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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 04-04-2008, 09.02.41   #11
Martino Giusti
Ospite abituale
 
Data registrazione: 09-10-2007
Messaggi: 98
Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

Citazione:
Originalmente inviato da Koli
Sono d'accordo con te. Non ho mai capito perchè una coppia che soffre di gravi ristrettezze economiche (estremizzo con la classica comunità africana), decida di concepire bambini. Non avrebbe più senso rispiamare a costoro (ma anche a se stessi), un esistenza contraddistinta dalla miseria?
Capisco però che le differenze culturali fra "noi" e "loro" siano enormi.

La tua, Koli, è una posizione alla Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena che, non capendo come mai i suoi sudditi che non avevano pane, non mangiassero le brioches.

Dunque vediamo se io capisco dove vorresti andare a parare... Estremizzando vorresti forse che una qualche organizzazione mondiale di Stati o di chiese o dimmi tu, impedisse (come?) di concepire bambini a chi si trovasse in ristrettezze economiche? Quindi proporresti una "legge" alla cinese (quella che impone di fare un solo figlio a coppia) con la differenza che nemmeno quello se si è "poveri". Magari imporre anche la castrazione chimica per i maschi focosi o addirittura la cruenta per quelli "troppo" focosi? In ultima analisi una cura peggiore del “male”: usare l’aborto come metodo per il controllo delle nascite… dei poveri. Aberrante.

citazione di marcogiannone:

Allora, non credo che interrompere una gravidanza sia una cosa da prendersi alla leggera come un vaglia postale..intendevo dire che oggi l'aborto purtroppo si pratica con la disinvoltura d'una commissione alla posta, quasi fosse andare al supermercato..è lo trovo dannoso..

NOn sei d'accordo?

Non sono daccordo, i dati ufficiali del ministero della salute - che ho riportato in un altro post - dicono che le ivg sono diminuite di oltre il 40% rispetto al 1982, anno di maggior incremento delle ivg. (dati riferiti al 2006). In merito alla disinvoltura con cui si ricorre all’aborto beh… è una tua opinione.
Martino Giusti is offline  
Vecchio 04-04-2008, 13.21.04   #12
sileno
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-07-2007
Messaggi: 128
Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

Citazione:
Originalmente inviato da Martino Giusti
Dunque vediamo se io capisco dove vorresti andare a parare... Estremizzando vorresti forse che una qualche organizzazione mondiale di Stati o di chiese o dimmi tu, impedisse (come?) di concepire bambini a chi si trovasse in ristrettezze economiche? Quindi proporresti una "legge" alla cinese (quella che impone di fare un solo figlio a coppia) con la differenza che nemmeno quello se si è "poveri". Magari imporre anche la castrazione chimica per i maschi focosi o addirittura la cruenta per quelli "troppo" focosi? In ultima analisi una cura peggiore del “male”: usare l’aborto come metodo per il controllo delle nascite… dei poveri. Aberrante.

koli non ha detto nulla del genere...queste cose le stai dicendo tu che ti atteggi a telepate incensato di buonismo...rileggi il post di koli ( visto che l'hai pure quotato ) e dimmi dove parla di imposizione da parte dello Stato a chi e riguardo a cosa...glielo hai letto nel pensiero, vero?
sileno is offline  
Vecchio 04-04-2008, 16.22.16   #13
S.B.
Ospite abituale
 
Data registrazione: 24-04-2006
Messaggi: 486
Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

La proposta di Ferrara mi provoca una duplice sensazione.

Da un lato tocca la mia coscienza nella condanna di un'usanza, l'aborto, che mi pare "ipocrita", nel senso che è giustificabile solo occultando il punto di vista di chi non può esprimere la propria opinione, cioè il feto.
Del resto riconosco la tragicità dell'evento per la donna e in qualche modo accetto, un po' per pragmatismo e un po', forse, per menefreghismo, la realtà dell'aborto, col suo compromesso, che qualcuno definisce un "giusto mezzo" (ideale nel quale, a dire il vero, con buona pace di Aristotele, non credo molto).

Dall'altro lato, invece, provo un certo senso di ribrezzo per una persona, e per la sua proposta, che reputo o in malafede o poco ragionevole (propendo più per la prima). Non credo, insomma, che questa campagna sia puramente frutto di una riflessione etica sull'aborto, anzi, la vedo subordinata ad una ideologia teo-con di sfondo, se non ad altri interessi politici.

La mia posizione riguardo all'aborto suona più o meno così: l'aborto è ingiustificabile, o comunque molto meno giustificabile, ad esempio, dell'eutanasia (che pure incontra molte difficoltà ad essere accettata, ahimè!). Ma, visto che di fatto è praticato e che, sempre di fatto, se non fosse legale si creerebbero gravi problemi, propendo verso una sua diminuzione tramite mezzi come l'informazione, la diffusione e la liberalizzazione dei contraccettivi.
Ciò non toglie che l'aborto sia, per me, assolutamente ingiustificabile, una pratica che dovrebbe essere considerata illegale in uno stato ideale a cui ispirarsi.

Considero la mia posizione vagamente ipocrita rispetto alla mia idea di morale.
Lo scoglio che mi impedisce di acettare l'aborto come una buona soluzione è formulabile con questa domanda: "avresti preferito essere ucciso al primo mese di gravidanza, al sesto o appena partorito?".

Per me sarebbe indifferente essere ucciso in uno di questi tre momenti, cosa mi cambierebbe? Nulla. Dunque ne deduco che l'aborto ha lo stesso valore, in sostanza, ovviamente ci sono sfumature diverse, dell'omicidio.
S.B. is offline  
Vecchio 04-04-2008, 16.44.47   #14
antares
Vivente
 
L'avatar di antares
 
Data registrazione: 19-04-2007
Messaggi: 103
Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

Citazione:
Originalmente inviato da marcogiannone
Giuliano Ferrara, direttore de "Il Foglio" e leader del movimento contro l'aborto, è considerato unanimemente come un grande intellettuale italiano. Nonostante questo (o forse proprio per questo) egli è stato oggetto di varie polemiche, tra cui naturalmente la più recente relativa, appunto, all'aborto.
Premetto che, dulcis in fundo, NON sono d'accordo con Ferrara, nel senso che una moratoria sull'aborto da presentare all'ONU non mi pare una soluzione efficace; ritengo infatti che una eventuale legge anti-aborto negherebbe dei diritti civili alle persone interessate.
Ci sono dei però. Non mi sento di criticare Ferrara in toto. Innanzitutto non si tratterebbe esattamente d'un ritorno al passato. Nel 1978 il referendum sull'aborto passò, ma allora non si poteva prevedere che negli anni 2000 si sarebbero contati circa 50 milioni di aborti all'anno in tutto il mondo (esclusi, ovvio, quelli clandestini). Dunque, se Ferrara una ragione ce l'ha, è quella di voler far qualcosa che rivendichi in una certa qual misura, il diritto alla vita. Non ritengo giusta, lo ripeto, una legge anti-aborto: ma ritengo giusta una rivisitazione, giacché ormai in Occidente è possibile abortire con la stessa facilità con cui si effettua un vaglia postale. Mi pare insomma che un po' di moralità dovremmo riacquistarla.

Voi che ne pensate?

Credo che sopra tutto stia il diritto di autodeterminazione della donna.
E' suo il corpo che deve partorire e se mi chiedete se il padre potenziale abbia diritti sul feto dico che non ne ha, se mi chiedete se sull'esistenza del feto esista qualche legge superiore che travalica il volere della donna credo che non ci sia.
Credo che sempre e comunque per la donna la decisione di abortire sia un dramma, credo che le ferite morali che lascia l'aborto su una donna siano terribili, non serve proprio il panzone intellettuale di turno che venga a fare le morali su ciò che non consoce e non sa...
antares is offline  
Vecchio 04-04-2008, 19.06.51   #15
Koli
Moderatore
 
Data registrazione: 17-11-2007
Messaggi: 405
Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

Citazione:
Originalmente inviato da Martino Giusti
La tua, Koli, è una posizione alla Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena che, non capendo come mai i suoi sudditi che non avevano pane, non mangiassero le brioches.

Dunque vediamo se io capisco dove vorresti andare a parare... Estremizzando vorresti forse che una qualche organizzazione mondiale di Stati o di chiese o dimmi tu, impedisse (come?) di concepire bambini a chi si trovasse in ristrettezze economiche? Quindi proporresti una "legge" alla cinese (quella che impone di fare un solo figlio a coppia) con la differenza che nemmeno quello se si è "poveri". Magari imporre anche la castrazione chimica per i maschi focosi o addirittura la cruenta per quelli "troppo" focosi? In ultima analisi una cura peggiore del “male”: usare l’aborto come metodo per il controllo delle nascite… dei poveri. Aberrante.

Continuo ad essere in sintonia con Sileno; (questa volta sulla tua incomprensione della mia "posizione") e poichè se uno non intende, la colpa è di chi scrive, riformulerò quanto detto precedentemente.
Prima ancora che intervengano strumenti coercitivi al fine di impedire il concepimento alle coppie focose, dovrebbe, secondo me, intervenire il buon senso degli individui stessi.
Il mio esempio delle comunità africane, aveva lo scopo di rilevare quanto assurdo fosse il concepimento di una plurailtà di bambini per ciascuna coppia, in condizione sussistenza nonchè di fame fisica. In altre parole; se io come singolo faccio fatica soddisfare le mie esigenze materiali, come realizzerò una vita degna di questo nome ai miei figli. Solo l'idea che soffrano la fame o che non avessero altri beni di prima necessità, mi farebbe sentire colpevole.

Per quanto riguarda la situazione cinese, io sono assolutamente contrario a costringere una donna ad abortire o peggio ancora a sterilizzarla. Sembra che la maggioranza della popolazione cinese, nonchè l'Accademia delle Scienze di Pechino, siano contrarie a questa legge (non tanto per motivi etici ma pratici):
http://www.lucisullest.it/dett_news.php?id=1491
Credo tuttavia sensata, una legge che, nel caso di un paese come la Cina che conta circa 1.300.000.000 di persone, dissuada (ripeto non certo con tali mezzi) la crescita demografica al fine di presevare il benessere per quelligià nati.

E' comprensibile che tutti noi siamo cosi ostili a leggi che impediscono a una madre di avere 2-3 bambini (io il primo), ma credo anchè che ciò sia dovuto al fatto che la cosa non ci riguarda direttamente.
Faccio un esperimanto mentale: Immaginate che tutti gli utenti di questo forum costruiscano una Repubblica autonoma con leggi proprie in uno spazio non molto grande e con pocche risorse. Credete che il governo della suddetta Repubblica o i cittadini stessi, saranno cosi permissivi nei confronti di quelli che, pur sapendo che ogni ulteriore bocca da sfamare ha notevoli ripercussioni sull'intera comunità, decideranno di procreare?
La solidarietà, anche se ci convinciamo del contrario, ha dei limiti. Aspetto qualche possibile obiezione.

Saluti.
Koli is offline  
Vecchio 04-04-2008, 19.22.30   #16
kore
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Data registrazione: 31-07-2007
Messaggi: 343
Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

http://bfp.sp.unipi.it/rec/bacch.htm

Fabio Bacchini, in Il diritto di non esistere.
Alcune considerazioni potrebbero estendersi anche all'eventualità che il nascituro soffra la fame con le conseguenze che noi tutti conosciamo.

Citazione:
Per lungo tempo la nascita è stata considerata un bene intrinseco e assoluto per colui che nasce, ma nel caso di persone gravemente handicappate o incurabilmente malate si può parlare, al contrario, di un diritto di non esistere? È possibile affermare che, in queste condizioni, la non esistenza sia preferibile all’esistenza? Ammesso che esista un diritto di non esistere, a quali condizioni potrebbe essere ascrivibile? Sarebbe immorale portare a termine una gravidanza, pur sapendo che la vita del nascituro sarà tormentata da una grave menomazione? La violazione del diritto di non esistere di un individuo implica la sanzionabilità, civile o penale, dei genitori?

Fabio Bacchini, in Il diritto di non esistere, prende le mosse da questi avvincenti interrogativi che la bioetica filosofica si trova ad affrontare a partire dagli anni Sessanta, da quando alcuni figli hanno intentato causa contro i propri genitori perché avrebbero preferito non esistere. Queste cause da torto da procreazione (wrongful life suits) hanno obbligato filosofi, giuristi e medici a ricontrattare concetti che si ritenevano saldi e privi di ambiguità: l’avvio dell’esistenza, la sua preferibilità alla non esistenza, la persona, il danno (harm), il torto (wrong), la responsabilità morale, la titolarità dei diritti.

Il dibattito sul diritto di non esistere implica una preliminare presa di posizione sulla questione dell’avvio dell’esistenza: quando cominciamo ad esistere? Innanzi tutto è possibile tracciare una distinzione tra la nascita di un individuo e l’inizio della sua esistenza. La nascita coincide con un momento agevolmente identificabile, mentre l’inizio dell’esistenza è più difficile da stabilire. È possibile, convenzionalmente, identificare l’avvio dell’esistenza con il concepimento, con la nascita, oppure con un momento t collocabile nell’intervallo di tempo compreso tra il concepimento e la nascita (secondo una posizione estrema, perfino con un momento t successivo alla nascita). Considerare l’avvio dell’esistenza coincidente con il concepimento esclude che l’aborto possa essere un rimedio volto a evitare l’avvio di una esistenza, e rimanda tale rimedio indietro nel tempo (a tutte le condizioni che avrebbero impedito il concepimento). Posticipare l’inizio dell’esistenza a un tempo successivo al concepimento e precedente la nascita permette invece di vedere l’aborto come uno dei rimedi potenzialmente utili per ottenere che un eventuale diritto di non esistere sia rispettato.
È evidente che, se si colloca l’avvio dell’esistenza in un momento successivo al concepimento, ammettere un diritto a non esistere è in contraddizione con una posizione radicalmente antiabortista: si rischierebbe di attribuire a un embrione un diritto di non esistere e, contemporaneamente, si negherebbe a quello stesso embrione la possibilità di non iniziare ad esistere. Allo stesso individuo verrebbe attribuito contemporaneamente un diritto di esistere e un diritto di non esistere.

In ogni caso, è parso a molti che l’assegnazione di un diritto a non iniziare ad esistere sia legittima solo a condizione che, per l’individuo a cui lo si assegna, l’esistenza sarebbe un’eventualità peggiore che non iniziare mai ad esistere. Ma è concepibile, e in quali casi, considerare l’esistenza un male? La preferibilità della non esistenza rispetto all’esistenza è stata considerata spesso un’idea intimamente contraddittoria, tanto da condurre al rifiuto dell’ammissibilità stessa delle cause di torto da procreazione.
Alcuni autori sostengono che permetterle avrebbe conseguenze pericolose e assurde (secondo l’argomento del piano inclinato). Altri ritengono che le premesse concettuali su cui si fondano le cause da torto da procreazione siano deboli, se non addirittura fallaci: ad esempio, potrebbe risultare contraddittorio attribuire diritti attuali a persone che non esistono. Questa attribuzione richiama il problema della giustizia nei riguardi delle generazioni future, e pone grosse difficoltà sia alle teorie etiche contrattualiste che alle teorie consequenzialiste. Alcuni giudici hanno sostenuto che la richiesta di un indennizzo per torto da procreazione è troppo logicamente bizzarra per essere considerata (Gleitman vs Cosgrove, 1967; Williams vs State of New York, 1965).

Nonostante le difficoltà nel rendere conto della presenza di obblighi verso persone non ancora esistenti, l’intuizione morale che tali obblighi sussistano è tanto forte da spingere a cercarne comunque una giustificazione teorica. Alcuni esempi forniti da Feinberg illustrano la forza di questa intuizione: una trasfusione trasmette la sifilide a una donna; un anno dopo la donna concepisce, e il figlio nasce malato di sifilide – questo individuo sarà legittimato nel chiedere i danni all’ospedale per negligenza. Oppure, un misantropo piazza una bomba in una scuola materna, regolando il timer in modo che scoppi sei anni dopo. Quando la bomba scoppia, molti bambini di cinque anni muoiono o rimangono mutilati. È stata l’azione del misantropo risalente a sei anni prima, a prima che i bimbi fossero concepiti, a danneggiarli. Da questi esempi si può inferire che una persona ha degli obblighi verso coloro i quali hanno una possibilità di essere danneggiati in conseguenza della sua condotta (le ‘vittime prevedibili’), e che in alcuni casi il rischio di danno include anche persone ancora non nate.
Una volta raggiunta questa conclusione, non è difficile fare il passo ulteriore che consiste nell’affermare che, in alcuni casi, si possono violare obblighi presenti verso persone ancora non esistenti mediante l’atto stesso di avviarne l’esistenza. La situazione è atipica, ma non necessariamente paradossale: è possibile che, proprio perché le persone esistenti hanno un obbligo di non provocare la sofferenza futura di persone ancora non esistenti, esse abbiano anche, in alcuni casi, un obbligo a non avviare certe esistenze, ove l’avvio di quelle esistenze significhi una condanna certa a una sofferenza costante e irrimediabile.
......

Leggete, però, anche il resto sul sito che vi ho linkato!!!
kore is offline  
Vecchio 04-04-2008, 21.56.52   #17
mathemathikos
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Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

Premetto che, per me, Ferrara non è affatto un grande intellettuale italiano.. in secondo luogo, come è stato spesso detto in rete, un uomo che difende la vita ancor prima che nasca e al contempo è favorevole alle guerre fatte dagli Stati Uniti lo giudico ipocrita. Le idee che porta avanti sono anacronistiche e lesive dei diritti che i cittadini si sono conquistati tempo addietro!
mathemathikos is offline  
Vecchio 05-04-2008, 00.35.48   #18
frollo
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Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

Citazione:
Originalmente inviato da kore
http://bfp.sp.unipi.it/rec/bacch.htm

Fabio Bacchini, in Il diritto di non esistere.
Alcune considerazioni potrebbero estendersi anche all'eventualità che il nascituro soffra la fame con le conseguenze che noi tutti conosciamo.



Leggete, però, anche il resto sul sito che vi ho linkato!!!

Non ho òetto il resto, ma già queste poche righe contengono un'idea bizzarra.
Intanto trovo logico che, semmai, debbano essere gli eventuali danneggiati a "chiedere il risarcimento", una volta che il danno si fosse concretizzato e non i "possibili danneggiatori" a farsi lo scrupolo se fare o non fare figli che forse potrebbero vvere male.
Da sempre, mi sembra infatti, che debba essere il SOGGETTO del diritto a protestare se il diritto non gli viene riconosciuto.
Con un "aborto pietoso" (lasciatemi passare questo termine) l'abortito non avrebbe voce in capitolo e subirebbe la decisione di qualcuno. Oltretutto, non essendo mai venuto alla luce, non potrebbe mai valutare se la condizione di esistere era veramente così brutta al punto da spingere i genitori verso la negazione di quella possibilità.
Poi nella vita di certezze ce n'è solo una... e questo è l'altro punto debole. Basterebbe dire che una "certezza" matematica che le condizioni dei nascituri sarebbero disgraziate, nessuno può averla. Forse una certezza probabilistica si, ma non bastano le probabilità a sfavore per giustificare il presunto "diritto a non esistere".
Ma vorrei andare oltre.
Quali sarebbero le condizioni limite entro cui esercitare il diritto a non esistere? Il rischio di morire di fame o di stenti? Il rischio di non potersi permettere un SUV 3000 di cilindrata? Chi le stabilisce? Mi sembra evidente che nelmondo occidentale, non morendo ormai più nessuno di fame e di stenti, esercitare un diritto al non esistere, mi sembrerebbe assurdo. E allora bisognerebbe riservare questa "chicca" ai paesi poverissimi, i quali già stanno male e già subiscono lo scacco del mondo ricco e in più devono sentirsi dire: "guarda, voi siete sfigatissimi e morite di fame, mentre noi in Italia sprechiamo a gogo, ma voi se volete potete esercitare il "diritto a non esistere", così magari noi potremmo star meglio e pure voi... non esistendo, stareste molto meglio!!!"
Mi sembra un ragionamento diuno squallore disarmante!
Tanto più se fatto da quelle stesse persone che magari trasalivano quando qualcuno proponeva, anzichè di sprecare, bruciandole, le "mucche pazze", di spedirle in Africa: magari a chile mangiava tra 40 anni gli veniva l'Alzhaimer, ma intanto ora non moriva di fame e magari tra 40 anni avevamo trovato la cura alla malattia!
Un'ultima considerazione sui misantropi che piazzano le bombe col timer nelle scuole materne. Non è detto che la scuola 6 anni dopo ci sia ancora, che la omba non venga trovata, che il temponon la renda inservibile e in definitiva che scoppi! Un bambino africano, non è detto che non trovi una strada diversa dal dover morire di fame per forza... magari diventa premio Nobel!
frollo is offline  
Vecchio 05-04-2008, 09.51.43   #19
Mary
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Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

Citazione:
Originalmente inviato da sileno
il sovrappopolamento in alcune aree è un problema molto grave...se le risorse sono limitate incrementare le nascite significherebbe condannare un numero sempre crescente di individui a una vita di stenti...certamente non mi ritengo tanto machiavellico da affermare che ogni mezzo è lecito, ma nemmeno mi ritengo un malthusiano a credere che la natura ristabilisce l'ordine da sè...insomma è un problema serio e di difficile soluzione...RIPETO CHE NON CONDIVIDO LA PRATICA DELL'ABORTO SELETTIVO, MA IL FINE DELLA RIDUZIONE DELLE NASCITE LO RITENGO RAGIONEVOLE...



E non sono un'abortista! ma dico si alla 194.

Il guaio è che ignoranza e religione hanno condotto l'umanità ai livelli di saturazione alla quale siamo giunti.

Vorrei entrare nella mente dei fautori della vita embrionale ad oltranza, in quelli papalini che vientano preservativi e pillole del prima e del giorno dopo e vedere come vedono la vita dal loro ristretto punto di vista.

La vita è un bene preziosissimo ( e Ferrara non l'ha ancora capito ) che non va gettato come le classiche perle ai porci.

Mi spiego, se dobbiamo distruggere il Pianeta Terra solo per permettere la procreazione dissennata degli umani mi sembra che non ci sia alcuna amore e rispetto per la vita.

Se dobbiamo dare il via libera ai cibi transgenici che stanno uccidendo l'ecosistema solo per sfamare o satollare altre bocche che si sfornano a milioni l'anno, mi sembra che con tradizione e divinità c'entri pochino.

Il Ferrara, che è un uomo, forse crederà anche nella propria crociata ma sta sbagliando in toto.
Se avesse fondato un partito "preservativo? sì grazie. Pillola anticoncezionale? sì grazie" avrebbe avuto il mio voto e appoggio incondizionato.

Immaginate soltanto ai forzieri vaticani che offrono qualche "spicciolo" per acquisto di preservativi e altri strumenti anticoncezionali e alla straordinaria possibilità di rifornire ogni paese del mondo gratuitamente

Non ci sarebbero più aborti in tutto il mondo se non per motivi rari e plausibili quali stupri, pericolo per la madre o gravi handicap (quello selettivo per sesso lo trovo abominevole).

Ogni nascita sarebbe accolta con gioia e amore, desiderata, voluta, cercata.

Ma un dubbio ancora mi resta: e se al Ferrara non gli e ne fregasse nulla della 194 ma fosse (guarda caso) un bel progetto per rastrellare voti cattolici e poi offrirli a qualcuno? o anche usarli in proprio, non farebbe differenza.

Esagero? il fatto è che nessun politico ha la mia incondizionata fiducia.

ciao
mary
Mary is offline  
Vecchio 05-04-2008, 18.23.14   #20
Martino Giusti
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Riferimento: Giuliano Ferrara e l'aborto

Citazione:
Originalmente inviato da sileno
koli non ha detto nulla del genere...queste cose le stai dicendo tu che ti atteggi a telepate incensato di buonismo...rileggi il post di koli ( visto che l'hai pure quotato ) e dimmi dove parla di imposizione da parte dello Stato a chi e riguardo a cosa...glielo hai letto nel pensiero, vero?

Ti rispondo subito sileno…

citazione di Koli

“Non ho mai capito perchè una coppia che soffre di gravi ristrettezze economiche (estremizzo con la classica comunità africana), decida di concepire bambini. Non avrebbe più senso rispiamare a costoro (ma anche a se stessi), un esistenza contraddistinta dalla miseria?

Ho letto queste parole e ho “estremizzato” le mie considerazioni. Successivamente Koli ha perfezionato il suo intervento confermando il suo pensiero.
Elimino dal mio post la parola “estremizzando”, sostituisco “impedisse” con “insegnasse a non” e dopo “legge” aggiungo un “di buon senso” e cancello tutto il resto.
Pare che il buon senso non possa essere il cibo preferito di chi ha come priorità assoluta la sopravvivenza.
Quello viene come conseguenza dell’aver risolto in parte quella priorità.

citazione di Koli

“Prima ancora che intervengano strumenti coercitivi al fine di impedire il concepimento alle coppie focose, dovrebbe, secondo me, intervenire il buon senso degli individui stessi.
Il mio esempio delle comunità africane, aveva lo scopo di rilevare quanto assurdo fosse il concepimento di una plurailtà di bambini per ciascuna coppia, in condizione sussistenza nonchè di fame fisica. In altre parole; se io come singolo faccio fatica soddisfare le mie esigenze materiali, come realizzerò una vita degna di questo nome ai miei figli.”


Adesso che è più chiaro il pensiero non estremizzerò e non cercherò di leggere il pensiero di alcuno (mi è scaduto l’abbonamento al satellite ) e affermo che non mi sono poi così sbagliato nell’interpretazione.
Devo anche precisare, sileno, che non sono un “buonista”. Sono un “dirittista” –che squallido neologismo!- nel senso che sono per il diritto di ogni donna di scegliere se avere o meno un figlio.
Detto questo obietto sull’ultimo paragrafo di Koli.
La solidarietà è vero che ha dei limiti, anzi a volte può essere deleteria per quei Paesi a cui la si offre come una sorta di pietà. Penso che più dell’euro donato tramite telefono gli Stati ricchi, noi,(diventati tali ANCHE per lo sfruttamento di quei Stati) dovrebbero contribuire seriamente alla crescita economico-sociale di quei paesi senza chiedere nulla in cambio.
Koli trova assurdo il concepire in condizioni di estrema povertà. I figli per quelle popolazioni possono essere e sono ricchezza – certo non nel senso che noi diamo al termine – e prosecuzione delle loro culture. Penso anche che quei popoli se fossero educati a coltivare e costruire la loro storia e anziché usare le braccia per imbracciare fucili le usassero per imbracciare attrezzi di pace, in un arco di tempo ragionevole potrebbero risolvere in loco il problema della loro sopravvivenza.
Per quanto riguarda il cosiddetto diritto di non esistenza, mi sembra una assurdità giuridica che non ha alcuna base seria su cui poggiare.
Sono d’accordo con frollo.
Care cose.
Martino Giusti is offline  

 



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