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Vecchio 24-12-2006, 16.31.43   #1
arsenio
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la verità nell'interazione tra reale e virtuale

“La verità nell’interazione tra reale e virtuale”. (Giuseppe O. Longo – Teoria dell’informazione – Università di Trieste) al Centro Veritas di Trieste. 20/12/’06

Fa parte dei dodici incontri su “Forme di verità”. Ne riporto una sintesi.

La dualità contrassegna ogni antinomia della scienza e ogni dialettica della conoscenza, ogni interdipendenza circolare: reale e virtuale, mente e corpo, donna e uomo, passione e raziocinio, ecc.
Si è sempre alla ricerca della soluzione dell’enigma che spieghi la decodificazione universale, o un principio primo unificatore quale oltre-realtà, anche nel campo delle giustificazioni di senso filosofiche.

La verità è un concetto metafisico che oltrepassa le apparenze, una realtà sotto la realtà. La scienza si propone di cercare una realtà sottostante, ma certe speculazioni sono sorrette solo dall’immaginazione, dal ragionamento ipotetico - deduttivo oppure argomentativo.
Già Democrito distinse tra ciò che viene percepito come realtà apparente e che può essere oggetto solo di opinioni. Come la sensazione di freddo e caldo. Secondo il filosofo l’unica verità era determinata dagli atomi e dal vuoto.
Un’Intelligenza potrebbe conoscere tutte le forze della natura, analizzarne tutti i movimenti, avvenire e passato, non per una verità statica, ma per un processo dinamico evolutivo. Fu ipotizzata da Laplace che rispose: “Dio? Non ho bisogno di questa ipotesi” a una domanda di Napoleone sul suo senso religioso.

Alla fine dell’’800 la scienza s’illuse di aver illuminato la realtà, ma ancora non erano state nemmeno considerate la meccanica quantistica, la Teoria dell’informazione e la pseudoteoria della complessità. Si comprese come erano importanti non tanto le domande ma come venivano poste; a diverse loro formulazioni corrispondono differenti risposte. G. O. Longo riporta l’aneddoto dei due monaci scozzesi. Entrambi fumatori, si chiedono se sia lecito farlo mentre pregano. Pongono la domanda a Roma, ma risulta che per uno la risposta è favorevole, per l’altro invece negativa. Perché uno chiese se mentre pregava poteva fumare, l’altro se mentre fumava poteva pregare, e così ottenne il consenso.

Per la meccanica quantistica il disvelamento modifica la realtà dell’oggetto, non c’è separabilità. Come toccando un bicchiere d’acqua si verifica un lieve passaggio di temperature, senza che ce ne sia una determinata. Nessuno finora ha capito tale teoria, anche a fronte di risultati precisi l’interpretabilità è ardua.

Per la teoria dell’’informazione conta soprattutto il destinatario, perché l’informazione sta nell’orecchio di chi ascolta: ci sarà una diversa interpretazione per ogni ascoltatore, che reagisce e recepisce in maniera sua propria, a seconda della sua storia fatta di esperienze e vissuti personali. Da cui il relativismo della verità sempre pluralistica, non unica, non assoluta,non conoscibile, ma parziale, storica, negoziabile, costruibile attraverso il dialogo collaborativo, che può portare a un progresso ma anche a una retrocessione. La scienza non si ritiene destinata a ignorare, ma è fiduciosa di prima o dopo conoscere, anche se la verità non sarà mai afferrata.

La complessità appartiene a tutto ciò che ci riguarda, oggetti, eventi, sistemi; non esiste una linearità, trattandosi sempre di sottoinsiemi e scambi interattivi. Per cui se raddoppio una causa non ottengo contemporaneamente il raddoppio di un effetto. Si riporta il noto esempio della
farfalla che sbatte le ali presso il Mar della Sonda provocando un uragano nel Golfo del Messico. Le piccole cause portano a grandi effetti, certi eventi insignificanti hanno conseguenze inimmaginabili. Un cavallo perse un chiodo della ferratura facendo cadere il re che lo cavalcava, ecc, ecc. Per un chiodo può cadere un regno!
Oggi i computer possono affrontare la complessità di certi sistemi, dei quali tuttavia non si può dare un’unica definizione.
Si riporta anche la storia dei tre ciechi che toccano un elefante: uno percepisce un albero, l’altro una montagna, il terzo una coda, sono tre definizioni su tre sistemi diversi che richiedono di essere unite. Qual’’è la verità, se ognuno ne dà un’interpretazione diversa? Sempre a seconda di ciò che sa, da ciò che intende, da ciò che vuole spendere per una ricerca, ecc. I totalitaristi affermano che la loro verità è unica, riferendosi a un’ingiustificata mentalità fondamentalistica, da cui si può dedurre un opportuno invito alla tolleranza. Del resto ognuno ha la tendenza all’atteggiamento univoco e non ambiguo. Ma le descrizioni della realtà sono necessariamente ambigue perché è così il nostro rapporto con essa. Anche le personalità se sono ambigue disturbano e sono ritenute negative, ma non è detto che siano così per propria volontà, sono i problemi della vita che ci rendono ambigui, e la pretesa di chiarezza urta con la realtà dei fatti.

Qual è il rapporto tra scienza e realtà? Può essere vera l’ipotesi cartesiana per cui uno spirito maligno ce la rappresenta? La realtà è inaccessibile, è sempre un’interazione derivata dai nostri sensi limitati che la filtrano . Ad es. gli ultrasuoni, i raggi ultravioletti, ecc. non sono percepiti, o lo sono in modo distorto.
Con i marchingegni della realtà virtuale visiva e tattile si percepisce qualcosa che non esiste: vedi il film Matrix, ma anche “1934” di Orwell come realtà storica continuamente aggiornata alle direttive del Grande Fratello. La manipolazione della realtà e l’esistenza di effetti illusori percorre tutta la civiltà, a partire da Democrito che sconfessò le percezioni soggettive considerate opinioni, fino alle attuali possibilità tecnologiche.
Anche la realtà reale è virtuale? Il mondo che ci è dato è una costruzione? Secondo un realista “c’è” un tavolo perché lo vedo, lo tocco, lo annuso; secondo l’idealista sono balle, è tutto nella nostra mente, è il diavolo cartesiano che ci sta ingannando.

M c’è una terza ipotesi costruttiva: la realtà è un processo senso –motorio dove sono coinvolti movimento e percezione, mente e corpo sono tutt’Uno, non c’è divisione e il cervello funziona come un computer. Il tavolo è così come si offre in quel preciso momento al mio tocco, le situazioni cambiano, movimento e percezione sono mutevoli. Quindi va messa in evidenza la facoltà della struttura senso-motoria del percettore. Per es. una rana muore di fame se la mosca è morta perché percepisce solo l’insetto in movimento. Esiste un accoppiamento mondo-oggetto: esistono più modalità sensoriali che dipendono da come siamo costruiti. Ad es. un gattino a lungo al buio rimarrà cieco per sempre.
La realtà non è un dato definitivo, il percettore è inseparabile dal mondo percepito, sebbene certe percezioni siano abbastanza simili tra loro e condivise, sempre anche ricordando che ad es. a ogni lingua corrisponde una visione diversa della realtà,

C’è un complesso rapporto tra reale e virtuale, la verità è un concetto percettivo e dialogico. In tale senso ricadrebbe anche la verità morale, pur non oggetto del presente discorso.

La conoscenza è un dilemma: più si sa e più si soffre, eppure c’è bisogno di un Io unificante sebbene fittizio, per ricuperare una verità sia pure mai unica, sempre relativa all’unione delle cose osservate e gli osservatori. Per tante verità intersoggettive che invitano alla tolleranza etica.
arsenio is offline  

 



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