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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

Svolta importante nel Grande Oriente d'Italia

Febbraio 2010
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Mi si impone un pensiero: nelle persone di Giovanni e dei suoi collaboratori, la Massoneria del 2010 ritorna ai giorni eroici della Loggia Itinerante del Cheshire, quando gruppi di appassionati Fratelli macinavano a proprie spese centinaia di miglia, ripagati soltanto dalla gioia e dall’onore indescrivibili di trasmettere ai Fratelli la Luce di un grado nuovo.
In quel caso, si trattava del grado del Marchio; in questo caso propriamente di un grado non si può parlare, ma la sorgente è la stessa - quella strana pulsione etica che nella nostra Istituzione presenta la caratteristica di… sonnecchiare abitualmente (magari fosse in noi tutti i giorni!) e si risveglia ogni tanto con improvvisa potenza, facendo proprie le cause più disparate.
L’abbiamo vista nel Settecento agitare l’anima inquieta di Martinez de Pasqually, instancabile nel percorrere le Logge per seminare il verbo del Martinismo; o nelle Logge militari britanniche, dove i Fratelli aprivano impassibili i lavori sotto il tiro delle cannonate; o nella catena di Fratellanza messa in piedi nel 1925 tra mille pericoli per favorire la fuga all’estero dei Massoni antifascisti; o nei campi di sterminio, dove i Massoni prigionieri si beffavano di Hitler portando all’occhiello della giacca un piccolo, quasi invisibile non ti scordar di me
Questa pulsione, quando si sveglia, è una forza cui nessuna volontà umana può opporsi. Non conosce riposo, e non si arresta finché non ha compiuto la sua opera: lasciarsi alle spalle una Massoneria rigenerata, più fraterna e più forte.
Sulle ali dell’entusiasmo, qualcuno degli autorevoli Fratelli convenuti a Milano si è spinto a proclamare che la Consacrazione dei Venerabili è il vero quarto grado della Massoneria.
Questa affermazione può forse far sobbalzare, ma non è uno sproposito: vorrei rimandare i gentili lettori al mio articolo omonimo [Ndr Massoneria in quattro gradi?], per accertarsi che parlando di quarto grado non ci si riferisce ad un’aspirazione di tipo sentimentale, ma a una rivendicazione con salde radici storiche e solidamente argomentata, niente affatto estranea alla tradizione massonica come a prima vista potrebbe sembrare:

 

…il fatto che il Maestro Venerabile possa essere considerato il simbolo vivente del Grande Architetto dell’Universo spinge (…) anche a un’altra considerazione: se è vero che l’Installazione fissa nel Fratello le prerogative del Venerabile anche al di là del tempo in cui egli ricopre tale carica, questa è un’ulteriore prova che - a livello strettamente rituale - egli possiede, nei confronti del comune Maestro, qualcosa di più. Un esempio tra i più tipici è la facoltà, universalmente riconosciuta all’Ex-Maestro Venerabile e non ad altri, di “dare la luce” a un neofita in caso di assenza del Venerabile in carica…

 

Di fatto, nella Massoneria britannica la dignità di Maestro Venerabile Installato equivale a un quarto grado, e se non viene definito tale è solamente perché la Union– il celebre “trattato di pace” tra Antients e Moderns del 27 dicembre 1813 – sentenzia che la pura e antica Massoneria consiste di tre gradi e non oltre.
La Union, però, non è un testo tradizionale valente a costituire un inconfutabile precedente teorico, ma un accordo politico laboriosamente raggiunto dopo lunga trattativa, e le pressioni perché questo punto sia riveduto non sono mai venute meno, anche in seno alla stessa Gran Loggia Unita d’Inghilterra.
Sono queste alcune delle ragioni per cui è oggi riscontrabile in numerose nazioni un vero e proprio movimento tendente al riconoscimento come quarto grado delMaestro Venerabile Installato, che sta riscuotendo consensi sempre più ampi anche ai massimi livelli della Massoneria internazionale.
Anche in seno al GOI, del resto, da sempre agli Ex-Venerabili è data la possibilità di indossare un particolare tipo di grembiule per distinguersi tra i Maestri. E’ quello ornato col Triplice Tau, al centro del quale si trova un Cerchio contenente una Squadra, entro cui è raffigurata la 47° preposizione di Euclide (comunemente nota come Teorema di Pitagora); mentre nel comune grembiule da Maestro, i Tre Punti sono posti al centro delle famose rosette.
Non è da escludere che, con il diffondersi della Consacrazione, questo diventi un giorno il grembiule ufficiale di Maestri Venerabili Consacrati e Past Masters, se non del … quarto grado; mi sembra quindi opportuno concludere con una breve riflessione intorno al simbolo del Triplice Tau, riguardo al quale sussistono dubbi e lacune.

 

Le tre lettere T rovesciate che lo costituiscono vengono comunemente considerate raffigurazioni dell’attrezzo massonico della Livella; il che è corretto, però l’abitudine di definire tale simbolo le tre Livelle deriva soprattutto dal fatto ché la definizione Triplice Tau desta perplessità presso i Fratelli che conoscono il greco, i quali sanno bene che la lettera Tau (simbolo-chiave in seno alla Massoneria dell’Arco Reale) assomiglia semmai a una T diritta, non certo a una T rovesciata.
Questo dubbio va chiarito: ciascuna delle tre T rovesciate è in realtà una semplificazione del Triplice Tau, consistente in origine di tre lettere T unite per la base - due disposte in senso orizzontale (che formano cioè una lettera H molto larga) e una verso l’alto, con la base nel punto medio del braccio orizzontale della H.
In altre parole, le tre T di ogni Triplice Tau sono state private del tratto orizzontale e mutate in tre I ; in questo modo, la loro unione per la base viene ad assomigliare a un T (o un Tau) rovesciato.
Tornando al simbolo considerato nella sua integrità, è da notare che basterebbe aggiungergli una quarta T orientata verso il basso per trasformarlo in una croce di Gerusalemme (detta anche Croce Templare) nella sua variante nota come flyfot, che è priva del tratto superiore delle braccia.
Esistono nell’architettura templare alcuni esempi di flyfots aventi questa caratteristica; ma vengono utilizzati come ornamenti, dei quali è difficile desumere con precisione il senso simbolico.
L’ipotesi dell’origine templare del Triplice Tau parrebbe confermata dal poco che si conosce circa le origini di questo simbolo, che fu kshatrya fin dagli inizi. Già il Tau da solo veniva spesso usato nello sciamanesimo preistorico per riti magici legati alla guerra e alla caccia; per gli antichi Greci era un simbolo della Vita, e presso alcune tribù nomadi un Tau veniva tracciato sulla fronte dei guerrieri di maggior valore.
Il primo riferimento conosciuto al Triplice Tau come simbolo massonico si trova nel manoscritto Trinity College del 1711, nel quale appare corredato dalla frase Under no less a penalty. In questo e altri documenti antichi, il Triplice Tau appare chiaramente formato da una lettera T sovrapposta alla lettera H, il che potrebbe voler significare Templum Hierosolymae, Tempio di Gerusalemme.
Un argomento in favore di questa tesi è che in alcuni disegni dal braccio del Tau inferiore di destra si diparte una E: Templum Hierosolymae Eques, Cavaliere del Tempio di Gerusalemme, era il modo in cui si firmavano i Templari.
Le prime apparizioni del simbolo attualmente raffigurato sui grembiuli – che, come abbiamo visto, più che Triplice Tau andrebbe ribattezzato Tre Triplici Tau Semplificati – si trovano nell’iconografia massonica a partire dal 1817. Nel 1830, portata finalmente a termine la faticosa riunificazione dei rituali Antient e Modern, la versione semplificata entrò a far parte del simbolismo ufficiale della Massoneria britannica.
La storia non lo dice, ma è facile ipotizzare qualche malumore da parte degli Antients, che avevano tutte le ragioni per ravvisare una deliberata provocazione nel fatto che ai tre Triplici Tau fossero state di fatto sostituite… tre Tau rovesciate; malumori a tratti ripresi anche in seno al Grande Oriente d’Italia da Fratelli che vi ravvisano un’inversione del simbolismo tradizionale.
Ma a questo proposito, è opportuno sottolineare che - nella tradizione massonica antecedente alla semplificazione - il Triplice Tau con le braccia veniva considerato il contrassegno del luogo dove fu nascosta la Parola Perduta: si tratta dunque di un simbolo legato al piano orizzontale - come lo è una mappa, che comunque venga orientata il senso non cambia - e questo spiega senza dubbio perché, in fin dei conti, la sua semplificazione sia stata accettata dagli Antients di buon grado. Non mi pare quindi che esistano gli estremi, almeno in questo caso, per parlare di inversione.

 

Chiedo scusa ai lettori per questa divagazione, che confido mi sarà perdonata in quanto vale a far riflettere sulla sostanziale futilità della contrapposizione tra Massoneria scozzese e britannica: il simbolismo massonico presenta una storia ben più nobile e antica di entrambe le correnti, ed è molto significativa l’esistenza di un gran numero di simboli che - come in questo caso - rivestono uguale dignità e importanza in seno a entrambe. Niente vale meglio a chiarirci come le differenze rituali o interpretative rivestano perlopiù la natura di meri accidenti storici, che possono e devono essere superati dalla Fratellanza.
Con l’aver messo in luce (un po’ perfidamente, lo confesso) che anche la Massoneria inglese - sempre pronta a ostentare il suo scetticismo verso quanto concerne le origini templari dell’Istituzione - pone al centro del suo grado più prestigioso un simbolo templare, mi auguro sentitamente di aver rimesso di buon umore i miei lettori scozzesisti più arrabbiati (cui troppe volte i miei articoli non sono piaciuti, e fraternamente non si sono mai trattenuti dal venirmelo a dire…).

 

E per concludere: un ringraziamento sentito e commosso a tutti i coraggiosi Fratelli che con Umiltà e Fratellanza stanno collaborando con noi, perché la Massoneria italiana possa recuperare una cerimonia bella e importante come la Consacrazione.

 

Daniele Mansuino

con la collaborazione del Rispettabilissimo Fratello Giovanni Domma

 

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