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Le finestre dell'anima di Guido Brunetti

Le Finestre dell'Anima

di Guido Brunetti   indice articoli

 

Società, malessere esistenziale e violenza

Intervista al professor Guido Brunetti

di Anna Gabriele

Aprile 2023

 

Il caso di un’ex studentessa che ha sparato in una scuola di Nashville negli Stati Uniti, uccidendo 3 bimbi e 3 adulti ripercorre una dinamica tragicamente identica ad altri numerosi episodi, lasciando una infinita scia di disperazione e di dolore. “E’ un incubo - ha dichiarato il presidente Joe Biden -, dobbiamo fare di più contro la violenza”. Si tratta di un fenomeno complesso che approfondiamo con il professor Guido Brunetti, autore di numerosi libri e saggi nel campo delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi, il quale è stato molti anni fa tra i primi in Italia con il professor Giovanni Bollea, il padre della neuropsichiatria infantile, a pubblicare un documento sul processo di violentizzazione a livello mondiale in corso nella società.

Professor Brunetti, occuparsi della violenza significa occuparsi delle sue cause profonde?

Chiamatemi Ismaele”, così inizia “Moby Dick” di Melville. “La mano di Ismaele sarà contro ogni uomo e la mano di ogni uomo - afferma la Bibbia - sarà contro di lui”. Melville vede un adolescente in crisi spinto verso una violenza e verso l’autodistruzione a causa di conflitti e di forti pressioni interne divenuti impossibili.

I fattori principali.

Disordini mentali, disturbi psichiatrici, malessere esistenziale, instabilità emotiva, sindrome persecutoria, odio, risentimenti, bisogno sadico di far soffrire, traumi, abusi e violenze subiti nell’infanzia, deprivazioni affettive ed emotive, famiglie disgregate. Altri elementi riguardano frustrazioni, solitudine interiore, assenza di progettualità, scarsa autostima. Crescono i disturbi psichiatrici che colpiscono anche bambini di due-tre anni. Il tasso di criminalità infantile in America è il più alto del mondo.

Che cosa angoscia la persona, soprattutto il ragazzo?

Non abbiamo avvenire. Non abbiamo fiducia - dicono i ragazzi - in una società che non fa niente per porre fine alla violenza, alle ingiustizie, al decadimento sociale, all’inquinamento. La loro ansia deriva dal fatto di vivere in una società senza futuro, che li tiene in una condizione di dipendenza emotiva, assenza di modelli sicuri e certi, un mondo che non ha bisogno di loro. È un malessere che nasce da un forte stato di delusione. Provano una condizione di smarrimento e di estraniamento, si sentono staccati dagli altri. La famiglia e la scuola poi si mostrano impotenti e non riescono a risolvere le loro profonde ferite mentali e spirituali.

C’è una mancanza di controllo emotivo?

C’è un prolungamento dell’adolescenza. I ragazzi si sentono parassiti della società e odiano quel mondo che genera tale percezione. Non imparano a reprimere l’aggressività, ad esprimere le proprie emozioni e i propri malesseri se non con atti di aggressività e violenza. Non riescono quindi a interiorizzare i controlli del Super-Io sui loro impulsi negativi. Non posseggono le strutture mentali ed emozionali per controllarli o limitarli. Un vuoto interno e tante spinte inconsce, un odio verso sé stessi e verso il mondo. Già Freud teorizzava i rovinosi effetti di una super-repressione delle emozioni, sottolineando la necessità di trasformare gli stati d’ansia e di angoscia irrazionali in motivazioni razionali.

C’è un nuovo sistema di repressione?

Il nuovo sistema di repressione è pieno di contraddizioni. Emerge una società priva di sensibilità, di raziocinio, alienante, incomprensibile, stressata. Una società affascinata dalla violenza, dal sesso, dalla droga e dalla follia. Manca il progetto di dare indirizzo alla società e alla vita intellettuale. Affiora un sistema educativo senza senso, con scelte pedagogiche irrazionali, e tanto permissivismo.

Esce fuori un problema di enorme importanza…

Gli esseri umani hanno una tendenza neurobiologica a rapporti affettivi ed emotivi positivi e gratificanti. Quando intervengono situazioni che contrastano la realizzazione di questa tendenza, si scopre l’infinita capacità della persona di provare sofferenza, solitudine, rabbia, violenza. Sono comportamenti antichi, ancestrali, che assumono molte sfumature. Ci sono numerose ricerche neuroscientifiche che mostrano la presenza di sistemi cerebrali che generano comportamenti aggressivi e violenti. Un sistema che esiste in tutti i cervelli dei mammiferi. Tra gli esseri umani, ci sono psicopatici, sociopatici, narcisisti, egocentrici. Ci sono individui che vogliono danneggiare gli altri e che godono nel farlo. Hanno radici atavici, profondi, biologici, un potente sistema legato a meccanismi neurali e a diverse aree cerebrali. A stimolare comportamenti aggressivi sono alcune sostanze chimiche, come il testosterone, mentre altre sostanze quali la serotonina, l’ossitocina e altri oppioidi ne diminuiscono la forza.

Professor Brunetti, come concludere questo tema, tanto difficile e tanto affascinante?

Una cosa è certa. La violenza è un problema scientifico, culturale e sociale di proporzioni colossali. Ciò mette in evidenza il bisogno di interventi, strategie, programmi e cure tali da poter concorrere a comprendere e limitare il fenomeno. Ci sono ricerche che mostrano come animali con lesioni e patologie divengono docili in virtù di esperienze prosociali.


Anna Gabriele


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