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Cultura e Società - Problematiche sociali, culture diverse.
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Vecchio 18-06-2002, 10.22.17   #1
VanLag
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Da inferni e paradisi, da una vita futura, da utopie per lenire, questa morte sicura.

Nel corso della storia l’organizzazione delle società è sfuggita di mano all’uomo ed ha generato una sorta di devianza che si è espressa col nome di “potere”. L’amministrazione di una società e le sue leggi avrebbe potuto, facilmente, essere viste e vissute come “servizio”. Servizio dei cittadini, servizio di tutta la società, servizio del prossimo, invece, per strani algoritmi ed interessi di parte è nato l’aberrante fenomeno del potere.

Questa degenerazione ha radici storiche, presenti nella nostra memoria ancestrale e per affermarsi e giustificare la sua stessa “essenza” ha invocato “dio” come estremo baluardo della propria tesi. Infatti già ai tempi delle prime civiltà documentate troviamo questi segnali. Basti pensare all’Egitto dove il Faraone si diceva un’emanazione del “dio” Horus. O alla Mesopotania dove a regnare era il “dio” stesso di cui il Patesi o Isag era il diretto rappresentante.
Per reggere tale ruolo, i regnanti, (che divinità non erano), ebbero bisogno della complicità di una parte della popolazione, (il clero), che sostenesse e coprisse con reiterate bugie la loro menzogna.

Il pensiero Ebraico nasce in seno a queste culture e civiltà. Fu un momento in cui il mito e la leggenda assursero a livelli di altissima concentrazione semantica che sfociarono nella “Torah”, (L’antico Patto, o Testamento come è stato erroneamente tradotto) e i cui insegnamenti, attraverso il Cristianesimo, sono arrivati sino a noi..

Gesù di Nazareth, si oppose strenuamente a questa strumentalizzazione della religione asservita al potere temporale. Nel nome dall’amore di Dio e del prossimo quest’uomo indicò la via di una spiritualità più ricca di umanità e di amore per il prossimo rompendo con la tradizione fino al punto di essere mandato a morte.
Purtroppo nel corso dei secoli a venire, con l’incontro con la cultura pagana, il suo insegnamento venne completamente stravolto dagli stessi poteri temporali che avevano ed hanno l’abitudine di usare la spiritualità per soggiogare la gente rendendola più dipendente e meno libera.

Ci sono voluti secoli e secoli per tirarci un poco fuori da questi assurdi e vergognosi trucchi. La cultura, (intesa come conoscenza storica), ha stimolato il senso critico di molti individui che non sono più disposti a lasciarsi usare e schiacciare da società tiranne, inique, e profondamente ingiuste.
Oggi è difficile che i venditori di spiritualità, riescano a coltivare il loro sordidi interessi. L’uomo del 2000 è più pragmatico, attaccato solidamente alla concretezza e non disposto a chinare il capo di fronte ad un “dio” inventato al solo scopo di soggiogarlo maggiormente.

Cosa vuole dire questa mia sintesi che raccoglie in se 5000 anni di storia? Vuole dire che occorre essere vigili, svegli ed attenti, altrimenti il marcio, (a volte incosciente di essere tale), si autoalimenta e crea mondi onirici, nei quali, la verità si confonde con la menzogna, creando un mondo invivibile per noi stessi e per gli altri. E’ il velo di Maya che non lo si dissipa con le meditazioni, i mantra, le preghiere, le abluzioni, o i sofismi. Lo si dissipa con l’onestà intellettuale, quella che ci permette di vedere e di urlare che il “re è nudo”, con la stessa innocenza dei bambini ma con la rabbia di adulti che sono stanchi di essere usati e sfruttati per i sordidi interessi di altri.

Vuole anche dire, una volta di più, come noi, che fondamentalmente siamo “memoria”, ci ritroviamo a vivere di idee e precetti che si originarono lungo le sponde del Nilo a fronte di situazioni e di realtà che non sono le nostre.
Il cambiamento, la catarsi, l’evoluzione, partono dalla presa di coscienza di questo stato di cose e dalla conseguente liberazione della memoria da precetti e concetti che non sono più funzionali al nostro vivere odierno.

Basta perché è già troppo lungo così…..
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Vecchio 18-06-2002, 16.56.59   #2
alessandro
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Il marcio, purtroppo, ha generato mondi non più onirici, ma reali, tangibili, universi del quale noi siamo cocreatori. Il nostro pensiero malato ha sovralimentato la bestia, che adesso ci sfugge,urla e richiede tributi.

ben trovati a tutti
alessandro
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Vecchio 18-06-2002, 22.38.18   #3
VanLag
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Ben tornato Alessandro......
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Vecchio 19-06-2002, 09.06.55   #4
VanLag
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Chissà perché i discorsi sui mali della società coinvolgono così poca gente. Forse ci sentiamo poco parte di essa e ci vediamo molto più come individui che come entità sociali in costante relazione con gli atri. O forse c’è anche una sorta di rassegnazione che porta a dire: - tanto cosa posso mai fare? –
Comunque:

Il nostro pensiero malato ha sovralimentato la bestia, che adesso ci sfugge, urla e richiede tributi.

Io ho l’impressione che la bestia che fugge ed urla sia un gigante d’argilla pronto a sgretolarsi non appena il nostro pensiero malato smette di sovralimentarla.
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Vecchio 19-06-2002, 22.21.29   #5
alessandro
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Prima ancora della crisi dell'individualità, prima della dissoluzione dell' entità sociale è in crisi il percepirsi come comunità. Il nostro sentire comune è basato sull'effimero, non ci si identifica con un futuro per il quale deleghiamo altri a prepararlo per noi, al di sopra di tutto vi è la disfatta della partecipazione. Lo stato caotico che pervade questi tempi non è la crisi delle idee, ma la mancanza del concetto. Dobbiamo ridefinire a costo di passare per un nuovo nominalismo le strutture fondamentali del nostro stare insieme, l'onesta intellettuale non può eludere un passaggio fondamentale quale la ridefinizione del senso comune. Lo sgretolarsi delle relazioni umane ha prodotto un parossistico tutti contro tutti, ha ribaltato e confuso i ruoli di vittime e carnefici facendo fallire qualunque disegno avesse solo la minima pretesa di definirsi per il "bene comune" .

ps: mi fa piacere ritrovarti così ottimista sul futuro....

alessandro
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Vecchio 20-06-2002, 10.37.22   #6
VanLag
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Di bestie e di altri animali.

Il mio ottimismo è sulla condizione del singolo più che su quella della società. Il singolo individuo, (io, tu, gli altri presenti), possiamo, in ogni istante, girare la nostra attenzione dai mondi fatti di memoria e di abitudine al mondo vero, concreto e reale, nel quale la “bestia malefica” si annichilisce di fronte alla inusitata bellezza della vita.

Per quanto riguarda le società, ritengo che il problema sia molto più complesso. Ci troviamo di fronte all’apoteosi del mercato che ha generato una società ed una cultura che devono creare il disagio dentro di noi al fine di venderci i rimedi.

Il tuo discorso sulla coesione sociale, sulla ridefinizione di parametri comuni. Un ritrovamento di “valori” attorno ai quali ricostruire relazione umane più vere, è condivisibile, ma per raggiungere l’obbiettivo che tu dici, secondo me, occorre capire bene la fisiologia della bestia malefica.

Ecco che l’onestà intellettuale inchioda l’intelligenza alle sue responsabilità mettendola di fronte al dilemma tra l’interesse personale e l’interesse collettivo. Un dilemma che potrebbe anche portare all’estrema scoperta che: - tutto il male del mondo è dentro di me, dentro ciascuno di noi, in ogni singolo “io” - ma anche fosse ed una volta di più, non è nascondendo la testa nella sabbia che risolveremo il problema.

Ultima modifica di VanLag : 20-06-2002 alle ore 10.39.28.
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Vecchio 20-06-2002, 13.45.26   #7
alessandro
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Se il male del mondo è dentro di me e la bestia alimenta il male, il sillogismo sarà semplice ma un po' stiracchiato. Il mio inferno è abitato da demoni collettivi che saltellano tranquillamente a fianco dei miei diavoletti privati. La vendita del rimedio non è forse anch'essa patrimonio della memoria? La predisposizione allo shopping è uno dei pochi valori di accumunanza del mondo, che tristezza!..... Tu intravvedi una distinzione tra interesse collettivo e interesse privato, io ho smarrito la visione del collettivo e osservo questo futuro che viene ma sul quale non possiamo intervenire, non si tratta più come era un tempo dell'illusione di decidere,ma del non accorgersi nemmeno che altri hanno deciso per te.
ale
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Vecchio 20-06-2002, 16.59.13   #8
bataki
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Ma quando ci toglieremo il maledetto vizio di giudicare la storia, pretendendo magari una visione neutra dei fatti? Nel compiere simili operazioni finiscono immancabilmente coll'essere di casa solo l'ipocrisia o l'ingenuità.
E' forse colpa delle mie ridotte capacità intellettive ma proprio non riesco a vedere una finalità nella dinamica storica, che anzi mi appare come un'oscura presenza, insondabile da qualsiasi pensiero perchè ne è la fonte, inosservabile nella sua complessità perchè ci sussume...sarà perchè mi sono mentalmente assuefatto a non considerarmi un'astrazione rispetto al tempo e allo spazio,chissà.
Cosi' ho difficoltà a scorgere un'evoluzione da uno stato di assuefazione al simbolo sino ad una futura riemersione dallo spesso strato di memorie, dalla storia stessa dell' "uomo vero", che contemplando incantato il "mondo vero" prova estasiato "veri sentimenti", liberandosi dalla "bestia malefica". Non so, forse sono troppo presuntuoso e finisco col considerarmi proprio ora vero in un mondo altrettanto autentico oppure sono talmente incapace di astrazione da riuscirmi impossibile non considerarmi figlio della storia.
Eppure riconosco la mia necessaria soggezione a dinamiche soverchianti, non arginabili dalla volontà perchè non ne sono il prodotto, ineludibili perchè ci sommergono, amabili perchè compongono la nostra radice piu' profonda.
Non comprendo di quale comunitarismo parli Alessandro, in che modo dovrebbe essere realizzato? In quale sfera? Forse in quella pubblica? Non posso immaginarmi a mio agio in uno Stato comunitario, se i fondamenti naturalistici che un tempo lo sorreggevano si sono ormai dissolti e non per volontà di qualcuno nè tanto meno per un cammino obbligato dell'Uomo, illuminato magari dagli strali della dea Ragione o chi per lei. Le nostre esigenze di occidentali contemporanei permeati da una lunghissima tradizione individualistica (da Epicuro al Grande Fratello,passando per la solitudine ascetica dei cristiani) sono diverse, vogliamo diritti e doveri ben scanditi, perchè delimitino in modo netto la nostra sfera esclusiva che pero' deve essere eguale a quella altrui. Eguale ma con le debite distanze. Ma non sarà possibile proprio qui trovare la pienezza di se stessi senza fantasmi, "bestie malefiche" e affini? Io per me do risposta affermativa...
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Vecchio 21-06-2002, 06.17.13   #9
alessandro
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Siamo gli avvenimenti o possiamo intervenire su di essi? Il giudizio a posteriori diventa storia e noi rimaniamo vittime. Gli interventi precedenti, avevano l'intento di specificare che non considero più l'uomo protagonista di un futuro che si decide altrove, o meglio, sul quale si ha sempre meno possibilità d'intervenire. Proviamo a pensare a chi impone oggi i valori della nuova etica, all'elite che dettano nuove normative e allargano le frontiere del possibile su basi di comprensione precluse a chiunque non ne faccia parte. L'errore più grande che possiamo commettere è ritenere che sia sempre stato così. L'annullamento della volontà dell'uomo della società attuale è senza precedenti. Il tessuto antagonista non è stato esautorato, ma debellato come la peste attraverso l'uso indiscriminato di tutti i mezzi che la modernità consentiva. L'uomo agente, l'homo faber è sparito dalla circolazione trascinando con se un vuoto incolmabile
alessandro
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Vecchio 21-06-2002, 16.26.35   #10
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Per Alessandro

Se il male del mondo è dentro di me e la bestia alimenta il male, il sillogismo sarà semplice ma un po' stiracchiato.

La più parte del male, (personale e collettivo), è alimentato dalla mente. E’ la mente che proietta ombre ed immagina che le cose siano così o cosà. Immagina, presume e desume staccandosi dal dato oggettivo e questo è il male.
Un esempio come mille: - Nella realtà il mio “nemico” è tale solo quando avanza verso di me con le armi in pugno e l’intenzione manifesta di volermi fare del male.
Se per paura di essere danneggiato io inizio a vedere il male in ogni persona diversa da me, in ogni extracomunitario, in ogni zingaro, in ogni povero, in ogni diseredato, non sono vittima di un male oggettivo da parte di altri ma della mia paura. – (E non è poco!).


P.S. Mi astraggo dalla lotta per una settimana di ferie….. Lasciatemi qualche riga bianca per quando torno
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