Home Page Riflessioni.it
Esperienze di vita

Esperienze di vita      Indice

Sul Sentiero

Anonimo - novembre 2007
capitolo 11 -
Il Sentiero la “Spontaneità”
capitolo precedente - capitolo successivo - indice

 

Il Sentiero la “Spontaneità”

 

E’ necessario osservarsi con spregiudicatezza per arrivare alla vera umiltà, che ci permette di intraprendere il lavoro, secondo la terminologia di Gurdijeff, ovvero l’osservazione e trasformazione di sè.
L’umiltà non è svalutazione di sé, masochistica e rinunciataria, ma è, semplicemente, realistica valutazione e serena accettazione di quanto si riesce a intravedere di sé: qualità, punti di forza, debolezze, maschere, aspetti “luminosi” e aspetti ancora “in ombra”. Teniamo presente che i difetti o il male non sono che aspetti del bene che emergerà.
Il nostro miglioramento provoca inevitabili effetti nel contesto in cui viviamo e costituisce, quindi, un “servizio all’umanità”; la nostra irradiazione e le nostre più elevate vibrazioni:

  • contrastano l’entropia (da én, dentro, e tropé, rivolgimento: degradazione dell’energia);

  • accrescono la luce del “campo” in cui siamo inseriti.

Assagioli ripropone, sotto forma di “tecniche psicologiche”, antichi insegnamenti rivolti a coloro che intendono percorrere il Sentiero.
Uno di questi consiste nel concentrarci sul più da far emergere, su quella che egli definisce la qualità opposta, invece di rimanere focalizzati sul meno che vediamo. Così, invece di dirsi “sono pigro” o “non sono attivo”, e deprimerci per questa nostra mancanza, potremmo dirci “divento ogni giorno più operoso”; l’inconscio risponde alle affermazioni ripetute, e potremmo più facilmente agire nel senso desiderato. Si tratta, in sostanza, di focalizzarsi sulla qualità che intendiamo interiorizzare, intesa come la parte evoluta ancora coperta dall’ombra della nostra debolezza, caricandoci della sua energia. Il male non è che Bene non ancora manifestato; concentrandoci sulla Luce, la attireremo nelle nostre vite.
Egli consigliava anche, per favorire la realizzazione delle qualità che intendiamo acquisire, di scrivere su grandi fogli disseminati in casa le qualità su cui stiamo lavorando: ad es. “FIDUCIA”, “GIOIA”, ecc. così da non “perderle di vista”. Questo modo di operare, che potrebbe essere considerato come un’applicazione delle tecniche del così detto, e spesso così banalizzato, “pensiero positivo”, produce una costante e fiduciosa tensione a diventare liberi creatori delle nostre emozioni e dei nostri contenuti mentali.
La libertà della mente va conquistata partendo dalla comprensione dei meccanismi che determinano il nostro comportamento e imparando a decidere, momento per momento, da quali spinte interiori lasciar guidare il nostro pensiero e le nostre azioni.
La nostra mente si avvale molto del processo di automatismo, fondamentale per la sopravvivenza, per cui un’informazione, una volta acquisita, viene interiorizzata e considerata valida per tutte le situazioni simili. Questa automatizzazione dell’apprendimento, se non viene diretta consapevolmente, agisce creando correlazioni tra persone e situazioni, non più necessariamente attuali. Diventiamo così prigionieri di credenze e valori del passato che non sono più scelti ogni volta, ma che continuano a dirigere il nostro comportamento perché fanno ormai parte del nostro sistema operativo, se così possiamo dire. Così, ad es., se abbiamo ricevuto un’educazione di tipo autoritario, possiamo tendere a “rispettare” qualsiasi tipo di “autorità” anche quando ne riconosciamo il comportamento arbitrario, ingiusto o irrispettoso.
L’obiettivo è quello di recuperare la capacità di affrontare la realtà per quello che è, ogni istante di nuovo, e non in base a quello che le registrazioni del passato suggeriscono che sia.

 

Esso può essere raggiunto ricordando costantemente di:

 

Riconoscere pregiudizi e luoghi comuni: Abbiamo tutti idee che “non sappiamo di avere”, assorbite attraverso l’educazione, i mass media e la vita sociale. E’ importante accorgersi di quando emerge questo tipo di pensieri per non lasciarsi guidare “alla cieca” da direttive formulate da altri;

 

“Agire” e  nonre-agire”: è la parola d’ordine per non essere schiavi dei propri impulsi e stimoli emotivi e poter invece dirigere consapevolmente le proprie energie nella direzione scelta;

 

Superare i timori ingiustificati: Anche le emozioni vengono associate a esperienze del passato. Con uno sforzo di volontà ci si può mettere alla prova nei confronti di timori ingiustificati, instaurando un diverso tipo di associazione tra qualche esperienza che nel passato abbiamo temuto e che nel presente possiamo trovare invece innocua o anche  utile;

 

Vivere il presente: Sviluppare libertà di giudizio e d’azione permette di ricollegare la propria esperienza all’istante presente, permettendoci di diventare capaci di apprezzare quanto la vita propone e abili a cogliere opportunità di servizio;

 

Avere fiducia nel futuro: Quando si diventa consapevoli delle possibilità individuali di governare la realtà circostante, non si rischia di farsi abbattere dal senso di inutilità causata dal fatalismo e si possono investire le proprie energie per contribuire alla costruzione di un futuro ispirato alla Volontà di Bene.

 

Un altro procedimento, da integrare con gli altri, è proposto da Assagioli a chi intende per-fezionarsi (da per e facere, compiere fino in fondo se stessi). E’ l’agire come se; anche questo è una divulgazione di antichi metodi educativi per aspiranti. Egli ci invita ad agire “come se” già possedessimo quella qualità di cui avvertiamo dolorosamente la mancanza, così da svilupparla quotidianamente; ad es., se sappiamo  di essere dominati dalla Paura, che costituisce spesso il maggior ostacolo all’evoluzione,  potremmo ogni giorno compiere un piccolo atto di coraggio, facendo un po’ di “violenza” a noi stessi; diventeremo, col tempo, coraggiosi.
Ricordiamo che ci è richiesto di agire con determinazione, anche verso noi stessi: “il Regno dei cieli è dei violenti”.
Molti diranno: ma così non siamo “spontanei”, non siamo “noi stessi”.
In realtà dobbiamo scegliere: o essere “spontanei”, in senso profano, e rimanere al punto in cui siamo, o lavorare per spostare la nostra “spontaneità” ad un livello più alto: i nostri atteggiamenti, una volta acquisiti, saranno per noi ovvi e naturali, così come, nel corso di questa nostra vita, è divenuto ovvio e naturale per noi sostituire atteggiamenti adulti a quelli infantili e, nel corso delle nostre vite, non uccidere o non rubare.

Saremo allora spontanei  ad un livello più avanzato della spirale evolutiva, ampliando la nostra Gioia e capacità di Visione, e ripristinando il valore etimologico del termine spontaneo, che deriva da sponte: volontariamente.

capitolo precedente - capitolo successivo - indice


I contenuti pubblicati su www.riflessioni.it sono soggetti a "Riproduzione Riservata", per maggiori informazioni NOTE LEGALI

Riflessioni.it - ideato, realizzato e gestito da Ivo Nardi - copyright©2000-2024

Privacy e Cookies - Informazioni sito e Contatti - Feed - Rss
RIFLESSIONI.IT - Dove il Web Riflette! - Per Comprendere quell'Universo che avvolge ogni Essere che contiene un Universo