
Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino indice articoli
Tra i vari modi di comunicare l’istruzione ai non informati, lo studioso di Massoneria è particolarmente interessato a due: le leggende e i simboli.
È a questi due, quasi esclusivamente, che è debitore per tutto ciò che sa, e per tutto ciò che può sapere, del sistema filosofico che viene insegnato nell’istituzione; infatti, non c’è modo di raggiungere nessuno degli insegnamenti esoterici dell’Ordine se non attraverso il mezzo di una leggenda o di un simbolo.
(Nei simboli) noi riconosciamo i vari doveri incombenti su tutti gli uomini, che sono stati inculcati in ogni sistema di moralità insegnato dagli antichi patriarchi e filosofi: il nostro dovere verso Dio, il nostro dovere verso noi stessi e il nostro dovere verso tutti gli uomini ... in questo si trova la realtà della Massoneria, e non nelle nostre leggende e allegorie, nelle quali (i simboli) appaiono come velati e nascosti.
(A. G. Mackley, W. J. Hughan e W. R. Singleton: Storia dei Simboli della Massoneria - New York, 1906)
Massoni del Marchio nel sottosuolo
di Daniele Mansuino e Giovanni Domma
Maggio 2025
Oak Island è un’isola della Mahone Bay, Nuova Scozia, costa atlantica canadese.
A quanto ci risulta, il primo in Italia a parlare del mistero che la pervade fu un bravo scrittore per ragazzi, Mino Milani (1928-2022), con il romanzo In fondo al pozzo.
Pubblicato dapprima a puntate su un noto settimanale per ragazzi una sessantina di anni fa, In fondo al pozzo venne ristampato anche nel nuovo millennio, riscuotendo però l’attenzione che hanno di solito i libri per ragazzi, cioè assai poca; il che ha contribuito a mantenere praticamente a zero, nel nostro Paese, la conoscenza di quella che è una delle vicende più importanti della storia della Massoneria (anche gli stessi Massoni non ne sanno niente, o quasi).
Invece, negli USA, il reality show The Curse of Oak Island va avanti da più di dieci stagioni, con un seguito di pubblico notevole, Viene trasmesso nel nostro Paese da una pay-tv, ma non con grande risonanza.
La storia prende le mosse da eventi cui abbiamo già avuto occasione di accennare in altri articoli: nel 1308, dopo la persecuzione in Francia ad opera di Filippo il Bello, parecchi Templari salparono alla volta della Scozia (con le navi, si disse, cariche d’oro), e trovarono rifugio preso la potente famiglia Sinclair.
La leggenda vuole che alcuni di loro avessero poi preso parte ad una spedizione in America finanziata dai Sinclair, e vi avrebbero fondato - prima di Colombo - una o più colonie. Ritorneremo su questo tema nell’articolo del prossimo mese.
Invece, secondo la storia ufficiale, la presenza britannica sulla costa atlantica americana progredì a partire dalla spedizione dei Pilgrim Fathers del 1620; e per quanto riguarda il Canada, la vittoria nella Guerra dei Sette Anni contro la Francia (1756-1763) avviò massicciamente la colonizzazione anglosassone del Paese.
È il caso di notare come, fin da questi primi eventi, l’occupazione dei nuovi territori fu portata avanti con il sostegno di uno spiccato idealismo: la speranza era di poter creare una società egualitaria, immune dalla miseria e dagli squilibri che affliggevano l’Europa.
Se la Bibbia era il testo di base per tutti, anche gli ideali massonici rivestivano un ruolo fondante: fin dai primordi dell’immigrazione, la percentuale di Massoni tra i nuovi coloni fu elevata, anche grazie all’opera di alcuni illuminati personaggi come Thomas Dunckerley (1724-1795), cui abbiamo dedicato un articolo.
La Massoneria venne portata nel Nord America dapprima dalle logge militari, di cui abbiamo avuto varie occasioni di parlare, e poi dai coloni e dagli amministratori governativi. Le prime Logge ufficialmente costituite in America furono a Boston nel 1731, a Norfolk nel 1733 e a Philadelphia nel 1734, quest’ultima ad opera di Benjamin Franklin (1706-1790).
Risale a pochi anni dopo la costituzione della prima Loggia in Nuova Scozia, ad Annapolis Royal nel 1738,:e la prima ad Halifax - la capitale - è del 1750. Il suo primo Maestro Venerabile, il barone Edward Cornwallis (1713-1776), era lo zio del conte Charles Cornwallis (1738-1805), Massone anche lui, sconfitto da George Washington a Yorktown nel 1781 - caso forse unico di un militare massone che si arrende a un altro.
Un giorno del 1795, a Oak Island, tre ragazzi notarono nella boscaglia le tracce di uno scavo; era situato in una radura, al centro di un triangolo equilatero formato da tre querce.
Allora pensarono che potesse essere nascosto lì il tesoro dei pirati; perché si sapeva che, in passato, l’isola era stata utilizzata come rifugio da Capitan Kidd (William Kidd - 1645-1701), tra gli antichi pirati il più legato alla leggenda di un tesoro nascosto - addirittura fino al punto che fu una mappa da lui tracciata ad ispirare a Stevenson l’idea dell’Isola del Tesoro.
A dire la verità, si presume che la misteriosa Isola dello Scheletro di Kidd fosse nel Pacifico, ma la cosa non è sicura; e si può ben capire che, a tre ragazzi nati e cresciuti nel suo mito, certi dettagli non interessassero molto.
Incominciarono a scavare, e sarebbero andati avanti per parecchi giorni, coinvolgendo gradualmente un numero sempre più grande di persone.
A un certo punto, quando erano arrivati a circa tre metri di profondità, si imbatterono in una superficie di legno di quercia. Pensando di aver trovato il cofano del tesoro, si abbandonarono a cinque minuti di folle gioia; ma poi fu una delusione, perché scoprirono che era soltanto una piattaforma.
Nei giorni seguenti ne trovarono un’altra a sei metri, e un’altra ancora a nove metri; a questo punto, la cosa stava diventando strana. Era sempre più chiaro che il buco scavato dai ragazzi stesse inoltrandosi in una struttura sotterranea di grandi dimensioni.
Ancora gli scavatori non sapevano ancora che avrebbero rinvenuto altre sei piattaforme fino a un livello di 27 metri, dove c’era una cripta; e che a trenta metri sarebbe stata rinvenuta una lapide di pietra non autoctona (granito giallo svedese). Era lunga poco meno di 80 cm, larga 40 e alta 25, e una faccia era costellata da incisioni di figure geometriche.
Il ritrovamento della pietra svedese segnò l’inizio dell’aperto coinvolgimento della Massoneria; perché, se consideriamo quanto poche (a dispetto degli sforzi di Dunckerley) erano le Logge del Marchio nell’America del settecento, è un bel caso che ad Halifax ce ne fosse una fin dal 1784, e si scopre dai suoi registri che ben cinque dei Fratelli che ne facevano parte avevano Marchi raffigurati su quella lapide - Adam Fife un quadrato, William Hogg un triangolo, William Matthew una Bibbia, Robert Geddes un punto esclamativo, Robert Bucan un rombo.
Da questo, più di uno di coloro che hanno scritto su Oak Island hanno tratto la conclusione che i Massoni conoscessero l’esistenza del sotterraneo, e prima del ritrovamento lo avessero utilizzato per i loro riti.
Soprattutto il Fratello Scott Clarke, autore di Oak Island Odissey - a Masonic Quest, ha studiato a fondo il problema. La sua opinione è che senz’altro il sotterraneo fosse stato realizzato dai Fratelli, ed il fatto che questi uomini abbiano scolpito i loro segni su una pietra a trenta metri significherebbe che sia stato ancora parzialmente aperto, per l’uso rituale massonico, almeno fino al 1785.
C’è anche la possibilità che questi massoni avessero appreso dei segni o simboli che i depositanti originali avevano inciso, e forse li avessero copiati in onore dei loro predecessori.
Né Clarke si ferma qui. Infatti, nel finale del libro, avanza velatamente un’ipotesi che potremmo definire estrema: che i Fratelli che frequentavano il sotterraneo non fossero dediti alla pratica degli alti gradi massonici, bensì alla loro creazione.
Parrà un’affermazione delirante solo a chi non conosca a fondo quel momento storico; perché, come accennammo anche nel nostro libro Massoneria del Marchio, poco dopo la metà del settecento un gran numero di rituali dei vecchi side degrees britannici scomparve misteriosamente nel nulla.
Sarebbero poi stati sostituiti, verso la fine del secolo, da rituali nuovi che non differivano di molto per i simboli, ma introducevano nel significato impercettibili deviazioni.
Si tratta di un fenomeno ancora da approfondire, cui hanno finora accennato solo pochi tra gli storici migliori della nostra Istituzione, come Neville Cryer (1924-2009).
Un’ipotesi è che la sostituzione fosse opera dei Sabbataisti e dei Frankisti, che proprio negli stessi anni procedevano a un’analoga opera di penetrazione ideologica nell’Europa continentale, pur con mezzi diversi (vedi, p. es., l’articolo di Mansuino Martinismo e Sabbataismo); e se teniamo conto che la loro presenza nelle Americhe era cospicua, l’ipotesi che il sotterraneo di Oak Island potesse essere un loro quartier generale non è impossibile. Da qualche parte, i rituali nuovi dovevano scritti, memorizzati e collaudati prima di essere inseriti nel circuito delle Logge normali; ed in America, le scarse possibilità di confronto con gli originali britannici rendevano l’opera più facile.
Forse verrà il momento in cui qualcuno seguirà a fondo questa pista, e ne sapremo di più; ma in ogni caso, dopo il ritrovamento della pietra svedese, il tesoro non fu più di Capitan Kidd, ma dei Templari.
Nel 1804, un gruppo di Massoni creò una società - la Onslow Company - avente come ragione sociale la prosecuzione degli scavi nel Money Pit in grande stile.
Nell’arco di oltre due secoli, la presenza dei Fratelli - in qualità sia di cercatori sul campo che di investitori - si sarebbe ripetuta in tutte le successive società che sarebbero state costituite per le ricerche a Oak Island. Tra i loro membri più famosi possiamo annoverare Franklin Delano Roosvelt, l’Ammiraglio Byrd e John Wayne.
Nel 1849, subentrò alla Onslow una nuova società in grado di investire capitali maggiori, la Truro Company (sia Onslow che Truro sono cittadine della Nuova Scozia), che scavò un secondo pozzo.
Negli anni della Truro sarebbero stati rinvenuti a una trentina di metri una catena di ferro e vari oggetti di metallo; nonché avvennero ritrovamenti strani ai limiti del surreale, come se i costruttori della misteriosa struttura sotterranea avessero voluto lasciare messaggi in un codice solo a loro noto, che ai visitatori del futuro si chiedeva di decifrare.
Trovarono dunque un livello costituito da ciottoli, su alcuni dei quali erano presenti delle iscrizioni; poi uno di fibre di cocco, un altro di fieno e un altro ancora di argilla blu.
In linea di massima, questi strani reperti venivano interpretati come indizi che ci fosse qualcosa di più interessante al di sotto.
La Truro fallì, però, nel risolvere il problema delle inondazioni, che continuavano a ripetersi in coincidenza con le maree più alte. La causa prima andava ricercata in un sistema di tunnel che era stato preparato dai costruttori per tenere lontani gli intrusi; per cui, nella non facile impresa di identificarne i percorsi, vennero avviate ricerche in varie altre parti dell’isola, che avrebbero condotto a nuove ed impreviste scoperte.
Dal 1861 fu la volta di una terza società, la Oak Island Association, che portò sull’isola sessantatré lavoratori. Aprirono altri quattro pozzi oltre ai due già esistenti, e nel corso di questi scavi la caccia al tesoro mieté la sua prima vittima. Incominciò a circolare la voce che il tesoro dei Templari pretendesse il sacrificio di sette vite prima di essere trovato. Oggi le vittime sono arrivate a sei.
Nel 1863, la teoria che i sotterranei fossero legati in qualche modo al Marchio tornò ad echeggiare in seguito alla scoperta nel Money Pit di una fila di grandi ciottoli, piantati - come lapidi - a quindici metri di profondità: ciascuna di esse recava un simbolo e una scritta, e si disse all’epoca che raffigurassero Maestri del Marchio.
Nel 1864, quando c’erano già nove pozzi, fu individuato il presunto tragitto del tunnel di allagamento. In un punto che transitava relativamente vicino alla superficie, gli vennero applicate due tra le prime pompe elettriche del mondo, e furono cominciati gli scavi per deviarlo.
Nel 1867 viene costituita la quarta società, la Oak Island Eldorado Company, che poco dopo cambia il nome in Halifax Company. Ne seguiranno molte altre.
L’anno seguente, da uno scavo sulla costa settentrionale dell’isola vennero fuori pietre con incisi il simbolo solare (il cerchio con un punto al centro) e croci latine.
Nel 1878, la contadina Sophia Sellers stava arando con i buoi un terreno che si trova a circa un chilometro dal Money Pit; improvvisamente, la terra si aprì e un bue venne inghiottito. Era un altro tunnel ad opera di mano umana, che si inoltrava nella terra fino a profondità insondabili. Venne stimato che si trattasse di un condotto di areazione, ma cosa servisse ad areare non è stato scoperto ancora oggi. Venne chiamato la Cave-in Pit, e diventò una nuova fonte di scavi.
Continuavano a essere rinvenuti antichi oggetti di uso umano a profondità surreali, non solo nel Money Pit ma anche in alcuni dei pozzi nuovi, tra i quali un fischietto da nostromo di osso.
Nel 1897 un frammento di pergamena, con scritto a china qualcosa di illeggibile, fu rinvenuto nella terra che veniva estratta. Pareva che la trapanazione lo avesse strappato da un foglio. Vennero sospesi i lavori, e tutta la terra estratta in quel luogo fu setacciata, ma il foglio non fu trovato.
In quell’anno, il numero dei pozzi era arrivato a diciannove. Da uno di essi, venne trivellato fuori, da una profondità di cinquanta metri, del cemento macinato a mano, secondo l’uso del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Proveniva da una piattaforma che era stata il pavimento di un antico locale, e che forse aveva ceduto proprio a causa delle vibrazioni dovute allo scavo; però nei suoi dintorni non venne rinvenuto niente di rilevante.
Un altro ritrovamento di quell’anno, o secondo altri del 1898, fu un triangolo equilatero di pietra di tre metri di lato, formato da rocce interrate della dimensione di una testa d’uomo. Una linea curva congiungeva dall’esterno gli estremi della base, formando un semicerchio del raggio di circa un metro; un altro segmento partiva dall’apice e puntava verso nord.
1931: dal ventunesimo pozzo saltano fuori un’antica ancora, un’ascia e una lampada a olio.
1933: manufatti di quercia e di porcellana.
1938: il numero degli scavi arriva a cinquantotto.
1960: rinvenuta una pietra con incisioni, datata 1704.
1965: il giorno 17 agosto, un cercatore cade in un pozzo, ed altri quattro perdono la vita nel tentativo di salvarlo, In questo modo, il numero delle vittime di Oak Island arriva a sei.
1967: andando avanti con l’esplorazione del sistema di tunnel, i cercatori superano la profondità di settanta metri.
Viene rinvenuta quello stesso anno una pietra a forma di cuore, dipinta di rosso; è di sicuro un oggetto rituale massonico, legato ad alcuni tipi di iniziazioni praticate nel settecento. È notevole che un oggetto simile figuri, su un’antica lapide, nella Casa Massonica di Halifax.
1969: i primi controlli al radiocarbonio sui reperti di Oak Island suggeriscono la possibilità che la struttura sia stata edificata tra il 1504 e il 1646.
1970: viene intrapresa per la costruzione di una diga che protegga la zona degli scavi dalle maree. Durante questi lavori, ritrovamenti sottomarini svelano che una struttura del genere era già esistita in passato, probabilmente ai tempi in cui il sistema di tunnel venne costruito.
Nello stesso anno, vengono estratte monete in ferro battuto del diciassettesimo secolo, e l’archeologo Ross Wilhelm presenta la sua traduzione di una delle iscrizioni ritrovate negli scavi, affermando che nel sedicesimo secolo Oak Island veniva utilizzata come approdo dai galeoni spagnoli.
Nel 1978, i cantieri vengono muniti di una ferrovia.
Nell’inverno 1979-80 il mare ghiacciò intorno a Oak Island, e 150 metri circa al largo della costa meridionale si formarono quattro buchi nel ghiaccio, di dimensioni dai 5 ai 10 metri di diametro. Si ipotizzò che fossero determinati dall’acqua più calda proveniente dagli sbocchi dei tunnel di allagamento, ma le correnti e la profondità di quella zona scoraggiarono le ricerche.
Nel 1981 un abitatore di Oak Island, disboscando un terreno di sua proprietà, scoprì l’esistenza di una croce latina megalitica, formata da cinque massi di granito da circa dieci tonnellate l’uno, che formano angoli retti perfetti. La lunghezza del braccio breve è di 360 piedi (circa 110 metri), quello più lungo di 867 piedi (264 metri).
Vennero fatti scavi all’intorno, e sotto il masso centrale ne venne rinvenuto un sesto - di arenaria, e quindi più tenero da lavorare - sul quale era stata incisa la figura di un pugnale.
Non si è ancora compreso in quale epoca sia stato costruito questo colossale monumento, né che cosa significhi.
1987: si ripete il fenomeno dei buchi nel ghiaccio.
Nel 1991 fecero scalpore le dichiarazioni di un abitante di Halifax di nome Carl Mosher - un attendibile benestante di 81 anni, lontano discendente da uno dei primi scavatori del Money Pit. Egli affermò che la sua famiglia avesse custodito per decenni venticinque sacchetti d’oro, finché uno zio di nome Edward Vaughan non se ne era appropriato ed era fuggito.
Le ricerche dei giornalisti prima, e degli storici poi, non hanno riscontrato elementi in favore della veridicità di questa storia.
Nel 1993, a poca distanza da un mucchio di pietre che si trova - in superficie - a perpendicolo sulla più accreditata locazione del tesoro, venne trovata una serratura di metallo molto antica, con ancora inserita una chiave a forma di croce.
Riuscirono a farla funzionare, e la faccia della serratura si sollevò, per rivelare sotto di sé … un’altra serratura.
L’ultimo avvenimento di rilievo è del 2013: cominciano le trasmissioni di The Curse of Oak Island. Parecchi oggetti sarebbero stati rinvenuti durante le riprese del reality, tra cui una Squadra risalente al 1620, ed una gemma rossa (una rodolite) identica a quella dei Sommi Sacerdoti dell’Arco Reale.
A parte quelle con il Marchio, le principali analogie massoniche di Oak Island sono quelle con il simbolismo dell’Arco Reale; in particolare, esiste un gran numero di riferimenti al side degree della Massoneria Criptica conosciuto come The Holy Royal Arch of Enoch (presente anche nelle Massonerie latine come 13° grado del Rito Scozzese, Cavaliere del Real Arco), oltre a qualcuno direttamente riferibile all’Arco Reale classico.
Tra questi ultimi, uno è emerso di recente in una mappa della Mahone Bay del 1762, scoperta da Scott Clarke presso il Ministero della Difesa inglese: nella dicitura St. Margarets Bay, è celato un Triplice Tau orientato in modo che il prolungamento della T centrale incroci Oak Island - anzi, proprio il Money Pit.
Secondo il Manual of Freemasonry di Richard Carlile, un significato del Triplice Tau - oltre a quelli spirituali - è Clavis Ad Thesaurum, o Chiave per il Tesoro; ed un altro ancora è Theca ubi res pretiosa deponitur, o Il luogo dove è nascosta una cosa preziosa.
Guardando invece al Royal Arch of Enoch, in questo grado criptico il Tempio sotterraneo di Enoch è scoperto da Tre Maestri, così come il Money Pit venne scoperto da tre ragazzi.
Tre querce formavano un triangolo con lo scavo al centro, come nel rituale è presente un Triangolo d’Oro che porta il Nome di Dio nel centro.
Il Money Pit aveva nove livelli, distanziati di tre metri l’uno dall’altro; il Tempio di Enoch era costituito da Nove Archi, o Livelli, che scendevano verticalmente nella Terra.
Una lapide con caratteri venne scoperta a 30 metri di profondità; una Pietra Cubica con iscrizioni sta all’ingresso del Tempio di Enoch.
Da quanto raccontarono i primi cercatori, la cripta a 27 metri venne scoperta perché gli attrezzi, colpendo la piattaforma che la ricopriva, suonarono a cavo. Lo stesso accade, nell’Arco Reale classico, quando i Tre Maestri (chiamati qui Tre Pellegrini) trovano una cripta contenente un tesoro.
La notte successiva, il Money Pit rimase allagato: dopo la morte di Enoch, nella Genesi viene il Diluvio, e nel Royal Arch of Enoch anche il Tempio viene inondato.
Si verificarono poi due crolli. Quando uno dei Tre Maestri entra nel Nono Livello del Tempio di Enoch, una pietra cadde dalla volta poco dietro di lui. Più avanti, altri Maestri a cui i Segreti del Tempio erano stati negati cercano di penetrarvi di nascosto, e i Nove Archi caddero su di loro.
Ed infine, ovviamente, la cosa che più di tutte accomuna la vicenda di Oak Island con l’Arco Reale è la presenza di un TESORO.
Ed il Tesoro, secondo noi, è la risposta alla domanda: Qual è il significato di Oak Island?
Oak Island è il luogo dove la realtà si fonde con l’immaginazione. È il luogo della legge di analogia ermetica, là dove l’algoritmo massonico si salda con il piano della realtà oggettiva, e fa agire le persone. E fa la storia.
Daniele Mansuino e Giovanni Domma
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