 

 

Jacob Frank e il Frankismo

 

Nei miei libri Signori di Volontà e Potere e 666 (quest’ultimo disponibile in download gratuito ai gentili lettori di questo sito) ho esposto come la setta dei Sabbataisti abbia realizzato nel Seicento il quarto rituale maggiore, allo scopo di indurre nell’ambito della civiltà occidentale il fenomeno oggi noto come modernità.
Il quarto rituale maggiore serviva a innestare nelle menti un nuovo modello di pensiero : l’Algoritmo 10, la cui padronanza avrebbe consentito agli esseri umani di elaborare forme più estese di pensiero logico, favorevoli allo sviluppo della tecnologia e della scienza.
I Sabbataisti erano seguaci della qabbalah, e pensavano che fosse compito dell’umanità liberare le scintille divine rimaste prigioniere della materia. Dopo la prematura scomparsa del loro Messia, Sabbathai Zevi (1626-1676), si diffuse nei suoi seguaci la convinzione che la sua anima fosse destinata a tornare sulla Terra finché tale processo non fosse stato ultimato.
La prima reincarnazione di Sabbathai fu identificata in Baruchiah Russo (m. 1720) : uno dei leader del movimento Donmeh, l’associazione fondata a Salonicco negli anni settanta del Seicento da Solomon Florentin e Joseph Filosof (che di Sabbathai era il suocero) per coordinare l’attività dei Sabbataisti convertiti all’Islam.
I Donmeh potevano sposarsi solo tra loro, non con i non credenti, e nell’ambito della loro ritualità (direttamente derivata dal quarto rituale maggiore) erano pratiche correnti lo scambio delle mogli e l’incesto. Col tempo, si erano divisi in tre gruppi : gli Izmirlis (o Cavalleros, o Kapanjilar), facoltosi e colti ; gli Jaklobar, piccoli borghesi e funzionari statali ; i Konyosos (o Karakashlar), povera gente. Ogni gruppo aveva la sua sinagoga, ma il cimitero era in comune.
Dopo la morte di Russo, altri Donmeh di rilievo erano stati sporadicamente additati come la reincarnazione di Sabbathai, ma per lungo tempo nessuno aveva saputo dimostrare sufficiente autorità per convincere tutti. Bisognò attendere la metà del diciottesimo secolo per l’apparizione di un’altra personalità eccezionale : Jacob Frank (1726-1791).
Era nato in Podolia (Ucraina sud-occidentale) da una famiglia benestante. Il padre era un noto mercante ; seguendolo nella sua professione, Jacob aveva viaggiato un po’ ovunque nei Balcani, entrando in contatto coi seguaci di Baruchiah. Questi incontri l’avevano indotto a trasferirsi in Turchia, dove si era messo in luce fino al punto di diffondere la convinzione che egli fosse la nuova reincarnazione di Sabbathai.
In quegli anni, intorno alla metà del Settecento, i Donmeh stavano attraversando una fase di frammentazione in varie sette, sulla base di sottili distinzioni teologiche. Questa era una situazione forse accettabile nel quadro della società turca, nella quale i dibattiti su temi spirituali erano parte integrante del costume collettivo, e nel caso specifico contribuivano a mantenere desto l’interesse intorno al movimento sabbataista ; ma Frank sapeva bene che l’obbiettivo indicato da Sabbathai era di assumere il controllo della civiltà occidentale, nell’ambito della quale le condizioni erano del tutto diverse.
Ad esempio : sebbene anche in Occidente la diffusione del quarto rituale maggiore fosse stata affidata agli esoteristi (cfr. Signori di Volontà e Potere, cap.17), lo specifico compito del recupero delle scintille era invece stato destinato a persone di tutt’altro genere - industriali, tecnici, meccanici, scienziati ; insomma, personalità per le quali potevano funzionare solo adattamenti dell’Algoritmo 10 molto semplici, e gli studi qabbalisti rappresentavano un impaccio.
Di conseguenza, il soggiorno di Frank in Turchia servì a convincerlo della necessità di semplificare il messaggio di Sabbathai ; e la prima e più necessaria semplificazione perché potesse imporsi in Occidente, era che abbandonasse le proprie connotazioni qabbaliste.
In questo modo prese forma poco per volta il Frankismo, detto anche la Via di Edom ; nella quale sotto il fardello del silenzio, il vero credente - che ha Dio nel suo cuore segreto - deve passare attraverso tutte le religioni, tutti i riti e tutti gli ordini stabiliti senza accettarne nessuno, anzi annientandoli tutti dall’interno, e instaurando così la vera libertà.
La religione organizzata è solo un manto da indossare e da gettare sulla via che porta alla sacra conoscenza ; la gnosi del luogo dove tutti i valori tradizionali vengono distrutti nel fiume della vita.
Questo concetto, molto moderno, è per noi talmente ovvio da farci supporre che sia esistito dalle origini del genere umano, e che le religioni specifiche si siano ad esso sovrapposte ; invece no, è il contrario - è un concetto che non esisteva fino al Settecento, e fu il quarto rituale maggiore a fondarne le basi nelle nostre menti.
E tuttavia, come ho spiegato in 666, nel Settecento - sebbene gli anni di Frank fossero anche quelli dell’Illuminismo - i tempi non erano ancora maturi per liberarsi dalla qabbalah mediante un discorso laico : la sola via praticabile era passare attraverso il Cristianesimo.
Per adempiere a un compito del genere, serviva per prima cosa una Trinità. In quella creata da Frank, le prime due Persone Divine si chiamavano rispettivamente Dio e il Grande Fratello (vi dice niente ?), mentre la terza era un incrocio tra la Vergine Maria e il concetto cristiano di Grazia.
Recentemente, la grande raccolta degli hadith di Frank, il Divrei ha-Adon (Le Parole del Signore) è stata tradotta e pubblicata in inglese da Harris Lenowitz. Il suo tema conduttore, che ricorre ossessivamente sotto il velo di favolette e innocenti giochi di parole, è l’Idea di Dio :

 

Il vero e buon Dio è occulto, del tutto privo di legami con la creazione, in particolare con questo mondo insignificante. E’ lui che si nasconde dietro al “Re dei Re”, che Frank chiama anche “Il Grande Fratello” o “Colui che sta davanti a Dio”. Egli è il Dio della vera fede, che ognuno deve sforzarsi di avvicinare, spezzando il dominio dei tre “capi del mondo” (i tre Dei dell’Ebraismo, dell’Islam e del Cristianesimo) che governano la Terra in questo momento imponendogli legge inadatte (Scholem).
Lo stesso dualismo si riproduce in tutte le cose del mondo ; nulla qui è ciò che sembra, ogni cosa nasconde il suo duplicato, o anche una triplice copia. La riparazione del fallimento di Giacobbe nel raggiungere suo fratello Esaù (integrità) potrà essere raggiunta se il Messia potrà contare su un seguito di devoti forti e ubbidienti, che lo assistano nel lavoro di rifiutare le vecchie tradizioni e i passati modelli di comportamento (Lenowitz).
La posizione del “Grande Fratello” è in qualche modo connessa con la Shekhinah,  che nella terminologia di Frank diviene la Fanciulla (almah) o la Vergine (betulah) ; è evidente che egli cercava di conformare il più possibile questo concetto al concetto cristiano della Vergine (Scholem).
Sul rapporto con la Vergine era incentrata la gran mole dei riti di magia sessuale che i Donmeh avevano ereditato dal Sabbataismo prima maniera. Fu Frank a inaugurare (Baruchiah non l’aveva fatto) l’uso di far rivivere il ruolo della Signora - che Sabbathai aveva attribuito a sua moglie Sara - in una persona specifica ; uso che si sarebbe poi trasmesso anche a varie discipline magiche gemmate più o meno direttamente dal Sabbataismo, fino a Crowley con le sue Donne Scarlatte.

 

Nella prima parte della sua Via di Edom personale, Frank usò parecchie Signore ; in seguito questo ruolo sarebbe stato monopolizzato da sua figlia Eva, donna bellissima, che sarebbe diventata la continuatrice della sua opera. Si dice che la scelta di Eva gli fosse stata suggerita in un’apparizione dalla Madonna di Czestochowa, alla quale egli (non diversamente da Sua Santità Giovanni Paolo II) era molto devoto.
Il rito con cui i Frankisti inscenavano il rigetto della tradizione era la Corte del Grande Fratello : copia fedele del complesso apparato per cui Sabbathai e Sara avevano messo in opera il quarto rituale maggiore.
Lenowitz lo descrive come una sorta di tribunale demiurgico, ma benevolo, nel quale (come nei Due Alberi della tradizione qabbalista) a ogni personaggio positivo faceva sempre riscontro una corrispondente figura negativa : per esempio c’erano due Fanciulle - una venusiana e sottomessa, l’altra lilithiana e aggressiva - che con vari tipi di lavoretti si alternavano nel compito di aprire ai credenti il cammino di Edom (o di Esaù) : il flusso scatenato della vita che libera l’uomo, perché la sua forza non è soggetta ad alcuna legge.
Per raggiungere la meta era necessario abolire e distruggere le leggi, gli insegnamenti e le pratiche che soffocavano la forza della vita ; ma questo doveva essere fatto in segreto, (perché) per riuscirvi era necessario assumere esteriormente le vesti dell’Edom corporeo, cioè il Cristianesimo.
I credenti, o almeno la loro avanguardia, erano già passati attraverso il Giudaismo e l’Islamismo ; ora dovevano completare il viaggio assumendo la fede cristiana, usandola per nascondere il vero nucleo della loro fede in Frank quale vero Messia e Dio vivente, al quale erano dirette in realtà le loro dichiarazioni di fede cristiana (Scholem).
Nel dicembre 1755, Frank rientrò in Podolia con un ristretto numero di seguaci, e la sua venuta non tardò a destare grande clamore : a fine gennaio del 1756 i Frankisti vennero sorpresi mentre celebravano una delle fasi più spinte della Corte del Grande Fratello - in pratica, un’ammucchiata - e vennero tutti arrestati tranne Frank, il quale si era dichiarato cittadino turco.
In seguito, egli avrebbe affermato di aver creato quell’incidente di proposito, per attuare il suo piano. Infatti, prima di allora le sopravvivenze sabbataiste in Ucraina e in Polonia erano andate avanti in un clima di riservatezza, senza quindi essere oggetto di particolari persecuzioni ; ma la risonanza di quegli arresti fu tale da sollevare un’indagine su vasta scala, da cui fu portata alla luce l’intera rete sabbataista del Paese.
A questo, Frank rispose andando a implorare la protezione della Chiesa Cattolica. Si presentò come una guida spirituale che indicava ai seguaci la via per avvicinarsi al Cristianesimo (Scholem), e il Vescovo di Kamienec - allettato dalla prospettiva di una conversione di massa degli Ebrei - prese le sue parti con entusiasmo, diventando il suo primo difensore.
I più accaniti nel protestare furono gli Ebrei ortodossi, che fino ad allora erano vissuti nell’illusione di aver debellato definitivamente l’eresia sabbataista,  e la vedevano ora ripresentarsi sotto le vesti del Frankismo. Allora i Frankisti li sfidarono a un dibattito teologico pubblico (la Disputa di Kamienec - 20-28 giugno 1757), e col Vescovo dalla loro parte li sconfissero clamorosamente : agli Ebrei ortodossi fu addirittura imposto di consegnare tutte le copie del Talmud, che le autorità ecclesiastiche provvidero a bruciare nelle pubbliche piazze.
Dopo questo trionfo, era venuto il momento per Frank di dare un centro al suo movimento. La scelta cadde su Iwanie (oggi Ivano-Zolot, ridente località di montagna dell’Ucraina) ; là i Frankisti ebbero la possibilità di realizzare la Corte del Grande Fratello dal principio alla fine, replicando integralmente il quarto rituale maggiore e attuando probabilmente anche alcuni rituali minori (vedi in proposito Signori di Volontà e Potere).
Nel febbraio 1759 fecero domanda all’Arcivescovato di Leopoli perché il loro movimento venisse riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa. La procedura architettata da Frank prevedeva che fosse organizzata una nuova Disputa, al fine di porre in evidenza la distanza del Frankismo dall’Ebraismo ortodosso in modo ancora più radicale di quanto fosse avvenuto a Kamienec ; dopodiché l’Arcivescovo avrebbe proclamato la compatibilità tra le dottrine frankiste e quelle della Chiesa, al che avrebbe fatto seguito il battesimo collettivo di cinquemila credenti.
Pareva scontato che tutto dovesse andar bene ; ma Frank - pressato da quella parte dei suoi seguaci più preoccupati dall’idea di dover rinunciare alle proprie radici - commise l’errore di eccedere nelle pretese, chiedendo che ai Frankisti venisse riconosciuto lo status inedito di Cristiani di identità ebraica, l’autorizzazione a persistere nel divieto di mangiare maiale, a riposare il sabato, a continuare a leggere i testi qabbalisti e così via ; al che, finì che i Cattolici, inizialmente bendisposti, si irrigidirono, e gli intimarono di accettare il battesimo senza condizioni.
A questo punto, Frank avrebbe fatto volentieri marcia indietro ; ma la Disputa di Leopoli era stata ormai organizzata, e gli Ebrei ortodossi - al corrente delle sue difficoltà - non vedevano l’ora di sfidarlo in pubblico contraddittorio, per umiliarlo e vendicarsi di lui.
Nell’eventualità di stare andando incontro a una persecuzione, Frank decise di sciogliere tutte le comunità frankiste exoteriche. Da quel momento in poi avrebbe lavorato soltanto su cerchie ristrette, prestando più attenzione alla qualità del suo movimento che alla quantità.
Fu così, in quella primavera del 1759, che i Frankisti lasciarono Iwanie, in un’alba di colore blu greve come poche se ne erano viste : la stessa tonalità di blu che oggi si può ammirare sulla bandiera d’Europa.
La Disputa di Leopoli si aprì nella Cattedrale della città il 17 Luglio di quell’anno. I Frankisti avevano portato Sette Proposizioni della loro fede, l’ultima della quale recitava : Il Talmud insegna che gli Ebrei hanno bisogno di sangue cristiano, e chiunque creda nel Talmud è tenuto a servirsene.
Era la cosiddetta Calunnia del sangue, già a più riprese usata nella storia come pretesto di odiosi pogrom ; Frank aveva deciso di inserirla nel suo programma all’ultimo momento, nella speranza di poter rimediare alla rottura delle trattative con l’Arcivescovo con l’offrirgli in olocausto una clamorosa testimonianza di Ebrei contro Ebrei.
Ma la cosa non piacque, e - in modo non del tutto imprevisto - si schierarono contro di lui anche alcuni prelati cattolici : vuoi per motivi di opposizione personale verso l’Arcivescovo, vuoi perché l’intenzione provocatoria di Frank era troppo scoperta, e aveva portato dalla parte degli Ebrei ortodossi gli osservatori più obbiettivi.
Così, la Disputa di Leopoli finì per frammentarsi in mille piccoli dibattiti inconcludenti ; e quando coi giorni divenne chiaro che non si sarebbe cavato un ragno da un buco, il previsto battesimo collettivo dei Frankisti fu rinviato a data da destinarsi.
Era, di fatto, la fine del Frankismo come movimento di massa - anche se è noto che a Leopoli, entro la fine del 1760, furono battezzati nella religione cattolica più di cinquecento credenti, e molte altre centinaia in varie città di Polonia e Ucraina. Ma era lo spirito a essere ormai diverso da quello che Frank aveva concepito : non si facevano Cattolici per salvare il mondo, ma per salvare la pelle.
Quanto a Jacob Frank, la sua apostasia (imitazione perfetta di quella di Sabbathai Zevi, ma a un’altra religione - un tocco di genio creativo il cui ricordo per tutta la vita lo rese molto felice, e riguardo al quale scrisse pagine memorabili nel Divrei ha-Adon) avvenne in presenza del Re di Polonia, del quale era entrato nelle grazie - si dice per merito di Eva, che si era trasferita a Varsavia ed diventata un personaggio molto influente a Corte.
In quello stesso 1760, le sue fortune dovevano conoscere un rivolgimento imprevisto. Venne chiamato in causa in un processo contro alcuni Frankisti che avevano ripudiato la fede cattolica,  e gli piovve sul collo una condanna a tredici anni, che dovette scontare nella Fortezza di Czestochowa. Eppure anche questo non fu per lui un dolore, bensì una gioia, perché in quel modo la sua vita replicava la carcerazione del Messia Sabbathai nella Fortezza di Gallipoli (v. 666) ; e esattamente come in quel caso, l’amicizia di Frank col Re era destinata a trasformare la sua prigionia in un esilio dorato.
In effetti, la scelta di rinunciare al Frankismo come dottrina di massa e puntare su una cerchia ristretta di elevata qualità si stava rivelando vincente : il gruppo frankista di Varsavia era destinato a sfidare le ingiurie del tempo, facendo di sé il cuore della diffusione del quarto rituale maggiore in Occidente fin quasi ai nostri giorni. Quando Frank stava in prigione, i credenti di Varsavia organizzavano vere e proprie scampagnate per andarlo a trovare, cui prendevano parte anche Cavalieri e Dame della Corte ; e tra le mura della Fortezza venivano allegramente celebrati i più estremi dei rituali frankisti - autentiche orge della più sfrenata licenziosità, piamente dedicate alla Madonna di Czestochowa.
Nel 1773 Jacob fu liberato in seguito alla conquista della città da parte dello Zar di Russia, del quale è stato scritto che fosse stato toccato dalla sua fama quale maestro spirituale, e provasse nei suoi confronti una autentica venerazione.
Poi, per conto del Re di Polonia, andò a Vienna, incaricato di una missione presso l’Imperatore Giuseppe II. I due sovrani stavano progettando una guerra contro la Turchia (che poi non fu dichiarata), e si crede che Frank gli avesse offerto i buoni servigi dei Donmeh nel campo dello spionaggio ; in cambio egli sperava di ottenere territori per gli Ebrei convertiti al Cristianesimo (davvero una stranissima forma di protosionismo).
In verità, alcuni Frankisti di Varsavia erano agiati banchieri, e si dice che decine di barili d’oro fossero già stati raccolti dal movimento in vista di quella acquisizione territoriale. Sebbene tutto sia poi andato a monte, si può dire che il Frankismo fu il primo fenomeno storico in cui la potenza degli Ebrei si manifestò non in favore di questa o quella forza politica dei Gentili, ma per un obbiettivo autonomo ; e fu forse l’ultima grande impresa di Frank - quando le sue forze erano ancora intatte - innalzare le colonne dell’associazione frankista di Vienna, che si sarebbe rivelata storicamente ancora più importante di quella di Varsavia.
Si era sparsa in quel periodo la voce che Eva Frank non fosse in realtà figlia di suo padre, bensì figlia illegittima dell’imperatrice Caterina di Russia. Non parrebbe del tutto infondata, perché nei primi decenni dell’Ottocento Eva - che si registrava negli alberghi come Eva Romanov - e gli altri figli di Jacob realizzarono guadagni conducendo operazioni commerciali a nome della casa imperiale russa.
Dopo la morte di Jacob (nel 1792), Eva aveva ormai in mano tutti gli strumenti per fare in modo che la legittima successione del Sabbataismo non proseguisse come un movimento di fede exoterica esposto ad ogni rivolgimento, ma potesse annidarsi nelle cerchie del nascente capitalismo globale.
Già l’opera dei missionari del Settecento (Cagliostro, Martinez, Mesmer, Saint Germain, ecc.) aveva solidamente impregnato di Sabbataismo la Massoneria ; ma l’ondata dei missionari frankisti fu - se possibile - ancora più efficace, potendo selezionare ancora più esclusivi terreni d’azione.
L’organizzazione esclusiva della setta sopravvisse in questo periodo grazie agli agenti che si spostavano da un luogo all’altro, alle riunioni segrete, ai riti religiosi separati e alla disseminazione di una letteratura specificamente frankista (Scholem). In questo modo, la fede nella Santa Religione di Edom poté fare proprie famiglie influentissime alla corte di Vienna come gli Hoenig, i Dobrushka, i Von Hoenigsberg, i Von Hoeningstein, i Von Bienefeld.
Un terzo centro frankista di rilievo sorse a Praga ad opera delle famiglie Wehle e Bondi (sabbataiste della prima ora). Poco attivo in politica, fu tuttavia fondamentale sul piano letterario : per la diffusione - nel primo ventennio dell’Ottocento - delle Lettere Rosse o Lettere di Edom, importante veicolo di propaganda del Frankismo nell’Europa Occidentale.
Il rapporto tra la Qabbalah eretica dei Frankisti e le idee del nuovo Illuminismo è evidente (…) (soprattutto) nei manoscritti superstiti di Praga e nelle tradizioni delle famiglie della Boemia e della Moravia (Scholem), un folto gruppo delle quali emigrò a New York nel 1848-49.
Ma già nel 1823, subito dopo la scomparsa di Eva Frank, il nuovo leader del Frankismo Elias Kaplinski aveva organizzato a Carlsbad una conferenza in cui era stato decretato l’occultamento definitivo dell’associazione ; addirittura, messaggeri erano stati inviati presso le famiglie frankiste di tutta Europa, per far sparire le Lettere Rosse e ogni altra forma di documentazione scritta.

 

Daniele Mansuino

 

 

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