Autore: dawoR(k)
Chiamarle gaffes sarebbe sbagliato. Lui pensa davvero come parla. «Berlusconi è l’unico bugiardo sincero che io conosca», diceva di lui Indro Montanelli, che lo conosceva bene: «Crede davvero alle scempiaggini che dice e che fa». Spesso si tratta di parole in libertà, pronunciate soprattutto all’estero, quando l’uomo sfugge al controllo dei suoi consiglieri e parla a braccio, lontano dai ghost writer.
Più spesso ancora sono forzature volute, per alzare il livello dello scontro e abbassare sempre più quello di reazione. O magari per minacciare vergogne impossibili allo scopo di farne accettare di un pochino meno impossibili. In ogni caso, quest’anno il Cavaliere ha superato se stesso. E non era facile.
Gennaio. Comincia bene, il 2003. La legge Lunardi sulle opere pubbliche, all’articolo 28 (edificabilità nelle zone limitrofe ad aree cimiteriali), riforma la legge napoleonica che vietava di seppellire i morti fuori dai cimiteri: Berlusconi potrà finalmente dare degna sepoltura ad amici, parenti e infine a se stesso nel celebre mausoleo del Cascella, liberamente ispirato alla tomba di Tutankamen nel giardino della sua villa di Arcore. Il premier ipotizza un “condono creativo” per gli abusi edilizi: anziché abbattere gli eco-mostri, basterà abbellirli con «giardini e parchi giochi». Ai funerali di Gianni Agnelli, Berlusconi si presenta a bordo di una fiammante Mercedes e protesta perché non gli hanno riservato una poltrona in prima fila nel Duomo di Torino: fischi dalla folla. Solo il Tg3 dà la notizia. La Cassazione respinge la richiesta di trasferire i processi “toghe sporche” da Milano a Brescia e condanna Berlusconi e Previti a pagare 1500 euro di spese processuali; il giorno prima il Cavaliere aveva assicurato «assoluta fiducia nella Suprema Corte»; il giorno dopo appare in tv a reti unificate per attaccare la Cassazione e la magistratura tutta («si giudica da sé e si autoassolve in ogni sede»), chiedere di essere giudicato solo dai suoi “pari”, invocare il ritorno all’immunità parlamentare.
Febbraio. Ultimi preparativi per la guerra all’Iraq. Berlusconi incontra Bush e, uscendo dalla Casa Bianca, preannuncia una «terribile strage con le armi di Saddam Hussein». Imbarazzo al Pentagono. «L’Italia è perfettamente allineata a Washington», garantisce il premier. Poi concede agli Usa basi aeree, strade, porti e ferrovie per trasportare armamenti e uomini in Iraq. I pacifisti manifestano a Roma in 2 milioni, ma la Rai oscura l’evento («potrebbe influenzare il voto del Parlamento», spiega il dg Rai, Agostino Saccà). Per Berlusconi, «i pacifisti fanno il gioco di Saddam». E per il ministro della Difesa Antonio Martino «l’Italia è con gli americani anche fuori dall’Onu». Ma il premier, alla Camera, riesce a schierarsi contemporaneamente con Bush, il Papa, l’Onu, l’Europa e Pannella (che chiede l’esilio di Saddam). Il governo vara un decreto per sanare i debiti delle società di calcio (fra le quali il suo Milan), fra le proteste dell’Unione europea. Berlusconi riunisce in casa sua i leader della Cdl per decidere il nuovo Cda Rai. Ma poi Pera e Casini ne nominano un altro.
Marzo. Fuoco di sbarramento polista contro Paolo Mieli presidente della Rai. Alla fine la spunta Lucia Annunziata. Maggioranza spaccata alla Camera sull’indultino: Lega e An contro, Fi e Udc a favore. Berlusconi annuncia il lodo Maccanico per abolire i suoi processi. Gli angloamericani invadono l’Iraq: l’Italia di Berlusconi è “non belligerante” e viene esclusa sia dal vertice dei paesi pro-guerra sia da quello degli anti-guerra.
Aprile. La Corte dei Conti boccia come «irrealistiche» le previsioni di crescita formulate dal governo. Berlusconi si presenta il Venerdì Santo in tribunale per chiedere di essere sentito e interrompere la contumacia: ma manca un avvocato, e prima che venga sostituito il premier se ne va: «Ho un impegno a Roma». Dopo la Santa Pasqua e un’ultima raffica di ricusazioni, Previti viene condannato a 11 anni per corruzione dei giudici nel processo Imi-Sir/Mondadori. Il Cavaliere la prende male e strilla ai «giudici golpisti» e alla «sentenza politica».
Maggio. Berlusconi torna in tribunale e stavolta parla, per accusare Prodi di «svendita della Sme» e addirittura di tangenti da De Benedetti. Poi, nervosissimo, chiede ai carabinieri di identificare un cittadino che in tribunale gli ha detto: «Buffone, fatti processare». Berlusconi annuncia che chiunque lo contesterà sarà denunciato da Palazzo Chigi per vilipendio delle istituzioni: subito i casi di contestazione si moltiplicano in tutta Italia. La commissione Telekom Serbia estrae dal cilindro Igor Marini e manda una delegazione a Lugano, subito arrestata in blocco appena passata la frontiera. Berlusconi inventa gli «impedimenti istituzionali» più impensati (compreso un vertice col prefetto di Belluno sulla criminalità nel Mare Adriatico e la finalissima di Champions League) per disertare il Tribunale. Poi invita i suoi a insidiare le mogli dei magistrati. Persino gli avvocati delle Camere penali scioperano contro il governo.
Giugno. Nuovi disperati tentativi del premier di fuggire al processo, compresa una visita a sorpresa in Lussemburgo, seguita da un lungo incontro con la stampa e da un’imbarazzante ammissione: «Non scappo dalla giustizia, semmai dall’ingiustizia». Comunque scappa. Il giorno 9 la Cdl tracolla alle amministrative, dal Friuli a Brescia. Il 17 Berlusconi torna finalmente in aula, seconda puntata delle dichiarazioni spontanee (85 bugie in 115 minuti). Il 18 passa il lodo Maccanico che abroga il processo. Il 19 Berlusconi comunica: «Io ero contrario il lodo, l’ha voluto Ciampi». Imbarazzo al Quirinale.
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