FILOSOFIA QUANTISTICA e Spiritualità
La chiave per accedere ai segreti e all’essenza dell’essere. Di Ulrich Warnke
Traduzione a cura di Corrado S. Magro
In esclusiva assoluta per l'Italia, per gentile concessione dell’autore e dell’editrice Scorpio la traduzione del libro di Ulrich Warnke: Quantenphilosophie und Spiritualität.
Capitolo 8 - Maggio 2015
Trasposizione delle conoscenze ancestrali e nuove
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8.1 L’autoistanza come sistema quantistico
La fisica quantistica parte dal presupposto che tutto in assoluto è da fare risalire all’informazione. Questa informazione in un primo momento non è tangibile, ma esclusivamente potenziale, quindi una informazione possibile. Quando l’informazione è accostata a un tipo di risonanza o associazione, come una misurazione oppure osservazione, essa diventa concreta.
Di conseguenza ogni informazione possibile diventa sempre tangibile quando una consapevolezza pone domande su “senso e valore”. In questo momento esatto le particelle elementari partoriscono un modello, una struttura quantistica di campo. Molti Quanti insieme formano domini di campi quantistici. Ci troviamo qui davanti a qualcosa di molto potente: “Ogni singolo Quanto possiede ora l’informazione per forze determinate e diverse altre proprietà. Poiché le forze possono essere misurate o i nostri sensi reagiscono ad esse, dal nostro punto di vista consapevole vediamo spuntare un evento reale.
Ma è anche noto che elementi isolati di cellule senza effettivo richiamo si trasformano in una sovrapposizione universale coerente. Strutture che al momento non sono necessarie, non vengono richieste né osservate e quindi non (più) trasportate nella realtà, si ordinano nuovamente come funzioni di onda nel campo delle possibili informazioni universali (l’intelletto/spirito universale). Qualcosa del genere avviene anche quando, assorti in meditazione, ci alleniamo a vagare nel vuoto.
Alla base della produzione di una realtà libera da antinomie, tramite la consapevolezza, ci sta il meccanismo seguente: funzioni teoriche di possibilità quantiche collassano con probabilità di diverso valore. Rispettivamente, la realizzazione di possibilità specifiche dall’Oceano di tutte le possibilità, è anche soggetta alle probabilità. Alcuni eventi possono riprodursi facilmente perché la cascata della percezione ha accesso facile sulla nostra consapevolezza. Altri eventi restano praticamente impossibili perché il loro accesso necessita di troppi stadi intermedi. Con l’aumento del numero di stadi per accedervi, l’evento diventa sempre meno probabile. Inoltre la probabilità è una funzione delle realtà ambientali e rispettivamente della realtà interiore e dell’esperienza. Se p. es. nelle mie vicinanze non c’è nessun laghetto io non posso saltarci dentro e se eventualmente è necessario percorrere molti cammini, per arrivarci il tempo di realizzazione (per tuffarmi) può anche essere lungo.
Prima di passare all’uso delle conoscenze fino ad ora acquisite, dovremmo ritornare a leggere ancora una volta l’inizio del capitolo 2 dove abbiamo chiarito che il costrutto dell’IO si forma in interazione con l’ambiente. Le esperienze che l’IO fa si ripercuotono sulla personalità e all’IO per fare esperienza serve una consapevolezza. Ma questo è esattamente anche il modo in cui dall’Oceano di tutte le possibilità sorgono proprietà come entità quantiche, modelli o forme di Quanti. Soltanto attraverso risonanza associativa con l’ambiente e consapevolezza si sviluppano i Quanti che in ultima analisi veicolano proprietà, di solito informazione per forze.
È possibile che tutto è costruito secondo lo stesso principio? Come nel microcosmo così nel macrocosmo? Se è così per il nostro IO valgono le stesse regole della quantistica. Detto inversamente: I principi della quantistica valgono anche per il costrutto del mio IO.
Il mio IO non è un oggetto, bensì niente più e niente meno che l’insieme di un modello d’informazioni in continuo cambiamento.
Il mio IO con la consapevolezza conscia è il mio spirito pensante, il mio giudizio, il mio intelletto, una parte dell’auto-istanza. Il mio IO con la consapevolezza inconscia è la mia anima, il mondo delle mie emozioni, la parte preponderante dell’autoistanza. Il mio IO impiega il processo innato di consapevolezza per attivare la volontà e stabilire il fine. Il mio IO fa uso del processo innato di consapevolezza inconscia per pilotare la materia per fare e memorizzare esperienze. L’IO con consapevolezza conscia e inconscia è l’istanza più importante nella vita di tutti noi.
Esiste un IO privo di conscio/inconscio? Non siamo in grado di rispondere a questa domanda, poiché in assenza di conscio/inconscio un IO non può conoscere e tanto meno elaborare informazione, e quindi rendersi percettibile. Se il nostro IO perdesse la sua consapevolezza, sarebbe da quel momento in poi un modello isolato d’informazione nell’Oceano di tutte le possibilità, perché non in grado di presentare alcuna proprietà. Come modello campione possederebbe l’ultimo stato attualizzato, che aveva ricevuto prima della perdita della consapevolezza. È come in fisica quantistica dove non esiste elettrone senza fotone. Ogni elettrone manifesta le proprietà della sua esistenza sempre ed esclusivamente attraverso i Quanti emessi.
Il nostro IO, potrebbe essere tra l’altro la costruzione virtuale di elettroni delle nostre esperienze di vita? Non c’è nulla che lo vieti.
Nessun individuo ha mai visto un elettrone. Si manifesta solo il suo effetto, e gli effetti avvengono sempre attraverso fotoni attivati dagli elettroni e altri Quanti. Il nostro conscio/inconscio potrebbe essere un costrutto di Quanti messaggeri? Anche qui non c’è nulla che lo vieti.
Come per l’elettrone, nessuno può dire come appare l’IO, ma possono essere mostrati ogni momento gli effetti che egli manifesta all’aiuto della consapevolezza. I fotoni che non sono attivati sono presenti quali funzioni di onda nell’Oceano di tutte le possibilità e sono diffusi ovunque.
Anche la consapevolezza che non è stata attivata giace nell’Oceano di tutte le possibilità ed è presente ovunque. È la consapevolezza cosmica, che nei testi degli antichi viene chiamata anche “consapevolezza assoluta”.
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