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Sul sentiero - Parte quinta

Anonimo - aprile 2014
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Il Pensiero coerente: il “dire” e il “fare”

 

Sul Sentiero, il Pellegrino comprende che non avanzerà se non svilupperà, con quotidiana amorevole vigilanza, la dote poco diffusa della Coerenza, ovvero la virtù primaria, propedeutica ad ogni progresso spirituale, che permette al “fare” di specchiarsi nel “dire”.

“Sii molto cauto nel parlare, perché tu non abbia a vergognarti se le tue azioni non fossero state poi all'altezza dei discorsi”, afferma Confucio.
Hermann Hesse ritiene che “Tutti gli uomini sono santi, se prendono veramente sul serio i propri pensieri e le proprie azioni. Chi reputa che una cosa sia giusta deve anche farla”.
E Gandhi dichiara: “Credere in qualcosa e non viverla, è disonestà”.
La Coerenza può essere definita come la tensione ad allineare i tre corpi (fisico, emotivo, mentale). In tale prospettiva, aspireremo, nel nostro  vivere  quotidiano, anche in quello routinario e quotidiano:

  • all’integrazione della personalità;

  • al collegamento con il Sé superiore.

Essa non va confusa con la rigidità o con l’inflessibilità, che ne costituiscono la degenerazione, gli aspetti “caricaturali”, poiché non illuminati dalla sapienza dell’Amore; né può consistere certamente nell’inseguire dogmatismi sterili e decisamente poco interessanti per le anime sul Sentiero e per l’Evoluzione; né tantomeno nel “non cambiare mai idea”, il che è sintomo di fossilizzazione.
La Coerenza è invece sinonimo di Onestà intellettuale e morale, di Unità interiore, e implica l’“essere uno con l’insegnamento” e non “vuoti cembali risonanti”, secondo l’espressione di Paolo; è pertanto dolce e flessibile, ma inflessibile nell’Amore e nella dedizione all’Ideale.

 

Chi intende percorrere il Sentiero, sa che il suo dire dovrà aderire al suo fare, pena:

  • la mancanza di credibilità del suo percorso spirituale;

  • la ricaduta nel mondo brancolante dei profani (pro  fanum, fuori del tempio).

Nulla ha valore sul Cammino se non tendiamo, con onestà e ardore, a conciliare il “dire” con il “fare”; se ci capiterà di deflettere dall’Intento, per fragilità ed egoicità, l’Anima ci richiamerà incessantemente a perseguirlo nella prassi, e non solo a teorizzarlo intellettualmente, certamente con maggiore esteriore facilità e piacevolezza più o meno narcisistica.
Il Pellegrino sul Sentiero sa che dovrà diventare un “libro vivente”, nel quale parola e azione coincidano, acquisendo in tal modo la capacità di irradiare:

 

Anche quando (l’iniziato) tace, tutto il suo essere parla; e quando egli parla, tutto il suo essere viene a sottolinearne la parola. Egli è un libro, il migliore dei libri: un libro vivente.

Ed è proprio di libri viventi che abbiamo bisogno; gli altri,una volta letti, vengono riposti su uno scaffale e lì dimenticati. I libri viventi invece non si lasciano dimenticare: ci portano continuamente a ricordarci di loro.
(Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

 

Il contatto con l’Anima, in qualsiasi modo sia inteso, prima ancora di essere ricercato attraverso meditazioni, invocazioni, visualizzazioni, studi di discipline occulte, siti internet dedicati, celebrazione di Wesak, Equinozi e Solstizi, immagini e concetti presumibilmente ispirati o provenienti dai Piani dell’Intuizione… va realizzato nella Prassi vivente e nell’In-carnazione al più alto livello dell’Etica, cioè della tensione alla realizzazione coerente degli archetipi divini.
L’incongruità tra dire e fare rende vani e inconsistenti, perché poco credibili, ogni attività, evento, discorso o iniziativa “spirituale”.

 

Per l’uomo sul Sentiero la Coerenza, intesa come costanza nell’applicazione dell’Etica, cioè dell’“Amore-per-il-Tutto”; è la rispondenza pronta, assidua e gioiosa alla voce dell’anima, riconosciuta come la sola vera guida.
Egli sa che la Coerenza richiede l’educazione di Intelletto, Cuore e Volontà saldi e perennemente direzionati al Fine:

 

“Per riuscire in un'impresa è necessario che l’intelletto, il cuore e la volontà lavorino insieme. È raro veder realizzata questa unità, tranne che  nei grandi santi... e anche nei grandi criminali. Sì, e tra i grandi criminali, che pensano solo a commettere il male, e i grandi santi che si consacrano al bene dell’umanità, si trova la maggioranza degli esseri umani che, non sapendo mettere con costanza il proprio intelletto, il proprio cuore e la propria volontà al servizio di un progetto,oscilla continuamente tra la buona e la cattiva strada senza concludere gran che. Per il bene, come pure per il male, è necessario imporre un'unica direzione ai pensieri, ai sentimenti e alle azioni, il che è difficile, e in questo campo gli esseri umani sono così pigri!”
(Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

 

E ancora:

 

“Chi non si è un giorno entusiasmato improvvisamente all’idea del bene, della verità e della bellezza? Ma come è difficile in seguito accordare i propri sentimenti a tale idea! E quanto più difficile ancora accordare le proprie azioni! E tuttavia occorre perseverare. È nel mondo delle idee, nel mondo dei pensieri, che dobbiamo stabilire la nostra dimora. Se ogni giorno nutriamo in noi un pensiero, questo finirà per imporsi ai sentimenti, e i sentimenti a loro volta si imporranno alle azioni”.

(Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

 

Per intraprendere realmente la Via che porta alla resa della personalità all’anima è necessario focalizzarsi coerentemente sulla Meta. Essa appare all’aspirante ormai “pronto” come l’unico obiettivo degno di essere perseguito, al quale subordinare tutti gli altri. Così lavoro, piaceri, successi mondani perdono attrattiva e vengono riconosciuti nel loro aspetto illusorio, o valutati solo per la loro funzione di esperienze-strumenti di evoluzione.
La Coerenza rende pertanto riconoscibile una personalità dedicata, matura e integrata; dà all’agire una sicura validità etica poiché:

  • il fuori e il dentro coincidono armoniosamente;

  • l’individuo pensa e quindi fa con modalità sintetiche e inscindibili, aderendo ai propri più alti valori.

Allo stesso modo, anche ciascun Gruppo umano evolve applicando insieme coerentemente le conoscenze, e non solo teorizzandole:

 

“Tutti gli appartenenti al movimento scientifico-spirituale dovrebbero capire che la coerenza interiore delle nostre scelte pratiche dipende proprio dal nostro modo spirituale di vedere le cose. A loro spetta porre nella giusta luce la scienza dello spirito di contro agli errori del mondo”.
(Rudolf Steiner, O.O.203, p.48)

 

Il Pensiero coerente: Dire E’ fare

La Coerenza - intesa  semplicemente, senza intellettualismi, come adesione del Fare al Dire - è, come si è detto, il fondamento di ogni percorso, processo o rapporto, oltre ad essere, ad una voluta più alta della spirale evolutiva, requisito indispensabile sul Sentiero.
Ciò ancor di più per chi, avendo intrapreso la “via stretta” della rinuncia e della dedizione totale al Piano, ha scelto di subordinare la propria piccola vita alla Grande Vita cui apparteniamo.
Gli individui dedicati al Piano hanno in sé la propria legge, che si riferisce all’‘Etica perenne’, radicata nell’anima, e perciò costante in tempi e luoghi diversi, ben diversa dalle ristrette piccole regole morali che mutano con il variare delle convenzioni sociali:

 

“La maggior parte delle persone, Kamala, sono come foglie d’autunno che cadono e volano sospinte dal vento per poi finire a terra. Ma altri, pochi soltanto, sono come stelle che si muovono su un percorso fisso dove nessun vento può raggiungerle: hanno in sé la propria legge e la propria rotta”
(Hermann Hesse, Siddharta)

 

“…in realtà cadono soltanto le “forme”, di cui i valori spirituali di volta in volta si erano rivestiti…la vita procede rompendo le forme compiute per ricrearne di nuove”.
(Tullio Castellani, steineriano, fondatore di Unione Coscienza)

 

La mancanza di Coerenza, allentando l’aspirazione, è mancanza d’Amore: per la nostra anima, per il gruppo di appartenenza, per il Gruppo più ampio dell’Umanità di cui facciamo parte e per il nostro destino finale comune di Unità.

Educatori e pedagogisti sostengono che i bambini, per poter crescere sicuri e serenamente assertivi, hanno bisogno di sentire la coerenza dei comportamenti educativi dei genitori; la presenza di messaggi contraddittori  può creare  confusione e squilibri del carattere.
Interessante e significativo anche il riscontro nel campo scientifico: la luce del laser - dispositivo in grado di emettere un fascio di luce coerente e monocromatica, e concentrata in un raggio rettilineo estremamente collimato - offre prestazioni di gran lunga più elevate rispetto ad un fascio di luce ordinaria, in cui le particelle appaiono più disorganizzate e meno coerenti.
Inoltre la luminosità (brillanza) delle sorgenti laser è elevatissima a paragone di quella delle sorgenti luminose tradizionali. Queste tre proprietà (coerenza, monocromaticità e alta brillanza) sono alla base del vasto ventaglio di applicazioni che i dispositivi laser hanno nei campi più disparati: l'elevatissima brillanza, data dalla concentrazione di una grande potenza in un'area molto piccola, permette ai laser il taglio, l'incisione e la saldatura di metalli; la monocromaticità li rende adatti a trasportare informazioni nelle fibre ottiche e per distanze lunghissime; la monocromaticità e la coerenza li rendono ottimi strumenti di misura di distanze, spostamenti e velocità anche piccolissimi, dell'ordine del millesimo di millimetro.
In sostanza, poiché ogni Legge si rispecchia in tutto l’Universo, sembra che quanto più gli elementi di una sostanza sono coordinati e coerenti, tanto più aumentano la potenza e i campi possibili di applicazione delle energie.

Possiamo proporre agli altri solo ciò che noi stessi abbiamo realizzato, spesso con faticosa costanza. La forza dell’insegnamento è direttamente proporzionale al livello di coscienza di chi insegna, e, soprattutto, al vigore spirituale e alla Coerenza dei suoi atti rispetto all’insegnamento:

 

“La scienza dello spirito va afferrata con energia, e di conseguenza essa ha contro di sé lo spirito del tempo, ha contro di sé tutta la mollezza e tutta la debolezza del tempo; essa richiede infatti un chiaro vigore spirituale che non si vuole avere nel presente, che anzi disturba ed è scomodo”
(Rudolf Steiner)

 

Solo con tale coerente “vigore spirituale” potremo lavorare in uno spirito di offerta e Sacrificio umanamente coinvolgenti e spiritualmente irradianti:

 

“Noi  dobbiamo  unirci  non  già  per  coltivare  piacevoli  conoscenze,  ma  per rendere un sacro servizio alla verità, nell’interesse dell’evoluzione umana”
(Rudolf Steiner)

 

Poiché solo l’esempio vivente del Testimone eleva, sostiene e illumina:

 

“Solo l’esempio di personalità grandi e pure può condurre a nobili pensieri e a elette azioni.”
(Einstein, Come io vedo il mondo)

 

“Sebbene non siano la maggioranza, sono numerose le persone nel mondo che vogliono illuminare gli altri….
Se volete veramente lavorare per il bene, cominciate lasciando tranquilli gli altri e occupatevi soltanto di perfezionarvi… Il giorno in cui sarete giunti a vivere nella luce saranno loro a chiedervi di illuminarli, poiché si accorgeranno di sguazzare nelle tenebre e nel fango. Ma andare adesso a occuparvi del fango, ad affondare nel fango con l’intenzione di purificarlo… eh no, finireste con l'infangarvi voi stessi!
Diventate luminosi, e quando vi presenterete davanti agli altri, senza nemmeno che diciate nulla, essi comprenderanno quanto si siano smarriti e vi chiederanno di guidarli.”

(Omraam Mikhaël Aïvanhov, Pensieri quotidiani)

 

Coerenza e Cor-aggio

Se non siamo sufficientemente evoluti, generalmente l’incoerenza, evidente a tutti, non viene riconosciuta; spesso tendiamo a negare o mascherare l’incongruità dei nostri comportamenti:

  • negando i fatti o dandone una diversa “interpretazione”;

  • giocando a svolgere il “ruolo del saggio” per evitare di confrontarci con i nostri sensi di incompiutezza e inadeguatezza;

  • rifugiandoci in intellettualizzazioni, forzature mentali più o meno menzognere, pretesti più o meno credibili per evitare di fare i conti con la nostra disonestà intellettuale e la nostra mancanza di integrità;

  • usando alibi giustificatori e “nobilitanti” che occultano motivazioni immature, egoiche e utilitaristiche, nel tentativo di mantenere intatta l’autostima e la stima altrui.

Ma la menzogna, ai fratelli e a se stessi, è inammissibile sul Sentiero; il Pellegrino sulla via del risveglio avvertirà  ogni deviazione dalla verità,  anche minore, e tenderà a ri-orientare il suo percorso.

Ammonisce Annie Besant:

 

“...(il discepolo) penserà alla verità, al suo valore nel mondo, al suo valore nella società, al suo valore per il suo proprio carattere…
Non solo non mentirà, ma curerà persino di essere quanto più potrà preciso, perché l’imprecisione stessa è falsità. Non essere precisi nel racconto di ciò che si è veduto è non dire il vero.
Ogni esagerazione od abbellimento di un racconto, tutto ciò che non è perfettamente conforme al fatto quale è a nostra conoscenza, ogni cosa che abbia una piccola ombra di falsità, deve essere evitata da chi vuol diventare discepolo. Ed egli deve essere sincero anche nel pensare.”

(Annie Besant, Il Sentiero del discepolo)

 

Il discepolo Paolo sceglie infatti l’apertura di cuore e, nel momento in cui riconosce le proprie “incoerenze”, confessa sinceramente e dolorosamente:

 

“In me c'è il desiderio del bene, ma non c'è la capacità di compierlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio.
Io scopro allora questa contraddizione: ogni volta che voglio fare il bene, trovo in me soltanto la capacità di fare il male. Nel mio intimo io sono d'accordo con la legge di Dio, ma vedo in me un'altra Legge: quella che contrasta fortemente la Legge che la mia mente approva…Eccomi dunque, con la mente, pronto a servire la legge di Dio, mentre, di fatto, servo la legge del peccato”.

(Paolo, Lettera ai Romani 7,14-25)

 

La sostanza dell’anima è Amore, in senso attivo e, appunto, “coerente” con le azioni: se è l’anima a dominare l’io, il dire diventa fare e il fare diventa “opera d’amore”.
Al noto adagio “Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, che rileva l’apatia e l’indolenza del comune agire umano, si sostituisce il fuoco della Prassi insonne, che dimostra che dire E’ fare. Al dire ora si coniuga l’operatività disinteressata ed amorevole in favore dell’umanità. I pensieri si fanno coerenti e mirati; i sentimenti puri ed elevati; la mente trasparente, pronta a rispecchiare l’ideale; i rapporti diventano fraterni.
Per raggiungere questi obiettivi, preliminari all’iniziazione, la Volontà e l’aspirazione devono farsi così potenti da mutare il carattere, cioè la somma delle abitudini con cui abbiamo convissuto per lungo tempo.
La Coerenza sul Sentiero, saldamente perseguita, può portare allora alla con-versione (etimologicamente: “cambiamento di direzione”). Ciò avverrà solo se il nostro Cuore si sarà espanso, attraverso l’esperienza, il dolore e l’aspirazione, tanto da abbracciare tutta l’umanità.

Esempio vivente di Coerenza che conduce al Coraggio eroico dell’amore totale è Etty Hillesum, giovane donna ebrea che attraversa l’orrore dell’olocausto mantenendo inalterata la sua fiducia nella natura umana e il suo profondo amore per la vita, fino a decidere di partire volontaria per il campo di concentramento per poter "…essere il cuore pensante della baracca... il cuore pensante di un intero campo di concentramento" poiché “…si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite” (Diario).

Nella sua vita pensiero, parola e azione coincidono, innalzate in una Sintesi superiore. Etty sceglie in ogni situazione, anche se terribile da vivere, la Coerenza dell’Amore:

 

“Ognuno di noi deve raccogliersi e distruggere in se stesso ciò per cui ritiene di dover distruggere gli altri. E convinciamoci che ogni atomo di odio che aggiungiamo al mondo lo rende ancor più inospitale.”
(Etty Hillesum, Diario)

 

La Poesia arriva spesso, con immagini intuitive e suggestive, a rappresentare, meglio di qualunque esposizione razionale di concetti, aspetti della condizione umana; la poesia “La madre” di G. Ungaretti dà un’immagine nobile e intensa di ciò che si può intendere per “Coerenza”: la donna che ha atteso a lungo che il proprio figlio la raggiungesse in un luminoso Aldilà, nel momento in cui egli finalmente arriva, anteponendo la più alta,mentale e impersonale Coerenza dell’Etica al suo pur comprensibile amore personale di madre, lo accoglie con un anelito di gioia solo quando Dio lo “avrà perdonato”:

 

E il cuore quando d'un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d'ombra,
per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano.

 

In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all'Eterno, come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

 

Alzerai tremante le vecchie braccia. come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato, ti verrà desiderio di guardarmi.

 

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.

(G. Ungaretti, La madre)

 

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