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Vecchio 03-04-2008, 13.10.06   #31
kore
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Riferimento: Moratoria sull'obiezione di coscienza

Ieri ho guardato Anno Zero.
Luxuria ha denunciato il caso di due ragazze che a Pisa si sono viste negare la pillola del giorno dopo al pronto soccorso. (Leggere articolo del Tirreno: http://iltirreno.repubblica.it/detta...ne=EdRegionale)
Ovviamente hanno sporto denuncia.
Si è sentita la voce della candidata della Destra, il nome non me lo ricordo ma l'espressione perennemente imbronciata e arrabbiata sì, che diceva a disco rotto: fatevi prescrivere la Norlevo dal vostro medico di famiglia, così se succede di sabato siete protette! Norlevo, Norlevo...
Allora mi è tornato in mente che nell'altro 3d qualcuno me lo aveva suggerito.
Ora io potrei perché il mio medico curante, nonché la mia ginecologa, non sono obiettori. Posso inoltre contare su un caro amico, medico, che non è obiettore. Potrei chiamarlo anche alle due di notte a Capodanno, penso che mi verrebbe in aiuto.
Ma poi ho pensato alla miriade di ragazze straniere che vanno a Pisa, come in altre città, per fare Erasmus, per fare vacanze studio ecc. ecc.
Ora, se a una di loro si rompesse il dannato preservativo, oppure se rimettesse la pillola, e avesse urgenza di prendere la NORLEVO (norlevo, norlevo...), e avesse la disgrazia di trovarsi in una città piena zeppa e brulicante di obiettori di coscienza il sabato sera, a chi caspita dovrebbe rivolgersi?
Per cui ho pensato che nelle guide turistiche per l'Italia dovrebbe essere inserito il seguente avviso:

"In Italia la fortissima presenza di obiettori di coscienza negli ospedali pubblici e privati, e l'assenza di ginecologi nei pubblici consultori durante il week-end rende molto difficile e a rischio il reperimento della NORLEVO. Quindi se lo ritenete opportuno è consigliabile portarsene dietro qualche scatola per evitare gravi conseguenze."

E questo per avere un servizio che non rientra nella 194 e per cui non esiste nessuna legge che ammetta l'obiezione di coscienza.

Fatto sta che se tutti i medici diventassero obiettori di coscienza (e questo per le carriere è molto richiesto a quanto pare...) la legge 194 sarebbe di fatto impossibile applicarla. Dovremmo importare medici dall'estero?
Il rischio c'è quando le statistiche dicono che:

Citazione:
Anche la regione Lombardia si aggiudica, dopo Marche, Lazio, Puglia e Molise, il primato del maggior numero di medici obiettori. «Ma soprattutto sono almeno 15 le strutture dove non si effettuano le Igv, e men che meno gli aborti terapeutici, tra cui tre grandi nosocomi milanesi: il San Raffaele, il San Giuseppe-Fatebenefratelli e il San Pio X - aggiunge Federico - e a Milano i medici disponibili e capaci di fare un aborto terapeutico sono 6 o 7, non di più». http://www.lucacoscioni.it/quando_lo...ta_un_l avoro

Citazione:
La Basilicata si conferma la Regione con il record di obiettori anche nel caso degli anestesisti (73,5%), seguita da Marche (70,7%), Molise (68,2%) e Lazio (67,6%). Il minor numero di anestesisti obiettori si concentra invece in Provincia di Trento (24,5%) e in Emilia Romagna (28,2). L'esercizio dell'obiezione di coscienza è invece più diffuso, tra il personale paramedico, in Molise (75,5%), Puglia (68%) e Provincia di Bolzano (65,2). Mentre raggiunge lo zero in Valle d'Aosta e la soglia più bassa (il 16,7%) in Emilia Romagna.
http://www.adnkronos.com/IGN/Salute/?id=1.0.1920276694


Inoltre, questo diffuso costume ha conseguenza negativa anche laddove la 194 non c'entra niente:

Citazione:
Le associazioni italiane di pazienti infertili chiedono che il Ministero della Salute, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e i responsabili regionali della sanità intervengano nei confronti dei medici di base che, in nome di un'inesistente obiezione di coscienza, rifiutano di prescrivere analisi e farmaci necessari per la cura dell'infertilità e per la fecondazione assistita anche quando questi siano stati regolarmente prescritti dagli specialisti autorizzati.
Le segnalazioni di simili abusi si stanno moltiplicando, come denuncia un articolo apparso ieri, 15 marzo, sul Corriere della Sera e come le nostre associazioni possono testimoniare con decine di casi: molti pazienti riferiscono di vedersi negata dai loro medici di base la prescrizione sia dei farmaci indispensabili per la fecondazione assistita, sia di analisi ed esami che sono di routine nell'ambito delle cure per l'infertilità, come la mammografia, i dosaggi ormonali o lo spermiogramma (esame, quest'ultimo, giudicato da alcuni "eticamente riprovevole" perché richiede la raccolta del seme tramite masturbazione).
In tutti i casi la motivazione addotta da questi medici è la loro contrarietà alla fecondazione assistita o una generica obiezione di coscienza verso queste terapie. Obiezione che la legge non prevede e che anzi esclude esplicitamente, visto che la stessa legge 40/2004 precisa che l'obiezione di coscienza sulla procreazione medicalmente assistita può riguardare solo "il compimento delle procedure e delle attività specificatamente e necessariamente dirette a determinare l'intervento di procreazione medicalmente assistita" e non tutto ciò che è "antecedente e conseguente l'intervento".
Si tratta dunque, evidentemente, di gravi violazioni delle norme di legge e della deontologia professionale, che danneggiano i pazienti e ne ostacolano o impediscono la fruizione di terapie pienamente legittime in Italia e alle quali essi hanno pieno e indiscutibile diritto.http://www.lucacoscioni.it/medici_ob...e_interv enga
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Vecchio 04-04-2008, 18.12.03   #32
kore
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Riferimento: Moratoria sull'obiezione di coscienza

Salve a tutti.
Innanzitutto correggo, non era Anno Zero ma l'Infedele, poi volevo sottoporre alla vostra attenzione questo articolo comparso su: http://www.cespas.org/newsletter/011.php

Citazione:
Un rapporto dell’EU Network of Independent Experts on Fundamental Rights (EUNIEFR, Commissione dell'Unione Europea di esperti indipendenti sui Diritti Fondamentali) condanna una bozza di trattato tra Slovacchia e Santa Sede che garantisce l’obiezione di coscienza ai medici e paramedici che non intendono praticare aborti. Motivo: il diritto all’obiezione di coscienza non può ledere i diritti delle donne alla salute. Il rapporto di 40 pagine (Opinion no. 4/2005, pubblicato il 15 dicembre 2005) riconosce l’esistenza di un diritto all’obiezione di coscienza garantito dalle Convenzioni internazionali, ma sostiene che esso “non è illimitato”, ovvero “può confliggere con altri diritti ugualmente riconosciuti dal diritto internazionale. In queste circostanze deve essere trovato un equilibrio tra queste esigenze conflittuali, per cui un diritto non deve essere sacrificato a un altro”.

Nel caso specifico, l’EUNIEFR sostiene che laddove l’aborto è garantito per legge, ogni donna ha diritto a ricevere il trattamento medico in tal senso, per cui lo Stato deve assicurare quanto segue:


Ogni rifiuto a praticare l’aborto deve avere un’alternativa efficace che però lo consenta;
Deve essere previsto l’obbligo per il medico obiettore di informare la donna su a chi e dove fare riferimento per accedere all’aborto;
Che ci sia effettivamente la disponibilità di un altro sanitario qualificato a praticare l’aborto, comprese le aree rurali o periferiche (vale a dire deve essere facilmente raggiungibile).

L’Opinione della Commissione Europea intende chiaramente vanificare l’istituto dell’obiezione di coscienza, ma soprattutto creare un precedente che permetta di considerare l’aborto come un diritto umano fondamentale. La costruzione giuridica alla base dell’Opinione riconosce infatti che il diritto all’obiezione di coscienza è “un’implicazione del diritto alla libertà di religione”, ovvero un diritto fondamentale che può essere limitato solo da un diritto che abbia la stessa forza. L’aborto, riconosce la Commissione UE, non è riconosciuto come diritto dalla Convenzione Europea sui diritti umani, ma appellandosi ad alcune Convenzioni Internazionali (quella sui Diritti politici e civlili e quella contro la Discriminazione delle donne), per quel che riguardano – paradossalmente – il diritto alla vita e il diritto alla salute, si arriva a considerare l’accesso all’assistenza medica per l’aborto come un diritto che pone limiti all’obiezione di coscienza.

Oltretutto ciò che vale per l’aborto – si trova scritto nell’Opinione degli esperti UE – deve valere anche per l’eutanasia, la celebrazione del matrimonio tra omosessuali e la distribuzione dei contraccettivi.

L’Opinione attacca in diverse parti le prerogative delle religioni e in particolare della Chiesa cattolica, ma – oltre ad essere molto discutibile sul piano giuridico - se venisse applicata e usata come precedente da usare a livello internazionale (è questo il vero scopo di chi l’ha redatta) avrebbe pesanti ripercussioni sul sistema sanitario mondiale e soprattutto si trasformerebbe in una pesante ipoteca per lo sviluppo dei Paesi poveri. Secondo i dati ufficiali forniti dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, alla Chiesa (ordini religiosi, diocesi e altre organizzazioni) sono legate ben 21.751 istituzioni sanitarie presenti in 135 Stati. In molti Paesi in via di Sviluppo le strutture sanitarie nazionali sono praticamente garantite in toto o in massima parte da istituzioni cattoliche, che rischierebbero così di dover chiudere nell’impossibilità di accettare di praticare aborti.
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Vecchio 04-04-2008, 18.19.31   #33
kore
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Riferimento: Moratoria sull'obiezione di coscienza

Ho tratto questo brano dal sito: http://www.lucacoscioni.it/node/8066 che comunque va letto nella sua interezza:

Citazione:
Così la Pontificia Accademia ha provato a risvegliare un dibattito laico su un diritto “assopito”
....
Il punto non riguarda soltanto l'esercizio del diritto (all'obiezione di coscienza) ma anche le conseguenze economiche, sociali e professionali per quanti lo esercitino.

Come lucidamente spiega Jean Laffitte (intervistato anche dal Foglio del 22 febbraio), le società tolleranti non tollerano l'obiezione di coscienza perché questa "sfugge al loro controllo".

In Spagna, per esempio, la professoressa Monica Lopez Barahona ha raccontato di aver dovuto creare un’associazione per la difesa e il rispetto dell'obiezione di coscienza.

E se la Costituzione portoghese prevede tale diritto (specificando pero che va esercitato alle condizioni indicate dalla legge), l'Olanda ha scelto nel 1983 di prevedere tale diritto nella Costituzione: l'ordinamento non poteva autorizzare gli scrupoli di coscienza di ogni cittadino, pena l'anarchia (chi ne senta il bisogno, si rivolga alla costituzionale libertà di coscienza annoverata tra i diritti umani).

Del resto nemmeno nella Convenzione europea sui diritti dell'uomo e la biomedicina dell'aprile 1997, è stata inserita alcuna previsione in materia, giacché il diritto era già presente in altre convenzioni.

In Francia (è ancora Laffitte), nella pratica, il diritto all'obiezione non è parificabile a tanti altri, per esempio a quello di aborto. Basti pensare che dal 1993 è stato configurato il reato di ostruzione all'interruzione volontaria di gravidanza, con una pena dai due ai tre anni di prigione.

In molte leggi pro choice la previsione dell'obiezione è stata aggiunta in un secondo momento: così in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, nella legge polacca del 1956 rivista nel 1970; i medici che rifiutavano di praticare l'aborto nei paesi comunisti degli anni Cinquanta, nel migliore dei casi venivano licenziati.

Insomma, la nostra legge 194 è stata decisamente un’eccezione.
....

Siamo in Europa!
No.
Noi siamo in Italia...
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Vecchio 05-04-2008, 00.46.20   #34
frollo
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Riferimento: Moratoria sull'obiezione di coscienza

Ecco, mi sembra che l'Unione Europea, abbia detto proprio quello che sostengo io da 3 pagine!

Nel caso specifico, l’EUNIEFR sostiene che laddove l’aborto è garantito per legge, ogni donna ha diritto a ricevere il trattamento medico in tal senso, per cui lo Stato deve assicurare quanto segue:


Ogni rifiuto a praticare l’aborto deve avere un’alternativa efficace che però lo consenta;
Deve essere previsto l’obbligo per il medico obiettore di informare la donna su a chi e dove fare riferimento per accedere all’aborto;
Che ci sia effettivamente la disponibilità di un altro sanitario qualificato a praticare l’aborto, comprese le aree rurali o periferiche (vale a dire deve essere facilmente raggiungibile).


Pensare di "escludere" dall'opportunità di trovare un lavoro negli Ospedali Pubblici a chi si dichiari antiabortista, mi sembra discriminatorio verso queste persone, che non possone essere additate come untori. Che lo Stato "riservi dei posti per i medici con meno scrupoli dottrinali, ma che non telga il lavoro (o impedisca di accedervi) a chi quegli scrupoli ce li ha
frollo is offline  

 



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