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Vecchio 29-04-2004, 21.34.53   #1
Kninos
Ospite abituale
 
Data registrazione: 25-04-2003
Messaggi: 117
Una piccola vecchia signora

Una piccola vecchia signora un giorno andò' alla Banca d'Italia, portando con se' una borsa piena di denaro. Insistette che doveva parlare con il presidente della banca per aprire un conto, perché "E' un sacco di denaro!".

Dopo un po' di ripensamenti, gli impiegati la portarono nell'ufficio del presidente (il cliente ha sempre ragione!).

Il presidente della banca le chiese quindi quanto voleva versare e lei disse "165.000 euro" e butto' la borsa sulla sua scrivania. Il presidente fu, chiaramente, curioso di sapere come aveva fatto ad ottenere tutto quel contante, cosi' glielo chiese: "Signora, sono sorpreso di vedere che Lei si porta appresso tutto questo contante. Come ha fatto ad ottenerlo?".

La vecchia signora rispose: "Ho fatto delle scommesse".

Il presidente le chiese ancora: "Scommesse? Che tipo di scommesse?

La vecchia signora rispose: "Gliene propongo subito una: "Scommetto 25.000 euro che il Presidente del Consiglio Berlusconi ha le palle quadrate".
Il Presidente della Banca d'Italia le rispose che, pur non avendo mai visto le palle di Berlusconi, era convinto che le avesse rotonde come tutti gli altri uomini.
"Non mi interessano le sue convinzioni". ribattè la vecchia signora "Mi faccia incontrare presso questo ufficio il Presidente Berlusconi".
Il Presidente della Banca allora le disse che era molto difficile incontrare Berlusconi e soprattutto farlo venire presso la Banca d'Italia.
"Allora" disse la vecchia signora "vado a depositare questi soldi in un'altra banca".
Il Presidente della banca, che era pur sempre un banchiere e non voleva farsi scappare una buona cliente,
le disse: "Mi telefoni domattina; vedrò nel frattempo se potrò accontentarla".

La vecchia signora allora aggiunse: "Visto che mi vuol far perdere tempo, le chiedo che al colloquio con Berlusconi sia presente, come testimone, anche il vicepresidente Fini e sarò domattina qui nel suo ufficio senza telefonarle prima. Però lei non deve dire assolutamente nulla della scommessa, né a Berlusconi né a Fini". E se ne andò con la sua borsa piena di demaro.

Il presidente della Banca d'Italia congedò la vecchia signora e rimase pensieroso.
Per tutta la notte non riuscì a dormire, pensando alla richiesta che gli era stata fatta.

La mattina successiva la vecchia signora arrivò puntualmente nell'ufficio del presidente della Banca d'Italia, portando sempre con sé la sua borsa piena di denaro.

"Il Presidente Berlusconi e il vicepresidente Fini sono nell'altra stanza che attendono" disse il presidente della banca "però le raccomando di non far perdere loro del tempo, perchè ho penato parecchio per riuscire a convincerli, senza dir loro nulla della scommessa. Ho solo detto che si tratta di una importante questione finanziaria, lei capisce che ho dovuto in qualche modo motivare questo strano incontro".

La vecchia signora disse subito: "Faccia entrare per primo Fini".
L'on. Fini fu fatto entrare immediatamente e la vecchia signora, senza neppure salutarlo, lo prese per un braccio e si appartò con lui, parlandogli a bassa voce.

Dopo dieci minuti si rivolse al presidente della banca, invitandolo a far entrare Berlusconi.

Non appena lo vide, senza nemmeno salutarlo, la vecchia signora disse a Berlusconi: "Scommetto 25.000 euro che lei ha le palle quadrate".
Il presidente Berlusconi si mise a ridere, mettendo in mostra i suoi denti smaglianti, e disse: "A me non interessano i soldi, se li tenga pure, perché io sono talmente ricco, che lei non può neanche immaginarlo, ma le assicuro che le mie palle sono rotonde e anche ben grosse. Io sono un costruttore di città, io diventerò il presidente dell'Unione europea e la farò diventare più ricca degli Stati Uniti d'America, e lei mi ha disturbato per dirmi queste sciocchezze". E, così dicendo, si avviò verso la porta. Venne trattenuto immediatamente dal presidente della Banca d'Italia, che, sia pure con fare rispettoso, gli disse: "Mi scusi signor presidente, ma deve dimostrare quanto ha detto".
Berlusconi tornò in mezzo all'ufficio e si abbassò immediatamente i pantaloni.
La vecchia signora soggiunse: "Permette signor presidente, ma io gliele devo toccare, per essere certa della sua affermazione".
"Faccia pure." dice Berlusconi e, rivolgendosi al presidente della Banca d'Italia: "Quanto a lei, gliela farò pagare…importunarmi in questo modo sconcio!".

La vecchia signora scrutò attentamente le palle di Berlusconi e poi le palpò con ambedue le mani.
In quel momento egli noto' che il vicepresidente Fini stava silenziosamente sbattendo la testa contro il muro.

Il presidente chiese alla signora: "Che diavolo ha Fini?
Ella disse: "Niente, a parte il fatto che ho scommesso poco fa con lui 100.000 euro che alle 10 di stamattina avrei avuto nelle mie mani le palle del Presidente del Consiglio Berlusconi.

L'origine di questa storiella è sconosciuta, però, valutata nella giusta dimensione, può far pensare gli elettori italiani, per migliorare le condizioni del nostro paese.
Kninos is offline  
Vecchio 30-04-2004, 13.14.40   #2
dawoR(k)
Utente bannato
 
Data registrazione: 15-05-2003
Messaggi: 876
Smile ne racconto una anch'io...

Era una bella giornata di primavera. Il nevischio mummificava le rondini e raffiche ai duecento orari schiantavano gli alberi.
— Siamo nella normalità — disse l’infallibile Meteorologo — poiché un tempo simile, anzi peggiore, si ebbe nel marzo 1626 e non c’è da allarmarsi se per qualche settimanella dal Polo arriva uno spifferino di aria fredda. In quell’istante attraverso la finestra aperta un refolo di vento trasportò un tricheco di una tonnellata, che piombò sulla scrivania del meteorologo uccidendolo.
— Averlo saputo prima... — sospirò il meteorologo, prima di esalare l’anima sotto forma di cirro-cumulo.
Era una tranquilla domenica calabrese. Le pallottole ronzavano pigre e solo ogni tanto un colpo di bazooka interrompeva il monotono frinire dei mitra.
— Siamo nella normalità — disse l’incorruttibile Magistrato — in quanto molti dei presunti mafiatori erano in realtà pacifici agricoltori, l’uso della tangente camorristica è un normale meccanismo promozionale, e non è vero che il danaro mafioso abbia invaso banche, case cinematografiche e settori immobiliari: come giustamente disse Gava, la mafia va conosciuta, prima di combatterla. In quell’istante un consorzio di quattro cosche irruppe nel suo ufficio, lo decapitò e iniziò a giocare a calcio con la sua testa, e poiché non si mettevano d’accordo su chi doveva stare in porta, si uccisero tutti vicendevolmente.
— Averlo saputo prima — sentenziò la testa del magistrato mentre la sua anima faceva ricorso contro i seimila anni di inferno in prima istanza.
Era un tranquillo pomeriggio nella fosca e turrita Bologna. I benzinai attendevano i clienti nelle loro trincee e gli armaioli controllavano i Patriot.
— Siamo nella normalità — disse il Ministro dell’Interno — questa Falange armata non è certo nata dai gloriosi patrioti della Gladio o dai nostri ormai trasparentissimi servizi segreti, la strategia della tensione e le squadracce sono un ricordo del passato, trattasi di zingarelli che si disputano pochi etti di cocaina. In quel momento la solita Fiat Uno apparve in fondo alla strada e crivellò il ministro, la scorta e dodici passanti tanto per gradire.
— Averlo saputo prima — disse il Ministro, mentre la sua anima, grazie a raccomandazioni, scendeva all’Ade in Business class.
Era una tranquilla giornata di primavera. Il Bangladesh non c’era più, il colera decimava il Sudamerica e Saddam si riarmava, ma la Borsa era stabile. L’economia italiana vagava sorridendo nella nebbia tra abissi e voragini.
— Siamo nella normalità — disse Cirino Pomirino — abbiamo un deficit tra il milione o il miliardo di miliardi, ma tasseremo i generi di lusso come le aragoste, lo champagne, le pensioni e le malattie tropicali. Nel nostro paese non c’è spreco, né povertà. In quel momento alcuni bruti senza-casa, senza-lavoro, senza-patria e senza-pensione piombarono su Cirino Pomicino, lo divorarono vivo e gli succhiarono anche le chele.
— Averlo saputo prima — disse il ministro, mentre la sua anima volava nel limbo degli Incompetenti.
Era una tranquilla giornata di primavera alla casina Valadier. Ciarrapico portava cannoli alla crema a Cossiga, Andreotti e Craxi riuniti per un consulto sulla fibrillazione della democrazia.
— Siamo nella normalità — disse Andreotti — per le elezioni faremo una scheda nuova. Gli italiani potranno scegliere se sono (a) un popolo di pecoroni governato da mediocri, (b) un popolo di mediocri governato da delinquenti, (c) un popolo di delinquenti governato da delinquenti. Che si chiami Prima o Seconda Repubblica, non cambierà niente: saremo sempre noi. Sarà solo difficile trovar posto per la folla crescente di maggiordomi, balilla, conformisti e nullità riciclate con cui abbiamo imbottito le reti televisive. Ma mentre i tre sghignazzavano, i terribili collettivi Baoding sbucarono fuori dai cannoli e li cremarono.
— Averlo saputo prima... — dissero le tre anime mentre andavano a reincarnarsi in tre cozze.

(S. Benni) w.
dawoR(k) is offline  

 



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