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Filosofia Quantistica e Spiritualità di Ulrich Warnke

FILOSOFIA QUANTISTICA e Spiritualità

La chiave per accedere ai segreti e all’essenza dell’essere. Di Ulrich Warnke
Traduzione a cura di Corrado S. Magro
In esclusiva assoluta per l'Italia, per gentile concessione dell’autore e dell’editrice Scorpio la traduzione del libro di Ulrich Warnke: Quantenphilosophie und Spiritualität.

 

 

Capitolo 4 - Gennaio 2015

Tutto trae origine dalla consapevolezza

 

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4.5 Consapevolezza: causa e non conseguenza dell'attività cerebrale

 

L’IO e la consapevolezza albergano nella mente o nel cervello? La domanda è posta erroneamente almeno tanto come quella che dice: I programmi televisivi sono nel televisore? Oppure: La musica è nel CD?

Televisore e CD sono solo ricevitore e strumenti per la riproduzione di volta in volta di proprietà e così anche il cervello. Il cervello è un attrezzo che ci permette soprattutto di fare esperienza e di potere memorizzare contemporaneamente ricordi in una rete. Lo possiamo definire l’Hardware. Medici, psicologi, neurologi e fisici, tutti designano la consapevolezza come nocciolo dell’essenza dell’Essere e spesso anche quale centro delle loro attività di ricerca. Eppure s’impantanano senza sapersi trarre d’impiccio quando si tratta di spiegare la consapevolezza. Il loro errore è presumere la consapevolezza come conseguenza dell’attività del sistema nervoso cerebrale. Sembra invece essere più corretto che la consapevolezza sia la causa dell’attività neuro-cerebrale e non la conseguenza. La consapevolezza si serve del sistema nervoso al fine di percepire.

Alcune ferite possono beninteso distruggere i collegamenti neuronali del cervello e compromettere la consapevolezza, così almeno sembra. Ma ciò non dimostra affatto che la consapevolezza sia una effetto dell’attività della rete neuro-cerebrale. Si può sempre postulare che sia il cervello ad essere una conseguenza del principio di consapevolezza. Ha sofferto soltanto la percezione, ed è distrutta la trasformazione motoria del percepito che con l’aiuto del cervello e delle sue reti nervose viene pilotato attraverso la nostra consapevolezza.

Rifacciamoci nuovamente all’esempio del televisore per  meglio illustrare il postulato. Un difetto può compromettere la funzionalità dell’apparecchio sebbene il raggio di frequenza esterno che convoglia le informazioni sia presente. Informazioni, enunciati, senso e importanza che l’immagine della TV contiene, non possono essere misurati con un’apparecchiatura e, secondo i criteri scientifici, tutto quello che non è misurabile è in pratica irrilevante e probabilmente inesistente.

Nonostante questa incoerenza, l’establishment scientifico affermerebbe obiettivamente che l’informazione contenuta nell’immagine è disponibile sebbene non fruibile. Tuttavia ecco la prossima difficoltà: davanti a una TV funzionante, tutti guardano la stessa emissione ma ognuno la trasforma in informazione secondo la propria struttura mentale assolutamente soggettiva, interpretata diversamente secondo il proprio punto di vista. Ogni informazione che con l’aiuto della consapevolezza arriva all’IO, viene dunque elaborata diversamente in funzione del substrato di esperienze che questo IO ha fatto fino a quel momento (vedi cap. 5). Le conseguenze di tale processo sono le diverse convinzioni che s’incontrano nella realtà sociale.

Il cervello resta sempre solo uno strumento per accoppiare con la materia il principio spirituale di consapevolezza. La consapevolezza non comprende nemmeno l’aspetto microscopico del corpo come terreno dell’organizzazione, sebbene in esso vi scorra l’evento funzionale. Essa lavora più che altro con fini, fatti, immagini, forme, strutture, raffigurazioni e li àncora alla materia.

Eppure, sensazioni attivate dal subcosciente, influenzano il piano microscopico. Come potrebbero altrimenti svilupparsi le emozioni? Riso, pianto, stimoli ormonali, distribuzione di neurotrasmettitori, tutto questo si basa sul condizionamento di composti molecolari. Quando i miei muscoli facciali plasmano un sorriso, quando le mie ghiandole lacrimali versano lacrime, siamo sempre in presenza di una modifica di strutture molecolari. E tutto questo avviene solo attraverso la modulazione degli spin degli elettroni coinvolti. La modulazione dello spin è un meccanismo decoerente necessario per innestare la realtà. Come questo meccanismo funziona, lo vedremo nel capitolo 7.

Con ciò, le emozioni sono i “tecnici” specialisti che si servono dell’energia per commutare la realtà. Quello che viene percepito come “vero” convince, guida quindi la realtà. Noi siamo sia raziocinio/sentimento/intelletto e sia anche anima/umore/emozioni. Per la nostra forma di comunicazione interpersonale impieghiamo un linguaggio che abbiamo appreso all’interno di una cultura, e con esso creiamo un mondo immaginifico esclusivamente intellettuale. Il linguaggio è una convenzione circa il significato di un gruppo di segnali, di un segnale campione, che noi riceviamo e interpretiamo sotto forma d’immagini.

Sebbene i nostri pensieri operino e si manifestino con parole e immagini, lo stesso cervello non si esprime attraverso parole con il resto del corpo, bensì nel linguaggio di campi e oscillazioni che si sovrappongono come un ologramma. È il linguaggio delle fasi delle oscillazioni, della loro elongazione e della loro frequenza. Noi percepiamo il mondo esterno entrando con lui in una sorta di risonanza e sollecitando le nostre oscillazioni che si trovano “in attesa”, quasi sincronizzandole con quelle degli oggetti, come Lynne MacTaggert sviluppa nel suo libro “Il Campo del Punto Zero” al capitolo 5.

L’argomento centrale è rimasto ancora inosservato: La mia volontà e le mie sensazioni sono puri processi mentali informativi. Essi però influenzano le strutture materiali. Dove troviamo noi il meccanismo che commuta i processi mentali in processi materiali? E come funziona questa commutazione? Daremo le risposte nel capitolo 7 di questo trattato.

 

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