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Vecchio 30-06-2006, 21.04.55   #1
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
Il Problema Italiano

Segue l’intervista, curata da Rossella Vizzini, nel dic. 05, all’ emigrato Antonio Greco, esperto in telecomunicazioni via satellite, consulente europeo, emigrato in Francia nell’’82 e da decenni studioso attento delle cause della crisi economica e sociale italiana.



Chi è Antonio Greco?
Sono un “posteggiatore” ... di satelliti …..ora in pensione.
In pratica ex funzionario di Eutelsat (operatore europeo di satelliti con sede a Parigi).

Perché ha deciso di lasciare l’Italia?
Ho deciso di emigrare nel ' 82, fondamentalmente per due motivi:
- il primo perché nella società per la quale lavoravo (del gruppo IRI) si vedeva già il favoreggiamento dei raccomandati. Cioè di quelli, che per meriti di "conoscenze", avevano il diritto di passare avanti agli altri (sistema che successivamente iniziò a dilagare sempre più nel pubblico, contribuendo ad abbassare il livello di qualità e ad aumentare quello dell’ irresponsabilità).
- Il secondo motivo scaturì da un altro tipo di osservazione; viaggiando molto in U.E., compresi che la qualità di vita raggiunta in molti Paesi europei non era facilmente raggiungibile in Italia.

Vuole dire che in molti altre Nazioni europee la qualità di vita era ed è migliore di quella italiana?
Ho riscontrato una differenza fondamentale, in tanti Paesi dell’U.E.: il cittadino é servito, rispettato dalle strutture sociali, non sopraffatto....

Può farci degli esempi comparativi concreti?
Un solo esempio: in Francia un credito col fisco può significare un pagamento alla propria banca nel termine di pochi mesi. In Italia invece, per un credito accertato, può capitare la sopraffazione: nessuna risposta alla richiesta per anni.

Da quanto affermato precedentemente mi pare di avere intuito che dall’estero abbia continuato a seguire l’evoluzione storica, culturale ed economica dell’Italia!
Sì, ho continuato a seguire le vicende italiane, in particolare sono stato indotto per motivi professionali a delle serie riflessioni sull’andamento del suo sviluppo economico.

Mi spiega come il suo lavoro l’ha portato ad analizzare lo sviluppo della nostra Nazione e cosa ha dedotto da tale analisi?
Parte del mio lavoro consisteva nel negoziare soprattutto con Paesi europei. Come dicevo, durante il mio continuo girovagare in lungo e in largo per i vari Stati iniziai una osservazione/riflessione sulle cause che portavano l’Italia a perdere di competitività rispetto agli altri Paesi dell’U.E.
Da tale scrupolosa osservazione (i negoziatori sono degli attenti osservatori) dedussi che l’arretrare dello Stivale era da attribuirsi alle differenze comportamentali. In sostanza mentre in molti Paesi europei venivano adottati comportamenti sociali favorevoli alla crescita, in Italia si diffondevano sempre più quelli atti a minarne lo sviluppo.
Di fatto osservai che mentre in Italia la produttività e l’affidabilità (fino all ‘ 82 allo stesso livello degli standards europei) perdevano colpi (2), in altri paesi dell’U.E. le medesime crescevano.
Già cinque anni fa avevo riscontrato che in Europa occidentale le capacità di gestione dei grandi sistemi erano di ben altri livelli rispetto ai nostri.

Dunque è causa dei comportamenti se l’Italia ha perduto e continua a perdere di competitività rispetto agli altri Paesi?
Certamente! I comportamenti diffusi sono in stretta relazione con i risultati economici ottenuti.
Potremmo semplicisticamente distinguere due tipi di comportamenti, nel lavoro e nelle relazioni sociali:
- quelli che favoriscono l' efficienza, e quindi lo sviluppo;
- e quelli i quali attraverso l’aumento dei costi e/o le perdite di qualità conducono ad inefficienze.
E in Italia i secondi si sostituiscono sempre più ai primi.

Correndo il rischio di ripetermi le faccio un esempio tangibile di queste differenze comportamentali, fra l’Italia e l’U.E.:
quando trattavo con gli italiani (gente del Ministero delle P.T., operatori privati o dell' ex-IRI), raramente riscontravo l’alto livello di qualità che era normale negli altri Paesi europei. Questo nel tempo è stato uno dei tanti segni del rapido peggioramento della mentalità italiana dilagante (all' inizio riscontrabile solo nelle strutture pubbliche poi anche altrove).
Per essere più chiaro, i dipendenti pubblici italiani (nella maggioranza dei casi) pensano sia normale lavorare alla carlona, quelli di molti altri Stati dell’U.E. invece ritengono che il loro ruolo vada svolto con l’impegno necessario per l’ottenimento di prodotti e servizi di alta qualità.

C’illustra più dettagliatamente quali sono stati i fattori che hanno indotto la nascita e la diffusione di questi comportamenti scorretti provocando la consequenziale crisi del sistema?
Difficile rispondere in modo completo in meno di una pagina o due, comunque provo a sintetizzare il discorso.
I fattori primari che hanno causato la crisi del sistema sono “i vizietti” italici (per una visione più dettagliata di questi ultimi rimando alla lettura dei testi: "Pubblica Distruzione", "Definizione dell' Italiano", “La Favola” e "Colli di Bottiglia" (v. http://angrema.blogspot.com.blog.kat...gressoangrema/ )


Questi in forma lieve li avevamo anche 80 anni fa ma ultimamente si sono ingigantiti, dilagando per conseguenza:

a) l’assenza diffusa di spina dorsale (si seguono gli esempi, indipendentemente che essi siano buoni o cattivi);
b) la mancanza di educazione ai comportamenti sociali responsabili (per addentrarsi nel discorso consiglio la lettura dei testi citati sopra).

In concomitanza con suddette cause si sono sviluppati e propagati pure dei comportamenti illeciti e delittuosi, che sono incoraggiati da alcuni politici e si concretizzano nella sparizione dei valori e la mancata applicazione delle regole (divenute lettera morta prima per i potenti, poi per tanti altri).

Riaprendo una breve parentesi in merito all’argomento “sviluppo degli altri Paesi europei”, quali sono stati i comportamenti efficaci che ne hanno permesso la crescita economica?
In tanti Paesi europei vengono considerati naturali quei comportamenti che promuovono certi valori quali: la chiarezza, la coerenza, l’efficienza, l’onestà, la dirittura, il rigore, il realismo, il valore, il merito e l’ impegno. Tutti principi che, inclusi in un PATTO SOCIALE, sono alla base del concetto di "società della fiducia" (sconosciuta in Italia).
Infatti la società italiana di oggi è intrisa fin dalle sue fondamenta da una cappa formata da: illusioni, finzioni, menzogne, incertezze.

C’è stata una molla che ha facilitato il diffondersi di tali comportamenti scorretti, favorendo il degrado Italiano?
La molla che ha facilitato il degrado è scaturita dal rallentarsi e/o bloccarsi di servizi e Istituzioni nazionali. Bloccaggi cui contribuiscono sia l' assenza di professionalità in molti settori istituzionali, che la forma di pensiero confusa, prevalentemente intuitiva (assenza di logica, di chiarezza, di ordine e metodo) diffusa dalla "Pubblica Distruzione". Entrambi gli aspetti hanno portato e portano al grippaggio di tante ruote e meccanismi sociali e di altro tipo (veda i testi "Colli di Bottiglia", "Pubblica Distruzione", "Favola", "Lapide" e "Metodi e Risultati");
Reperibili assieme a molti altri sui siti:
http://angrema.blogspot.com
http://angrema.blogspot.com.blog.kat...gressoangrema/


In un solo paragrafo, tento di riassumere quanto credo sia successo. Una società superficiale ha accettato che ai politici bastasse soltanto....... l’intuito politico (ritenendo non necessaria la professionalità). Dunque molti politici, mal selezionati (con il criterio frequente di cooptazione per comparaggio) hanno imposto per decenni: la corruzione, la superficialità, l'irresponsabilità, l' affaripolitismo (commistione di affarismo privato e ruoli politici).

Di conseguenza, ritengo che la società odierna si sia allontanata dalla società italiana degli anni ' 50, per avviarsi verso il pattern latino-americano.
Dall' interno del Paese non si può comprendere facilmente la velocità del ruzzolone. Dall' esterno si capiscono bene i motivi primari per cui il terzo mondo non é un rischio, ma un destino atteso. Sopratutto a causa della mancanza di una COSCIENZA SOCIALE. Infatti da tale assenza scaturisce il DISINTERESSE per i problemi della Nazione ed un immobilismo diffuso (in pratica la mentalità del: "chi me lo fa fare! Ma se ne occupi un altro!").
Entrambi gli elementi costituiscono il terreno fertile sul quale si sta consumando il ruzzolone dell’Italia.

Dunque pensa che sia impossibile uscire da questa crisi?
Sarà impossibile uscire dalla crisi, se non si verificheranno le seguenti condizioni necessarie:

a) analisi seria fatta da esperti, condotta da una squadra obiettiva e determinata, protetta e incoraggiata da VIPs dell' economia, i quali vogliano far recuperare la competitività persa;
b) discussione urgente degli stessi esperti, al di fuori dei contesti politici corrotti e lottizzati;
c) manifesto al Paese, crudo, veritiero, generatore di catarsi...... durante la quale bisognerà mettere alla berlina i "vizietti politici" per zittire tutti quelli che non vogliono sia diffusa la verità. Verità che potremmo descrivere concisamente:
I pantaloni sono rotti;
lo Stivale é in mutande;
non ci sono pantaloni nuovi…

Il rilancio del Paese in che modo e con quali tempi potrebbe avvenire?
Dipende dalla scelta della equipe che dovrebbe promuovere i nuovi modelli (1) di comportamento ed efficienza.
Se tale equipe fosse composta da elementi ben selezionati, dotati di carattere, efficienza e coerenza, ed avesse i necessari sponsors, potremmo percepire i primi risultati tangibili della ripresa dell’Italia a distanza di quattro/cinque anni.

(CONTINUA)
antonio greco is offline  
Vecchio 30-06-2006, 21.08.51   #2
antonio greco
L' Emigrato
 
Data registrazione: 26-05-2004
Messaggi: 637
PROBLEMA ITALIANO (continua)

Dalle sue parole mi pare di comprendere che sia urgente rilanciare l’economia con misure eccezionali!
Certamente, è più che urgente; direi una priorità assoluta!
Da notate però che l’economia non può essere rilanciata nelle attuali condizioni della società!
Va prima applicato con urgenza un processo di europeizzazione dei FONDAMENTI della società. Questa europeizzazione è necessaria per acquisire dai Paesi dell’U.E. tanti valori, come la serietà e il realismo.

Ma se tale rilancio non dovesse avvenire in tempi brevi quale rischio correrebbe l’Italia?
L' Italia potrebbe aver già superato il punto di non ritorno (dal terzo mondo).
Come le dicevo prima, questo è il motivo per cui occorrono, per gestire una ripresa, almeno queste condizioni essenziali:
a) persone esperte, competenti e determinate con formazione e visione di tipo europea;
b) mezzi adeguati a disposizione;
c) l' alleanza degli imprenditori per la competitività.

Queste tre condizioni non sono facili da ottenere, perché la società é coperta da un velo di menzogne, incertezze, incapacità, ipocrisia e confusione generale. La collaborazione di emigrati (che io chiamerei "europei normali") sarebbe vitale.

Perché mai dovremmo avvalerci della collaborazione degli emigrati per risalire la china, non potremmo farlo da soli?!
Perché gli Italiani in campo sociale, fanno ormai, solo valutazioni di parte (due, tre verità nella stessa situazione). Per avere valutazioni obiettive é più sicuro rivolgersi ad emigrati qualificati.
Quello che manca nella società di oggi é: ”la visione lucida” e ciò è grave assai....

Prima ha menzionato il “terzo mondo”, quindi crede che il rischio povertà sia reale?
Restando così le cose e guardando la situazione italiana con l’obiettività dell’occhio europeo la povertà da terzo mondo non é un rischio, é una certezza (l' unica incognita: in quanto tempo si manifesterà?). Se invece guardiamo le cose con occhio italiano, cioè rassegnato e confuso, contentiamoci di dire: "speriamo che la buona stella ci aiuti". E' interessante notare che la nostra abitudine ad accettare tutto (l'immobilismo colpevole), ha dato un buon contributo nel portare l ' economia italiana a questo punto, ovvero alla "mancanza di un futuro certo".

Parla di “immobilismo colpevole!”. Se esistono dei colpevoli quali sono?
Ci sono almeno tre colpevoli:

a) la faciloneria tradizionale;
b) l’incapacità della Pubblica Distruzione di educare il cittadino di uno Stato;
c) la deriva innescata con incoscienza dai palazzi del potere e accettata da una società che non ha spina dorsale.

Aprendo una breve parentesi aggiungerei pure che l' istruzione somministrata agli Italiani sembrerebbe (dai risultati) priva di educazione e centrata soprattutto sulla storia passata.

Ma al futuro non si guarda neppure in altri ambiti!
Volendo essere chiari è diretti vi chiedo: esistono delle strategie atte a preventivare i bisogni o le emergenze che si presenteranno o potrebbero presentarsi nei prossimi anni ?!
La gran parte dei Paesi europei é usa definire strategie per preventivare eventi futuri. In Italia invece queste non si definiscono e ci si arrende allo scenario che via via si va delineando. Sono proprio l’assenza di strategie con la diffusione dei doppi e tripli scenari e la sparizione della verità, che provocano la crisi del sistema di fronte ad un numero elevato di emergenze. Infatti in assenza di strategie le emergenze diventano tante.
In definitiva tutti questi elementi suddetti impediscono il progresso della società italiana poiché generano quelli che io chiamo “I quattro Dittatori....”.

Ehm... i quattro dittatori?
Sì, la Rassegnazione, la Confusione, l' Irresponsabilità, l' Allegra Gestione...

La Rassegnazione non sorprende, in un popolo che nei secoli é stato calpestato da eserciti forti di armi pesanti e da guerrieri muscolosi.
La Confusione é forse figlia di parecchi genitori: l' approssimazione, la mancanza di scrupoli, la superficialità, l' assenza di civismo.
L' Irresponsabilità e l' Allegra Gestione sono entrate nello Stivale, dopo che ne sono usciti il merito e l' impegno....

Da quanto sostiene pare che non abbiamo molte speranze per uscire da questa situazione!
Potrebbe esserci speranza in una società che ha avuto l' insipienza di accettare un disastro prevedibile già qualche anno fa?
Le propongo però di chiederlo all' italiano tipo (io a causa del mio vissuto ho acquisito una visione europea).
Personalmente sono convinto che: la via d’uscita esiste, ma é una strada molto stretta, e (ripeto) essa non sarà trovata dagli Italiani, senza l' aiuto degli emigrati...

In Italia molti personaggi di spicco, ribadiscono di continuo che si deve diffondere la politica dell’ottimismo in quanto è controproducente per lo sviluppo del Paese continuare ad annunciare tragedie e delineare climi futuri incerti o addirittura catastrofici; in poche parole tendono a sdrammatizzare la portata dell’attuale crisi economica. Da quanto detto finora immagino che Lei non condivida questo tipo di atteggiamento?
Immagina bene, no, non lo condivido, per il semplice fatto che si regge su chiacchiere fatue.
L’ottimismo é positivo se poggia su basi reali (migliori risultati sociali), mentre se é fondato su chiacchiere, di fatto prive di sostanza, è generatore di vane illusioni.

In conclusione può fare un sunto schematico di quanto ci ha raccontato finora?
Certo, riepilogando: una società che ha sostituito la professionalità con la Commedia delle 'Arte Politica’ non può funzionare, nell' era della globalizzazione.
- Una società che non funziona non potrà realizzare un'economia competitiva.
- Un aggregato di clans, cordate, famiglie, tribù ha rimpiazzato quello che non é mai veramente nato:
una società nazionale, che doveva essere basata su un Patto Sociale chiaro e su una strategia di
sviluppo.
- Nessuna ripresa sarà possibile se non deleghiamo le testimonianze agli emigrati e la discussione ad esperti non schierati.
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Rossella Vizzini




Note:

(1) Modelli ricalcati da quelli in uso nelle altre Nazioni dell’E.U., ovvero gli stessi che hanno prodotto benessere e sviluppo in Europa.

(2) di conseguenza perdevano pure di competitività.

Ecco l’ indirizzo di Antonio Greco, per chi volesse contattarlo. Ha infatti bisogno di aiuto per poter produrre pubblicamente testimonianze utili angrema@wanadoo.fr
antonio greco is offline  

 



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