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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 20-08-2007, 13.54.42   #1
domydea
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Rapporti interpersonali

Un cordiale saluto a tutti.

Stamane mi avvio con difficolta' ai lavori quotidiani perche' una specie di malessere interiore mi tormenta...

vorrei parlare dei rapporti interpersonali.

Ho percorso una considerevole parte della mia vita. Dovrei dire che (con molta probabilita') ne ho superata la meta'... ma mi riesce difficile, perdonatemi.

In ogni caso non sono piu' un ragazzino.

Eppure c'e' qualche aspetto di questa vita che mi sembra ancora troppo complicato da comprendere, o forse, per meglio dire, da gestire: i rapporti interpersonali.

Da sempre ho abbracciato dei valori che amo, che ritengo giusti, e che pratico con gioia: nei confronti del prossimo sono anticipatamente cordiale, generoso, disponibile. Considero il sorriso la chiave che apre la porta della buona disponibilita', della buona predisposizione, dell'altro.
E tutto questo per sgombrare il campo da inutili orpelli preconcettuali e occuparsi rapidamente delle cose concrete della vita, quando questo e' richiesto, oppure per trascorrere in armonia e in serenita', i momenti di relax.

Non sempre pero' mi riesce.

Delle volte non riesco a sorridere, o l'altro non ci riesce nei miei confronti. Puo' accadere di provare una antipatia, o di non essere nel momento giusto della propria vita.

Penso comunque che e' difficile, per tutti, essere sempre al massimo, rispetto ai valori citati.

Se pero' questo mi accade, ed il rapporto con l'altro ne risulta piu' o meno compromesso, allora mi rivolgo al valore della 'buona educazione', ritenendolo la scialuppa di salvataggio per queste situazioni.

Mantengo quindi un atteggiamento rispettoso dell'altro, utilizzo molto lo strumento del silenzio per ascoltare o per non disturbare... l'altro.
Soprattutto chiedo scusa e offro spiegazioni se dovessi perdere il controllo e venir meno agli atteggiamenti appena citati (facendo questo, oltretutto, con la convinzione che possa facilitare il ritorno ad uno stato di cordialita', o almeno di rispetto reciproco).

Vi parlo di questi valori in riferimento ai momenti, agli ambienti, dove e' richiesta una convivenza interpersonale piu' o meno duratura, eliminando, da questo discorso, le situazioni dove e' richiesta competitivita' (solo perche' in tal caso ritengo maggiore la complessita' del discorso stesso).



E qui arriviamo al mio cruccio mattutino.



Chiaramente non tutti la possono pensare come me. Anzi, altre persone potrebbero ritenere i valori da me citati come errati, improduttivi... addirittura impraticabili.

Direi che sembra esserci un modo diametralmente opposto di intendere i rapporti interpersonali.

Come ben sappiamo esistono storiche culture volte all'aggressivita', alla prevaricazione, all'egocentrismo, all'individualismo... poiche' questa e' la strada da seguire per il raggiungimento del benessere.

Nella terra in cui sono nato e vivo da sempre esiste un valore radicatissimo: chi colpisce per primo colpisce due volte. Effetto di cio' e' che la gente, delle mie parti, si comporti preferibilmente in modo aggressivo e impositivo... “altrimenti ti mettono la testa sotto i piedi”.

Aggressivita', quindi, e imposizione.



Per quanto mi riguarda, mi trovo a sperimentare che, se devo, per forza di cose, convivere con queste persone, i rapporti interpersonali per me diventano difficili, onerosi. Spesso fonte del dolore che mi disturba stamattina, poiche' l'aggressivita' si puo' esplicare, molto semplicemente, con una mancanza di rispetto nei miei confronti.

Inoltre il mio modus vivendi sembra apparire inconciliabile con l'altro citato. Addirittura, alcune volte, devo vedere queste persone apprezzarsi, e far comunella tra loro (escludendomi)... quasi a rimarcare che quello loro e' il modo giusto... di vivere.



Certo, sembra quasi stia parlando di cose ovvie... stia parlando della storia di tutti i giorni di tutti noi:

l'eterno conflitto tra Caino e Abele; la Darwiniana legge del piu' forte; il sacro dogma dell'imparare a farsi rispettare.



Farsi rispettare... gia'!


Non dimentichiamo che tutti nasciamo con un carattere, poi abbiamo una storia tutta nostra, e potremmo essere un po' timidi o decisamente spavaldi... a seconda di come ci sono andate le cose... e avere, o meno, qualche difficolta' nel farsi rispettare.



E allora: e' piu' giusto rispettare, o farsi rispettare?

Esiste una terza possibilita'?



Voi come la pensate?
domydea is offline  
Vecchio 20-08-2007, 21.35.29   #2
Patri15
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Rapporti interpersonali
Un cordiale saluto a tutti.

Stamane mi avvio con difficolta' ai lavori quotidiani perche' una specie di malessere interiore mi tormenta...

vorrei parlare dei rapporti interpersonali.

Ho percorso una considerevole parte della mia vita. Dovrei dire che (con molta probabilita') ne ho superata la meta'... ma mi riesce difficile, perdonatemi.

In ogni caso non sono piu' un ragazzino.

Eppure c'e' qualche aspetto di questa vita che mi sembra ancora troppo complicato da comprendere, o forse, per meglio dire, da gestire: i rapporti interpersonali.

Da sempre ho abbracciato dei valori che amo, che ritengo giusti, e che pratico con gioia: nei confronti del prossimo sono anticipatamente cordiale, generoso, disponibile. Considero il sorriso la chiave che apre la porta della buona disponibilita', della buona predisposizione, dell'altro.
E tutto questo per sgombrare il campo da inutili orpelli preconcettuali e occuparsi rapidamente delle cose concrete della vita, quando questo e' richiesto, oppure per trascorrere in armonia e in serenita', i momenti di relax.

Non sempre pero' mi riesce.

Delle volte non riesco a sorridere, o l'altro non ci riesce nei miei confronti. Puo' accadere di provare una antipatia, o di non essere nel momento giusto della propria vita.

Penso comunque che e' difficile, per tutti, essere sempre al massimo, rispetto ai valori citati.

Se pero' questo mi accade, ed il rapporto con l'altro ne risulta piu' o meno compromesso, allora mi rivolgo al valore della 'buona educazione', ritenendolo la scialuppa di salvataggio per queste situazioni.

Mantengo quindi un atteggiamento rispettoso dell'altro, utilizzo molto lo strumento del silenzio per ascoltare o per non disturbare... l'altro.
Soprattutto chiedo scusa e offro spiegazioni se dovessi perdere il controllo e venir meno agli atteggiamenti appena citati (facendo questo, oltretutto, con la convinzione che possa facilitare il ritorno ad uno stato di cordialita', o almeno di rispetto reciproco).

Vi parlo di questi valori in riferimento ai momenti, agli ambienti, dove e' richiesta una convivenza interpersonale piu' o meno duratura, eliminando, da questo discorso, le situazioni dove e' richiesta competitivita' (solo perche' in tal caso ritengo maggiore la complessita' del discorso stesso).

E qui arriviamo al mio cruccio mattutino.

Chiaramente non tutti la possono pensare come me. Anzi, altre persone potrebbero ritenere i valori da me citati come errati, improduttivi... addirittura impraticabili.

Direi che sembra esserci un modo diametralmente opposto di intendere i rapporti interpersonali.

Come ben sappiamo esistono storiche culture volte all'aggressivita', alla prevaricazione, all'egocentrismo, all'individualismo... poiche' questa e' la strada da seguire per il raggiungimento del benessere.

Nella terra in cui sono nato e vivo da sempre esiste un valore radicatissimo: chi colpisce per primo colpisce due volte. Effetto di cio' e' che la gente, delle mie parti, si comporti preferibilmente in modo aggressivo e impositivo... “altrimenti ti mettono la testa sotto i piedi”.

Aggressivita', quindi, e imposizione.

Non ho quotato tutto per ragioni di spazio, ma credo di comprendere il discorso molto interessante che ha postato Domydea.

Lo comprendo perché mi ci riconosco: sembra il mio ritratto fino a pochi anni fa ed io ho passato di sicuro la metà della mia vita...

I rapporti interpersonali sono tutt'altro che facili, a meno di non essere insensibili o megalomani.
Anche a me è sempre piaciuto relazionarmi con la gentilezza, in particolare con un sorriso - sorriso che quasi sempre viene dal cuore.

C'è chi lo apprezza il sorriso e te lo ricambia e - senza parole - scatta un calore che può scaldarti a lungo.

Ma ... c'è chi fraintende: la cortesia viene scambiata per idiozia, per facilità a manipolarti.

Si finisce per diventare INVISIBILI, ed è tremendo; all'inizio mi sono chiesta molte volte se per caso stavo parlando troppo piano e non mi avessero sentito.

Credo invece che la realtà sia diversa, tanto è vero che per vedere ed accettare un sorriso, non occorrono le orecchie...

Invece ancora adesso, esco di casa, incontro qualcuno, gli o le sorrido.

Qualcuno mi guarda come se gli avessi rubato il portafoglio, si spaventa proprio.

Quando ero giovane ed anche oltre, il mio desiderio era compiacere gli altri, devo dunque ammettere che questo era più di un desiderio: era un BISOGNO.

Davo agli altri, affinché riconoscessero in me una brava persona.

Il problema era dunque essenzialmente mio. La solita mancanza di autostima.

Ma gli errori e più ancora le sconfitte, nei rapporti sociali, con gli anni servono a cambiare.
E viene da sé, non devi fare niente: continui a sorridere alle persone gentili in un modo, sorridi con un po' di ironia ad altri, non sorridi affatto agli scortesi, Dentro stai bene, niente più sensi di colpa o paura di essere in errore.

Non possiamo combattere tutta la vita con i mulini a vento.
In un certo senso la stanchezza portata dai tentativi falliti, porta con sé la serenità.

Mi sono dilungata e non so neppure se sono riuscita a farmi capire.

A Domydea auguro un Buon Proseguimento e .. NON sorridere se non ti va, basta un cenno di saluto per le buone maniere, non trovi?
Patri15 is offline  
Vecchio 21-08-2007, 22.28.43   #3
katerpillar
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domydea
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Per quanto mi riguarda, mi trovo a sperimentare che, se devo, per forza di cose, convivere con queste persone, i rapporti interpersonali per me diventano difficili, onerosi. Spesso fonte del dolore che mi disturba stamattina, poiche' l'aggressivita' si puo' esplicare, molto semplicemente, con una mancanza di rispetto nei miei confronti.

Inoltre il mio modus vivendi sembra apparire inconciliabile con l'altro citato. Addirittura, alcune volte, devo vedere queste persone apprezzarsi, e far comunella tra loro (escludendomi)... quasi a rimarcare che quello loro e' il modo giusto... di vivere.

Certo, sembra quasi stia parlando di cose ovvie... stia parlando della storia di tutti i giorni di tutti noi:

l'eterno conflitto tra Caino e Abele; la Darwiniana legge del piu' forte; il sacro dogma dell'imparare a farsi rispettare.
Patri15
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Lo comprendo perché mi ci riconosco: sembra il mio ritratto fino a pochi anni fa ed io ho passato di sicuro la metà della mia vita...
katerpillar

Durante la vita, chi più e chi meno, ci troviamo tutti ad affrontare il problema dei rapporti interpersonali, trovandone giovamento o frustrazione, in base al loro vissuto; vissuto che molte volte, come nel caso di domydea, ci da dei problemi proprio con l'ambiente del lavoro.

A mio modo di vedere, se non avessi esplorato il mondo che ci circonda, analizzandone i comportamenti, sinceramente non saprei cosa rispondere alla domanda posta, e quando parlo di mondo mi riferisco sia a quello animale che vegetale, dove possiamo notare che esistono delle leggi ben precise, che regolano i rapporti "interpersonali", tramite la legge naturale del dare e l'avere (simbiosi= convivenza) o, come da me chiamata, Solidarietà utilitaristica.

Ovvero: sembra che sia molto saggio relazionarsi con il mondo che ci circonda in modo paritario, sia se stiamo parlando di parenti stretti, sia parliamo di parenti larghi, sia se parliamo di amici, conoscenti o estranei.

Nella pratica è vero bisogna dare agli altri, ma bisogna che gli altri diano anche a noi, altrimenti si avròà cura di dilatare i nostri rapporti confidenziali con queste persone che vogliono solo avere e non dare, fino ad escluderli dalla lista di quelle persone da tenere in considerazione.

Porto un esempio: un tempo mi preoccupavo di mantenere vivi i rapporti con gli amici chiamandoli sempre io al telefono. Dopo centinaia di bollette pesanti mi sono chiesto se non era il caso che questi amici telefonassero qualche volta anche loro, così ho smesso di telefonare; dopo svariati mesi di silenzio sentivo ad uno ad uno arrivavare i reclami per il mio silenzio, e senza fare polemiche facevo notare che quella era l'unica telefonata che ricevevo da loro e solo per reclamare il fatto che io avevo smesso di chiamare.

Molti compresero immediatamente che il loro comportamento non era corretto e presero a telefonarmi in modo "paritario", altri non mi hanno più chiamato e io non li ho più chiamati, con tanta pace per tutti.

Dare/avere, rapporti paritari di stima con chiunque sia e in qualsiasi situazione.

Naturalmente la cura va somministrata a piccole dosi in base del luogo, del tempo e dei nostri interessi. Non sempre è così facile applicare la legge del dare e dell'avere, ma dobbiamo sapere che esiste e che la possiamo applicare per instaurare dei veri e sinceri rapporti interpersonali a vantaggio di tutti e, quindi, anche di noi.

PS. Fatemi sapere altrimenti non vi scrivo più.
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Vecchio 22-08-2007, 11.56.45   #4
lunadanzante
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Originalmente inviato da domydea
Un cordiale saluto a tutti.

Stamane mi avvio con difficolta' ai lavori quotidiani perche' una specie di malessere interiore mi tormenta...
vorrei parlare dei rapporti interpersonali.
Ho percorso una considerevole parte della mia vita. Dovrei dire che (con molta probabilita') ne ho superata la meta'... ma mi riesce difficile, perdonatemi.
In ogni caso non sono piu' un ragazzino.
Eppure c'e' qualche aspetto di questa vita che mi sembra ancora troppo complicato da comprendere, o forse, per meglio dire, da gestire: i rapporti interpersonali.
Da sempre ho abbracciato dei valori che amo, che ritengo giusti, e che pratico con gioia: nei confronti del prossimo sono anticipatamente cordiale, generoso, disponibile. Considero il sorriso la chiave che apre la porta della buona disponibilita', della buona predisposizione, dell'altro.
E tutto questo per sgombrare il campo da inutili orpelli preconcettuali e occuparsi rapidamente delle cose concrete della vita, quando questo e' richiesto, oppure per trascorrere in armonia e in serenita', i momenti di relax.
Non sempre pero' mi riesce.
Delle volte non riesco a sorridere, o l'altro non ci riesce nei miei confronti. Puo' accadere di provare una antipatia, o di non essere nel momento giusto della propria vita.
Penso comunque che e' difficile, per tutti, essere sempre al massimo, rispetto ai valori citati.
Se pero' questo mi accade, ed il rapporto con l'altro ne risulta piu' o meno compromesso, allora mi rivolgo al valore della 'buona educazione', ritenendolo la scialuppa di salvataggio per queste situazioni.
Mantengo quindi un atteggiamento rispettoso dell'altro, utilizzo molto lo strumento del silenzio per ascoltare o per non disturbare... l'altro.
Soprattutto chiedo scusa e offro spiegazioni se dovessi perdere il controllo e venir meno agli atteggiamenti appena citati (facendo questo, oltretutto, con la convinzione che possa facilitare il ritorno ad uno stato di cordialita', o almeno di rispetto reciproco).
Vi parlo di questi valori in riferimento ai momenti, agli ambienti, dove e' richiesta una convivenza interpersonale piu' o meno duratura, eliminando, da questo discorso, le situazioni dove e' richiesta competitivita' (solo perche' in tal caso ritengo maggiore la complessita' del discorso stesso).
E qui arriviamo al mio cruccio mattutino.
Chiaramente non tutti la possono pensare come me. Anzi, altre persone potrebbero ritenere i valori da me citati come errati, improduttivi... addirittura impraticabili.
Direi che sembra esserci un modo diametralmente opposto di intendere i rapporti interpersonali.
Come ben sappiamo esistono storiche culture volte all'aggressivita', alla prevaricazione, all'egocentrismo, all'individualismo... poiche' questa e' la strada da seguire per il raggiungimento del benessere.
Nella terra in cui sono nato e vivo da sempre esiste un valore radicatissimo: chi colpisce per primo colpisce due volte. Effetto di cio' e' che la gente, delle mie parti, si comporti preferibilmente in modo aggressivo e impositivo... “altrimenti ti mettono la testa sotto i piedi”.
Aggressivita', quindi, e imposizione.
Per quanto mi riguarda, mi trovo a sperimentare che, se devo, per forza di cose, convivere con queste persone, i rapporti interpersonali per me diventano difficili, onerosi. Spesso fonte del dolore che mi disturba stamattina, poiche' l'aggressivita' si puo' esplicare, molto semplicemente, con una mancanza di rispetto nei miei confronti.
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Farsi rispettare... gia'!
Non dimentichiamo che tutti nasciamo con un carattere, poi abbiamo una storia tutta nostra, e potremmo essere un po' timidi o decisamente spavaldi... a seconda di come ci sono andate le cose... e avere, o meno, qualche difficolta' nel farsi rispettare.
E allora: e' piu' giusto rispettare, o farsi rispettare?
Esiste una terza possibilita'?
Voi come la pensate?

Ciao, domydea, ho letto quello che hai scritto e mi ha colpito soprattutto la tua domanda su cosa sia più giusto, se il dare o l’avere rispetto. Sarebbe bello, oltre che sinonimo di grande civiltà, rispettare ed essere rispettati in ogni caso, ma sappiamo tutti che non accade così, non sempre almeno. Non sono in grado di darti consigli, ma posso dirti ciò che farei io: rispetterei chi mi rispetta, anche l’essere educati è una gran bella cosa, ma ormai questa è una consuetudine del tutto persa, è sempre più difficile trovare qualcuno che ricordi il significato di questa parola! Inoltre, come mi sembra ha già osservato qualcuno, la disponibilità totale nei confronti degli altri rischia di essere interpretata come un segnale di debolezza, a volte addirittura di stupidità. Certo è difficile, oltre che inopportuno, mutare atteggiamento per adattarsi alle “paturnie” altrui, sii te stesso quindi ma non “svendere” la tua amicizia e la tua sensibilità, offrila solo a chi è in grado di apprezzarla e ne fa un “buon uso”, e se fanno comunella escludendoti, beh credo che chi usa questi mezzucci ha lui qualche problema, limitati a dimostrare che non hai bisogno del loro consenso, e non lo cerchi, volgi la tua attenzione altrove, verso qualcuno che è meno grezzo mentalmente di costoro.

Un saluto.




Per Katerpillar: Dopo la minaccia di non scrivere più non posso quindi esimermi dal commentare...
Ottima analisi, come al solito...e questo al di là delle "minacce".
lunadanzante is offline  
Vecchio 22-08-2007, 14.58.43   #5
katerpillar
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lunadanzante
Citazione:
Ottima analisi, come al solito...e questo al di là delle "minacce".
katerpillar

La tua rispota sembra un copia incolla della mia, espressa con altre parole, in ogni caso grazie del giudizio sull'ottima analisi, epprezzato ancor di più perché al di la delle "minacce" paritarie.
katerpillar is offline  
Vecchio 23-08-2007, 02.31.39   #6
domydea
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Quando ho scritto il post, l'altra mattina, il desiderio era cogliere l'occasione, di quel mio doloroso ruminare, per produrre una riflessione concreta, e sottoporvela... e vedere ovviamente cosa ne scaturiva. In altre parole non volevo, possibilmente, che si rivelasse un grido di aiuto.
Per questo ho cercato di dargli un taglio 'da problema sociale' e deciso di inserire nell'argomento 'Cultura e Società'... quando probabilmente lo stesso (il taglio) era molto piu' psicologico... come correttamente avete letto voi.

Poi ho atteso un po', prima di rispondere al primo intervento, perche' volevo lasciare spazio ad altre visioni del discusso, temendo di determinare l'andamento della discussione stessa, con qualche mio intervento.

Vi ringrazio molto per le vostre risposte e i vostri sinceri incoraggiamenti finali.

Ma prima di scrivervi le doverose e relative considerazioni voglio ringraziare in modo doppio, anzi multiplo, Patrizia.

Grazie Patrizia! Il tuo intervento m'ha dato un calore inaspettato e tangibile. Un calore che e' venuto dalle tue parole, comprensibilissime... anche se son convinto che mentre scrivevi sorridevi... di quel sorriso che, sono sicuro, dev'essere meraviglioso guardare.

Patrizia ha letto oltre le mie parole... e non e' stata solo una questione di affinita' di esperienza.

Ho sentito una mano sulla mia spalla... la mano di una madre, di una sorella maggiore, che non ho mai avuto, che amorevolmente mi diceva: “comprendo quello che senti, ma non preoccuparti perchè passerà”.

E l'ha fatto attraversando il vissuto effettivo: l'essere invisibili; il desiderio / bisogno di compiacere.

E' vero Patrizia: il perno fondamentale, la terza possibilita', e' l'autostima...

...ed e' esattamente per questo che dicevo:

Citazione:
Non dimentichiamo che tutti nasciamo con un carattere, poi abbiamo una storia tutta nostra, e potremmo essere un po' timidi o decisamente spavaldi... a seconda di come ci sono andate le cose... e avere, o meno, qualche difficolta' nel farsi rispettare.

Potrei parlare di fatti personali e raccontare perche' e in che modo la mia autostima faccia su e giu' come il livello della benzina nel serbatoio della mia anima...

...ma finirei per annoiare, apparire patetico,

ed invece voglio solo asserire, come era implicito nel mio post d'apertura,

che e' corretto rispettare (anziche' esserlo, e partendo da se stessi), e ho cercato di descrivere come va fatto, secondo me, parlando quindi dell'importanza del sorriso e dell'educazione.

Grazie Patrizia!



Rispondendo ora a Katerpillar...

...intanto dico che penso che il tuo Post Scriptum fosse ironico (e quindi non una minaccia) poiche' esattamente legato a quanto da te detto nel post (la legge del dare e avere – nel post avevi dato... ora ti aspettavi di avere :-) ). Mi sbaglio?

Per quanto riguarda la tua tesi mi permetterei di intenderla in modo strumentale a quanto da me descritto... non, quindi, un valore assoluto.
Mi spiego: mentre ti leggevo mi hai fatto ricordare che ho ricevuto molto (in termini materiali) dai miei suoceri... al punto tale che, pur essendo mille volte in disaccordo con loro, ancora oggi, non provo piu' la difficolta' nei rapporti (diciamo con onesta': il disappunto) che provavo i primi tempi. E nei loro confronti sono sempre disponibile.
Diciamo che mi hanno comprato.

Tempo fa un'altra persona a me cara mi raccontava di come un nostro comune conoscente riusciva ad ottenere sempre i servigi del suo medico, dell'idraulico, del muratore, dei suoi stessi parenti: stava sempre a trombare!

Attenzione: per trombare, da queste parti, intendiamo l'atto di impastare la massa per fare il pane, la pasta, e altri prodotti similari.

Quindi produceva, nella sua casa, tanta pasta fresca (quella fatta in casa: hai presente?) e la regalava periodicamente al medico, all'idraulico, al muratore...

Conseguentemente tutti gli volevano bene!

Ecco attuata la simbiosi!


Ma credi che siamo tutti in grado di offrire qualcosa di materiale?

Non potrebbe bastare un sorriso, o anche il “solo” educato salutare?


Quindi, mettendo ordine, il valore resta 'il rispettare'.

Il come dovrebbe essere semplice: rispettare = considerare l'altro... basta l'educato saluto. Deve bastare.


P.S.: tutto il mio discorso (quello del primo post) non riguardava l'ambiente lavorativo, ma la famiglia, gli amici, il condominio, un club, una parrocchia... dove c'e' competizione il discorso si fa piu' complicato.


Per Lunadanzante non ho cose da dire... condivido la considerazione di chi si permette di escludere l'altro... rinnovo il mio grazie per il sentito messaggio e ricambio l'abbraccio.



Un sorrisone

Dom...ydea!
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Vecchio 23-08-2007, 09.39.11   #7
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Originalmente inviato da katerpillar
lunadanzante
katerpillar

La tua rispota sembra un copia incolla della mia, espressa con altre parole, in ogni caso grazie del giudizio sull'ottima analisi, epprezzato ancor di più perché al di la delle "minacce" paritarie.

Il copia e incolla consiste nello spostare del testo (o un’immagine) all’interno di uno stesso o di un altro file, evitandosi il fastidio di riscrivere, il significato del copia e incolla espresso con altre parole mi sfugge, mentre mi è molto chiaro il significato del termine presunzione.

P.S. Spero che questo messaggio mi venga finalmente pubblicato.
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Vecchio 23-08-2007, 13.16.45   #8
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Credo invece che la realtà sia diversa, tanto è vero che per vedere ed accettare un sorriso, non occorrono le orecchie...

Invece ancora adesso, esco di casa, incontro qualcuno, gli o le sorrido.

Qualcuno mi guarda come se gli avessi rubato il portafoglio, si spaventa proprio.

Quando ero giovane ed anche oltre, il mio desiderio era compiacere gli altri, devo dunque ammettere che questo era più di un desiderio: era un BISOGNO.

Davo agli altri, affinché riconoscessero in me una brava persona.

Il problema era dunque essenzialmente mio. La solita mancanza di autostima.
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Grazie Patrizia! Il tuo intervento m'ha dato un calore inaspettato e tangibile. Un calore che e' venuto dalle tue parole, comprensibilissime... anche se son convinto che mentre scrivevi sorridevi... di quel sorriso che, sono sicuro, dev'essere meraviglioso guardare.
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A mio modo di vedere, se non avessi esplorato il mondo che ci circonda, analizzandone i comportamenti, sinceramente non saprei cosa rispondere alla domanda posta, e quando parlo di mondo mi riferisco sia a quello animale che vegetale, dove possiamo notare che esistono delle leggi ben precise, che regolano i rapporti "interpersonali", tramite la legge naturale del dare e l'avere (simbiosi= convivenza) o, come da me chiamata, Solidarietà utilitaristica.
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Dare/avere, rapporti paritari di stima con chiunque sia e in qualsiasi situazione.

Naturalmente la cura va somministrata a piccole dosi in base del luogo, del tempo e dei nostri interessi. Non sempre è così facile applicare la legge del dare e dell'avere, ma dobbiamo sapere che esiste e che la possiamo applicare per instaurare dei veri e sinceri rapporti interpersonali a vantaggio di tutti e, quindi, anche di noi.
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Per quanto riguarda la tua tesi mi permetterei di intenderla in modo strumentale a quanto da me descritto... non, quindi, un valore assoluto.
Mi spiego: mentre ti leggevo mi hai fatto ricordare che ho ricevuto molto (in termini materiali) dai miei suoceri... al punto tale che, pur essendo mille volte in disaccordo con loro, ancora oggi, non provo piu' la difficolta' nei rapporti (diciamo con onesta': il disappunto) che provavo i primi tempi. E nei loro confronti sono sempre disponibile.
Diciamo che mi hanno comprato.
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sono intervenuto in questo thread perchè una amica me lo ha chiesto; non lo avrei fatto perchè il tema del dare e l'avere era stato abbondantemente trattato nell'altra discussione da me proposta: Simbiosi, solidarietà utilitaristica e la nascita delle religioni, sul forum di filosofia, dove si arrivava alla conclusione che le religioni avevano cambiato la struttura del dare ed avere di cose materiali, esistente in natura, con l'aggiunta di cose spirituali, come per esempio, il ritorno morale.

Quindi, sarebbe stato sufficiente seguire quella discussine per non tornare a ripetere sempre le stesse cose.

Per altro non ho trovato la risposta di Patri15 così esplicativa e comprensiva alle tue domande, ma si è semplicemente affiancata nell'affermare che anche a lei erano capitate le stesse cose, e che più che altro era un suo bisogno ed un suo problema, quindi non abbiamo compreso il tuo sperticato entusiasmo nell'immaginarti il suo bellissimo sorriso che tra l'altro, affermi di non conoscere.....lavori molto di fantasia?

Come potrai leggere sul thread che ti ho indicato, invito te, e tutti quelli che non lo hanno letto, a farlo, per poi aggiungere eventuali altre considerazioni che sono sempre ben gradite. Un caro saluto.
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Vecchio 23-08-2007, 21.01.13   #9
katerpillar
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Il copia e incolla consiste nello spostare del testo (o un’immagine) all’interno di uno stesso o di un altro file, evitandosi il fastidio di riscrivere, il significato del copia e incolla espresso con altre parole mi sfugge, mentre mi è molto chiaro il significato del termine presunzione.
katerpillar

Sono mortificato lunadanzante, e ti chiedo perdono per la superficialità e il modo inopportuno con cui ho voluto sottolineare che le nostre opinioni, seppur con altre parole, coincidevano; mi meriterei cinquanta scudisciate per il qualunquismo usato, ma sono sicuro che tu non hai pensato veramente che che io possa averlo detto sotto quell'aspetto: non credo che mi giudichi così meschino....Un caro saluto e scusami ancora.
katerpillar is offline  
Vecchio 24-08-2007, 08.46.47   #10
Lucio Musto
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Citazione:
Originalmente inviato da domydea
Quando ho scritto il post, l'altra mattina, il desiderio era cogliere l'occasione, di quel mio doloroso ruminare, per produrre una riflessione concreta, e sottoporvela... e vedere ovviamente cosa ne scaturiva. In altre parole non volevo, possibilmente, che si rivelasse un grido di aiuto.
Per questo ho cercato di dargli un taglio 'da problema sociale' e deciso di inserire nell'argomento 'Cultura e Società'... quando probabilmente lo stesso (il taglio) era molto piu' psicologico... come correttamente avete letto voi.

...

Un sorrisone

Dom...ydea!

Reciprocità

«Ma perché, quando vai per la strada
sorridi alle persone che incontri?»

«Perché sono contento che siano vive»

«Ma, scusa, per te non è importante
d’essere vivo tu?»

«Anche. Ma se loro non fossero vivi,
a chi potrei sorridere? e senza sorriso,
che vivrei a fare?»


Lucio Musto 28 febbraio 2001

Cordialità
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