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Vecchio 09-02-2006, 10.18.03   #1
SebastianoTV83
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Wink Ma la chiesa ascolta la Madonna?

Tanto basti a far capire come la Chiesa sottolinea o ignora i miracoli mariani per favorire la propria visione del mondo invece che quella di Dio:

POCHI FEMMENIELLI IN PROCESSIONE

di Carmine Urciuoli
(altri articoli dell'autore)
Martedì 07 Febbraio 2006

Tammurriata day a Montevergine dove ogni 2 febbraio si festeggia la Madonna che, secondo una storia popolare, salvò da morte certa due gay. Ma lo spirito originale si sta perdendo.

AVELLINO - Si è svolta anche quest'anno nel cuore montagnoso della Campania la processione della Candelora, la manifestazione partecipata soprattutto da gay e femmenielli che il 2 febbraio attira sempre più l'attenzione dei media e della gente. Grande è stata la folla di giornalisti e tv, tanto che già prima di mezzogiorno il piazzale antistante il santuario di Montevergine (a pochi chilometri da Avellino) era pieno di pullman arrivati da tutta Italia. Numerose le famiglie, singoli cittadini, curiosi e devoti.

Tutto parte da una antica leggenda attestata prima dell'anno mille, unica nel suo genere nella letteratura cristiana. La storia narra che nei pressi di Avellino, nel cuore di un nevoso inverno di tanto tempo fa, due giovani omosessuali scoperti a far l'amore dalla gente del paese furono cacciati fuori delle mura di cinta, denudati e legati ad un albero in cima al monte Partenio. Erano condannati a morte sicura. Sarebbero finiti congelati dal freddo o sbranati dai lupi. Finché il miracolo si compì. Poco prima che spuntasse il sole, esauste le forze dei due, la Madonna, commossa per l'intensità del loro amore, apparve nel cielo. Un luminoso raggio di sole squarciò la notte e sciolse le catene liberando i due, che poterono così amarsi per sempre. Da quel momento, alla festa della "candelora", il 2 febbraio, i "femmenielli" (nomignolo in area partenopea per gli omosessuali, in particolare abitanti i vicoli dei quartieri del centro storico) si recano in processione sul posto del miracolo dove oggi sorge il santuario dedicato alla madonna di Montevergine (edificato nel 1126), accompagnandosi con tammorre, i tamburi a braccio, e canti tradizionali diretti da un cantatore per chiedere non di guarire dall'omosessualità, come giornalisti locali hanno titolato, ma di avere serenità, prosperità e addirittura fecondità per l'anno seguente.

La celebrazione, quest'anno particolarmente affollata, è iniziata poco dopo mezzogiorno, quando l'antico suono delle tammorre ha iniziato a diffondersi per l'altopiano a 1270 metri di altezza. In testa alla processione un vitale e carismatico Marcello Colasurdo, il cantatore. Nella folla il gruppo folk de "le Assurde" e Gino Curcione, attore napoletano che ha recitato con Enzo Moscato nel recente film "Mater Natura" e famoso per la versione teatrale della "tombolata dei femmenielli", altro rito dei Quartieri Spagnoli già ripreso ne "La Gatta Cenerentola" da Roberto De Simone. Ed in testa al corteo era anche il giovane cantante Fabio Fiorillo, ultimo allievo del maestro.

La processione della Candelora, che apre l'anno mariano (che si chiude con la "juta", ovvero l'"andata", il 12 settembre), diffusa in altre parti d'Italia, affonda le sue radici nei lupercali, feste pagane della fecondità, e nei culti dedicati a Cibele, l'antichissima dea madre originaria dell'Asia Minore. E' la celebrazione invernale della madre terra, lunare e notturna, contrapposta a quella solare ed estiva. La processione dei vergini (i "puri" ammessi al culto di Cibele nella cui casta erano i femmenielli), al monte Partenio ("parthenos" significa appunto "vergine") ricorda per certi versi la processione alla grotta di Meknes nel Marocco settentrionale, dove centinaia di ragazzi gay e transgender si liberano in festini gioiosi e suonano anche lì tamburi.

«E' una festa che unisce popoli e razze, che aggrega la nostra etnia campana - afferma Colasurdo - Reagiamo alla omologazione, alla fabbrica che cancella le nostre culture e le nostre identità e ci fa diventare matricole. Oggi noi suoniamo con ritmi identici a quelli dei moazzin, dei nostri fratelli arabi. Oggi tutti i popoli del Mediterraneo sono uniti per la pace e contro ogni sopraffazione».

«Negli anni sessanta si partiva per la candelora con grande sfarzo, con macchine addobbate di fiori che erano definite per questo motivo giardiniere» ci dice Pasquale Ferro, storico attivista napoletano e verace raccontatore della vita dei vicoli (suo "Mercanti d'anime e d'usura", ed. Ancora del Mediterraneo) che ogni anno segue la processione da Napoli. Le persone devote dei bassi dei quartieri di Napoli, riuniti in gruppi detti "famiglie" o "paranze", come le barche dei pescatori dei porti del Golfo, composti anche da femmenielli insieme alle anziane donne del vicinato, partivano per una giornata che rappresentava un momento di festa ed aggregazione che rompeva la grama quotidianità del vicolo. I femmenielli, fieri di mostrare l'ommo a fianco, il protettore per lo più, arrivavano alla scala santa del santuario, salivano i gradini in ginocchio intonando i canti tradizionali ed entravano nel tempio suonando finalmente le tammorre. Riscendevano poi le scale, all'indietro per non dare le spalle alla madonna, e ripetevano le canzoni sul ritmo serrato della tammorra.

Un bel po' di quella magia si è persa. La manifestazione quest'anno è stata partecipata più dalla gente comune che dai femmenielli dei quartieri. Che sono molto schivi e chiusi in un mondo che è spesso di dignitosa povertà, portatori di culture urbane che anche a Napoli vanno scomparendo. Mancava tra tutti a Russulella, dolcissimo ottantenne e leggendaria icona transgender del quartiere Sanità, che ha preferito, insieme a molti altri, posticipare l'ascesa al monte ad un giorno più tranquillo. Questo è in verità il primo anno in cui non si registrano tensioni. Paiono finite le ostilità con l'abate Tarcisio Nazzaro, che ogni anno dopo il world pride del 2000 aveva malamente scacciato i "femmenielli" dal sagrato della Chiesa accusandoli di "profanare un luogo sacro" e, interrompendo l'omelia, urlò "vergogna, vergogna". Dovette correre Vladimir Luxuria in tournèe a Napoli per far riammettere nel santuario le "famiglie" dei femmenielli.

Negli anni scorsi, ogni volta una scusa diversa, e i pellegrini hanno trovato chiusi i cancelli del tempio della Mamma Schiavona, come è definita la nera madonna, protettrice degli schiavi, ritratta nell'icona bizantina conservata nella chiesa. Per "motivi di sicurezza" uno spiegamento di forze impressionante, Digos in testa, ha impedito negli ultimi anni che si celebrasse il rito. Il colmo si raggiunse l'anno scorso, quando la strada fu bloccata "per neve" alle falde del monte nonostante non fosse impraticabile.

«Non abbiamo bisogno di preti e intermediari per raggiungere la divinità - conclude Marcello Colasurdo, che si arrabbia quando pensa alla prepotenza che fu usata allora - Quello che è profano per loro è sacro per noi che continuiamo un percorso di sacralità che parte da lontanissimo, da prima di loro».

«Mamma Schiavona è mamma di tutti! Quello che dà fastidio ai preti - dice una anziana parrocchiana per stemperare i toni - è che molti di questi qua si presentano con le scollature». Scollature quest'anno non se ne sono viste ma un femmeniello ha forse un po' esagerato con l'ombretto, «embè ? - sfida candidamente - se vado a trovare un'amica (che in questo caso è la Madonna, ndr) perché non mi dovrei preparare?».

Quest'anno in verità a tenere buono il clero transfobo si è mobilitato tutto il mondo della sinistra radicale avellinese dal "Zia Lidia Social Club" a Rifondazione Comunista, dal Comitato 1 Maggio di San Potito ai Giovani Comunisti, alla Sinistra Europea per finire all'associazione "o' Ruofolo" del prete no global Vitaliano della Sala che, vista la buona condotta, è potuto tornato a dire la messa a Sant'Angelo a Scala proprio alle falde del Partenio. L'appuntamento è stato la sera del 2 all'ex-carcere borbonico di Avellino con un convegno sui Pacs moderato da Saverio Aversa, giornalista di Liberazione, dal titolo "Libero amore in libero Stato". Interessante e raro momento pubblico di laicità nel cuore della ex-roccaforte democristiana. «In fondo chi è più transgender di Mastella? - ha detto Francesco Caruso dei disobbedienti - che cambia identità politica come cambierebbe tinta di rossetto?».

Le foto di questo servizio sono di Pietro Bruni. Per gentile concessione.
SebastianoTV83 is offline  
Vecchio 12-02-2006, 23.47.33   #2
Mary
Ospite abituale
 
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
Che tristezza!

Nella chiesa non vi è amore, né tolleranza, né rispetto.
Potremmo dire che Dio perdona, ma i suoi servi non perdonano.

Ciao
Mary
Mary is offline  

 



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