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Le finestre dell'anima di Guido Brunetti

Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti   indice articoli

 

Il bene, la sindrome rancorosa del beneficato e la maleducazione

Intervista al professor Guido Brunetti

Di Anna Gabriele

Maggio 2019

 

Riteniamo sia esperienza di molti per non dire comune che gesti di gentilezza non sempre suscitano reazioni di benevolenza o gratitudine. Spesso, il bene si traduce in comportamenti negativi, maleducati.

 

È così, professor Brunetti?

La letteratura scientifica, l’esperienza clinica e le vicende della vita mostrano che non necessariamente atti gratuiti di benevolenza, disponibilità, altruismo, generosità o empatia producano sentimenti positivi o di riconoscenza.

 

Quali, le possibili cause.

Purtroppo, tutto nasce dal cervello umano. Un luogo di saggezza, creatività, bellezza, santità. Ma anche un luogo di malvagità, di odio e invidia. Al neocervello, che è la struttura più straordinaria e meravigliosa dell’universo conosciuto, da sempre nel corso di milioni di anni si contrappone il cervello rettiliano, la più antica struttura del cervello, che ha forma e comportamenti di un rettile. Siamo pervenuti alla nascita dell’Homo sapiens, ma non siamo riusciti a debellare l’Homo malephicus.

 

Che tipo di comportamento negativo può manifestare chi viene beneficato?

Sovente, vengono attivati sistemi neurali e cerebrali che danno luogo a un insieme di ostilità e invidia, indifferenza, malevolenza e arroganza, maleducazione e insensibilità. Alcuni autori l’hanno definita la ‘sindrome rancorosa del beneficato’. È un “sordo, ingiustificato rancore” che coglie come una “autentica malattia” chi ha ricevuto del bene (R. Parsi).

 

Quale immagine può proiettare?

Il beneficato si sente in una condizione di dipendenza psicologica, un senso di inferiorità, vergogna, svalutazione di sé, sottomissione, perdita della propria sicurezza e della propria identità. Sono reazioni che evidenziano sintomi di insicurezza, ansia, narcisismo, mancanza di autostima. E dunque si crea uno stato emotivo che volge non alla gratitudine, ma addirittura all’invidia e al risentimento. Sono interessanti al riguardo le pagine di autori, come Freud, Kierkegaard, Klein, Lacan e Shakespeare.

 

Fare del bene non è semplice.

Bisogna essere molto perspicaci nel manifestare benevolenza e altruismo, evitando comportamenti che possano indirettamente mortificare l’altro. Ci sono eroi nel bene e nel male. C’è poi, come sosteneva Platone, chi non è capace di fare né il beneil male. Sta di fatto che l’altruismo non richiede gratitudine, perché è una pulsione biologica, accresciuta dall’educazione socio-familiare. Il bene va sempre sostenuto. Ma la gratitudine è un sentimento che dà benessere soprattutto a chi l’ha ricevuta, mentre l’ingratitudine è un “demone” mediocre e minore.

 

Le buone maniere scarseggiano…

Il postmodernismo - conclude il professor Brunetti - sta decretando la fine di principi, certezze, valori, regole che hanno caratterizzato la civiltà occidentale. È un’epoca desacralizzata, irrazionale e misologa che rifiuta il pensiero, il logos, la ragione, la conoscenza, Dio, il sacro, la dimensione del trascendente. Scompaiono le certezze metafisiche e la verità e trionfa il nichilismo. È un mondo liquido.

 

Anna Gabriele

 

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